Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi pagina 19

Testo di pubblico dominio

e a una comodità, neanche per l'onore della Corona di ferro. Scrisse da Venezia all'amico che c'era una bella combinazione, un posto vacante alla contabilità di quella delegazione, con qualche vantaggio di soldo, che lui poteva raccomandarlo a persone influenti: e poi tornò a scrivere che l'aria delle lagune più calma, più carica di sale, era fatta apposta per i mancamenti di respiro; non perdessero tempo, inoltrassero subito una domanda all'I. R. delegato: al resto pensava lui…. —Il lupo voleva avere la pecorella vicina… —Precisamente così. La povera Nina che di quella maledizione ne aveva abbastanza, usò di tutta la sua influenza presso il marito perchè non si movesse; gli dimostrò che a Padova stavan bene, che vi avevano amici e parenti, una bella casa, tutte le migliori comodità, mentre un trasloco è una tempesta, un danno, un fastidio infinito. Pregò tanto, carezzò tanto la barba grigia del suo Malgoni, che costui, pigro già la sua parte e nemico dei trambusti, finì col ringraziare l'amico lontano e disse di no. Questa risposta non fece che aguzzare la voglia dell'illustre ginecologo e colla voglia il dispetto e la rabbia. Tornò a scrivere; ma vedendo che sprecava il suo inchiostro, e che Malgoni era deciso a non muoversi, cominciò a insinuare bel bello qualche sospetto nell'animo dell'amico. Gli fece capire che la Nina aveva qualche motivo di non abbandonare Padova, città allegra, piena di studenti e di capi scarichi, che fanno all'amore coi sonettini o coi trilli di flauto…. —Birbo! —….Tre volte birbo! Il marito, facile a insospettirsi, aprì gli occhi, osservò, dissimulò, e può essere che cogliesse qualche segno a volo. Ma non volendo far scene per paura d'uno scandalo, una sera, detto fatto, annuncia alla Nina che aveva accettato il posto: si preparasse a sbarazzare la casa e a partire per Venezia…. La povera donna, che cominciava appena a respirare e a godere la sua libertà, còlta in un momento cattivo, dichiarò a Malgoni che lei a Venezia non sarebbe andata…. «Ah! tu non vuoi venire?…—gridò con voce ironica il vecchio geloso: e siccome l'amico lontano in quei giorni aveva avuta la bontà d'inviargli tutta la raccolta de' miei sonetti innocenti, in cui il nome di Nina tornava spesso a rimare con divina, armato di quei documenti, si scagliò sulla povera donna e cominciò a batterla. «So tutto, svergognata! so tutto, brutta traditora, senza cuore e senza carità. E tu fai all'amore, mentre hai il marito malato, quasi moribondo? e tu dimentichi così il bene che ti ho fatto, brutta servaccia?» E siccome non cessava di picchiare con un pezzo di riga sulla spalla e sulla testa della povera donna, alle grida, ai pianti di costei, si risvegliò la casa, si aprì qualche finestra, comparvero dei lumi, e cominciarono gli uhè…. di sotto o di sopra. La Nina che non capiva bene per colpa di chi la battesse il suo padrone, aveva cercato di scappare dall'uscio sul ballatoio; e fu allora che il vecchio esasperato, pensando forse che volesse fuggire di casa, le sbarrò il passo, l'afferrò pei capelli e la fece strillare come un'aquila. Era troppo ormai anche per un matricolino. Corsi di sopra, piombai su quel disperato, che al mio comparire si fece livido; poi non so dire quel che sia avvenuto. Pare che l'emozione fosse troppo forte per il vecchio malaticcio, o che una violenta stretta di cuore soffocasse insieme la bile, il sangue e la vita. Cadde come un sacco slegato, lo circondarono, lo portarono sul letto, e nella notte stessa morì, con infinito spavento della povera Nina, che s'immaginava quasi d'averlo ammazzato. Due giorni dopo questi fatti alcuni compagni corsero a casa mia ad avvertirmi che avevano arrestato Branchetti, il direttore del Trovatore e che la polizia era in cerca di me. Non era il caso di stare ad aspettarla. Le guardie entrarono in casa mia o sequestrarono le carte, le robe, il flauto, Padova non era più aria buona per me: e per non