Romanzo d'una signorina per bene di Anna Vertua Gentile pagina 11

Testo di pubblico dominio

aver fatto senso quello scoprire ch'ella era stata di là a fare della musica, tutta sola con il signor Svarzi: questo gli doveva aver fatto senso; si capiva. Ma perché?.. Che cosa mai si poteva egli figurare?.. Che male c'era, in fin de' conti, a stare per una mezz'ora a suonare il piano in un salottino attiguo a quello ove era sua zia, in compagnia d'un giovinotto?… «Perchè è addetto alla fabbrica e papà lo chiama il suo braccio destro, si crede forse autorizzato a fare a me da angelo custode? «Io voglio e posso fare quello che meglio mi piace; e se quello che piace a me non va a genio a vossignoria, à chacun son goût, signor conte Anton Mario del Pozzo!—pensò sdegnosamente. In fin de' conti se ella era andata di là a suonare con il signor Svarzi, era stato tutto per la politica della zia; che lei s'era subito seccata vedendosi seguita dal giovine; aveva sentita l'irregolarità della cosa. E quella irregolarità era saltata subito agli occhi dell'ingegnere. «Avrà pensato che mi lascio corteggiare da quel gommeux!—disse arrossendo.—Mi avrà trovata leggera e vana come molte altre; e questa forse non era l'opinione che aveva prima di me. A questo pensiero le scese in cuore un'angoscia amara; e insieme con l'angoscia, un sentimento di dispetto verso lo Svarzi e verso la zia, che se egli frequentava ormai la casa con troppa assiduità, la colpa era tutta sua, che lo riceveva sempre con festa e lo invitava a tornare presto, a venire di sovente, come un amico intimo. Ed egli non se lo lasciava dire due volte. Ormai veniva quasi tutti i giorni e faceva delle visitone. La gente non poteva certo pensare ch'egli venisse per la zia; avrebbe pensato quello che era passato nella mente dell'ingegnere del Pozzo. «Se ci fosse stata Lena, ciò non sarebbe avvenuto!—mormorò. «Se ci fosse stata la mamma, le cose sarebbero andate diversamente!—disse in un sospiro. Si era spogliata; e avvolta nella vestaglia leggera, respirava l'aria fresca della notte a la finestra aperta. Con gli occhi fissi ai mille lumi lontani che lucevano fantasticamente attraverso le fronde del platano, ricordò che il domani avrebbe dovuto andare a far visita a la signora Rabbi. «Papà è certo da lei, adesso!—pensò.—È là che deve passare le lunghe serate; e quando egli è là, non ricorda certo nè me, nè la povera mamma! La signora Rabbi sarebbe venuta in casa presto, per certo; e con lei sarebbero entrati nel villino un lusso maggiore, il movimento, le feste, bisognava rinunciare alle abitudini semplici e tranquille; a la quiete. La casa sarebbe stata messa sossopra; tutto avrebbe dovuto ubbidire ai gusti, forse ai capricci della nuova padrona. E lei? che sarebbe stato di lei?.. Già si sentiva un inciampo fra suo padre e la sposa: lei, una ragazzona di diciott'anni, che più non si poteva trattare da bimba, davanti a la quale si avrebbero dovuto usare dei riguardi!.. Sarebbe stata ottima cosa per suo padre e la sposa ch'ella lasciasse libero il posto andando a marito. Sicuro! un bel matrimonio avrebbe accomodato tutto. Pur certo suo padre vi doveva pensare; e forse anche la sposa. Forse tutti due sapevano dell'assiduità dello Svarzi; forse questi già conosceva le loro intenzioni; erano tutti d'accordo contro di lei. «Scommetto che quanto prima il signor Aldo mi fa la sua brava dichiarazione!… Dirà che mi ama, che mi adora; che gli è bastato di vedermi la prima volta perchè, pim pum!… il suo cuore fosse colpito, ferito per sempre!… Dirà, che ha bisogno di me più dell'aria che respira, più del pane che lo nutre!… che se io non rispondessi al suo amore, guai! guai! guai! «Stupido!