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Le Grazie di Ugo Foscolo pagina 5Correte, e voi che muti impallidite Nel penetrale della Dea pensosa Urania era più lieta ove le Grazie a lei l'azzurro Paludamento ornavano. Con elle Qui dov'io canto Galileo sedeva a spiar l'astro Della loro regina, e il disviava Col notturno rumor l'acqua remota Che sotto a' pioppi delle rive d'Arno Furtiva e argentea gli volava al guardo. Qui a lui l'alba la luna e il sol mostrava Gareggiando di tinte or le severe Nubi su la cerulea alpe sedenti, Or il piano che fugge alle Tirrene Nereidi, immensa di città e di selve Scena e di templi e d'arator beati Or cento colli onde Apennin corona D'ulivi e d'antri e di marmoree ville L'elegante città dove con Flora Le Grazie han serti e amabile idioma. Date principio, o giovinetti, al rito E da' festoni della sacra soglia Dilungate i profani. Ite insolenti Genii d'Amore, e voi livido coro Di Momo, e voi che a prezzo Ascra attingete. Qui nè oscena malia, nè plauso infido Può, nè dardo attoscato, oltre quest'ara, Cari al volgo e a' tiranni, ite profani. Dolce alle Grazie è la virginea voce E la timida offerta; uscite or voi Dalle stanze materne ove solinghe Amor v'insidia, o donzellette uscite; Gioja promette, e manda pianto Amore. Qui su l'ara le rose e le colombe Deponete e tre calici spumanti Di latte inghirlandato; e fin che il rito V'appelli al canto, tacite sedete. Sacro è il silenzio a' vati; e vi fa belle Più del sorriso. E tu che ardisci in terra Vestir d'eterna giovinezza il marmo, Or l'armonia della bellezza, il vivo Spirar de' vezzi nelle tre ministre Che all'arpa io guido agl'inni e alle carole Vedrai qui al certo; e tu potrai lasciarle Immortali fra noi, pria che all'Eliso Su l'ali occulte fuggano degli anni. Leggiadramente d'un ornato ostello Che a lei d'Arno futura abitatrice I pennelli posando edificava Il bel fabbro d'Urbino, esce la prima Vaga mortale, e siede all'ara, e il bisso Liberale acconsente ogni contorno Di sue forme eleganti, e fra il candore Delle dita s'avvivano le rose Mentre accanto al suo petto agita l'arpa. Scoppian dall'inquiete aeree fila Quasi raggi di sol rotti dal nembo Gioja insieme e pietà, poi che sonanti Rimembran come il ciel l'uomo concesse Al diletto e agli affanni onde gli sia Librato e vario di sua vita il volo E come alla virtù guidi il dolore E il sorriso e il sospiro errin sul labbro Delle Grazie, e a chi son fauste e presenti Dolce in cuore ei s'allegri, e dolce gema. Pari un concento se pur vera è fama Un dì Aspasia tessea lungo l'Ilisso, Era allor delle Dee sacerdotessa E intento al suono Socrate libava Sorridente a quell'ara, e col pensiero Quasi a' sereni dell'Olimpo alzossi. Quinci il veglio mirò volgersi obbliqua Affettando or la via su per le nubi Or ne' gorghi Letèi precipitarsi Di Fortuna la rapida quadriga Da' viventi inseguita; e quel pietoso Gridò invano dall'alto: A cieca duce Siete seguaci o miseri, e vi scorge Dove in bando è pietà, dove il Tonante Più adirate le folgori abbandona Su la timida terra. O nati al pianto E alla fatica, se virtù vi è guida Dalla fonte del duol sorge il conforto. Ah ma nemico è un altro Dio di pace Più che Fortuna, e gl'innocenti assale; Ve' come l'arpa di costei sen duole! Duolsi che a tante verginette il seno Sfiori e di pianto alle carole in mezzo Invidioso Amor bagni i lor occhi. Già del piè delle dita e dell'errante Estro, e degli occhi vigili alle corde Ispirata sollecita le note Che pingan come Agli astri all'onda eterea e alla natante Terra per l'oceano, e come franse L'uniforme creato in mille volti Co' raggi e l'ombre e il ricongiunse in uno E i suoni all'aere, e die' i colori al sole E l'alterno continuo tenore Alla Fortuna agitatrice e al tempo Sì che le cose dissonanti insieme Rendan concento d'armonia divina E innalzino le menti oltre la terra. Come quando più gajo Euro provòca Su l'alba il queto Lario, e a quel sussurro Canta il nocchiero, e allegransi i propinqui Liuti, e molle il flauto si duole D'innamorati giovani e di ninfe Su le gondole erranti; e dalle sponde Risponde il pastorel con la sua piva Per entro i calli rintronano i corni Terror del cavriol, mentre in cadenza