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Romanzo d'una signorina per bene di Anna Vertua Gentile pagina 6morire senza chiamarmi!…—sibilò con accento cupo. E soggiunse tosto in un gemito: «Per i poveri non c'è pietà!.. Oh il mio Cecchino! il mio Cecchino! Con rapidità dolorosa, mutò espressione; gli occhi le si empirono di lagrime; la bocca, quasi ancora infantile, tremò nel pianto, e i singhiozzi le uscirono dal petto ansante, che ella comprimeva con le mani incrociate. Pallida di sorpresa e di dolore, Lucia si fece presso a la povera giovine, e l'accarezzò mormorandole parole di conforto. Il suo povero fratellino ella l'aveva visto morire, nè gli erano mancate le cure più affettuose. Non si era potuto mandar a chiamare lei, per la ragione che, certo, non si sapeva quale e dove fosse la famiglia del poveretto; ed anche, forse, perchè la disgrazia era stata troppo repentina. E lei, poverina, certe brutte cose non le doveva pensare, non le doveva dire! La giovine scrollava la testa non smettendo di piangere. Ah non doveva pensarle, non doveva dirle certe cose?… La signorina parlava a quel modo perchè ella non sapeva nulla della vita grama!… Lei, a vent'anni, ne aveva già passate tante!… La ricca casa commerciale ove il suo povero padre aveva lavorato per tanti anni, onestamente, quando egli moriva, aveva pensato a' suoi figliuoli, orfani e poveri?… Lei faceva l'ultimo anno a la Scuola Normale quando suo padre moriva; e suo fratello andava alle tecniche. La miseria aveva obbligato l'una e l'altro a troncare gli studi per il pane. Ella si diede al mestiere della sarta per far presto a guadagnare e il fratellino entrò nella fabbrica maledetta dove doveva morire!… Lavorando tutti due, non sempre riuscivano a sfamarsi, a pagare a tempo l'affitto dell'abbaino. E….. e….. Parlando le si erano essiccate le lagrime; non le restava che un ansimare faticoso e un triste lampo negli occhi, che fisava in volto a Lucia. «Quando si ha fame e non si vuol veder penare una persona cara—continuò stillando le parole—quando si ha fame e non si vuol morire nè rubare, sa lei su che via si mette una ragazza giovine e non brutta?…. Lo sa?… Lo sa? Adele prese per una mano Lucia. La voleva condur via, adesso che capiva. Le scottava la terra di sotto i piedi; le pareva impossibile che la padroncina non prendesse l'uscio, non precipitasse in fuga giù dalle scale. Ma Lucia non aveva nessuna intenzione di prendere l'uscio nè di precipitare giù dalle scale. Guardava in vece con profonda pietà la giovine che aveva finito per chinare il capo su 'l petto, arrossendo fino al collo. Poi fattosele presso, le stese la mano che la giovine non prese, accennando di no con la testa. «Perchè?… perchè?—disse Lucia con voce un po' tremante—siete in collera con me, che non vi ho fatto nulla di male, che anzi vorrei farvi del bene? No; non era certo la collera che faceva agire così la povera fanciulla. Lucia lo capì dallo sguardo umido che ella le levò in volto. Era tutt'altro che collera; era un sentimento delicato, un senso di avvilimento morale, da anima punto volgare. Lucia si fece coraggio. Levò l'involto dal portafoglio e lo pose timidamente su 'l tavolino. «Sono cinquecento lire!—balbettò, mentre il rossore le correva su 'l volto bello e gentile.—Ve le manda il mio papà e vi prega di accettare in memoria di vostro fratello. E io…. vi prego di ricordarvi di me!… Vi lascio il mio biglietto di visita. A le parole di Lucia, la giovine aveva sussultato. Afferrò l'involto; con mano tremante lo aperse; guardò i biglietti, li contò rapidamente; poi, in uno slancio subitaneo, si buttò ai piedi di Lucia esclamando nelle lagrime: «Grazie! grazie!… il povero Cecchino ha pregato per me!… mi ha mandato un angelo del Signore!.. Grazie! grazie!.. Adesso potrò essere accettata in convento!.. Ci volevano cinquecento lire; ci sono! Le baciava le mani, le baciava il vestito in una foga di riconoscenza. Ora anche Adele piangeva; più non si sentiva scottare il suolo di sotto i piedi; capiva che la signorina aveva fatto bene a non fuggire come un'appestata, quella povera creatura. Lucia fece alzare la poverina, e baciandola, la pregò che la tenesse informata di quanto avrebbe fatto. «Faccio subito le pratiche per entrare in convento!