—mormorò a l'aria scura che la glicine in fiore profumava. Le parve davvero di vederselo dinnanzi in atteggiamento buffo da innamorato, di sentire le sue esagerate espressioni; e ripetè: Stupido! Oh! suo padre e la signora Rabbi potevano bene desiderarlo un matrimonio che li liberasse di lei; potevano bene vagheggiare per genero il ricco figlio del banchiere Svarzi!.. Ella non si sentiva di sacrificare il proprio sentimento; questo no. Se non la volevano in casa, sarebbe andata via; ma maritarsi per non esser loro d'imbarazzo, questo no e poi no!.. Già, avrebbero dovuto rassegnarsi; ella non aveva nessuna intenzione di prendere marito; nessuna. Tant'è vero che i giovinotti che l'avevano fino allora corteggiata, non le avevano inspirato manco il più tenue sentimento. «La via del matrimonio dev'esser quella dell'amore!—bisbigliò.—Due che uniscono le loro esistenze spinti dall'amore, sono nobili; due che si sposano aspettando l'amore dal matrimonio sono calcolatori volgari e tristi. «E se io non potrò unire la mia esistenza con quella d'una persona che mi amasse ed io amassi, resterò zitella!—concluse ritirandosi dalla finestra e chiudendo i vetri. * * * Oh quella signora Rabbi vestita di raso rosso a ricche guarnizioni di pizzi antichi, scintillante di diamanti, che ne aveva nei capelli, nelle dita, nei braccialetti, alle orecchie!… quella signora Rabbi rigogliosa, che le si vedevano le forme ardite disotto le veste troppa attillata!… quella signora Rabbi dal sorriso sfacciato, che metteva in mostra due file di denti forti e bianchissimi, veduta da vicino, sentita al tu per tu, che impressione volgare aveva fatto a Lucia! Impressione volgare lei e volgarissima i suoi salotti, fino a l'ultimo, piccolo gabinetto ove ella riceveva gli amici. Tre stanze di fila messe con lusso sfoggiato; una mostra ricchissima e pesante di tende e tendoni, di mobili costosi, di ninnoli costosissimi; un ammasso di roba di valore, che pareva volesse dire ai visitatori: «Qui ogni oggetto costa un occhio!.. guardatevi bene in torno; imitate se potete; se no, invidiate! Lucia non avrebbe voluto per certo imitare e nè pure invidiò. Si era più tosto sentita sconvolta e dal lusso sfacciato e dalle arie della signora, che pareva una regina su 'l trono, e si sarebbe detto, volesse onorare d'un sorriso, far andare in solluchero con una parola. Zia Marta, del numero delle persone che sono facilmente afferrate nelle spire della brillante superficialità altrui e più vi sono strette serrate dentro e più sono liete, fu subito acciecata e conquistata dal fare della signora Rabbi. Ma Lucia invece si sentì irrigidire in una diffidenza inesplicabile, e, fu correttissima, ma fredda. Così che suo padre ebbe più d'una volta a saettarla degli occhi per tenerla su l'avviso e imporle la sua volontà. Oh non c'era bisogno che egli imponesse la propria volontà a la povera fanciulla!.. Ella obbediva e avrebbe sempre ubbedito suo padre. Ma se qualche volta la serrava a la gola un nodo amaro, bisognava compatirla, bisognava!.. Se davanti a quella signora così bella e in mezzo al fasto, ella pensava a la sua povera mamma, modesta, semplice, dal sorriso soave e la parola mite e timida, bisognava capirla e compatirla!… E leggerle in cuore con occhio indulgente l'impressione dolorosa per il confronto ch'ella faceva naturalmente, quasi involontariamente, fra la mamma morta e quella rigogliosa e orgogliosa donna, che ne doveva prendere il posto! Quando, uscendo dal salotto, con il suo papà e la zia, la signora Rabbi la baciò in fronte, la povera fanciulla si sentì impallidire, e a pena fuori, si trovò a fregarsi la fronte al posto del bacio, quasi a cancellarne la traccia. Lucia aveva sentito che la sua presenza sarebbe stata importuna in casa in quel momento, che a provvedere, a bastare a tutto, meglio sarebbe riuscita la zia. Là ove ella avrebbe incontrati continui urti a la sua suscettività, a' suoi ricordi, la zia avrebbe trovato distrazioni e piaceri. E propose di anticipare la sua solita andata in Riviera, nel paesuccio ove era nata la sua mamma, nella modesta casetta che era sua proprietà e ove ogni anno passava qualche mese di vacanza. «Verranno con me Adele e Bortolo! pensò. Nè l'una nè l'altro si fecero pregare a dir di sì; tanto più Adele, che doveva sposarsi in

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Argomenti: due file,    lusso sfacciato,    impressione volgare,    atteggiamento buffo,    ricco figlio

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