Frate

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Informazioni sulla parola frate e giochi di parole


Parola di vocabolario frate: sostantivo maschile costituito da cinque lettere, di cui tre consonanti e due vocali.

Le lettere che costituiscono la parola sono: f, r, a, t, e, ossia una f, una r, una a, una t e una e.

Parola con le lettere invertite: etarf.

Altre parole di tipo sostantivo maschile costituite da cinque lettere, di cui tre consonanti e due vocali: alcol, astro, babbo, bacco, bagno, ballo, banco, becco.

Parole che contengono la parola frate:


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Parole che iniziano con la parola data: fratello (fratello).

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Parole contenute all'inizio della parola data: fra (frate).

Parole contenute alla fine della parola data: rate (frate).

Anagrammi della parola frate:

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Parole ottenute per aggiunta di una lettera all'interno della parola data: fratre (fratre).

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Sciarade con la parola frate:

Sciarade semplici, ottenute giustapponendo alla parola altre parole: nessuna parola disponibile.

Nomi di persona e di animali associabili alla parola frate


Nomi di persona e di animali costituiti da cinque lettere, di cui tre consonanti e due vocali:

A-gun, A-wut, Abbad, Abban, Abbas, Abben.

Nomi di persona e di animali costituiti soltanto dalle lettere della parola frate:

Efrat, Faateer, Tareef, Tareefa.

Nomi di persona e di animali costituiti dalle lettere della parola frate e da altre lettere:

Aelfthryth, Aethelfrid, Aethelfrith, Afrodite, Elefteria, Eleftheria, Fabrietta, Fabriette, Fabritziella, Faeriette, Fareedat, Farietta, Fartheus, Fastred, Fastreda, Fatmire, Feather, Ferapont, Ferrant, Fireheart, Fitzgerald, Fleuretta, Florentia, Florentina, Florentyna, Floretta, Foresta, Fraethan, Francetta, Francette, Frankenstein, Frantisek, Freschetta, Freyetta, Godfather, Iftekhar, Jayfeather, Katiffer, Margaret-f, Minecraft, Nafretiri, Nafretiti, Nefertari, Patreff, Perfecta, Torfrieda, Waterjuffer.

Città associabili alla parola frate


Nomi di città costituiti da cinque lettere, di cui tre consonanti e due vocali:

Angri (in provincia di Salerno), Arbus (in provincia di Sud Sardegna), Archi (in provincia di Chieti), Arnad (in provincia di Aosta), Balme (in provincia di Torino), Banzi (in provincia di Potenza), Bardi (in provincia di Parma), Barga (in provincia di Lucca), Barge (in provincia di Cuneo), Barni (in provincia di Como), Bella (in provincia di Potenza), Benna (in provincia di Biella), Bitti (in provincia di Nuoro).

Nomi di città costituiti soltanto dalle lettere della parola frate:

Nessuna città contenente soltanto le lettere della parola data disponibile.

Nomi di città costituiti dalle lettere della parola frate e da altre lettere:

