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Nel sogno di era pagina 2se l'arcobaleno cingeva i monti, si buttava in ginocchio in preda all'estasi, tendendo le pupille verso le vette dove gli sembrava di scorgere profetiche parole scritte in lingue di fuoco. Se dall'estasi religiosa passava all'umiltà della vita quotidiana, in ogni atto, in ogni detto portava una tale astrazione dal reale che ben presto vennero a parlare di lui come di un fenomeno, come di un essere vivente in sogno. Aveva in quel tempo cura d'anime in un povero paesello, di cui egli era anche il più povero abitante; ma starsene scalzo sulla soglia della sua casetta, mangiare radici, rattopparsi da sè i propri abiti, non gli parevano cose contrarie alla sua divina missione. Senonchè il fervore ascetico cresceva fuor di misura; già egli non beveva neppure una goccia del vino consacrato, avendo per il vino una ripugnanza da isterico, e meglio, quella santa mortificazione del palato che, pari a S. Girolamo, gli avrebbe fatto sorbire senza accorgersene, olio per acqua. Di più si prese a vociferare che, nel suo stato continuo di rapimento, gli accadesse di compiere il suo parco asciolvere, consistente in una cipolla o in poche foglie d'insalata, prima di celebrare la messa. E, a proposito della messa e delle altre funzioni domenicali, la sua condotta si faceva sempre più stravagante. Egli si rifiutava all'obbligo fisso della domenica, dicendo che tutti i giorni appartengono al Signore, e non si deve dedicare un giorno solo a chi è padrone dei secoli. Ma in tutte le stagioni, con tutti i tempi, i lavoratori se lo vedevano comparire davanti, ed inginocchiato in mezzo all'erba accompagnare l'opera dei campi con cantilene soavi e tenere o con inni ardenti di fede. Una volta, mentre predicava in chiesa nell'occasione di una lunga siccità che minacciava di abbruciare tutte quante le messi, vide attraverso le finestre annuvolarsi il cielo e sui vetri cadere fitti fitti i primi goccioloni di una benefica pioggia. Trasportato di riconoscenza, scese dal pulpito, e colle braccia, e colla voce e coll'esempio traendosi dietro la folla dei fedeli, li schierò tutti fuori del tempio, in aperta campagna, facendo loro ammirare la bontà della Provvidenza, e invitandoli a cantare nel pieno trionfo della natura il trionfo di Dio. Dopo quel giorno, gli rimase l'abitudine delle prediche sotto il cielo. Nei caldi meriggi dell'estate specialmente, egli raccoglieva i suoi parrocchiani all'ombra maestosa delle quercie e, umile in mezzo agli umili, parlava loro da fratello a fratelli, usando il dialetto famigliare a tutti, evitando le citazioni, servendosi della parola del Signore nella sua forma più umana per poter giungere fino all'ultimo dei cuori, fino al piccoletto cuore dei fanciulli a cui egli permetteva di trastullarsi intorno a lui. Un forestiero, capitato a sentire una di queste prediche, se ne mostrò scandalizzato, e osò dirgli apertamente che vi era una casa consacrata alla preghiera e che questa casa era il tempio. Ma egli rispose pronto colle parole stesse di S. Matteo: "Vi dico che qui vi è alcuno maggiore del tempio." Ed anzi, avendo in quel giorno dimenticata la croce colla quale soleva benedire il suo docile popolo, colse dal prato un fiorellino, e, con esso tracciando nell'aria le mistiche linee, pronunciò col massimo fervore questa poetica invocazione: "O Voi, dalla cui mano misteriosa prendo questo fiore in tutta la sua purezza, mentre il legno della croce è stato lavorato dagli uomini, Divino Fattore, questa purezza, questo profumo versateli sui vostri servi, così che noi possiamo, simili al fiore, seguire la vostra legge, e, chinando il capo alla mano che ci coglie, dire: Ei volle!" * * * I parrocchiani gli volevano bene, ma i suoi compagni del clero, che vedevano in lui un esempio troppo pericoloso, non tardarono a mormorare: e che egli era un mattoide, che a furia di prendere il Vangelo alla lettera avrebbe ricondotta la società ai tempi barbari, che invece di andare cantando e predicando nei prati, avrebbe fatto meglio a curare la sua chiesa, la quale, meschinella, si covriva di ragnateli, e non si trovava mai olio nelle lampade, che era una vergogna. Il buon prete cercò sulle prime di scusarsi, disse:—È vero, la lampada della chiesa manca