Corbaccio di Giovanni Boccaccio pagina 15

Testo di pubblico dominio

per certo, se quello è vero, che questi fisici dicono, che quello membro, il quale l'animale bruto e l'uccello e 'l pesce più esercita, sia più piacevole al gusto e più sano allo stomaco, niuno boccone deve mai essere più saporito né migliore che la lingua di lei, la quale mai di ciarlare non ristà, mai non molla, mai non fina: dalle dalle dalle, dalla mattina insino alla sera; e la notte, io dico, dormendo, non sa ristare. E chi non la conoscesse, udendola della sua onestà, della sua divozione, della sua santità e di quelli di casa sua favellare, crederebbe per certo lei essere una santa, e di legnaggio reale; e così in contrario, a chi la conoscesse, l'udirla la seconda volta, e talora la prima, è un fargli venir voglia di recere l'anima. E 'l non consentirle le favole e le bugie sue, delle quali ella è più ch'altra femina piena, niuna cosa sarebbe se non un volersi con lei azuffare; la qual cosa ella di leggieri farebbe, sì come colei alla qual pare di gagliardia avanzare Galeotto delle lontane Isole o Febus. E già assai volte, millantandosi, ha detto che se uomo stata fosse, l'arebbe dato il cuore d'avanzare di forteza, non che Marco Bello, ma il bel Gherardino che combatté con l'orsa. Perché mi vo io in più parole stendendo? Se io volessi ogni cosa contare, o pure le più notabili de' suoi fatti, e' non ci basterebbe il tempo. E, se tu così hai lo 'ngegno acuto, come io credo, assai pur per le udite puoi comprendere quanti e quali sieno i suoi costumi; e in che le sue gran virtù e la magnificenza e 'l senno e l'altre cose consistano; e che cose sieno quelle virtuose che le dilettano. Per che, senza più dire di quelle, tornando a ragionare di quello che tu non puoi avere saputo e di che per aventura teco stesso fai una grande stima, cioè dell'occulte parti ricoperte da' vestimenti, le quali per tua buona ventura mai non ti si palesarono (così non si fossero elle mai a me palesate!), voglio che l'ascoltarmi non ti rincresca. Ma io, prima che più avanti dica, ti voglio trarre d'un pensiero, il quale forse avuto hai o avere potresti nell'animo, solvendoti una oggezione che fare potresti. Tu forse hai teco medesimo detto o potresti dire: “Che cose sono quelle di che costui parla; chente il modo, chenti sono i vocaboli; o convengons'elle a niuno, non che a uomo onesto e il quale ha li passi diritti verso l'etterna gloria?”. Alla quale opposizione, non volendo andare sofisticando, non è che una risposta: la qual son certo che in te medesimo consentirai che sia non solamente buona, ma ottima. Dèi dunque sapere né ogni infermità né ogni infermo potere essere sempre dal discreto medico con odoriferi unguenti medicato; per ciò che assai sono e di quelli e di quelle che nol patiscono e che richeggiono cose fetide, se a salute si vorranno conducere; e se alcuna n'è che con cotali argomenti e vocaboli e con dimostrazioni puzolenti purgare e guarire si vogliono, il mal concetto amore dell'uomo è una di quelle: per ciò che più una fetida parola nello intelletto sdegnoso adopera in una piccola ora, che mille piacevoli e oneste persuasioni, per l'orecchie versate nel sordo cuore, non faranno in gran tempo. E, se niuno mai màrtiro fu di questa nocenzia putrida e villana, tu se' senza niuno dubbio desso. Per che io, il quale, sì come Altri ha voluto, qui venuto sono per la tua salute, non avendo il tempo molto lungo, ai più pronti rimedi sono ricorso e ricorro; e perciò ad adolcire il tuo disordinato appetito, alcuna cosa, come udito hai, parlar mi conviene, e ancor più largo. Per ciò che queste parole così dette sono le tanaglie con le quali si convengono rompere e tagliare le dure catene che qui t'hanno tirato; queste parole così dette sono i ronconi e le scuri colle quali si tagliano i velenosi sterpi, le spine e' pruni e gli sconvolti bronchi, che, a non lasciarti la via da uscirci vedere, davanti ti sono asiepati; queste parole così dette sono i martelli, i picconi, i bolcioni, i quali gli alti monti, le dure rocche, gli strabocchevoli balzi conviene che rompano e la via ti facciano, per la quale da tanto male, da tanta ingiuria, da tanto soperchio, da tanto pericolo e di luogo così mortale, come è questa valle, senza impedimento ti possi partire. Sostieni adunque pazientemente d'udirle; né paia