Libri morte

Libri su morte, con la parola morte

Confessioni di un Italiano (pagina 52)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Neghiamo la sua provvidenza, la sua giustizia, la sua onnipotenza! È un dolore vasto come il mondo, duraturo quanto i secoli, che ci sospinge, ci incalza, ci atterra; e un giorno alfine ci fa risovvenire che siamo eguali; tutti, ma solo nella morte! ... — Nella morte, nella morte!! dica nella vita, nella vera vita che durerà sempre! — sclamò come inspirata la Clara — ed ecco dove Dio risorge, e torna ad aver ragione sulle contraddizioni di quaggiù ... Vi sono, sì, facce morte e petrigne, sguardi biechi e sensuali, persone grevi curve striscianti che possono accarezzare col loro sucido esempio le spaventose fantasie dei materialisti; e ad esse parrebbe di doversi negare l'eternità dello spirito, come agli animali o alle piante ... — Sì, per sempre! E sia un istante, sia un anno, sia un'eternità, questo sempre bisogna riempirlo satollarlo beatificarlo d'amore per non vivere abbracciati colla morte! Oh sì, Clara, l'amore ricorre all'infinito per ogni via; se v'è parte in noi sublime ed immortale è certamente questa ...
Confessioni di un Italiano (pagina 115)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Io tremai tutto da capo a fondo; e sviscerando coll'occhio della pietà tutti i misteri di quell'anima ravvivata soltanto per sentire il terror della morte: — Signora — gridai — signora, non crede ella in Dio? ... Allora non udendola più moversi né respirare avanzai fino alla sponda del letto, e toccai rabbrividendo un braccio già aggranchito dalla morte ... Io, né potei forse allora né volli poi amareggiare il dolore del buon prete raccontandogli la morte della signora ... Indi ricomponemmo il cadavere in un'attitudine cristiana; ma l'idea impressa dalla morte su quelle sembianze sformate contrastava spaventosamente colle mani giunte in croce in atto di preghiera ...
Confessioni di un Italiano (pagina 135)
di Ippolito Nievo (estratti)

... In lui era risuscitata con maggior violenza quella malattia che l'avea menato in fil di morte al tempo delle civetterie della Pisana col Venchieredo ... Ricominciava la lotta del cadavere col vivo; lotta spaventevole che prolunga i dolori e lo spavento dell'agonia senza dare né il desiderio né la pazienza della morte ... La stizza di non poter essere piacevole lo guastava peggio che mai, e gli spremeva dalla fronte il vero sudore della morte ...
Confessioni di un Italiano (pagina 136)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Mettere a sì alto prezzo una semplice occhiata, egli che pochi momenti prima si dava ad intendere d'aver sotto i piedi ogni cosa del mondo! — Quale avvilimento! E non poter nemmeno ricorrere per ultimo scampo all'idea della morte! ... Una morte gloriosa compianta lagrimata gli avrebbe sorriso come un'amica; ma allora il trionfo del còrso e l'indifferenza della Pisana lo perseguitavano perfin nel sepolcro ... Ben s'arrende alla morte chi sa di poter vivere, ma egli, senza osar confessarlo a se stesso, fiutava con raccapriccio nelle sue carni scalducciate ed inferme l'odore dei vermi ... Da un turbine vorticoso di idee monche e cozzanti, d'immagini camaleontiche, di passioni mute e furenti non uscivano che due pensieri dozzinali e quasi codardi: la rabbia della felicità altrui, e l'orrore della morte! — Almeno avesse egli potuto imprimere a tali pensieri quell'impronta straziante di verità nella quale l'uomo si specchia rabbrividito, e non può a meno d'ammirare il lugubre profeta che lo satolla d'orrore e di disperazione! ... Perché la prima parola che vi insegnò la balia non fu morte? Perché non ci abituarono lungamente a fissar il volto, a interrogare con ardito animo questa nemica ignorata e nascosta, che ci assale poi d'improvviso, e ci insegna che la nostra virtù non fu altro che viltà? Dove sono i conforti della sapienza, le illusioni della gloria, le consolazioni degli affetti? — Tutto si getta d'in sulla nave per rifuggire al naufragio; e quando il flutto vorace si spalanca per ingoiarla, rimane solamente sulla più alta antenna nudo e disperato il nocchiero ... Dimentica, dimentica! Ma come dimenticare? La mia mente non ha più che quest'idea sola, i miei nervi non ripercotono al cervello che una sola immagine; le altre idee, le altre immagini son morte per me ...
Confessioni di un Italiano (pagina 138)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Io era restato solo col dottor Lucilio perché non aveva la forza di muovermi, quando salì per la scala un rumore frettoloso di passi, e Giulio Del Ponte coi colori della morte sul volto si precipitò nella stanza ... Alle parole, al contatto del dottore, Giulio si drizzava della persona e si rianimava negli occhi; la vergogna gli ottenebrava nobilmente la fronte, ma l'anima ridestata a un grande sentimento coloriva i segni della prossima morte d'un sublime splendore ... Quanto al mio, ricevetti oggi stesso l'annunzio della sua morte ... L'abito con un solo sentimento che non morrà mai neppure colla mia morte ... Finalmente imparo a conoscere mia madre vent'anni dopo la sua morte ...
Confessioni di un Italiano (pagina 140)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Allora le vene del moribondo cominciarono a inturgidire, le sue membra storcersi, le labbra a disseccarsi; gli occhi gli si stravolgevano orribilmente, e tuttavia lo spirito regnava forte imperterrito su quella tempesta di morte che gli si agitava sotto ... Il parroco gli amministrò allora gli ultimi sacramenti, e Leopardo si compose alla aspettazione della morte colla grave pietà d'un vero cristiano ... La quiete era tornata in tutta la sua persona; la quiete solenne che precede la morte: io potei ammirare quanto opera di grande la religione in un animo alto e virile; ed ebbi allora invidia per la prima volta di quelle sublimi convinzioni a me vietate per sempre ... La morte della vecchia Contessa di Fratta me le aveva messe in discredito; quella di Leopardo me le rese ancora venerabili e sublimi ... Mai non mi venne veduta poi morte simile a quella; il parroco asperse d'acqua benedetta il cadavere e si partì asciugandosi gli occhi, e assicurandomi che gli verrebbe data sepoltura sacra per quanto forse i canoni lo vietassero ... La lucerna era agli ultimi crepiti; il primo luccichio del giorno traspariva dalle persiane, quando mi venne a mente che si stava a me di dar annunzio alla Doretta della morte del marito ...
Confessioni di un Italiano (pagina 187)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Agostino invece avea brigato un posto nel nuovo governo, perché altrimenti non sapeva come vivere, essendosi per la morte dei genitori perduto ogni loro patrimonio ... La reverenda Clara dopo la morte della madre Redenta era diventata la grande testa del convento e volevano farla badessa ... La lettera l'ho ancora fra le mie cose più care; nel reliquario della memoria che principia colla ciocca di capelli fattasi strappare dalla Pisana, e finisce colla spada di mio figlio che ieri mi giunse dall'America insieme con la tarda conferma della sua morte ...
Confessioni di un Italiano (pagina 200)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Io non avea veduto mai fino allora così vicina la morte; dirò meglio che non aveva avuto agio di contemplarla con tanta pacatezza ... Il sonno d'una notte è la quiete e il ristoro d'un uomo; la morte di un uomo è un istante di sonno nell'umanità ... M'avvicinava passo passo alla morte coi mesti conforti dell'Aglaura da un lato; col tardo ravvedimento di Spiro dall'altro, che non potea serbare la sua ostile diffidenza dinanzi all'imperturbabile serenità d'un moribondo ... Egli né mi chiese perdono né io glielo diedi, ma ci intendemmo senza parola; le nostre mani si strinsero; e tornammo amici per malleveria della morte ...
Confessioni di un Italiano (pagina 212)
di Ippolito Nievo (estratti)

