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La strega ovvero degli inganni de' demoni di Giovan Francesco Pico Della Mirandola pagina 14affare con i demonj succubi. Riferiscono eglino stessi, che sono da due mila uomini quelli che frequentano il giuoco. AP. Gli antichi hanno solamente celebrate tre o quattro maghe famose: la maggior parte poi furono dette Medee, e molte anco Canidie, e ai tempi nostri non è stata una sola Erittona. FR. Ti maravigli che siano state secento Medee, avendo tu pure per cosa certa (senza maraviglia nissuna), ch'in una città sola si trovino da dodici mila Circe; imperocchè si tenevano per sorelle. AP. Io t'ho inteso, e non bisogna cercare il senso dello enigma per luoghi occulti, o per ambage. FR. Per questo penso che sia fatto con gran provvidenza a dì nostri, ne' quali pare che ogni cosa vada di male in peggio, che il grandissimo Dio abbia volsuto in più modi confermare la fede negli animi de' fedeli, per allargare in tutti i versi la religione. AP. Con che modi? FR. Principalmente con tre: col successo delle cose dette, con i miracoli fatti per virtù divina, e con lo scoprire la scelleranza di così enorme errore. Però che noi troviamo essere venute guerre, fame, pestilenza; appunto come erano state divinamente annunziate tanti anni prima. Laonde quelli che fusseno stati senza fede, avesseno facilmente a sospettare tal cose essere fatte, o per sorte, o per destino, acciocchè fussino oppressi dalla grandezza della calamità, se per viva forza la fede non si mantenesse, risvegliata di nuovo in questa terra per tanti miracoli fatti dalla Vergine Madre di Dio, i quali siccome per loro stessi confermano la fede cristiana, così per accidente la corrobora ancora quello che confessano le streghe, per mezzo del quale conosciamo (per il gran numero de' testimonj, così a uomini come di donne) i demonj maligni essere nimici alla verità cristiana, la quale, quanto più si sforzano disperdere e offuscare, tanto più si viene ad innalzare e risplendere in tutti i modi. AP. Tu hai ridotto benissimo ogni cosa, ma, o buona Strega, hai morti ancora tu dei fanciulli? ST. Assai. AP. Col coltello, o col bastone? ST. Con l'ago, e con le labbra. AP. In che modo? ST. Noi entravamo di notte in casa dei nostri nimici, e talvolta degli amici, perchè ci si aprivano tutte le porte, e dormendo i padri e le madri, noi toglievamo i bambini, portandogli al fuoco, e quivi gli foravamo sotto l'ugnine con l'ago, e ponendovi le labbra a succhiare, ci empievamo la bocca di sangue, e di quello, parte se ne inghiottiva, e parte se ne votava in un bossolo per fare l'unguento da ungersi le natiche prima che andassimo al giuoco. DIC. E perchè voi non credeste che queste fussino bugie e finzioni, e che andassino per le case, dove ammazzano i bambini con l'imaginazione e sognandosi, si sono trovati in fatto i fanciullini piangere e con le dita forate sotto l'ugna. AP. Maravigliomi che non gridino quando si sentono pungere. ST. S'addormentano in modo che non sentono; quando si destano poi piangon forte, e ne stanno male, e talora se ne muoiono. AP. Perchè non muoion tutti? ST. Gli curiamo noi altre, che sappiamo i rimedj, onde ce ne viene il guadagno. AP. Chi v'ha insegnati i rimedj? ST. I demonj. AP. Non mi pare che abbia del verisimile. FR. Al demonio non sono incognite le forze e le virtù delle erbe, le quali hanno ancora conosciute gli uomini; ed hai da sapere che già nel tempio di Esculapio erano scritte molte regole di medicina, le quali, si dice, che Ippocrate prese, e scrissele ne' suoi libri. Dicono similmente le storie molti rimedj, ed a' veleni ed alle ferite esser stati ritrovati per i sogni; e parimente leggiamo che quelli che desideravano fusse loro rivelato in sogno la medicina del lor male (come abbiamo detto di sopra) solevan dormire nel tempio di Pasife, e degli altri che erano tenuti per Dei. AP. Che vi promettono questi vostri amadori, che speranze vi danno? ST. Abbondanza di ricchezze e di piaceri, ne' quali continuamente ci troviamo. AP. Hatti egli mai dato danari? ST. Me ne dette già una volta alquanti che sparirono, eccetto pochi che mi rimaseno. AP. O gran ricchezze! Che farebbeno eglino costoro se gli promettesse la ricchezza di Creso, ovvero quella di Alessandro molto maggiore, che fu portata da quaranta mila muli, se noi crediamo a Quinto Curzio, ovvero a Plutarco, che