Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Garibaldi di Francesco Crispi pagina 2Questa collina è sottostante al monte sul quale siede la città di Calatafimi. Fummo più volte provocati dal nemico; ma Garibaldi impose di stare tranquilli, anche quando il nemico era alla portata del fucile. Finalmente la battaglia si impegnò; i volontari, Garibaldi alla testa, montarono all'assalto, decimati dalla mitraglia; si giunse sul luogo nel quale era schierato il nemico; la lotta divenne ostinata e dura; più volte si venne all'attacco, e più volte i soldati regi soperchianti con forze nuove, pareva volessero superarci. La bandiera italiana, sulla quale era lo scudo di Savoia, fu poderosamente contrastata, e Schiaffino cadde morto stringendola e impedendo che altri la prendesse; Menotti allora l'afferra, e la lotta continua, senza permettere ai Borbonici che si impossessassero del sacro vessillo; Garibaldi, in mezzo a suoi, grida: «Qui bisogna vincere o morire. Non si indietreggia (Applausi frenetici).» Ancora una carica alla baionetta; ed il nemico è vinto (Nuovi applausi prolungati). La presa di Palermo si dovette non solo al valore dei legionarii e del loro capitano, ma sopratutto alla sua strategia. La marcia su Palermo, quanti uomini dell'arte l'han giudicata, la ritennero come uno dei fatti più memorabili delle guerre moderne. Dopo alcune avvisaglie, sui monti presso Monreale, Garibaldi ordinò che si piegasse a destra; il nemico era superiore di forze a noi. Il giorno 24 fu ordinata l'ascensione del monte vicino, nella cui valle, che è al lato opposto, siede il comune di Piana dei Greci. Non si perdè tempo: erano le 6 di sera, e ci trovammo in un bivio che tiene a destra la strada rotabile che conduce a Corleone e Giuliana; a sinistra un sentiero che porta al bosco di Ficuzza (questo nome vi ricorderà altre date ed altri fatti). Garibaldi, Bixio, Sirtori ed io ci siamo raccolti a consiglio. Era la prima volta che si teneva un consiglio di guerra, perchè Garibaldi preferiva deliberare lui e comandare. Dopo che gli fu fatta una descrizione dei luoghi, il generale decise di mandare Orsini coi cannoni e con quanti volontari avrebbero voluto seguirlo, su Corleone e Giuliana; nessuno ne capì lo scopo. Il grosso dei volontari restò con lui e pernottò alla Ficuzza. Quando Orsini marciava coi suoi compagni, Garibaldi si abbassò, si avvicinò ai mio orecchio, e pronunciò queste parole che parevano misteriose: «Povero Orsini! Lo mandiamo al sagrifizio:» per me era un' incognita. Siccome dissi, la notte dal 24 al 25 pernottammo nel bosco di Ficuzza. La mattina seguente fummo a Marineo, la sera a Misilmeri, dove il Comitato insurrezionale di Palermo aveva mandato i suoi emissarii a raggiungerci. Il 26 fummo a Gibilrossa, e li 27 eravamo padroni di Palermo. Il colonnello Bosco, credendo di correre dietro a Garibaldi, trovò Orsini; la diversione era mirabilmente riuscita. Garibaldi, innanzi a Palermo trovò i 16 mila uomini che il generale Lanza, alto commissario del Borbone, teneva a difesa della capitale. Anche ivi la lotta fu calda; si passò dal ponte dell'Ammiraglio al ponte delle Teste in mezzo al saettare dei cacciatori che erano appostati ai due lati della via; ma al piano di Sant'Erasmo le truppe borboniche dovettero battere in ritirata; siamo subito corsi dietro di loro, lungo la strada che oggi porta il nome di Lincoln. Era bello il vedere Garibaldi in quei momenti. Sui campi di battaglia il suo volto era radiante di gioia; non pareva che fosse in una lotta dove cadevano da ogni parte morti e feriti, ma ad una danza di nozze. Egli si fermò sul suo cavallo, dinanzi alla via che oggi porta il suo nome e dietro all'altra che ha quello di Lincoln. A destra la flotta napoletana fulminava colla mitraglia, a sinistra i cacciatori borbonici saettavano colle palle. Fermo, impassibile non si mosse se non quando l'ultimo dei suoi volontari fu entrato in città (Vivissimi applausi). In otto giorni, Palermo fu sgombra dalle truppe regie, e Garibaldi le andò a raggiungere a Milazzo, e le vinse. Passato il faro, corse trionfante fino a Napoli con pochi o niuni contrasti; entrò quale Cesare vincitore nella grande città, e le truppe borboniche, sbalordite, gli resero gli onori. Il Borbone era partito sin dal giorno innanzi. Il 