Libri piacere

Libri su piacere, con la parola piacere

Confessioni di un Italiano (pagina 69)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Da un lato si cerca d'ingrandire per piacere di più, dall'altro s'insuperbisce di veder piacere a molti quello che piace e si studia solamente di piacere a noi ... Nessun piacere sopravanza forse quello di essere da tutti invidiate ... Ma Lucilio un cotal piacere non lo permetteva a nessuna di loro ...
Corbaccio
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ciò che l'uomo fa, o per piacere a se stesso o per piacere ad altrui o per piacere a sé e ad altrui il fa, o per lo suo contrario ... Ma veggiamo se quello, a che la tua bestialità ti reca, è tuo piacere o dispiacere ... Che egli non sia tuo piacere, assai manifestamente appare; per ciò che, se ti piacesse, tu non te ne ramarricheresti, né ne piangeresti come tu fai ... Resta dunque a vedere se questo tuo dispiacere è piacere o dispiacere ad altrui: né d'altrui è ora da cercare, se non di quella donna per cui tu a ciò ti conduci; la quale senza dubbio o ella t'ama o ella t'ha in odio o egli non è né l'uno né l'altro ... Tu dunque piangendo, attristandoti, ramarricandoti sommo piacere fai a questa tua nimica ... E chi sono quelli, se non i bestiali, che a' loro nimici di piacere si dilettino? Se ella né t'ama né t'ha in odio né di te poco né molto cura, a che sono utili queste lagrime, questi sospiri, questi dolori così cocenti? Tanto t'è per lei prenderli, quanto se per una delle tue travi della camera li prendessi ... Leva addunque via, anzi discaccia del tutto questo tuo apetito; né volere ad una ora te privare di quello che non acquistasti et etterno supplicio guadagnare e, a chi ti vuole male, sommamente piacere; siati cara la vita e quella, quanto puoi il più, t'ingegna di prolungare ...
Decameron (pagina 40)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” A cui la Giannetta rispose: “Madama, voi dalla povertà di mio padre togliendomi come figliuola cresciuta m'avete, e per questo ogni vostro piacere far dovrei: ma in questo io non vi piacerò già, credendomi far bene ... ” Questa parola parve forte contraria alla donna a quello a che di venire intendea per dovere al figliuolo la promessa servare, quantunque, sì come savia donna, molto seco medesima ne commendasse la damigella; e disse: “Come, Giannetta, se monsignor lo re, il quale è giovane cavaliere, e tu se' bellissima damigella, volesse del tuo amore alcun piacere, negherestigliele tu?” Alla quale essa subitamente rispose: “Forza mi potrebbe fare il re, ma di mio consentimento mai da me, se non quanto onesto fosse, aver non potrebbe ... ” La dama, comprendendo qual fosse l'animo di lei, lasciò star le parole e pensossi di metterla alla pruova; e così al figliuolo disse di fare, come guarito fosse, di metterla con lui in una camera e ch'egli s'ingegnasse d'avere di lei il suo piacere, dicendo che disonesto le pareva che essa, a guisa d'una ruffiana, predicasse per lo figliuolo e pregasse la sua damigella ... Il quale, cessata alquanto la pestilenza, la damigella, per ciò che prod'uomo e valente era, con piacere e consiglio d'alquanti pochi paesani vivi rimasi per marito prese, e di tutto ciò che a lei per eredità scaduto era il fece signore; né guari di tempo passò che, udendo il re d'Inghilterra il maliscalco esser morto e conoscendo il valor di Perotto il piccardo, in luogo di quello che morto era il substituì e fecelo suo maliscalco ... Erasi il conte levato, non miga a guisa di padre ma di povero uomo, a fare onore alla figliuola sì come a donna, e maraviglioso piacere veggendola avea sentito nell'animo; ma ella né allora né poi il conobbe punto, per ciò che oltre modo era trasformato da quello che esser soleva, sì come colui che vecchio e canuto e barbuto era, e magro e bruno divenuto, e più tosto un altro uomo pareva che il conte ...
Decameron (pagina 178)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” La giovane, sentendosi toccare alle mani di colui il quale ella sopra tutte le cose amava, come che ella alquanto si vergognasse, pur sentiva tanto piacere nell'animo quanto se stata fosse in Paradiso; e come poté gli rispose: “Signor mio, il volere io le mie poche forze sottoporre a gravissimi pesi m'è di questa infermità stata cagione, dalla quale voi, vostra buona mercé, tosto libera mi vedrete ... Ma sì come voi molto meglio di me conoscete, niuno secondo debita elezione ci s'innamora ma secondo l'appetito e il piacere: alla qual legge più volte s'opposero le forze mie, e, più non potendo, v'amai e amo e amerò sempre ... È il vero che, com'io a amore di voi mi senti' prendere, così mi disposi di far sempre del vostro voler mio; e per ciò, non che io faccia questo di prender volentier marito e d'aver caro quello il quale vi piacerà di donarmi, che mio onore e stato sarà, ma se voi diceste che io dimorassi nel fuoco, credendovi io piacere, mi sarebbe diletto ... E per ciò, se voi con tante parole l'opere del re essaltate e paionvi belle, io non dubito punto che molto più non vi debbian piacere e esser da voi commendate quelle de' nostri pari, quando sono a quelle de' re simiglianti o maggiori; per che una laudevole opera e magnifica usata tra due cittadini amici ho proposto in una novella di raccontarvi ...
Decameron (pagina 180)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Tito, udendo così parlare a Gisippo, quanto la lusinghevole speranza di quello gli porgeva piacere, tanto la debita ragion gli recava vergogna, mostrandogli che quanto più era di Gisippo la liberalità tanto di lui a usarla pareva la sconvenevolezza maggiore; per che, non ristando di piagnere, con fatica così gli rispose: “Gisippo, la tua liberale e vera amistà assai chiaro mi mostra quello che alla mia s'appartenga di fare ... ” Come che Tito di consentire a questo, che Sofronia sua moglie divenisse, si vergognasse e per questo duro stesse ancora, tirandolo da una parte amore e d'altra i conforti di Gisippo sospignendolo, disse: “ Ecco, Gisippo, io non so quale io mi dica che io faccia più, o il mio piacere o il tuo, faccendo quello che tu pregando mi di' che tanto ti piace; e poi che la tua liberalità è tanta che vince la mia debita vergogna, e io il farò ... Tito vedendo questo, vinto da vergogna, si volle pentere e recusava l'andata; ma Gisippo, che con intero animo, come con le parole, al suo piacere era pronto, dopo lunga tencione vel pur mandò ...
Diario del primo amore
di Giacomo Leopardi (estratti)

