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Novelle rusticane di Giovanni Verga pagina 21cristiano gli voleva bene, collo stare insieme davanti al fuoco tutto il giorno. I rabbuffi, le sgridate del padrone, li pigliava per sé, e lasciava a lui il miglior piatto, il bicchier di vino più colmo, andava in corte a spaccare la legna per lui, e aveva imparato a rivoltare le ova e a scodellare i maccheroni in punto. Brasi, come la vedeva fare la croce, colla scodella sulle ginocchia, prima d'accingersi a mangiare, le diceva: - Che non avete visto mai grazia di Dio? Egli si lamentava sempre e di ogni cosa: che era una galera, e che aveva soltanto tre ore alla sera da andare a spasso o all'osteria; e se Lucia qualche volta arrivava a dirgli, col capo basso, e facendosi rossa: - Perché ci andate all'osteria? Lasciatela stare l'osteria, che non fa per voi. - Si vede che siete una contadina! - rispondeva lui. - Voi altri credete che all'osteria ci sia il diavolo. Io son nato da maestri di bottega, mia cara. Non son mica un villano! - Lo dico per vostro bene. Vi spendete i soldi, e poi c'è sempre il caso d'attaccar lite con qualcheduno. Brasi si sentì molle a quelle parole e a quegli occhi che evitavano di guardarlo. E si godeva il solluchero: - O a voi cosa ve ne importa? - Nulla me ne importa. Lo dico per voi. - O voi non vi seccate a star qui in casa tutto il giorno? - No, ringrazio Iddio del come sto, e vorrei che i miei parenti fossero come me, che non mi manca nulla. Ella stava spillando il vino, accoccolata colla mezzina fra le gambe, e Brasi era sceso con lei in cantina a farle lume. Come la cantina era grande e scura al pari di una chiesa, e non si udiva una mosca in quel sotterraneo, soli tutti e due, Brasi e Lucia, egli le mise un braccio al collo e la baciò su quella bocca rossa al pari del corallo. La poveretta l'aspettava sgomenta, mentre stava china tenendo gli occhi sulla brocca, e tacevano entrambi, e udiva il fiato grosso di lui, e il gorgogliare del vino. Ma pure mise un grido soffocato, cacciandosi indietro tutta tremante, così che un po' di spuma rossa si versò per terra. - O che è stato? - esclamò Brasi. - Come se v'avessi dato uno schiaffo! Dunque non è vero che mi volete bene? Ella non osava guardarlo in faccia, e si struggeva dalla voglia. Badava al vino versato, imbarazzata, balbettando: - O povera me! o povera me! che ho fatto? Il vino del padrone!... - Eh! lasciate correre; ché ne ha tanto il padrone. Date retta a me piuttosto. Che non mi volete bene? Ditelo, sì o no! Ella stavolta si lasciò prendere la mano, senza rispondere, e quando Brasi le chiese che gli restituisse il bacio, ella glielo diede, rossa di una cosa che non era vergogna soltanto. - Che non ne avete avuti mai? - domandava Brasi ridendo. - O bella! siete tutta tremante come se avessi detto di ammazzarvi. - Sì, vi voglio bene anch'io - rispose lei; - e mi struggevo di dirvelo. Se tremo ancora non ci badate. È stata per la paura del vino. - O guarda! anche voi? E da quando! Perché non me lo avete detto? - Da quando s'è parlato che eravamo fatti l'uno per l'altro. - Ah! - disse Brasi, grattandosi il capo. - Andiamo di sopra, che può venire il padrone. Lucia era tutta contenta dopo quel bacio, e le sembrava che Brasi le avesse suggellato sulla bocca la promessa di sposarla. Ma lui non ne parlava neppure, e se la ragazza gli toccava quel tasto, rispondeva: - Che premura hai? Poi è inutile mettersi il giogo sul collo, quando possiamo stare insieme come se fossimo maritati. - No, non è lo stesso. Ora voi state per conto vostro ed io per conto mio; ma quando ci sposeremo, saremo una cosa sola. - Una bella cosa saremo! Poi non siamo fatti della stessa pasta. Pazienza, se tu avessi un po' di dote! - Ah! che cuore nero avete voi! No! Voi non mi avete voluto bene mai! - Sì, che ve n'ho voluto. E son qui tutto per voi; ma senza parlar di quella cosa. - No! Non ne mangio di quel pane! lasciatemi stare, e non mi guardate più! Ora lo sapeva com'erano fatti gli uomini. Tutti bugiardi e traditori. Non voleva sentirne più parlare. Voleva buttarsi nella cisterna piuttosto a capo in giù; voleva farsi Figlia di Maria; voleva prendere il suo buon nome e gettarlo dalla finestra! A che le serviva, senza dote? Voleva rompersi il collo