disse: con dieci mila muli e cinque mila cameli, basta che dia a questa feccia d'uomini tanti piaceri, quanti non ebbe mai nè Sardanapalo, nè Sandiride, nè Stratone? DIC. Quelle erano cose umane, ancorchè brutte, ma queste sono ridicule e vane. FR. Non le dire così vane, se ben tu l'hai chiamate finte e immaginarie. DIC. Io certo stimo che elle siano in parte vere, cioè che l'essere loro sia qualcosa, ed in parte vane e senza fondamento nessuno; e massimamente quelle che son dette da qualcuni, della trasformazione de' buoi già mangiati, e poi risuscitati, distendendo la pelle riservata sopra l'ossa. Ma che siano portate qualche volta per aria, e che bene spesso mangino, bevano, prendano piaceri amorosi, questo non si ha al tutto da sprezzare come cosa falsa, e che repugni al vero. Potrei narrarvi molte cose affermate da testimoni d'autorità, s'io non temessi che voi vi chiamaste ingannati, perchè io volessi torvi il tempo concessovi d'udire la Strega. AP. Serbalo di grazia a domane. DIC. Il giorno di domane è già deputato per altre quistioni; ma se vorrete desinare meco, ancorchè noi siamo in villa, non ci mancherà da mangiare, ed aremo tempo di ragionare. FR. Non è da ricusare il convito dell'amico, e tanto più degno, quanto che ci sarà manco da mangiare e più da ragionare. AP. L'uno e l'altro mi piace; con l'uno si pasce il corpo, e con l'altro l'animo. DIC. Domandate alla Strega di quello che più vi piace; io lascerò costui qui in mio scambio tanto che io torni, perocchè in tanto farò provvedere da mangiare. AP. Avevi tu segno nessuno da chiamarlo quando tu eri nel circolo? ST. Sì, uscendone, e chiamatolo due volte. AP. Perchè non tre, o quattro? ST. Non lo so, ma mi commetteva così: ed espressamente m'imponeva che io non lo chiamassi tre volte. AP. Che dici tu di questo, Fronimo? FR. Queste son convenzioni intese dai medesimi demonj, come sono, non pure queste che paiono chiare, ma quelle ancora che sono occulte, delle quali ha parlato il nostro Agustino e gli altri; ma io non credo già che sia alcuna cagione naturale in questo numero binario, nè penso che per questo abbia volsuto dimostrare il misterio della Diade di Mareta Caldeo, venuto ne' Platonici per mezzo di Pittagora, o fusse quel tale chiamato Zarete, all'usanza di Origene nel libro chiamato Philosophumenon, ovvero Zareta, il qual nome usa Plutarco Cheroneo nel dimostrare il maestro di Pittagora, interpretando una particella nel Timeo Dialogo, o veramente più tosto s'abbia a dire Zarada, citando Teodorito teologo (nel libro delle leggi) queste parole, cioè, leggi di Zarado; perchè a che proposito avea il demonio a filosofare di tal cosa con questa bestia? Ma io credo ben piuttosto che sotto tal numero ci fusse nascosto qualche inganno del falsissimo nimico; o veramente per non consentire ancora nel parlare alla santissima Trinità, che è Dio, ovvero per più discostarle dall'uso della nostra religione, o veramente più presto per qualche inganno che noi non sappiamo, insegnato a' Gentili sotto il numero pari, il quale volevano che fusse dedicato agli dei infernali, così come il numero impari agli dei del cielo. AP. Questo mi piace. A te, Strega, parevati mai d'essere beffata dal tuo amatore? STR. Mai. AP. Oh, quando tu trovavi i danari essere spariti? ST. In qualunque modo si fusse, non l'avvertivo, perocchè egli stesso ritornava, e mi rilegava di nuovo con molte carezze. AP. Quando e' ti prometteva tante cose, e che fingeva essere guasto di te; che ti domandava egli? ST. Niente altro, se non che io non credessi alla fede cristiana, nè vi avessi speranza nessuna; ma in quel cambio io onorassi lui, mio amatore, a lui m'inginocchiassi, e tenessilo per mio Dio. FR. O pessimo spirito, veramente Tag: essere noi mila cose parte fede numero dio tanto Argomenti: vergine madre, certo stimo, scambio tanto, segno nessuno, cagione naturale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Rinaldo di Torquato Tasso Corbaccio di Giovanni Boccaccio La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Decameron di Giovanni Boccaccio Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come chiedere il divorzio (per donne) Il naturale dei prodotti per la cura della pelle La bellezza della forma naturale Come riconoscere i sintomi di una gravidanza La trasformazione da bruco a farfalla
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