... E poiché fui sanato della ferita, mi lessero un bel mattino la mia sentenza di morte ... Vennero anche ad offrirmi pulitamente la grazia, se voleva dire chi mi aveva mandato e perché era venuto; ma a queste indiscretissime domande rispondeva abbastanza l'atto di morte di mio padre datato da Molfetta e trovatomi indosso ... Fu dunque come non si fosse parlato; ma io colsi la buona occasione per pregare quei compiti signori di voler mandare alla mia famiglia quell'atto di morte nonché il mio, perché fossero tolti se non altro a loro vantaggio gli scrupoli un po' spilorci della Porta Ottomana ... Dissi fra me e me che quegli ultimi giorni non doveva perderli in frivolezze e in vani desideri, e che il meglio si era prender la morte sul grave, e dar un esempio di grandezza d'animo almeno ai carnefici ... — “Così si commuta la pena di morte in quella dei lavori forzati in vita da subirsi nella galera di Ponza” — continuava il nasaccio parlatore del signor cancelliere ... Allora capii di che si trattava, e non so se me ne consolassi, perché tra la morte e la galera ci vidi sempre pochissima differenza ...
Confessioni di un Italiano (pagina 221)
di Ippolito Nievo (estratti)

... In questo mondo si viene quasi colla certezza di veder morire il padre e la madre: solo chi paventa la morte per sé, deve disperarsi dell'altrui; la morte d'un amico fa più male a noi per la compagnia che ci ruba che non a lui per la vita che gli toglie ... La morte, voi dite, è necessità ... Ben venga la morte! ... Sia per lavarlo che per dimenticarlo fa d'uopo il sacrifizio di un'altra vita; la morte sola salda il debito della morte ... — La morte anzi non salda nulla, credetelo a me ... La morte come consolazione non può tardarvi a lungo, e l'affrettarla sarebbe fuggire dalla penitenza; come oblio sareste tanto pusillanime da cercarla? ... Io che ho veduto disseccarsi l'anima dell'anima mia, io che ho assistito ancora e bollente di passioni al funerale d'ogni mia speranza, io che non ho veduto la morte di colei che mi amava, ma il suicidio dell'amor suo, io che ho vissuto trentacinque anni vagando disperato col pensiero fra le rovine della mia fede e chiedendo indarno alla vita il lampo d'un sorriso, io che ho avventato freneticamente ogni virtù del mio ingegno, ogni potenza del mio spirito a scrollare invano le porte d'un cuore che era mio, io che ho sognato di sconvolgere il mondo per carpire dalla confusione del caos quell'unico bene che desiderava e che m'era sfuggito, io che ho veduto tutta la forza d'una attività senza pari accasciarsi sconfitta dinanzi ad una indifferenza forse bugiarda, io che vedeva il paradiso non più discosto da me che non lo siano fra loro le anime di due amanti, e non ho potuto giungervi, non ho potuto dissetarmi queste avide labbra d'una stilla sola di felicità, perché vi si opponeva la memoria di tre parole imprudenti spergiure, io dunque che avea trovato l'anima più pura il cuore più delicato e sublime che sia mai stato quaggiù, e questa arra quasi infallibile di felicità la vidi mutarsi in mia mano senz'alcuna ragione in un veleno mortale e senza rimedio, credete voi che io non abbia avuto motivi bastevoli e volontà e forza di uccidermi? ... Perché l'uomo fornito di ragione non deve piegarsi ad atto alcuno che non sia ragionevole; perché non era né poteva esser certo che la morte mia sarebbe stata giusta ed utile a me od agli altri; mentre la vita invece poteva esserlo in qualche maniera, e deferiva alla natura una sentenza ch'io non mi sentiva in grado di pronunciare ...
Confessioni di un Italiano (pagina 225)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Io che ti vidi scrollare d'intorno queste spoglie frali e caduche, io che ti ricordo più bella più giovane più felice che mai all'istante supremo e pauroso della morte, io che ti amo ora più che non ti amassi mai, compagna nella vita nelle debolezze negli errori, io deggio credere per necessità a una sublime purificazione, a un misterioso travestimento degli esseri! Sì, per grazia tua, per amor tuo, o animo felice, mettendo il piede nella tomba rinnego superbamente quella filosofia timida e senza cuore che nega ciò che non vede ... Tutto spirava intorno a quel letto pace e grandezza; e io pure finii col credere che non si trattasse di altro che della separazione di pochi anni; non assisteva ad una morte disperata ma ad un mesto ed amichevole commiato ... Lo credereste? Nessuno si mosse dal suo posto; tutti restammo là immobili silenziosi a contemplare la serenità di quella morte; Lucilio mi raccontò poi di aver pianto esso pure ma quasi di consolazione; io non lo vidi allora come nulla vidi per tutto quel giorno ... Quando l'Aquilina mi rimproverava dolcemente di avventurarli così ad un destino compassionevole e tempestoso bastava ch'io le ricordassi la morte della Pisana perché ella si ritraesse dicendo che aveva ragione! Infatti non si deve guardare né a pericoli né a sacrifizi per meritare una tal morte ...
Confessioni di un Italiano (pagina 235)
di Ippolito Nievo (estratti)

... La vita nasce da contrazione, la morte da espansione; ma la vitalità universale assorbe in sé questi varii movimenti che sono per lei quasi funzioni di visceri diversi ... Essa può benissimo rilevare dalla necessità d'un ordine più vasto che si dilata oltre la morte ... Come medico io ebbi occasione di convincermi che nessun uomo per quanto forte e sventurato uguaglia una misera donnicciuola nell'indifferenza della morte ...
Confessioni di un Italiano (pagina 236)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Del resto la morte di questo come già quella della Pisana mi persuase sempre più che ad esser forti e generosi c'è sempre da guadagnare ... Alla morte di Lucilio tenne dietro quella di mio cognato, Spiro, la quale ci fu annunciata da Luciano e raddoppiò il lutto del mio cuore ... E già s'intende che della trascuranza di Luciano mia moglie seguitava ad accagionar me come della morte di Donato ... Ritorno in Friuli, dove alcuni anni dopo ricevo la notizia della morte di mio figlio ...
Confessioni di un Italiano (pagina 247)
di Ippolito Nievo (estratti)

... L'anno dopo fu triste assai per la notizia che ricevetti della morte di Giulio; ma a quel dolore ineffabile veniva compagno un conforto, in due figliuoletti ch'egli mi lasciava ... Il general Urquiza, nell'adempiere alla volontà del defunto col mandare a me i due orfanelli e tutte le sue carte, mi scrisse una bella lettera nella quale testimoniava la gran perdita che la Repubblica Argentina avea fatto per la morte del colonnello Altoviti ... CAPITOLO VENTESIMOTERZO Nel quale si contiene il giornale di mio figlio Giulio, dalla sua fuga da Venezia nel 1848, fino alla sua morte in America nel 1855 ... Dopo tanti errori, tante gioie, tante disgrazie, la pace della coscienza mi rende dolce la vecchiaia; e fra i miei figli e i miei nipotini, benedico l'eterna giustizia che m'ha fatto testimone ed attore d'un bel capitolo di storia, e mi conduce lentamente alla morte come ad un riposo ad una speranza ...
Confessioni di un Italiano (pagina 254)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Benedetto peraltro Iddio che anche sugli ultimi confini del mondo seppe circondar la mia morte di affetti soavi ... O padre mio, sento che la morte si avvicina, e che i miei patimenti terreni sono al loro termine! Tu, verso del quale io ebbi sì gran torti, perdona al mio spirito fuggitivo la sua ingratitudine, consola di qualche compianto la penitenza ch'egli si è imposta, rendi pura e onorata la mia memoria se non all'ossequio, alla compassion della patria, e raccogli fra le braccia questa vedova infelice questi innocenti orfanelli che la mano di Dio proteggerà guidandoli per mari e per terre fino alla soglia della tua casa! ... Così si volgeva a me quell'anima celeste dal suo letto di morte e posava la penna per posar insieme i dolori della sua vita mortale ...
Confessioni di un Italiano (pagina 255)
di Ippolito Nievo (estratti)

