Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni pagina 12

Testo di pubblico dominio

PAOLO Vi è qualche novità? LEONARDO Sì, pur troppo. PAOLO I cavalli sono ordinati. LEONARDO Levate l'ordine. PAOLO Un'altra volta? LEONARDO Oh! maledetta la mia disgrazia! PAOLO Ma che cosa gli è accaduto mai? LEONARDO Per carità, lasciatemi stare. PAOLO (Oh! povero me! andiamo sempre di male in peggio). Scena settima Vittoria con un vestito piegato, e detti. VITTORIA Fratello, volete vedere il mio mariage? LEONARDO Andate via. VITTORIA Che maniera è questa? PAOLO (Lo lasci stare) (piano a Vittoria). VITTORIA Che diavolo avete? LEONARDO Sì, ho il diavolo; andate via. VITTORIA E con questa bella allegria si ha da andare in campagna? LEONARDO Non vi è più campagna; non vi è più villeggiatura, non vi è più niente. VITTORIA Non volete andare in campagna? LEONARDO No, non ci vado io, e non ci anderete nemmeno voi. VITTORIA Siete diventato pazzo? PAOLO (Non lo inquieti di più per amor del Cielo) (a Vittoria). VITTORIA Eh! non mi seccate anche voi (a Paolo). Scena ottava Cecco e detti. CECCO Il signor Fulgenzio non c'è (a Leonardo). LEONARDO Dove il diavolo se l'ha portato? CECCO Mi hanno detto, che è andato dal signor Filippo. LEONARDO Il cappello, e la spada (a Paolo). PAOLO Signore... LEONARDO Il cappello, e la spada (a Paolo più forte). PAOLO Subito (va a prendere il cappello, e la spada). VITTORIA Ma si può sapere? (a Leonardo). LEONARDO Il cappello, e la spada. PAOLO Eccola servita (gli dà il cappello, e la spada). VITTORIA Si può sapere, che cosa avete? (a Leonardo). LEONARDO Lo saprete poi (parte). VITTORIA Ma che cosa ha? (a Paolo). PAOLO Non so niente. Gli vo' andar dietro alla lontana. VITTORIA Sai tu, che cos'abbia? (a Cecco). CECCO Io so, che m'ha detto asino; non so altro (parte). Scena nona Vittoria, poi Ferdinando. VITTORIA Io resto di sasso, non so, in che mondo mi sia. Vengo a casa, lo trovo allegro, mi dice: Andiamo in campagna. Vo di là, non passano tre minuti. Sbuffa, smania. Non si va più in campagna. Io dubito, che abbia data la volta al cervello. Ecco qui, ora sono più disperata, che mai. Se questa di mio fratello è una malatia, addio campagna, addio Montenero. Va' là tu pure, maladetto abito. Poco ci mancherebbe, che non lo tagliassi in minuzzoli (getta il vestito sulla sedia). FERDINANDO Eccomi qui a consolarmi colla signora Vittoria. VITTORIA Venite anche voi a rompermi il capo? FERDINANDO Come, signora? Io vengo qui per un atto di urbanità, e voi mi trattate male? VITTORIA Che cosa siete venuto a fare? FERDINANDO A consolarmi, che anche voi anderete in campagna. VITTORIA Oh! se non fosse perché, perché... mi sfogherei con voi di tutte le consolazioni, che ho interne. FERDINANDO Signora, io sono compiacentissimo. Quando si tratta di sollevar l'animo di una persona, si sfoghi con me, che le do licenza. VITTORIA Povero voi, se vi facessi provar la bile, che mi tormenta. FERDINANDO Ma cosa c'è? Cosa avete? Cosa v'inquieta? Confidatevi meco. Con me potete parlare con libertà. Siete sicura, ch'io non lo dico a nessuno. VITTORIA Sì, certo, confidatevi alla tromba della comunità. FERDINANDO Voi mi avete in mal credito, e non mi pare di meritarlo. VITTORIA Io dico quello, che sento dire da tutti. FERDINANDO Come possono dire, ch'io dica i falli degli altri? Ho mai detto niente a voi di nessuno? VITTORIA Oh! mille volte; e della signora Aspasia, e della signora Flamminia, e della signora Francesca. FERDINANDO Ho detto io? VITTORIA Sicuro. FERDINANDO Può essere, che l'abbia fatto, senza avvedermene. VITTORIA Eh già, quel che si fa per abito, non si ritiene. FERDINANDO In somma dunque siete arrabbiata, e non mi volete dire il perché? VITTORIA No, non vi voglio dir niente. FERDINANDO Sentite. O sono un galantuomo, o sono una mala lingua. Se sono un galantuomo, confidatevi, e non abbiate paura. Se fossi una mala lingua, sarebbe in arbitrio mio interpretare le vostre