Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi pagina 15

Testo di pubblico dominio

Che, che! il contrabbasso è la prosa; la poesia è di là… sulle corde del violino. Ah donne, donne, tutte eguali! Le donne non vi stimeranno e non vi ameranno per le vostre qualità e per le vostre virtù, ma per la corda che voi saprete toccare. Questi furono gli irritati pensieri che passarono nella testa dell'infelice e che vennero a mescolarsi alle note e agli applausi per tutto il tempo che durò il concerto. Il quale si chiuse con un nuovo trionfo di Bernardini. Tutti salutarono il valente artista gridando bravo, applaudendo, agitando i fazzoletti. Anche lei applaudiva colle sue piccole mani inguantate: quindi uscì senza nemmeno degnare d'uno sguardo colui che l'aveva scampata da un mortale pericolo e che, ritto sulla soglia della gran porta d'ingresso, pareva messo là a supplicare una limosina di compatimento. * * * Lord From non chiuse occhio tutta la notte.—Questa volta il colpo ora stato più forte del suo orgoglio, Egli sentì che non avrebbe avuto più il coraggio di ricomparire sul palco in compagnia del suo sventurato strumento per farsi compatire e canzonare dalla ingrata creatura. Gli pareva che le voci dei violini avessero a ridere di lui. Il secondo concerto doveva aver luogo tre giorni dopo, ma lord From non si lasciò vedere alle prove. Mandò a dire che si sentiva poco bene, stette chiuso in camera, e dopo un'altra notte non dormita, il suo pensiero era fatto. Ordinò che gli si portasse nella stanza il contrabasso, che di solito rimaneva nella sala dei concerti e quasi gli ripugnasse la vista, lo coprì della sua veste di panno verde, allacciata con bottoni e nastri rossi, che davano all'istrumento l'aspetto d'un grasso servitore in livrea. L'appoggiò al muro e gli voltò le spalle con un grugnito che voleva dire:—Sta lì, maledetto….—e uscì a passeggiare solo per la deserta stradicciuola del Lunghin. Quel giorno non pranzò, non parlò con nessuno, finchè non calarono le tenebre a velare i dolori e i rancori del mondo. E quando fu buio del tutto, tolse sulle spalle il contrabasso, e appoggiato a un bastone di montagna, prese una stradina a man destra, svoltò in un'altra e si avviò per quella che costeggia il taglietto di Silz, deserta in quell'ora come ogni altro viottolo del monte. Da lontano torreggiava nell'ombra la mole massiccia del Kursaal, che guardava nelle tenebre coi cento occhi delle sue finestre illuminate. L'acqua aveva dei bagliori lividi. Grosse nuvole velavano la cima dei monti circostanti. Lord From camminò quasi un'ora alla volta di Silz, finchè giunse in un punto ove il lago, restringendosi, s'incanala in un fiumiciattolo. Di qui, passando sotto un ponte di legno, l'acqua scorre più rapida verso gli altri laghetti di Silvaplana e di S. Moritz. Il luogo era deserto e la notte chiusa. Stette un istante sul ponte a guardare l'acqua corrente, girò lo sguardo intorno, e quando fu ben sicuro di non essere veduto, attaccata una grossa pietra al collo del contrabasso, con un battito violento di cuore, lo lasciò scivolare nell'acqua fredda e nera. La cassa dette un piccolo tonfo sonoro, poi venne a galleggiare a fior d'acqua, come se invocasse misericordia; ma il crudele padrone ve la rituffò colla punta ferrata dell'alpenstok e la spinse egli stesso verso il fondo. Un rantolo come di morte gli disse che l'acqua entrava nelle viscere dell'affogato che, gorgogliando, sparì. Lord From si passò il palmo della mano sugli occhi e voltando le spalle al Maloja e a' suoi abitanti, giunse sul far del mattino a S. Moritz. Di qui per il Bernina scese in Italia, lasciando negli impicci il direttore d'orchestra che, non potendo far senza di un contrabasso, (e questa era la vendetta) dovette sospendere i concerti fino a nuovo avviso. Lord From non si è più riveduto a Milano; e v'è chi assicura che, rifugiatosi a Trieste, vi abbia aperta una bottega di formaggio parmigiano e di Gorgonzola. Qualche anno dopo, alle cascate del laghetto di S. Moritz veniva ripescato un cadavere vestito di verde con bottoni rossi, non ancora corrotto, quantunque, preso e conficcato tra gli sterpi e le rupi, fosse rimasto tutto il tempo in molle. Accorsa l'autorità cantonale, si verificò che l'annegato non era un uomo, ma un contrabasso colle corde spezzate. Nel ventre gli trovarono un piccolo guanto di donna. Il giornalista locale nel registrare in cronaca lo strano e curioso avvenimento, finiva il suo cenno con una frase, che a quei buoni svizzeri dell'Engadina parve nuova.