Libri notte
Libri su notte, con la parola notte
Confessioni di un Italiano (pagina 30)
di Ippolito Nievo (estratti)
... Sentimenti mal definiti che diverranno idee quando che sia; ma che dai cuori ove nacquero tralucono già alla mente d'alcuni uomini, ed alla mia; sentimenti poetici, ma di quella poesia che vive, e s'incarna verso per verso negli annali della storia; sentimenti d'un animo provato dal lungo cimento della vita, ma che già covavano in quel senso di felicità e di religione che a me fanciullo fece piegar le ginocchia dinanzi alla maestà dell'universo! Povero a me se avessi allor pensato queste cose alte e quasi inesprimibili! Avrei perduto il cervello nella filosofia e certo non tornava più a Fratta per quella notte ... Ma addentratomi nella campagna la cosa cangiò d'aspetto: la notte calava giù nebbiosa e nerissima ed io ch'era venuto, così camminando soprappensiero, non sapea più trovarmi ... — Ma come ti trovi in questi dintorni ove non passa mai anima viva di notte? — domandò ancora lo sconosciuto con qualche sospetto nella voce ...
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Confessioni di un Italiano (pagina 54)
di Ippolito Nievo (estratti)
... — Mi dispiace che è notte fatta e a casa saranno inquieti per me; ma con un piccolo giro potremo entrare benissimo dalla parte delle scuderie ... — Che una nobile donzella debba serenare tutta notte pel capriccio di alcuni mascalzoni! — Badi alle parole, Illustrissimo! — gridò uno dei due dando per terra un furioso colpo col calcio del moschetto ... Il meglio che gli restava a fare era di uscire da quel subbuglio e menare la sua compagna in qualche sicuro ricovero ove passasse la notte ...
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Confessioni di un Italiano (pagina 55)
di Ippolito Nievo (estratti)
... Forse la solennità della notte, che stringe le anime deboli di superstiziose paure, ripiega sopra se stesso lo spirito dei forti, mostrandogli, entro il buio delle ombre, il simulacro del destino, del domatore di tutti ... Oh come avrebbe stentato ad addormentarsi la povera vecchia senza il solito bacio della nipote! Chi le avrebbe dato ragione, chi l'avrebbe consolata della sua assenza? Chi avrebbe pensato a lei nei pericoli che si minacciavano al castello per quella notte? La pietà, la divina pietà gonfiava di nuovi singhiozzi il petto della giovane, e la mano che Lucilio le stese per aiutarla a rialzarsi fu inondata di pianto ... Egli ne rilevò con un'occhiata da aquila il concetto generale, e decise ad ogni costo che o solo o colla fanciulla egli doveva entrare in castello prima che passasse la notte ... Intanto, Clara mia, sta' in pace e dormi sicura; domattina, se non saranno venuti dal castello a prenderti, verrò io stesso; e chi sa anche che non capiti durante la notte se ci son cose pressanti ... Anzi devi rinchiuderti bene, giacché essi sono tanto sconsigliati da lasciar le porte spalancate fino a mezza notte! ...
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Confessioni di un Italiano (pagina 150)
di Ippolito Nievo (estratti)
... Allora ci fu una piccola gara di cortesie che ci svagò dalle prime tentazioni; e contento di essermi fermato lì, io m'affrettai a ritirarmi beato di dormire o di non dormire ancora una notte in compagnia dei desiderii: compagnia molestissima quando non si ha speranza di esserne abbandonati, ma che è piena di delicati piaceri e di poetiche gioie per chi si crede vicino a perderla ... Io mi credeva a torto o a ragione in quest'ultimo caso; ma bestia che sono! ci aveva anzi tutte le ragioni, e me lo provò la notte seguente ... I sogni innamorati della notte nei quali aveva perduto la memoria di tutte le mie afflizioni, la mezza oscurità della stanza protetta contro il sole già alto da cortine azzurre di seta all'orientale, le rimembranze nostre che ci sprizzavano fuori da ogni sguardo, da ogni parola, da ogni atto, la bellezza incantevole del suo visino sorridente, dove le rose si rincoloravano appena allora di sotto ai madori del sonno, tutto mi eccitava a rappiccar un anello di quella catena che era rimasta per tanto tempo sospesa ...
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Corbaccio (pagina 8)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Come esse da questo fiere nelle case divengono, i miseri il sanno, che 'l pruovano: esse, sì come rapide e fameliche lupe, venute ad occupare i patrimoni, i beni e le riccheze de' mariti, or qua or là discorrendo, in continui romori co' servi, colle fanti, co' fattori, co' frategli e figliuoli de' mariti medesimi stanno, mostrando sé ténere riguardatrici di quelli, dove esse discipatrici desiderano d'essere; senza che, acciò che ténere paiano di coloro di cui esse hanno poca cura, mai ne' lor letti non si dorme: tutta la notte in letigi trapassa e in questioni, dicendo ciascuna al suo: “Ben veggio come tu m'ami: ben sarei cieca se io non m'accorgessi che altri t'è all'animo più ch'io ... E con queste e con molte simili e più altre assai più cocenti, senza niuna legittima o giusta cagione avere, tutta la notte tormentano i cattivelli: de' quali infiniti sono, che cacciano chi 'l padre, chi il figliuolo; chi da' fratelli si divide; e quali né la madre né 'l padre a casa si vogliono vedere; e lascia il campo solo alla vittrice donna ... E che cosa è egli ch'elle non ardiscano, per potere a questo bestiale loro appetito sodisfare? Esse si mostrano timide e paurose; e, comandandolo il marito, quantunque la cagione fosse onesta, non sarrebbono in niuno luogo alto, ché dicono che vien meno loro il cerebro non entrerebbono in mare, ché dicono che lo stomaco nol patiscie; non andrebbono di notte, ché dicono che temono gli spiriti, l'anime e le fantasime ... Quante già su per le sommità delle case, de' palagi e delle torri andate sono, e vanno, da' loro amanti chiamate o aspettate? Quante già presummettero e presummono tutto il giorno o davanti agli occhi de' mariti sotto le ceste o nelle arche gli amanti nascondere? Quante nel letto medesimo farli tacitamente intrare? Quante, sole e di notte e per mezo gli armati e ancora per mare e per li cimiteri delle chiese, se ne truovano continuo dietro chi me' lavora? e, che maggior vituperio è, veggenti i mariti, ne sono assai che presummono fare i lor piaceri ...
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Decameron (pagina 3)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E oltre a questo ne seguio la morte di molti che per avventura, se stati fossero atati, campati sarieno; di che, tra per lo difetto degli oportuni servigi, li quali gl'infermi aver non poteano, e per la forza della pistolenza, era tanta nella città la moltitudine di quegli che di dì e di notte morieno, che uno stupore era a udir dire, non che a riguardarlo ... E assai n'erano che nella strada publica o di dì o di notte finivano, e molti, ancora che nelle case finissero, prima col puzzo de' lor corpi corrotti che altramenti facevano a' vicini sentire sé esser morti: e di questi e degli altri che per tutto morivano, tutto pieno ... Nel quale, lasciando star le castella, che simili erano nella loro piccolezza alla città, per le sparte ville e per li campi i lavoratori miseri e poveri e le loro famiglie, senza alcuna fatica di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li loro colti e per le case, di dì e di notte indifferentemente, non come uomini ma quasi come bestie morieno; per la qual cosa essi, così nelli loro costumi come i cittadini divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano: anzi tutti, quasi quel giorno nel quale si vedevano esser venuti la morte aspettassero, non d'aiutare i futuri frutti delle bestie e delle terre e delle loro passate fatiche ma di consumare quegli che si trovavano presenti si sforzavano con ogni ingegno ... Per che adivenne i buoi, gli asini, le pecore, le capre, i porci, i polli e i cani medesimi fedelissimi agli uomini, fuori delle proprie case cacciati, per li campi, dove ancora le biade abbandonate erano, senza essere non che raccolte ma pur segate, come meglio piaceva loro se n'andavano; e molti, quasi come razionali, poi che pasciuti erano bene il giorno, la notte alle lor case senza alcuno correggimento di pastore si tornavano satolli ...
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Decameron (pagina 20)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” E così di varie cose parlando e al lor cammin procedendo e aspettando luogo e tempo al lor malvagio proponimento, avvenne che, essendo già tardi, di là dal Castel Guiglielmo, al valicar d'un fiume questi tre, veggendo l'ora tarda e il luogo solitario e chiuso, assalitolo il rubarono, e, lui a piè e in camiscia lasciato, partendosi dissero: “Va e sappi se il tuo san Giuliano questa notte ti darà buono albergo, ché il nostro il darà bene a noi”; e valicato il fiume andaron via ... Rinaldo, rimaso in camiscia e scalzo, essendo il freddo grande e nevicando tuttavia forte, non sappiendo che farsi, veggendo già sopravenuta la notte, tremando e battendo i denti, cominciò a riguardare se da torno alcuno ricetto si vedesse dove la notte potesse stare, che non si morisse di freddo; ma niun veggendone, per ciò che poco davanti essendo stata guerra nella contrada v'era ogni cosa arsa, sospinto dalla freddura, trottando si dirizzò verso Castel Guiglielmo, non sappiendo perciò che il suo fante là o altrove si fosse fuggito, pensando, se dentro entrar vi potesse, qualche soccorso gli manderebbe Idio ... Ma la notte obscura il sopraprese di lungi dal castello presso a un miglio: per la qual cosa sì tardi vi giunse, che, essendo le porte serrate e i ponti levati, entrar non vi poté dentro ... E era il dì dinanzi per avventura il marchese quivi venuto per doversi la notte giacere con essolei, e in casa di lei medesima tacitamente aveva fatto fare un bagno e nobilmente da cena ... E Rinaldo, sì forte tremando che appena poteva le parole formare, chi el fosse e come e perché quivi quanto più brieve poté le disse: e poi pietosamente la cominciò a pregare che, se esser potesse, quivi non lo lasciasse di freddo la notte morire ... La donna gli fece apprestare panni stati del marito di lei poco tempo davanti morto, li quali, come vestiti s'ebbe, a suo dosso fatti parevano; e aspettando quello che la donna gli comandasse incominciò a ringraziare Idio e san Giuliano che di sì malvagia notte, come egli aspettava, l'avevano liberato e a buono albergo, per quello che gli pareva, condotto ...
