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Nel sogno di eraPARTE PRIMA L'ASCETA. "Signore Iddio, vi ringrazio. Siate benedetto, o Signore, nel vostro splendore e nella vostra oscurità, nel bene che fate e nel male che permettete, nella rivelazione e nel mistero, in questo mondo e nell'altro, perché Voi solo sapete. Restino con Voi i cuori puri che mai non conobbero i turbamenti del peccato; vengano a Voi i cuori ardenti che la passione tormenta; accoglieteci tutti, mio Dio, nella vostra misericordia." Sulle ultime parole il prete, che già stava in ginocchio cogli occhi rivolti al cielo, chinò la testa, e rimase lungamente assorto in un'estasi mistica. Era il tramonto, ed era la stagione più calda dell'anno. A tanta altezza sopra i viventi il sole calava in uno sfolgorìo immacolato di raggi, accendendo scintille sulle vette più sporgenti dei ghiacciai, tracciando strisce purpuree sui fianchi delle montagne, facendo luccicare a tratti i piccoli rivoli delle sorgenti discendenti lungo le balze, nel fondo dei burroni, dove già nereggiava il mistero della notte. Fresca, purissima, imbevuta di aromi resinosi, l'aria traspariva in mezzo ai boschi d'abete, e, aprendo spazi più chiari nelle chiome vaporose dei faggi, ne faceva emergere i bianchi e ritti fusti allineati colla grazia elegante e gracile dì un colonnato greco. Fuori dei boschi, nei cespugli sparsi, nei licheni arrampicanti, nei grossi ciuffi di rododentro, nelle ágavi, nelle ériche, nelle felci, nelle macchie brune e sinuose del muschio, nell'atteggiamento rigido dei rami delle brughiere si disegnavano ombre vaghe di persone oranti, di braccia erette al cielo, come se dalla natura tutta venisse in quell'ora e in quel luogo un irresistibile bisogno di preghiera. Tornando ad alzare la fronte, il prete vide tutto ciò. Quei monti, quel cielo, quegli alberi, quello spazio, erano da molti anni i suoi amici, i compagni muti eppure intendenti del suo fervido innalzamento a Dio. Con un placido sguardo egli abbracciò le vette fin le più lontane, apparenti quasi nubi al disopra delle altre. Un profondo sentimento d'amore, una parentela misteriosa lo univa a quei colossi che dalla terra guardavano il cielo. Egli ne sentiva la invitta potenza; amava la loro saldezza granitica, la purità dei loro marmi e delle loro nevi. Una tenerezza figliale lo prendeva, man mano che qualcuna delle vette scompariva nella oscurità; si sarebbe detto che egli voleva accarezzarle come si accarezza una testa adorata a cui il sonno sta per chiudere gli occhi. Nessuna melanconia si mesceva a questo saluto che il solitario dava tutte le sere ai suoi monti; nessuna preoccupazione terrena, nessun timore per il domani. Semplice e calma, la sua anima riposava nella natura di cui gli era penetrata in tutte le fibre la placidità maestosa. Non come uomo perduto in un deserto, ma come simile, vivente fra i suoi simili, egli intendeva il silenzio dell'ombra. Il raccoglimento degli alberi, il cadere del sasso, il quasi impercettibile spostamento dei rami, dei sottili fili d'erba al passaggio di un insetto, gli riempivano il cuore di una dolcezza traboccante; per cui la sua preghiera era spesso accompagnata da altre piccole preci, da slanci di riconoscenza e d'amore, da un tenero delirio e da una compenetrazione così intima della bontà e della grandezza di Dio che lagrime di consolazione gli scendevano dagli occhi, e, trovandosele poi sulle mani e sugli abiti, egli non sapeva più se fossero le lagrime proprie o la stessa rugiada che cadeva dal cielo sui fili d'erba e sugli insetti. Mormorò a bassa voce: "L'invisibile si è rivelato a me, io sento la voce della solitudine." Poi si tolse d'in sui ginocchi e stette ritto colle braccia conserte. Era una piccola figura d'uomo, molto delicata: e, ad onta che la vita all'aria aperta gli avesse abbronzata ed incartapecorita la pelle, nelle cavità fra il naso e le guancie, sotto gli occhi, sui polsi gli biancheggiava la trasparenza degli asceti, ed il profilo che staccavasi con una assoluta assenza di pastosità in una linea d'acciaio, la bocca sottilissima, immateriale, gli davano una somiglianza perfetta coi santi più conosciuti del martirologio cristiano. Vestiva una tonaca informe di lana bruna sciolta ai fianchi e cadente sopra un paio di rozze scarpe allacciate a mo' dei sandali antichi con striscioline di cuoio. La