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Il colore del tempo di Federico De Roberto pagina 23che ci fa evitare un odore sgradevole e amare un oggetto piacevole e seducente». E la prima inclinazione, la più retta, la fondamentale, è quella che unisce la madre al figlio e il figlio alla madre. Tutte le madri, senza che nessuno le ammaestri, hanno gli stessi sentimenti verso la prole; tutte intendono e contentano i loro piccoli prima ancora che questi sappiano significare i loro bisogni: i cuori delle madri e dei figli sono uniti dal più saldo legame. Su questo legame è fondata tutta quanta la morale sociale, politica e individuale dei Cinesi: i sentimenti materni e filiali si debbono estendere ai prossimi, a tutti quanti gli uomini; il principe dev'essere «la madre» dei suoi popoli. «Tutti dicono: l'impero, il regno, la famiglia. La base dell'impero esiste nel regno, la base del regno esiste nella famiglia, la base della famiglia esiste nella persona». I femministi dovrebbero esserne contenti. III. Questa filosofia, invece, sembrerà troppo semplice a noi occidentali, amanti dei voli metafisici, ricercatori appassionati della quadratura del circolo. Ma il pensiero cinese è semplice, pratico, positivo. Noi perdiamo il nostro tempo intorno al problema del libero arbitrio; i Cinesi si contentano di dire, con Meng-Tseu: «La natura dell'uomo somiglia al salice flessibile, l'equità e la giustizia somigliano a un canestro: con la natura dell'uomo si fa l'umanità e la giustizia come si fa un canestro con un salice flessibile». Da noi filosofi e teologi si accapigliano a proposito della morte, dell'anima, della divinità: in Cina queste polemiche sono ignote o molto più rare. «Ki-Lu domandò come bisogna servire gli Spiriti e i Genî. Il filosofo disse:—Quando non si è ancora in grado di servire gli uomini, come mai si possono servire gli Spiriti e i Genî?—Permettetemi, aggiunse il primo, che ardisca domandarvi che cosa è la morte?—Il filosofo disse:—Quando non si sa ancora che cosa è la vita, come si potrebbe conoscere la morte?» Pertanto la morale cinese non insegna ad aspettare il premio e il castigo delle azioni in un'altra vita, in un mondo migliore: i buoni, i laboriosi, i saggi, sono premiati in terra dall'affezione dei parenti, dalla devozione degli amici, dal rispetto dei concittadini, dalla soddisfazione della loro propria coscienza; e così pure in terra sono puniti i cattivi: chi uccide provoca la vendetta, chi è ingordo di lucro è disprezzato, e chi non adempie i propri doveri non avrà mai posto fra gli uomini superiori, non potrà mai istruire e governare gli altri uomini, che è, secondo i Cinesi, il massimo premio del lavoro, dello studio e della virtù. Altra differenza col nostro modo di vedere. Secondo noi, in tutta la natura si combatte per l'esistenza; i Cinesi, quantunque vedano che gli esseri si nutriscono divorandosi scambievolmente, affermano tuttavia che non si fanno male tra loro. La lotta per l'esistenza, il cozzo degli elementi sono, secondo i Mandarini, accidenti che non infirmano le grandi armonie della vita e della natura. Come la loro filosofia è ottimista, così la loro morale è altruista. Dicono anch'essi che non bisogna fare agli altri ciò che non vorremmo si facesse a noi stessi; ma questa virtù passiva non basta loro: soggiungono che bisogna fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi. «Il filosofo disse:—Vorrei procurare ai vecchi un dolce riposo; agli amici ed ai conoscenti esser sempre fedele; ai piccoli e ai deboli prodigare cure materne». L'egoista, chi bada soltanto al bene proprio, è infelice «per una scodella di riso». È curioso vedere come, nel senso della bontà, la morale cinese abbia già detto ciò che, da parte dei nostri moralisti, sembra più nuovo ed ardito. Quando Meng-Tseu, per esempio, consiglia agli uomini superiori di non educare da loro stessi i figli, perchè, dovendo ricorrere alle correzioni e ai castighi, se ne potrebbero alienare gli animi, un lettore disattento del Hia-Meng potrebbe credere d'avere in mano un volume del Tolstoi. E come il Tolstoi se la prende con la giustizia, dicendola iniqua, così il popolo, in Cina, è eccitato dai filosofi a resistere ai decreti e alle sentenze non giuste. E dove lasciamo l'avversione per la guerra? «Se c'è un