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Decameron (pagina 22)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E quasi già divenuto un siniscalco dell'abate, sì come colui che molto era pratico, come il meglio si poté per la villa allogata tutta la sua famiglia, chi qua e chi là, avendo l'abate cenato e già essendo buona pezza di notte e ogni uomo andato a dormire, Alessandro domandò l'oste là dove esso potesse dormire ... Al quale l'oste rispose: “In verità io non so: tu vedi che ogni cosa è pieno e puoi veder me e la mia famiglia dormire su per le panche; tuttavia nella camera dell'abate son certi granai a' quali io ti posso menare e porovvi suso alcun letticello, e quivi, se ti piace, come meglio puoi questa notte ti giaci ... Essa allora levatasi a sedere in su il letto, davanti a una tavoletta dove Nostro Signore era effigiato postogli in mano uno anello, gli si fece sposare; e appresso insieme abbracciatisi, con gran piacer di ciascuna delle parti quanto di quella notte restava si sollazzarono ... E preso tra loro modo e ordine alli lor fatti, come il giorno venne, Alessandro levatosi e per quindi della camera uscendo donde era entrato, senza sapere alcuno ove la notte dormito si fosse, lieto oltre misura con l'abate e con sua compagnia rientrò in cammino; e dopo molte giornate pervennero a Roma ...
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Decameron (pagina 28)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... La qual cosa veggendo Andreuccio, lieto oltre a quello che sperava, subito si gittò fuori e per quella via onde era venuto se ne uscì della chiesa; e già avvicinandosi al giorno, con quello anello in dito andando all'avventura, pervenne alla marina e quindi al suo albergo si abbatté; dove li suoi compagni e l'albergatore trovò tutta la notte stati in sollecitudine de' fatti suoi ... Ma poi che la sua fatica conobbe vana e vide la notte sopravenire, sperando e non sappiendo che, di se medesima alquanto divenne sollecita, e dal lito partitasi in quella caverna, dove di piagnere e di dolersi era usa, si ritornò ... E poi che la notte con molta paura e con dolore inestimabile fu passata e il dì nuovo venuto e già l'ora della terza valicata, essa, che la sera davanti cenato non avea, da fame constretta a pascer l'erbe si diede; e, pasciuta come poté, piangendo a varii pensieri della sua futura vita si diede ...
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Decameron (pagina 33)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Il che veggendo Pericone, esser gli parve vicino a quello che egli disiderava; e continuando in più abbondanza di cibi e di beveraggi la cena, per grande spazio di notte la prolungò ... Era allora per ventura nel porto della città una nave la quale di mercatantia era carica per andare in Chiarenza in Romania, della quale due giovani genovesi eran padroni, e già aveva collata la vela per doversi, come buon vento fosse, partire; con li quali Marato convenutosi ordinò come da loro con la donna la seguente notte ricevuto fosse ... E questo fatto, faccendosi notte, seco ciò che far doveva avendo disposto, alla casa di Pericone, il quale di niente da lui si guardava, sconosciutamente se n'andò con alcuni suoi fidatissimi compagni li quali a quello che fare intendeva richesti aveva, e nella casa, secondo l'ordine tra lor posto, si nascose ... E poi che parte della notte fu trapassata, aperto a' suoi compagni là dove Pericon con la donna dormiva e quella aperta, Pericone dormente uccisono e la donna desta e piagnente minacciando di morte, se alcun romor facesse, presero; e con gran parte delle più preziose cose di Pericone, senza essere stati sentiti, prestamente alla marina n'andarono, e quindi senza indugio sopra la nave se ne montarono Marato e la donna, e' suoi compagni se ne tornarono ...
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Decameron (pagina 64)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E non vi dee questo esser grave a dover fare, anzi il dovete disiderare, per ciò che, mentre che Ferondo starà in Purgatoro, io vi darò, faccendovi la notte compagnia, quella consolazione che vi dovrebbe dare egli; né mai di questo persona alcuna s'accorgerà, credendo ciascun di me quello, e più, che voi poco avante ne credavate ... L'abate con un monaco bolognese, di cui egli molto si confidava e che quel dì quivi da Bologna era venuto, levatosi la notte, tacitamente Ferondo trassero della sepoltura e lui in una tomba, nella quale alcun lume non si vedea e che per prigione de' monaci che fallissero era stata fatta, nel portarono; e trattigli i suoi vestimenti, a guisa di monaco vestitolo sopra un fascio di paglia il posero e lasciaronlo stare tanto che egli si risentisse ... La donna, veggendosi libera e senza lo 'mpaccio di Ferondo o d'altrui, avendogli veduto in dito un altro bello anello, disse che era apparecchiata, e con lui compose che la seguente notte v'andasse ... Per che, venuta la notte, l'abate, travestito de' panni di Ferondo e dal suo monaco accompagnato, v'andò e con lei infino al matutino con grandissimo diletto e piacere si giacque e poi si ritornò alla badia, quel cammino per così fatto servigio faccendo assai sovente ... ” Disse allora Ferondo: “Domine, dalle il buono anno! Io le voleva ben gran bene anzi che io morissi, tanto che io me la teneva tutta notte in braccio e non faceva altro che basciarla e anche faceva altro quando voglia me ne veniva”; e poi, gran voglia avendone, cominciò a mangiare e a bere, e non parendogli il vino troppo buono, disse: “Domine falla trista! ché ella non diede al prete del vino della botte di lungo il muro ...
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Decameron (pagina 75)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E stato alquanti dì, preso un suo fido compagno, n'andò a casa madonna Lisetta: e, trattosi da una parte in una sala con lei e non potendo da altri esser veduto, le si gittò davanti inginocchione e disse: “Madonna, io vi priego per Dio che voi mi perdoniate di ciò che io domenica, ragionandomi voi della vostra bellezza, vi dissi, per ciò che sì fieramente la notte seguente gastigato ne fui, che mai poscia da giacere non mi son potuto levar se non oggi ... Standomi io la notte in orazione, sì come io soglio star sempre, io vidi subitamente nella mia cella un grande splendore, né prima mi pote' volger per veder che ciò fosse, che io mi vidi sopra un giovane bellissimo con un grosso bastone in mano, il quale, presomi per la cappa e tiratomisi a' piè, tante mi diè, che tutto mi ruppe ... Questo agnol Gabriello mi disse che io vi dicessi che voi gli piacete tanto, che più volte a starsi con voi venuto la notte sarebbe, se non fosse per non ispaventarvi ... Ora vi manda egli dicendo per me che a voi vuol venire una notte e dimorarsi una pezza con voi; e per ciò che egli è agnolo e venendo in forma d'agnolo voi nol potreste toccare, dice che per diletto di voi vuol venire in forma d'uomo, e per ciò dice che voi gli mandiate a dire quando volete che egli venga e in forma di cui, e egli ci verrà: di che voi, più che altra donna che viva, tener vi potete beata ...
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Decameron (pagina 76)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Allora disse frate Alberto: “Or farete che questa notte egli truovi la porta della vostra casa per modo che egli possa entrarci, per ciò che vegnendo in corpo umano, come egli verrà, non potrebbe entrarci se non per l'uscio ... Frate Alberto, pensando che cavaliere, non agnolo, esser gli convenia la notte, con confetti e altre buone cose s'incominciò a confortare, acciò che di leggiere non fosse da caval gittato; e avuta la licenzia, con un compagno, come notte fu, se n'entrò in casa d'una sua amica, dalla quale altra volta aveva prese le mosse quando andava a correr le giumente: e di quindi, quando tempo gli parve, trasformato se n'andò a casa della donna, e in quella entrato, con sue frasche che portate aveva, in agnolo si trasfigurò, e salitose suso, se n'entrò nella camera della donna ... Era frate Alberto bell'uomo del corpo e robusto, e stavangli troppo bene le gambe in su la persona; per la qual cosa con donna Lisetta trovandosi, che era fresca e morbida, altra giacitura faccendole che il marito, molte volte la notte volò senza ali, di che ella forte si chiamò per contenta, e oltre a ciò molte cose le disse della gloria celestiale ... ” “Non vel dich'io?” disse la donna “il vostro corpo stette tutta notte in braccio mio con l'agnol Gabriello; e se voi non mi credete, guateretevi sotto la poppa manca, là dove io diedi un grandissimo bascio all'agnolo, tale che egli vi si parrà il segnale parecchi dì ... Avvenne che di questo fatto alcuna novelluzza ne venne a frate Alberto agli orecchi; il quale, per riprender la donna una notte andatovi, appena spogliato s'era che i cognati di lei, che veduto l'avevan venire, furono all'uscio della sua camera per aprirlo ... In questo mezzo, fattosi il dì chiaro, essendo il buono uomo in su il Rialto, udì dire come l'agnolo Gabriello era la notte andato a giacere con madonna Lisetta e, da' cognati trovatovi, s'era per paura gittato nel canale, né si sapeva che divenuto se ne fosse: per che prestamente s'avisò colui che in casa avea esser desso ...
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Decameron (pagina 78)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Per che, venuta la notte che salire sopra la saettia dovevano, le tre sorelle, aperto un gran cassone del padre loro, di quello grandissima quantità di denari e di gioie trassono, e con esse di casa tutte e tre tacitamente uscite, secondo l'ordine dato, li lor tre amanti che l'aspettavan trovarono; con li quali senza alcuno indugio sopra la saettia montate, dier de' remi in acqua e andar via e senza punto rattenersi in alcun luogo la seguente sera giunsero a Genova, dove i novelli amanti gioia e piacere primieramente presero del loro amore ... Ma non dopo molti giorni avvenne che per altra malvagia opera fu presa la vecchia che alla Ninetta l'acqua avvelenata composta avea, la quale tra gli altri suoi mali, martoriata, confessò questo pienamente mostrando ciò che per quello avvenuto ne fosse; di che il duca di Creti, senza alcuna cosa dirne, tacitamente una notte fu dintorno al palagio di Folco e senza romore o contradizione alcuna presa ne menò la Ninetta, dalla quale senza alcun martorio prestissimamente ciò che udir volle ebbe della morte di Restagnone ... Fatto adunque di consentimento della donna, quasi da loro informar si volesse del fatto, sostenere una notte Folco e Ughetto, a albergare se n'andò segretamente con la Magdalena ... E fatto prima sembiante d'avere la Ninetta messa in un sacco e doverla quella notte stessa fare in mar mazzerare, seco la rimenò alla sua sorella e per prezzo di quella notte gliele donò, la mattina nel dipartirsi pregandola che quella notte, la quale prima era stata nel loro amore, non fosse l'ultima; e oltre a questo le 'mpose che via ne mandasse la colpevole donna, acciò che a lui non fosse biasimo o non gli convenisse da capo contro di lei incrudelire ... La mattina seguente Folco e Ughetto, avendo udito la Ninetta la notte essere stata mazzerata e credendolo, furon liberati; e alla lor casa per consolar le lor donne della morte della sorella tornati, quantunque la Magdalena s'ingegnasse di nasconderla molto, pur s'accorse Folco che ella v'era: di che egli si maravigliò molto e subitamente suspicò, già avendo sentito che il duca aveva la Magdalena amata, e domandolla come questo esser potesse che la Ninetta quivi fosse ... ” La qual cosa la Ninetta credendo e come paurosa disiderando di partirsi, con Folco, senza altro commiato chiedere alla sorella, essendo già notte si mise in via e con que' denari a' quali Folco poté por mano, che furon pochi; e alla marina andatisene, sopra una barca montarono, né mai si seppe dove arrivati si fossero ...