... La tranquillità dell'anima mia è oggimai imperturbata, come la calma d'un mare su cui non possono i venti; cammino alla morte come ad un mistero oscuro imperscrutabile, ma spoglio per me di minacce e di paure ... Non veggo più i miei nemici sulla faccia della terra, non veggo gli amici che mi hanno abbandonato ad uno ad uno velandosi dietro le ombre della morte ... Oh tu sei ancora con me, tu sarai sempre con me; perché la tua morte ebbe affatto la sembianza d'un sublime ridestarsi a vita più alta e serena ...
Corbaccio (pagina 16)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Che ti dirò adunque più avanti del borgo di Malpertugio, posto tra due rilevati monti, del quale alcuna volta, quando con tuoni grandissimi e quando senza, non altrimenti che di Mongibello, spira un fummo sulfureo sì fetido e sì spiacevole che tutta la contrada atorno apuzola? Io non so che dirmiti, se non che, quando io vicino v'abitai (ché vi stetti più che voluto non arei), assai volte, da così fatto fiato offeso, mi credetti altra morte fare che di cristiano ... Ora della sua buona perseveranza e nella morte e dopo la morte mia mi piace di ragionarti, acciò che ad una ora io faccia pro a me e a te: in quanto, io di ciò, con alcuno che la conosca, ragionando, si sfogherà alquanto la sdegnosa fiamma nella mia mente accesa contra di lei per li modi suoi; e a te, per ciò che, quanto più udirai di lei delle cose meritamente da biasimare, tanto più, lei a vile avendo, t'appresserai alla tua guarigione ... Né prima fu l'anima mia dal mortale corpo né dalle terrene tenebre sviluppata e sciolta e ridotta nell'aere puro che io, con più perspicace occhio ch'io non solea, vidi e conobbi qual fosse l'animo di questa iniqua femina; la qual sanza dubio simile allegreza a quella, che della mia morte prese, non sentì, quasi d'una sua lunga battaglia le paresse avere acquistato gloriosa vittoria, poscia che io levato l'era stato dinanzi; la qual cosa essa poco appresso, sì come tu udirai, chiaramente dimostrò a chi riguardar vi volle ... Ma tuttavia, sì come colei, che ha di malizia abondanzia, prima avendo delle mie cose occultamente assai transfugate e di quelli danari, che io alla sua guardia follemente avea commessi e che a' miei figliuoli rimanere doveano (non avendo io davanti assai pienamente li miei fatti e l'ultima mia intenzione ordinata, né avendo spazio di bene ordinarla per lo sùbito sopravenuto caso), quella parte presane che le piacque, con altissimo romore fuori mandò le finte lagrime: il che meglio che altra femina ella sa fare; e, in molto pianto multiplicando, colla lingua cominciò a maladire lo sventurato caso della mia morte e sé a chiamare misera, abandonata e sconsolata e dolente; dove col cuore maladiceva la vita che tanto m'era durata e sé oltre ad ogn'altra reputava avventurata ...
Decameron (pagina 2)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E non come in Oriente aveva fatto, dove a chiunque usciva il sangue del naso era manifesto segno di inevitabile morte: ma nascevano nel cominciamento d'essa a' maschi e alle femine parimente o nella anguinaia o sotto le ditella certe enfiature, delle quali alcune crescevano come una comunal mela, altre come uno uovo, e alcune più e alcun'altre meno, le quali i volgari nominavan gavoccioli ... E come il gavocciolo primieramente era stato e ancora era certissimo indizio di futura morte, così erano queste a ciascuno a cui venieno ... E più avanti ancora ebbe di male: ché non solamente il parlare e l'usare cogli infermi dava a' sani infermità o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità nel toccator transportare ... E erano alcuni, li quali avvisavano che il viver moderatamente e il guardarsi da ogni superfluità avesse molto a così fatto accidente resistere: e fatta lor brigata, da ogni altro separati viveano, e in quelle case ricogliendosi e racchiudendosi, dove niuno infermo fosse e da viver meglio, dilicatissimi cibi e ottimi vini temperatissimamente usando e ogni lussuria fuggendo, senza lasciarsi parlare a alcuno o volere di fuori, di morte o d'infermi, alcuna novella sentire, con suoni e con quegli piaceri che aver poteano si dimoravano ...
Decameron (pagina 3)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E oltre a questo ne seguio la morte di molti che per avventura, se stati fossero atati, campati sarieno; di che, tra per lo difetto degli oportuni servigi, li quali gl'infermi aver non poteano, e per la forza della pistolenza, era tanta nella città la moltitudine di quegli che di dì e di notte morieno, che uno stupore era a udir dire, non che a riguardarlo ... Era usanza, sì come ancora oggi veggiamo usare, che le donne parenti e vicine nella casa del morto si ragunavano e quivi con quelle che più gli appartenevano piagnevano; e d'altra parte dinanzi la casa del morto co' suoi prossimi si ragunavano i suoi vicini e altri cittadini assai, e secondo la qualità del morto vi veniva il chericato; e egli sopra gli omeri de' suoi pari, con funeral pompa di cera e di canti, alla chiesa da lui prima eletta anzi la morte n'era portato ... E erano radi coloro i corpi de' quali fosser più che da un diece o dodici de' suoi vicini alla chiesa acompagnato; de' quali non gli orrevoli e cari cittadini ma una maniera di beccamorti sopravenuti di minuta gente (che chiamar si facevan becchini, la quale questi servigi prezzolata faceva) sotto entravano alla bara; e quella con frettolosi passi, non a quella chiesa che esso aveva anzi la morte disposto ma alla più vicina le più volte il portavano, dietro a quatro o a sei cherici con poco lume e tal fiata senza alcuno; li quali con l'aiuto de' detti becchini, senza faticarsi in troppo lungo oficio o solenne, in qualunque sepoltura disoccupata trovavano più tosto il mettevano ... Nel quale, lasciando star le castella, che simili erano nella loro piccolezza alla città, per le sparte ville e per li campi i lavoratori miseri e poveri e le loro famiglie, senza alcuna fatica di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li loro colti e per le case, di dì e di notte indifferentemente, non come uomini ma quasi come bestie morieno; per la qual cosa essi, così nelli loro costumi come i cittadini divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano: anzi tutti, quasi quel giorno nel quale si vedevano esser venuti la morte aspettassero, non d'aiutare i futuri frutti delle bestie e delle terre e delle loro passate fatiche ma di consumare quegli che si trovavano presenti si sforzavano con ogni ingegno ...
Decameron (pagina 32)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Altri di basso stato per mille pericolose battaglie, per mezzo il sangue de' fratelli e degli amici loro saliti all'altezza de' regni, in quegli somma felicità esser credendo, senza le infinite sollecitudini e paure di che piena la videro e sentirono, cognobbero, non senza la morte loro, che nell'oro alle mense reali si beveva il veleno ... Molti furono che la forza corporale e la bellezza e certi gli ornamenti con appetito ardentissimo disiderarono, né prima d'aver mal disiderato s'avidero, che essi quelle cose loro di morte essere o di dolorosa vita cagione ... Per la qual cosa, non veggendovi alcun rimedio al loro scampo, avendo a mente ciascun se medesimo e non altrui, in mare gittarono un paliscalmo, e sopra quello più tosto di fidarsi disponendo che sopra la sdruscita nave si gittarono i padroni; a' quali appresso or l'uno or l'altro di quanti uomini erano nella nave, quantunque quegli che prima nel paliscalmo eran discesi con le coltella in mano il contradicessero, tutti si gittarono, e credendosi la morte fuggire in quella incapparono: per ciò che, non potendone per la contrarietà del tempo tanti reggere il paliscalmo, andato sotto, tutti quanti perirono ... E la nave, che da impetuoso vento era sospinta, quantunque isdruscita fosse e già presso che piena d'acqua, non essendovi sù rimasa altra persona che la donna e le sue femine (e quelle tutte per la tempesta del mare e per la paura vinte su per quella quasi morte giacevano), velocissimamente correndo in una piaggia dell'isola di Maiolica percosse ... Per che, non sentendosi rispondere a alcuno né alcuno veggendone, si maravigliò molto e cominciò a avere grandissima paura; e come meglio poté levatasi, le donne che in compagnia di lei erano e l'altre femine tutte vide giacere, e or l'una e or l'altra dopo molto chiamare tentando poche ve ne trovò che avessero sentimento, sì come quelle che tra per grave angoscia di stomaco e per paura morte s'erano; di che la paura alla donna divenne maggiore ...
Decameron (pagina 60)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Egli è il vero che nella mia giovanezza io amai sommamente lo sventurato giovane la cui morte è apposta al mio marito: la qual morte io ho tanto pianta, quanto dolent'è a me, per ciò che, quantunque io rigida e salvatica verso di lui mi mostrassi anzi la sua partita, né la sua partita né la sua lunga dimora né ancora la sventurata morte mai me l'hanno potuto trarre del cuore ...
Decameron (pagina 102)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Essendo adunque e Fineo e messer Amerigo in concordia, là ove Teodoro era ancora tutto pauroso della morte e lieto d'avere il padre ritrovato il domandarono intorno a questa cosa del suo volere ... Mandossi adunque alla giovane a sentire del suo volere: la quale, udendo ciò che di Teodoro era avvenuto e era per avvenire, dove più dolorosa che altra femina la morte aspettava, dopo molto, alquanta fede prestando alle parole, un poco si rallegrò e rispose che, se ella il suo disidero di ciò seguisse, niuna cosa più lieta le poteva avvenire che d'esser moglie di Teodoro, ma tuttavia farebbe quello che il padre le comandasse ... In Ravenna, antichissima città di Romagna, furon già assai nobili e gentili uomini, tra' quali un giovane chiamato Nastagio degli Onesti, per la morte del padre di lui e d'un suo zio, senza stima rimase ricchissimo ... E oltre a ciò, davanti guardandosi, vide venire per un boschetto assai folto d'albuscelli e di pruni, correndo verso il luogo dove egli era, una bellissima giovane ignuda, scapigliata e tutta graffiata dalle frasche e da' pruni, piagnendo e gridando forte mercé; e oltre a questo le vide a' fianchi due grandi e fieri mastini, li quali duramente appresso correndole spesse volte crudelmente dove la giugnevano la mordevano; e dietro a lei vide venire sopra un corsier nero un cavalier bruno, forte nel viso crucciato, con uno stocco in mano, lei di morte con parole spaventevoli e villane minacciando ... Questa cosa a un'ora maraviglia e spavento gli mise nell'animo e ultimamente compassione della sventurata donna, dalla qual nacque disidero di liberarla da sì fatta angoscia e morte, se el potesse ...
Giambi ed Epodi
di Giosuè Carducci (estratti)