aspettare di peggio, la notte stessa presi la strada del confine. —Era anche questo un intrigo di Franzon? —…. Còlto nel segno! Coll'ingegno che natura gli ha dato egli aveva saputo dimostrare alla polizia centrale di Venezia che a Padova si congiurava contro l'ordine costituito e che un branco di giovinastri mazziniani nelle conventicole del Trovatore inneggiavano all'Italia sotto l'allegorico nome di Nina. —Che talento! Non poteva vendicarsi con più spirito. E come finì? —Finì che, morto Malgoni, e venuto al mondo, sei mesi dopo il funerale, un bel maschietto, la povera Nina trovò ancora della sua convenienza di andare a Venezia e d'acconciarsi in casa del suo nuovo padrone e tiranno; il quale qualche tempo dopo trovò della sua convenienza anche lui di sposare la vedova e tirarsi in casa quel po' di ben di Dio che Malgoni le aveva lasciato sul testamento. La siora Nina dev'essere morta qualche tempo prima che entrassero gli Italiani in Venezia. —Bella storia! e Franzon? —Franzon sano, robusto, vispo come un pesce, di trionfo in trionfo, oggi è diventato una mezza illustrazione della scienza europea. Si dice che alla prima infornata abbiano a farlo senatore. —…È naturale! Non son più i tempi dei tedeschi. REGI IMPIEGATI 1.° R. UFFICIO POSTALE DI CASTAGNAZZO. N. di posizione ……… 3A N. di protocollo generale .. 34 N. di partenza ……… 25 OGGETTO: TOPI Castagnazzo, addì 5 aprile 1880. Essendosi verificato in questo Uffizio postale il grave inconveniente di topi rosicchianti che provenendo dal vicin canale entrano a guastar carte, lettere, ed eziandio gl'indumenti; non bastando a scongiurare i danni le varie trappole e stiaccie distribuite con opportuna oculatezza dal locale distributore, non che le paste velenose disseminate all'uopo, son venuto nella determinazione di assumere due gatti, naturali nemici a siffatti animali, che rimanendo in Uffizio in ispezial modo nelle ore notturne, potranno colla loro presenza e vigilanza intimorire i dannosi rosicchianti. A tale intento mi rivolgo a codesta direzione provinciale, perchè mi voglia ottenere un corrispettivo assegno sia per l'acquisto, come pel mantenimento dei due animali per tutto il tempo che non potrà essere riparato definitivamente il danno. Con osservanza l'uff. dir.
PACCHIOTTI
All'Onor. direzione provinciale delle regie poste In Broccasecca 2.° R. UFFICIO POSTALE DI BROCCASECCA. N. di posizione …….. 545B
N. di Protocollo generale .. 671
N. di partenza ……… 844
OGGETTO:
TOPI e GATTI
Broccasecca, 20 aprile 1880. L'Ufficio di Castagnazzo dipendente da questo circolo postale ci scrive con lettera del 5 andante mese come uno stormo di topi infesti danneggino le carte, le corrispondenze, non che gl'indumenti e i mobili di detto locale; onde si muove per mezzo nostro istanza a codesta Onorevole Direzione centrale affinchè voglia provvedere con una pronta riparazione o quanto meno assegnare un'adeguata somma per l'acquisto e il mantenimento di due animali felini, resi necessari dall'urgenza e condizione delle cose. Per il Reggente
BALOSSI
All'Onorevole direzione Centrale delle Regie poste Milano 3.° DIREZIONE GENERALE DELLE REGIE POSTE DI MILANO N. di posizione ……. 567494
N. di Protocollo generale 278944CC
N. di partenza ……. 27945
OGGETTO: GATTI E TOPI Milano, 30 maggio 1880 Eccellenza, Si è riscontrato nel'ufficio postale di Castagnazzo (Broccasecca) che le carte e le corrispondenze d'ufficio, non che vaglia e oggetti personali sono frequentemente danneggiati dai topi dell'attiguo canale. A rimuovere l'anzidetto inconveniente prego V.E. a voler ordinare un'ispezione di tecnici a detto locale e ad autorizzare intanto con equo assegno il dirigente ufficio ad acquistare e a mantenere due gatti comuni. Per il che credo possa bastare un assegno di L. 70 (settanta). Con profondo ossequio.

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Argomenti: bel bello,    ufficio postale,    nuovo padrone,    circolo postale,    protocollo generale

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