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Decameron (pagina 80)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E in questo continuando e avendo insieme assai di buon tempo e di piacere, non seppero sì segretamente fare, che una notte, andando Lisabetta là dove Lorenzo dormiva, che il maggior de' fratelli, senza accorgersene ella, non se ne accorgesse ... Poi, venuto il giorno, a' suoi fratelli ciò che veduto aveva la passata notte d'Elisabetta e di Lorenzo raccontò; e con loro insieme, dopo lungo consiglio, diliberò di questa cosa, acciò che né a loro né alla sirocchia alcuna infamia ne seguisse, di passarsene tacitamente e d'infignersi del tutto d'averne alcuna cosa veduta o saputa infino a tanto che tempo venisse nel quale essi, senza danno o sconcio di loro, questa vergogna, avanti che più andasse innanzi, si potessero torre dal viso ... ” Per che la giovane dolente e trista, temendo e non sappiendo che, senza più domandarne si stava e assai volte la notte pietosamente il chiamava e pregava che ne venisse; e alcuna volta con molte lagrime della sua lunga dimora si doleva e senza punto rallegrarsi sempre aspettando si stava ... Avvenne una notte che, avendo costei molto pianto Lorenzo che non tornava e essendosi alla fine piagnendo adormentata, Lorenzo l'apparve nel sonno, pallido e tutto rabbuffato e co' panni tutti stracciati e fracidi: e parvele che egli dicesse: “O Lisabetta, tu non mi fai altro che chiamare e della mia lunga dimora t'atristi e me con le tue lagrime fieramente accusi; e per ciò sappi che io non posso più ritornarci, per ciò che l'ultimo dì che tu mi vedesti i tuoi fratelli m'uccisono ...
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Decameron (pagina 96)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Ricciardo, avendo più cose pensate, subitamente disse: “Caterina mia dolce, io non so alcuna via vedere, se tu già non dormissi o potessi venire in sul verone che è presso al giardino di tuo padre; dove se io sapessi che tu di notte fossi, senza fallo io m'ingegnerei di venirvi quantunque molto alto sia ... Il dì seguente, essendo già vicino alla fine di maggio, la giovane cominciò davanti alla madre a ramaricarsi che la passata notte per lo soperchio caldo non aveva potuto dormire ... I tempi si convegnon pur sofferir fatti come le stagioni gli danno; forse quest'altra notte sarà più fresco, e dormirai meglio ... ” Il che la Caterina sappiendo, più per isdegno che per caldo non solamente la seguente notte non dormì ma ella non lasciò dormir la madre, pur del gran caldo dolendosi; il che avendo la madre sentito, fu la mattina a messer Lizio e gli disse: “Messere, voi avete poco cara questa giovane: che vi fa egli perché ella sopra quel veron si dorma? Ella non ha in tutta notte trovato luogo di caldo; e oltre a ciò maravigliatevi voi perché egli le sia in piacere l'udir cantar l'usignuolo, che è una fanciullina? I giovani son vaghi delle cose simiglianti a loro ...
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Decameron (pagina 97)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ricciardo, come d'ogni parte sentì le cose chete, con l'aiuto d'una scala salì sopra un muro, e poi di 'n su quel muro appiccandosi a certe morse d'un altro muro, con gran fatica e pericolo se caduto fosse, pervenne in sul verone, dove chetamente con grandissima festa dalla giovane fu ricevuto; e dopo molti basci si coricarono insieme e quasi per tutta la notte diletto e piacer presono l'un dell'altro, molte volte faccendo cantar l'usignuolo ... E in cotal guisa dormendo, senza svegliarsi sopravenne il giorno, e messer Lizio si levò; e ricordandosi la figliuola dormire sopra 'l verone, chetamente l'uscio aprendo disse: “Lasciami vedere come l'usignuolo ha fatto questa notte dormire la Caterina ... ” Di che la donna racconsolata, veggendo il marito non esser turbato di questo fatto e considerando che la figliuola aveva avuta la buona notte e erasi ben riposata e aveva l'usignuol preso, si tacque ... ” A cui messer Lizio disse: “Ricciardo, questo non meritò l'amore il quale io ti portava e la fede la quale io aveva in te; ma pur, poi che così è e a tanto fallo t'ha trasportato la giovanezza, acciò che tu tolga a te la morte e a me la vergogna, sposa per tua legittima moglie la Caterina, acciò che, come ella è stata questa notte tua, così sia mentre ella viverà ... ” Partiti costoro, i giovani si rabracciarono insieme, e non essendo più che sei miglia camminati la notte, altre due anzi che si levassero ne camminarono e fecer fine alla prima giornata ... Poi levati e Ricciardo avuto più ordinato ragionamento con messer Lizio, pochi dì appresso, sì come si conveniva, in presenza degli amici e de' parenti da capo sposo la giovane e con gran festa se ne la menò a casa e fece onorevoli e belle nozze; e poi con lei lungamente in pace e in consolazione uccellò agli usignuoli e di dì e di notte quanto gli piacque ...
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Decameron (pagina 108)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ma poi che alquanto della notte fu trapassata, e la reina, sentendo già il caldo del dì esser vinto dalla freschezza della notte, comandò che ciascuno infino al dì seguente a suo piacere s'andasse a riposare ... Alla quale volendo Tindaro rispondere, la Licisca, che attempatetta era e anzi superba che no e in sul gridar riscaldata, voltatasi verso lui con un mal viso disse:– Vedi bestia d'uom che ardisce, là dove io sia, a parlare prima di me! Lascia dir me–, e alla reina rivolta disse:– Madonna, costui mi vuol far conoscere la moglie di Sicofante e, né più né meno come se io con lei usata non fossi, mi vuol dare a vedere che la notte prima che Sicofante giacque con lei messer Mazza entrasse in Monte Nero per forza e con ispargimento di sangue; e io dico che non è vero, anzi v'entrò paceficamente e con gran piacer di quei d'entro ...
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Decameron (pagina 124)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Venuta la notte, il geloso con sue armi tacitamente si nascose in una camera terrena ... Il geloso, dolente e senza cena, morendo di freddo, quasi tutta la notte stette con le sue armi allato all'uscio e aspettare se il prete venisse; e appressandosi il giorno, non potendo più vegghiare, nella camera terrena si mise a dormire ... La donna, che molto bene conobbe il messo, rispose che venuto non v'era quella notte e che, se così facesse, che egli le potrebbe uscir di mente, quantunque ella non volesse che di mente l'uscisse ... A cui il geloso disse: “Malvagia femina, a dispetto di te io so ciò che tu gli dicesti, e convien del tutto che io sappia chi è il prete di cui tu tanto se' innamorata e che teco per suoi incantesimi ogni notte si giace, o io ti segherò le veni ... Io ti dissi che io amava un prete: e non eri tu, il quale io a gran torto amo, fatto prete? Dissiti che niuno uscio della mia casa gli si potea tener serrato quando meco giacer volea: e quale uscio ti fu mai in casa tua tenuto, quando tu colà dove io fossi se' voluto venire? Dissiti che il prete si giaceva ogni notte con meco: e quando fu che tu meco non giacessi? E quante volte il tuo cherico a me mandasti, tante sai, quante tu meco non fosti, ti mandai a dire che il prete meco stato non era ... Quale smemorato altri che tu, che alla gelosia tua t'hai lasciato accecare, non avrebbe queste cose intese? E se'ti stato in casa a far la notte la guardia all'uscio e a me credi aver dato a vedere che tu altrove andato sii a cena e a albergo! Ravvediti oggimai e torna uomo come tu esser solevi e non far far beffe di te a chi conosce i modi tuoi come fo io e lascia star questo solenne guardar che tu fai; ché io giuro a Dio, se voglia me ne venisse di porti le corna, se tu avessi cento occhi come tu n'hai due, mi darebbe il cuore di fare i piacer miei in guisa che tu non te ne avvedresti ...
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Decameron (pagina 142)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ultimamente, avendo ella al suo amante ogni cosa scoperta e egli essendose con lei alcuna volta turbato e alcuna gelosia presane, per mostrargli che a torto di ciò di lei sospicasse, sollecitandola lo scolar molto, la sua fante gli mandò, la quale da sua parte gli disse che ella tempo mai non aveva avuto da poter far cosa che gli piacesse poi che del suo amore fatta l'aveva certa, se non che per le feste del Natale che s'apressava ella sperava di potere esser con lui: e per ciò la seguente sera alla festa, di notte, se gli piacesse, nella sua corte se ne venisse, dove ella per lui, come prima potesse, andrebbe ... La donna, avendosi quella sera fattosi venire il suo amante e con lui lietamente avendo cenato, ciò che fare quella notte intendeva gli ragionò aggiugnendo: “E potrai vedere quanto e quale sia l'amore il quale io ho portato e porto a colui del quale scioccamente hai gelosia presa ... ” L'amante, che tutto udiva e aveva sommo piacere, con lei nel letto tornatosi, poco quella notte dormirono, anzi quasi tutta in lor diletto e in farsi beffe dello scolare consumarono ... Lo scolar cattivello, quasi cicogna divenuto sì forte batteva i denti, accorgendosi d'esser beffato più volte tentò l'uscio se aprir lo potesse e riguardò se altronde ne potesse uscire; né vedendo il come, faccendo le volte del leone, maladiceva la qualità del tempo, la malvagità della donna e la lunghezza della notte insieme con la sua semplicità, e sdegnato forte verso di lei, il lungo e fervente amor portatole subitamente in crudo e acerbo odio trasmutò, seco gran cose e varie volgendo a trovar modo alla vendetta, la quale ora molto più disiderava che prima d'esser con la donna non avea disiato ... La notte, dopo molta e lunga dimoranza, s'avicinò al dì e ...