... Chi sa che su dal ciel la Musa o Dio Non l'accolga sanando e sovra il torpido Padule de l'oblio non gli dia l'ali Da rivolare a gli sperati amor? Sommario LIBRO I I AGLI AMICI DELLA VALLE TIBERINA II MEMINISSE HORRET III PER EDUARDO CORAZZINI MORTO DELLE FERITE RICEVUTE NELLA CAMPAGNA ROMANA DEL MDCCCLXVII IV NEL VIGESIMO ANNIVERSARIO DELL'VIII AGOSTO MDCCCXLVIII V IL CESARISMO LEGGENDO LA INTRODUZIONE ALLA VITA DI CESARE SCRITTA DA NAPOLEONE III I II VI PER GIUSEPPE MONTI E GAETANO TOGNETTI MARTIRI DEL DIRITTO ITALIANO I II III VII HEU PUDOR! I II III VIII LE NOZZE DEL MARE ALLORA E ORA IX VIA UGO BASSI X ONOMASTICO XI LA CONSULTA ARALDICA XII NOSTRI SANTI E NOSTRI MORTI XIII IN MORTE DI GIOVANNI CAIROLI XIV PER LE NOZZE DI CESARE PARENZO RIPRESA XV AVANTI! AVANTI! I II III LIBRO II XVI A CERTI CENSORI XVII PER IL LXXVIII ANNIVERSARIO DALLA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA FRANCESE XVIII PER VINCENZO CALDESI OTTO MESI DOPO LA SUA MORTE XIX FESTE ED OBLII XX IO TRIUMPHE! XXI VERSAGLIA NEL LXXIX ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA FRANCESE XXII CANTO DELL'ITALIA CHE VA IN CAMPIDOGLIO XXIII GIUSEPPE MAZZINI XXIV ALLA MORTE DI GIUSEPPE MAZZINI XXV A UN HEINIANO D'ITALIA XXVI PER IL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI MENTANA XXVII A MESSER CANTE GABRIELLI DA GUBBIO PODESTÀ DI FIRENZE NEL MCCCI XXVIII LA SACRA DI ENRICO QUINTO XXIX A PROPOSITO DEL PROCESSO FADDA I II XXX IL CANTO DELL'AMORE LIBRO I I AGLI AMICI DELLA VALLE TIBERINA Pur da queste serene erme pendici D'altra vita al rumor ritornerò; Ma nel memore petto, o nuovi amici, Un desio dolce e mesto io porterò ... Ecco, un grido io ti do – Morte a' tiranni –; Portalo, o fiume, a Ponte Milvio, tu ... Un lezzo nefando d'avello e di fogna Uscia dal palagio che a fronte ci sta: Le vecchie campane sonavano a gogna Di Piero Capponi per l'ampia città, E giù da' bei colli che a' dì del cimento Tonavan la morte su 'l fulvo stranier Un suon di letane scendea lento lento E pallide torme dicean – Miserer ...
Giambi ed Epodi (pagina 4)
di Giosuè Carducci (estratti)

... XIII IN MORTE DI GIOVANNI CAIROLI O Villagloria, da Crèmera, quando La luna i colli ammanta, A te vengono i Fabi, ed ammirando Parlan de' tuoi settanta ... Il capo omai da l'atra morte avvolto Levasi; ed improvviso Trema su 'l bianco ed affilato volto L'aleggiar d'un sorriso, L'occhio ne l'infinito apresi, il fere Da l'avvenire un raggio: Vede allegre sfilar armi e bandiere Per un gran pian selvaggio, E in mezzo il duce glorioso: ondeggia La luminosa chioma A l'aure del trionfo: il sol dardeggia Laggiù in fondo su Roma ... Apri, Roma immortale, apri le porte Al dolce eroe che muore: Non mai, non mai ti consacrò la morte, Roma, un più nobile core ... Del cor suo dal bordel venda un fallito Cetégo la parola, Eruttando che il tuo gran nome è un mito Per le panche di scola: Al divieto straniero adagi Ciacco L'anima tributaria Su l'altro lato, e dica – Io son vigliacco, E poi c'è la mal'aria –: Per te in seno a le madri, ecco, la morte Divora altri figliuoli: Apri, Roma immortale, apri le porte A Giovan Cairoli ...
Giambi ed Epodi (pagina 7)
di Giosuè Carducci (estratti)

... XVIII PER VINCENZO CALDESI OTTO MESI DOPO LA SUA MORTE Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria, Dormi, Vincenzio mio: De' subdoli e de' fiacchi oggi è l'istoria E de i forti l'oblio ... L'ere da le sottane e da i cappelli La corte e la cittade allor segnò; Il popol, da le fami e da i flagelli; Poi da la morte, quando si rizzò ... Cittadino roman vo' fare il padre Cristoforo; e mi voglio Cingere i lombi di valore, e torte In rassegnazione, Oche, io voglio soffrir sino a la morte Per la mia salvazione ...
Giambi ed Epodi (pagina 8)
di Giosuè Carducci (estratti)

... XXIV ALLA MORTE DI GIUSEPPE MAZZINI Quando – Egli è morto – dissero, Io, che qui sola eterna Credo la morte, un fremito Correr sentii l'interna Vita ed al cuore assiderarmi un gel ... XXV A UN HEINIANO D'ITALIA Quando a i piaceri in mezzo od a i tormenti Arrigo Heine crollava La bionda chioma ed a i tedeschi venti Le sue strofe gittava, E le furie e le grazie de la prosa Folli feroci e schiette Ei liberava da la man nervosa Qual gruppo di saette, L'ombra del suo pensiero, ombra di morte, Da i suon balzava fuora, E con la scure in man battea le porte Gridando – È l'ora, è l'ora! – Dal viso del poeta atroce e bello Pendea, ridendo, il dio Thor, e chiedea, brandendo il gran martello, – Ch'io picchi, o figliuol mio? Sotto il vento de' cantici immortali Piegavano croscianti Le selve de le vecchie cattedrali Con le lor guglie e i santi: Rintoccava, da i culmini ondeggiando, A morto ogni campana, E Carlo Magno s'avvolgea tremando Nel lenzuol d'Aquisgrana ...
Il diavolo nell'ampolla (pagina 11)
di Adolfo Albertazzi (estratti)

... Gli bisognava vincere l'orrore che provava a guardarsi nello specchio e che aveva sorpreso negli occhi degli amici e delle amiche quando l'avevano visto senza bende; gli bisognava persuadersi che tornando a combattere e affrontare la morte con accresciuto fervore di vita, acquisterebbe davvero, se scampasse ancora, una ragione di superiore orgoglio, una riparazione di spirituale bellezza a quella deformazione indelebile ... E di sè Baredi risentiva la soavità dell'istante in cui, venendo meno, aveva creduto essere sottratto dalla morte allo strazio delle sue povere carni dilacerate ... Egli non l'aveva riveduta nell'altro triste ritorno, quando la morte stava al capezzale materno; l'aveva riveduta sempre gli anni innanzi; e la rammentava bambina, quando al vecchio fattore successe il padre di lei ...
Il diavolo nell'ampolla (pagina 13)
di Adolfo Albertazzi (estratti)

