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Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni pagina 8a voi tacer che un dubbio tal m'offende. Sono un di voi: la causa dello Stato È la mia causa; e il suo segreto importa A me non men che altrui. MARINO Volete alfine Saper chi siete qui? Voi siete un uomo Di cui si teme, un che lo Stato guarda Come un inciampo alla sua via. Mostrate Che nol sarete; il darvene agio ancora È gran clemenza. MARCO Io sono amico al Conte: Questa è l'accusa mia; nol nego, io il sono: E il ciel ringrazio che vigor mi ha dato Di confessarlo qui. Ma se nemico È della patria: mi si provi, è il mio. Che gli si appone? I prigionier disciolti? — Non li disciolse il vincitor soldato? — Ma invan pregato il condottier non volle Frenar questa licenza. — Il potea forse? — Ma l'imitò. Non ve lo astrinse un uso, Qual ch'ei sia, della guerra? ed al Senato Vera non parve questa scusa? E largo D'ogni onor poscia non gli fu? — L'ajuto Al Trevisan negato? — Era più grave Periglio il darlo; era l'impresa ordita Ignaro il Conte; ei non fu chiesto in tempo. E la sentenza che a sì turpe esiglio Il Trevisan dannò, tutta la colpa Non rovesciò sovra di lui? — Cremona? — Chi di Cremona meditò l'acquisto? Chi l'ordin diè che si tentasse? Il Conte. Del popol tutto che a romor si leva Non può scarso drappel l'inaspettato Impeto sostener; ritorna al campo, Non scemo pur d'un combattente. Al Duce Buon consiglio non parve incontro un novo Impensato nemico avventurarsi; E abbandonò l'impresa. Ella è, fra tante Sì ben compiute, una fallita impresa; Ma il tradimento ov'è? — Fiero, oltraggioso Da gran tempo, voi dite, è il suo linguaggio; Un troppo lungo tollerar macchiato Ha l'onor nostro. — Ed un'insidia, il lava? E poi che un nodo — un dì sì caro — ormai Non può tener Venezia e il Carmagnola, Chi ci vieta disciorlo? Un'amistade Sì nobilmente stretta, or non potria Nobilmente finir? Come! anche in questo Un periglio si scorge! Il genio ardito Del condottier, la fama sua si teme, De' soldati l'amor! Se render piena Testimonianza al ver colpa si stima; Se a tal trista temenza oppor non lice La lealtà del Conte; il senso almeno Del nostro onor la scacci. Abbiam di noi Un più degno concetto; e non si creda Che a tal Venezia giunta sia, che possa Porla in periglio un uom. Lasciam codeste Cure ai tiranni: ivi il valor si tema Ove lo scettro è in una mano, e basta A strapparlo un guerrier che dica: io sono Più degno di tenerlo, — e a' suoi compagni Il persuada. Ei che tentar potria? — Al Duca ritornar, dicesi, e seco Le schiere trar nel tradimento — Al Duca? All'uom che un'onta non perdona mai, Né un gran servigio, ritornar colui Che gli compose e che gli scosse il trono? Chi non poté restargli amico in tempo Che pugnava per lui, ridivenirlo Dopo averlo sconfitto! Avvicinarsi A quella man che in questo asilo istesso Comprò un pugnal per trapassargli il petto! L'odio solo, o signor, crederlo puote. Ah! qual sia la cagion che innanzi a questo Temuto seggio fa trovarmi, un'alta Grazia mi fia, se fare intender posso Anco una volta il ver: qualche lusinga Io nutro ancor che non fia forse invano. Sì, l'odio cieco, l'odio sol potea Far che fosse in Senato un tal sospetto Proposto, inteso, tollerato. Ha molti Fra noi nemici il Conte: or non ricerco Perché lo sièno: — il son. Quando nascoste All'ombra della pubblica vendetta, Le nimistà private io disvelai; Quando chiedea che a provveder s'avesse L'util soltanto dello Stato, e il giusto; Allora ufficio io non facea d'amico, Ma di fedel patrizio. Io già non scuso Il mio parlar: quando proporre intesi Che sotto il vel di consultarlo ei sia Richiamato a Venezia, e gli si faccia Onor più dell'usato, e tutto questo Per tirarlo nel laccio... allor, nol nego... MARINO Più non pensaste che all'amico. MARCO Allora, Dissimular nol vuo', tutte sentii Le potenze dell'alma sollevarsi Contro un consiglio... ah fu seguìto! ... un solo Pensier non fu; fu della patria mia L'onor ch'io vedo vilipeso, il grido Dei nemici e dei posteri; fu il primo Senso d'orror che un tradimento inspira All'uom che dee stornarlo, o starne a parte. E se pietà d'un prode a tanti affetti