Il benefattore di Luigi Capuana pagina 14

Testo di pubblico dominio

stravizii di ogni genere, e campava allegra, e moriva… quando doveva morire: giacchè una volta o l'altra, con una scusa o con un'altra, bisognava fare, pur troppo, quella bestialità! Ma sùbito si riprendeva: —Non è una bella ragione! Se gli altri vogliono ammazzarsi, padronissimi! Io ora so; io ora debbo premunirmi! Si premuniva, sì, ma dimagrava, diveniva giallo come una carota, a furia di privazioni, a furia di regime scientifico. Egli, che, prima, avrebbe digerito anche il ferro, era già ridotto a non poter digerire più, chi sa per quale razza di microbi acchiappati non ostante le cautele! Ah, Signor Iddio! Ed erano questi i benefici della Scienza? Perchè non lasciare in pace la umanità, visto che i microbi erano invincibili, onnipossenti, eserciti, miriadi, da starne due, tre milioni rannicchiati nello spazio di un foro fatto con la punta di uno spillo? Era scoraggiato; non li combatteva più con fede, dopo di aver letto che, ammazzati i microbi di una specie, si faceva un favore a quelli di un'altra; la quale così prendeva rigoglio, si moltiplicava più rapidamente. E l'infelice impallidiva leggendo giornali, riviste mediche, che poi—si lamentava—parlavano turco per non farsi capire e far disperare un galantuomo che voleva istruirsi. Lotta a corpo a corpo! Ma che lotta, con un nemico invisibile, con cui non si sapeva precisamente mai chi aveva vinto o chi era rimasto sconfitto? Si rassegnava a vivere solo, come un cane, lontano da tutti. —Eh, cavaliere? Non vi si vede più! Che avete? Non state bene?…
Dio, come siete ridotto!
—Beato voi, che siete un ignorante!—rispondeva l'infelice. —Ah!… La solita storia dei microbi! Ormai tutti sapevano la sua fissazione, e gli ridevano in viso. Ma una mattina, che è che non è, ecco il cavaliere, vispo e gaio, che va in piazza a far la spesa, senza più badare a niente. Una catasta di roba! Erbaggi, frutta, pesce, carne, salami, pasta, burro, conserva, mostarda: una catasta! E un barile di vino rosso, di quello! Era ammattito all'incontrario? —Insomma, che è accaduto, Cavaliere? —Ah, la scienza! La scienza! È come la spada di… di quel tale, che feriva e sanava nello stesso punto! Gli scienziati, ecco la rovina della scienza!…Microbi? Sissignori! Ma, Dio benedetto, aspettate un po', studiate bene prima di scompigliare il mondo con certe scoperte! Finalmente c'è stato chi ha messo a posto ogni cosa!… Farò un viaggio per andare a baciargli la mano, quella mano che ha scritto l'opuscolo La funzione dei microbi nell'organismo umano! Lo guardavano sbalorditi, pensando: —Senti come parla quel bestione del cavaliere! È proprio ammattito all'incontrario! Ma egli continuò per settimane a predicare il nuovo vangelo, la vera Buona Novella dei microbi. E prendeva indigestioni per nutrirli, per amicarseli tutti quelle care virgole… e punti—diventava faceto—che gli stavano annidati addosso, tra i denti, tra l'orlo delle ugne, negl'intestini, nel sangue, nelle ossa; convinto ormai che l'uomo non fosse altro che un vasto microbaio a cui bisognava dar nutrimento, se si voleva star bene. Vedevano? Egli era ritornato grasso, roseo, forte: gli si era fin stirata la pelle vaiolata della faccia, ora che badava lui a dar da mangiare scientificamente ai microbi; i quali, poverini, non chiedevano niente di meglio che di vivere in pace, ben nutriti, quasi accarezzati! —Questo, pei microbi della mucosa! Questo, pei microbi del sangue! Questo, pei microbi dei nervi! Questo, pei microbi dei muscoli! Questo pei microbi delle ossa! Sissignori anche per quelli delle ossa.—E più essi divoravano, più egli stava bene! Se li sentiva rimescolare addosso, dentro, nelle più intime fibre del corpo; ma ora li conosceva perfettamente quei cari amici! Amici, sì, sì! Lavoravano per lui, combattevano per lui, distruggendo i nemici che lo assalivano di fuori. Se non si trovavano in forza, come potevano resistere? E certi imbecilli di scienziati avevano proclamato la crociata:—Morte ai microbi!