Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi pagina 14

Testo di pubblico dominio

Bernardini, un piccoletto brutto, con una zazzera da can barbino. —È capace di dare a intendere alla bionda ch'egli è un ambasciatore russo in viaggio… —State attenti che s'innamora anche questa volta… Non eran, così dicendo, molto lontani dal vero. Miss Dy era una ragazza da innamorare anche un contrabasso, con quel suo fare espansivo, un po' bohême, con quegli occhi intelligenti e buoni; e poi, non doveva al gentile italiano un tributo di sincera gratitudine? Nei tre o quattro giorni che precedettero il concerto, essa presentò il signor Barbetta a sua madre, che si mostrò molto riconoscente anche lei, per quanto egli potè capire dal bisbiglio sibilante della vecchia e veneranda matrona. Lord From imparò a stringere anche lui la mano alla moda inglese e a dire Good by, adieu, for ever. Nelle ore che gli lasciavano libere le prove, andava a collocarsi sulla strada per cui la bionda e ideale creatura passava, quando recavasi coll'album a disegnare sulla piattaforma del castello. Si accompagnava un tratto a lei, arrestavasi a discorrere con lei, cogli occhi incantati sulla testolina fina e aristocratica di miss Lutzon (s'era fatto dire il nome dal cuoco dell'albergo) e tornavano qualche volta insieme per la promenade des artistes, passando dalla chiesa cattolica, fino alla sorgente…. La musica era generalmente il discorso favorito. Miss Lutzon confessò di preferire tra tutte le opere del repertorio italiano la Favorita del Donizetti, di cui sapeva gorgheggiare (non troppo bene) qualche motivo…. Insomma la faccia di Lord From divenne così seria, che i compagni giurarono di divertirsi un poco alle sue spalle; e il tiro questa volta riuscì per caso più terribile delle altre volte. Barbetta non alloggiava al grand Hotel, dove non vanno che gl'inglesi veri, ma teneva una stanzuccia ammobigliata al più modesto albergo Lunghin, alquanto in disparte e segregato, in compagnia di due suoi compagni meno rumorosi degli altri. Con uno di questi, il primo corno inglese, si lasciò andare a qualche confidenza una sera mentre passeggiavano lungo la bella strada del lago. Tanto bastò perchè il Bernardini concertasse uno scherzo, che doveva riuscire funesto al povero innamorato. Mentre tutti dormivano al Kursaal, tra l'una e le due di notte, con un bianchissimo chiaro di luna, il piccolo diavolo andò a mettersi sotto la finestra di miss Dy, nell'ombra dell'edificio, e cavando dal suo venerabile Stradivari i suoni più teneri e parlanti, eseguì, come non sa eseguire che un Bernardini, la Romanza «Spirto gentil» della Favorita. Non era un violino, no: era la voce d'un angelo o d'uno spirito dolente e vagolante per la luminosa solitudine della notte. Quella voce non dovea parlare inutilmente al cuore d'una giovinetta entusiasta; ed ecco infatti aprirsi una finestra del secondo piano, comparire un non so che di bianco e un mazzetto di fiori cadere ai piedi del delicato ammiratore. Miss Tennis dormiva il sonno della sua vecchia innocenza, Lord From non si accorse di nulla. Dormiva anche lui. * * * Venne il giorno del primo concerto. Grande come sempre fu il concorso dei viaggiatori e dei toristi a questa festa dell'arte, che raccoglie ogni anno i migliori elementi della Scala e del Regio di Torino. Il programma era ricco e svariato, per tutti i gusti, come un menu di table d'hôte. C'era del Weber, del Verdi, del Wagner e per fino del Mascagni di contrabbando. (Maloia è a trenta chilometri dal confine italiano). Miss Dy fece il suo ingresso trionfale nel salone del teatro in un vestito tutto bianco, sul quale l'oro de' capelli spiccava mirabilmente: non era una donna, ma una visione, secondo ebbe a dichiarare lo stesso Bernardini, un matto che a tutti gli astratti preferiva un arrosto annegato. Nel mettersi al suo posto la giovine cercò collo sguardo il suo salvatore, che stava confuso cogli altri sul palco, estatico, coll'archetto in mano, sul quale faceva scorrere della polvere di pece, e gli sorrise graziosamente. Questo sorriso voleva dire;—Grazie della gentile serenata; voi avete parlato col cuore nella voce del vostro magico strumento….