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Fior di passione di Matilde Serao pagina 18occhietti sospettosi, una buona, simpatica e nervosa lucertola. Vorrei narrarle la mia disperazione, perchè lei non verrà. Un carabiniere è ritto sotto la porta; non mi guarda. Vorrei dirgli quanto son disperato, poichè lei non verrà. Gli ultimi minuti; prima che il treno arrivi, io li vivo triplicatamente, giunto al culmine d'ogni sensazione. Viene il treno, la campanella è stridula, le orecchie mi tintinnano. Il sole appare vittorioso all'orizzonte e il fumo bianco della macchina s'indora. Lei non vi è. Non mi avanzo, rimango immobile morendo in piedi. Scendono contadini dalla terza classe; dei signori una vecchia, un bambino dalla seconda. Lei non vi è. D'un tratto, lontano, nella penultima carrozza di prima classe, allo sportello non fa che apparire e scomparire un volto smorto. Mi trovo la forza di aprire la portiera. In una mano ghiacciata è appoggiata una manina tremante. Non ci parliamo, ma ci guardiamo, camminiamo accanto. Quei due esseri pallidi, senza voce, tremanti come bimbi sono un uomo a trent'anni forte e coraggioso, una donna di spirito e di coraggio. Alla porta le faccio una domanda insulsa, inutile. --Hai il biglietto? Lo ha, me lo mostra. Passiamo. Ce ne andiamo nel polverio della via, senza osare di darci il braccio. L'albergatore dalla soglia ci sorride. Lei sorride con gli occhi pieni di lagrime, io non sento che il profumo acuto dei suoi guanti, il suo profumo... Tu hai potuto dimenticare, io ho potuto dimenticare. Poichè questo caso mostruoso, inaudito, è stato possibile, sogghigniamo e diciamo pure che la vita, nella sua più alta espressione che è l'amore, non è che un vano e miserabile sogno. Duetto di salone. Le due amiche si erano, all'uso napoletano, cordialmente baciate sulle guancie. Giovannina, la maritata, taceva, affannando un poco, come se le scale l'avessero incomodata; Maria, la fanciulla, le teneva una mano fra le proprie, sorridendo e mormorando: --Come hai fatto bene a venire, come hai fatto bene... --Sì, carina, carina--disse Giovanna, sollevando con un dito il mento di Maria, per guardarla bene negli occhi--sono venuta appena di ritorno dalla villeggiatura. Sono rimasta laggiù, nel mio quasi castello, troppo tempo... troppo tempo... mi son lasciata prendere dalla malinconia... --.... Malinconia? Non mi pare, Giovannina. Tu hai il viso della serenità: il sangue colorisce il tuo volto, lo sguardo brilla; non hai neppure quella brutta traccia di voglia, che è quell'ombra nera sotto gli occhi. --Infatti, io sono serena--rispose Giovanna con un lieve stiracchiamento del labbro che poteva parere sorriso--ma non è di me che si tratta, è di te, mia ridente e placida. Sono venuta qui per sapere tutto quello che hai fatto da luglio che noi non ci vediamo, come ti sei divertita, come ti sei annoiata, quello che hai detto, quello che hai pensato,--una storia lunga, lunga, lunga, come quelle che chieggono i bambini. Ascolto, mia bella Schehezerade. --Cara, da luglio ad agosto sono stata a Castellammare, da agosto a settembre a Sorrento. --E dal primo ottobre sinora? --A Napoli. --A Napoli? --Napoli. Le tre parole squillarono nette e decise, tanto nell'interrogazione, quanto nelle due affermazioni. Un minuto di silenzio. --E poi?--chiese ancora Giovannina, distendendosi con un moto voluttuoso nelle sue pelliccie. --E poi, che cosa? --Che hai fatto, cuor mio, in tutti questi siti? --Ah!.. ecco. A Castellammare ho preso il bagno, ho nuotato, ho ballato moltissimo; a Sorrento ho passeggiato, a piedi, a cavallo, in carrozza; ho letto molto, ho fatto molta musica, ho contemplato molti tramonti e molte notti stellate; ho ballato ancora... --E qui? --Qui? Le solite cose. --Nulla di nuovo, carissima creatura? --Nulla di nuovo, Giovannina mia. Giovannina compresse un vivo moto di dispetto: la fanciulla non voleva confessare il suo segreto. --Dimmi tu che cosa hai fatto, Giovannina--domandò la fanciulla con molta bonomia. --Sai, nulla di eccezionale, neppure quest'anno. Pei bagni, a Livorno. --È bello Livorno? --Stupendo, Maria. --... e allora? --Allora, allora ti dirò che è troppo stupendo, e che ti fa trovare insopportabili tutti gli altri siti. Là il mare poeticamente