—mormorò la giovine con il fiato mozzo dall'emozione. E disse che quello era sempre stato il suo desiderio, dopo che le era morto il padre; e che dal giorno che anche il suo povero fratello era andato in Paradiso, essendo libera, s'era prefissa di lavorare giorno e notte a lo scopo di raggranellare i danari necessari per essere accettata come novizia. «Adesso i denari ci sono!… Cecchino ha pregato per me!… Corro oggi stesso al convento!… Grazie! grazie! grazie! Baciò ancora le mani di Lucia, accompagnandola fino in fondo al corridoio, a capo della scala. «Tenetemi informata e ricorrete a me per qualunque cosa!—le ripetè Lucia, salutandola. E scese le scale con una grande commozione in cuore e nell'anima un vivo senso di gratitudine verso Dio. «Oh sì! sì!… a monaca! in un convento!… meglio, meglio, poverina!—andava dicendo fra sé.—A curare gli infermi, a servire il Signore nella pietà, dopo tante amarezze, tanto dolore, tanto avvilimento! Passando dinanzi la chiesuola delle Fate-bene-sorelle, vi entrò. Davanti a l'immagine della Madonna era acceso un cero; su 'l gradino dell'altare maggiore, un vecchio pregava intensamente, con la testa canuta nelle mani. Lucia si inginocchiò in un banco, e invocò il Signore per la sorella del povero Cecchino, per i disgraziati, tutti, spinti dalla povertà, dall'abbandono, a azioni indegne; per i molti fortunati in continua ribellione contro le leggi di natura e il volere di Dio, che impongono interessamento per gli infelici, pietà, generosità. «Ah Signore! fate che la ricchezza non mi offuschi il sentimento, che non mi stacchi da voi e da chi soffre! Si alzò e uscì preceduta da Adele, lasciando il vecchio immobile nella stessa posizione. «Quel pover uomo deve avere qualche persona malata in questo ospedale!—osservò Adele.—Forse la vecchia moglie! forse una figliuola!… Quante miserie, Madonna! Nel cuore della buona Adele era entrata la tristezza che accascia e fa pensare a disgrazie possibili per sè stessi. La vista della sventura, staccava, per così dire, lo spirito di Lucia da sè medesima, per innalzarlo al di sopra delle cose terrene, nobilitato dal dolore! * * * «Cara Lena, Papà può essere contento della festa data in onore delle sue nozze d'argento con la fabbrica. Fu un vero festone; uno sfoggio di bellezza, di sfarzo, di uomini eminenti; sopra tutto, un godimento generale e completo. Il giardino, illuminato da lampadine elettriche nascoste fra i rami delle piante, era pittoresco, bellissimo. Le sale addobbate con gusto squisito; il buffet sceltissimo, scintillante di cristalli preziosi e argenteria all'ultima moda. Zia Marta e le sorelle Zolli, tutte tre in velluto nero, con ornamenti argentei per essere d'accordo con la circostanza, facevano gli onori di casa. E facevano bene; quello è il loro posto. Ricevere, sorridere a tempo, parlare a tempo, inchinarsi, porgere la mano in quel dato modo; sputare complimenti, sentirsene dire, far mostra di pensare quello che si dice, di credere a quanto si ascolta. Io, nel mio vestito parigino di un color rosa pallido, la scollatura quadrata, un dito di manica, una vera meraviglia di semplicità e di eleganza, sembravo un vero e stupido figurino della moda. Arrossii vedendomi riflessa nella specchiera prima di scendere in salotto. Quasi non mi riconoscevo in quella giovine donna dai capelli scuri e la carnagione bianca, così elegante nell'artistica semplicità! Mi pareva d'essermi mascherata; non ritrovava più me stessa; e un vago senso di malcontento mi scendeva nell'anima. Fui sgarbata con Adele, che mi girava intorno ammirata. Bisogna però dire che Adele avesse qualche ragione di ammirarmi. In salotto tutti mi guardavano; feci furore; come dice zia Marta. Furore o no, a Tag: lucia giovine grazie povero mani essere dire signore cecchino Argomenti: povero padre, povero cecchino, povero fratello, casa commerciale, vago senso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi Corbaccio di Giovanni Boccaccio Il benefattore di Luigi Capuana Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Sharm el Sheikh Ibiza, la città dei giovani Una corretta cura delle unghie rende belli Carciofo, un toccasana naturale Vantaggi della depilazione pubica femminile
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