La trovatella di Milano di Carolina Invernizio pagina 10

Testo di pubblico dominio

importa che tu venga poi a raggiungermi nella mia camera—aggiunse—io non ho bisogno di cosa alcuna: vattene a letto. Salì difilato al suo appartamento, si tolse il cappello ed i guanti, si guardò allo specchio, sorrise con una contrazione nervosa, che mise allo scoperto i suoi denti bianchi ed acuti e deformò la sua bocca, poi si diresse verso la camera di Adriana. Provava un malessere inesplicabile, le tempia gli ardevano terribilmente, tuttavia nei suoi occhi eravi un'espressione di volontà frenetica, che pareva dovesse tutto piegare a lui dinanzi. Adriana aveva avuto il tempo di collocare Maria nel suo ricco spogliatoio, in modo che potesse vedere ed udire ciò che succedeva nella sua camera. Poi sormontando il suo orrendo disgusto, il turbamento che la dominava, si decise recarsi ella stessa incontro al marito. Ma allorchè aprì l'uscio, non potè reprimere un movimento di stupore e di paura, trovandosi Diego di faccia… —Che volete?—chiese indietreggiando alquanto. —Suppongo non crediate voglia farvi del male, se mi presento qui dopo la scena fra noi avvenuta; ma dobbiamo parlare ancora una volta insieme e state pur certa, che dopo non vi tormenterò più colla mia presenza. Diego aveva ripreso il suo spirito, la sua correttezza di modi. —Passate,—disse Adriana con quel fare altezzoso, che le stava così bene. E quando ebbe rinchiuso l'uscio, gl'indicò una poltrona presso il divano, su cui ella sedette. Per qualche minuto si guardarono in faccia senza parlare. A Diego pareva che durante le ore rimasto assente, si fosse prodotto un cambiamento in sua moglie. Non l'aveva mai veduta così bella, animata. Vi era come un riflesso dolcissimo negli occhi di lei, le guancie avevano acquistata una lievissima tinta rosea, trasparente, nell'insieme della persona vi era un incanto, una grazia da commovere, incantare. I nervi di Diego andavano rammollendosi. —E la vostra cameriera?—chiese un po' imbarazzato. —L'ho mandata a letto: avete forse bisogno di lei?… —No, tutt'altro, anzi sono lieto della sua mancanza, perchè stanotte, spero far io le sue veci presso di voi. Adriana aggrottò alquanto le sopraciglia. —Siete venuto qui per dirmi delle galanterie?—esclamò in tono duro, glaciale,—Potete allora risparmiarle, perchè non sono in vena di sentirle. Diego si morse le labbra, tuttavia rispose con disinvoltura. —Non montate in furore, mia cara, perchè come vedete, m'inchino rassegnato al vostro volere; può darsi però che fra poco desideriate assai più un linguaggio tenero, galante a quello che vi ho preparato. Adriana colle labbra strette frenava l'impazienza, la collera che suscitavano in lei quelle parole: provava una sensazione dolorosa. Diego si passò la mano bianca sulla fronte: non sorrideva più… —Del resto ero preparato a questa accoglienza—aggiunse—e se mi sono permesso di comparirvi dinanzi, non è stato senza lotta… Ma ero stanco della parte ridicola che mi fate fare; infine vi ho presa io a forza? La giovine donna si alzò bruscamente, cogli occhi fiammeggianti. —Colla forza no—disse fremendo d'indignazione—ma coll'inganno, il tradimento… Aspettava quasi tremando la risposta del marito. Egli si mise a ridere, di un riso aspro, convulso, che fece salire il rossore sulla fronte di Adriana: tuttavia seppe frenarsi. —Ah! ah! vi hanno forse raccontato il tiro che giuocai al vostro sentimentale amante ed alla bella guantaia, una sciocca che prendeva sul serio le mie promesse, i miei giuramenti? Ebbene, non vi nego di esserne l'autore e che perciò? Tutti i mezzi sono buoni quando si vuol giungere ad uno scopo ed il mio era quello di possedervi, perchè vi amavo. Adriana era pallida di un furore indicibile. —Non bestemmiate la parola amore. Voi avete compiuta un'azione vigliacca, infame, malvagia. Ed io non voglio passare per vostra complice, nè sopportare più a lungo la vergogna di vivere sotto il vostro tetto: però vi cedo il posto. Fece un passo verso l'uscio, ma Diego più pronto di lei, balzò in piedi ed afferrandola con violenza per un braccio. —Voi non uscirete—disse con voce sorda—prima di avermi ascoltato. Ella non chinò gli occhi sotto lo sguardo infocato, terribile del marito. —Avete qualche altra vergogna a rivelarmi?