burrascoso, tanto più bello nelle ore di tranquillità: quante volte sono stata a contemplarlo!... --Con tuo marito? --Luigi? neppure per sogno; egli odia il mare. Poi, i mariti hanno sempre il grave difetto di odiare quello che le mogli amano. Ahimè, Maria, quante volte abbiamo litigato con Luigi, per la musica di Beethoven, per il colore del nostro salotto, per quella cara marchesa Fulvia che egli non può soffrire! Liti lunghe, aspre; egli è flemmatico, io sono nervosa... --Tu non sei felice? --Felice, felice!... non dimandare certe cose. Ci maritano molto bene noialtre ragazze... --Tu amavi Luigi? --Lo amavo, lo amavo... mi piaceva, invece. Egli portava la marsina in un modo irreprensibile, ballava il valzer, come nessuno lo balla, dirigeva il cotillon come pochi lo dirigono. Ed il modo come mi faceva la corte! Follie addirittura: viaggi a rotta di collo, scene di gelosia feroci, pianti, singhiozzi, un delirio. Sai, questo fa impressione alle ragazze... --E dopo? --Dopo ci siamo sposati: ecco tutto. --Vale a dire? --Vale a dire che non m'importa più come porta la marsina, poichè lo vedo spesso in giacchetta; con me non ci balla più. Mi ha sposato, non piange più, non freme più, non impazzisce più, crede alla mia virtù, crede al mio amore, crede alla propria onnipotenza... --Ebbene, questo non basta? Non è questo l'amore? --.... no, viene un giorno che questo non basta. Di fronte alla placida indifferenza dello sposo, dinanzi alla sua regale aria di conquista, la donna prova un senso di irritazione... --Il matrimonio è la pace, Giovannina. --No. L'irritazione cresce quando quest'uomo trascura poco a poco tutti i mezzi per sedurre sua moglie, tutti i mezzi per piacerle, tutti i mezzi per essere verso lei il più bello, il più nobile, il più intelligente, il più innamorato fra gli uomini... --La moglie non è l'amante, Giovannina. --Che ne sai tu, fanciulla tranquilla ed inconscia? Io so che Luigi mi amava prima del matrimonio e spasimava per ottenere l'amor mio; ora non m'ama più, poichè è sicuro di essere amato. --Tu non sei indulgente con lui, Giovannina. L'amore è fatto di indulgenza. --No, è fatto di giustizia. Sono io meno bella, forse? Sono io meno elegante, meno graziosa, meno amabile? No: è lui che è mutato. Dal maggio io ho notato una decrescenza nel suo affetto. Ora è indifferente. --Tu puoi ingannarti, Giovannina. Sei tu sicura della serenità del tuo giudizio? --Sicura? Vedi, io adoro il mare. Non potendo stare a Napoli, nell'estate, decido di andare a Livorno--lui ci viene a malincuore, seccato, trovando l'acqua salsa inutile e Pancaldi noioso. L'Ardenza non lo commuove punto... si può immaginare di peggio? --Ma perchè non venivate via? --Per dargliela vinta? --Il sacrifìcio è lieve quando si ama. --Dunque tutti i sacrificii debbo farli io? Noi donne non saremo sempre che l'esempio dell'abnegazione? Noi ad amare, noi a sopportare i fastidii, noi a scusare le ridicolaggini del marito, noi a lusingarci che ci ami ancora, noi ad offrirgli dei prestiti per la sua indifferenza! È troppo, è troppo, la misura soverchia! Giovannina si era riscaldata poco a poco, come se nessuno l'ascoltasse, come se facesse un discorso con sè stessa. Invece la fanciulla l'ascoltava attentamente, guardandola coi suoi grandi occhi luminosi di bontà. --È grave, è gravissimo--riprese Giovannina--questo maritarsi con una persona con cui non si è avuta nessuna intimità. Dumas lo deve aver detto molte volte; egli lo pensava, io lo sento. Dio mio! Pranzare, passeggiare, cenare, abitare, vivere tutta la vita, con un uomo con cui si è solamente walzato! È comico ed è funebre. E un brutto giorno, sapete di che ci accorgiamo noi? Sapete la paurosa scoperta che facciamo? Noi scopriamo di non amare più! --Oh! fece Tag: noi fatto tutti fanciulla troppo sei poco amore bene Argomenti: tre parole, fumo bianco, profumo acuto, lieve stiracchiamento, moto voluttuoso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Nel sogno di era Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come scegliere le scarpe da sera Valorizzare il proprio fisico vestendosi bene Come fare il profumo in casa Quando e come innaffiare le orchidee Spunti per scrivere un libro
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