Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce pagina 3

Testo di pubblico dominio

questa che gli è saltata nel capo? BERTOLDO Io non ti so dire altro, e t'ho detto tutto quello che a lui ho udito dire; a voi donne sta il diffendervi, prima che il male vada più avanti. Così avendogli cacciato questo pulce nell'orecchio si partì da lei e se ne tornò alla corte aspettando di udire qualche gran novità avanti che fusse notte. Tumulto di donne della città per questa baia. Partito Bertoldo, Aurelia credendosi che ciò fusse la verità, subito andò a trovare le sue vicine e gli fece palese quel tanto che da Bertoldo aveva udito; le quali, udendo tal cosa, entrarono in tanta smania e in tanta furia che gettavano fuoco per tutto; e in meno d'un'ora si sparse tal nuova per tutta la città; onde si raccolsero insieme più di due milla femine, le quali, avendo discorso gran pezzo sopra tal fatto, si risolsero alla fine di andar a trovar il Re e quivi alla sua presenza gridar tanto e far tanto romore, che esso, vinto dalla loro importunità, si risolvesse a fare che la legge da lui nuovamente imposta non andasse più avanti. E così, tutte piene di rabbia e colme di sdegno, andarono a corte e ivi gionte cominciarono a fare i più gran strepiti e le maggior grida del mondo, a tale che il Re era quasi stordito, né sapendo la cagione di così gran tumulto, restò tutto confuso e pieno di maraviglia; laonde non potendo più sopportar tanta insolenza, tratto dalla colera e dallo sdegno, fu sforzato di ponere la pazienza da una banda nell'ultimo. Il Re va in colera con le donne e Bertoldo gode. E rivolto a quelle con faccia turbata, disse loro: «Che novità è questa ch'io sento? e di dove procede questa sollevazione? chi vi ha messo in tanta smania? dove nasce tanto fracasso? perché fate tanta ruina? sete voi forse spiritate? che malanno avete? Ditelo in mal ora, femine del diavolo». DONNE Che novità è la tua, o Re? Che umore di pazzia ti è saltato nel capo – rispose una delle più audaci e rabbiose – che frenesia ti è tocca a ordinare che ogn'uomo pigli sette mogli? O che nobile considerazione di prudente re! Ma sappi certo che ella non ti anderà fatta. RE Che cosa dite voi sciocche? Parlate pianamente, ch'io v'intenda, e vi risponderò. DONNE Parlar pianamente, eh? Anzi bisognarebbe tirarti giù di quel seggio regale, dove ora siedi, e cavarti ambidue gli occhi. RE Che ingiuria, che dispiacere v'ho fatto io? Ditelo alla schietta, e non v'affocate tanto, cagne rabbiose che sete. DONNE Non te l'abbiamo noi detto un'altra volta? RE Io non vi ho bene inteso, però tornatelo a dire. DONNE Non è il peggior sordo, quanto quello che non vuole udire. Noi ti torniamo a dire che tu hai fatto un grande errore a ordinare per legge che ogn'uomo pigli sette donne per moglie, e che tu dovresti attendere ai negozi tuoi e del tuo regno e non t'impacciare in quello che a te non s'appartiene. Hai tu inteso adesso? Ma ben si vede che non hai punto di cervello e che sei pazzo affatto. Il Re scaccia le donne e biasma il sesso feminile. Ah, sesso ingrato e discortese, quando feci io tal legge? Levatevi or ora dalla presenza mia e andate alla malora, seme ribaldo e importuno, che adesso io conosco chiaramente che donna non vuol dinotare altro che danno e femina semina zizanie e discordie, che dalla casa ov'ella si parte si tira dietro ciò che può col rastello, e dove ella entra vi porta la fiamma e il fuoco; ella è una sentina d'inganni e di tradimenti, un baratro infernale nel quale si sentono di continuo i pianti e i lamenti de' miseri mariti; elle sono la ruina de' padri, tormento delle madri, flagello de' fratelli, vergogna de' parenti, consumamento delle case, e in somma elle sono pena e afflizzione di tutto il genere umano. Andate via tutte nella mala perdizione e non mi tornate mai più innanzi, spiriti infernali e bestie malvagie che voi sete. Oh che fracasso, oh che rovina hanno fatto queste pazze scatenate per niente! Ma s'io posso sapere chi sia stato l'auttore di questa novità, io son risoluto di riconoscerlo secondo ch'egli merita. Ecco che pur sono