Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello pagina 11

Testo di pubblico dominio

mi perdoni... mi perdoni... Il capocomico. Lei è una maleducata! ecco quello che è! Una presuntuosa! Il padre (cercando d'interporsi). Sissignore, è vero, è vero; ma la perdoni. Il capocomico (risalendo sul palcoscenico). Che vuole che perdoni! È un'indecenza! Il padre. Sissignore, ma creda, creda, che fa un effetto così strano— Il capocomico. ...strano? che strano? perché strano? Il padre. Io ammiro, signore, ammiro i suoi attori: il Signore là, indicherà il Primo Attore la Signorina, indicherà la Prima Attrice ma, certamente... ecco, non sono noi... Il capocomico. Eh sfido! Come vuole che sieno, «loro», se sono gli attori? Il padre. Appunto, gli attori! E fanno bene, tutti e due, le nostre parti. Ma creda che a noi pare un'altra cosa, che vorrebbe esser la stessa, e intanto non è! Il capocomico. Ma come non è? Che cos'è allora? Il padre. Una cosa, che... diventa di loro; e non più nostra. Il capocomico. Ma questo, per forza! Gliel'ho già detto! Il padre. Sì, capisco, capisco... — Il capocomico.—e dunque, basta! Rivolgendosi agli Attori: Vuol dire che faremo poi le prove tra noi, come vanno fatte. È stata sempre per me una maledizione provare davanti agli autori! Non sono mai contenti! Rivolgendosi al Padre e alla Figliastra: Su, riattacchiamo con loro; e vediamo se sarà possibile che lei non rida più. La figliastra. Ah, non rido più, non rido più! Viene il bello adesso per me; stia sicuro! Il capocomico. Dunque: quando lei dice: «Non badi la prego, a quello che ho detto... Anche per me—capirà!»— rivolgendosi al Padre: bisogna che lei attacchi subito: «Capisco, ah capisco...» e che immediatamente domandi— La figliastra (interrompendo).—come! che cosa? Il capocomico. La ragione del suo lutto! La figliastra. Ma no, signore! Guardi: quand'io gli dissi che bisognava che non pensassi d'esser vestita così, sa come mi rispose lui? «Ah, va bene! E togliamolo, togliamolo via subito, allora, codesto vestitino!» Il capocomico. Bello! Benissimo! Per far saltare così tutto il teatro? La figliastra. Ma è la verità! Il capocomico. Ma che verità, mi faccia il piacere! Qua siamo a teatro! La verità, fino a un certo punto! La figliastra. E che vuol fare lei allora, scusi? Il capocomico. Lo vedrà, lo vedrà! Lasci fare a me adesso! La figliastra. No, signore! Della mia nausea, di tutte le ragioni, una più crudele e più vile dell'altra, per cui io sono «questa», «così», vorrebbe forse cavarne un pasticcetto romantico sentimentale, con lui che mi chiede le ragioni del lutto, e io che gli rispondo lacrimando che da due mesi m'è morto papà? No, no, caro signore! Bisogna che lui mi dica come m'ha detto: «Togliamo via subito allora, codesto vestitino!». E io, con tutto il mio lutto nel cuore, di appena due mesi, me ne sono andata là, vede? là, dietro quel paravento, e con queste dita che mi ballano dall'onta, dal ribrezzo, mi sono sganciato il busto, la veste... Il capocomico (ponendosi le mani tra i capelli). Per carità! Che dice? La figliastra (gridando, frenetica). La verità! la verità, signore! Il capocomico. Ma sì, non nego, sarà la verità... e comprendo, comprendo tutto il suo orrore, signorina; ma comprenda anche lei che tutto questo sulla scena non è possibile! La figliastra. Non è possibile? E allora, grazie tante, io non ci sto! Il capocomico. Ma no, veda... La figliastra. Non ci sto! non ci sto! Quello che è possibile sulla scena ve lo siete combinato insieme tutti e due, di là, grazie! Lo capisco bene! Egli vuol subito arrivare alla rappresentazione caricando dei suoi travagli spirituali; ma io voglio rappresentare il mio dramma! il mio! Il capocomico (seccato, scrollandosi fieramente). Oh, infine, il suo! Non c'è soltanto il suo, scusi! C'è anche quello degli altri! Quello di lui, indicherà il Padre quello di sua madre! Non può stare che un personaggio venga, così, troppo avanti, e sopraffaccia gli altri, invadendo la scena. Bisogna contener tutti in un quadro armonico e rappresentare quel che è rappresentabile! Lo