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Le Grazie di Ugo Foscolo pagina 7padre, il più splendido ei s'elesse, E toccò in sorte a Citerea il più bello E l'altissimo a Pallade, e le genti Di quei mondi beate abitatrici Sentir l'impero del lor proprio nume. Ma senza nume rimanea negletto Il picciol globo della terra, e nati Alle prede i suoi figli ed alla guerra E dopo breve dì sacri alla morte. [ LE API ALLA FOCE DELL'ARNO. LA SPERANZA] Mentre nel Lilibeo mare la Fata Dava promesse e le attendea cortese A quante all'Adria indi posaro il volo Angiolette Febee; l'altro drappello Che per antico amor Flora seguendo Tendea per le tirrene aure il suo corso Trovò simile a Cerere una donna Su la foce dell'Arno; e l'attendeva Portando in man purpurei gigli, e frondi Fresche d'ulivo. Avea riposo al fianco Un'etrusca colonna; a sè dinanzi Di favi desioso un alveare Molte intorno a' suoi piè verdi le spighe Spuntavano, e perian molte immature Fra gli emuli papaveri; mal nota Benchè fosse divina era l'ancella Alle pecchie immortali. Essa agli Dei Non tornò mai da che scendea ne' primi Dì nojosi dell'uomo, e il riconforta Ma le presenti ore gl'invola; ha nome Speranza, e men infida ama i coloni. Già negli ultimi cieli iva compiendo Il settimo de' grandi anni Saturno Col suo pianeta, da che a noi la Donna Precorrendo le Muse era tornata Per consiglio di Pallade, a recarne L'ara fatale ove scolpite in oro Le brevi rifulgean libere leggi Madri dell'arti; e illuminò l'altare Della Fiamma di Vesta, e il lasciò dove A doriesi gemine colonne La serie eccelsa delle loggie impose L'architetto aretino, onde fra l'arti S'adorasse fra noi, Venere bella Il simulacro tuo, che depredato Ne fu dall'armi, e s'altro oggi concesso Da te non era all'Italo scultore [...] a somma l'ara Ralluminò il gentil Foco di Vesta Che inestinto vagò dentro la lunga Barbara notte, e la rompea talvolta; E le risse civili, e le riarse Risse di parti andò temprando, e [...] E la cieca Paura, e la [...] [MARTE CACCIA LE MUSE DALLA GRECIA UNA SCHIERA D'API GIUNGE ALLA FOCE DEL PO. POESIA ROMANZESCA: BOIARDO, ARIOSTO, BERNI] Perchè quando le tartare cavalle Marte sfrenava su la Grecia in pena Del freddo ozio servile, e a desolarla Sull'Ellesponto coronò un nepote Barbaro d'Ottomano; allor l'Italia Fu giardino alle Muse, e l'aureo stuolo Fabbro del mele, si fuggì in due schiere. L'una approdando al lito, ove Eridano Riporta in preda cento fiumi al mare, Vide agresti fioretti, e lungo il fiume Gran ciel prendea con nere ombre una selva Strana d'allori, a immago di bizzarra Gotica reggia i rami alti intrecciando Acutissimi all'aere. Ivi una Fata Delle sorti presaga avea quel bosco Piantato per incanto, e assai novelli Fiori ad arte dispersi; onde allettate L'Api sacre ponessero a lor prole Quivi il primo alvear; sovra que' tronchi Scriveva Atlante i fasti di Ruggero; E donne innamorate, e vagabondi Spettri di cavalieri ivan col Mago Aspettando il Cantor, che poi trovando Deposti i favi, si mietea con essi Tutti gli allori; se non che più accorto Spigolò i fiori un lepido Poeta, Dove più grato distillava il mele, E non temea di gareggiar cantando. [L'ARCHITETTURA IN TOSCANA] Ecco prostrata una foresta, e fianchi Rudi d'alpe, e masse ferree immani Al braccio de' Ciclopi, a fondar tempio Che ceda tardo a' muti urti del tempo. E al suono che invisibile spandeano Le Grazie intorno, assunsero nell'opra Nuova speme i viventi, e l'Architetto Meravigliando della sua fatica Quasi nubi lievissime di terra Ferro e abeti vedea sorgere e marmi A sue leggi arrendevoli, e posarsi Convessi in arco aereo imitanti Il firmamento. Attonite le Muse Come vennero poscia, alla divina Mole il guardo levando, ivan cercando Col memore pensier se Palla altrove Quando in Grecia di celeste acanto Ghirlandò le colonne, o quando in Roma Gli archi adornava a ritornar vittrice Trionfando con candide cavalle Miracolo sì fatto avesse all'arti Mai suggerito. — Quando poi la Speme Veleggiando su l'Arno in una nave L'api recò, e l'ancora là dove Sorger poscia dovea delle bell'arti Sovra mille colonne una gentile Reggia alle Muse, vide correr l'api A un'indistinta di novelle piante Soavità che intorno al tempio oliva. Un mirto [...] [DANTE, PETRARCA] Un mirto Che suo dall'alto Beatrice ammira Venerando splendeva, e dalla cima Battea le penne un Genio disdegnoso Che il passato esplorando e l'avvenire Cieli e abissi cercava e popolato D'anime in mezzo a tutte l'acque un monte Poi tornando spargea folgori e lieti Raggi, e speme e terrore e pentimento Ne' mortali, e verissime sciagure All'Italia cantava. Appresso al mirto Fiorian le rose che le Grazie ogni anno Ne' colli Euganei van cogliendo, e un serto Molle di pianto il dì sesto d'Aprile Ne recano alla Madre. A queste intorno Dolcemente ronzarono, e sentiro Come forse d'Eliso era venuto Ad innestare il cespo ei che più ch'altri Libò il mel sacro su l'Imetto, e primo Fe' del celeste Amor celebre il rito. Ma con molti frutteti e con l'orezzo Le sviò de' querciuoli una valletta Dove le Ninfe alle mie Dee seguaci S'elessero dimora. [...] Tag: intorno mirto foce speme speranza marte reggia fata donna Argomenti: freddo ozio, preda cento, arco aereo, celeste acanto, genio disdegnoso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Decameron di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Il genere sentimentale Offerta capodanno alle Hawaii Caratteristiche del mixed wrestling Offerta capodanno ad Istanbul Perché si regala la mimosa l'otto marzo
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