Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce pagina 11

Testo di pubblico dominio

bisogna. SBIRRO Io non parlo più e sta' pur cheto ancor tu, e lascia che venghi la sposa. Bertoldo compra il porchetto e lascia lo sbirro nelle peste. Posto ch'ebbe Bertoldo lo sciocco sbirro nel sacco, fece pensiero di subito scampar via e non aspettare altrimente la tempesta che gli era per cadere adosso la mattina che succedeva; e, bisognando passare per le stanze della Regina, accostò più volte l'orecchio se udiva nessuno; né sentendo anima nata per quelle camere (perché erano tutti nel primo sonno), aperse l'uscio pian piano della camera dov'egli era ed entrò nella sala e di qui nella camera dove dormiva la Regina, e appressandosi al letto di lei cheto cheto trovò ch'essa dormiva come un tasso, onde pensò di fargli una beffa, e, preso una delle sue vesti, se la pose indosso e così vestito da donna passò per tutte le altre stanze dove dormivano le dame; e, avendo trovato le chiavi di tutte le porte dal capo del letto della nutrice, aperse destrissimamente tutti gli usci e uscì fuori del palazzo. Ed essendo nevato la notte aveva paura che le sue pedate non lo scoprissero; onde, come astuto, si pose le scarpe in piedi alla roversa, a tale che, in cambio d'andare in là, pareva ch'ei venisse in qua. Così, tanto andò di qua e di là, che al fine capitò ad un forno dietro le mura della città e si ficcò dentro. La Regina non trovando la veste dà la colpa allo sbirro che l'abbia rubbata, e credendo parlar con Bertoldo parla con lo sbirro ch'era nel sacco. Venuta la mattina, entrarono le damigelle per vestir la Regina, né trovando la veste ch'esse gli avevano cavato la sera, restarono tutte ammirate e stupefatte. Al fine la Regina, fattosi portare altra veste, si levò tutta furiosa e subito andò alla camera dove aveva lasciato Bertoldo nel sacco, né vedendo la guardia ch'ella aveva messo alla custodia sua, dubitò che lo sbirro fosse stato quello che gli avesse rubbata la veste e che si fosse gito con Dio; e giurò, se lo poteva aver nelle mani, di farlo subito impiccare. Poi, accostatasi al sacco, disse: «E bene, galant'uomo, sei tu più dell'umor di prima?» SBIRRO Signora no, anzi son qui per pigliarla quanto prima. REGINA Che cosa vuoi tu pigliare, una medicina? SBIRRO L'avete voi posta all'ordine? REGINA La faremo metter all'ordine or ora. SBIRRO Quanto più presto sarò ispedito, l'avrò più caro. REGINA Non passerà molto tempo, che tu sarai consolato. SBIRRO Non vedo l'ora d'aver quest'allegrezza. Su, fate ch'ella sia condotta or ora. REGINA Dico che fra poco ti condurremo da lei, sta' pur allegro. SBIRRO Se i nostri patti sono ch'ella venghi in questa camera e ch'io la sposi incognitamente e ch'io tiri le due milla doble poi come l'avrò sposata, a che voler farmi andar da lei? Fate ch'ella sia condotta qua e farò quel tanto ch'io ho da fare. REGINA Che parla questo villano di sposa e di doble? Cavatelo un poco fuori di quel sacco, ch'io lo veggia in viso. Lo sbirro esce fuori del sacco in cambio di Bertoldo, e la Regina tutta stupefatta dice: REGINA Chi t'ha posto in quel sacco, sciagurato? SBIRRO Colui ch'aveva da essere lo sposo, il quale, non volendo colei che gli volete dare, ha rinonciato a me questa ventura. Però fate venir la sposa e le doble, ch'io son qui per far quel tanto che va fatto. REGINA Che sposa? che doble dici tu? Parla più chiaro, ch'io t'intenda. SBIRRO La sposa che volevate dare a quel villano con quelle due milla doble. REGINA T'ha forsi dato colui a intendere questa papolata? SBIRRO Dico ch'egli ha detto del miglior senno ch'egli ha, e m'ha posto in questo sacco a posta ed ei se n'è fuggito via; però venghisi all'espedizione, fin ch'io son di vena di fare la ricevuta. Lo sbirro vien bastonato; poi, tornato nel sacco, mandato a gettar nell'Adice. REGINA Adesso, adesso farò venir le doble; intanto preparati al ricevere, ch'io voglio che il contratto sia fatto a tue spalle. SBIRRO Io sono qui per questo e un'ora mi pare mille anni di contarle; ma avvertite ch'io le voglio di peso