—Lord From non seppe interpretare il senso di questo delizioso ed eloquente sorriso, ma rimase lì in piedi, astratto, confuso al punto, che non sentì il primo tac-tac del direttore. Tutti si mettono a posto: si fa un gran silenzio. Barbetta, attaccato al collo del suo contrabasso, ha la fortuna di non volgere le spalle alla platea e di potere, tra un from e l'altro, attingere l'ispirazione a quel volto divino. S'incomincia con un notturno di Chopin a soli archi, nel quale egli ha poca parte, tranne un sommesso accompagnamento; ma Bernardini è insuperabile, elettrizzante, un mago incantatore, non un suonatore di violino. All'ultima volata scoppia un applauso universale, in cui si sentono rumoreggiare le grosse mani dei compatrioti di Beethoven; applaudirebbe anche miss Tennis, se ciò fosse propre. Ma applaude per lei miss Dy, sul volto della quale erra e si confonde una strana impressione di sorpresa, mista a una curiosità non soddisfatta e ad un senso quasi di rincrescimento. Essa ha riconosciuta la voce parlante del vecchio Stradivari; oh, non è possibile che ce ne siano due al mondo di quelle voci…. Lord From, per natura invidioso, cerca inutilmente di attrarre gli occhi della bella straniera e ne soffre, se ne rode, si morde il labbro. Ma non c'è tempo di far dei romanzi. Il direttore batte di nuovo la bacchetta sul leggìo, fa un segno speciale al contrabasso di sinistra, che non smette dal voltare pagine di musica, e…. tac-tac si affronta una indemoniata sinfonia di Berlioz, nella quale tutti hanno da sudare un paio di camicie, specialmente il contrabasso, che nell'orchestrina limitata, deve sostenere quasi tutto il motivo dominante. Non senza un po' d'emozione lord From si attaccò questa volta al fidato compagno della sua vita, al segreto confidente de' suoi misteriosi pensieri. La prima parte va piana. Ogni quattro battute il contrabasso entra regolarmente con from grave, solenne come la parola di un giudice. Poi il tempo stringe; e il from scatta ogni tre battute più secco, più nervoso: finchè par che diventi irascibile…. Entriamo nel fitto della tempesta sinfonica. Pare che Berlioz voglia descrivere lo scatenarsi degli elementi: squillano gli ottoni raucamente, e il contrabasso deve segnare delle ripide scale decrescenti, oscure come quelle dell'inferno. L'occhio alla musica, la sinistra alle chiavi o alle corde, la destra alla pancia dello strumento, ecco comincia il rinforzato; le scale si fan sempre più lunghe, più buie, più cromatiche e obbligano Napoleone Barbetta a scendere in cantina a prendere una nota grossa e pesante per riportarla su su, assottigliandola, fino alle chiavi. E nello sforzo, nella tensione, la faccia è pallida, la fronte è bagnata di sudore, l'occhio esce dall'orbita e le falde dell'abito nero svolazzano di dietro e gli danno l'aspetto d'uno scarabeo che tenti di volare. Finalmente, dopo il finale scatenamento, il direttore, volgendosi direttamente a lui coll'archetto appuntato come una spada, lo sostiene nell'ultima stretta. E lui con tutta la forza de' suoi trent'anni si butta sulle corde di mezzo e corre disperatamente in uno affrettato infernale, fino all'ultimo from. Il pezzo bizzarro non piace. Miss Dy ride dietro il ventaglio e fa fare a miss Tennis un bocchino di clarinetto…. Lord From da rosso infiammato diventa bianco come lo sparato della sua camicia. Invano egli invoca uno sguardo di lode, o almeno di compatimento: gli par di capire la ragione di questo improvviso mutamento. Forse istintivamente l'aveva prevista fin da principio, quando aveva evitato, parlando con lei, di dirle tutta la verità… Un suonatore di contrabasso non può essere ideale. Non importa ch'egli sia giovine, bello, elegante gentiluomo, colto, educato: non ch'egli abbia esposta la vita per la patria; nè che abbia salvata quella di una creatura umana…

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Argomenti: ambasciatore russo,    bisbiglio sibilante,    moda inglese,    ideale creatura,    repertorio italiano

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