Altavilla Monferrato (in provincia di Alessandria), Belforte all'Isauro (in provincia di Pesaro e Urbino), Belforte Monferrato (in provincia di Alessandria), Camagna Monferrato (in provincia di Alessandria), Camporotondo di Fiastrone (in provincia di Macerata), Carloforte (in provincia di Sud Sardegna), Casale Monferrato (in provincia di Alessandria), Castagnole Monferrato (in provincia di Asti), Castel Frentano (in provincia di Chieti), Castel Goffredo (in provincia di Mantova), Castelbelforte (in provincia di Mantova), Castelfidardo (in provincia di Ancona), Castelfiorentino (in provincia di Firenze), Castelforte (in provincia di Latina), Castelfranci (in provincia di Avellino), Castelfranco di Sotto (in provincia di Pisa), Castelfranco Emilia (in provincia di Modena), Castelfranco in Miscano (in provincia di Benevento), Castelfranco Piandiscò (in provincia di Arezzo), Castelfranco Veneto (in provincia di Treviso), Castell'Alfero (in provincia di Asti), Castellammare del Golfo (in provincia di Trapani), Castelletto Monferrato (in provincia di Alessandria), Castellino del Biferno (in provincia di Campobasso), Castelluccio Inferiore (in provincia di Potenza), Castelnovo del Friuli (in provincia di Pordenone), Castelnuovo di Farfa (in provincia di Rieti), Castelnuovo di Garfagnana (in provincia di Lucca), Castelvetere in Val Fortore (in provincia di Benevento), Castiglion Fiorentino (in provincia di Arezzo), Castiglione di Garfagnana (in provincia di Lucca), Celenza Valfortore (in provincia di Foggia), Cerrina Monferrato (in provincia di Alessandria), Chiaramonte Gulfi (in provincia di Ragusa), Chiusaforte (in provincia di Udine), Corte de' Frati (in provincia di Cremona), Corte Franca (in provincia di Brescia), Darfo Boario Terme (in provincia di Brescia), Faggeto Lario (in provincia di Como), Falvaterra (in provincia di Frosinone), Fara Filiorum Petri (in provincia di Chieti), Fara Vicentino (in provincia di Vicenza), Feroleto Antico (in provincia di Catanzaro), Feroleto della Chiesa (in provincia di Reggio Calabria), Ferrara di Monte Baldo (in provincia di Verona), Fiesso d'Artico (in provincia di Venezia), Fiesso Umbertiano (in provincia di Rovigo), Figline Vegliaturo (in provincia di Cosenza), Filattiera (in provincia di Massa-Carrara), Floresta (in provincia di Messina).

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Argomenti che contemplano il tag frate:

cheto frate, frate antico, frate desideroso, frate minore, frate professo, frate ritto, magro frate, modesto frate, povero frate, santo frate.

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Frasi, immagini, articoli e libri contenenti la parola frate


Libri che contengono la parola frate

Alcuni libri che contengono la parola frate:

Decameron (pagina 8)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Io ho, vivendo, tante ingiurie fatte a Domenedio, che, per farnegli io una ora in su la mia morte, né più né meno ne farà; e per ciò procacciate di farmi venire un santo e valente frate, il più che aver potete, se alcun ce n'è; e lasciate fare a me, ché fermamente io acconcerò i fatti vostri e' miei in maniera che starà bene e che dovrete esser contenti ... ” I due fratelli, come che molta speranza non prendessono di questo, nondimeno se n'andarono a una religione di frati e domandarono alcuno santo e savio uomo che udisse la confessione d'un lombardo che in casa loro era infermo; e fu lor dato un frate antico di santa e di buona vita e gran maestro in Iscrittura e molto venerabile uomo, nel quale tutti i cittadini grandissima e speziale divozione aveano, e lui menarono ... ” Disse allora il frate: “Figliuol mio, bene hai fatto, e così si vuol fare per innanzi; e veggio che, poi sì spesso ti confessi, poca fatica avrò d'udire o di dimandare ... ” Disse ser Ciappelletto: “Messer lo frate, non dite così: io non mi confessai mai tante volte né sì spesso, che io sempre non mi volessi confessare generalmente di tutti i miei peccati che io mi ricordassi dal dì che io nacqui infino a quello che confessato mi sono; e per ciò vi priego, padre mio buono, che così puntalmente d'ogni cosa mi domandiate come se mai confessato non mi fossi; e non mi riguardate perché io infermo sia, ché io amo molto meglio di dispiacere a queste mie carni che, faccendo agio loro, io facessi cosa che potesse essere perdizione dell'anima mia, la quale il mio Salvatore ricomperò col suo prezioso sangue ... ” Al quale il santo frate disse: “Di' sicuramente, ché il vero dicendo né in confessione né in altro atto si peccò giammai ... ” “Oh, benedetto sia tu da Dio!” disse il frate “come bene hai fatto! e, faccendolo, hai tanto più meritato, quanto, volendo, avevi più d'arbitrio di fare il contrario che non abbiam noi e qualunque altri son quegli che sotto alcuna regola son constretti ... Al quale il frate disse: “Figliuol mio, questi peccati sono naturali e sono assai leggieri, e per ciò io non voglio che tu ne gravi più la coscienza tua che bisogni ... ” Il frate contentissimo disse: “E io son contento che così ti cappia nell'animo e piacemi forte la tua pura e buona conscienza in ciò ... ” “Bene hai fatto:” disse il frate “ma come ti se' tu spesso adirato?” “Oh!” disse ser Ciappelletto “cotesto vi dico io bene che io ho molto spesso fatto; e chi se ne potrebbe tenere, veggendo tutto il dì gli uomini fare le sconce cose, non servare i comandamenti di Dio, non temere i suoi giudicii? Egli sono state assai volte il dì che io vorrei più tosto essere stato morto che vivo, veggendo i giovani andar dietro alle vanità e udendogli giurare e spergiurare, andare alle taverne, non visitar le chiese e seguir più tosto le vie del mondo che quella di Dio ... ” Disse allora il frate: “Figliuol mio, cotesta è buona ira, né io per me te ne saprei penitenza imporre; ma per alcun caso avrebbeti l'ira potuto inducere a fare alcuno omicidio o a dire villania a persona o a fare alcuna altra ingiuria?” A cui ser Ciappelletto rispose: “Oimè, messere, o voi mi parete uomo di Dio: come dite voi coteste parole? o s'io avessi avuto pure un pensieruzzo di fare qualunque s'è l'una delle cose che voi dite, credete voi che io creda che Idio m'avesse tanto sostenuto? Coteste son cose da farle gli scherani e i rei uomini, de' quali qualunque ora io n'ho mai veduto alcuno, sempre ho detto: «Va, che Idio ti converta» ... ” Allora disse il frate: “Or mi di', figliuol mio, che benedetto sie tu da Dio: hai tu mai testimonianza niuna falsa detta contra alcuno o detto male d'altrui o tolte dell'altrui cose senza piacere di colui di cui sono?” “Mai messer sì, “ rispose ser Ciappelletto “che io ho detto male d'altrui; per ciò che io ebbi già un mio vicino che, al maggior torto del mondo, non faceva altro che batter la moglie, sì che io dissi una volta male di lui alli parenti della moglie, sì gran pietà mi venne di quella cattivella, la quale egli, ogni volta che bevuto avea troppo, conciava come Dio vel dica ... ” Disse allora il frate: “Or bene, tu mi di' che se' stato mercatante: ingannasti tu mai persona così come fanno i mercatanti?” “Gnaffé, “ disse ser Ciappelletto “messer sì, ma io non so chi egli si fu: se non che, uno avendomi recati denari che egli mi doveva dare di panno che io gli avea ...
