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Le Grazie di Ugo Foscolo pagina 3suo volto onde più bella Mostra suo labbro la virginea rosa. [ LA FIAMMA DI VESTA] I Una è l'alma del mondo, in infinite Forme, e negli astri, e negl'immensi mari E ne' fiori e ne' fulmini diffusa Inegualmente e negli umani petti Ma in ogni loco a se medesma eguale In sè ritorna, e da sè parte, e vive Ricongiunta a se stessa. II Innaccessa agli Dei, splende una Fiamma Solitaria nell'ultimo de' cieli Per proprio foco eterna: unico Nume La veneranda Deità di Vesta Vi s'appressa, e deriva indi una pura Luce che mista allo splendor del sole Tinge gli aerei campi di zafiro, E i mari allor che ondeggiano al tranquillo Spirto del vento facili a' nocchieri; E di chiaror dolcissimo consola Con quel lume le notti, e a qual più s'apre Modesto fiore a decorar la terra Molli tinte comparte, invidiate Dalla rosa superba. III Solinga nell'altissimo de' cieli Innaccessa agli Dei splende una Fiamma Per proprio Fato eterna; e l'ha in sua cura La veneranda Deità di Vesta. Vi s'appressa, e ne toglie una favilla A spirarla nell'anime gentili Che recando talor parte del cielo Sotto spoglia mortal scendon fra noi. [L'ERINNE] Tacquero. Come quando esce un'Erinne A gioir delle terre arse dal verno Maligna; e lava le sue membra a' fonti Dell'Islanda esecrati ove più tristi Fuman sulfuree l'acque, o a' groelandi Laghi lambiti di vampe La teda alluma e al ciel sereno aspira. Finge perfida pria roseo splendore E lei deluse appellano col vago Nome di Boreale alba le genti. Quella scorre, e le nuvole in chimere Orrende, e in imminenti armi contorce Fiammeggianti; e calar senti per l'aura Dal muto nembo l'aquile agitate Che veggion nel lor regno angui, e sedenti Leoni, e ulular l'ombre de' lupi. Innondati di sangue errano al guardo Delle città i pianeti, e van raggiando Timidamente per l'aereo caos; Tosto d'incendio la celeste volta S'infiamma, e sotto quell'infausta luce Rosseggia immensa l'iperborea terra. Quinci l'invida dea gli inseminati Campi mira, e dal gel tutto Oceano A' nocchieri conteso; ed oggi forse Per la Scizia calpesta armi, e vessilli, E d'Itali guerrier corpi incompianti. [VERSI DI SALUTO ALLA BIGNAMI] <Date candidi giorni a lei che sola Da che più lieti mi fioriano gli anni M'arse divina d'immortale amore. Sola vive al cor mio cura soave Sola e secreta spargerà le chiome Sovra il sepolcro mio, quando lontano Non prescrivano i fati anche il sepolcro. Vaga e felice i balli e le fanciulle Di nera treccia insigni e di sen colmo Sul molle clivo di Brianza un giorno Guidar la vidi; oggi le vesti allegre Obbliò lenta e il suo vedovo coro. E se alla luna e all'etere stellato Più azzurro il scintillante Eupili ondeggia Il guarda avvolta in lungo velo e plora Col rosignuol finchè l'aurora il chiami A men soave tacito lamento. A lei da presso il piè volgete o Grazie, E nel mirarvi, o Dee, tornino i grandi Occhi fatali al lor natio sorriso.> [LA VERGINE ROMITA] Come nel chiostro vergine romita Se gli azzurri del cielo, e la splendente Luna e il silenzio delle stelle adora, Sente il Nume, ed al cembalo s'asside E del piè e delle dita, e dell'errante Estro e degli occhi vigili alle note Sollecita il suo cembalo ispirata Ma se improvvise rimembranze amore In cor le manda, scorrono più lente Sovra i tasti le dita, e d'improvviso Quella soave melodia che posa Secreta ne' vocali alvei del legno Flebile e lenta all'aure s'aggira. [DANZATRICE NEL MOTO DEL BALLO] Sdegnan chi a' fasti di Fortuna applaude Le Dive mie, e sol fan bello il lauro Quando Sventura ne corona i prenci; Ma più alle Dive mie piace quel carme Che d'egregia beltà l'alma e le forme Con la pittrice melodia ravviva. Ma invan per l'altre età (se l'idioma D'Italia correrà puro a' nepoti, E vostro e voi deh lo serbate, o Grazie.) Tento ritrar ne' versi miei la sacra Danzatrice, men bella allor che siede, Men di te bella o gentil sonatrice, Meno amabil di te quando favelli O nudrice dell'api. Ma se danza Vedila! tutta l'armonia del suono Scorre dal suo bel corpo, e dal sorriso Della sua bocca, e un moto, un atto, un vezzo Manda agli sguardi venustà improvvisa. E chi pinger la può? Mentre a ritrarla Pongo industre lo sguardo, ecco m'elude E le carole