... — Ma voi donne non capite come quest'amore fa parer bella la morte! Ferdina aveva ascoltato a mo' dell'ignorante che riceve una luce inattesa e, tuttavia un po' confuso, gode d'essere tratto dall'oscurità ... — Quel che dice lei — esclamò — dev'essere vero! Ma anche Guido penserà così, e andrà a cercarla, la morte! So che tipo è ... E la morte me lo porterà via! Si morse le labbra per contenere uno scoppio di pianto; le lagrime non le potè celare ... L'espressione stessa «me lo porterà via» non significava una violenza angosciosa, un ingenuo, prepotente egoismo? Gelosa della morte! Egli riebbe il senso delle delusioni patite e provò l'invidia più acre: quello di un grande amore ... Non l'hai inteso dire anche tu che l'amore qualche volta vince la morte? Oh il sorriso di Ferdina, allora! E a quell'uomo bello, a' suoi occhi, di bontà, d'intelligenza e di coraggio, disse grata e sincera: — Lei l'ha vinta la morte, e la sua morosa dev'essere felice! Idealizzava anche questa, adesso? A trentadue anni oramai Baredi aveva acquistata tale esperienza delle donne da credere sul serio che quella ragazzotta campagnuola meritasse di occupare il suo pensiero? Oh no! Egli voleva pensare ad altro ...
Il servitore di due padroni (pagina 8)
di Carlo Goldoni (estratti)

... della di lui morte un amante mio, di cui sotto di queste spoglie mi porto in traccia ... Non doveva mai il signor Pantalone lusingarlo a tal segno, prima di essere certo della morte del turinese ... Se non eravate sicuro della morte del signor Federigo, non avevate a impegnarvi col mio figliuolo; e se con lui vi siete impegnato, avete a mantenerla parola a costo di tutto ... La nuova della morte di Federigo giustificava bastantemente, anche presso di lui, la vostra nova risoluzione, né poteva egli rimproverarvi, né aveva luogo a pretendere veruna soddisfazione ...
Il servitore di due padroni (pagina 15)
di Carlo Goldoni (estratti)

... BEATRICE Come può darsi, se io ti ho ritrovato a Verona? TRUFFALDINO Giust allora vegniva via da Venezia per la morte del me padron ... Sventurata Beatrice! Era poco la perdita del fratello, se non ti si aggiungeva quella ancor dello sposo? Alla morte di Federigo volle il Cielo, che succedesse quella ancor di Florindo ... SILVIO Oh Cielo! Voi mi ritornate da morte a vita ... (prende i coltelli da terra, e parte) Scena settima Beatrice, Florindo, poi Brighella FLORINDO Qual motivo vi aveva ridotta a tale disperazione? BEATRICE Una falsa novella della vostra morte ... FLORINDO Chi fu che vi fece credere la mia morte? BEATRICE Il mio servitore ... Me rallegro con lori, che i abbia fatt una morte cusì dolce, se i se volesse far sepelir; che i vada altrove, che qua no i stà ben ...
Intrichi d'amore (pagina 21)
di Torquato Tasso (estratti)

... È vero che ti giovava la morte di Alessandro, per aver più sicuro il giuoco; ma nol potevi esequire, dubitando che Camillo non ti fusse veramente figliastro ... Puote tanto in te lo sdegno, tanto la gelosia, che esponesti a morte Ersilia, quella povera figliuola, che al presente sarà stata uccisa: cose indegne non solo di te, ma di tutte le donne indegne ... Oh, che pietà! Oh, che fallo ha commesso, morir senza causa? Povero giovane! Cornelia dolente, che farai, sentendo la sua morte? CORNELIA Ohimè! Bianchetta parla di morte, morir senza causa, e parla di giovane ...
Intrichi d'amore (pagina 22)
di Torquato Tasso (estratti)

... CORNELIA Tu vuoi ch'io pianga senza saper la causa del pianto? BIANCHETTA Non lo sai, no? Lo sai molto bene, ma fingi di non saperlo: era pur del sangue del tuo marito, e ti voleva tanto bene che non dovevi comportar la sua morte ... CAMILLO Ben fatto dice, ohimè! Costei mostra saper la morte mia, e ne gioisce ... Basta che s'ha meritato la morte ... CORNELIA Che? Magagna è carcerato? Ed Ersilia dove sta? BIANCHETTA Che Ersilia? Che Magagna? Che dite di Ersilia e di Magagna? Io dico di quell'infelice Camillo vicino a morte, se voi nol soccorrete ad un tratto ... CORNELIA Ohimè! Camillo? E dove sta Camillo mio? CAMILLO Quel “mio” importa; o Amore, aiutami! BIANCHETTA Nel carcere, condannato a morte ... CORNELIA A morte, ohimè! E perchè? BIANCHETTA Perchè il povero giovane, avendo inteso da non so che schiavi che Vostra Signoria l'aveva discacciato di casa, si mise in tanta disperazione, che scorrendo la città capitò in un luogo dove in quel punto era stato ammazzato un uomo; e sopravenendo la corte, e non trovando altro che lui, lo prese e menò in prigione ... Scena 2 FLAMINIO Ecco pur, cieco e semplice Flavio, che inavedutamente corri alla tua morte, a guisa di cieca e sempliciotta farfalla, che vaga del lume, suol volar su gli occhi altrui, che fastidito nell'ultimo da gli importuni assalti, l'uccide ...
Intrichi d'amore (pagina 24)
di Torquato Tasso (estratti)

... Ed ella sfortunata non potè dir altro, eccetto: «e tu ancora, Flaminio? Ah! Flaminio, e tu ancora?», quasi volesse dire: che t'ho fatto io? Perchè m'uccidi, Flaminio? FLAMINIO Oh, gran tradimento! oh, traditor crudele! oh, fatto degno di mille vendette! Innocente fanciulla! Io vendicarò la tua morte sopra dell'empio omicida e del compagno ancora, qual credo sia stato Flavio, poi che insieme si partirno, non curandosi di me ... CAMILLO Camillo di chi? ERSILIA Camillo della mia morte ... ERSILIA Ad ogni male è rimedio, dopo la morte ... CAMILLO Ahimè, morte crudele! ERSILIA Dunque morte v'ha tolto il vostro bene? E non è perduto, come dicevate dianzi? CAMILLO Peggio che morte ... ERSILIA Che più peggio! Sarà forse morte violenta, o di laccio, o di ferro, o d'altro? CAMILLO Ahimè! che tu m'uccidi a ricordarmi l'iniquo tradimento ...
Intrichi d'amore (pagina 25)
di Torquato Tasso (estratti)

... ERSILIA La sua morte vi duole? CAMILLO Duole ... ERSILIA Perchè dunque vi duole? Perchè la vorresti viva? CAMILLO Per vederla in maggior tormento che di morte ... CAMILLO Perchè? ERSILIA Per la riverenza che vi porto, che io vi vorrei chiamare il crudelaccio, poichè desiderate peggio che morte ad una che vi amava ... Averà inteso forse la morte d'Ersilia ... ERSILIA Che ma? Non è stato egli, ma io son la causa della sua morte, e per ciò uccidete me, e non lui ... FLAMINIO Ah, traditore! Come dianzi dicesti di sì? CAMILLO Signor Flaminio, io vi ho detto, e vi ridico, che io sono stato causa della morte di Ersilia, e il fatto passa così: che amandomi la giovane ferventemente, e avendone gelosia la Signora Cornelia, ha commesso a Magagna che l'uccida; però s'ella è morta, nè io nè costui siamo consapevoli ...
L'Olimpia (pagina 14)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... Lasciate la robba a quei che desiano piú la nostra morte che la propria lor vita ... O mar, la tua pietá ne è stata crudele avendoci condotti salvi: quanto mi saresti stato pietoso se in quel giorno che n'avemmo tanta paura tu n'avessi sommerso, ché sarebbomo morti contentissimi! n'hai condotto in porto per farci battere in questo scoglio crudele, per farci provare una morte piú acerba e piú dolorosa! EUGENIO ... Il rimedio sarebbe una morte che ambiduo ne togliesse di vita; ella è il medico e la medicina di tutti i mali ...
L'amore che torna (pagina 88)
di Guido da Verona (estratti)

