Nel sogno di era pagina 8

Testo di pubblico dominio

aveva sempre sdegnato i fiori, ne coglieva ora delle grembiulate piene. Li intrecciava ai capelli, ne formava mazzolini al seno; sceglieva i più odorosi, il timo, la menta, e li faceva seccare sotto il guanciale. Talvolta scendeva dalle vette con fasci di edelweiss, che scomparivano subito. Tal'altra invece saliva dalla valle con fiori nuovi, sconosciuti intorno alla baita. Anche alle bestioline si interessava, alle piccole bestioline amiche di Maria. Ella disse un giorno, vedendo due bruchi avviticchiati insieme sopra una foglia. —Quanto si amano! Al che Maria non trovò nulla da ripetere, poiché ella sapeva che tutto ciò che è creato da Dio ama. Ma fu meravigliata assai quando trovò la sorella mesta e piangente sopra un cespuglio, e che Mària spiegò: —Una bella farfallina stava succhiando queste foglie; un'altra farfalla venne, e quella non badò più alle foglie. Quanto si amarono! Quanto si amarono! (La stessa frase tornava sulle sue labbra, il tempo solo era cambiato.) Ma la farfalla così come era venuta fuggì… E le lagrime di Mària continuavano spesse, ardenti; Maria ne era commossa e meravigliata. Invano chiedeva alla sorella la cagione del suo dolore; ella rispondeva: —Tu non sai, tu non sai. E Maria allora si accovacciava a' suoi piedi, umile, muta, con una passione repressa, con un senso vago di terrore davanti a quella sua metà, a quella gemella sua, che non viveva più della sua stessa vita, che rideva e piangeva senza di lei, lungi da lei… Ma dove, o Signore? * * * Era stato tutto il giorno un caldo soffocante, insolito. Gruppi di nuvole nere si avanzavano minacciose portando nelle loro pieghe un grosso temporale. Mària, assente fin dal mattino, non tornava. —Dov'è tua sorella?—chiese il padre, vedendo che il tempo si faceva sempre più scuro. E Maria, per questa domanda, si sentì stringere il cuore. Non era la stessa domanda fatta da Adamo a Caino: "Che ne facesti del tuo fratello?" O Signore, Signore, proteggete la mia povera sorella! Così pregava internamente Maria, ascoltando ogni piccolo rumore che venisse dal sentiero. Poi, non potendo reggere al tormento dell'attesa, scivolò chetamente fuori della baita, e andò a, spingersi fino al sasso, il punto di dove si vedeva più lontano nella valle. Il temporale era sopra. Un vento furioso faceva stridere gli alberi che si dibattevano come anime in pena: una oscurità improvvisa era calata sulle vette e sui boschi. Muggiva sordamente il tuono. —O Signore, Signore, la mia povera sorella! Gelida, sbigottita, si appoggiava colle mani alla roccia per spingere innanzi lo sguardo; ma la raffica la acciecava, le toglieva il fiato. Le parve alla fine di scorgere da lungi tra i pini la figura di Mària corrente. —Signore benedetto, vi ringrazio! Ella giunse fra lo scrosciare dei tuoni, alla luce dei lampi. Aveva corso tanto che le mancava il respiro. Maria la prese per mano e la trascinò subito nella loro cameretta, perché il buon padre non vedesse quanto era agitata e scarmigliata. Ella si lasciò fare: appena giunta in camera, cadde sul lettuccio, stringendosi il cuore con tutte e due le mani, incapace di dire una sola parola. —Riposa, riposa.—Maria le si era seduta al fianco e le accarezzava blandemente i capelli.—Ora può venire il temporale, vero? La mia sorellina è nel nido. Ma cos'è questo? che hai fatto? Un cattivo animale ti ha morsicata. Alla fine della guancia, verso il collo Mària aveva un segno rosso, di un rosso vivo come di pressione recente che vi avesse rappreso e stagnato il sangue. Alle inchieste della sorella, ella vi portò vivamente la mano, e, cercato subito lo specchietto, si guardò. Maria chiese ancora. —È un cattivo animale che ti ha morsicata? Ella scosse la testa, e, continuando a mirare il segno rosso, le si venne dipingendo sul volto un passaggio di emozioni variatissime, che finirono in un dolce languore, in un rapimento, in una specie di estasi concentrata; per cui si lasciò cadere lo specchietto in grembo, e stette immobile, cogli occhi fissi in un punto noto a lei