1º ottobre, fu il giorno della più difficile, della più terribile battaglia del 1860; Re Francesco era alla testa di 42 mila uomini, quanto vi era di più fresco nei suo esercito; Garibaldi non ne comandava che appena 20 mila. La lotta fu lunga, ostinata, da Santa Maria a Maddaloni, in tutta la linea del Volturno; ma anche quel giorno l'Eroe fu vincitore, e prima che la battaglia fosse finita, annunciò la vittoria telegraficamente a Napoli (Applausi vivissimi). La battaglia di Calatafimi segnò la liberazione della Sicilia; la battaglia del Volturno la caduta materiale della dinastia dei Borboni. La battaglia di Calatafimi—avvertite che essa avvenne il 15 maggio 1860—vendicò le vittime del 15 maggio 1848; la battaglia del Volturno gettò le basi dell'unità italiana (Applausi). Al Volturno Garibaldi provò ai suoi detrattori che egli non era un semplice guerrigliero, ma che era un grande capitano e che aveva l'intelletto e l'arte di muovere grandi masse di truppe. La vittoria dell'1 e del 2 ottobre si deve agli ordini dati da Garibaldi ed alla sua presenza sul campo di battaglia, non meno che al valore, all'energia ed all'intelligenza dei suoi luogotenenti che sapevano ubbidirlo. Avvertite, signori, che Garibaldi non risparmiò mai la sua persona, come certi colonnelli e certi generali che comandano, stando lontani dal campo. Signori, abbiamo visto Garibaldi sotto un solo aspetto, che del resto era da voi conosciuto: il guerriero; e niuno negherà che dopo Napoleone, sia stato il più grande capitano del secolo. Vediamolo ora sotto un altro aspetto, quello del legislatore, che molti ignorano, e che taluni forse non sospettano che egli fosse. Avvertite, signori, che non è legislatore colui che redige le leggi, ma colui che le concepisce. I codici francesi non furono scritti da Napoleone I, ma ne ebbero il pensiero, e ne portarono l'impronta: potrei dire lo stesso di tutti i legislatori del mondo. Signori, molti di voi forse non sanno quello che sia un popolo in rivoluzione. Voi non avete forse visto un popolo, agitato, incerto, talora ardito, talora sgomento, una società che si scioglie ed un'altra che si ricompone, un governo che rovescia ed un altro che si ricostituisce. Grave è la responsabilità di coloro i quali mentre imprendono a distruggere un governo il quale ha i suoi publici funzionari; la sua polizia, la sua truppa, devono ricomporne un altro al quale mancano tutte le forze organiche, per esistere e farsi rispettare. Vi è un momento di transizione nei quale nessuno può comandare; è là che si sperimenta il vero uomo di Stato per sapere uscire dall'imbarazzo in cui si trova e per assicurare la società che nulla è caduto e che tutti gli interessi sono rispettati coi nuovo regime. Il primo scopo di Garibaldi era di gettare le basi dell'unità italiana con Vittorio Emanuele, re; il mezzo era l'ordinamento delle forze nazionali per distruggere il nemico, il quale era di ostacolo al conseguimento dell'unità. A questo scopo il 13 maggio 1860 furono fatti i decreti di Salemi. Ma ciò non bastava. Era necessario rendere impossibile ai Borboni di governare, ed organizzare intanto l'amministrazione nostra. Tanto fu stabilito coi decreti di Alcamo. Il governo politico, l'ordinamento dei municipii, le finanze furono materia di varii decreti allora publicati. E per le finanze fu principale intendimento di alleviare le classi non abbienti, e così fu abolita la tassa sul macinato e la tassa di importazione sui cereali. (Sensazione) Al tempo stesso, fu ordinato alle popolazioni di rifiutare il tributo al governo illegittimo, avvisandoli che da quel giorno tutto apparteneva alla nazione. Voi comprendete che la difficoltà maggiore non era nel consigliare il rifiuto dell'imposta al nemico, ma Tag: battaglia nemico lotta giorno governo volte mila nome maggio Argomenti: grande capitano, vero uomo, strada rotabile, comitato insurrezionale, alto commissario Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Le Grazie di Ugo Foscolo Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Decameron di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come combattere la caduta dei capelli La dieta delle spezie Rimedi contro il freddo Condizioni della pelle che possono simulare l'acne Metodi naturali per sbarazzarsi dell'acne
|
||||