... Ahimè! ricoprimi bene la faccia, ch'elle non mi vedano così bianco! Due più curve stanno, e, quasi più attente, cercano d'interrogare il silenzio, d'indovinare la morte ... » Su la tua bocca odorosa di forte vino e di aspro tabacco, le belle frasi ch'io ti suggerisco parranno quasi una celia inconsapevole; ma tu non mutarne sillaba e fedelmente ripeti: «Amò di voi quella che parve al suo amore più vietata, sebbene quest'uomo che io seppellisco porti con sè nella fossa un cuore povero come la morte ... » Ma se colei non t'ascolti che veste le gramaglie della vedova, e l'altra, nei chiari occhi, paia della mia morte pensosa, su questa cùrvati e dille, o buon seppellitore, ma furtivamente, all'orecchio dille, che soltanto lontani, oltre la rinunzia, dopo l'irreparabile, al di là dall'amore si ama; soltanto nella memoria, nella impossibilità si ama ...
La favorita del Mahdi (pagina 63)
di Emilio Salgari (estratti)

... —Colpisci senza tema, giacchè colui che tu odi ha meritato la morte ... I sei quadrati avevano un gran da fare a tenere testa a quei furibondi che sprezzavano la morte e non chiedevano altro che di colpire ... La sua voce fu coperta da urla feroci, da urla di guerra e di morte ... Colpisci senza tema giacchè colui che tu odi ha meritato la morte ...
La favorita del Mahdi (pagina 65)
di Emilio Salgari (estratti)

... —Benissimo! Bravi! Morte agli infedeli! Guerra ed esterminio ... —A morte i prigionieri! A morte gli infedeli! Viva Tell-Afab! I guerrieri del Mahdi si rovesciarono come una fiumana giù per le trincee e andarono a cozzare furiosamente contro i guerrieri dello sceicco Tell-Afab dividendoli in mille differenti gruppi ... —A morte gli infedeli! gridavano gli uni ... —Tagliate a loro la testa! —Ammazzate col corbach quei cani! —A morte!… a morte!… Lo sceicco Tell-Afab, scorgendo il pericolo che correvano quei poveri diavoli, volse in furia il cavallo e urtando quelli che gli si stringevano d'attorno e calpestando quelli che gli si paravano dinanzi, corse in loro aiuto ... —Giusto Allah! —Hai paura della morte tu? gli chiese con accento quasi ironico l'arabo ... Per me la morte è un sollievo ...
La favorita del Mahdi (pagina 69)
di Emilio Salgari (estratti)

... I miei guerrieri hanno la barbara abitudine di far sventrare i prigionieri condannati a morte, dai bufali o dai leoni ... È bensì vero che armano il condannato d'una scimitarra, ma, come puoi immaginarti, difficilmente scampano alla morte ... —Ah! grazie! Ahmed! —Come vedi, io ti salvo dalla morte, ma bisogna che tu diventi mio seguace, che mi adori e rispetti come adoravi e rispettavi Mohammed il primo profeta ... —Lo sapremo, e per quanto potente egli qui sia, lo annienterò, lo farò cadere nella polvere! Basta che pronunci il nome della donna, che egli amò perchè Ahmed lo condanni a morte ...
La strega ovvero degli inganni de' demoni (pagina 9)
di Giovan Francesco Pico Della Mirandola (estratti)

... uscisse di vita con questa morte, o con quella che scrisse Democrito Trevenio, cioè che s'era appiccato ad un corniuolo, s'ha da tenere che il demonio l'inducesse ad ammazzarsi da sè, nè gli bastò d'averlo schernito ch'ei credesse l'anima sua essere passata in diversi corpi: onde disse in quel suo verso: Di già fanciullo e fanciulla fu io, ma ancora con voci diaboliche, e con splendori di fiaccole l'allettò a morire ... Rapì forse ancora Apollonio insieme con l'anima, conducendolo a dannazione eterna, la qual morte pare indegna de' Magici, perocchè è dubbio dove egli morisse ... E di sorte invescava color che erano cupidi della gloria, che avendo pronosticato, mentre che viveano, le cose future per mezzo della sua pratica, dopo morte ancora predicevano ciò che avea da essere ... In questo modo dicevano, Orfeo il quale fu tenuto profeta mentre che visse, aver date le risposte e gli oracoli; dopo morte, e 'l suo capo tagliato dalle donne di Tracia, essersene andato in Lesbo ad abitare in una spelonca, e che prendeva i vaticini, per l'aperture della terra ... E parimente fingevano che i re dopo morte esercitasseno l'arte militare, come favoleggiavano di Reso, il quale dicevano armeggiare nel monte Rodope, e attendere alle caccie ed al cavalcare: in oltre dicevano che l'anime di questi apparivano, non pure per mezzo di quei circoli e di quei sacrifizj di Omero, ma che si mostravano ancora spontaneamente, e per certe convenzioni che facevano (come dice Filostrato, che si mostrava Achille ad Apollonio, e Protesilao con gli altri capitani, che avevan fatta guerra a Priamo, al vignaiuolo) ma per essere i visi, i costumi, e le cose fatte da costoro diverse da quelle che scrive Omero, nè punto consonanti a quelle che disseno o Darete Frigio, ovvero Dizio Creteo istorico, puoi conoscere quante bugie siano aggiunte alla felicità de' demonj ed alla cognizione delle cose, e quanti aggiramenti siano posti sopra i modi del vivere ...
La trovatella di Milano (pagina 17)
di Carolina Invernizio (estratti)

... morire… —È Dio… che lo vuole… E poi che farei ancora al mondo… legata… a quell'uomo… —Tu sei libera, libera, puoi sposare Gabriele, che ti ama sempre… morrà senza di te… Il conte non si aspettava l'effetto terribile, fulminante prodotto dalle sue parole… Lo sciagurato credeva che facendo balenare una speranza di felicità avvenire nell'anima della figlia, l'avrebbe ritornata da morte a vita… Ma l'esistenza di Adriana non era più attaccala che ad un lievissimo filo: la minima emozione avrebbe bastato a romperlo ... La notizia che si trovava libera, valeva come l'annunzio di morte del marchese Diego… E come era avvenuta? Era forse Maria che si era vendicata? E dove si trovava la giovane? Morta forse anche lei, dacchè nessuno gliene aveva parlato? Adriana aprì la bocca per domandare, ma dal suo petto non sfuggì che un grido rauco, inarticolato, che si spense in un debole singhiozzo ... Poi quando cominciò a capire che tutto per Adriana era finito, ebbe un grido di belva ferita a morte e fuggì stringendosi le tempia fra le mani, gemendo, urlando: —Sono io… io che l'ho uccisa! ... Il conte Patta, dopo la morte di Adriana, tentò altri passi verso Maria, sperando d'indurla a più miti consigli ...
La via del rifugio (pagina 5)
di Guido Gozzano (estratti)

... IGNORABIMUS Certo un mistero altissimo e più forte dei nostri umani sogni gemebondi governa il ritmo d'infiniti mondi, gli enimmi della Vita e della Morte ... Ma ohimè, fratelli, giova che s'affondi lo sguardo nella notte della sorte? Volere un Dio? Irrompere alle porte siccome prigionieri furibondi? Amare giova! Sulle nostre teste par che la falce sibilando avverta d'una legge di pace e di perdono: “Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse a voi fatto!” Nella notte incerta ben questo è certo: che l'amarsi è buono! LA MORTE DEL CARDELLINO Chi pur ieri cantava, tutto spocchia, e saltellava, caro a Tita, è morto ... Piccolo morto, la tua morte è bella! L'INTRUSO Le tre sorelle dalla tela rozza levano gli occhi sbigottite, poi che una voce pervade i corridoi come d'uno che irride o che singhiozza ... Ah! Se voi foste qui, tra questi fiori, amica! O bella voce tra i profumi! Se recaste con voi tutti i volumi di tutti i nostri dolci ingannatori! Mi direste il Congedo, oppur la Morte del Cervo, oppure la Sementa ... IN MORTE DI GIULIO VERNE O che l'Eroe che non sa riposi discenda nella Terra, o che si libri per la virtù di cifre e d'equilibri oltre gli spazi inesplorati ed osi tentar le stelle, o il Nautilo rivibri e s'inabissi in mari spaventosi: Maestro, quanti sogni avventurosi sognammo sulle trame dei tuoi libri! La Terra il Mare il Cielo l'Universo per te, con te, poeta dei prodigi, varcammo in sogno oltre la Scienza ... Ma cessarono i favori con il Tempo e con la Morte: ora filo a mala sorte per le tele dei signori ...
La vita comincia domani (pagina 7)
di Guido da Verona (estratti)

