Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello pagina 3

Testo di pubblico dominio

aver dato vita—qua, su queste tavole—a opere immortali! Gli Attori, soddisfatti, approveranno e applaudiranno il loro Capocomico. Il padre (interrompendo e incalzando con foga). Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! Siamo dello stessissimo parere! Gli Attori si guardano tra loro, sbalorditi. Il direttore. Ma come! Se prima diceva... Il padre. No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei può sapere che la natura si serve da strumento della fantasia umana per proseguire, più alta, la sua opera di creazione. Il capocomico. Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo? Il padre. Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla... o donna. E che si nasce anche personaggi! Il capocomico (con finto ironico stupore). E lei, con codesti signori attorno, è nato personaggio? Il padre. Appunto, signore. E vivi, come ci vede. Il Capocomico e gli Attori scoppieranno a ridere, come per una burla. Il padre (ferito). Mi dispiace che ridano così, perché portiamo in noi, ripeto, un dramma doloroso, come lor signori possono argomentare da questa donna velata di nero. Così dicendo porgerà la mano alla Madre per aiutarla a salire gli ultimi scalini e, seguitando a tenerla per mano, la condurrà con una certa tragica solennità dall'altra parte del palcoscenico, che s'illuminerà subito di una fantastica luce. La Bambina e il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio, che si terrà discosto, in fondo; poi la Figliastra, che s'apparterà anche lei sul davanti, appoggiata all'arcoscenico. Gli Attori, prima stupefatti, poi ammirati di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per uno spettacolo che sia stato loro offerto. Il capocomico (prima sbalordito, poi sdegnato). Ma via! Facciano silenzio! Poi, rivolgendosi ai Personaggi: E loro si levino! Sgombrino di qua! Al Direttore di scena: Perdio, faccia sgombrare! Il direttore di scena (facendosi avanti, ma poi fermandosi, come trattenuto da uno strano sgomento). Via! Via! Il padre (al Capocomico). Ma no, veda, noi... Il capocomico (gridando). Insomma, noi qua dobbiamo lavorare! Il primo attore. Non è lecito farsi beffe così... Il padre (risoluto, facendosi avanti). Io mi faccio maraviglia della loro incredulità! Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar vivi quassù, uno di fronte all'altro, i personaggi creati da un autore? Forse perché non c'è là indicherà la buca del Suggeritore un copione che ci contenga? La figliastra (facendosi avanti al Capocomico, sorridente, lusingatrice). Creda che siamo veramente sei personaggi, signore, interessantissimi! Quantunque, sperduti. Il padre (scartandola). Sì, sperduti, va bene! Al Capocomico subito: Nel senso, veda, che l'autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non potè materialmente, metterci al mondo dell'arte. E fu un vero delitto, signore, perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché—vivi germi—ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l'eternità! Il capocomico. Tutto questo va benissimo! Ma che cosa vogliono loro qua? Il padre. Vogliamo vivere, signore! Il capocomico (ironico). Per l'eternità? Il padre. No, signore: almeno per un momento, in loro. Un attore. Oh, guarda, guarda! La prima attrice. Vogliono vivere in noi! L'attor giovane (indicando la Figliastra). Eh, per me volentieri, se mi toccasse quella lì! Il padre. Guardino, guardino: la commedia è da fare; al Capocomico: ma se lei vuole e i suoi attori vogliono, la concerteremo subito tra noi! Il capocomico (seccato). Ma che vuol concertare! Qua non si fanno di questi concerti! Qua si recitano drammi e commedie! Il padre. E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei! Il capocomico. E dov'è il copione? Il padre. È in noi, signore. Gli Attori rideranno. Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come dentro ci urge la passione! La figliastra (schernevole, con perfida grazia di caricata impudenza). La passione mia, se lei sapesse, signore! La passione mia... per lui! Indicherà il Padre e farà quasi per abbracciarlo; ma scoppierà poi in una stridula risata. Il padre (con scatto iroso). Tu statti a posto, per ora! E ti prego di non ridere così! La figliastra. No? E allora mi permettano: benché orfana da appena due mesi, stiano a vedere lor signori come canto e come danzo! Accennerà con malizia il «Prends garde à Tchou-Thin-Tchou» di Dave Stamper ridotto a Fox-trot o One-Step lento da Francis Salabert: la prima strofa, accompagnandola con passo di danza. Les chinois sont un peuple malin,
De Shangai à Pekin,
Ils ont mis des criteaux partout:
Prenez garde à Tchou-Thin-Tchou! Gli Attori, segnatamente i giovani, mentre ella canterà e ballerà, come attratti da un fascino strano, si moveranno verso lei e leveranno appena le mani quasi a ghermirla. Ella sfuggirà e, quando gli Attori scoppieranno in applausi, resterà, alla riprensione del Capocomico, come astratta e lontana. Gli attori e le attrici (ridendo e applaudendo). Bene! Brava! Benissimo! Il capocomico (irato). Silenzio! Si credono forse in un caffè-concerto? Tirandosi un po' in disparte il Padre, con una certa costernazione: Ma dica un po', è pazza? Il padre. No, che pazza! È peggio! La figliastra (subito accorrendo al Capocomico). Peggio! Peggio! Eh altro, signore! Peggio! Senta, per favore: ce lo faccia rappresentar subito, questo dramma, perché vedrà che a un certo punto, io—quando questo amorino qua prenderà per mano la Bambina che se ne starà presso la Madre e la porterà davanti al Capocomico —vede com'è bellina? la prenderà in braccio e la bacerà cara! cara! La rimetterà a terra e aggiungerà, quasi senza volere, commossa: ebbene, quando quest'amorino qua, Dio la toglierà d'improvviso a quella povera madre: e quest'imbecillino qua spingerà avanti il Giovinetto, afferrandolo per una manina sgarbatamente farà la più grossa delle corbellerie, proprio da quello stupido che è lo ricaccerà con una spinta verso la Madre —allora vedrà che io prenderò il volo! Sissignore! prenderò il volo! il volo! E non mi par l'ora, creda, non mi par l'ora! Perché, dopo quello che è avvenuto di molto intimo tra me e lui indicherà il Padre con un orribile ammiccamento non posso più vedermi in questa compagnia, ad assistere allo strazio di quella madre per quel tomo là indicherà il Figlio —lo guardi! lo guardi!—indifferente, gelido lui, perché è il figlio legittimo, lui! pieno di sprezzo per me, per quello là, indicherà il Giovinetto per quella creaturina; ché siamo bastardi—ha capito? bastardi. Si avvicinerà alla Madre e l'abbraccerà. E questa povera madre—lui—che è la madre comune di noi tutti—non la vuol riconoscere per madre anche sua—e la considera dall'alto in basso, lui, come madre soltanto di noi tre bastardi—vile! Dirà tutto questo, rapidamente, con estrema eccitazione e arrivata al «vile» finale, dopo aver gonfiato la voce sul «bastardi», lo pronunzierà piano, quasi sputandolo. La madre (con infinita angoscia al Capocomico). Signore, in nome di queste due creaturine, la supplico... si sentirà mancare e vacillerà —oh Dio mio... Il padre (accorrendo a sorreggerla con quasi tutti gli Attori sbalorditi e costernati). Per carità una sedia, una sedia a questa povera vedova! Gli attori (accorrendo).—Ma è dunque vero?—Sviene davvero? Il capocomico. Qua una sedia, subito! Uno degli Attori offrirà una sedia; gli

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Argomenti: one-step lento,    orribile ammiccamento,    madre comune

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