Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Il benefattore di Luigi Capuana pagina 24—Vada nel mio studio, senza farsi scorgere; la mia signora lo attende. Ah! Era splendida, elegantissima!… Ella chiuse l'uscio, mi prese per una mano e mi condusse davanti a la scrivania. —Segga; mi aiuti. —Un altro segreto?—dissi sorridendo e con voce turbata. —Un altro segreto. Ecco qui il sunto del discorso dell'onorevole, fatto da lui stesso, per telegrafarlo ai giornali. La modestia gli ha impedito di segnarvi i bravo! i bene! gli applausi… —Oh, Signora! E questa volta, le presi una mano e la strinsi forte fra le mie tremanti di commozione. Sorrise, non la ritrasse, e continuò: —Facciamo noi… cioè lei che se n'intende. L'onorevole si è rimesso a lei… Proprio, sa! —Ah, Signora! —Sì, sì; va bene!—ella riprese, indulgentissima, pregando con gli occhi che sorridevano.—Bisogna telegrafare e presto. Legga; metta lei le parentesi, qua e là… Cominciai a baciarle calorosamente la mano. —Ma non così!—esclamò ridendo. —Mi lasci fare! Io… io… —Va bene; ne riparleremo dopo! Intanto legga… Leggevo quasi balbettando, frettolosamente. —Qui, non le pare?… qualche: bravo!… —Ma se nessuno ha fiatato!—(E un bacio alla mano che stringevo più forte). Ma se nessuno ha capito niente! Bravo? Applausi?… Silenzio profondo! (E un altro bacio). —Non importa. Gli elettori… che vuole? Supplisca lei; lei che intende… —Oh! Io intendo soltanto questo: che lei è cosa divina! Che darei il mio sangue, l'anima mia per una sua parola di amore!… —Zitto!… Ne riparleremo… dopo! Con che dolcezza, con che benigna aria di compassione e con che sorriso ripetè quelle promettenti parole: Ne riparleremo… dopo! Allora ebbi fretta di cospargere di parentesi le cartelle del discorso: e i Bravo! i Bene! i Grande attenzione, gli Approvazioni vivissime, gli Scoppio di applausi, i Risa, tutta insomma la schiera delle parentesi con cui ogni deputato ha cura d'infiorare la stampa ufficiale dei suoi discorsi, tutta fu da me profusa a piene mani e anco a casaccio! —È contenta? —Più contento sarà l'onorevole. —E io?… Io? —Tenga! Ecco il suo premio!… Ma, no! Basta!… Ma, no! Potevo appagarmi di un bacio solo? Ella si difendeva tentando di respingermi con le braccia, tirando indietro la testa, protestando: Basta! Non più! Pallida, seria, riaggiustati un po' i capelli arruffatisi durante quella specie di lotta; messa, quasi argine tra me e lei, la seggiola su cui poco prima stava a sedere, ella raccolse lentamente dalla scrivania le cartelle e me le porse: —Le dia, in disparte, a mio marito. Vada. —Perdoni, signora! —Le perdono… perchè è tuttavia un ragazzo… e perchè è sincero. Mi ero accorta, da un bel pezzo… Riprendeva il suo colorito, sorrideva benevolmente, come in principio. —Ma io ho quasi quarant'anni, e lei può essermi figlio. La sciocchezza più grande la farebbe lei… Io, che non ne ho fatte nel fiore degli anni, sarei proprio imperdonabile se incominciassi ora… Un bacio, credevo, non porta conseguenza: e poi, se l'era meritato; ma andar più oltre, oh, no!… Via, si rinfranchi!… E non stia in collera con me… Qua la mano! Vi assicuro—conchiuse Bodura—che uscendo di là non mi sentivo ridicolo. Ero più innamorato che mai, ma in tutt'altra maniera, di ammirazione e di rispetto… che non è sempre la peggiore, come voialtri credete. —La _peggiorissima…_Mi fai dire uno sproposito.- esclamò Carenga. E rivolto a noialtri, soggiunse ridendo:—Per fortuna, voi non siete miei scolari! ENIMMA. —È possibile?—domandò Lelio Neri, interrompendo la sua narrazione. —Tutto è possibile—rispose il vecchio professore di filosofia—anche l'assurdo; cioè quel che sembra assurdo alla presuntuosa nostra scienza. —Dev'essere così!—esclamò Lelio.