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Decameron (pagina 143)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... cominciò l'alba a apparire; per la qual cosa la fante della donna ammaestrata scesa giù aperse la corte, e mostrando d'aver compassion di costui disse: “Mala ventura possa egli avere che iersera ci venne! Egli n'ha tutta notte tenuta in bistento e te ha fatto agghiacciare: ma sai che? Portatelo in pace, ché quello che stanotte non è potuto essere sarà un'altra volta: so io bene che cosa non potrebbe essere avvenuta che tanto fosse dispiaciuta a madonna ... ” Lo scolare isdegnoso, sì come savio il qual sapeva niuna altra cosa le minacce essere che arme del minacciato, serrò dentro al petto suo ciò che la non temperata volontà s'ingegnava di mandar fuori; e con voce sommessa, senza punto mostrarsi crucciato, disse: “Nel vero io ho avuta la piggior notte che io avessi mai, ma bene ho conosciuto che di ciò non ha la donna alcuna colpa, per ciò che essa medesima, sì come pietosa di me, infin qua giù venne a scusar sé e a confortar me; e come tu di', quello che stanotte non è stato sarà un'altra volta: raccomandalemi e fatti con Dio ... Ma io vi ricordo che ella è più malagevole cosa a fare che voi per avventura non v'avisate, e massimamente quando una donna vuole rivocare uno uomo a amar sé o l'uomo una donna, per ciò che questo non si può fare se non per la propria persona a cui appartiene; e a far ciò convien che chi 'l fa sia di sicuro animo, per ciò che di notte si convien fare e in luoghi solitarii e senza compagnia: le quali cose io non so come voi vi siate a far disposta ... E per certo egli non sarà mezza la seguente notte che il vostro amante piagnendo vi verrà a dimandar mercé e misericordia: e sappiate che mai da questa ora innanzi egli per alcuna altra non vi lascerà ... Lo scolar, lieto di ciò che il suo avviso pareva dovere avere effetto, fece una imagine con sue cateratte e scrisse una sua favola per orazione; e, quando tempo gli parve, la mandò alla donna e mandolle a dire che la notte vegnente senza più indugio dovesse far quello che detto l'avea; e appresso segretamente con un suo fante se n'andò a casa d'un suo amico, che assai ...
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Decameron (pagina 144)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... La donna d'altra parte con la sua fante si mise in via e al suo poder se n'andò; e come la notte fu venuta, vista faccendo d'andarsi a letto, la fante ne mandò a dormire; e in su l'ora del primo sonno, di casa chetamente uscita, vicino alla torricella sopra la riva d'Arno se n'andò, e molto da torno guatatosi, né veggendo né sentendo alcuno, spogliatasi e i suoi panni sotto un cespuglio nascosi, sette volte con la imagine si bagnò, e appresso, ignuda con la imagine in mano verso la torricella n'andò ... Lo scolare, il quale in sul fare della notte col suo fante tra salci e altri alberi presso della torricella nascoso s'era e aveva tutte queste cose veduto, e passandogli ella quasi allato così ignuda e egli veggendo lei con la bianchezza del suo corpo vincere le tenebre della notte e appresso riguardandole il petto e l'altre parti del corpo e vedendole belle e seco pensando quali infra piccol termine dovean divenire, sentì di lei alcuna compassione; e d'altra parte lo stimolo della carne l'assalì subitamente e fece tale in piè levare che si giaceva e confortavalo che egli da guato uscisse e lei andasse a prendere e il suo piacer ne facesse: e vicin fu a essere tra dall'uno e dall'altro vinto ... La donna, detta sette volte la sua orazione, cominciò a aspettare le due damigelle, e fu sì lungo l'aspettare, senza che fresco le faceva troppo più che voluto non avrebbe, ella vide l'aurora apparire; per che, dolente che avvenuto non era ciò che lo scolare detto l'avea, seco disse: “Io temo che costui non m'abbia voluta dare una notte chente io diedi a lui; ma se per ciò questo m'ha fatto, mal s'è saputo vendicare, ché questa non è stata lunga per lo terzo che fu la sua, senza che il freddo fu d'altra qualità ... La donna, postasi a giacer boccone sopra il battuto, il capo solo fece alla cateratta di quello e piagnendo disse: “Rinieri, sicuramente, se io ti diedi la mala notte, tu ti se' ben di me vendicato, per ciò che, quantunque di luglio sia, mi sono io creduta questa notte stando ignuda assiderare: senza che io ho tanto pianto e lo 'nganno che io ti feci e la mia sciocchezza che ti credetti, che maraviglia è come gli occhi mi sono in capo rimasi ... E non mi voler tor quello che tu poscia vogliendo render non mi potresti, cioè l'onor mio: ché, se io tolsi a te l'esser con meco quella notte, io, ognora che a grado ti fia, te ne posso render molte per quella una ... ” Lo scolare, con fiero animo seco la ricevuta ingiuria rivolgendo e veggendo piagnere e pregare, a un'ora aveva piacere e noia nell'animo: piacere della vendetta la quale più che altra cosa disiderata avea, e noia sentiva movendolo la umanità sua a compassion della misera; ma pur, non potendo la umanità vincere la fierezza dell'appetito, rispose: “Madonna Elena, se i miei prieghi, li quali nel vero io non seppi bagnar di lagrime né far melati come tu ora sai porgere i tuoi, m'avessero impetrato, la notte che io nella tua corte di neve piena moriva di freddo, di potere essere stato messo da te pure un poco sotto il coperto, leggier cosa mi sarebbe al presente i tuoi essaudire; ma se cotanto ora più che per lo passato del tuo onor ti cale e ètti grave il costà sù ignuda dimorare, porgi cotesti prieghi a colui nelle cui braccia non t'increbbe, quella notte che tu stessa ricordi, ignuda stare, me sentendo per la tua corte andare i denti battendo e scalpitando la neve, e a lui ti fa aiutare, a lui ti fa i tuoi panni recare, a lui ti fa por la scala per la qual tu scenda, in lui t'ingegna di metter tenerezza del tuo onore, per cui quel medesimo, e ora e mille altre volte, non hai dubitato di mettere in periglio ... E ancora, la tua astuzia usando nel favellare, t'ingegni col commendarmi la mia benivolenzia acquistare e chiamimi gentile uomo e valente, e tacitamente che io come magnanimo mi ritragga dal punirti della tua malvagità t'ingegni di fare; ma le tue lusinghe non m'adombreranno ora gli occhi dello 'ntelletto, come già fecero le tue disleali promessioni: io mi conosco, né tanto di me stesso apparai mentre dimorai a Parigi, quanto tu in una sola notte delle tue mi facesti conoscere ...
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Decameron (pagina 152)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” “Non piaccia a Dio!” disse il medico “io non sono di questi assiderati, io non curo freddo: poche volte è mai che io mi lievi la notte così per bisogno del corpo, come l'uom fa talvolta, che io mi metta altro che il pilliccion mio sopra 'l farsetto; e per ciò io vi sarò fermamente ... ” Partitisi adunque costoro, come notte si venne faccendo il maestro trovò sue scuse in casa con la moglie; e trattane celatamente la sua bella roba, come tempo gli parve, messalasi indosso se n'andò sopra uno de' detti avelli; e sopra quegli marmi ristrettosi, essendo il freddo grande, cominciò a aspettar la bestia ... Deh, or t'avessono essi affogato, come essi ti gittarono là dove tu eri degno d'esser gittato! Ecco medico onorato, aver moglie e andar la notte alle femine d'altrui!” E con quelle e con altre assai parole, faccendosi il medico tutto lavare, infino alla mezzanotte non rifinò la donna di tormentarlo ...
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Decameron (pagina 157)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... A lei dee, per alcuna cagione che tu poi saprai, questa notte esser da un suo parente recato a casa il corpo di Scannadio che stamane fu sepellito: e ella, sì come quella che ha di lui, così morto come egli è, paura, nol vi vorrebbe ... Venuta adunque la notte e essendo già primo sonno, Alessandro Chiarmontesi spogliatosi in farsetto, uscì di casa sua per andare a stare in luogo di Scannadio nell'avello; e andando gli venne un pensier molto pauroso nell'animo, e cominciò a dir seco: “Deh, che bestia sono io? dove vo io? o che so io se i parenti di costei, forse avvedutisi che io l'amo, credendo essi quel che non è, le fanno far questo per uccidermi in quello avello? Il che se avvenisse, io m'avrei il danno, né mai cosa del mondo se ne saprebbe che lor nocesse ... ” E così dicendo fu tutto che tornato a casa: ma pure il grande amore il sospinse innanzi con argomenti contrarii a questi e di tanta forza, che all'avello il condussero; il quale egli aperse, e entratovi dentro e spogliato Scannadio e sé rivestito e l'avello sopra sé richiuso e nel lugo di Scannadio postosi, gl'incominciò a tornare a mente chi costui era stato e le cose che già aveva udite dire che di notte erano intervenute non che nelle sepolture de' morti ma ancora altrove ... Rinuccio entrato dentro, credendosi il corpo di Scannadio prendere, prese Alessandro pe' piedi e lui fuor ne tirò e in su le spalle levatoselo verso la casa della gentil donna cominciò a andare; e così andando e non riguardandolo altramenti, spesse volte il percoteva ora in un canto e ora in uno altro d'alcune panche che allato alla via erano; e la notte era sì buia e sì oscura che egli non poteva discernere ove s'andava ...
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Decameron (pagina 158)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ma continuandosi questo, avvenne una notte che egli da una delle donne di là entro fu veduto, senza avvedersene e egli o ella, dall'Isabetta partirsi e andarsene ... Or, non guardandosi l'Isabetta da questo né alcuna cosa sappiendone, avvenne che ella una notte vel fece venire, il che tantosto sepper quelle che a ciò badavano; le quali, quando a lor parve tempo, essendo già buona pezza di notte, in due si divisero, e una parte se ne mise a guardia dell'uscio della cella dell'Isabetta e un'altra n'andò correndo alla camera della badessa; e picchiando l'uscio, a lei che già rispondeva dissero: “Sù, madonna, levatevi tosto, ché noi abbiam trovato che l'Isabetta ha un giovane nella cella ... ” Era quella notte la badessa accompagnata d'un prete il quale ella spesse volte in una cassa si faceva venire ...
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Decameron (pagina 182)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E essendo già notte e esso digiuno e senza denari, senza sapere dove s'andasse, più che d'altro di morir disideroso, s'avenne in un luogo molto salvatico della città: dove veduta una gran grotta, in quella per istarvi quella notte si mise, e sopra la nuda terra e male in arnese, vinto dal lungo pianto, s'adormentò ... Alla qual grotta due, li quali insieme erano la notte andati a imbolare, col furto fatto andarono in sul matutino e a quistion venuti, l'uno, che era più forte, uccise l'altro e andò via ... ” Varrone si maravigliò e dolfegli che tutto il pretorio l'avesse udito; e non potendo con suo onore ritrarsi da far quello che comandavan le leggi, fece indietro ritornar Gisippo e in presenzia di Tito gli disse: “Come fostù sì folle che, senza alcuna pena sentire, tu confessassi quello che tu non facesti giammai, andandone la vita? Tu dicevi che eri colui il quale questa notte avevi ucciso l'uomo, e questi or viene e dice che non tu ma egli l'ha ucciso ...
