Libro proibito di Antonio Ghislanzoni pagina 12

Testo di pubblico dominio

Fortunatamente quel cartellino non ebbe serie conseguenze—io non andai a Roma e…. sono ancor vivo.—Degli altri che lo portavano in quel giorno ignoro cosa sia avvenuto….Erano centomila all'incirca nella sola città di Milano—ed è probabile che qualcuno sia morto. * * * Ho narrato i primi episodi! di una triste Odissea—e vi fo grazia del
resto, che sarebbe monotono….
Sono oramai dieci anni che il sole della libertà illumina di giorno e
    di notte—(di notte più che di giorno)—le nostre belle contrade.
E la storia di questi dieci anni mi ha indotto nell'animo un mostruoso
convincimento, del quale non amo discorrere.
* * * L'altro dì—al momento in cui mi levavo il cappello per salutare una gentile signorina—un libero fumatore del terzo piano mi lanciò sulla fronte scoperta il superfluo della sua salivazione. —La si accomodi pure, libero cittadino! anzi…. la mi scusi tanto. Il fumatore, ripresa tra i labbri la pipa, mi guardava dall'alto in basso nell'attitudine calma e serena di chi abbia esercitato uno de' suoi diritti più naturali e legittimi. Copriamoci per bene la faccia—turiamoci le narici—e in guardia dove si mettono i piedi!—La libertà è in continuo progresso; essa potrebbe piovere dalle finestre sotto forme svariatissime. * * * Frattanto—i liberi studenti fanno sciopero all'epoca degli esami…. I liberi scrittori si vanno emancipando dalla grammatica. I liberi industriali cercano sottrarsi al dispotismo della Banca fabbricando dei biglietti falsi…. I liberi impiegati trafugano le carte degli uffizî. I liberi cassieri viaggiano all'estero col superfluo dei fondi pubblici…. Le idee liberali marciano di galoppo. * * * Persona assai pratica di tali materie mi affermava, giorni sono, che l'Italia non ha goduto infino ad oggi che una mezza libertà…. La libertà vera, la libertà completa, l'avremo dall'oggi al domani, quando i progressisti si metteranno per davvero a fabbricarcela. In seguito a tale avviso ho preparato i miei bagagli…. —Tante grazie della libertà intera! La volete? vi cedo anche la mia porzione di mezza libertà che ho goduta fin qui.—Divertitevi, se potete!… [3] Una strana foggia di poesia si è introdotta e ha preso voga in Italia per iniziativa di due o tre scrittori di ingegno, i quali, per voler essere nuovi ad ogni costo, spesso riuscirono stravaganti e grotteschi. Detti scrittori furono, come avvien sempre, imitati nei difetti—e in questo caso le brutte copie screditarono gli originali. [4] Assurda sentenza. Il Lessona ha pubblicato con tal titolo un volume interessante; ma non basterebbe una grossa biblioteca per raccogliere le compassionevoli istorie di quei milioni di martiri che vollero con fede, con costanza, con lacrimevoli sacrifizii; e mai non riuscirono ai loro intenti. ARCADIA MODERNA ANACREONTICHE AMORE DI CRESTAINA —Lena: vedesti mai
Notte più pura e bella?
Non sembra che ogni stella
Sorrida al nostro amor?
Come soave è l'alito
Della notturna brezza,
Che il volto ci carezza
Che ci ravviva il cor!
—È ver, mi rispondea
L'amica sospirando,
E i raggi in me fissando
Dell'occhio suo divin:
«Ah! non sprechiam, dicea,
Notte così serena!….
Andiam piuttosto a cena
Al Gallo o al Rebecchin!»
AMORE DI FOROSETTA Ieri, della collina
Sulla romita vetta,
Vidi una forosetta
Che raccogliea dei flor.
«Leggiadra montanina,
Le dissi: quando mai….