so bene anch'io che ciascuno ha tutta una sua vita dentro e che vorrebbe metterla fuori. Ma il difficile è appunto questo: farne venir fuori quel tanto che è necessario, in rapporto con gli altri; e pure in quel poco fare intendere tutta l'altra vita che resta dentro! Ah, comodo, se ogni personaggio potesse in un bel monologo, o... senz'altro... in una conferenza venire a scodellare davanti al pubblico tutto quel che gli bolle in pentola! Con tono bonario, conciliativo: Bisogna che lei si contenga, signorina. E creda, nel suo stesso interesse, perché può anche fare una cattiva impressione, glielo avverto, tutta codesta furia dilaniatrice, codesto disgusto esasperato, quando lei stessa, mi scusi, ha confessato di essere stata con altri, prima che con lui, da Madama Pace, più di una volta! La figliastra (abbassando il capo, con profonda voce, dopo una pausa di raccoglimento). È vero! Ma pensi che quegli altri sono egualmente lui, per me. Il capocomico (non comprendendo). Come, gli altri? Che vuol dire? La figliastra. Per chi cade nella colpa, signore, il responsabile di tutte le colpe che seguono, non è sempre chi, primo, determinò la caduta? E per me è lui, anche da prima ch'io nascessi. Lo guardi; e veda se non è vero! Il capocomico. Benissimo! E le par poco il peso di tanto rimorso su lui? Gli dia modo di rappresentarlo! La figliastra. E come, scusi? dico, come potrebbe rappresentare tutti i suoi «nobili» rimorsi, tutti i suoi tormenti «morali», se lei vuol risparmiargli l'orrore d'essersi un bel giorno trovata tra le braccia, dopo averla invitata a togliersi l'abito del suo lutto recente, donna e già caduta, quella bambina, signore, quella bambina ch'egli si recava a vedere uscire dalla scuola? Dirà queste ultime parole con voce tremante di commozione. La Madre, nel sentirle dire così, sopraffatta da un émpito d'incontenibile ambascia, che s'esprimerà prima in alcuni gemiti soffocati, romperà alla fine in un pianto perduto. La commozione vincerà tutti. Lunga pausa. La figliastra (appena la Madre accennerà di quietarsi, soggiungerà, cupa e risoluta). Noi siamo qua tra noi, adesso, ignorati ancora dal pubblico. Lei darà domani di noi quello spettacolo che crederà, concertandolo a suo modo. Ma lo vuol vedere davvero, il dramma? scoppiare davvero, com'è stato? Il capocomico. Ma sì, non chiedo di meglio, per prenderne fin d'ora quanto sarà possibile! La figliastra. Ebbene, faccia uscire quella madre. La madre (levandosi dal suo pianto, con un urlo). No, no! Non lo permetta, signore! Non lo permetta! Il capocomico. Ma è solo per vedere, signora! La madre. Io non posso! non posso! Il capocomico. Ma se è già tutto avvenuto, scusi! Non capisco! La madre. No, avviene ora, avviene sempre! Il mio strazio non è finito, signore! Io sono viva e presente, sempre, in ogni momento del mio strazio, che si rinnova, vivo e presente sempre. Ma quei due piccini là, li ha lei sentiti parlare? Non possono più parlare, signore! Se ne stanno aggrappati a me, ancora, per tenermi vivo e presente lo strazio: ma essi, per sè, non sono, non sono più! E questa, indicherà la Figliastra signore, se n'è fuggita, è scappata via da me e s'è perduta, perduta... Se ora io me la vedo qua è ancora per questo, solo per questo, sempre, sempre, per rinnovarmi sempre, presente, lo strazio che vivo e ho sofferto anche per lei! Il padre (solenne). Il momento eterno, com'io le ho detto, signore! Lei indicherà la Figliastra è qui per cogliermi, fissarmi, tenermi agganciato e sospeso in eterno, alla gogna, in quel solo momento fuggevole e vergognoso della mia vita. Non può rinunziarvi, e lei, signore, non può veramente risparmiarmelo. Il capocomico. Ma sì, io non dico di non rappresentarlo: formerà appunto il nucleo di tutto il primo atto, fino ad arrivare alla sorpresa di lei— indicherà la Madre. Il padre. Ecco, sì. Perché è la mia condanna, tutta signore: tutta

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Argomenti: codesto disgusto,    tanto rimorso,    momento fuggevole

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