alla tua onestà grave, né estimare quello essere colpa, difetto o disonestà del medico, di che la tua pestilenziosa infermità è cagione. Imagina queste mie parole, così sucide e così stomacose a udire, essere quello beveragio amaro il quale, per l'avere tu troppo assentito alle cose dilettevoli e piacevoli al tuo gusto, il discreto medico già nelle tue corporali infermità t'ha donato; e pensa, se, per sanare i corruttibili corpi, quelle amare cose non solamente si sostengono, ma vi si fa di volontà incontro lo 'nfermo, quanta e quale amaritudine si dee per guarire l'anima, che è cosa etterna, sostenere. Io mi credo assai bene doverti avere sodisfatto a ciò, che ti potesse aver messo in dubbio, o per lo futuro potrebbe, del modo o de' vocaboli del mio parlare. E perciò, tornando ad proposito e volendo di questa donna, nuova posseditrice dell'anima tua divenuta, partitamente parlare, alquanto di quelle dirò che a te non poterono essere note né per veduta né per imaginazione, per ciò che fuggito l'hai. Primieramente mi piace di quella bellezza incominciare, la qual tanto le sue arti valsono che te non solamente ma molti altri, che meno di te erano presi, abbagliò e di sé mise in falsa opinione: cioè della frescheza della carne del viso suo. La quale, essendo artificiata e simile alle matutine rose parendo, con teco molti altri naturale estimaro: la quale se a te e agli altri stolti, come a me, possibile fosse stato d'avere, quando la mattina del letto fosse uscita, veduta, prima che posto s'avesse il fattibello, leggiermente il vostro errore avresti riconosciuto. Era costei, e oggi più che mai credo che sia, quando la mattina usciva del letto, col viso verde, giallo, maltinto, d'un colore di fumo di pantano, e broccuta, quali sogliono gli uccelli che mudano, grinza e crostuta e tutta cascante; in tanto contraria a quello che parea poi che avuto avea spazio di leccarsi, che a pena che niuno il potesse credere, che veduto non l'avesse, come vid'io già mille volte. E chi non sa che le mura afumicate, non che i visi delle femine, ponendovi sù la biacca, diventano bianche e, oltre a ciò, colorite, secondo che al dipintore di quelle piacerà di porre sopra il bianco? E chi non sa che, per lo rimenare, la pasta, che è cosa insensibile, non che le carni vive, gonfia; e, dove mucida parea, diviene rilevata? Ella si stropicciava tanto, e tanto si dipigneva e si faceva la buccia, la quale per la quiete della notte in giù caduta era, rilevarsi, che a me, che veduta l'avea in prima, una strana maraviglia me ne facea. E, se tu, come io 'l più delle mattine la vedea, veduta l'avessi colla cappellina fondata in capo e col veluzo dintorno alla gola, così pantanosa nel viso come ora dissi, e col mantello foderato covare il fuoco, in su le calcagna sedendosi, colle ochiaia livide tossire e sputare farfalloni, io non temo punto che tutte le sue virtù, dal tuo amico udite, avessero tanto potuto farti di lei innamorare che, quelle vedendo, cento milia cotanti non t'avessero fatto disamorare. Quale ella dovesse essere, quando i Pisani col vermiglio all'asta cavalcano, colla testa lenzata e stretta, la doglia al capo apponendo dove alla parte opposita era il male, pènsalti tu. Sono molto certo che, se veduta così fatta l'avessi, o la vedessi, che, dove di' che vedendola al cuore dal suo viso le fiamme ti corsero come fanno alle cose unte, che ti sarebbe paruto che ti si fosse fatto incontro una soma di feccia e uno monte di letame; per lo quale saresti, come per le spiacevoli cose si fa, fuggito e ancor fuggiresti: e fuggirai, la mia verità imaginando. Ma da procedere più avanti ci resta. Tu la vedesti grande e

Tag: cose    tanto    essere    veduta    niuno    parole    sue    certo    prima    

Argomenti: tanto pericolo,    uomo onesto,    niuno boccone,    intelletto sdegnoso

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero
Orfeo di Angelo Poliziano
Rinaldo di Torquato Tasso
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
Decameron di Giovanni Boccaccio

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Come riconoscere i sintomi di una gravidanza
Come scrivere un romanzo
Cura dei capelli, false verità
La coltivazione dei tulipani
Come affrontare con fiducia un colloquio di lavoro in azienda


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22 successiva ->