andate via queste insolenti, che poco vi è mancato ch'esse non mi abbino cavati gli occhi con le dita. Partite le donne e quietatosi alquanto il Re, Bertoldo ch'era stato in disparte ad ascoltar il tutto, essendogli riuscito il suo disegno, si fece, ridendo, innanzi al Re e gli disse: BERTOLDO Che dici, o Re? Non ti diss'io che prima che tu andasti a letto il giorno d'oggi tu leggeresti il libro alla roversa di questo che ieri dicesti in lode delle donne? Or vedi, ch'elle ti hanno chiarito. RE O che cervelli diabolici andar a trovare inventiva ch'io abbia ordinato che ogni uomo debba prendere sette mogli, cosa che mai non m'imaginai, né pure me la sognai. O che mal seme, o che crudel razza! BERTOLDO Tu sai i patti che sono fra te e me. RE Tu hai molto ben ragione; però vien, siedi meco su questo seggio regale, poiché tu l'hai meritato. BERTOLDO Non ponno capire quattro natiche in un istesso seggio. RE Io ne farò fare un altro appresso di questo e vi sederai su, e darai audienza come me. BERTOLDO Né amore, né signoria non vuol compagnia; però governa pur tu, che sei Signore. RE Io dubito che tu sia stato l'auttore di questo fracasso. BERTOLDO Tu l'hai indovinato alla prima e non mi puoi castigare altrimente perch'io mi son ingegnato per adempire quanto avea promesso di fare. RE Orsù, poiché questa è stata tua invenzione, io ti perdono; ma come hai tu ordita questa diavoleria? BERTOLDO Io sono andato a trovar colei alla quale tu concedesti lo specchio e gli ho dato ad intendere che tu volevi di nuovo farlo spezzare e darne la metà alla sua avversaria, e di più che tu avevi ordinato che ogn'uomo pigliasse sette mogli e perciò costei aveva radunato così gran numero di femine insieme e hanno fatto lo schiamazzo che tu hai sentito. Il Re si pente di aver detto male delle donne, onde torna di nuovo a lodarle. RE Tu sei stato un grand'inventore, ma però di malizia, e tu hai quasi causato un gran disordine oggi, e hanno avuto mille raggioni, non che una, a muoversi ad ira contro di me; e non potevo credere che il sesso donnesco fusse così privo di cervello che si movesse a far tanto rumore senza grandissima cagione; e qual maggior occasione di questa gli potevi tu dare a farle irritare verso di me? E a me parimente hai dato occasione di dire contro di loro quello ch'io non vorrei aver detto per tutto l'oro del mondo; e ne son dolente e pentito, e torno a dire che la donna è un fonte di virtù, un fiume di bontà, un giardino di costumi, un monte di benignità, un prato di gentilezza, un campo di cortesia, un specchio di prudenza, una torre di magnanimità, un mare di pudicizia, e un fermo scoglio di costanza e di fermezza. Però chi vuol essere mio amico non dica male delle donne, perch'elle non offendono alcuno, non portano armi, non cercano risse, ma sono tutte mansuete, placide, benigne e quiete, amabili e ornate di tutte le creanze, siché non incitar più l'ira mia verso di loro perché io ti farò dare condegno castigo. BERTOLDO Io non toccherò più le corde di questa cittera, ma attenderemo ad altro e saremo amici. RE Sì, perché dice il proverbio: sta' discosto all'acqua corrente e da can che mostra il dente. BERTOLDO Ancora, l'acqua cheta e l'uomo che tace, non mi piace. La Regina manda a domandar Bertoldo al Re, perché lo vuol vedere. Mentre ragionavano così famigliarmente il Re e Bertoldo, gionse un messo da parte della Regina, il qual disse al Re come la Regina desiderava di vedere Bertoldo, pregando sua Maestà a mandarglielo; e perché ella aveva inteso che costui si pigliava spasso di burlar le donne, aveva fatto pensiero di farlo bastonare ben bene; onde il Re, udito la dimanda della Regina, volto a Bertoldo, gli disse: RE La Regina ha mandato a domandarti. Ecco il messo, il qual è venuto a posta, ch'ella brama di vederti. BERTOLDO Tanto per male, quanto per bene si portano le ambasciate. RE La conscienza

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Argomenti: grande errore,    nobile considerazione,    sesso ingrato,    baratro infernale,    sesso donnesco

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