che lenta disegna Affretta rapidissima e s'invola Sorvolando sui fiori; appena veggio Il vel fuggente biancheggiar fra i mirti. REDAZIONE DEL CARME SECONDO LA LEZIONE DEL QUADERNONE Inno Primo. Ad Antonio Canova Venere Cantando o Grazie degli eterei pregi Di che il cielo v'adorna, e della gioja Che vereconde voi date alla terra, Belle vergini! a voi chieggio l'arcana Armoniosa melodia pittrice Della vostra beltà; sì che all'Italia Afflitta di regali ire straniere Voli improvviso a rallegrarla il carme. Nella convalle fra gli aerei poggi Di Bellosguardo ov'io cinta d'un fonte Limpido fra le quete ombre di mille Giovinetti cipressi alle tre dive L'ara innalzo, e un fatidico laureto La protegge di tempio, al vago rito Vieni, o Canova, e agl'inni. Al cor men fece Dono la bella Dea che tu sacrasti Qui su l'Arno alle belle arti custode, Ed ella d'immortal lume e d'ambrosia La santa immago sua tutta precinse. Forse (o ch'io spero!) artefice di numi, Nuovo meco darai spirto alle Grazie Che or di tua man sorgon dal marmo: anch'io Pingo, e la vita a' miei fantasmi ispiro; Sdegno il verso che suona e che non crea; Perchè Febo mi disse: io Fidia primo Ed Apelle guidai con la mia lira. Eran l'Olimpo e il Fulminante e il Fato E del tridente Enosigéo tremava La genitrice Terra; Amor dagli astri Pluto feria: nè ancor v'eran le Grazie. Una Diva scorrea lungo il creato A fecondarlo e di Natura avea L'austero nome; fra' celesti or gode Di cento troni, e con più nomi ed are Le dan rito i mortali, e più le giova L'inno che bella Citerea la invoca. Perchè clemente a noi, che mirò afflitti Travagliarci, e adirati, un dì la santa Diva all'uscir de' flutti ove s'immerse A ravvivar le gregge di Neréo Apparì con le Grazie; e le raccolse L'onda Ionia primiera, onda che amica Del lito ameno e dell'ospite musco Da Citera ogni dì vien desiosa A' materni miei colli: ivi fanciullo La Deità di Venere adorai. Salve, Zacinto! all'antenoree prode De' santi lari Idei ultimo albergo E de' miei padri, darò i carmi e l'ossa E a te il pensier. chè piamente a queste Dee non favella chi la patria oblia. Sacra città è Zacinto. Eran suoi templi Era ne' colli suoi l'ombra de' boschi Sacri al tripudio di Diana e al coro, Pria che Nettuno al reo Laomedonte Munisse Ilio di torri inclite in guerra. Bella è Zacinto. A lei versan tesori L'angliche navi; a lei dall'alto manda I più vitali rai l'eterno sole. Candide nubi a lei Giove concede E selve ampie d'ulivi, e liberali I colti di Lieo; rosea salute Prometton l'aure da' spontanei fiori Alimentate e da' perpetui cedri. Splendea tutto quel mar quando sostenne Su la conchiglia assise, e vezzeggiate Dalla Diva le Grazie; e a sommo il flutto Quante alla prima prima aura di Zefiro Le frotte delle vaghe api prorompono E più e più succedenti invide ronzano A far lunghi di sè aerei grappoli Van aliando su' nettarei calici E del mele futuro in cor s'allegrano, Tante a fior dell'immensa onda raggiante Ardian mostrarsi a mezzo il petto ignude Le amorose Nereidi Oceanine, E a drappelli agilissime seguendo La Gioja alata, degli dei foriera, Gittavan perle; dell'ingenue Grazie Il bacio le Nereidi sospirando. Poi come l'orme della Diva e il riso Delle vergini sue fer di Citera Sacro il lito, un'ignota violetta Spuntò a' piè de' cipressi, e d'improvviso Molte purpuree rose amabilmente Si conversero in candide. Fu quindi Religione di libar col latte Cinto di bianche rose, e cantar gl'inni Sotto a' cipressi, e d'offerire all'ara Le perle e il fiore messagger d'Aprile. L'una tosto alla Dea col radiante Pettine asterge mollemente e Tag: grazie bella diva terra improvviso sotto melodia dea fiamma Argomenti: lungo velo, fan bello, fatidico laureto, vago rito, ultimo albergo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Orfeo di Angelo Poliziano Sodoma e Gomorra di Docteur Jaf La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni La via del rifugio di Guido Gozzano Marocco di Edmondo De Amicis Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Bath, la città delle terme sotterranee Croazia, terra delle mille isole Dodecanneso, le 12 Isole greche Vacanze a Cipro: l'incontro con la mitologia Offerta capodanno a Cracovia
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