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Il fiore di Dante Alighieri pagina 17mia ventura, Di toccarne l'erlique i' pur pensava. Nel mi' bordon non avea ferratura, Ché giamai contra pietre no·ll'urtava; La scarsella sì era san' costura. CCXXIX [...] Tant' andai giorno e notte caminando, Col mi' bordon che non era ferrato, Che 'ntra' duo be' pilastri fu' arivato: Molto s'andò il mi' cuor riconfortando. Dritt' a l'erlique venni apressimando, E·mantenente mi fu' inginocchiato Per adorar quel bel corpo beato; Po' venni la coverta solevando. E poi provai sed i' potea il bordone, In quella balestriera ch'i' v'ò detto, Metterlo dentro tutto di randone; Ma i' non potti, ch'ell' era sì stretto L'entrata, che 'l fatto andò in falligione. La prima volta i' vi fu' ben distretto. CCXXX [...] Pe·più volte fallì' a·llui ficcare, Perciò che 'n nulla guisa vi capea; E·lla scarsella ch'al bordon pendea, Tuttor di sotto la facea urtare, Credendo il bordon me' far entrare; Ma già nessuna cosa mi valea. Ma a la fine i' pur tanto scotea Ched i' pur lo facea oltre passare: Sì ch'io allora il fior tutto sfogliai, E la semenza ch'i' avea portata, Quand' ebbi arato, sì·lla seminai. La semenza del fior v'era cascata: Amendue insieme sì·lle mescolai, Che molta di buon' erba n'è po' nata. CCXXXI [...] Quand' i' mi vidi in così alto grado, Tutti i mie' benfattori ringraziai, E più gli amo oggi ch'i' non feci mai, Che molto si penâr di far mi' grado. Al Die d'Amor ed a la madre i' bado, E a' baron' de l'oste chiamo assai D'esser loro fedele a sempremai E di servirgli e non guardar ma' guado. Al buono Amico e a Bellacoglienza Rendé' grazïe mille e mille volte; Ma di Ragion non ebbi sovenenza, Che·lle mie gioie mi credette aver tolte. Ma contra lei i' ebbi provedenza, Sì ch'i' l'ò tutte quante avute e colte. CCXXXII [...] Malgrado di Ricchezza la spietata, Ch'unquanche di pietà non seppe usare, Che del camin ch'à nome Troppo–Dare Le piacque di vietarmene l'entrata! Ancor di Gelosia, ch'è·ssì spietata Che dagli amanti vuole il fior guardare! Ma pure 'l mio non sepp' ella murare, Ched i' non vi trovasse alcuna entrata; Ond' io le tolsi il fior ch'ella guardava: E sì ne stava in sì gran sospezzone Che·lla sua gente tuttor invegghiava. Bellacoglienza ne tenne in pregione, Perch'ella punto in lei non si fidava: E sì n'er' ella donna di ragione. Tag: entrata contra tutto semenza scarsella grado mille volte notte Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Corbaccio di Giovanni Boccaccio I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni La trovatella di Milano di Carolina Invernizio La via del rifugio di Guido Gozzano Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Cuba Cina: un possibile itinerario di viaggio El Gouna: la vera alternativa a Sharm El Sheik Ravenna Vacanze Estate Ravenna
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