Decameron (pagina 9)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Disse il frate: “Cotesta fu piccola cosa, e facesti bene a farne quello che ne facesti ... ” E, oltre a questo, il domandò il santo frate di molte altre cose, delle quali di tutte rispose a questo modo; e volendo egli già procedere alla absoluzione, disse ser Ciappelletto: “Messere, io ho ancora alcun peccato che io non v'ho detto ... ” Il frate il domandò quale; e egli disse: “Io mi ricordo che io feci al fante mio, un sabato dopo nona, spazzare la casa e non ebbi alla santa domenica quella reverenza che io dovea ... ” “Oh!” disse il frate “figliuol mio, cotesta è leggier cosa ... ” Disse allora il frate: “O, altro hai tu fatto?” “Messer sì, “ rispose ser Ciappelletto “ché io, non avvedendomene, sputai una volta nella chiesa di Dio ... ” Il frate cominciò a sorridere e disse: “Figliuol mio, cotesta non è cosa da curarsene: noi, che siamo religiosi, tutto il dì vi sputiamo ... Disse il santo frate: “Figliuol mio, che hai tu?” Rispose ser Ciappelletto: “Oimè, messere, ché un peccato m'è rimaso, del quale io non mi confessai mai, sì gran vergogna ho di doverlo dire; e ogni volta che io me ne ricordo piango come voi vedete, e parmi esser molto certo che Idio mai non avrà misericordia di me per questo peccato ... ” Allora il santo frate disse: “Va via, figliuolo, che è ciò che tu di'? Se tutti i peccati che furon mai fatti da tutti gli uomini, o che si debbon fare da tutti gli uomini mentre che il mondo durerà, fosser tutti in uno uom solo, e egli ne fosse pentuto e contrito come io veggio te, si è tanta la benignità e la misericordia di Dio, che, confessandogli egli, gliele perdonerebbe liberamente: e per ciò dillo sicuramente ... ” A cui il frate disse: “Dillo sicuramente, ché io ti prometto di pregare Idio per te ... ” Ser Ciappelletto pur piagnea e nol dicea, e il frate pure il confortava a dire; ma poi che ser Ciappelletto piagnendo ebbe un grandissimo pezzo tenuto il frate così sospeso, e egli gittò un gran sospiro e disse: “Padre mio, poscia che voi mi promettete di pregare Idio per me, e io il vi dirò: sappiate che, quando io era piccolino, io bestemmiai una volta la mamma mia ... Disse il frate: “O figliuol mio, or parti questo così gran peccato? o gli uomini bestemmiano tutto il giorno Idio, e sì perdona Egli volentieri a chi si pente d'averlo bestemmiato; e tu non credi che Egli perdoni a te questo? Non piagner, confortati, ché fermamente, se tu fossi stato un di quegli che il posero in croce, avendo la contrizione che io ti veggio, sì ti perdonerebbe Egli ... ” Veggendo il frate non essere altro restato a dire a ser Ciappelletto, gli fece l'absoluzione e diedegli la sua benedizione, avendolo per santissimo uomo, sì come colui che pienamente credeva esser vero ciò che ser Ciappelletto avea detto: e chi sarebbe colui che nol credesse, veggendo uno uomo in caso di morte dir così? E poi, dopo tutto questo, gli disse: “Ser Ciappelletto, con l'aiuto di Dio voi sarete tosto sano; ma se pure avvenisse che Idio la vostra benedetta e ben disposta anima chiamasse a sé, piacevi egli che 'l vostro corpo sia sepellito al nostro luogo?” Al quale ser Ciappelletto rispose: “Messer sì, anzi non vorrei io essere altrove, poscia che voi m'avete promesso di pregare Idio per me: senza che io ho avuta sempre spezial divozione al vostro Ordine ... Li due fratelli, li quali dubitavan forte non ser Ciappelletto gl'ingannasse, s'eran posti appresso a un tavolato, il quale la camera dove ser Ciappelletto giaceva dividea da un'altra, e ascoltando leggiermente udivano e intendevano ciò che ser Ciappelletto al frate diceva; e aveano alcuna volta sì gran voglia di ridere, udendo le cose le quali egli confessava d'aver fatte, che quasi scoppiavano: e fra sé talora dicevano: “Che uomo è costui, il quale né vecchiezza né infermità né paura di morte, alla qual si vede vicino, né ancora di Dio, dinanzi al giudicio del quale di qui a picciola ora