Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello pagina 5

Testo di pubblico dominio

mio segretario, pieno di devozione, che se la intendeva in tutto e per tutto con lei, indicherà la Madre senz'ombra di male—badiamo!—buono, umile come lei, incapaci l'uno e l'altra, non che di farlo, ma neppure di pensarlo, il male! La figliastra. Lo pensò lui, invece, per loro—e lo fece! Il padre. Non è vero! Io intesi di fare il loro bene—e anche il mio, sì, lo confesso! Signore, ero arrivato al punto che non potevo dire una parola all'uno o all'altra, che subito non si scambiassero tra loro uno sguardo d'intelligenza; che l'una non cercasse subito gli occhi dell'altro per consigliarsi, come si dovesse prendere quella mia parola, per non farmi arrabbiare. Bastava questo, lei lo capisce, per tenermi in una rabbia continua, in uno stato di esasperazione intollerabile! Il capocomico. E perché non lo cacciava via, scusi, quel suo segretario? Il padre. Benissimo! Lo cacciai difatti, signore! Ma vidi allora questa povera donna restarmi per casa come sperduta, come una di quelle bestie senza padrone, che si raccolgono per carità. La madre. Eh, sfido! Il padre (subito, voltandosi a lei, come per prevenire). Il figlio, è vero? La madre. Mi aveva tolto prima dal petto il figlio, signore. Il padre. Ma non per crudeltà! Per farlo crescere sano e robusto, a contatto della terra! La figliastra (additandolo, ironica). E si vede! Il padre (subito). Ah, è anche colpa mia, se poi è cresciuto così? Lo avevo dato a balia, signore, in campagna, a una contadina, non parendomi lei forte abbastanza, benché di umili natali. È stata la stessa ragione, per cui avevo sposato lei. Ubbie, forse; ma che ci vuol fare? Ho sempre avuto di queste maledette aspirazioni a una certa solida sanità morale! La Figliastra, a questo punto, scoppierà di nuovo a ridere fragorosamente. Ma la faccia smettere! È insopportabile! Il capocomico. La smetta! Mi lasci sentire, santo Dio! Subito, di nuovo, alla riprensione del Capocomico, ella resterà come assorta e lontana, con la risata a mezzo. Il Capocomico ridiscenderà dal palcoscenico per cogliere l'impressione della scena. Il padre. Io non potei più vedermi accanto questa donna. Indicherà la Madre. Ma non tanto, creda, per il fastidio, per l'afa—vera afa—che ne avevo io, quanto per la pena—una pena angosciosa—che provavo per lei. La madre. E mi mandò via! Il padre. Ben provvista di tutto, a quell'uomo, sissignore,—per liberarla di me! La madre. E liberarsi lui! Il padre. Sissignore, anch'io—lo ammetto! E n'è seguito un gran male. Ma a fin di bene io lo feci... e più per lei che per me: lo giuro! Incrocerà le braccia sul petto; poi, subito, rivolgendosi alla Madre: Ti perdei mai d'occhio, dì, ti perdei mai d'occhio, finché colui non ti portò via, da un giorno all'altro, a mia insaputa, in un altro paese, scioccamente impressionato di quel mio interessamento puro, puro, signore, creda, senza il minimo secondo fine. M'interessai con una incredibile tenerezza della nuova famigliuola che le cresceva. Glielo può attestare anche lei! Indicherà la Figliastra. La figliastra. Eh, altro! Piccina piccina, sa? con le treccine sulle spalle e le mutandine più lunghe della gonna—piccina così—me lo vedevo davanti al portone della scuola, quando ne uscivo. Veniva a vedermi come crescevo. Il padre. Questo è perfido! Infame! La figliastra. No, perché? Il padre. Infame! Infame! Subito, concitatamente, al Capocomico, in tono di spiegazione: La mia casa, signore, andata via lei, indicherà la Madre mi parve subito vuota. Era il mio incubo; ma me la riempiva! Solo, mi ritrovai per le stanze come una mosca senza capo. Quello lì, indicherà il Figlio allevato fuori—non so—appena ritornato in casa, non mi parve più mio. Mancata tra me e lui la madre, è cresciuto per sè, a parte, senza nessuna relazione né affettiva né intellettuale con me. E allora (sarà strano, signore, ma è così), io fui incuriosito prima, poi man mano attratto verso la famigliuola di lei, sorta per opera mia: il pensiero di essa cominciò