smanie, e trarne quel ridicolo, che più mi paresse. VITTORIA Volete ch'i' ve la dica? Davvero davvero, siete un giovane spiritoso (ironica). FERDINANDO Son galantuomo, signora. E quando si può parlare, parlo, e quando s'ha da tacere, taccio. VITTORIA Orsù, perché non crediate quel, che non è; e non pensiate quel, che vi pare, vi dirò, che per me medesima non ho niente, ma mio fratello è inquietissimo, è fuor di sé, è delirante, e per cagione sua divento peggio di lui. FERDINANDO Sì, sarà delirante per la signora Giacinta. È una frasca, è una civetta, dà retta a tutti, si discredita, si fa ridicola da pertutto. VITTORIA Per altro voi non dite mal di nessuno. FERDINANDO Dov'è il signor Leonardo? VITTORIA Io credo, che sia andato da lei. FERDINANDO Con licenza. VITTORIA Dove, dove? FERDINANDO A ritrovare l'amico, a soccorrerlo, a consigliarlo. (A raccogliere qualche cosa per la conversazione di Montenero) (parte). VITTORIA Ed io, che cosa ho da fare? Ho da aspettar mio fratello, o ho da andare da mia cugina? Bisognerà che io l'aspetti, bisognerà, ch'io osservi, dove va a finire questa faccenda. Ma no, sono impaziente, vo' saper subito qualche cosa. Vo' tornar dal signor Filippo, vo' tornar da Giacinta. Chi sa, ch'ella non faccia apposta, perch'io non vada in campagna? Ma nasca quel, che sa nascere, ci voglio andare, e ci anderò a suo dispetto (parte). Scena decima Camera in casa del signor Filippo. Filippo, e Fulgenzio. FILIPPO Per me vi dico, son contentissimo. Il signor Leonardo è un giovane proprio, civile, di buona nascita, ed ha qualche cosa del suo. È vero che gli piace a spendere, e specialmente in campagna, ma si regolerà. FULGENZIO Eh! per questa parte, non avete occasion di rimproverarlo. FILIPPO Volete dire, perché faccio lo stesso anch'io? Ma vi è qualche differenza da lui a me. FULGENZIO Basta, non so, che dire. Voi lo conoscete. Voi sapete il suo stato, dategliela, se vi pare; se non vi pare, lasciate. FILIPPO Io gliela do volentieri. Basta, ch'ella ne sia contenta. FULGENZIO Eh! mi persuado, che non dirà di no. FILIPPO Sapete voi qualche cosa? FULGENZIO Sì, so più di voi, e so quello, che dovreste saper meglio voi. Un padre dee tener gli occhi aperti sulla sua famiglia, e voi, che avete una figliuola sola, potreste farlo meglio di tanti altri. Non si lasciano praticar le figlie. Capite? Non si lasciano praticare. Non ve lo diceva io? È donna. Oh! oh! mi dicevate: è prudente. Ed io vi diceva: è donna. Con tutta la sua saviezza, con tutta la sua prudenza sono passati degli amoretti fra lei e il signor Leonardo. FILIPPO Oh! sono passati degli amoretti? FULGENZIO Sì, e ringraziate il Cielo, che avete a fare con un galantuomo; e dategliela, che farete bene. FILIPPO Sicuramente. Gliela darò, ed ei l'ha da prendere, ed ella l'ha da volere. Fraschetta! Amoretti, eh! FULGENZIO Cosa credete? Che le ragazze siano di stucco? Quando si lasciano praticare... FILIPPO Ha detto di venir qui il signor Leonardo? FULGENZIO No, anderò io da lui; e lo condurrò da voi, e che concludiamo. FILIPPO Sempre più mi confesso obbligato al vostro amore, alla vostra amicizia. FULGENZIO Vedete se ho fatto bene io a persuadervi a staccare dal fianco di vostra figlia il signor Guglielmo? FILIPPO (Oh diavolo! E l'amico è in casa). FULGENZIO Leonardo non l'intendeva, ed aveva ragione, e se il signor Guglielmo andava in campagna con voi, non la prendeva più certamente. FILIPPO (Povero me! Sono più che mai imbarazzato). FULGENZIO E badate bene, che il signor Guglielmo non si trovi più in compagnia di vostra figliuola. FILIPPO (Se Giacinta non trova ella qualche ragione, io non la trovo sicuro). FULGENZIO Parlate con vostra figlia, ch'io intanto andrò a ritrovare il signor Leonardo. FILIPPO Benissimo... Bisognerà vedere... FULGENZIO Vi è qualche difficoltà? FILIPPO Niente, niente. FULGENZIO A buon rivederci, dunque. Or ora sono da voi

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