—Imbecilli! Viva i microbi! si doveva gridare. E il giorno che un capo ameno gli disse: —Ebbene, insegnatemi il vostro metodo di dar il pasto a coteste feroci bestioline!—il cavaliere lo invitò a pranzo, e gli spiegò tutto: —Questo, pei microbi della mucosa! Questo… Intanto divorava come un lupo affamato, e beveva, beveva, perchè bisognava anche dar da bere a quei carissimi amici! All'ultimo, si levò in piedi, alzando il bicchiere ricolmo per fare un bel brindisi. Ma barcollava, il braccio non gli stava fermo, e la lingua gl'impastava le parole in bocca. —Viva i microbi!—balbettò—Viva i microbi! E ruzzolò sotto la tavola. II. L'incredibile esperimento. —Eh, no!—disse il dottor Maggioli.—Non si tratta di creatura umana nel vero senso della parola; preumana, tutt'al più! —Oh! Oh! Oh! Le signore protestarono in coro, e la baronessa Lanari, battendogli col ventaglio sul braccio, tra indignata e sorridente, soggiunse: —Queste enormità, non dovrebbe dirle mai davanti a noi! —Perdoni—rispose il dottore.—La verità va detta dovunque, davanti a chiunque, specialmente quando è richiesta. La scienza, infine, non ha obbligo di essere galante. —Ma gli scienziati, sì,—replicò la baronessa. —Secondo. Interrogato, ho dovuto rispondere. E poi, la mia età mi dispensa da certi riguardi. La parola dei vecchi è impersonale. —Ma dunque lei crede, sul serio…? —Che la donna è una creatura preumana. E non è opinione mia soltanto, ma di qualche eminente scienziato… e della Bibbia pure. —Alla Bibbia si fa dire tutto quel che si vuole—lo interruppe la baronessa. —Questa volta la Bibbia parla chiaro, e la storia naturale più chiaro ancora. La Bibbia dice: Dio creò l'uomo a sua immagine e lo creò maschio e femina. La storia naturale ci mostra tuttavia questo caso in parecchi animali inferiori, che sono maschio e femina, come la creatura umana primitiva. Così Giobbe ha potuto poi dire: Homo natus de muliere, l'uomo nato dalla donna. Infatti nasce anche al presente dalla donna, e nascerà sempre dalla donna, anche quando… Il dottor Maggioli si fermò un istante, guardando con aria interrogativa la baronessa. —Ecco—riprese;—lei mi ha messo in imbarazzo, richiamandomi alla galanteria; non so più andare avanti. —Ormai!—rispose la baronessa, ridendo.—Dopo il bel complimento che ci ha fatto, siamo preparate a tutto noi signore. Inoltre, non vogliamo privarci del piacere di sentirlo parlare. —Io sono positivo—continuò il dottore.—Amo le teoriche fino a un certo punto; ma quando una teorica diventa fatto… E questa di cui dovrò ragionare è già stata tale, per eccezione, una sola volta, finora. Diverrà regola in avvenire. —Si spieghi meglio; non ci supponga altrettante scienziate! —È un po' difficile, ma tenterò; e se non saprò evitare qualche crudezza, la responsabilità sarà tutta sua. Rammentano il processo e la condanna del professore Manlio Brezzi? Processo a porte chiuse, di cui si occuparono tanto i giornali, parecchi anni fa?… Ah! Io ho il difetto di tutti i vecchi, che non sanno capacitarsi di esser tali. Anni fa! Ma in quel tempo molti di loro non erano ancora nati, parecchi erano bambini: qualcuno, giovanetto da occuparsi di ben altro che di processi scandalosi. Non si spaventino; quel processo fu scandaloso in apparenza; nessuno può saperlo meglio di me. Il mio povero amico e collega venne condannato a essere chiuso in una casa di salute, e vi morì, divenuto pazzo davvero, quantunque vi fosse entrato con la pienezza della ragione. È caso frequente nei manicomii. Allora io ero partito da poco per l'America, e non potei testimoniare in favore del mio amico. Avessi anche potuto farlo, non sarei stato creduto. Avrei corso il rischio di essere giudicato matto pure io. —Di che strano delitto era dunque accusato quel professore? —Di aver abusato della figlia diciottenne, e di averla fatta morire per nascondere

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Argomenti: capo ameno,    vero senso,    caso frequente,    strano delitto,    storia naturale

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