s'aspetta di dovere essere, dalla sua malvagità l'hanno potuto rimuovere, né far che egli così non voglia morire come egli è vivuto?” ... Il santo frate che confessato l'avea, udendo che egli era trapassato, fu insieme col priore del luogo; e fatto sonare a capitolo, alli frati ragunati in quello mostrò ser Ciappelletto essere stato santo uomo, secondo che per la sua confessione conceputo avea; e sperando per lui Domenedio dovere molti miracoli dimostrare, persuadette loro che con grandissima reverenzia e divozione quello corpo si dovesse ricevere ... E nella chiesa postolo, il santo frate, che confessato l'avea, salito in sul pergamo di lui cominciò e della sua vita, de' suoi digiuni, della sua virginità, della sua simplicità e innocenzia e santità maravigliose cose a predicare, tra l'altre cose narrando quello che ser Ciappelletto per lo suo maggior peccato piangendo gli avea confessato, e come esso appena gli avea potuto metter nel capo che Idio gliele dovesse perdonare, da questo volgendosi a riprendere il popolo che ascoltava, dicendo: “E voi, maladetti da Dio, per ogni fuscello di paglia che vi si volge tra' piedi bestemmiate Idio e la Madre e tutta la corte ...
Decameron (pagina 52)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Il santo frate comprese incontanente che di colui dicesse di cui veramente diceva, e commendata molto la donna di questa sua disposizion buona, fermamente credendo quello esser vero che ella diceva, le promise d'operar sì e per tal modo che più da quel cotale non le sarebbe dato noia; e conoscendola ricca molto le lodò l'opera della carità e della limosina, il suo bisogno raccontandole ... ” E quinci, fatta la confessione e presa la penitenza, ricordandosi de' conforti datile dal frate dell'opera della limosina, empiutagli nascosamente la man di denari il pregò che messe dicesse per l'anima de' morti suoi e dai piè di lui levatasi a casa se ne tornò ... Al santo frate non dopo molto, sì come usato era, venne il valente uomo; col quale poi che d'una cosa e d'altra ebbero insieme alquanto ragionato, tiratol da parte, per assai cortese modo il riprese dello intendere e del guardare che egli credeva che esso facesse a quella donna, sì come ella gli avea dato a intendere ... Il valente uomo si maravigliò, sì come colui che mai guatata non l'avea e radissime volte era usato di passare davanti a casa sua, e cominciò a volersi scusare ma il frate non lo lasciò dire, ma disse egli: “Or non far vista di maravigliarti né perder parole in negarlo, per ciò che tu non puoi ... ” Il valente uomo, più accorto che 'l santo frate, senza troppo indugio la sagacità della donna comprese, e mostrando alquanto di vergognarsi disse di più non intramettersene per innanzi; e dal frate partitosi, dalla casa n'andò della donna, la quale sempre attenta stava a una picciola finestretta per doverlo vedere se vi passasse ... E vedendol venire, tanto lieta e tanto graziosa gli si mostrò, che egli assai ben poté comprendere sé avere il vero compreso dalle parole del frate; e da quel dì innanzi assai cautamente, con suo piacere e con grandissimo diletto e consolazion della donna, faccendo sembianti che altra faccenda ne fosse cagione, continuò di passar per quella contrada ... Ma la donna dopo alquanto, già accortasi che ella a costui così piacea come egli a lei, disiderosa di volerlo più accendere e certificare dell'amore che ella gli portava, preso luogo e tempo, al santo frate se ne tornò, e postaglisi nella chiesa a sedere a' piedi a piagnere incominciò ... Il frate, questo vedendo, la domandò pietosamente che novella ella avesse ... ” “Come!” disse il frate “non s'è egli rimaso di darti più noia?” “Certo no, “ disse la donna “anzi, poi che io mi ve ne dolfi, quasi come per un dispetto, avendo forse avuto per male che io mi ve ne sia doluta, per ogni volta che passar vi solea credo poscia vi sia passato sette ... E appresso questo, sì come a padre mi vi scuso che, s'egli di questo non si rimane, io il dirò al marito mio e a' fratei miei, e avvegnane che può; ché io ho molto più caro che egli riceva villania, se ricevere ne la dee, che io abbia biasimo per lui: frate, bene sta!” E detto questo, tuttavia piagnendo forte, si trasse di sotto alla guarnacca una bellissima e ricca borsa con una leggiadra e cara cinturetta e gittolle in grembo al frate; il quale, pienamente credendo ciò che la donna dicea, turbato oltre misura le prese e disse: “Figliuola, se tu di queste cose ti crucci, io non me ne maraviglio né te ne so ripigliare, ma lodo molto che tu in questo seguiti il mio consiglio ... Il santo frate lietamente il prese e con buone parole e con molti essempli confermò la divozion di costei: e datale la sua benedizione la lasciò andare ...
