Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce pagina 10

Testo di pubblico dominio

sua figliuola per moglie, e più volte me n'ha fatto parlare, non già perché gli piaccia il mio aspetto, ma per la gran robba ch'io mi trovo, che in quanto della vita mia non credo ch'ei se ne curi un aglio, anzi credo che egli mi vorrebbe più tosto vedere sulle forche. SBIRRO Tu sei dunque ricco? BERTOLDO Ricchissimo d'armenti, di greggi, di possessioni e d'ogni cosa. SBIRRO Quanto puoi tu aver d'entrata? BERTOLDO Io mi trovo avere un anno per l'altro sei milla scudi e più. SBIRRO Cancaro! Vi sono dei signori che non hanno tanto. E questo gentiluomo è ricco, lui? BERTOLDO Egli si trova stare assai commodo, ma appresso di me è poverissimo. SBIRRO Quanto può aver egli d'entrata? BERTOLDO Da mille scudi in circa. SBIRRO Ei non è però così povero come tu dici. È poi nobile di famiglia? BERTOLDO Nobilissimo. SBIRRO Non ti vuole egli dar nulla in dote? BERTOLDO Sì, vuole; ma io ti dirò il tutto, poiché siamo qua. Ma io non posso parlare in questo sacco se tu non gli sleghi la bocca, tanto ch'io possa metter fuori la testa, che poi tornarai a serrarlo, come avrai inteso il fatto intieramente. SBIRRO Volentieri, eccola slegata, ragiona via allegramente. Ma tu hai un brutto mostaccio. Se il resto corrisponde al viso, tu dei essere un brutto manigoldo. BERTOLDO Cavami del tutto fuori e vedrai la mia bella disposizione. SBIRRO Sì, ma bisogna che vi torni poi dentro, come hai finito di ragionare, e ch'io ti serri come stavi prima. BERTOLDO Siamo d'accordo in questo, non ti dubitare. Lo sbirro cava Bertoldo fuori del sacco. SBIRRO Orsù, vien fuori. BERTOLDO Eccomi. Che ti pare di questa bella vitina? SBIRRO A fé, che tu sei un garbato cavaliero. O, può far il Cielo! Io non ho mai visto la più brutta bestia di te. T'ha mai visto la sposa? BERTOLDO Ella mai non m'ha veduto, e perché ella non mi vegga m'hanno fatto cacciare in questo sacco e vogliono condurla in questa stanza e fare ch'io la sposi senza lume e quando poi l'averò sposata mi scopriranno e bisognerà ch'ella si contenti al suo dispetto, che così è stabilito, e a me subito sarà sborsato due mila doble di Spagna le quali gli dona la Regina, acciò non gli scappi così buona ventura. SBIRRO Una buona ventura, certo. O che bambino grazioso da tener in braccio! O robba mal nata, quanti poveri uomini e povere donne affuoghi tu? Mira, di grazia, costui, che pare un mostro infernale; e perché esso ha delle facoltà, i gentiluomini nobili hanno di grazia di fare parentato con esso lui. Or bene dice vero il proverbio, che la robba fa stare il tignoso al balcone. A me che son povero e che già non sono mostruoso come questo diavolo, non intraverrebbe simil ventura; ma la robba malvaggia è causa di questo. Pazienza. BERTOLDO Se tu fossi galant'uomo io ti farei ricco questa notte; perché io mi sono rissoluto di non voler costei in modo alcuno, perché intendo ch'ella è bella come un sole, però mi vado pensando ch'ella non sarebbe tutta mia. L'altra poi, vedendomi sì contrafatto, mi potrebbe dar forse il boccone e farmi tirare le calcie. Però, se tu vuoi entrare in questo sacco in mio cambio, io ti rinonciarò questa gran ventura. SBIRRO Qualche buffalaccio farebbe tal pazzia, che, come mi scoprissero poi, e ch'io non fussi te, mi facessero tirare il guindo· e farmi fare il saltarello del groppo. BERTOLDO Non dubitare di questo, perché subito che tu averai sposata la sposa e che ti scopriranno, tu che sei un giovane garbato e non orrendo come me, ella vedendoti non dirà altrimente che non ti voglia, e quello che sarà fatto non potrà più tornare a dietro e beccarai via le due milla doble ed entrarai in possesso di quella robba, perché il padre è vecchio e poco più può stare andare a fare dell'erba al cavallo del Gonnella; sì che tu potrai per l'avvenire vivere onoratamente senza essercitare più questo tuo mestiero così vituperoso e infame. SBIRRO Tu la fai molto facile la cosa; ma io non voglio però pormi a questo rischio: entra pur tu nel