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Il fiore di Dante Alighieri pagina 10no·mmenâr co·llor già gente armata, Ma come gente di gran penitenza Si mosser per fornir ben lor giornata. CXXIX Com'Astinenza andò a Mala–Bocca Astinenza–Costretta la primera Sì si vestì di roba di renduta, Velata che non fosse conosciuta; Con un saltero i·man facea preghera. La ciera sua non parea molto fera, Anz'era umile e piana divenuta; Al saltero una filza avea penduta Di paternostri, e 'l laccio di fil iera. Ed i·mano un bordon di ladorneccio Portava, il qual le donò ser Baratto: Già non era di melo né di leccio; Il suocer le l'avea tagliato e fatto. La scarsella avea piena di forneccio. Ver' Mala–Bocca andò per darli matto. CXXX Come Falsembiante andò a Mala–Bocca Falso–Sembiante, sì com' on di coro Religïoso e di santa vita, S'aparecchiò, e sì avea vestita La roba frate Alberto d'Agimoro. Il su' bordon non fu di secomoro, Ma di gran falsità ben ripulita; La sua scarsella avea pien' e fornita Di tradigion, più che d'argento o d'oro; Ed una bibbia al collo tutta sola Portava: in seno avea rasoio tagliente, Ch'el fece fabbricare a Tagliagola, Di che quel Mala–Bocca maldicente Fu poï strangolato, che tal gola Avëa de dir male d'ogne gente. CXXXI Mala–Bocca, Falsembiante e Costretta–Astinenza Così n'andaro in lor pellegrinaggio La buona pellegrina e 'l pellegrino; Ver' Mala–Bocca tenner lor camino, Che troppo ben guardava su' passaggio. E Falsembiante malizioso e saggio Il salutò col capo molto chino, E sì gli diss': «I' son mastro divino, Sì siàn venuti a voi per ostellaggio». Mala–Bocca conobbe ben Sembiante, Ma non che·ffosse Falso; sì rispuose Ch'ostel darebbe lor: «Venite avante». Ad Astinenza molto mente puose, Ché veduta l'avea per volte mante; Ma per Costretta già mai no·lla spuose. CXXXII Mala–Bocca, Falsembiante e Costretta–Astinenza Mala–Bocca sì 'nchiede i pellegrini Di loro stato e di lor condizione, E dimandò qual era la cagione Ch'egli andavan sì matti e sì tapini. Que' disser: «No' sì siàn mastri divini, E sì cerchiamo in ogne regïone De l'anime che vanno a perdizione, Per rimenargli a lor dritti camini. Or par che·ssia piaciuto al Salvatore D'averci qui condotti per vo' dire E gastigar del vostro grande errore, S'e' vi piace d'intender e d'udire». « [...]–ore O fatto, i' sì son presto d'ubidire». CXXXIII Astinenza Astinenza sì cominciò a parlare, E disse: «La vertude più sovrana Che possa aver la criatura umana, Sì è della sua lingua rifrenare. Sovr' ogn' altra persona a noi sì pare Ch'esto peccato in voi fiorisce e grana; Se no'l lasciate, egli è cosa certana Che nello 'nferno vi conviene andare: Ché pezz'à ch'una truffola levaste Sopra 'l valetto che vo' ben sapete: Con grande torto voi il difamaste, Ch'e' non pensava a·cciò che vo' credete. Bellacoglienza tanto ne gravaste Ch'ella fu messa là ove vo' vedete». CXXXIV Mala–Bocca Udendo Mala–Bocca ch'Astinenza Sì forte il biasimava e riprendea, Sì·ssi crucciò, e disse ch'e' volea Ch'andasser fuor della su'apartenenza: «Vo' credete coprir Bellacoglienza Di ciò che quel valetto far credea. Be·llo dissi e dirò, che la volea Donargli il fior, e quest'era sua 'ntenza. Quel nonn–errò del bascio, quest' è certo: Per ch'i' vi dico, a voi divinatori, Che questo fatto non fia già coverto. Vo' mi parete due inganatori: Andate fuor di casa, che 'n aperto Vi dico ch'i' non vo' tapinatori». CXXXV Falsembiante Falso–Sembiante disse: «Per merzede Vi priego, Mala–Bocca, ch'ascoltiate; Ché, quand' uon conta pura veritate, Molt' è folle colù' che no·lla crede. Vo' sete ben certan che·ll'uon non vede Che 'l valletto vi porti nimistate; Sed egli amasse tanto l'amistate Del fior quanto vo' dite, a buona fede, Egli à gran pezza ch'e' v'avrïa morto, Avendogli voi fatto tal oltraggio; Ma non vi pensa e non si n'è acorto, E·ttuttor sì vi mostra buon coraggio, E servirebbevi a dritto e a torto Come que' ch'è cortese e prode e saggio». CXXXVI La ripentenza Mala–Bocca Ser Mala–Bocca si fu ripentuto Di ciò ch'egli avea detto o pur pensato, Ched