—Sembra—conchiudeva—che anche questa volta sia il caso di esclamare: «Cherchez la femme!» PARLATENE ALLA ZIA (DIALOGO) PARLATENE ALLA ZIA (DIALOGO) Nicolò è un giovanotto maturo, che ha già fatto le sue campagne. Gran buon diavolo nel fondo. Siamo in campagna nella villa d'Incirano. Nicolò in cappello di paglia e in abito grigio chiaro, entra dal giardino e dice a qualcuno che non si vede: Grazie, aspetterò.—Dà un'occhiata intorno, si passa una mano nei capelli e con un breve sospiro d'affanno, dice: Eccomi qua. Il cuore mi batte come se volesse scoppiare. Ho paura di aver già fatto un passo falso. Basta! sono ancora in tempo a pentirmi e se sarà il caso, infilerò l'uscio. (Si abbandona, su un divano). Sicuro, Nicolò: se non concludi qualche cosa quest'oggi, tu morirai nel tuo letto in odore di verginità. No, no: è tempo che tu la pigli questa moglie benedetta! Vedi? (va a guardarsi in uno specchio). Tu sei arrivato a quell'età in cui, se il frutto non si coglie, casca in terra a marcire. Non sei un brutto mostro: che, che? (carezzandosi i baffi). Puoi passare ancora per un giovinetto in gambe, ma…. qua e là comincia a spuntare qualche capello meno nero degli altri. Certe mattine hai la ciera d'un uomo che ha dormito male (parlando alla sua immagine). Sicuro, signor Nicolò: quel vivere di qua, di là, sulle trattorie, sui caffè, sui clubs, in compagnia di scapoloni pari suoi non è più una vita fatta per lei… Lei digerisce male, lei dorme male, diventa sempre più brontolone, bisbetico, incontentabile e a lungo andare finirà col fare uno sproposito. Chi non si marita a tempo, sposa la morte prima del tempo; tranne il caso in cui si sposa la serva (torna a sedere).—Mia sorella Giacomina, che da un pezzo mi ha sul cuore, la settimana scorsa mi disse:—Nicolò, c'è una ragazza che va bene per te: anzi ce ne sono due: le sorelle Bellini, due care creaturine sui ventitrè l'una, sui ventiquattro l'altra, non troppo giovani o nemmeno troppo stagionate, un po' disgraziate nella famiglia, ma buone, belle, con qualche po' di sostanza. Tu non hai che a scegliere. Esse vivono a Incirano con una zia che fa loro da madre, perchè le poverine hanno perduto i parenti e non hanno si può dire nessuno al mondo. Sotto questo aspetto tu fai quasi un'opera di carità. Va a mio nome, cerca della zia, mettiti nelle sue mani e lascia fare alla provvidenza. Eccomi qui. Ora le vedrò e dovrò scegliere tra le due… (vede sul tavolino alcuni ritratti in piccole cornici). Forse questo è il loro ritratto. Carina questa col suo profilo greco, con que' capelli pettinati alla Niobe. Forse questa è il ventitre. Ma anche questo ventiquattro non c'è male. Forse questa è bionda, e questa è bruna. Chi mi consiglia? Il biondo è più romantico, più…. simbolico….. troppo Svezia e Norvegia. Il bruno è quasi sempre segno di un carattere ardente, geloso…. troppo Spagna e Portogallo. Che ti dice il cuore, Nicolò? ventitre o ventiquattro?…. (pesa nelle mani i due ritratti). Sentiremo il consiglio della zia, che nella sua esperienza saprà guidare un povero uomo sempre incerto nel cammino della vita. (indicando un altro ritratto grande) Certo questa vecchia cuffia è la zia dei buoni consigli. Lei conosce le due ragazze e saprà dirmi quale delle due ha più disposizioni al settimo sacramento. Per me capisco, che se dovessi scegliere, farei la fine dell'asino che, messo tra due fasci di fieno, si è lasciato morire di fame. Zitto, qualcun

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Argomenti: povero uomo,    formaggio parmigiano,    nuovo trionfo,    mortale pericolo,    sventurato strumento

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