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Diario del primo amore (pagina 2)
di Giacomo Leopardi (estratti)
... Ieri, avendo passata la seconda notte con sonno interrotto e delirante, durarono molto più intensi ch'io non credeva, e poco meno che il giorno innanzi, gli stessi affetti, i quali avendo cominciato a descrivere in versi ieri notte vegliando, continuai per tutto ieri, e ho terminato questa mattina stando in letto ... Ieri sera e questa notte c'ho dormito men che pochissimo, mi sono accorto che quella immagine per l'addietro vivissima, specialmente del volto, mi s'andava a poco a poco dileguando, con mio sommo cordoglio, e richiamandola io con grandissimo sforzo, anche perchè avrei voluto finire quei versi de' quali era molto contento, prima d'uscire del caldo della malinconia ... Questa notte per la prima volta son tornato al sonno così lungo com'è d'ordinario, e ho sognato della solita passione, ma per poco nel fine, e senza turbamento ... I sogni di ieri notte due o tre volte mi mentovarono il solito oggetto, ma per pochissimo e placidamente ... Lo stesso turbamento di stomaco nel sentir parole allegre, lo stesso dolore, la stessa profonda e continua meditazione, e quasi anche la stessa smania e lo stesso affanno, le quali due cose in genere non mi parea d'aver mai provate veramente fuori che la sera e notte del Sabato, tutta la Domenica, e (ma già molto rintuzzate) la prima parte del Lunedì ...
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La divina commedia (pagina 35)
di Dante Alighieri (estratti)
... Già eran sovra noi tanto levati
li ultimi raggi che la notte segue,
che le stelle apparivan da più lati ... La luna, quasi a mezza notte tarda,
facea le stelle a noi parer più rade,
fatta com'un secchion che tuttor arda;
e correa contro 'l ciel per quelle strade
che 'l sole infiamma allor che quel da Roma
tra ' Sardi e ' Corsi il vede quando cade ... E quale Ismeno già vide e Asopo
lungo di sè di notte furia e calca,
pur che i Teban di Bacco avesser uopo,
cotal per quel giron suo passo falca,
per quel ch'io vidi di color, venendo,
cui buon volere e giusto amor cavalca ...
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Fermo e Lucia (pagina 30)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... I nostri tre fuggitivi camminarono qualche tempo in silenzio, dietro il loro picciolo guidatore, il quale superbo di andar così di notte, per un affare, come un uomo, superbo di essere nella brigata, quello che dava consiglio, che avvisava al da farsi, che rincorava, che aveva la mente più riposata, guardava attentamente la via, scegliendo i tratti più brevi, e i più fuor di mano, e rivolgendosi alle rivolte con aria d'importanza, a dire: «per di qua» ... Ma Lucia andava stretta al braccio della madre, rifiutando dolcemente l'appoggio di Fermo, ed arrampicando la prima sui muricciuoli che avevano a superare per non essere ajutata da lui, e in mezzo a tutte le agitazioni tremando pure di trovarsi così di notte per via con lui, per quel pudore che non nasce dalla trista scienza del male, per quel pudore che ignora se stesso, e somiglia al sospetto del fanciullo che trema nelle tenebre senza sapere che cosa ci sia da temere ... Ma il laico al quale pareva già d'aver fatto troppo, crollò la testa, e disse: «Chiudersi di notte in chiesa con donne ...
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Fermo e Lucia (pagina 74)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Che diavolo ho io addosso questa notte? ... E se domani a sera costoro mi tornassero in mente? che dovessi passar sempre la notte così? Diavolo! comincio ad invecchiare: vorrebb'essere un tristo vivere, e un tristo ... e ricordarmene per pensarvi la notte ... Ma quando verrà giorno! Che notte eterna! Mi pare quella notte ch'io passai ad agguatare dietro un angolo quel temerario di Vercellino che doveva tornare dal festino di corte ... Se potessi dormire almeno un'ora, forse mi sveglierei coll'animo di questa mattina! In questi e simili pensieri passò il Conte del Sagrato quasi tutta la notte; finalmente, non essendo il giorno lontano, la stanchezza lo vinse, e si assopì ...
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Il fiore (pagina 17)
di Dante Alighieri (estratti)
... ] Tant' andai giorno e notte caminando, Col mi' bordon che non era ferrato, Che 'ntra' duo be' pilastri fu' arivato: Molto s'andò il mi' cuor riconfortando ...
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L'amore che torna (pagina 66)
di Guido da Verona (estratti)
... Era una notte freddissima; nevicava ... — Non dubiti; buona notte, signore ... — Buona notte ... — Non sapete se le abbiano consegnato stamane un biglietto che ieri sera ho lasciato per lei? — Sì, difatti; me lo diede il portiere di notte, e lo mandai ...
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La favorita del Mahdi (pagina 8)
di Emilio Salgari (estratti)
... Sono stati segnalati dei ribelli, e non vorrei che quei poveri diavoli venissero qualche notte massacrati ... Viaggiare di notte in simili tempi non è prudente ... —Penseresti per caso, a quella bella ragazza che hai condotta questa notte nel campo? Abd-el-Kerim trasalì e lo guardò sorpreso ... Tu questa notte hai avuto di che dire con
Notis ...
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La favorita del Mahdi (pagina 25)
di Emilio Salgari (estratti)
... —Ma le tenebre cominciano a calare e fra pochi minuti sarà notte ... —E che importa a me se fa notte ... Le balenò in mente la fuga prima che la notte calasse e che le jene e i leoni venissero a divorarla ... La notte calava rapida, rapida ...
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La favorita del Mahdi (pagina 31)
di Emilio Salgari (estratti)
... —Non avere paura, padrone; questa notte accamperemo nella pianura ... Non faremo tanta strada, lo vedrai, poichè le tenebre stanno per calare e tu sai che di notte, ora che il Sudan è sollevato a rivolta, nessuno si arrischia a viaggiare ... Alzarono le tende, accesero i fuochi della notte per allontanare le zanzare e le bestie feroci, condussero i cammelli a dissetarsi, poi si sedettero all'aperto aspettando il pasto ... Una fragorosa detonazione ruppe il silenzio della notte accompagnata da un grido disperato ...
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La favorita del Mahdi (pagina 47)
di Emilio Salgari (estratti)
... Alle tre di notte giungevano sani e salvi alla foce di un largo corso d'acqua, affluente di sinistra del Bahr-el-Abiad, e che ha le sue sorgenti nelle vicinanze di Sciula ... Abbiamo percorso più di quindici miglia e questa distanza mi pare sufficiente per essere sicuri di passare tranquilli il resto della notte ... Questa notte ci ancoreremo qui e domani vedremo cosa potremo fare ...
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La favorita del Mahdi (pagina 50)
di Emilio Salgari (estratti)
... Calava la notte quando i tre cavalieri lasciavano gli ultimi alberi della foresta del Bahr-el-Abiad inoltrandosi arditamente nel deserto ... Faceva un caldo veramente terribile, quantunque la notte fosse di già assai inoltrata ... La tenda che portava il guerriero fu rizzata e ognuno si affrettò a ripararvisi sotto aspettando con impazienza la notte per ripigliare la faticosa marcia ... —Ti ricordi di aver visto qualche fonte, questa notte? —No, ma adesso che ci penso, quattro o cinque miglia verso il sud deve trovarsi un pozzo, quello di Gelba, mi pare ...
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La favorita del Mahdi (pagina 76)
di Emilio Salgari (estratti)
... —Erano passati due mesi, quando una notte ebbi la brutta idea di invitarlo a cacciare il leone ... Orsù, la notte cala, vieni nella mia capanna che abbiamo ancora da discorrere ... Alle undici di notte varcava le trincee gettandosi in mezzo alle sabbiose pianure del sud ... Con simile notte a nessuno salterà il ticchio di uscire dal campo per venire in cerca di me, nemmeno a quell'animale di Abù-el-Nèmr ...
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La strega ovvero degli inganni de' demoni (pagina 4)
di Giovan Francesco Pico Della Mirandola (estratti)
... Maravigliomi, vedendoti pratico ne' poeti, che tu non abbi letto come anticamente le streghe si solevano cacciare dagli usci con una mazza di spina bianca, e che sono uccelli ingordi col corpo grosso e gli occhi fissi, incavati, il becco torto, le penne macchiate di bianco, e l'ugne adunche, e che si chiamano streghe dall'orribile stridire che fanno di notte: vedi adunque che pur si trova scritto come ella si chiami, e perchè, e qual natura, e qual forma sia la sua ... Tutto intendo, ma queste streghe son forse d'un'altra sorte, e di natura diversa, perchè si dice che queste bevono il sangue de' bambini, e non che gli munghino le lor poppe in bocca; onde disse colui, [Ovidio] Volan' di notte, e i pargoletti figli
Guastano in culla a le nutrici assenti,
Gli ingordi petti empiendo e i crudi menti
Del sangue nostro tinti, e i fieri artigli ... Penso ben più tosto, che quelli stessi uccelli per opera di demonj maligni apparischino in forma di balia che cerchi d'ingannare, e tanto più che quel demonio falsamente creduto Iano insegnò il rimedio del fascino, tre volte toccando gli usci, e altrettante segnando i sogli con foglie d'arbatro, spargendo l'acqua su l'entrata, e l'altre cose macchinando che non erano sacre, ma portenti esecrabili, avvenga che anco i medici ne parlino, onde si legge quello: In oltre se la Strega a notte oscura
Preme in bocca il veleno al picciol figlio
Mungendo l'empia a sè la mamma impura; [Da Quinto Sereno ... Parmi adunque, Fronimo, che tu sia ingannato dal medesimo errore che sono aggirati la maggior parte de' nostri, credendo tu per vere le cose che sono dette dal volgo: io non so che donnicciuole si siano queste che volano a' conviti, e agli abbracciamenti delle fantasime nella notte più oscura, dalle quali sian guasti i bambini ... Perchè mi par cosa da ridere, che fatto un circolo, e untosi il corpo con esso uno unguento, non so in che modo, e dette mormorando non so che parole, si mescolino coi demonj e che quelle ribalde cavalchino la notte sopra quel legno, col quale si concia il lino e la canapa, sopra capre, sopra becchi, o sopra montoni, e che altre siano portate per l'aria più veloci che il vento ...