sola. Ma quando Maria colla sua grazia innocente fece atto di volerle baciare quella ferita, balzò in piedi, si ritrasse, e, allontanando da sé la dolce sorella, fece scudo della mano alla guancia, quasi per proteggerla, perché il piccolo segno rosso non venisse toccato. * * * Ed anche l'estate finì. Dopo un seguito di bufere violente, la natura parve raccogliersi per gustare con calma le ultime belle giornate dell'anno. Le gemelle erano occupate a far seccare il fieno per la mucca, ed a raccogliere legna per la provvista invernale. Mària tuttavia trovava sempre modo di scomparire per qualche ora. Il suo carattere continuava a presentare grandi ineguaglianze, sbalzi improvvisi dal riso al pianto, ora ciarliera fin troppo, ora rinchiusa e mesta tanto che le si affilavano le guancie da parere ammalata. Talvolta aveva gli occhi ardenti come bragie, quegli occhi che facevano paura a Maria, per cui la dolce fanciulla pensava: Mio Dio, che cosa ci sarà dentro? Andava ancora a sedersi sul suo picco solitario, e di là slanciava nella valle certi canti che sorprendevano Maria. Non era più la nenia monotona dei loro due nomi riuniti; erano canti nuovi, strani e soavemente belli. Forse—rifletteva Maria—ella fa come gli uccellini; appena nati pigolano e poi cantano. La dolce fanciulla stava ad ascoltarla. A tratti una parola bizzarra entrava a far parte della canzone. Una frase specialmente la colpiva e perché le era ignota e perché Mària la pronunciava con una particolare inflessione di voce, quasi languente, morente nello spasimo: sospiro per te! Maria ripeteva a bassa voce: "sospiro per te". La cadenza di quella frase la ammaliava, e le pareva che le foglie degli alberi stormendo dicessero qualche volta: "sospiro per te". Non diceva anche "sospiro per te" il piccolo filo d'acqua che scendeva dalle rocce? Dai folti ombrosi della selva una voce oscura modulava con accento più tenero ancora: "sospiro per te!" Tutto ciò era delizioso nei rosei meriggi dell'autunno, quando le due sorelle riposavano in mezzo al fieno raccolto e il profumo penetrante di esso si mesceva alla ebbrezza dell'ora e dell'età. * * * Supina sul prato, colle braccia arrotondate intorno alla testa, Mària disse una volta: —Se morissi, che faresti tu? Maria, che non aveva mai pensato alla morte, rispose: —E non dobbiamo morire insieme? La cosa le sembrava naturale così. Insieme erano nate, si appartenevano: perchè sarebbero state disgiunte? La sera dello stesso giorno, mentre andavano a letto, e Maria s'era già distesa sotto la coltre, Mària, standosene seduta in camicia sul saccone, disse ancora: —Se io morissi, piangeresti? —Perchè proferisci cose contrarie al volere di Dio? Mària, noi non dobbiamo pensare a ciò. Si rizzò anch'ella a sedere sul letto, e le parve che, invece di dormire, avrebbero dovuto discorrere a lungo. Invece tacquero improvvisamente, come se qualcuno si fosse posto in mezzo a loro. Solo dopo molto tempo, Mària scivolò chetamente fra le lenzuola, e Maria, che in quel momento si decise a soffiare nel lume, se la sentì avviticchiata al collo, tutta tremante e piena di lagrime. * * * Il giorno dopo, Mària apparve cogli occhi così rossi e sbattuti dalla veglia che il buon padre se ne avvide, e le domandò se si sentiva male, al che Mària non rispose, ma, buttatasi in ginocchio, gli prese il lembo della tonaca e gliela baciò con un affetto così umile ed intenso, come non aveva fatto mai. —Mària, Mària, che è in tè? Lo spirito del Signore ti tocchi e calmi l'anima tua. Egli la rialzò con dolcezza, e si pose a parlarle dei cuori umili e mansueti che Dio non abbandona mai. Mària disse: —Padre, benedicimi. E dopo la benedizione, dopo un lungo silenzio rotto dai sospiri della fanciulla, ella disse ancora con accento fioco: —Perdonami. Parve all'asceta che in quel momento lo toccasse il fruscio di un'ala invisibile. Trasalì, e

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Argomenti: lungo silenzio,    piccolo segno,    dolce fanciulla,    senso vago,    cattivo animale

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