uomo che dica:—Io so perfettamente ordinare e dirigere un esercito, io so perfettamente dare battaglia,—quest'uomo è un gran colpevole». Mencio arriva sino a classificare le industrie secondo il bene o il male che i loro prodotti fanno agli uomini. «L'uomo che fabbrica frecce è più inumano di chi fabbrica scudi e corazze. Lo scopo di chi fabbrica frecce è di ferire gli uomini, mentre quello di chi fabbrica corazze e scudi è d'impedire che gli uomini siano feriti. La stessa differenza c'è fra l'uomo il cui mestiere è di far voti di felicità alla nascita dei bambini, e l'uomo il cui mestiere è quello di costruire feretri. Bisogna perciò stare molto attenti prima di scegliere una professione». Ed anche più curioso è vedere come questa filosofia, la quale va tant'oltre nel senso della bontà e dell'amore, racchiuda poi i germi delle dottrine ispirate da sentimenti opposti,—tanto è vero che la verità è complessa e sta nel mezzo. Già quando i libri sacri della Cina parlano dell'«uomo superiore», la mente ricorre subito al Superuomo del Nietzsche. Quando nel Lun-Iu si legge: «L'uomo superiore non è un vano utensile impiegato agli usi volgari… Chi non si crede incaricato di compiere un mandato, una missione, non può essere considerato come uomo superiore», pare di avere sott'occhio una pagina del Zarathustra. L'affermazione della ineguaglianza degli uomini conduce il filosofo tedesco e i Cinesi alle stesse conseguenze pratiche. Meng-Tseu dice: «Gli uni lavorano con l'intelligenza, gli altri con le braccia. Quelli che lavorano con l'intelligenza governano gli uomini, quelli che lavorano con le braccia sono governati dagli uomini. Quelli che sono governati nutriscono gli uomini, quelli che governano sono nutriti dagli uomini. È la legge universale del mondo». Ma, fra i due estremi, fra le opposte sollecitazioni degli istinti e dei sentimenti, la morale cinese tenta una ragionevole conciliazione. E questo è il principale, il migliore, il più invidiabile carattere alla dottrina di Confucio e di Mencio. Tra le massime più concettose riferite dal Lanessan, alcune sono tanto belle, come idea e come forma, che meritano veramente di stare fra le nostre migliori. «Chi pensa soltanto ad ammassare ricchezze non è umano; chi pensa soltanto a esercitare l'umanità non è ricco. «Se siamo tre che viaggiamo insieme, troverò necessariamente due istitutori: sceglierò l'uomo dabbene per imitarlo, e il cattivo per correggermi. «Non dobbiamo affliggerci di non esser conosciuti dagli uomini; ma, al contrario, di non conoscerli noi stessi. «Amare, e riconoscere i difetti di chi amiamo; odiare, e riconoscere i pregi di chi odiamo, è cosa ben rara sotto il cielo. «Fau-Tchi domandò che cosa è la virtù dell'umanità; il filosofo disse:—Amare gli uomini. Domandò ancora che cosa è la scienza; il filosofo rispose:—Conoscere gli uomini. «Se, la mattina, avete udito la voce della ragione celeste, la sera potete morire». VINCITORI E VINTI La guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti d'America ha rivelato molte cose che non era difficile prevedere, ma che pure hanno destato qualche stupore in più d'uno. Alla stessa guerra molti non credettero, non vollero credere finchè l'eco delle cannonate non li costrinse. Che la vecchia Spagna ingorda e prepotente fosse disposta, come in altri tempi, a menar le mani, costoro ammettevano senza difficoltà; ma che la giovane e civilissima America assalisse il popolo spagnuolo, sia pure per «liberare» Cuba e le Filippine, non concedevano. L'America che non aveva eserciti, che non ne aveva voluti, che si era pensatamente astenuta dalle contese politiche, che badava soltanto a sè, alla sua prosperità, si sarebbe difesa come una Tag: uomini noi filosofo morale uomo altri fabbrica secondo sentimenti Argomenti: legge universale, odore sgradevole, oggetto piacevole, pensiero cinese, massimo premio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Decameron di Giovanni Boccaccio Garibaldi di Francesco Crispi Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Gestire ed esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni La dieta vegetariana per i cani Più calcio, più salute Offerta capodanno ad Atlanta (Georgia, USA) Il trucco giusto per gli occhi celesti
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