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La trovatella di Milano
di Carolina Invernizio (estratti)
... —Eccovi al sicuro—disse quindi colla sua voce fresca, armoniosa—ma non posso già tenervi qui tutta la notte ... —Non avete paura giovane e bella come siete rimanere senza alcuno, di notte, in negozio? Maria alzò il bel capo con alterezza, schiuse le labbra al sorriso e fissando sul giovane uno sguardo calmo e sicuro, che annunziava la perfetta quiete della sua anima ... Ma in quella notte, la presenza dello sconosciuto le cagionava un insolito, involontario turbamento: il cuore le batteva a colpi precipitosi ... Due letticcioli di ottone, separati da un tavolino da notte, un armadio di noce, quattro seggiole intarsiate, un divano di cuoio, uno specchio con cornice di rame dorato, un porta-abiti di ferro verniciato, compivano il mobiglio della camera ...
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La vita comincia domani (pagina 3)
di Guido da Verona (estratti)
... Ferma sul limitare, si compresse le due mani al petto esclamando: — Che notte! Mio Dio, che notte! La sua bellezza era turbata e turbava, quasichè nel guardarla, od anche nel passarle vicino, accadesse per una colpa involontaria di pensare alla sua nudità ... Ella disse ancora: — Che notte! Giorgio è stato male ... Mamma mia, che notte! Era vestita con eleganza, di tutte cose finissime, che forse, in quella semplicità campestre, parevano assai ricercate ... Oh, le cose che dice la notte, quando siamo soli ...
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La vita comincia domani (pagina 7)
di Guido da Verona (estratti)
... L'aveva poi svestita, una notte, religiosamente, quando ancora fra i suoi capelli sciolti fluttuava l'odor nuziale della corona d'arancio; e nel vederla sua, per sè, per sempre, si sentì naufragare in una gioia troppo grande, che gli soverchiava l'anima, onde gli parve che ogni cosa di quel momento si disperdesse fuori dalla vita, in un colore d'impossibilità ... Poi, già nello svestirla quella prima notte, si era sentito ruggire dentro un male sordo, crescente ... e l'usignolo, nell'azzurra notte, spietatamente cantava ... Ma non udiron altro che l'usignuolo infatuato lanciare i suoi fischi melodici nell'odorosa notte, sopra una orchestra lieve che l'accompagnava in sordina, con brividi appena di foglie nei respiri del vento ... — Se mi chiamasse di nuovo, come la notte scorsa? — mormorò ... — Vedi, questa notte, quando ti ho chiamato, ed eravamo curvi, tu da un lato, io dall'altro del suo letto, soli, nel chiarore di quel lume così funereo, io, come in un lampo, involontariamente, ho pensato: Se ...
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La vita comincia domani (pagina 14)
di Guido da Verona (estratti)
... nella camicia da notte come una cosa molle ... E si dondola nella camicia da notte come una cosa molle ... Là dietro, per l'intrico dei rami, si vedeva la casa biancheggiare con tutte le finestre chiuse, tranne una, che splendeva, ma d'un lume vacillante, quasi già vi ardesse il chiarore d'una lampada funeraria e l'anima dell'abitatore addormentato stesse di là per evadere nella notte grande ...
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La vita comincia domani (pagina 15)
di Guido da Verona (estratti)
... Oh, come sono diverse le finestre che splendono di notte nella facciata d'una casa buia! Sonvene, per chi cammina e le vede passando, alcune che fanno invidia, che dànno quasi uno scoramento indicibile, una specie di triste gelosia verso la gioia che rischiarano ... Sole, nell'alta notte, nell'alto silenzio, brillano d'una luce impudica, irruenta, ilare, che somiglia quasi ad uno scoppio di riso, che somiglia quasi alla bianchezza d'una nudità, — e sono le finestre dell'amore; ma dell'amore giovine, che non rifugia nell'ombra le sue colpe, che non ha paura della propria felicità ... Sono finestre semispente, che hanno un colore; nessuna ombra si muove nel loro fondo opaco; nessun romore viene dalla lor immobilità; ma solo una specie di brivido che si prolunga nella notte, che si propaga nel buio, con disperata tristezza ... Più forte che l'aroma della notte primaverile, più forte che l'olezzo del giardino ebbro, vaporante come un incensiere, su lui potè l'odore femineo di quella sua bocca soavissima, di quelle sue labbra socchiuse, appena umide, che avevano sete, che avevano involontariamente la forma ed il sapore d'un bacio, ch'erano più lascive di una forma ignuda, più nude che la nudità ...
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La vita comincia domani (pagina 28)
di Guido da Verona (estratti)
... Bella notte, odorata, ingemmata, ch'era piena di lembi d'azzurrità ... Non poteva invece far nulla di tutto ciò; era fermo, incatenato lì, vicino a quella sembianza d'uomo, sotto il potere di una forza incombattibile, che li stringeva entrambi nella stessa notte ... E gli pareva che mai più, mai più farebbe tutto questo, mai più godrebbe di queste inebbrianti gioie, perchè in quella notte, nel carcere di quelle quattro pareti, era accaduto qualcosa di enorme, qualcosa di finale, che soverchiava tutte l'altre possibilità ... «Ma io non ho paura! nessunissima paura! Sono libero! Cammino, se voglio; se voglio, rido! — È notte ... — Ebbene, se è notte, che fa? — Sono leggero, mi sento agile: posso andarmene dove mi piace! — Fa buio ...
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La vita comincia domani (pagina 34)
di Guido da Verona (estratti)
... Alte, nel miracolo della notte, le stelle, così numerose che parevan nel deserto cosmico una bufera di polvere in combustione, infuriavano di splendore come fosforo avvampato, come resina in fiamme, come cristallo frantumatosi nella sabbia, quando vi sfólgora il sole ... La notte bruciava ne' suoi vertici, aveva, sopra il suo fosco edificio invaso d'ombre una cupola incendiata; l'eternità era espressa in luce, l'infinito aveva i suoi limiti nella magnificenza del fuoco ... Avvinti, si affacciarono verso la notte che roteava; e come se il moto dei mondi li afferrasse in un fantastico volo, tutto quanto avevano in sè di greve, d'umano, di turpe, si sciolse in una specie d'annientamento ... » E la notte passava immemore, nell'alto cielo, con fulgori che parevano tralucere da un continuo dissolvimento ...
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La vita comincia domani (pagina 35)
di Guido da Verona (estratti)
... Ne' suoi limpidi occhi non vide alcuna lacrima, e solo vide il riflesso della notte stellata che dentro vi splendeva come in un puro cristallo ... In lei rombava un grande frastuono; la notte parevale sonora ... Allora si accorse dell'estrema fatica fisica ond'era oppresso; gli parve d'aver sonno, ma un infinito sonno ed oblioso, in quella notte così limpida ...
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La vita comincia domani (pagina 37)
di Guido da Verona (estratti)
... Un lungo trillo melodico empiva la notte incantata, e nel rifugio dell'alto suo ramo il cantore solitario snodava, buttava i suoi gorgheggi con impetuosa magnificenza, come, nell'aria, brillando, lancia i suoi gettiti una fontana ... Ella fece per la camera un lungo giro e si fermò vicino alla finestra, guardando fuori, curiosa, nella notte stellata ... Vide, o le sembrò, che ne uscisse un fumo azzurro, torbido, il quale navigava per la notte, sperdendosi; e intimorita si ritrasse, onde non respirare nel vento neppure un átomo di quel fumo ... Un grande velario, di mussola o di tulle, passava su le migliaia di stelle per diminuirne lo splendore; una chiarità nasceva nell'oriente concavo; la notte a poco a poco s'incanalava in quella zona pallida, lasciando portare dal vento le sue gonfie spirali di fumo ...
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La vita comincia domani (pagina 62)
di Guido da Verona (estratti)
... Si risovvenne di lei, seminuda, nella notte che vegliarono fino all'alba, e s'accorse che, infatti, un non so che di mortale, da quella notte in poi, si emanava dal suo corpo insieme con il profumo tormentoso della sua nudità, nè poteva ormai baciarla senza sentire, frammisto nei baci della sua bocca, un sapore nefasto ed ubbriacante, che gli percorreva le vene, dandogli un senso inscindibile di paradiso e d'agonìa ... Così passarono la notte, vicini, avvinti ... Ella uscì da quella notte affannosa, dal breve sonno incominciato verso l'alba, con l'anima piena di sperdimento e pervasa da una così grande stanchezza, che sentiva il sangue fermo dolerle nelle vene ...
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La vita comincia domani (pagina 77)
di Guido da Verona (estratti)
... Quando la notte incominciò, nell'alte stanze della casa la nutrice sonnolenta cullava il bimbo nella cuna, cantilenando con una nenia lenta lunga lenta, che i muri antichi ripercotevano ... Ma d'improvviso ricominciò a passare, come per un miracolo della memoria, quella notte che ormai erasi evaporata nella dispersione continua del Tempo ... Alte, nel miracolo della notte, le stelle così numerose che parevan nel deserto cosmico una bufera di polvere in combustione, infuriavano di splendore come fosforo avvampato, come resina in fiamme, come cristallo frantumato nella sabbia e balenante sotto lo sfarzo del sole ... La notte bruciava ne' suoi vertici, aveva sopra il suo fosco edificio invaso d'ombre una cupola incendiata; l'eternità era espressa in luce, l'infinito aveva i suoi limiti nella magnificenza del fuoco ... — «Vedi?» Un usignolaccio, fuori, nella notte, nella ramaglia nera e balenante, sufolava con ironia collerica, e tanto presso e tanto forte, che lo stordiva ...
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La vita comincia domani (pagina 78)
di Guido da Verona (estratti)
... » Un lungo trillo melodico empiva la notte incantata, e nel rifugio dell'alto suo ramo il cantatore solitario snodava, buttava i suoi gorgheggi con impetuosa magnificenza, come nell'aria brillando lancia i suoi vertici una fontana ... Ella fece per la camera un lungo giro e si fermò alla finestra, guardando fuori, curiosa, nella notte stellata ... Fu la notte più lunga e più calamitosa che vissero mai nella vita ...
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La vita comincia domani (pagina 81)
di Guido da Verona (estratti)
... Di notte lo portarono sulla tolda ravvolto in un lenzuolo, e quattro marinai, prima di lanciarlo in acqua, lo avevano fatto dondolare cinque o sei volte a forza di braccia, sovra il parapetto lucido ... Ora gli pareva d'esser lontano, frammezzo ad una notte stellata, per mare, con il vento a prua ... Od era invece una notte profonda, in una città senza lumi, con strade ambigue, con porte sbarrate ... Egli l'attraversava correndo, per giungere alla sua casa, che saccheggiavano; ed era notte così folta, che più correva e più smarriva la strada ...