sacco. BERTOLDO Oh poveraccio che tu sei, non sai tu che il si dice che all'uomo audace giova il tentar la fortuna? Che cosa di male ti può intravenire in questo negozio? Vuoi tu che il padre di lei ti faccia dispiacere, come l'avrai sposata? Vuoi tu che lei, ch'è tutta modesta, dica che non ti voglia? Vuoi tu che la Regina, la quale è tanto larga e liberale, non voglia sborsare i danari per parere avara? Tutti si rimetteranno a quello che vuole il Cielo e la passaranno sotto silenzio, e tu andarai in casa della sposa e con il tempo sarai erede del tutto e sarai onorato da tutti come gentiluomo. Sappi, sappi conoscere così gran ventura, e pensa che ogni dì non s'appresentano simili occasioni. Su, dunque, entra nel sacco e non vi pensar più, perché se vi fusse qualche pericolo per te io non te lo direi, che io sono un uomo schietto, né saprei dire una bugia, e inanzi che sia domani ora di desinare, t'accorgerai s'io ti voglio bene. Lo sbirro comincia a cascare alla rete. SBIRRO Tu me la dipingi tanto garbatamente, che quasi quasi mi hai fatto venir voglia d'entrare in questa impresa. Io ho sempre udito dire che chi non s'arrischia non guadagna. Chi sa che il Cielo non abbi preparato per me questa ventura? Bertoldo mostra di non volere più che lo sbirro entri nel sacco, per fargliene venir più desiderio. BERTOLDO Io non ti so dire tante chiachiare. Colui che non conosce la fortuna quando gli viene in mano, la va poi cercando indarno. Se il Cielo vuol farti questo dono, perché lo vuoi tu ricusare? Ma io so bene che se tu conoscessi la mia sincerità, tu non faresti tante repulse. Orsù, fratello, fa' quello che ti pare. Io non voglio più starmi affaticare in farti tanti prologhi; ecco, ch'io entro nel sacco, vienmi pure a serrare, ch'io non ti direi più nulla per tutto l'oro del mondo. SBIRRO Fermati ancora un poco, che v'è ben del tempo da entrarvi dentro. BERTOLDO Chi ha tempo non aspetti tempo. Io veggo che tu non sai conoscer tua ventura, e però non voglio più star a intuonarti il capo, perché pazzo è colui che vuol far del bene a suo dispetto. Lo sbirro si risolve d'entrar nel sacco. SBIRRO Orsù, io conosco veramente che queste tue parole vengono da un puro zelo d'amore che tu mi porti, e veggo che tu ti scommodi molto per me; però io non voglio abusare simil cortesia. Eccomi qui risoluto per entrare nel sacco e fare quel tanto che tu hai detto, perché quando averò sposata costei, bisognerà ben poi ch'ella sia mia e che tutti abbino pazienza al suo dispetto. BERTOLDO Orsù, vien pur, serra il sacco, ch'io entro dentro. SBIRRO Aspetta, non v'entrare, perché io sono risoluto d'entrarvi. BERTOLDO Io non voglio più farne altro; vien pur, lega la bocca al sacco. SBIRRO Di grazia, caro fratello, non mi vietare simil ventura, ch'io te la domando per cortesia. BERTOLDO Orsù, io non voglio mancare di farti questo beneficio, se bene tu m'hai fatto alterare alquanto. Entra dunque dentro e non stare a parlar più, ma sta' aspettar quello che ha da venire, che domattina vedrai che opera io avrò fatta per te. SBIRRO S'io non t'avessi per galant'uomo e per uomo schietto, io non mi lasciarei ridurre a serrarmi in questo sacco, ma si vede che sei l'istessa bontà. BERTOLDO Il Ciel ti fa parlare adesso. Orsù, caccia ben dentro quell'altro braccio e abbassa un poco giù la testa, perché tu sei un poco più alto di me, e non potrei legar la bocca. SBIRRO Ohimè, io mi stroppio il collo. Orsù, lega pure, in ogni modo non ponno star arrivare i parenti, secondo che tu hai detto. BERTOLDO Fra due o tre ore al più sarai espedito. Orsù, io t'ho legato, sta' cheto e non dir più nulla, acciò la cosa vada com'ha d'andare. SBIRRO Io non parlerò più, ma appoggiami al muro, perché mi stancherei a star ritto tanto. BERTOLDO Eccoti appoggiato. Stai tu bene? SBIRRO Benissimo. BERTOLDO Orsù, cito e senza lingua; e sappiti reggere, che il

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Argomenti: tre ore,    puro zelo,    bambino grazioso,    star ritto

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