... Ma la sera dell'ultimo Giovedì, arrivò in casa nostra, aspettata con piacere da me, nè conosciuta mai, ma creduta capace di dare qualche sfogo al mio antico desiderio, una Signora Pesarese nostra parente più tosto lontana, di ventisei anni, col marito di oltre a cinquanta, grosso e pacifico, alta e membruta quanto nessuna donna ch'io m'abbia veduta mai, di volto però tutt'altro che grossolano, lineamenti tra il forte e il delicato, bel colore, occhi nerissimi, capelli castagni, maniere benigne, e, secondo me, graziose, lontanissime dalle affettate, molto meno lontane dalle primitive, tutte proprie delle Signore di Romagna e particolarmente delle Pesaresi, diversissime, ma per una certa qualità inesprimibile, dalle nostre Marchegiane ... Intanto l'aver veduto e osservato il suo giuocare coi fratelli, m'avea suscitato gran voglia di giuocare io stesso con lei, e così ottenere quel desiderato parlare e conversare con donna avvenente: per la qual cosa con vivo piacere sentii che sarebbe rimasa fino alla sera dopo ... L'indomani nella mia votissima giornata aspettai il giuoco con piacere ma senza affanno nè ansietà nessuna: o credeva che ci avrei trovato soddisfazione intera, o certo non mi passò per la mente ch'io ne potessi uscire malcontento ... Avea giuocato senza molto piacere, ma lasciai anche con dispiacere, pressato da mia madre ... Conosceva però benissimo che quel piacere era stato più torbido e incerto, ch'io non me l'era immaginato, ma non vedeva di poterne incolpare nessuna cosa ...
Piccolo mondo moderno (pagina 46)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... E alla sua volta l'uomo acido, nel mettere il piede col maestro di musica Bragozzo sul ciottolato che scende dal colle, storse incredibilmente la bocca, il naso, le sopracciglia e dolendosi di non possedere le estremità marmoree di certo illustre uomo grandeggiante nel mezzo di una piazza della città, brontolò contro la buaggine propria di venire a rompersi i piedi per avere poi il piacere di rompersi anche le tasche ... Solo i rosai abbracciati ai balaustri della terrazza di ponente avevano fremiti e moti come se la domesticità lunga avesse loro propagato il senso del piacere umano ... "Ma Lei" diss'ella "trova che c'è tanto piacere umano, qui? Tranne io, in questo momento" soggiunse con una voce strascicata e ridente che attenuava la dolcezza delle parole "tranne forse un pochino anche Lei, più o meno si seccan tutti ... Per fortuna c'è quel signore color carota che si diverte!" Quel signore color carota, l'uomo acido, errava soletto per le sale, in abito di mattina, fra le code di rondine e le toilettes chiare, scollate, fiutando i mobili a uno a uno, regalando a ciascuno una particolare smorfia, e non pareva infatti il ritratto del piacere umano; ma convien dire che la bella, nobile dama, squisitamente aristocratica nell'intelletto e nel gusto, non molto ricca, soffriva un pochino del lusso sfoggiato da questi Dessalle, sangue di banchieri, e del prosternarsi, come diceva lei, di una città intera ai loro milioni ...
Sodoma e Gomorra (pagina 4)
di Docteur Jaf (estratti)

... I Romani erano più materiali dei Greci, non si contentavano delle delicatezza della voluttà elegante, e non avrebbero mai ricercato in una donna di piacere un trattenimento spirituale ... Per essi il piacere consisteva nell'atto materiale, e siccome erano per natura di temperamento ardente, d'immaginazione lubrica, di una forza erculea, non chiedevano se non godimenti reali, spesso ripetuti, largamente soddisfatti, ed mostruosamente variati ... Tutti questi vili servitori del piacere e del vizio si dividevano in due categorie, arrogandosi in generale diritti sulle loro attribuzioni speciali; vi erano quelli che facevano sempre da vittime passive e docili, ve ne erano di quelli che divenivano attivi a loro volta e che potevano al bisogno rendere impudicizia per impudicizia ai loro dissoluti mecenati ... Giovenale in una sua satira, ci presenta una madre di famiglia che aspetta la notte per recarsi ai bagni con tutto il fardello di pomate e di profumi: «Tutto il suo godimento consiste a sudare con grande emozione quando le sue braccia cadono rotte sotto la vigorosa mano che la massa, quando il bagnino animato da questo esercizio fa trasalire sotto le sue dita l'organo del piacere, e scricchiolar le reni della matrona» ...