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Libro proibito (pagina 11)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)
... * * * Non importa—pensava io, ravvolgendomi fra le coltri—questo benedetto sole della libertà è pure comparso stamane—si può bene, per una notte, far a meno delle candele… ... * * * Una circostanza che mi preme accennarvi è questa—che nella primissima notte di libertà—al momento in cui la mia testa si cullava dolcemente sul guanciale e le mie gambe nuotavano voluttuosamente fra le coltri colla improvvida sicurezza di chi si sente emancipato da ogni tirannia—un grido… ... Sassate!—Si scagliavano sassate contro le griglie di un libero cittadino, perchè questo libero cittadino in quella prima notte di liberali entusiasmi, si trovava per avventura sprovveduto di candele! All'indomani, potete immaginare se io mi affrettai a procacciarmi, per qualunque prezzo, delle materie infiammabili ... La parola libertà mi si affacciava notte e giorno allo spirito come un problema insolubile ...
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Libro proibito (pagina 12)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)
... Sono oramai dieci anni che il sole della libertà illumina di giorno e
di notte—(di notte più che di giorno)—le nostre belle contrade ... ARCADIA MODERNA ANACREONTICHE AMORE DI CRESTAINA —Lena: vedesti mai
Notte più pura e bella?
Non sembra che ogni stella
Sorrida al nostro amor?
Come soave è l'alito
Della notturna brezza,
Che il volto ci carezza
Che ci ravviva il cor!
—È ver, mi rispondea
L'amica sospirando,
E i raggi in me fissando
Dell'occhio suo divin:
«Ah! non sprechiam, dicea,
Notte così serena!… ... Pel gaudio d'un istante,
Oh, quante pulci, oh, quante!
Mi morsero quel dì!
LAPSUS LINGUAE A tarda notte insieme
Nella selvetta bruna
Noi sedevam; la luna
Si ricopria d'un vel ... DUE SOGNI —La scorsa notte in sogno
Io t'ho veduta, Elisa;
Eri al mio letto assisa
In languido abbandon ...
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Marocco (pagina 6)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Passa la notte accovacciata per le strade, in mezzo alle immondizie e ai cani ... Una notte, passandole accanto, uno di noi le mise nelle mani una moneta d’argento ravvolta in un pezzo di carta, affinchè la mattina avesse il piacere d’una sorpresa ... * * * Eravamo a desinare, a notte fitta, quando risonarono alcune fucilate nella piazzetta ...
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Marocco (pagina 16)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Ma come fargli capire la cosa? E se non ne avesse avuto coscienza? Decisi di aspettare fino a notte, quando andassimo a letto, e per tutta la strada non mi potei più liberare da quel pensiero molesto ... Dopo tre ore di cammino, era notte fitta; cominciavamo a desiderare l’accampamento ... L’autore, un grosso cuoco francese venuto per quella sola notte da Tangeri, fu chiamato clamorosamente agli onori del proscenio ... Che beata notte, se non avessi avuto quella spina del sonnambulo! Entrando nella tenda, il capitano mi ripetè la raccomandazione ... —Signor Grande,—io cominciai—lei ha l’abitudine di levarsi durante la notte? Parve molto meravigliato della mia domanda ... A lui pure avevan fatto credere che io giravo la notte per la casa della Legazione, con un lenzuolo sulle spalle e una pistola nel pugno ... La notte passò senz’accidenti, e la mattina mi svegliai in tempo per vedere l’aurora ...
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Marocco (pagina 61)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Il corteo uscì dalla cittadella di notte ... La notte era serena, lo sposo teneva per mano Rahmana, il vecchio caid si lisciava la barba: tutti erano allegri ... All’improvviso una voce formidabile urlò nel silenzio della notte: —Arusi ti saluta, o sceicco Sid Mohammed Abd-el Dijebar! Nello stesso punto, sull’alto d’una collina scintillarono trenta fucili e tuonarono trenta colpi ... Il caid e Alì, vicini a raggiungere la meta, s’inferocivano sempre più, non chiudevan più occhio nè notte nè giorno, non respiravano più che la vendetta ... Un’ora dopo, il caid ed Alì riposavano ciascuno sotto la sua tenda; la notte era oscurissima, non spirava un alito di vento, non stormiva una foglia, non si sentiva che il mormorio del fiume e il respiro dei dormenti ... All’improvviso una voce formidabile urlò nel silenzio della notte: —Arusi ti saluta, o sceicco Sid Mohammed Abd-el Dijebar! Il vecchio caid balza in piedi atterrito e sente la pesta precipitosa d’un cavallo che s’allontana ... Continuano a inseguirlo, nondimeno, per tutta la notte, sin che arrivano a un bosco fittissimo, dove si arrestano per aspettare che aggiorni ...
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Mastro don Gesualdo (pagina 38)
di Giovanni Verga (estratti)
... Compare Cosimo e Pelagatti, partendo per la campagna due ore prima dell'alba, o tornando a notte fatta, vedevano sempre il lume alla finestra di don Diego ... Fu giusto quella notte che arrivava la Compagnia d'Arme ... Barabba rispose dietro il portone, chiuso con tanto di catenaccio: - Buona donna, questi non son tempi di correre di notte per le strade ... L'andare attorno così tardi, in quella tal notte, era proprio uno sgomento ...
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Mastro don Gesualdo (pagina 53)
di Giovanni Verga (estratti)
... Come volete che chiuda occhio la notte, sapendovi solo in casa? ... - La notte non me lo soffiano il colèra! ... Padre e madre in una notte ... Tutta la notte poi era un calpestìo irrequieto, un destarsi improvviso di muggiti e di belati, uno scrollare di campanacci, un sito di stalla e di salvatico che non faceva chiudere occhio ad Isabella ... Don Gesualdo, meno la paura dei razzi che si vedevano la notte, e il sospetto di ogni viso nuovo che passasse pei sentieri arrampicati lassù sui greppi, ci stava come un papa, fra i suoi armenti, i suoi campi, i suoi contadini, le sue faccende, sempre in moto dalla mattina alla sera, sempre gridando e facendo vedere la sua faccia da padrone da per tutto ... - Lì egli era al sicuro dal colèra, come un re nel suo regno, guardato di notte e di giorno - a ogni contadino aveva procurato il suo bravo schioppo, dei vecchi fucili a pietra nascosti sotto terra fin dal 12 o dal 21 e teneva dei mastini capaci di divorare un uomo ...
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Mattinate napoletane (pagina 12)
di Salvatore Di Giacomo (estratti)
... La Malia andava al concerto per tempo e toccava alla madre accompagnarla; la ragazza tornava di notte tutta freddolosa nello scialletto rosso, con le mani nel manicotto spelacchiato, che lei stessa s'aveva fatto dalla pelle di un gatto bianco e nero ... Donna Bettina diceva: Vattene, vattene, che è meglio; una bocca di meno! Nella notte, mentre la lampada ardeva innanzi a una Madonna sul canterano, lei chiamava sotto voce: —Chiarinella! La bambina non avea chiuso occhio ... Si lamentava tutta la notte, piangendo sola, con la testa abbandonata che aveva fatto il fosso nel cuscino ... A notte la piccina, che sonnecchiava, udì una voce maschile su per le scale e la voce di Malia ... Diceva Malia: —Addio… ciao… grazie… La notte della Befana era fredda, ma chiara e stellata ... In tutta la notte ...
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Nel sogno (pagina 11)
di era (estratti)
... Quello specchio! quei fiori rari còlti ai piedi dei ghiacciai e subito scomparsi! Quei ritorni affannati, sotto il sole, sotto la pioggia, senza dir mai di dove venisse! E i baci! i baci di cui la tempestava alla notte, serrandosela dormente sul cuore! A tale ricordo, il rossore scompariva dalle sue guancie, vinto da un sentimento più potente ancora, più intimo, più oscuro, che sembrava gelarle il sangue nelle vene e schiaffeggiarla con uno di quegli insulti che, invece di arrossare il volto, lo fanno diventare pallido ... —Figlia mia, la notte non oscura il giorno, il peccato non annienta l'amore, Dio è sempre al di sopra di ogni cosa ... Ammalata di offesa al pudore, un pudico silenzio era il velo nel quale si ravvolgeva tutta; ma alla notte il lettuccio era inondato di lagrime, e, quando fuori da ogni oggetto che le rammentasse la vita materiale, ella si abbandonava, puro spirito, al dolore, Dio solo conosceva il suo segreto ...
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Novelle rusticane (pagina 3)
di Giovanni Verga (estratti)
... si era acquistata col sudore della fronte gliela invidiavano, gli avevano fatto il malocchio e la iettatura; quel po' di grazia di Dio che mangiava a tavola gli dava gran travaglio, la notte; mentre suo fratello, il quale faceva una vita dura, e mangiava pane e cipolla, digeriva meglio di uno struzzo, e sapeva che di lì a cent'anni, morto lui, sarebbe stato il suo erede, e si sarebbe trovato ricco senza muovere un dito ... La volontà di Dio non vogliono farla più, ecco cos'è! Cos'è il re Compare Cosimo il lettighiere aveva governato le sue mule, allungate un po' le cavezze per la notte, steso un po' di strame sotto i piedi della baia, la quale era sdrucciolata due volte sui ciottoli umidi delle viottole di Grammichele, dal gran piovere che aveva fatto, e poi era andato a mettersi sulla porta dello stallatico, colle mani in tasca, a sbadigliare in faccia alla gente che era venuta per vedere il Re, e c'era tal via vai quella volta per le strade di Caltagirone che pareva la festa di San Giacomo; però stava coll'orecchio teso, e non perdeva d'occhio le sue bestie, le quali si rosicavano l'orzo adagio adagio, perché non glielo rubassero ... Anzi più grande era la festa e più gli cresceva in corpo la paura di doverci avere il Re proprio nella sua lettiga, e tutti quei razzi, quella folla, quella luminaria e quello scampanìo se li sentiva sullo stomaco, e non gli fecero chiudere occhio tutta la notte, che la passò a visitare i ferri della baia, a strigliar le mule e a rimpinzarle d'orzo sino alla gola, per metterle in vigore, come se il Re pesasse il doppio di tutti gli altri ... Per conto suo, com'è vero Dio, in quel momento avrebbe preferito trovarsi nella sua casuccia, dove le mule ci stavano strette nella stalla, ma si sentivano a rosicar l'orzo dal capezzale del letto, e avrebbe pagato quelle due onze che doveva buscarsi dal Re per trovarsi nel suo letto, coll'uscio chiuso, e stare a vedere col naso sotto le coperte, sua moglie affacendarsi col lume in mano, a rassettare ogni cosa per la notte ... Ancora era buio come a mezzanotte, ma la gente andava e veniva per le strade quasi fosse la notte di Natale, e i trecconi accanto al fuoco, coi lampioncini di carta dinanzi, battevano i coltellacci sulle panchette per vendere il torrone ... Ah, come doveva godersi la festa tutta quella gente che comprava il torrone, e si strascinava stanca e sonnacchiosa per le vie ad aspettare il Re, e come vedeva passare la lettiga colle sonagliere e le nappine di lana, spalancava gli occhi, e invidiava compare Cosimo, il quale avrebbe visto il Re sul mostaccio, mentre sino allora nessuno aveva potuto avere quella sorte, da quarantott'ore che la folla stava nelle strade notte e giorno, coll'acqua che veniva giù come Dio la mandava ... Che non li spegnevano mai quei lumi? e che aveva il braccio di ferro quel sagrestano per suonare a distesa notte e giorno? Intanto nel piano di San Giacomo spuntava appena l'alba cenerognola, e la valle era tutta un mare di nebbia; eppure la folla era fitta come le mosche, col naso nel cappotto, e appena vide arrivare la lettiga voleva soffocare compare Cosimo e le sue mule, che credeva ci fosse dentro il Re ...
