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Nel sogno di era pagina 3visse come egli aveva sognato, dividendo la vita degli astri, del fiore, dell'ape, del vento, della fonte, del sasso; bevendo la rugiada nel concavo delle foglie, coricandosi sotto le stelle, così riamato nel suo amore per la natura che il freddo non lo toccava, nè lo molestava il sole, e gli umidi prati non serbavano per lui nessun veleno. Tutto ciò che era animale sembrava fondersi in quel contatto ininterrotto di forze vegetali. La completa assenza dei suoi simili, l'astensione dai cibi di carne e dalle bevande alcooliche, avevano purificato in tal modo tutte le cellule del suo io che perfino il volto, l'espressione, i movimenti erano quelli di un essere a parte, quasi un anello gettato al di là dell'uomo, un tentativo sublime e pazzo di congiungersi alla divinità incorporea. Toccava allora la fine della gioventù, il momento disperato dei grandi ardori e delle supreme battaglie, quando, nella pienezza delle sue forze, la volontà dell'uomo domina sensi e pensiero. Serrate le braccia sul petto a guisa di corazza, egli amava guardare dalle più alte rupi il fondo della valle, dove una via biancheggiante fra i castagni conduceva alla città. Il suo occhio acuto di montanaro gli faceva scorgere tutti i particolari della discesa lungo la linea serpeggiante del sentiero, e la sua fervida immaginazione, eccitata dalla solitudine, lo riconduceva sulla scena del mondo, ricordandogli parole e cose, fatti e persone, con una evidenza tale che egli aveva bisogno di gettarsi indietro, di alzare la testa al suo cielo ed alle sue vette per persuadersi che il passato era morto per sempre. Come si sentiva felice allora! * * * Tutte le idealità si erano congiunte allo scopo unico della sua esistenza: vivere in Dio. Non nato per il consorzio umano, aveva pure sostenuta la sua parte d'uomo, aveva tese le braccia e l'anima verso i suoi simili; li aveva amati, sorretti, confortati: aveva vissuto con loro accanto alle loro miserie ed ai loro vizi; aveva pure frantumato il cuore per darne un pezzetto a ciascuno; era stato volte a volte padre, fratello, maestro, servo. Aveva il diritto di appartenersi tutto intero, di offrirsi anima e corpo, sentimento ed azione, al suo eterno amore. E come da quelle vette gli pioveva un senso di pace ineffabile, una coscienza alta e serena della propria individualità! Poiché non aveva chiesto nulla al mondo, doveva aspettarsi tutto da Dio. L'invisibile gli apparteneva. Egli si sentiva re dell'ignoto, del susurro dei venti, dell'ombra dei boschi, dello sfolgorìo delle stelle—re del mistero, a cui le estasi profonde dell'anima non negavano alcuna delle loro voluttà, per cui le leggi del creato, spogliandosi di ogni significato materiale, ritornavano alla pura essenza divina, alla irradiazione di un amore sublime ed occulto—re dei re, poichè aveva disdegnato la gloria, la ricchezza, il piacere, ogni gioia terrena, ogni patria mortale—e vicino a lui, e sopra di lui, non stava altro che Uno. PARTE SECONDA MARIA. Solo così rimase due anni, poi uno strano avvenimento cambiò la sua vita. Gli esseri umani più vicini a lui erano una famiglia di pastori, i quali, avendo la casa a mezza montagna, salivano nei mesi caldi fino a quelle vette per far pascere la scarsa erba che non avrebbero potuto raccogliere altrimenti. Vicini veramente non erano, ma neanche così lontani che non potessero scambiarsi qualche servigio. Ora avvenne che un giorno il pastore corse al prete, chiamandolo d'urgenza presso una donna, una bracciante che, attraversando la montagna in cerca di lavoro, era stata improvvisamente arrestata dal più imperioso e grandioso dei misteri e temendo di morire voleva confessarsi. Due gemelle nacquero nella notte, la madre morì.