—Altrimenti i fatti che sto per raccontarle parrebbero invenzione di mente malata. Avevo, dunque, notato che le apparizioni della mia bella vicina alla finestra si erano fatte meno rare; il suo contegno però non era mutato. Sollevava, al solito, a metà uno degli sportelli della persiana, affacciava la testa per guardare giù nella via; spesso, chiamava la sua mamma per farle osservare una persona che passava e che l'aveva colpita con qualche stranezza del vestito e del cappellino; ma se io tentavo di associarmi, in qualche modo, all'osservazione e alla risatina che la seguiva, tentavo inutilmente. La indifferenza di quella bruna con occhi nerissimi, capelli così folti che pareva dovessero affaticarle la testa, con labbra rosse e fresche come ciliege, era riuscita ad irritarmi, a mettermi in puntiglio, anche perchè vi avevo sospettato un artificio, un'insidia, e volevo prendermi la rivincita. Dovetti però presto convincermi che non si trattava d'artificio, nè d'insidia, e neppure di quella pudica civetteria che accresce grazia alla donna. Era proprio indifferenza assoluta e serena. Infatti, le rarissime volte che ella mi aveva guardato—non abitavamo la stessa casa, ma la mia finestra era divisa dalle sue soltanto dallo spazio della cantonata intermedia—quegli occhi nerissimi non mi avevano fatto scorgere in lei niente che potesse indicare fastidio della mia insistenza tentatrice, o curiosità di scrutare le mie intenzioni, o altro sentimento qualunque. Un giorno però, dopo parecchie settimane da che le sue apparizioni si erano fatte meno rare, fui lietissimo di osservare che, finalmente, ella si era affacciata alla finestra immediata alla mia, dove non si era affacciata mai fino allora. Mi parve buon indizio; e appena ella volse la testa verso di me, le lanciai a voce abbastanza alta: —Grazie! Grazie! E chinai il capo con un lieve cenno di saluto. Ella rimase alcuni istanti alla finestra; poi si ritirò senza guardarmi, non lasciando trasparire se avesse o no capito che quel: Grazie! fosse stato diretto a lei e che quel lieve cenno del capo significasse saluto. Ero rimasto mortificatissimo, ma non scoraggiato. La sera di quel giorno, verso le undici, stavo seduto a tavolino; non leggevo nè scrivevo. Fumando, con la testa tra le mani, riflettevo che il giocco, da parte mia, si era fatto serio, molto serio. Da semplice curioso, mi riconoscevo già innamorato, e lo apprendevo con un po' di dispiacere. Interruppero queste riflessioni tre picchi alla parete dietro le mie spalle, tre picchi che mi sembravano dati con grandissima cautela. Balzai dalla seggiola. La parete era intermedia tra le due case, e appunto quella mattina la bellissima bruna si era affacciata per la prima volta alla finestra della stanza accanto. Stetti a origliare. I picchi furono replicati con lo stesso intervallo dei precedenti, e la loro intensità di suono aveva qualche cosa di così cupamente velato da far di nuovo sospettare che venissero dati con timorosa cautela. Picchiai tre volte anch'io e accostai l'orecchio alla parete. Mi pareva di udire un fioco e indistinto mormorìo proprio dietro il punto dove avevo accostato l'orecchio. —Non capisco; vi prego di parlare più forte—dissi, mettendo le mani attorno alla bocca per raccogliere il suono della voce. Mi fu risposto coi soliti picchi. Insistei, pregando: —Parlate più forte! Tutt'a un colpo, quasi la parete si fosse miracolosamente assottigliata, rimasi stupito di sentir pronunziare con voce debole, lenta, ma chiara: —Questa sera non posso più. Domani, alla stessa ora! —Grazie! Buona notte!—mi affrettai a soggiungere. Non ebbi risposta. Picchiai tre volte; non ebbi risposta. E passai la nottata in lieti fantasticamenti, facendo molte supposizioni per spiegarmi quell'atto così imprevedibile della mia bella bruna—potevo già chiamarla mia—e fabbricando mille castelli in aria intorno alle probabili conseguenze di esso. E quanto mi parve raffinatamente furba il giorno dopo, quando la rividi alla finestra, indifferente e serena come le altre volte! Volli mostrarle che sapevo essere altrettanto furbo anch'io; e non le feci nessun cenno, e rimasi là a fumare, con un Tag: finestra testa mano dopo signora volte parete voce bacio Argomenti: lieve cenno, vecchio professore, stampa ufficiale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La spada di Federico II di Vincenzo Monti Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come accarezzare un cane Come combattere la caduta dei capelli Così la voce resta giovane Cosa sapere sulla rimozione dei tatuaggi Offerta capodanno a Zurigo
|
||||