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Nuove storie d'ogni colore (pagina 18)
di Emilio De Marchi (estratti)
... Suo marito se l'era tirata in casa ancor ragazzina, con una gonnella di cotone e un paio di zoccoli sui piedi; l'aveva mandata a scuola un po' di tempo dallo monache, e quando la servetta gli parve cresciuta abbastanza, se l'era sposata per avere una compagna fedele, il poveretto, più vecchio una ventina d'anni, pativa d'asma e di mal di cuore, ed è sempre prudenza aver qualcuno che ti assista in un bisogno e ti faccia compagnia la notte ... Quando non bastava il dì, rimaneva la notte accanto alla siora Nina che scaldava i brodi; e siccome ogni servizio merita compenso, e non c'è amicizia che in qualche modo non si faccia pagare, il bravo dottor e professor, forte dell'amicizia di Metternich e della sua prepotenza, credette d'onorare anche la moglie del suo vecchio amico ... La Nina, una povera servetta senza esperienza, còlta di sorpresa, nella sua suggestione, nella sua paura, al buio, di notte, accanto al marito quasi morente, dominata dalla forza d'una passione brutale e poi spaventata dal sofisma del fallo compiuto, dopo essere stata vittima, si credette quasi complice del tradimento ...
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Ricordi di Parigi (pagina 5)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... E dopo vien l'ultima scena della meravigliosa rappresentazione cominciata alle otto della mattina in piazza della Bastiglia: la notte di Parigi ... Vorreste veder tutto ed esser da per tutto ad un tempo; a sentire dalla bocca del grande Got l'efface sublime dei Fourchambault a folleggiare a Mabille, a nuotare nella Senna, a cenare alla Maison dorée; vorreste volare di palco scenico in palco scenico, di ballo in ballo, di giardino in giardino, di splendore in splendore, e profondere l'oro, lo champagne e i bons mots, e vivere dieci anni in una notte ... Eppure non è questo il più bello spettacolo della notte ... Ma quando si è arrivati nel centro della piazza, ai piedi dell'obelisco di Sesostri, fra le due fontane monumentali, e si vede a destra, in mezzo ai due grandi edifizii a colonne del Gabriel, la splendida Via reale, chiusa in fondo dalla facciata superba della Maddalena; a sinistra il ponte della Concordia che sbocca in faccia al palazzo del Corpo legislativo, imbiancato da un torrente di luce elettrica; dall'altra parte la vasta macchia bruna dei giardini imperiali, inghirlandati di lumi, in fondo a cui nereggiano le rovine delle Tuilerie; e dalla parte opposta il viale maestoso dei Campi Elisi, chiuso dall'arco altissimo della Stella, picchiettato di foco dalle lanterne di diecimila carrozze e fiancheggiato da due boschi sparsi di caffè e di teatri sfolgoranti; quando s'abbraccia con un sguardo le rive illuminate della Senna, i giardini, i monumenti, la folla immensa e sparsa che viene dal ponte, dai boulevards, dai boschetti, dai quais, dai teatri, e brulica confusamente da tutti i lati della piazza, in quella luce strana, fra i zampilli e le cascate d'acqua argentata, in mezzo alle statue, ai candelabri giganteschi, alle colonne rostrali, alla verzura, nell'aria limpida e odorosa di una bella notte d'estate; allora si sente tutta la bellezza di quel luogo unico al mondo, e non si può a meno di gridare:—Ah Parigi! Maledetta e cara Parigi! Sirena sfrontata! È dunque proprio una verità che bisogna fuggirti come una furia o adorarti come una dea? Di là ci spingemmo ancora nei giardini dei Campi Elisi, a girare fra i teatri a cielo aperto, i chioschi, gli alcazar, i circhi, i concerti, le giostre, per interminabili viali affollati, da ...
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Rinaldo (pagina 40)
di Torquato Tasso (estratti)
... 88 Già ne venia con chiari almi splendori Cinzia versando in perle accolto il gielo, e senza ombre noiose e senza orrori candido distendea la Notte il velo ...
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Romanzo d'una signorina per bene (pagina 18)
di Anna Vertua Gentile (estratti)
... Si commosse nella pietà di sè, fu presa d'inquietitudine, sentì che non poteva dormire, sgusciò dal letto e si fece a la finestra così com'era, avvolta nella lunga camicia da notte ... La notte era chiara, che ci si vedeva come di pieno giorno; le alte scogliere che stavano ai lati della casetta, fantastiche nel bagliore, si sarebbero dette immani mostri accucciati nell'onda ... Nell'aria della notte limpida, si spandevano acutamente gli odori forti delle alghe, i soavi profumi delle gaggie, dei gelsomini, e magnolie e reseda ... L'agitazione silenziosa delle bestie che si svegliano durante la notte nascondendo al sole la loro oscura esistenza, le accarezzava l'orecchio di rumori indistinti ... Nel molle bagliore della notte, Lucia sentì corrersi nel sangue fremiti di speranza e di fiducia come se una affinità misteriosa l'unisse a quella poesia vivente ...
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Sodoma e Gomorra (pagina 16)
di Docteur Jaf (estratti)
... «A mezza notte e un quarto di nuovo il rumor delle carrozze, di quelli che escono dai teatri, dai caffè, dai divertimenti, e che, non essendo giocatori, rincasano ... Il tuono è anch'esso un gran popolatore! «Al mattino, i libertini escono dalle case delle amanti di una notte pallidi, disfatti, la coscienza più volta al timore che al rimorso, e gemono tutto il giorno per l'occupazione della notte, ma il vizio è un tiranno che li riprenderà l'indomani ... Pratiche Viziose Contro Natura (Nell'antichità) La storia del vizio contro natura nelle sue diverse manifestazioni si perde nella notte dei tempi, o almeno non se ne trovano indizii che per la pederastia, ma a partire dalla Grecia antica i poeti di quei tempi sono stati, si può dire, gli storici della concupiscenza, illuminandoci sulle alte turpitudini dei loro concittadini ...
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Storia di un'anima (pagina 34)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... NOTTE ... —Felice notte ... A sera ho desiderato di morire: a notte? La cameriera dalla stanza reca fuori le profumate biancherie, un nuvolo di trine, pieno di lampi ... —Felice notte!—mi dice anche lei, con un certo sorriso… ... O santuario sull'estremo cocuzzolo del Gazzo, che di giorno vegli la vallea collo sfavillar della tua crocetta, e che di notte vegli sonnecchiando col lumicino minutissimo, se in te prega a quest'ora la monachina bianca, fa ch'ella pianga, guardando il bambinello della tua Madonna!… Io ti saluto dal mio sentiero e passo: cammino, sorrido, e vengo a te, melanconica chiesina delle sante litanie ...
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Storia di un'anima (pagina 41)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... NOTTE STELLATA ... Quella notte al lido tacevamo… ... Quella notte al lido tacevamo ... Aspetteremo una notte senza luna e senza stelle, a mare cupo, a pace di cimitero ... La notte sarà un immenso tempio parato a lutto, la spuma dell'onda sarà l'argento della coltre, la pace sarà la desolazione… O Signore! Nè alla spiaggia venga fanciulla che pianga, nè lungo il viaggio batta seguace ala d'alcione ... Solitudine vastissima! E coi remi accarezzeremo il mare, e volgeremo le vele al vento, sì da farle crepitare come se baciate insistentemente, e petalo per petalo, o poeta della notte, sciuperemo i fiori della corona ...
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Storia di un'anima (pagina 59)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... Buona notte all'amico ... E ciò è poca lode di messer Domeneddio, che, creando Recoaro, lo volle proprio sacro ad Imene ed alla Salute; ei volle che la vita qui fosse animatissima, come una perpetua sagra, senza santi di calendario: il giorno rallegrato dalla festa del sole, dalla vista dei monti, dallo scroscio dei torrenti; il crepuscolo vespertino poetizzato dalle gite sui somarelli pei viottoli deserti, e la notte dedicata alla musica, alla tombola, alla danza ... * * * E si fa notte—la notte lieta dello stabilimento Giorgetti ...
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Storia di un'anima (pagina 70)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... Mi pare, in questo crepuscolo della fantasia che si fonde colle memorie del cuore, in questa tranquilla ora di sonno per i mortali e per gli immortali, in questo soave oblio dei dolori e delle religioni, mi pare di vedervi ancora… Non vi chiamo santi Magi adorati, non vi chiamo pallidi miti dissepolti, ma vi sento placidi custodi della notte e del silenzio e della pace! Siete sorti dalle iridi di quella lagrima che mi trovavo sul ciglio, contemplando una stella? O dalle pagine gialle e allumacate di un vecchio morto che credeva ai morti? Dite perchè l'astro è su nel cielo? Perchè il verme roderà il nostro cuore? Perchè si piange? Perchè si ghigna? Non rispondete nulla e tacete e camminate; così, sempre così, o viatori di una notte, che non voleste mai lo scampanio dei cuochi sacrestani; che non vi arrestate sulle porte alle chiese barocche delle sette indulgenze: che non avete mai nessun dono eterno per i cori reboanti di voci fratesche e nessuna visione per i silenti corritoi delle monache assopite! Non rispondete nulla e tacete e camminate: così, sempre così, o viatori di una notte, che passate avanti ai cimiteri, piangendo sui cumuli piccini ove sono le crocette bianche; che entrate giocondamente furtivi nelle casuccie innanzi a cui avete veduto le orme degli zoccolini stampate nella neve, mentre tutto è pace nella campagna; che vi affacciate timidi ai fessi dei balconi, dove vedete spuntare una scarpetta, mentre tanto è il peccato nella città! O vecchi, vecchioni di mille ottocento ottantadue anni! O amici, ...
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