Di Lecco il malleo domator del bronzo Tuona dagli antri ardenti; stupefatto Perde le reti il pescatore ed ode. Tal dell'arpa diffuso erra il concento Per la nostra convalle, e mentre posa La sonatrice, ancora odono i colli. Or le recate o vergini i canestri E le rose e gli allori a cui materni Nell'ombrifero Pitti irrigatori Fur gli etruschi silvani, a far più vago Il giovin seno alle mortali etrusche Emule d'avvenenza e di ghirlande; Soave affanno al pellegrin se innoltra Improvviso ne' lucidi teatri E quell'intenta voluttà del canto Ed errar un desio dolce di amore Mira ne' volti femminili, e l'aura Pregna di fiori gli confonde il core. Recate insieme o vergini le conche Dell'alabastro provvido di fresca Linfa, e di vita ahi breve a' montanini Gelsomini, e alla mammola dogliosa Di non morir sul seno alla fuggiasca Ninfa di Pratolino, o sospirata Dal solitario venticel notturno. Date il rustico giglio, e se men alte Ha le forme fraterne, il manto veste Degli amaranti inviolato; unite Aurei giacinti e azzurri alle giunghiglie Di Bellosguardo che all'amante suo Coglie Pomona, e a' garofani alteri Della prole diversa e delle pompe, E a' fiori che dagli orti dell'aurora Novella preda a' nostri liti addussero Vittoriosi i Zefiri su l'ale, E or fra' cedri al suo talamo imminenti D'ospite amore e di tepori industri Questa gentil sacerdotessa educa. Spira indistinto e armonioso agli occhi Quanto agli orecchi il suon, splende il concento Che di tanti color mesce e d'odori E il fior che altero del lor nome han fatto Dodici Dei ne scevra, e su l'altare Vel reca o Dive, e in cor tacita prega. Che di que' fiori ond'è nudrice, alcuno Mescer ven piaccia alle rose celesti Che il dì sesto d'Aprile in val di Sorga Voi tutti gli anni o belle Dee cogliete A recarle alla Madre. — Ora l'alata Polinnia che ha più lire, e più dell'altre Muse possiede il vario canto, esulti Ch'io de' suoi fiori ornerò l'inno; or viene Sacerdotessa al rito mio seconda Bella una donna, e reca all'ara un favo Per memoria del mele onde alle Grazie Con perenne ronzio fanno tesoro L'eterne api di Vesta, E il fior che altero del lor nome han fatto Dodici Dei ne scevra, e all'ara vostra Il dona; e l'arpa sua tesse ghirlande. Spiran soavi, e armoniosi agli occhi Come all'anima il suon, splendono i serti Che di tanti color mesce e d'odori. Ora Polinnia alata dea che molte Lire a un tempo percote, e più dell'altre Muse possiede orti celesti, ascolti Anche le lodi de' suoi fiori; or quando La bella donna che seconda all'ara Veggio ministra, vien recando un favo Rimembrandomi il mele onde alle Grazie Con perenne ronzio fanno tesoro L'eterne api di Vesta e chi ne assaggia Parla caro a' mortali. Indarno Imetto Le richiama dal dì che a fior dell'onda Egea beate volatrici il coro Eliconio seguieno obbedienti All'elegia del fuggitivo Apollo. Però che quando nell'ascrea convalle Disfrenando le tartare cavalle Marte afflisse ogni pianta, e le sacrate Ossa de' vati profanò un superbo Nepote d'Ottomano, allor l'Italia Fu giardino a que' fiori, e qui lo stuolo Fabro dell'aureo mel pose a sua prole Il felice alvear. Nè le Febèe <Perchè quando Fortuna alle sue rote Aggiogando le tartare cavalle Le disfrenò sovra la Grecia, e Sire Del terren sacro incoronò un nepote Barbaro d'Ottomano, allor l'Italia Diè alle Muse ricetto, e fu giardino A' trapiantati fiorì; e qui lo stuolo Fabro dell'aureo mel pose a sua prole Il felice alvear. Nè le divine> Però che quando su la Grecia inerte Marte sfrenò le tartare cavalle Depredatrici, e coronò la schiatta Barbara d'Ottomano, allor l'Italia Fu giardino alle Muse, e qui lo stuolo Fabro Tag: grazie fiori amore dolce concento canto fortuna rose occhi Argomenti: desio dolce, continuo tenore, soave affanno, spira indistinto, perenne ronzio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Nel sogno di era Stanze della gelosia di Torquato Tasso Decameron di Giovanni Boccaccio Fior di passione di Matilde Serao Il fiore di Dante Alighieri Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come piantare le rose Significato del giglio Come innaffiare le rose Potare le rose L'innesto della rosa
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