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Stanze della gelosia di Torquato TassoGelosia I Io son la Gelosia, ch' or mi rivelo d' Amor ministra, in dar tormento a' cori; ma non discendo già da 'l terzo cielo dove Amor regna, anzi duo son gli Amori; né là su mai s' indura il nostro gelo tra le divine fiamme e i puri ardori; non però da l' inferno a voi ne vegno, ch' ivi Amor no, ma sol vive odio e sdegno. II Forma invisibil sono; e mio ricetto è non chiuso antro od orrida caverna, ma loco ombroso e verde e real tetto, e spesso stanza de' cuor vostri interna; e formate ho le membra e questo aspetto d' aria ben densa; e la sembianza esterna di color vari ho così adorna e mista, che di Giunon l' ancella appaio in vista. III Questo, che mi ricopre, onde traluce parte però de 'l petto bianco e terso, d' aria è bel velo, e, posto in chiara luce, prende sembiante ad or ad or diverso: or qual piropo a 'l sol fiammeggia e luce, or nero il vedi, or giallo, or verde, or perso, né puoi certo affermar ch' egli sia tale; e di color sì vari anco son l' ale. IV Gli omeri alati, alati ho ancora i piedi, sì che Mercurio e 'nsieme Amor somiglio; e ciascuna mia penna occhiuta vedi, d' aureo color, di nero e di vermiglio. Pronta e veloce son più che non credi, popol che miri: il sa Venere e 'l figlio, leve fanciul, che fora un tardo veglio; ma se posa, o se dorme, io 'l movo e sveglio. V Questa, c' ho ne la destra, è di pungenti spine, onde sferzo degli amanti il seno: ben ho la sferza ancor d' empi serpenti fatta e 'nfetta di gelido veneno; ma su le disleali alme nocenti l' adopro, quai fur già Teseo e Bireno. L' Invidia la mi diè, compagna fera, mia, non d' Amor; la diede a lei Megera. VI Non son l' Invidia io, no, ben che simìle le sia, com' ha creduto il volgo errante; fredde ambe siam, ma con diverso stile: pigra ella move, io con veloci piante, e mi scaldo ne 'l volo, ella in uom vile, io spesso albergo in cor d' illustre amante; ella fêl tutta, e mista io di dolciore: ella figlia de l' Odio, io de l' Amore. VII Me produsse la Tema, Amore il seme vi sparse, e mi nudrì Cura infelice: fu latte il pianto, che dagli occhi or preme giusto disdegno, or van sospetto elice. Così il padre e la madre assembro insieme, e 'n parte m' assomiglio a la nutrice; e 'l cibo ancor, che nutricommi in fasce, è quel che mi diletta e che mi pasce. VIII Di pianto ancor mi cibo e di pensiero, e per dubbio m' avanzo e per disdegno; e mi noia egualmente il falso e il vero, e quel ch' apprendo in sen fisso ritegno. Né sì né no ne 'l cor mi suona intero, e varie larve a me fingo e disegno: disegnate, le guasto e le riformo, e 'n tal lavoro io non riposo o dormo. IX Sempre erro, e, ovunque vado, i Dubbi sono sempre a 'l mio fianco e le Speranze a lato; ad ogni cenno adombro, ad ogni suono, a un batter di palpebre, a un trar di fiato; tale è mia qualità, quale io ragiono, principi, a voi, cui di vedermi è dato; ed ora Amor, fra mille lampi e fochi, vuol ch' io v' appaia ne' notturni giochi. X Perché, s' avvien ch' a 'l sonno i lumi stanchi la notte inchini e la quïete alletti, io vi stia sempre stimolando a' fianchi, e co' 'l timor vi desti e co' sospetti; perché gente a 'l teatro omai non manchi, né sian gli altrui suoi giochi in lui negletti. Ma vien chi mi discaccia; ond' io gli cedo, ed invisibil qui tra voi mi siedo. Il Tempo Donne, voi che superbe di giovinezza e di beltà n' andate, voi che l' arme sprezzate di Venere e d' Amore, voi sempre invitte e sempre vincitrici, voi vinte pur sarete da 'l mio sommo potere. I gran vanti, le glorie, le corone e le palme, le spoglie di tant' alme, ond' i vostri trionfi adorni or vanno, pur mia preda saranno: e sarà preda insieme questa vostra bellezza e quest' orgoglio, che 'l mondo onora e teme. Il Tempo io sono, il Tempo vostro nemico e vostro domatore e signore; ché posso con la fuga via più contro di voi, ch' Amor non può con tante faci ed armi, con tante squadre e tanti assalti suoi. Ed or, mentre ch' io parlo, la mia tacita forza entra negli occhi vostri e ne le chiome, e le spoglia e disarma. Quinci rallenta i nodi, quinci le faci ammorza, quinci rintuzza i dardi degli amorosi sguardi: e quinci a poco a poco l' alta beltà