con quel vecchiaccio del padrone, e procurarsi la dote colla sua vergogna. Ormai!... Ormai!... Don Venerando l'era sempre attorno, ora colle buone, ora colle cattive, per guardarsi i suoi interessi, se mettevano troppa legna al fuoco, quanto olio consumavano per la frittura, mandava via Brasi a comprargli un soldo di tabacco, e cercava di pigliare Lucia pel ganascino, correndole dietro per la cucina, in punta di piedi perché sua moglie non udisse, rimproverando la ragazza che gli mancava di rispetto, col farlo correre a quel modo! - No! no! - ella pareva una gatta inferocita. - Piuttosto pigliava la sua roba, e se ne andava via! - E che mangi? E dove lo trovi un marito senza dote? Guarda questi orecchini! Poi ti regalerei 20 onze per la tua dote. Brasi per 20 onze si fa cavare tutti e due gli occhi! Ah! quel cuore nero di Brasi! La lasciava nelle manacce del padrone, che la brancicavano tremanti! La lasciava col pensiero della mamma che poco poteva campare, della casa saccheggiata e piena di guai, di Pino il Tomo che l'aveva piantata per andare a mangiare il pane della vedova! La lasciava colla tentazione degli orecchini e delle 20 onze nella testa! E un giorno entrò in cucina colla faccia tutta stravolta, e i pendenti d'oro che gli sbattevano sulle guance. Brasi sgranava gli occhi, e le diceva: - Come siete bella così, comare Lucia! - Ah! vi piaccio così? Va bene, va bene! Brasi ora che vedeva gli orecchini e tutto il resto, si sbracciava a mostrarsi servizievole e premuroso quasi ella fosse diventata un'altra padrona. Le lasciava il piatto più colmo, e il posto migliore accanto al fuoco. Con lei si sfogava a cuore aperto, ché erano poverelli tutte e due, e faceva bene all'anima confidare i guai a una persona che si vuol bene. Se appena appena fosse arrivato a possedere 20 onze, egli metteva su una piccola bettola e prendeva moglie. Lui in cucina, e lei al banco. Così non si stava più al comando altrui. Il padrone se voleva far loro del bene, lo poteva fare senza scomodarsi, giacché 20 onze per lui erano come una presa di tabacco. E Brasi non sarebbe stato schizzinoso, no! Una mano lava l'altra a questo mondo. E non era sua colpa se cercava di guadagnarsi il pane come poteva. Povertà non è peccato. Ma Lucia si faceva rossa, o pallida, o le si gonfiavano gli occhi di pianto, e si nascondeva il volto nel grembiale. Dopo qualche tempo non si lasciò più vedere nemmeno fuori di casa, né a messa, né a confessare, né a Pasqua, né a Natale. In cucina si cacciava nell'angolo più scuro, col viso basso, infagottata nella veste nuova che le aveva regalato il padrone, larga di cintura. Brasi la consolava con buone parole. Le metteva un braccio al collo, le palpava la stoffa fine del vestito e gliela lodava. Quegli orecchini d'oro parevano fatti per lei. Uno che è ben vestito e ha denari in tasca non ha motivo di vergognarsi e di tenere gli occhi bassi; massime poi quando gli occhi son belli come quelli di comare Lucia. La poveretta si faceva animo a fissarglieli in viso, ancora sbigottita, e balbettava: - Davvero, mastro Brasi? Mi volete ancora bene? - Sì, sì, ve ne vorrei! rispondeva Brasi colla mano sulla coscienza. Ma che colpa ci ho se non son ricco per sposarvi? Se aveste 20 onze di dote vi sposerei ad occhi chiusi. Don Venerando adesso aveva preso a ben volere anche lui, e gli regalava i vestiti smessi e gli stivali rotti. Allorché scendeva in cantina gli dava un bel gotto di vino, dicendogli: - Te'! bevi alla mia salute. E il pancione gli ballava dal tanto ridere, al vedere le smorfie che faceva Brasi, e al sentirlo barbugliare alla Lucia, pallido come un morto: - Il padrone è un galantuomo, comare Lucia! lasciate ciarlare i vicini, tutta gente invidiosa, che muore di fame, e vorrebbero essere al vostro Tag: bene lucia padrone occhi vino dote tutto stare cucina Argomenti: tre ore, don venerando, cuore nero, posto migliore, fiato grosso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: La via del rifugio di Guido Gozzano Mattinate napoletane di Salvatore Di Giacomo Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Vacanze Maldive, Malé Vacanze in Portogallo Cosa fare all'arrivo di un cucciolo a casa Bigne al limone Sposarsi senza spendere troppo
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