Decameron (pagina 53)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... per l'amico suo: il quale venuto, e vedendol turbato, incontanente s'avisò che egli avrebbe novelle dalla donna, e aspettò che dir volesse il frate ... Il valente uomo, che ancor non vedea a che il frate riuscir volesse, assai tiepidamente negava sé aver mandata la borsa e la cintura, acciò che al frate non togliesse fede di ciò, se forse data gliele avesse la donna ... Ma il frate, acceso forte, disse: “Come il puoi tu negare, malvagio uomo? Eccole, ché ella medesima piangendo me l'ha recate: vedi se tu le conosci!” Il valente uomo, mostrando di vergognarsi forte, disse: “Mai sì che io le conosco, e confessovi che io feci male e giurovi che, poi che io così la veggio disposta, che mai di questo voi non sentirete più parola ... ” Ora le parole fur molte: alla fine il frate montone diede la borsa e la cintura all'amico suo, e 'l dopo molto averlo ammaestrato e pregato che più a queste cose non attendesse e egli avendogliele promesso, il licenziò ... Il valente uomo, lietissimo e della certezza che aver gli parea dell'amor della donna e del bel dono, come dal frate partito fu, in parte n'andò dove cautamente fece alla sua donna vedere che egli avea e l'una e l'altra cosa: di che la donna fu molto contenta e più ancora per ciò che le parea che 'l suo avviso andasse di bene in meglio ... E come egli fu la mattina montato a cavallo e andato via, così la donna n'andò al santo frate e dopo molte querimonie piagnendo gli disse: “Padre mio, or vi dich'io bene che io non posso più sofferire: ma per ciò che l'altrieri io vi promisi di niuna cosa farne che io prima nol vi dicessi, son venuta a iscusarmivi ... ” Il frate, udendo questo, fu il più turbato uomo del mondo e non sapeva che dirsi, se non che più volte la domandò se ella aveva ben conosciuto che egli non fosse stato altri ... ” Disse allora il frate: “Figliuola, qui non ha altro da dire se non che questo è stato troppo grande ardire e troppo mal fatta cosa, e tu facesti quello che far dovevi di mandarnelo come facesti ... ” “Ora ecco” disse la donna “per questa volta io non vi voglio turbare né disubidire, ma sì adoperate che egli si guardi di più noiarmi, ché io vi prometto di non tornar più per questa cagione a voi”; e senza più dire, quasi turbata, dal frate si partì ... Né era appena ancor fuor della chiesa la donna, che il valente uom sopravenne e fu chiamato dal frate; al quale, da parte tiratolo, esso disse la maggior villania che mai a uomo fosse detta, disleale e spergiuro e traditore chiamandolo ... Costui, che già due altre volte conosciuto avea che montavano i mordimenti di questo frate, stando attento e con risposte perplesse ingegnandosi di farlo parlare, primieramente disse: “Perché questo cruccio, messere? ho io crocifisso Cristo?” A cui il frate rispose: “Vedi svergognato! odi ciò ch'e' dice! Egli parla né più né meno come se uno anno o due fosser passati e per la lunghezza del tempo avesse le sue tristizie e disonestà dimenticate ... ” “Egli è il vero” disse il frate “che il messo me ne è giunto: io m'aviso che tu ti credesti, per ciò che il marito non c'era, che la gentil donna ti dovesse incontanente ricevere in braccio ... Che farai tu se ella il dice a' fratelli?” –Il valente uomo, avendo assai compreso di quello che gli bisognava, come meglio seppe e poté con molte ampie promesse racchetò il frate; e da lui partitosi, come il matutino della seguente notte fu, così egli nel giardino entrato e su per l'albero salito e trovata la finestra aperta se n'entrò nella camera, e come più tosto poté nelle braccia della sua bella donna si mise ... La quale, con grandissimo disidero avendolo aspettato, lietamente