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Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci pagina 7sanguigno ti affacci, e fredda cade La bionda testa di Saint–Just al suol. Maledetto sia tu da quante sparte Famiglie umane ancor piegansi a i re! Tu suscitasti in Francia il Bonaparte, Tu spegnesti ne i cor virtude e fé. XVIII PER VINCENZO CALDESI OTTO MESI DOPO LA SUA MORTE Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria, Dormi, Vincenzio mio: De' subdoli e de' fiacchi oggi è l'istoria E de i forti l'oblio. Deh non conturbi te questo ronzare Di menzogne e di vanti! No, s'anco le tue zolle attraversare Potessero i miei canti E su 'l disfatto cuor sonarti come La favolosa tromba, No, gridar non vorrei di Roma il nome Su la tua sacra tomba. Pur, se chino su 'l tumolo romito Io con gentile orgoglio Dir potessi – Vincenzio, risalito Abbiamo il Campidoglio, – Tu scuoteresti via da le fredde ossa Il torpor che vi stagna, Tu salteresti su da la tua fossa, O leon di Romagna, Per rivederla ancor, Roma, a cui 'l verbo Di libertà gittasti, Per difenderla ancor, Roma, a cui 'l nerbo De la vita sacrasti. Dormi, povero morto. Ancor la soma Ci grava del peccato: Impronta Italia domandava Roma, Bisanzio essi le han dato. XIX FESTE ED OBLII Urlate, saltate, menate gazzarra, Rompete la sbarra – del muto dover; Da ville e da borghi, da valli e pendici, Plaudite a i felici – di oggi e di ier. Su, vergini e spose, bramose, baccanti, Spogliate l'Italia di lauri e di fior, Coprite di serti, di sguardi fiammanti Le glorie in parata de i nostri signor. Deh come cavalca su gli omeri fieri De' baldi lancieri – la vostra virtù! O sole di luglio, tra i marmi latini A gli aurei spallini – lusinghi anche tu. E mobili flutti di fanti e cavalli Risuonan pe 'l clivo su 'l fòro latin, E il canto superbo di trombe e timballi Insulta i silenzi del sacro Aventin. Ahi sola de' voti d'un dì la severa Mia musa, o Caprera, – riparla con te, E, sola e sdegnosa, de l'orgia romana, Deserta Mentana, – ti chiede mercé. Là il vino, la luce, la nota che freme, Ne i nervi, nel sangue risveglian l'ardor: Qui trema a la luna con l'aura che geme Lo stelo riarso d'un pover fior. E altrove la luna del raggio suo puro Illumina il giuro – rianima il sì, Che mormora a un altro languente vezzosa La vedova sposa – del morto ch'è qui, O empie insolente la camera mesta Svegliando a le cure del dubbio diman La madre che in questo bel giorno di festa In vano pe' trivi chiedeva del pan. XX IO TRIUMPHE! Dice Furio – Facciam largo a i Camilli Che vengon dopo un anno. Io de le trombe galliche a gli squilli Ritorno, ei fuggiranno. – E Mario – Spegner l'oste entro i confini Patrii è barbara cosa. Trionfo a i nuovi imperador latini, a i vinti di Custosa! – E Duilio – Tre zattere di legno Ed il valor romano Bastava. Or fuggo: ci vuol troppo ingegno A essere Persano. – E Virginio – Che far? Non ho figliuole Altre da dare agli Appi. Questo mio ferro vecchio or niun lo vuole Né men per cavatappi. – E Tullio – L'orazion mia per costoro È troppo larga o stretta. Lasciamo a Stanislao Pasquale il fòro, E il senato al Pancetta. – E Tacito – O mie storie ispide e tese, O mio duro latino, Cediamo il posto a l'orvietan marchese Al Bianchi e a Pasqualino. – E Bruto – Via da questa plebe stolta! Mi faria com'a un cane Ne' suoi circensi. Almeno ella una volta Voleva ancora il pane! – E Marc'Aurelio – Con questo po' d'oro Che avanza, io non son gonzo. Fuggiam, fuggiam, non aspettiam costoro, O mio caval di bronzo. – Così gli spirti magni entro il latino Ciel, di lor fuga mesto. Trionfa la Suburra, urla Pasquino – Viva l'Italia! io resto. XXI VERSAGLIA NEL LXXIX ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA FRANCESE Fu tempo, ed in Versaglia un proclamava: – Mio quanto cresce in terra e guizza in mar E in aer vola. – E il prete seguitava: – Popolo, dice Dio: Tu non rubar. – E i boschi verdi, e le argentine linfe Ridenti in lago o trepide tra i fior, E il tuo marmoreo popolo di ninfe, Ed i palagi sfolgoranti d'òr, Versaglia, sepper quanto in servitude Quanto d'infame in signoria si può. – Vo' il tuo campo e la donna e la virtude Tua – disse un uomo, e niun ripose: No. Veniano i