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Stanze della gelosia di Torquato Tasso pagina 4Io te già non ricuso se ben straniera, un tuo seguace accuso. Signor, costui mi fece, non pregato da me, libero dono de l' arbitrio de 'l core e de la mente; e m' affermò sovente ch' io poteva a mio senno dispor d' ogni sua voglia, e che d' ogni mio cenno ei si farebbe inviolabil legge. Se dunque donna io sono de l' alma e de 'l suo core, deggio poter disporre com' ei ne fea, prima ch' ei fesse il dono; e sì come signore può fare il suo talento di legittimo servo, può cambiarlo con oro o con argento, o può donarlo altrui, così poss' io di lui. L' anima sua, ch' ancella si fe' de 'l mio volere, non dee mostrarsi a' miei desir rubella. Ecco ch' io le comando che volga ad altro oggetto i suoi pensieri amando; ecco io già vo' che serva ad altra donna, e sia omai sua, non più mia. Faccia, faccia a mio senno, né si mostri ritrosa a le mie giuste voglie; e s' ella irriverente contraddirmi pur osa, a te me ne richiamo, signor giusto e possente: opra tu i dardi e 'l foco, il laccio e le catene, e s' altre hai ne 'l tuo regno più gravi e fiere pene. Sai che giusto egualmente esser conviene a chi regge e governa, con la gente soggetta e con l' esterna. AMANTE Il ver parla madonna; ma rigorosa e dura si mostra in sua ragione oltra misura. Servo son io, né di servir già niego, e negar no 'l potrei; e, come servo, a 'l petto con sì fervide note porto il suo nome impresso, sì ch' altri il segno cancellar non puote; ed ho talor giurando a lei promesso ch' ognor de 'l suo volere farei legge a me stesso. Ma che vuole? o comanda? Nulla è sì malagevole e sì greve, ch' a me, per obbedirla, non sembri piano e lieve: non pioggia, o turbo, o venti, non l' oceàn turbato, non de l' Alpe nevosa i dirupati sassi mai da 'l servire arresteriano i passi. Vuol che co' 'l petto inerme vada fra mille schiere? Vuol ch' assalga le fere de l' Africa arenosa? O vuol che tenti il varco di Stige e d' Acheronte? Ecco, per obbedir le voglie ho pronte. Ma se vuol ch' io non l' ami, se vuol ch' arda e sospiri per altra, e volga altrove i miei desiri, vuole impossibil cosa, e cosa ingiusta, che non vorrei potendo, e non potrei volendo. Quando le feci il dono de la mente e de 'l core, ben volontario il feci; ed, oltre a 'l mio volere, ciò volle il cielo, e tu 'l volesti, Amore. Ma, posto ch' io volessi farla contenta e lieta, drizzando i miei pensieri ad altra meta, sosterrestilo Amore? Soffrerebbero il cielo? Or che dunque poss' io? Posso sforzar le stelle? Posso vincer li dèi? Dunque in pace comporti costei d' essere amata, poi che l' amore è tale ch' è volontario insieme anco e fatale. E s' ella a strazio, a morte, crudel, pur mi condanna, non ricuso martire, pur che insieme si dica che sol per troppo amar l' ho sì nemica. AMORE Ama tu, come fai; e tu frena lo sdegno: che l' amata rïami (e ben tu 'l sai) antichissima legge è de 'l mio regno. Scena 2 AMANTE, AMORE AMANTE Tu, ch' i più chiusi affetti miri, spirando entro agli accesi petti, sciogli i miei dubbi, Amore, e porgi dolce refrigerio a 'l core. Qualor madonna a le mie labbra giunge la sua bocca soave, quasi il vedermi seco a lei sia grave, chiudendo gli occhi, i suoi be' rai m' asconde. AMORE Questo pensier ti punge? Per questo si confonde, da timor vano oppressa, l' alma, e per questo la tua gioia cessa! AMANTE Il pensier che l' annoi l' umiltà mia, di sua bellezza indegna, questo timor m' insegna; e turba poi la mia letizia interna e m' è cagion d' un' aspra pena eterna. AMORE Sai che soverchia gioia fa che un' alma si muoia e torni in vita; però se la gradita tua donna, allor ch' i dolci baci