Quando appagar vorrai
I voti del mio cor?»
Indi la man le stesi….
Essa la sua mi porse….
Dicendo: «un giorno…. forse….
Poi, rapida fuggì….
Dal colle anch'io discesi….
Pel gaudio d'un istante,
Oh, quante pulci, oh, quante!
Mi morsero quel dì!
LAPSUS LINGUAE A tarda notte insieme
Nella selvetta bruna
Noi sedevam; la luna
Si ricopria d'un vel.
E mentre la sua mano
Al cor la mia premea,
«Arturo, ella dicea, Mi sarai tu fedel?»
Di tali accenti al suono
Mi si drizzar le chiome;
«È forse questo il nome,
Gridai, d'un mio rival!!!
«No! la gentil rispose,
Ma qui fa tanto scuro,
Ch'io t'ho chiamato Arturo
Invece di Pasqual!!!
LA PARTENZA Ecco il fatal momento….
Fra poco, o dolce Elisa,
Da me ti avrà divisa
L'inesorato mar;
Spiri propizio il vento
Allo spietato legno.
Presto il remoto segno
Dato ti sia toccar!
Perchè la fronte mesta
Pieghi nel dirmi addio?
Pensa che soffro anch'io
Quello che soffri tu;
E sol conforto resta
Al duol che il cor mi serra
Pensar che forse in terra
Non ti vedrò mai più!
LA MIA BIONDINA Marta non era bella,
Ma bionde avea le chiome.
Folte e lucenti come
Quelle di un cherubin;
Se tu non vuoi, le dissi,
Che a' piedi tuoi mi uccida,
Consenti che io recida
Un riccio del tuo crin!
—Chiedi altro don, rispose;
È mio destin l'amarti….
Nulla potrei negarti
Di quanto è mio davver;
Ma per la chioma folta
Onde ti mostri vago,
Tre lire al mese io pago
Di nolo al parrucchier.
DUE SOGNI —La scorsa notte in sogno
Io t'ho veduta, Elisa;
Eri al mio letto assisa
In languido abbandon.
De' baci tuoi dormente.
La voluttà gustai;
Nè un bacio sol mi dai
Ora che desto io son!?!
—Carlo: la scorse notte
Te in sogno anch'io vedea,
E mesta a te chiedea
Di cento lire il don;
A me dormente un roseo
Biglietto allor porgesti;
Negarmelo potresti
Ora che desta io son?
POETICA FANCIULLA! Oltre l'usato bella,
Stretto il suo braccio al mio,
Il facile pendío
Del colle Ada salì.
In ciel la prima stella
Era sbucciata appena,
Lontan splendea serena
L'estrema orma del dì.
Gli augelli armonïose
Note sciogliean sui rami….
«Ada, esclamai, non ami
«Quei garruli cantor?»
—Più li amerei, rispose
Ada, se stesser muti,
Immobili, seduti
Sovra un bel disco d'ôr.
COSTANZA D'AMORE —«Se fia che un dì ci annodi
«Il sacerdote all'ara,
«D'oro e di gemme, o Clara,
«Non io ti coprirò.
«Ricco di affetti immensi
«È il core d'un poeta,
«Ma l'ôr che i volghi allieta
«Il fato a me negò.»
Mesta, pensosa, i rai
Al suol la bella affisse,
E sospirando disse:
«Crudo è il tuo fato inver!
«Pure il mio cor giammai
«Non fia che muti tempre,
«Giuro di amarti sempre,
«Ma sposerò un droghier!»
MEMORIE!!! D'Erminia la casetta
Presso la mia sorgea;
All'alba ella schiudea
Le imposte del veron.
Sempre alla sua stanzetta
Era il mio sguardo fiso,
Sognavo il paradiso
Della sua voce al suon.
In ogni atto e costume,
Gentil, soave ell'era;
Più bella ancor la sera,
Quando, disciolto il crin,
Della lucerna al lume,
Con agil man seguiva
La pulce che fuggiva
Dal niveo petto al lin.
IL MESSAGGIO Rivedo e bacio alfine
Le cifre desïate,
Le note profumate
Che la sua man vergò;
Fra i monti e le colline
Fra i boschi e i laghi errante,
Al suo lontano amante
Clarina ancor pensò.
Ho l'anima inquïeta….
Come mi batte il core!
È gioia od è terrore?
Quest'ansia, o Dio, cos'è?
Leggiam: «Ti scrivo in freta
Di sopra il mon tebarro,
Ti baccio, adio mio carro.
Ammami e penza ammè.»

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