disgombra, il cui raggio e il cui foco tosto alfin diverran cenere ed ombra. I' fuggo, i' corro, i' volo, né voi vedete, ahi cieche! la fuga, il corso, il volo. Né men vedete come ne porti il vostro onore e il vostro nome, e come co' miei passi ogni cosa mortal fugga e trapassi. Ma forse par che stia qui neghittoso a bada. Folli! deh che vi giova lusingar voi medesme con volontario inganno, s' aperto il vostro danno vedrete alfin con dolorosa prova? Tosto verrà quell' ora che con piena vittoria trionferò di voi. Scaccerò in bando allora Amor da l' alto seggio, che ne' vostri occhi ei tiene, ed in quel loco poi dispiegherà le insegne la Vecchiezza e l' Onore. Torrò di man lo scettro de' vostri empi pensieri a l' Alterezza, che ne 'l vostro petto quasi reina or siede; e poscia in quella sede porrò la Penitenza, la qual con la memoria de' beni andati e de l' andata gloria, quasi continuo verme, mai sempre roderà le menti inferme. Farovvi a mio volere, come a vinte, cangiar legge e costumi: lasciar il canto, le parole e il riso, i nuovi abiti adorni; e quante spiega in voi superbe pompe ricchezza, arte ed ingegno, farò deporvi in segno di vostra servitute, qual uom ch' in dura sorte abito mute. Queste cose or v' annunzio, perché tra voi pensando come la beltà vostra si dilegua, e quel che poi ne segua, cessi quel vostro orgoglio pieno di feritate, che di servirvi amando ogni cosa mortale indegna stima. Ma di voi stesse fate, come pietà vi detta e ragion vi consiglia: ch' io con l' istessa fretta n' andrò seguendo il mio viaggio eterno. Su, su, Stagioni, omai, su, Giorno, Notte ed Ore, mia veloce famiglia, che con moto superno ab eterno creò l' alto Fattore: seguite il corso antiquo de le vostre vittorie per lo calle de 'l ciel lungo ed obliquo. PROLOGO AI «SUPPOSITI» DI LUDOVICO ARIOSTO Non son queste le stelle, ond' aureo il cielo risplende a quei che mai non vider morte? non è questa la terra ov' ha sì vario l' imperio il sol, ch' or la rinfiora, or l' arde? E non è questo il mondo, ov' io mi vissi uom già di carne e d' ossa? Or non son io in fra le pompe di superba scena? Deh! qual pietà, qual nume onnipotente sue grazie oggi in me versa, oggi in me spiega sue meraviglie? Io che a dormir fui tratto il ferreo sonno de la morte, or gli occhi pur riapro a la luce: io spirto ignudo riedo oggi a respirar l' aure vitali, pur rivestito il fral de 'l terreo manto, e a riveder de la mia patria cara, accolto in bel teatro, il popol grato. Quanto lunga stagion fra l' ombre avvolto io mi sia stato, i' non saprei ridirvi, ché là, ov' io vivo, non si contan gli anni. Ma dirò quand' io vissi; indi a voi noto fia quanto ha scorso il sol da ch' io mi scinsi de la gonna mortal, ch' oggi ho ripresa: grazie ch' a pochi il ciel largo destina. Vissi a Ippolito Estense, e fu mio zelo d' arder a 'l nume suo face di gloria con vivo inchiostro. I' son quel che cantai: "Le donne, i cavalier, l' arme e gli amori"; quel ch' ordii anco i comici bisbigli, ond' oggi è a voi promesso onesto riso. Ch' io mi morissi, e quale, è a voi palese; ma che di me si fesse, e a quale stato morendo io rinascessi, uom che qui viva non puote avere inteso: or io dirollo, e dirò come a la presenza vostra ritornato mi sia, ed a che venni. Né ora tem' io già che 'l sermon lungo sia per noiarvi, perch' io so che messo non vien più desiato a voi mortali, di quel che di là viene, ond' io ne vegno. Luogo è ne l' altro mondo, ov' uom qui morto vive novella vita, e ha nome Eliso: così lo nominò la prisca etate. Siede presso a un castel, che Dite è detto, torreggiante di fuoco Tag: sempre oggi sol vostra quinci occhi volo amore tempo Argomenti: terzo cielo, petto bianco, moto superno, nume onnipotente, ferreo sonno Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Decameron di Giovanni Boccaccio La divina commedia di Dante Alighieri Nel sogno di era Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Fior di passione di Matilde Serao Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Il trucco giusto per gli occhi scuri Porta di Cracovia a Lublino Consigli per regalare dei gioielli Catturare farfalle per allevarle I profumi per l'inverno
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