testa era nuda, cinta da pochi capelli lunghi e svolazzanti dietro l'orecchio, col segno della sacra tonsura ancora visibile benchè da parecchi anni sconosciuta al rasoio. La sua età appariva incerta. Come tutti coloro che sono assorti in un mondo superiore, sembrava sfuggire alla legge comune della vecchiaia. La sua età era quella di chi ama e di chi crede. * * * Nato nei campi, nutrito fin dalle fascie dell'ossigeno dei monti, cresciuto insieme agli uccelli, alle farfalle, ai fiori, egli non aveva mai saputo staccarsi dalla sua patria naturale, e, quando era stato il momento di scegliere il suo posto nel mondo, gli parve che nessuno potesse soddisfare meglio i suoi desideri che quello di una adorazione continua al divino Fattore. Sorgere col sole del mattino, schiudersi colla gemma e colla crisalide, olezzare col petalo, lavorare coll'ape, combattere col vento, gemere colla fonte, meditare col sasso, fremere col bosco, alzarsi coll'allodola e piegare al tramonto calmo e solenne cantando le lodi di Dio: ecco il suo ideale. Fu prete a vent'anni. Nè lotte, nè ostacoli si frapposero al compimento della sua vocazione. Egli tese le sue ali d'angelo, e passò dal mondo dell'innocenza a quello della penitenza, senza toccare il fuoco. L'anima sua, monda di terrene passioni, poteva appropriarsi il detto dell'apostolo: "La grazia comincia dove è spento l'orgoglio e quando l'uomo si è vuotato di sè, allora solo si riempie della sapienza." Vuotato di sè egli era fino all'ultimo punto; la sua persona non gli apparteneva che a guisa di un abito tolto a prestito, e similmente considerava tutti gl'interessi degli uomini. Soleva ripetere con grande compunzione la teoria di San Tommaso: "Nell'universo ciascuna creatura è per la sua perfezione; le creature più ignobili sono per le più nobili, onde quelle che stanno al di sotto dell'uomo devono servire l'uomo; poi tutte le creature sono per la perfezione dell'universo, e infine tutto l'universo tende a Dio come a suo fine." Questo scopo della perfezione lo investiva di un ardore continuo, lo traeva agli eccessi. Egli andava a cercare i miserabili nelle loro tane più infette, divideva con loro il suo pane e si coricava al loro fianco. Egli visse a lungo coi beoni, coi ladri, cogli appestati, cogli atei; passò quale meteora nei covili infesti del vizio e del delitto; predicò la sua parola d'amore e di pace sui trivii dove le più sozze vendette si compivano in tragedie di sangue. Passò inascoltato, puro e disilluso, ed andò a portare la sua fede ardente in altri luoghi. Egli volle conoscere il mondo dei felici che, non avendo nessuna lotta, nè di denaro, nè di sensi, nè di ignoranza, parevano i meglio disposti ad accogliere la grazia; ma anche qui naufragò nei gorghi più crassi del materialismo e della indifferenza. Le divine parole "ciascuna creatura è per la sua perfezione" sembrava che si fossero arrestate alla soglia di quel tempio di egoisti. Non vi erano fra loro creature nobili, nè ignobili, ma solo una massa uniforme e compatta di pilori e di ventri. Andò, andò ancora, cercando con ansia amorosa là dove la fede gli indicava più sicuro tabernacolo ai suoi ideali, e fu l'ultimo, il più terribile dei disinganni. Allora, afflitto, non scorato; misero, ma non solo, poichè Dio era nel suo cuore, si ridusse all'unica adorazione del Creatore, rimettendo a Lui, che guida la caduta delle foglie, anche la salute degli uomini. Calmato così di ogni sete terrena, il suo misticismo si rivolse tutto alla contemplazione. * * * Fu allora che incominciò a vedere angeli erranti nell'accavallamento delle nubi, schiere di cherubini sui prati quando saliva la nebbia, e, Tag: dio mondo cielo occhi uomo perfezione tutti amore grazia Argomenti: profondo sentimento, legge comune, grazia elegante, fervido innalzamento, placido sguardo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il fiore di Dante Alighieri Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Novelle rusticane di Giovanni Verga Stanze della gelosia di Torquato Tasso Decameron di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Il trucco giusto per gli occhi celesti Il trucco giusto per gli occhi scuri L'importanza delle vacanze studio all'estero e della lingua inglese Come truccarsi per essere perfette Come abbinare i gioielli alla carnagione
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