Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce pagina 14

Testo di pubblico dominio

non ho mai usato adulazione al mio Re, ma sempre consigliatolo fedelmente in ogni occasione ch'egli mi ha chiamato, parlando liberamente secondo che io l'ho inteso, e non altrimente. E per mostrargli parimente in quest'ultimo fine l'affetto ch'io gli porto, gli lascio questi pochi di documenti, i quali non si sdegnarà accettare e osservare insieme, ancor ch'essi eschino fuor della bocca di un rustico villano, e sono questi, cioè: Di tenere la bilancia giusta, tanto per il povero, quanto pel ricco. Di far veder minutamente i processi, inanzi che si venghi all'atto del condennare. Di non sentenziare mai nessuno in colera. Di farsi benevoli i suoi popoli. Di premiare i buoni e i virtuosi. Di castigare i rei. Di scacciar gli adulatori, i gnattoni e le lingue mal dicenti che mettono fuoco per le corti. Di non aggravare i suoi sudditi. Di tenere la protezzione delle vedove e pupilli, e difendere le loro cause. Di espedire le liti, né lasciare stracciar i poveri litiganti, né farli correre in su e giù per le scale del foro tutto il giorno. Che osservando questi pochi ricordi viverà lieto e contento, e sarà tenuto da tutti per ottimo e giusto Signore, e qui finisco. Udito il Re il prefato testamento e gli ottimi ricordi a lui lasciati, non puoté fare che non mandasse le lagrime fuor degli occhi, considerando alla gran prudenza che rognava in costui e l'amor e la fedeltà che esso gli avea portato in vita e dopo la morte. E così, fatto donare a Sier Cerfoglio cinquanta ducati, lo licenziò; poi, secondo che il Magno Alessandro conservò fra le più care e preciose gioie l'Iliade d'Omero, così esso fece riporre il detto testamento fra le sue più ricche e pregiate gemme; poi cominciò a fare instanza che si trovasse dove fosse il suo figliuolo Bertoldino e la Marcolfa sua madre e che si conducessero alla città, che per ogni modo gli voleva appresso di lui, per memoria del detto Bertoldo; e così espedì alquanti cavalieri che l'andassero a cercare per quei monti e boschi vicini e che non tornassero a lui se non gli avevano con essi. Così si partirono i detti cavalieri, e tanto andarono girando attorno che gli trovarono. Ma di quello che ne seguì, s'udirà in un altro volume, e presto, che questo non passa più oltre per ora, lasciandovi intanto il buon giorno. A Dio.

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Argomenti: prefato testamento,    cerfoglio cinquanta

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