—Egli non giunse in tempo per accogliere la confessione della straniera, ma solo per benedirla, e per prometterle che raccoglierebbe le orfanelle. Le prese in braccio, e fu subito invaso da un istinto di paternità, istinto mistico, tutto evangelico, come quello che guidava S. Francesco di Paola. Più che due bimbe, parevano a lui due gigli del Signore, fioriti sul suo sentiero. Battezzarle bisognava prima di tutto, e poichè la morente nulla aveva detto in proposito, ed i pastori suggerivano nomi strani o volgari, chiesto consiglio là dove egli sempre soleva, cercò la sua ispirazione nelle nuvole, nelle stelle, nell'azzurro tenero del cielo; e le nuvole e le stelle e l'azzurro gli risposero un solo nome: Maria. Egli l'accolse con entusiasmo. Nessun altro poteva eguagliare questo in grazia ed in purezza. Maria l'una e Maria l'altra, senza preferenza e senza scelta; perchè, con qual nome chiamare la seconda senza menomarla, se la prima era Maria? Due Marie, due benedizioni, due consacrazioni. La moglie del pastore si incaricò di allattare le gemelle coll'aiuto di una capretta, e il solitario andava spesso a vederle, meravigliato dei loro progressi, colla curiosità del nuovo mistero e coll'ardore di un nuovo compito. Quando poi vennero i rigori dell'inverno, lasciò a malincuore che la nutrice se le portasse con sè alla casa bassa, e fu una gran festa quando le rivide col ritorno della primavera. * * * Questa alternativa di dolore per l'abbandono e di letizia per il ritorno durò qualche anno, finchè i pastori, attratti da altri interessi, si allontanarono dalla montagna, e le bimbe rimasero a lui. Che fare? Aveva solennemente promesso alla loro madre morente di non abbandonarle. Si compì allora una terza metamorfosi nel cuore del mistico. Egli, che si era staccato in modo assoluto dai suoi simili, vi ritornava guidato dal sentimento nuovo; un sentimento che non era l'amore degli uomini, che non era l'amore di Dio, sibbene un fascino ignoto di una dolcezza grande—il misterioso potere che l'innocenza esercita sulla sapienza e la debolezza sulla forza—la attrazione irresistibile di quelle due creaturine che Dio gli aveva dato da custodire. Per una improvvisa intuizione che sapeva del miracolo, egli rammentò cento cose dimenticate dall'infanzia; la sua culla, le cure di sua madre, perfino le canzoni che gli avevano allora accompagnati i sonni. La sua mano diventava leggera toccando le piccole membra, scorrendo sui capelli sottili inanellati. Aveva delicatezze strane, pudori sublimi, risorse immaginose e semplici, quali poteva suggerirgliele la sua mente ardente e casta. Niente lo imbarazzava, niente lo tratteneva. Egli guardò in qual modo gli uccelli tessono i nidi, e preparò alle sue colombe un nido di foglie di faggio e di pelli di agnello. Al duro pane di cui soleva cibarsi, provveduto una volta all'anno, aggiunse il latte fresco di una giovane mucca; e poichè l'erbe ed i fiori, il purissimo aere, il profumo dei pini, lo splendore del cielo cantavano intorno l'inno della salute e della gioia, non cercava altro. Neanche il pensiero dell'avvenire riusciva a turbarlo; rimetteva l'avvenire nelle mani stesse di Chi aveva guidato il passato. * * * Qualche volta gli veniva uno scrupolo. Non era egli troppo orgoglioso? o che, pensava di fondare una nuova società indipendente dalle leggi e dai costumi che reggono l'altra? S'immaginava di essere l'Adamo di una novella stirpe? Si teneva in tanto concetto da sprezzare tutti gli uomini, o pretendeva forse di togliere al mondo il dolore ed il peccato? Passava delle ore intere meditando, scrutando la propria coscienza, pronto a flagellarsi se si fosse trovato in difetto d'orgoglio.—O mio Dio—diceva alla fine—non siete Voi che mi avete mandato queste infelici? Voi che le abbandonaste a me? Perché le avreste fatte nascere quassù, in circostanze così fuori dell'ordinario, se non lo aveste voluto? Ma se mi inganno, o Signore, parlate al vostro servo. Egli vi ubbidirà; egli tornerà ad allacciarsi i calzari e, tagliato un bastone da queste quercie, si porrà in cammino per la strada che Voi gli indicherete. Il riso delle bambine interrompeva spesso la sua preghiera, e sembrava a lui che Dio gli rispondesse per mezzo di quelle bocche Tag: due amore dio tutto sue montagna sentimento uno parte Argomenti: scopo unico, contatto ininterrotto, tentativo sublime, occhio acuto, discesa lungo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il fiore di Dante Alighieri La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: L'innesto della rosa Offerte Capodanno Bali Lisbona, città da vedere e da sentire Betta splendens: caratteristiche del pesce combattente Vacanze in Grecia, Lindos
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