e' credette ben aver fallato; Sì disse a Falsembiante: «Il vostro aiuto Convien ch'i' aggia, ch'i' non sia perduto»; E 'mantenente si fu inginocchiato, E disse: «I' sì vogli' esser confessato D'ogne peccato che m'è avenuto». Astinenza–Costretta il prese allora, Che·ss'era molto ben sobarcolata, E Falsembiante col rasoio lavora: A Mala–Bocca la gola à tagliata. E po' rupper la porta san' dimora: Larghezza e Cortesia l'ànno passata. CXXXVII Cortesia e Larghezza e la Vecchia Tutti quattro passarono il portale, E sì trovaron dentro a la porpresa La Vecchia, che del castro era discesa; Quando gli vide, le ne parve male, Ma tuttavia non ne fece segnale. Larghezza e Cortesia sì l'ànno atesa, E disserle: «Madonna, san' difesa Potete prender quanto il nostro vale: Chéd egli è vostro, sanza farne parte, E sì ve ne doniàn già la sagina E sopra tutto vi vogliàn far carte». La Vecchia, che sapea ben la dottrina, Ché molte volte avea studiato l'arte, Gline marzïa molto e gline 'nchina. CXXXVIII Falsembiante Falsembiante a la Vecchia sì à detto: «Per Dio, gentil madonna prezïosa Che sempre foste e siete pïetosa, Che vo' aggiate merzé del buon valletto! Ch'e' vi piaccia portarle un gioeletto Da la sua parte a quella grazïosa Bellacoglienza, che gli fu nascosa, De ch'egli à avuto il cuor molto distretto! Vedete qui fermagli ch'e' le manda, E queste anella e questi intrecciatoi, Ancora questa nobile ghirlanda. Il fatto suo si tien tratutto a voi; Ciascun di noi per sé lui racomanda: Del fatto vostro penserén ben noi». CXXXIX La Vecchia e Falsembiante La Vecchia sì rispuose san' tardare, Ché 'l male e 'l ben sapea quantunque n'era: «Vo' mi fate così dolze preghera Ch'i' no lo vi saprei giamai vietare. Questi gioelli i' sì vo' ben portare E dargli nella più bella maniera Che io potrò; ma una lingua fiera, Che quaentr' è, mi fa molto dottare, E·cciò è Mala–Bocca maldicente, Che contruova ogne dì nuovi misfatti, Né non riguarda amico né parente». «No'l ridottate più giamai a fatti, Ché noi sì l'abbiàn morto, quel dolente, Sanza che 'n noi trovasse trieva o patti. CXL La Vecchia e Falsembiante «Certanamente noi gli abbiàn segata La gola, e giace morto nel fossato: E' nonn–à guar' che noi l'abbiàn gittato, E 'l diavol sì n'à l'anima portata». La Vecchia sì rispuose: «Or è amendata Nostra bisogna, po' ch'egli è sì andato. Colui cu' vo' m'avete acomandato, I' metterò in servirlo mia pensata. Dit' al valetto ch'i' ne parleròe: Quando vedrò che 'l fatto sia ben giunto, I' tutta sola a chieder sì·ll'andròe». Allor si parte, ed ivi fece punto, E tutti quanti a Dio gli acomandòe. Molto mi parve che 'l fatto sie 'n punto. CXLI La Vecchia e Bellacoglienza Dritta a la camera a la donna mia N'andò la Vecchia, quanto può trottando, E quella la trovò molto pensando, Come se fosse d'una voglia ria. Crucciosa so ch'era, che non ridia: Sì tosto allor la va riconfortando, E disse: «Figliuola mia, io ti comando Che·ttu nonn–entri già i·mmalinconia; E vê·cciò che tu' amico ti presenta». Allor le mostra quelle gioielette, Pregandola ch'a prenderl' aconsenta: «Reguarda com' elle son belle e nette». E quell' a domandar non fu già lenta Chi era colui che gliele tramette. CXLII La Vecchia «Il bel valetto di cu' biasmo avesti Giadisse, sì è colui che·lle ti manda, E 'l rimanente ch'à è a tua comanda: Unquanche uon più cortese non vedesti. E priegati, se mai ben gli volesti, Che per l'amor di lui questa ghirlanda Deggie portare, e sì sé racomanda Del tutto a te: gran peccato faresti Se 'l su' presente tu gli rifusassi; Ch'i' son certana ch'e' si disperrebbe Se·ttu così Tag: vecchia fatto noi gran morto gola parte male peccato Argomenti: parete due Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le rimembranze di Giacomo Leopardi Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Caratteristiche del mixed wrestling Il naturale dei prodotti per la cura della pelle La bellezza della forma naturale Offerta capodanno a Zurigo Il turismo in Giappone torna a crescere
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