... M'intendi? Ebbene, ora per la prima volta concepisco la possibilità astratta di rinnegare la mia missione; e questa morte, questa ingorda morte, che ho combattuto accerrimamente, con il cervello e con le braccia, nelle corsìe degli ospedali, fra i crogiuoli de' miei laboratori, questa morte che fu la mia nemica dappertutto, che odiai fino all'eroismo, la vedo per la prima volta come un'alleata, quasi come una benefattrice ... via questi scialli! — disse a Novella, che intanto lo ricopriva; — basta, basta con tutte le cure inutili, con le inutili medicine! Vedete: io non sono un timido; la morte, se ha da venire, non mi spaventa affatto; ma quello che m'annoia è d'essere trattato già come un moribondo ...
La vita comincia domani (pagina 19)
di Guido da Verona (estratti)

... Quale nome? Certo quello solo che amava, quello inestinguibile, che per lui non moriva nella morte: Novella ... Egli rimaneva lungamente a guardarla, con un sorriso pallido su le labbra, gli occhi un po' velati, come se non fosse mai sazio del suo bel viso e volesse portar seco nella morte la più compiuta immagine di lei ... Che sarebbe stato di lei, di loro, se non avesse potuto più nascondere, prima della sua morte, quella vita inconfessabile? La sua morte? Ma chi le aveva mai detto ch'egli dovesse morire? Infatti, per una specie di graduale suggestione, s'era già quasi avvezza a questo pensiero come all'attesa d'un fatto inevitabile, d'un'ora imminente, e per vari giorni, senza volerlo, senza ben sapere cos'attendesse, era vissuta nell'aspettativa da un attimo all'altro di quel grido che la chiamerebbe lassù, nella camera semibuia, presso il letto dov'egli rimarrebbe disteso ... La sua morte? Ma chi le aveva mai detto che dovesse morire? «Forse fra poco, forse fra qualche anno ... E allora qual'altra possibilità rimaneva per lei — e non per lei sola — davanti a questo nodo inestricabile che nulla poteva troncare? Qual dramma scoppierebbe nella casa il giorno in cui la sua maternità divenisse manifesta? Non era forse uccidere, ma d'una morte più barbara, quell'uomo dolce che l'amava? Ed il suo padre che farebbe? e la sua mamma, e la sua fresca sorella che direbbero di lei? Ecco: la casa, il nome sottomesso allo scorno della gente ...
La vita comincia domani (pagina 26)
di Guido da Verona (estratti)

... Tuttavia, più d'una volta, ebbi la tentazione di fare spontaneamente quello che oggi mi chiedi, per liberare una vittima dalle crudeltà oziose della morte ... Una memoria di lei trascorse nelle lor vene, sentiron che si apriva tra loro un abisso perpetuo, vasto come la morte ... I loro pensieri correvano con isfrenata velocità per il più vasto campo che vi sia da percorrere, cioè dalla vita alla morte, dal principio alla fine d'una esistenza umana ... Vi sono silenzi che debbono continuare anche oltre la morte ... D'improvviso, come se gli balenasse nel cervello un tragico lampo, l'avversario guardò in faccia la morte ... — È questo il veleno? E sopra vi pose un dito, come per toccare la morte ...
La vita comincia domani (pagina 34)
di Guido da Verona (estratti)

... Ora soltanto aveva guardato, aveva potuto guardare al di là da quella morte ... Un sogno era il suo, dove la morte già era passata oltre; la morte non era più che una parola remota, un volo d'ali nere lontananti senza rombo, nell'oblìo ... » Non era questo un legame di complicità che l'avrebbe con lui serrata, per sempre, nel nodo micidiale? Non era questa una profanazione ch'equivaleva all'aver veduta con i suoi propri occhi l'opera criminosa, ed esservi stata consenziente, anzi all'aver data la morte con una più sottile crudeltà? Non avrebbe in tal modo portato anch'ella il cadavere su le braccia? ora e per sempre, il cadavere su le braccia? ... Gli pareva che fosse tra loro una disparità incolmabile: quel morto appunto, che a lui solo doveva la morte, che per sempre giacerebbe nel suo solo cuore ...
La vita comincia domani (pagina 74)
di Guido da Verona (estratti)

... Continuava macchinalmente a guidare l'Istituto Clinico, ad essere il capitano d'una falange di salvatori, a chinarsi giorno per giorno su gli enigmi continui della malattia e della morte; ma gli pareva nello stesso tempo che una voce in lui nascosta lo beffasse continuamente, come da sè medesimo si beffa un uomo il quale sappia di star compiendo alcunchè d'inutile ... E tuttavia, da quel giorno, qualcosa d'inafferrabile era entrato a disordinare la sua mente; la terra da quel giorno brulicava davanti agli occhi suoi d'infinite agonìe; sopra tutte le speculazioni del pensiero appariva, scaturiva chiaramente una verità essenziale, non facile ad esprimersi con parole, per quanto essa brilli e traspaia da ogni cosa viva: — e cioè, nell'immanenza perpetua dell'anima universale», insoffocábile divinità che tutto compénetra il senso della vita e della morte ... Ma il piccolo tarlo era in ciò: ch'egli aveva lesa una legge fondamentale, s'era impadronito della morte, s'era fatto complice di quell'avversaria che l'uomo deve odiare ... Gli altri medici della sua clinica forse ne sapevano meno di lui, ma erano più degni; que' chirurghi dalle braccia nude, sporche di sangue, ferivano anch'essi, ma ferivano per salvare; que' medici attenti, che negli alti armadi sceglievano e mescevano con saggezza le dosi dei veleni, troppo spesso lo inducevano a rammentarsi di quella composizione chimica perfida e sottile che gli era servita per propinare a dosi lente una introvabile morte ...
La vita comincia domani (pagina 78)
di Guido da Verona (estratti)

... Ora si accorgevano che il delitto era veramente l'essenza della loro passione, comprendevan che il senso della morte aveva sempre alimentato come un'esca la lor tragica fiamma ... Fra i cimiteri, su l'orlo dei sepolcri, dove la polvere torna polvere, l'uomo non può più credere neanche nella divinità della morte ... » Davanti alla opaca terra che nasconde il perpetuo marcire che si compone di dissolvimento in ogni átomo della sua polvere, la morte non era più una cosa grave, non era più che un'astratta immanenza del passato nell'avvenire, in verità somigliante alla parola: « Pace », — una specie di sorda memoria delle cose che furono, dentro quelle che saranno ... E intanto rileggeva macchinalmente la parola di quattro lettere, vuota come un cerchio d'ombra che s'allargasse nel brillante etere, la parola che gli sembrava beffarda come il sogghigno della morte ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 12)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... BERTOLDO Per aver detto la verità ho da patir la morte? Deh, non esser così crudele contra di me, ti prego ... BERTOLDO Orsù pure, il proverbio dice il vero: o servi come servo, o fuggi come cervo, perché corvi con corvi non si cavano mai gli occhi, e i parenti si vedono condurre alla forca, ma fra loro non si appiccano; però tutto quello che luce non è oro, ma chi non fa non falla; parola detta e pietra tratta non può tornar a dietro, e un torso di verze è cagione talora della morte di mille mosche; ma tal mi ride in bocca che ha il rasoio sotto, onde meglio è un'oncia di libertà, che dieci libre d'oro, perché alla fine lupo non mangia di lupo, e però per cantare il corvo perse il formaggio, come ho fatto io, che, per aver canzonato in amaro son ridotto al buco del gatto, né mi scamperiano le ali di Dedalo, ché il Re ha già dato la sentenza e la sua parola non può tornare a dietro, ancorché si dica che chi può fare può anco disfare ... E mentre ch'ei stette in quella corte, ogni cosa andò di bene in meglio; ma essendo egli usato a mangiar cibi grossi e frutti selvatichi, tosto ch'esso incominciò a gustar di quelle vivande gentili e delicate s'infermò gravemente a morte, con grandissimo dispiacere del Re e della Regina, i quali dopo la sua morte vissero poi sempre sotto una vita trista e infelice ... Morte di Bertoldo e sua sepoltura ... Detti sentenziosi di Bertoldo innanzi la sua morte ... Chi usa la robba in mala parte, alla morte vede le sue partite ...
Libro proibito (pagina 3)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... IN MORTE DI UN MEDICO È morto il medico Dell'ospedale, I preti adunansi Pel funerale; Degli ammalati Ch'egli ha curati Perchè alle esequie Niuno è venuto? —Ahi! tutti quanti L'han preceduto! VANTAGGI DEL DUELLO Ei con tua moglie giacque, Lo sorprendesti in letto, Da ciò una sfida nacque, Fosti ferito al petto ... fra dieci anni Sarai ministro! IN MORTE DI UN LIBERTINO [9] «Buon padre, buon fratello, «Buon figlio, ottimo sposo, «Onesto, generoso, «Model d'ogni virtù… ...
Libro proibito (pagina 6)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... IN MORTE DI VITTORIO EMANUELE Morì Vittorio; al lugubre Annunzio, il popol tutto Segni di immenso lutto Pel Sire estinto diè; E ognun cogli occhi in lacrime S'udia sclamar stupito: «Fenomeno inaudito! «Fu galantuomo e Re!» AD UN GIORNALISTA Per le inserzioni—a pagamento La quarta pagina—hai destinata ... CARATTERI FERMI —Perchè non paghi i debiti Mutata è la tua sorte, Tutti san che ricchissimo Ti fe' d'un zio la morte ... IN MORTE DI UN SINDACO È morto il Sindaco… ... IN EXTREMIS Della morte il pensiero Non mi sgomenta affatto, Già del grande mistero L'esperienza ho fatto; Mai non mi sono accorto Del nulla mio profondo, Pure fui sempre un morto Pria di venir nel mondo ...
Mastro don Gesualdo (pagina 80)
di Giovanni Verga (estratti)