e trabocchenti. REGINA Tu le conterai prima; poi, se non saranno di peso, io te le farò cambiare. In questo mezo comincia a contare, e quelle che ti paiono leggiere, dillo. Il che poi detto, subito fece comparire quattro de' suoi serventi con un buon bastone per uno, i quali tosto cominciarono a bastonare il povero sbirro, il quale, sentendosi tempestare con tanta rovina, incominciò a gridare e raccomandarsi; ma nulla gli giovò perché coloro lo lasciarono in terra come morto, né bastò di questo, ché la Regina lo fece tornar nel sacco e portarlo a gettar nel fiume, e così quel povero disgraziato tirò le doble di peso, mal per lui, e in cambio di prender moglie s'ammogliò nell'Adice del tutto. Bertoldo sta nel forno e la Regina il fa cercar per tutto. Dopo che l'infelice sbirro fu mandato a bere, si fece gran diligenza per trovar Bertoldo, ma per le pedate volte alla roversa non potevann comprendere ch'ei fosse uscito fuori di corte, e la Regina lo fece cercar per tutto con animo risoluto di farlo impiccare, parendogli pur grave la beffa della veste e dello sbirro. Bertoldo viene scoperto nel forno da una vecchia, e si divulga per tutto la Regina esser nel forno. Stava dunque il misero Bertoldo in quel forno e udiva il tutto e cominciò a temere molto della morte e si pentì d'esser mai andato in quella corte e non ardiva d'uscire fuori per non essere preso, sapendo che la Regina gli aveva mal animo adosso; e ora tanto più avendogli fatto la burla dello sbirro e della veste, dubitava ch'ella non lo facesse impiccare. Ma avendo indosso quella veste, ch'era lunga, né avendola tirata ben dentro del forno tutta, essendone restata fuori un lembo, volse la sua mala sorte ch'ivi venne a passare una vecchia appresso al detto forno, e conosciuto l'orlo della veste, che pendeva fuori, che quella era una delle vesti della Regina, si pensò che la Regina fusse rinchiusa nel detto forno; onde andò in un tratto da una sua vicina e gli disse che la Regina era in quel forno. Andò colei seco e, guardando nel forno, vidde la detta veste, e, conoscendola, lo disse ad un'altra, quell'altra ad un'altra e così di mano in mano a tale che non fu meza mattina che per tutta la città andò la nuova che la Regina era in un forno dietro le mura della città. Il Re dubita che Bertoldo non abbi portato la Regina in quel forno, e va a chiarirsi del fatto. Udendo il Re simil fatto, dubitò che Bertoldo avesse portato la Regina in quel forno, perché lo conosceva tanto tristo che credeva ch'ei potesse fare ogni cosa, e le strattagemme del passato maggiormente gli crescevano il sospetto; onde subito andò alla camera della Regina e la trovò ch'ella era tutta arrabbiata; e inteso da lei la beffa della veste, si fece condurre a quel forno e guardando in esso vidde costui nel detto avviluppato nella veste della Regina, e tosto lo fece tirar fuori, minacciandolo della morte; e così fu spogliato della veste il povero villano e restò con gli suoi strazzi intorno; e tra che esso era brutto di natura e avendosi tutto tinto il mostaccio nel detto forno, pareva proprio un diavolo infernale. Bertoldo è tirato fuori del forno e il Re sdegnato dice: RE Pur ti ci ho colto, villan ribaldo, ma a questa volta non scamperai del certo, se non sei il gran diavolo. BERTOLDO Chi non vi è non vi entri, e chi v'è non si penti. RE Chi fa quello che non deve, gli avviene quello che non crede. BERTOLDO Chi non vi va non vi casca, e chi vi casca non si leva netto. RE Chi ride il venere, piange la domenica. BERTOLDO Dispicca l'appiccato, egli appiccherà poi te. RE Fra carne e unghia, nissun non vi pungia. BERTOLDO Chi è in difetto, è in sospetto. RE La lingua non ha osso e fa rompere il dosso. BERTOLDO La verità vuol star di sopra. RE Ancor del ver si tace qualche volta. BERTOLDO Non bisogna fare, chi non vuol che si dica. RE Chi si veste di quel d'altri, presto si spoglia. BERTOLDO Meglio

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Argomenti: misero bertoldo,    sciocco sbirro,    povero villano

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