a riempire il vuoto che mi sentivo attorno. Avevo bisogno, proprio bisogno di crederla in pace, tutta intesa alle cure più semplici della vita, fortunata perché fuori e lontana dai complicati tormenti del mio spirito. E per averne una prova, andavo a vedere quella bambina all'uscita della scuola. La figliastra. Già! Mi seguiva per via: mi sorrideva e, giunta a casa, mi salutava con la mano—così! Lo guardavo con tanto d'occhi, scontrosa. Non sapevo chi fosse! Lo dissi alla mamma. E lei dovette subito capire ch'era lui. La Madre farà cenno di sì col capo. Dapprima non volle mandarmi più a scuola, per parecchi giorni. Quando ci tornai, lo rividi all'uscita—buffo!—con un involtone di carta tra le mani. Mi s'avvicinò, mi carezzò; e trasse da quell'involto una bella, grande paglia di Firenze con una ghirlandina di roselline di maggio—per me! Il capocomico. Ma tutto questo è racconto, signori miei! Il figlio (sprezzante). Ma sì, letteratura! letteratura! Il padre. Ma che letteratura! Questa è vita, signore! Passione! Il capocomico. Sarà! Ma irrappresentabile! Il padre. D'accordo, signore! Perché tutto questo è antefatto. E io non dico di rappresentar questo. Come vede, infatti, lei indicherà la Figliastra non è più quella ragazzetta con le treccine sulle spalle— La figliastra.—e le mutandine fuori della gonna! Il padre. Il dramma viene adesso, signore! Nuovo, complesso.— La figliastra (cupa, fiera, facendosi avanti).—Appena morto mio padre.— Il padre (subito, per non darle tempo di parlare). ...la miseria, signore! Ritornano qua, a mia insaputa, per la stolidaggine di lei. Indicherà la Madre. Sa scrivere appena; ma poteva farmi scrivere dalla figlia, da quel ragazzo, che erano in bisogno! La madre. Mi dica lei, signore, se potevo indovinare in lui tutto questo sentimento. Il padre. Appunto questo è il tuo torto, di non aver mai indovinato nessuno dei miei sentimenti! La madre. Dopo tanti anni di lontananza, e tutto ciò che era accaduto... Il padre. E che è colpa mia, se quel brav'uomo vi portò via così? Rivolgendosi al Capocomico: Le dico, da un giorno all'altro... perché aveva trovato fuori non so che collocamento. Non mi fu possibile rintracciarli; e allora per forza venne meno il mio interessamento, per tanti anni. Il dramma scoppia, signore, impreveduto e violento, al loro ritorno; allorché io, purtroppo, condotto dalla miseria della mia carne ancora viva... Ah, miseria, miseria veramente, per un uomo solo, che non abbia voluto legami avvilenti; non ancor tanto vecchio da poter fare a meno della donna, e non più tanto giovane da poter facilmente e senza vergogna andarne in cerca! Miseria? che dico! orrore, orrore: perché nessuna donna più gli può dare amore.—E quando si capisce questo, se ne dovrebbe fare a meno... Mah! Signore, ciascuno—fuori, davanti agli altri—è vestito di dignità: ma dentro di sè sa bene tutto ciò che nell'intimità con se stesso si passa, d'inconfessabile. Si cede, si cede alla tentazione; per rialzarcene subito dopo, magari, con una gran fretta di ricomporre intera e solida, come una pietra su una fossa, la nostra dignità, che nasconde e seppellisce ai nostri stessi occhi ogni segno e il ricordo stesso della vergogna. È così di tutti! Manca solo il coraggio di dirle, certe cose! La figliastra. Perché quello di farle, poi, lo hanno tutti! Il padre. Tutti! Ma di nascosto! E perciò ci vuol più coraggio a dirle! Perché basta che uno le dica—è fatta!—gli s'appioppa la taccia di cinico. Mentre non è vero, signore: è come tutti gli altri; migliore, migliore anzi, perché non ha paura di scoprire col lume dell'intelligenza il rosso della vergogna, là, nella bestialità umana, che chiude sempre gli occhi per non vederlo. La donna—ecco—la donna, infatti, com'è? Ci guarda, aizzosa, invitante. La afferri! Appena stretta, chiude subito gli occhi. È il segno della sua dedizione. Il segno con cui dice all'uomo:

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Argomenti: incredibile tenerezza,    grande paglia

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