—esclamò lentamente. —L'avete scelta bene la parola: sì… una vergogna, che farà chinare la vostra fronte superba, schiaccierà quell'orgoglio che vi domina… Ella si era svincolata da lui ed aveva incrociate le braccia al seno fremente. —Scendete anche all'insulto, signore… —Non si insulta, quando si parla la voce della verità. Credete che se io non vi avessi ottenuta con un inganno, altri vi avrebbe sposata? Sapete chi sia stato vostro padre, l'uomo che la società stima, rispetta, perchè ne ha dimenticate le sembianze, le gesta malvagie? Un'infame spia, un traditore della patria, che il popolo milanese nei giorni memorabili della sollevazione, aveva giurato di ammazzare. Egli è riuscito a fuggire, ma abbandonò alle furie dei ribelli, che ne dovettero far strazio, perchè non se ne seppe più nuova, una moglie giovane e bella, un'innocente bambina. —Mentite… mentite!—gridò con energia Adriana, rizzandosi minacciosa dinanzi al marito, che ne sentì sul viso l'alito infiammato. Egli la fissava con degli sguardi atroci, quasi sfidandola. —Posso darvene le prove che ebbi da mio padre—disse freddamente—e che tengo nel cassetto del mio scrittoio, nella camera da letto. E poi—aggiunse con un sorriso insultante—se il conte Patta non mi avesse temuto, forse che mi avrebbe concessa la mano di sua figlia… ed aiutato a formare il piano, che doveva gettarla nelle mie braccia…? Adriana sentì al cuore un dolore così atroce, come non ne aveva mai provato in sua vita. In uno spasimo di terrore, la disgraziata tentò fuggire, ma fu colta da una vertigine e prima che Diego pensasse a sostenerla, gli cadde ai piedi svenuta. Egli fissò un istante lo sguardo su quel bellissimo corpo inerte, le cui linee pure, delicate, sembravano scolpite nell'alabastro, su quei capelli, che disciolti si spandevano sul tappeto in onde dorate… ed una fiamma d'inferno si accese nei suoi occhi. Si curvò su di lei e sollevatala violentemente fra le sue braccia, la depose sul letto. E le sue mani si accinsero a slacciare con moto febbrile il corsetto della disgraziata, allorchè una voce aspra, mordente, risuonò alle sue spalle. —Attendete, signor marchese, prima avete da discorrere con me… Diego si volse con un fremito. Ritta in mezzo alla camera, stava
Maria, bianca come una morta, sublime d'indignazione, di collera.
Il giovane, per quanto cinico, a quell'apparizione improvvisa, rinculò, madido di un sudor freddo, cogli occhi sbarrati, diffidenti, paurosi. Maria invece fece due passi innanzi ed allora Diego si accorse che teneva una rivoltella nelle mani. —Ah! non ti attendevi di vedermi ancora comparirti dinanzi—esclamò-con tale accento, che Diego sentì un brivido percorrergli le vene.—Tu speravi che la povera sciocca, dopo aver preso sul serio le tue promesse, i tuoi giuramenti, si fosse rassegnata al triste avvenire, che le avevi preparato, subisse senza ribellarsi l'oltraggio inflittole col mentirle il nome, versare a piene mani su di lei il fango e la vergogna. Ebbene, ti inganni… Diego:… dal giorno che scopersi il tuo tradimento, non ebbi che un pensiero: vendicarmi. E tanto ti ricercai coll'uomo da te atrocemente offeso, che abbiamo finito per trovarti. Gabriele, IL VERO, la tua vittima al pari di me e di tua moglie, avrebbe voluto provocarti per il primo, chiederti soddisfazione. Ah… ah! un duello, uno scandalo, che sarebbe ancora ricaduto su di lui… Ho pianto, ho supplicato per aver io il diritto di smascherarti con tua moglie, erigermi a tuo giudice. Un miserabile tuo pari, non può incrociare il ferro con un galantuomo; un delitto ne chiama un altro e vendicando me stessa, vendico anche gli altri, libero

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Argomenti: due passi,    popolo milanese,    moglie giovane,    moto febbrile

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