giovinetti e le donzelle A inginocchiarsi con l'infamia in man, E del suo bruto sangue un volgo imbelle Murò il parco de' cervi al re cristian. Quand'ei dormia, poggiato a un bianco seno, Co 'l pugno a l'elsa e in su le teste il piè, Tutta la Francia da l'Oceano al Reno Era superba di vegliare il re. Versaglia, e allor che da un macchiato letto Ei procedeva a un addobbato altar, Tu d'orgoglio fremevi, e di rispetto Vedevi Europa innanzi a lui tremar. Ei la gloria e il valore, egli le scuole E l'armi, ei l'arte ed ei la verità, Egli era tutto in tutti: egli era il sole Che il mondo illustra, e non s'accorge e sta. Se Dio lui sostenesse o s'ei sostenne Dio, non fermaro i suoi sacri orator: Lo sanno i vostri morti, o pie Cevenne, Che non credevano al suo confessor. Il re dal suo lascivo Occhio di bue Guardava il mondo, piccolo al suo piè; E Dio, mezzan de le nequizie sue, Benedicea da l'aureo dòmo il re, Benedicea le violette ascose Nel velo virginal de la Vallier, Benedicea le maritali rose Nel petto de la Montespan altier, Benedicea d'Engaddi i freschi gigli Vedovi in seno de la Maintenon: E d'un sorriso il re facea vermigli I neri panni del fedele Aron. L'ere da le sottane e da i cappelli La corte e la cittade allor segnò; Il popol, da le fami e da i flagelli; Poi da la morte, quando si rizzò. E il giorno venne: e ignoti, in un desio Di veritade, con opposta fé, Decapitaro, Emmanuel Kant, Iddio, Massimiliano Robespierre, il re. Oggi i due morti sovra il monumento Co 'l teschio in mano chiamano pietà, Pregando, in nome l'un del sentimento, L'altro nel nome de l'autorità. E Versaglia a le due carogne infiora L'ara ed il soglio de gli antichi dì... Oh date pietre a sotterrarli ancora, Nere macerie de le Tuglierì. XXII CANTO DELL'ITALIA CHE VA IN CAMPIDOGLIO itte, zitte! Che è questo frastuono Al lume de la luna? Oche del Campidoglio, zitte! Io sono L'Italia grande e una. Vengo di notte perché il dottor Lanza Teme i colpi di sole: Ei vuol tener la debita osservanza In certi passi, e vuole Che non si sbracci in Roma da signore Oltre certi cancelli: Deh, non fate, oche mie, tanto rumore, Che non senta Antonelli. Fate più chiasso voi, che i fondatori De la prosa borghese, Paulo il forte ed Edmondo da i languori Il capitan cortese. Qua, qua, qua. Che volete voi? Chiamate Il fratel Bertoldino O Bernardino? Ei cova, ei ponza, il vate, Lo stil nuovo latino. S'ell'è per Brenno, o paperi, sprecata È omai la guardia. Brava Io fui tanto e sottil, che sono entrata Quand'egli se ne andava. Sì, sì, portavo il sacco a gli zuavi E battevo le mani Ieri a' Turcòs: oggi i miei bimbi gravi Si vestono da ulani. Al cappellino, o a l'elmo, in ginocchione Sempre: ma lesta e scaltra Scoto la polve di un'adorazione Per cominciarne un'altra. Così da piede a piè figlia di Roma I miei baci io trascino, E giù nel fango la turrita chioma Con l'astro annesso inchino Per raccattar quel che sventura o noia Altrui mi lascia andare. Così la eredità vecchia di Troia Potei raccapezzare A frusto a frusto, via tra una pedata E l'altra, su bel bello: Il sangue non è acqua; e m'ha educata Nicolò Machiavello. Ora, se date il passo a la gran madre, Oche, io vo in Campidoglio. Cittadino roman vo' fare il padre Cristoforo; e mi voglio Cingere i lombi di valore, e torte In rassegnazione, Oche, io voglio soffrir sino a la morte Per la mia salvazione. Voglio soffrire i Taicùn e i Lami, E il talamo e la culla Aurea de' muli, e le contate fami, E i motti del Fanfulla. Vo' alloggiar co 'l possibile decoro La gloria del Cialdini, Cantar l'idillio de l'età de l'oro Di Saturno Bombrini; E vo' l'umiltà Tag: dio oggi deh sangue morte sole nome luna latino Argomenti: repubblica francese, gentile orgoglio, canto superbo, vedova sposa, troppo ingegno Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il fiore di Dante Alighieri La favorita del Mahdi di Emilio Salgari La spada di Federico II di Vincenzo Monti Le Grazie di Ugo Foscolo Le rimembranze di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Rodi, l'isola greca consacrata al dio sole Forte La Carnale Olmaria nella cura della pelle Offerta capodanno a Rotterdam Offerte Capodanno Cuba
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