accoglie, i suoi tremuli rai t' invola e toglie, ciò vien però che dolcemente langue la sua virtute e lascia il corpo esangue, né dar spirto a' begli occhi, od a le membra vigor, più le rimembra; ma di gioconda morte, fiacca languendo, gode in su le porte. AMANTE Dunque con qual rimedio potrò levarle un così fatto assedio, a ciò che lieto miri il lampeggiar di due cortesi giri? AMORE Dàlle pietosamente morte, ché di tal morte ella è bramosa, che solo ha per suo fin vita gioiosa. Scena 3 DONNA, CAVALIERE DONNA Se con l' età fiorita s' è dileguato il fiore de la vaga beltà, ch' alletta amore, in voi, canuto amante, amar che debbo? CAVALIERE Fè salda e costante: che immortal fia, s' è ben mortal la vita. DONNA Com' esser può fedele quegli, in cui dubbio avanza e timor l' incertissima speranza? CAVALIERE Non teme la mia fede, e certo è 'l dubbio mio, che di mercede degni fiano i miei preghi e le querele. DONNA Che pregate? Ch' io v' ami? CAVALIERE Che m' amiate vi prego. DONNA S' amor premio è d' amore, amar vi nego; ché tra le nevi e 'l gelo, di che la bianca età vi sparge il pelo, non vive amor che desioso brami. CAVALIERE Amor vive ne l' alma, che tragge da le stelle il suo principio, ond' è immortal con elle. E perché pur le brine mi spargono degli anni il mento e 'l crine, non gela la mia fiamma interna ed alma; anzi, sì come il foco talor ne l' aria bruna si raccoglie in sé stesso, e si raguna tanto più fortemente quanto è più intenso il verno orrido algente, così il mio ardor più forte è in freddo loco. DONNA Ma se quel ch' è nascoso si conosce da quel che fuor si mostra, a quai segni vegg' io la fiamma vostra? Ghiaccio è ciò che n' appare. CAVALIERE La fiamma mia per gli occhi miei traspare, ed esce ne' sospir foco amoroso. DONNA Sono gli occhi fallaci, e fallaci i sospiri; ed io, perché gli uni oda e gli altri miri, non son certa de 'l vero, che ne 'l profondo suo volge il pensiero, né riconosco ancor le interne faci. CAVALIERE La mia fè si promette ch' i sospiri e gli sguardi troveranno in voi fede o tosto o tardi. DONNA Ma se l' amor si pasce di quel che piace, o se ne more in fasce, che trovar puote in voi che lo dilette? CAVALIERE De la vostra bellezza avverrà che m' allumi ripercosso il bel raggio ne' miei lumi; e rimirando voi ne la mia fronte, avrete di voi stessa in me vaghezza. DONNA Pur le fonti turbate non rendon vera imago, e 'ndarno in lor si mira amante vago. CAVALIERE Passerete più a dentro in mezzo a l' alma, ov' è d' amor il centro: ivi vedrete la mia fede espressa, bella sì che fia degna ch' a voi piaccia cotanto, quanto a me gli occhi vostri e 'l vostro canto. Questa è mia propria; questa amando voi, sarete amante onesta, ch' anima bella in vil corpo non sdegna. DONNA S' il mio canto v' è grato, canterò lieta allora felicissimo amor che m' innamora; e tu, compagna mia, fa de gli accenti tuoi meco armonia, qual Progne canta a Filomena a lato: – Santo amor, solo è bello quel che 'l tuo raggio rende chiaro ed illustre e 'l tuo bel foco accende: vero ardor, vera luce non è dove non arde e non riluce negli aspetti e ne l' alme e questo e quello. Tag: donna amore cavaliere amante alma occhi morte foco core Argomenti: libero dono, petto inerme, dolce refrigerio, verno orrido Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Nel sogno di era Decameron di Giovanni Boccaccio Fior di passione di Matilde Serao Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Il trucco giusto per gli occhi celesti Caratteristiche del mixed wrestling Il trucco giusto per gli occhi scuri Perché si regala la mimosa l'otto marzo Il trucco giusto per ingrandire gli occhi
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