il ricevette dicendo: “Gran mercé a messer lo frate, che così bene t'insegno la via da venirci ... ” E appresso, prendendo l'un dell'altro piacere, ragionando e ridendo molto della semplicità di frate bestia, biasimando i lucignoli e' pettini e gli scardassi, insieme con gran diletto si sollazzarono ... E dato ordine a' lor fatti, sì fecero, che senza aver più a tornare a messer lo frate, molte altre notti con pari letizia insieme si ritrovarono: alle quali io priego Idio per la sua santa misericordia che tosto conduca me e tutte l'anime cristiane che voglia n'hanno ... – 4 Dom Felice insegna a frate Puccio come egli diverrà beato facendo una sua penitenza: la quale frate Puccio fa, e dom Felice in questo mezzo con la moglie del frate si dà buon tempo ...
Decameron (pagina 54)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Secondo che io udi' già dire, vicino di San Brancazio stette un buono uomo e ricco, il quale fu chiamato Puccio di Rinieri, che poi essendo tutto dato allo spirito si fece bizzoco di quegli di san Francesco e fu chiamato frate Puccio: e seguendo questa sua vita spiritale, per ciò che altra famiglia non avea che una donna e una fante, né per questo a alcuna arte attender gli bisognava, usava molto la chiesa ... La moglie, che monna Isabetta aveva nome, giovane ancora di ventotto in trenta anni, fresca e bella e ritondetta che pareva una mela casolana, per la santità del marito, e forse per la vecchiezza, faceva molto spesso troppo più lunghe diete che voluto non avrebbe; e quando ella si sarebbe voluta dormire o forse scherzar con lui, e egli le raccontava la vita di Cristo e le prediche di frate Nastagio o il lamento della Magdalena o così fatte cose ... Tornò in questi tempi da Parigi un monaco chiamato don Felice, conventuale di San Brancazio, il quale assai giovane e bello della persona e d'aguto ingegno e di profonda scienza: col quale frate Puccio prese una stretta dimestichezza ... E per ciò che costui ogni suo dubbio molto ben gli solvea e, oltre a ciò, avendo la sua condizion conosciuta gli si mostrava santissimo, se lo incominciò frate Puccio a menare talvolta a casa e a dargli desinare e cena, secondo che fatto gli venia; e la donna altressì per amor di fra Puccio era sua dimestica divenuta e volentier gli faceva onore ... E essendosi un dì andato a star con lui frate Puccio, gli disse così: “Io ho già assai volte compreso, fra Puccio, che tutto il tuo disidero è di divenir santo; alla qual cosa mi par che tu vadi per una lunga via, là dove ce n'è una ch'è molto corta, la quale il Papa e gli altri suoi maggior prelati, che la sanno e usano non vogliono che ella si mostri; per ciò che l'ordine chericato, che il più di limosine vive, incontanente sarebbe disfatto, sì come quello al quale più i secolari né con limosine né con altro attenderebbono ... ” Frate Puccio, divenuto disideroso di questa cosa, prima cominciò a pregare con grandissima instanzia che gliele insegnasse e poi a giurare che mai, se non quanto gli piacesse, a alcun nol direbbe, affermando che, se tal fosse che esso seguir la potesse, di mettervisi ... ” Frate Puccio disse allora: “Questa non è troppo grave cosa né troppo lunga, e deesi assai ben poter fare; e per ciò io voglio al nome di Dio, cominciar domenica ... Rimasi adunque in concordia, venuta la domenica frate Puccio cominciò la sua penitenza; e messer lo monaco, convenutosi con la donna, a ora che veduto non poteva essere, le più delle sere con lei se ne veniva a cenare, seco sempre recando e ben da mangiare e ben da bere; poi con lei si giaceva infino all'ora del matutino, al quale levandosi se n'andava e frate Puccio tornava a letto ... Era il luogo, il quale frate Puccio aveva alla sua penitenzia eletto, allato alla camera nella quale giaceva la donna, né da altro era da quella diviso che da un sottilissimo muro; per che, ruzzando messer lo monaco troppo con la donna alla scapestrata e ella con lui, parve a frate Puccio sentire alcuno dimenamento di palco della casa; di che, avendo già detti cento de' suo paternostri, fatto punto quivi, chiamò la donna senza muoversi e domandolla ciò che ella faceva ... ” Disse allora frate Puccio: “Come ti dimeni? che vuol dir questo dimenare?” ...