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Libro proibito di Antonio Ghislanzoni pagina 8Un disgraziato poetastro, autore di romanzi non letti e di pessimi melodrammi, in più occasioni, mutando pseudonimi ed iniziali per non darsi a conoscere, scrisse di me e di alcuni miei libretti d'opera tutto il peggio che la sua bile potesse suggerirgli. Egli offerse gratis e ottenne di veder stampati i suoi articoli ipocondriaci in parecchi giornali. Io lo riconobbi alla punta degli orecchi e rido ancora di lui. [13] Questo Epigramma lo scrissi o pubblicai nell'anno 1870, allorquando Prussiani e Francesi si trucidavano per una obbrobriosa questione di supremazia. Victor Hugo, nel suo splendido discorso recitato a Parigi in commemorazione di Voltaire, espresse presso a poco il medesimo concetto con queste parole: «Il diritto ora ha trovato la sua formola: la forza vien chiamata violenza e comincia ad essere giudicata; la guerra è messa in stato di accusa. La civiltà istruisce il processo…. In molti casi l'eroe è una varietà dell'assassino. I popoli cominciano a comprendere che la grandiosità di un delitto non può essere una attenuante; rubare è un vitupero; invadere non può essere una gloria… No! la gloria sanguinosa non esiste!» [14] La fecondità musicale dell'Italia è dimostrata dal copioso elenco delle nuove opere che vien pubblicato ogni anno dalla Gazzetta musicale. Non si produsse mai tanto in fatto di musica teatrale, nè mai sì numerosi e chiassosi i successi. Dal 1870 al 1878 apparvero più di 250 opere nuove di zecca. E quante apoteosi di genii! Quanti banchetti d'onore, quanti maestri accompagnati trionfalmente per le vie con fiaccole; a suono di fanfare! quanti nomi levati a cielo, e subito scomparsi nelle nuvole! Delle 250 opere nuove a mala pena ne sorvissero due o tre di maestri già noti in precedenza; dell'altre non si parla più. E mentre nessuno vuol saperne di veder riprodotti i sublimi aborti della grande arte moderna, il buon repertorio di Rossini, di Bellini, di Donizetti, di Verdi, di Mercadante, si va necessariamente assottigliando per mancanza di cantanti idonei e di maestri direttori che comprendano e facciano cristianamente eseguire la musica non ostrogota. [15] Questo epigramma somiglia nel concetto ad un altro famoso, che viene attribuito ad Ugo Foscolo. I tempi non sono cambiati. Anche oggi in Italia Suonatori di corni e di tromboni, Comici, cavadenti, parrucchieri, Birri, gendarmi, sindaci, lenoni, Si chiamano per burla cavalieri. (Vedi Caos italiano). [16] La pederastia è vizio da preti, da sagrestani e da paolotti. I pellegrini cattolici, accorsi a Roma dal 1872 al 1876 per ossequiare Pio IX, non sempre seppero contenersi dal dimostrare le loro inclinazioni anormali. Il vecchio partito legittimista, composto di clericali ammorbati di lussuria, celebrava recentemente in Parigi delle orgie nefande, parodiando i sacri riti. I semi del brutto vizio si spargono nel mondo da un luogo che appunto per questo fu denominato seminario. Pedagoghi o cappellani lo insinuano nelle grandi famiglie che patteggiano per la monarchia di diritto divino. Non è delicato metter in luce tali brutture, ma è peggio commetterle. [17] I telegrammi spediti dal Re Guglielmo a sua moglie duraste la guerra Franco-Prussiana, hanno fatto stupire il mondo. Non mai l'egoismo di un potente si mostrò sotto forme più ingenue. Ho tradotto in brevi versi qualcuno di quei piccoli capolavori; ma raccoglierli tutti, e pubblicarli testualmente nella prosa originale, sarebbe un utile ammonimento ai popoli che spendono bestialmente il loro sangue pel capriccio dei despoti. [18] Mio padre era un ex-militare del primo impero. Egli nutrì fino all'ultimo de' suoi giorni una specie di culto per Napoleone; tanto, che alla vigilia della sua morte (parlo di mio padre) ho veduto delinearsi un sorriso sulle sue labbra avendogli io ricordato che l'indomani porterebbe la data del cinque maggio. Figlio di un bonapartista, io ho nel sangue la simpatia pei napoleonidi, e non ho mai cessato dal professare la più viva riconoscenza per l'uomo che nel 1859 mi ha fatto palpitare di entusiasmo col suo Proclama agli Italiani. Ho scritto un opuscolo in favore di Napoleone III, quand'era prigioniero