spesso d'olio, perchè io non cerco mai un soldo alle mie pecorelle già così crudelmente tosate; anzi do loro spesso anche i piccoli proventi delle messe, e una volta staccai la lampadina d'innanzi al Santissimo per portarla ad una povera donna che aveva due bambini malati in una stalla, i quali nell'oscurità della notte gridavano continuamente, sì che lei correva dall'uno all'altro al buio chiamando la Madonna. Se ho fatto male, me ne pento, ma l'Altissimo vede la mia intenzione, e sa che non tolsi l'olio alla chiesa se non quando ebbi dato tutto il mio. I suoi compagni lo accusarono ancora di soverchia indulgenza verso i parrocchiani, perchè li rimandava assolti di tutte le loro colpe. —Le loro colpe!—esclamò allora, arrossendo di rossore e di sdegno.—Ma quali sono le loro colpe, poichè vivono al cospetto di Dio, riconoscendolo e adorandolo, poichè lavorano e poichè si amano gli uni cogli altri? e quando essi vengono umilmente a dirmi: "padre, ho peccato" come non dovrei compatirli se io stesso pecco, e Dio volle che l'errore fosse diffuso in tutte le cose create, sì che non sempre il melo dà pomi, nè la spica è sempre piena di grano, ed alcuna volta la gallina e la tortora si cibano delle proprie uova uccidendo i loro figliuoli? A codeste ragioni gli avversari si guardavano tra loro sogghignando e scuotendo la testa. * * * Un ultimo fatto diè il crollo alla riputazione del troppo semplice pastore, e fu quando lo trovarono un giorno con un lembo di sottana ritagliata grottescamente fin sopra il ginocchio, così ridotta da lui stesso per averne regalato un brano a un fanciullino ignudo. —Tutte queste follie stanno bene nelle vite dei santi—mormoravano i figli dei farisei—perchè là in fondo nessuno ci pesca, e si può credere benissimo che a quei tempi fossero necessarie; ma in un secolo di lumi, proprio quando il clero è accusato di oscurantismo, dovremo permettere simili puerilità? Il decoro della chiesa, la inviolabilità dei dogmi, il carattere sacro di sacerdote, la responsabilità di parroco, l'opportunità, il progresso, tutto fu preso ad argomento, e tutto riuscì per togliere al prete la sua piccola cura. Egli se ne partì, un mattino d'inverno, recando nell'una mano il Vangelo, nell'altra un paio di passeri, che gli erano caduti tramortiti ai piedi. Lungo il sentiero dei noccioli che la brina aveva cristallizzato, qualche contadino lo vide camminare col suo passo svelto, col volto sereno, l'occhio rivolto al Cielo; ed una donna, che gli si era accostata per baciargli la tonaca, lo udì mormorare in tuono sommesso fra la preghiera e il canto: "Siate lodato e benedetto o Signore, in tutte le azioni vostre. Voi sapete perchè la rondinella emigra, perchè la foglia appassisce e cade, perchè il chicco della grandine percuote l'uva matura, perché il bruco immondo sale sopra lo stelo della rosa e lo succhia. Tutto ciò che Voi permettete, o mio Dio, ha la sua ragione nella essenza stessa del vostro potere. Io vi saluto e vi ringrazio. Eccomi nelle vostre mani." * * * Da quel giorno aveva abbandonato per sempre il consorzio degli uomini. Lassù, sulla montagna, in una piccola baita, vicino alla natura, che era stata la sua amica in ogni tempo e quasi la madre sua, si ritrasse solo; e la sua vita, che semplice era stata sempre, si raffinò ancor più in un crescendo immateriale, in una contemplazione indefinita di tutto ciò che era l'opera di Dio. Gli accadeva talvolta di non guardare nulla, nè il cielo, nè i monti, nè i boschi, di non respirare nemmeno; ma, assorto in un rapimento interno, ripetere tra sé: "Esisto!" con una tale estasi del proprio mistero che mille mondi aperti al suo sguardo non gli avrebbero potuto dare più intensa gioia. E allora, sì, Tag: chiesa dio sempre tutto giorno olio fatto cielo tutti Argomenti: pieno trionfo, fervore ascetico, massimo fervore, fondo nessuno, carattere sacro Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Diario del primo amore di Giacomo Leopardi I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il fiore di Dante Alighieri La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come far durare a lungo il profumo Come fare il profumo in casa Offerte Capodanno Bali Adottare criceti e roditori domestici Come piantare le rose
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