Pur si mischiò, dovea, poteva io forse Farla tacer? Son reo d'aver creduto Che util puote a Venezia esser soltanto Ciò che l'onora, e che si può salvarla Senza farsi... MARINO Non più: se tanto udii Fu perché ai Capi del Consiglio importa Di conoscervi appien. Piacque aspettarvi Ai secondi pensier; veder si volle Se un più maturo ponderar v'avea Tratto a più saggio e più civil consiglio. Or, poiché indarno si sperò, credete Voi che un decreto del Senato io voglia Difender ora innanzi a voi? Si tratta La vostra causa qui. Pensate a voi, Non alla patria: ad altre, e forti, e pure Mani è commessa la sua sorte; e nulla A cor le sta che il suo voler vi piaccia, Ma che s'adempia, e che non sia sofferto Pure il pensier di porvi impedimento. A questo vegliam noi. Quindi io non voglio Altro da voi che una risposta. Espresso Sovra quest'uomo è del Senato il voto; Compir si dèe. — Voi, che pensieri avete? MARCO Quale inchiesta, Signor! MARINO Voi siete a parte D'un gran disegno; e in vostro cor bramate Che a vòto ei vada — non è ver? MARCO Che importa Ciò ch'io brami, allo Stato? A prova ormai Sa che dell'opre mie non è misura Il desiderio, ma il dover. MARINO Qual pegno Abbiam da voi che lo farete? In nome Del Tribunale un ve ne chiedo: e questi, Se lo negate, un traditor vi tiene. Quel che si serba ai traditor, v'è noto. MARCO Io... Che si vuol da me? MARINO Riconoscete Che patria è questa a cui bastovvi il core Di preferire uno stranier. Sui figli A stento e tardi essa la mano aggrava; E a perderne soltanto ella consente Quei che salvar non puote. Ogni error vostro È pronta ad obbliar; v'apre ella stessa La strada al pentimento. MARCO Al pentimento! Ebben, che strada? MARINO Il Musulman disegna D'assalir Tessalonica: voi siete Colà mandato. A quale ufficio, quivi Noto vi fia: pronta è la nave; ed oggi Voi partirete. MARCO Ubbidirò. MARINO Ma un'arra Si vuol di vostra fé: giurar dovete Per quanto è sacro, che in parole o in cenni Nulla per voi traspirerà di quanto Oggi s'è fisso. Il giuramento è questo: (gli presenta un foglio). Sottoscrivete. MARCO (legge). E che, signor? Non basta? ... MARINO E per ultimo, udite. Il messo è in via Che porta al Conte il suo richiamo. Ov'egli Pronto ubbidisca, ed in Venezia arrivi, Giustizia troverà, forse clemenza. Ma se ricusa, se sta in forse, e segno Dà di sospetto, un gran segreto udite, E serbatelo in voi; l'ordine è dato Che dalle nostre man vivo ei non esca. Il traditor che dargli un cenno ardisce, Quei l'uccide, e si perde. — Io più non odo Nulla da voi: scrivete; ovvero... (gli porge il foglio). MARCO Io scrivo. — (piglia il foglio e lo sottoscrive). MARINO Tutto è posto in obblio. La vostra fede Ha fatto il più; vinto ha il dover: l'impresa Compirsi or dee dalla prudenza; e questa Non può mancarvi, sol che in mente abbiate Che ormai due vite in vostra man son poste. (parte). SCENA II MARCO Dunque è deciso! ... un vil son io! ... fui posto Al cimento; e che feci? ... Io prima d'oggi Non conoscea me stesso! ... Oh che segreto Oggi ho scoperto! Abbandonar nel laccio Un amico io potea! Vedergli al tergo L'assassino venir, veder lo stile Che su lui scende, e non gridar: ti guarda! Io lo potea; l'ho fatto... io più nol devo Salvar; chiamato ho in testimonio il cielo D'un'infame viltà... la sua sentenza Ho sottoscritta... ho la mia parte anch'io Nel suo sangue! oh che feci! ... io mi lasciai Dunque atterrir? ... La vita? ... Ebben, talvolta Senza delitto non si può serbarla: Nol sapeva io? Perché promisi adunque? Per chi tremai? per me? per me? per questo Disonorato capo? ... o per l'amico? La mia ripulsa Tag: marino marco conte amico gran forse oggi impresa vostra Argomenti: due vite, asilo istesso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Il fiore di Dante Alighieri Stanze della gelosia di Torquato Tasso Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni L'Olimpia di Giambattista Della Porta Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Mercatini di Natale a Dresda Città Vecchia di Varsavia Il cavallo arabo: antichità, bellezza e forza Grecia, un paradiso da scoprire Offerte Capodanno Vienna
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