in Inghilterra. Compiangetemi! Dai possenti caduti c'è poco da sperare—meglio mi avrebbe giovato far l'apoteosi dell'Imperatore dì Germania! [19] Nulla meglio di una grossa frase poetica per sconfiggere il senso comune. Victor Hugo ne ha sparato una molto grossa dopo la battaglia di Sèdan, quando disse che alla Repubblica Francese sarebbe bastato un soffio per disperdere le armate prussiane. [20] Un buon fattore campagnolo recandosi al municipio per votare la scelta del deputato, venne interpellato da un elettore novizzo: —A chi date il vostro voto? —Diamine! al vecchio… a quello che è già stato alla Camera gli anni passati. —Non sarebbe meglio mandare al Parlamento degli uomini nuovi? Mi han detto che i vecchi hanno divorato per dritto e per traverso…. —Ed è appunto per questo che dobbiamo preferirli. Se han mangiato, debbon essere satolli; mentre questi altri che sono ancora a digiuno…. —Perdio! non ci aveva pensato—» E tutti due fecero opera prudente e patriottica, votando per l'antico deputato. [21] Allorquando, nel 1876, andò al potere la sinistra, il nuovo Ministero si chiamò Governo di riparazione. Non è bene fidarsi troppo nelle riparazioni che un ministro può promettere. Se avete freddo, riparatevi ad ogni buon conto colla flanella, o se piove, coll'ombrello. [22] L'opinione, accreditata dai pedanti, che la vitalità dì un lavoro letterario dipenda più che altro dalle bellezze dello stile, non trova appoggio nei fatti. Le commedie del Goldoni, scritte in lingua negletta, sopravvissero a quelle del Nota forbitissime. Si leggono con diletto le tragedie di Shakespeare tradotte in prosa non sempre elettissima dal Rusconi, non quelle di molti poeti italiani irriprovevoli per la sonorità del verso e per altri pregi dì forma. Autori encomiatissimi per la forbitezza dello scrivere, quali il Caro, il Giordani, il Tommaseo, ecc. ecc., trovano oggidì pochi lettori, mentre il Bandello ed altri novellieri antichi, non hanno cessato di dilettare col semplice prestìgio della originalità e della naturalezza sbadata. Si può essere teste da rapani e far dei libri raccomandabili come testi di lingua. [23] I giornali milanesi, nell'anno 1877, quando Adelina Patti cantò alla Scala, non la chiamavano altrimenti che col titolo di Diva. L'incenso delle adulazioni e delle iperboli ammirative fu lautamente pagato dai preti-appaltatori, che lucravano sull'idolo, Non apparvero mai, sotto forma di giudizii critici, le più scempie ampollosità. La Patti è una brava cantante. L'ho udita nella Aida; mi parve insuperabile nella espressione plastica del personaggio; non ugualmente atta, per insufficienza di energia vocale, a tradurre tutti gli accenti della musica. L'ambiente della Scala mi parve troppo vasto per una Diva nella quale il talento soverchia troppo spesso la voce. Ho udito, ne' miei giovani anni, quando in Italia l'arte del canto fioriva, non meno di venti prime donne superiori o pari di merito alla Patti. Non si chiamavano Dive; per udirle alla Scala si pagavano tre lire austriache, e talvolta cantavano alle panche. Non si conosceva ancora in Italia l'arte della gran blague americana, e il pubblico era avezzo a sentir cantar bene. Una cantante che sappia ancora esprimere correttamente un periodo di musica senza guastarlo di gargarismi, di singulti, di ventosità tracheali, oggidì può passare per un miracolo. POESIE SATIRICHE AL DOTTOR L. V. Epistola in versi Voi franco mi garrite, altri mi mormora Dietro le spalle perchè sol di futili Novellette, di ciancie e di bazzecole O di lesti epigrammi io colmo il mignolo[1] Giornaluccio; nè mai d'Europa ai tumidi Fati consento qualche breve pagina, Nè mi invischio gracchiando alla polemica Che oggidì più che mai ferve in Tag: essere musica altri troppo scala arte tutti fatto sarebbe Argomenti: repubblica francese, grande arte, brutto vizio, splendido discorso, medesimo concetto Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Marocco di Edmondo De Amicis Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Cosa dare da mangiare a un gatto adulto Il Boa constrictor Cosa bisogna sapere sul coniglio nano testa di leone Significato del giglio Come pulire i gioielli d'oro
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