... Rispondevano appena, a fior di labbra, se il povero diavolo si faceva lecito di voler sapere che malattia covava in corpo, quasi egli non avesse che vederci, colla sua pelle! Gli avevano fatto comperare anch'essi un'intera farmacia: dei rimedi che si contavano a gocce, come l'oro, degli unguenti che si spalmavano con un pennello e aprivano delle piaghe vive, dei veleni che davano delle coliche più forti e mettevano come del rame nella bocca, dei bagni e dei sudoriferi che lo lasciavano sfinito, senza forza di muovere il capo, vedendo già l'ombra della morte da per tutto ... Parlavano sottovoce fra di loro, voltandogli le spalle, senza curarsi di lui che aspettava a bocca aperta una parola di vita o di morte ... Il peggio di tutti stava lui che aveva la morte sul collo ... Quand'egli avrebbe chiuso gli occhi tutti gli altri si sarebbero data pace, come egli stesso sera data pace dopo la morte di suo padre e di sua moglie ...
Nel sogno (pagina 9)
di era (estratti)

... —Sorella! sorella! sorella! Così gridò nello spazio vuoto; sotto i noccioli, che sembravano piangere, umidi di nebbia, colle foglioline morte che le cadevano sulle spalle e sul capo a guisa di carezze malinconiche ... —Ohimè, anche la nostra fanciulla è morta! —Padre, padre, tu pure lo dici? Ella mi parlò di morte l'ultimo giorno, ma non si muore che per andare in cielo, e noi non dovremmo esserci con lei? Se voleva morire, perchè non ce lo disse? Perchè non ci ha aspettati? Padre, seguiamola, andiamo con lei ... Ed egli che l'aveva educata alle gioie celesti, non sapeva ora come spiegarle la materialità della morte ...
Orfeo (pagina 2)
di Angelo Poliziano (estratti)

... dura sorte co' lacrimosi versi, o dolce cetra; forse ne diverrà pietosa Morte ché già cantando abbiam mosso una pietra, la cervia e 'l tigre insieme avemo accolti e tirate le selve, e ' fiumi svolti ... Lasciate questo miserel passare ch'ha 'l ciel nimico e tutti gli elementi, che vien per impetrar merzé da Morte: dunque gli aprite le ferrate porte ... Così la nimpha mia per voi si serba quando suo morte gli darà natura ... E se pur me la nieghi iniqua sorte, io non vo' su tornar, ma chieggio morte ... Proserpina: Io non credetti, o dolce mie consorte, che Pietà mai veisse in questo regno: hor la veggio regnare in nostra corte et io sento di lei tutto 'l cor pregno; né solo i tormentati, ma la Morte veggio che piange del suo caso indegno: dunque tua dura legge a lui pieghi, pel canto, pell'amor, pe' giusti prieghi ... Orpheo mie, vale! Orpheo: Oimè, se' mi tu tolta, Euridice mie bella? O mie furore, o duro fato, o ciel nimico, o Morte! O troppo sventurato el nostro amore! Ma pur un'altra volta convien ch'i' torni alla plutonia corte ... Una Baccante: Ecco quel che l'amor nostro disprezza! O, o, sorelle! O, o, diamoli morte! Tu scaglia il tirso; e tu quel ramo spezza; tu piglia o saxo o fuoco e gitta forte; tu corri e quella pianta là scavezza ...
Rinaldo (pagina 20)
di Torquato Tasso (estratti)

... 36 Vede il mio pianto che con larga vena più sempre par che 'l duol dagli occhi verse, del qual non men ch'io m'aggia, ella ripiena n'have la faccia e le palpebre asperse; ode questo parlar, al qual a pena ne l'uscir fuori stretta via s'aperse: “O cara, o dolce, o mia fedel compagna, qual da te rio destino or mi scompagna? 37 Deh! vita mia, deh! non fuggire, aspetta, ché teco correr voglio ogn'aspra sorte; deh! non mi lasciar solo in sì gran fretta, empio ed odioso a me per la tua morte! Mirami almen, mira la tua vendetta, ch'io far voglio in me stesso e giusto e forte: non mi negar il sol degli occhi tuoi, se punirmi così forse non vuoi!” 38 Ella tenendo il guardo in me converso, che passando per gli occhi al cor m'aggiunge, dice: “Ben mio, poiché destin perverso così rapidamente or ne disgiunge, non esser, prego, ai miei desiri averso: se pur di me qualche pietà ti punge, se l'amor mio premio sì degno or merta, fa' che di questo almen ne vada certa ... 40 Grido io misero allor: “Vana temenza ti prese il core, o mia diletta moglie! Deh! ch'un vano sospetto, un timor senza dritta cagione alcuna or mi ti toglie, deh! ch'una sol falsissima credenza or mi porge cagion d'eterne doglie! Misera de' mortal vita fallace, s'ad ogni caso repentin soggiace!” 41 Parve che l'aere fosco asserenasse pel volto suo, Clizia tai cose udendo, e che gioia e letizia alta mostrasse l'alma, da la prigion terrestre uscendo, quanto fallace error pria l'ingombrasse nel mio vero parlar or cognoscendo; ma de la morte sua tanto i' mi dolsi, che quasi a me l'odiata vita io tolsi ... 45 Volsi poi, per aver ne l'aspra sorte compagno alcuno e ne le acerbe pene, e perché di costei la dura morte pianta ancor fusse quanto a lei conviene, ch'incantasse quest'acqua di tal sorte ch'a qualunque uomo a gustar mai ne viene, per la pietà di chi qui morta giace nel cor destasse duolo aspro e tenace; 46 onde spinto da quel, fêsse soggiorno, meco piangendo la costei sventura, come or gli vedi a questo sasso intorno, che miran sempre entro la sepoltura ... 54 Quivi si vede il bel garzon ch'estinse spietato disco, onde tal forma prese, e quel cui folle errore a morte spinse, miser che di se stesso in van s'accese, e chi di dolce amor t'arse e t'avinse, o bella diva, il cor molle e cortese, per cui tu Marte e 'l tuo Vulcan lasciasti, e con le selve il terzo ciel cangiasti ...
Rinaldo (pagina 23)
di Torquato Tasso (estratti)

... Un che più sembra di lor tutti ardito e duce de la barbara coorte, disse: — Avete mai più, compagni, udito ch'uom vada a ricercar la propria morte? Or vedetelo in questi, i quai non sanno come altramente procacciarsi danno ... Avrebbe Alferno ancor di vita tolto, ma gliel vietar Folerico e Lanfranco, che, dar volendo al lor compagno aita, con la morte comun gli porser vita ... 35 Già di tutto il villan barbaro stuolo solo un vivo ne' legni era rimaso, e verso lui se 'n gia Rinaldo a volo, per mandar la sua vita anco a l'occaso; ma lo sottrasse a quell'estremo duolo improviso consiglio, anzi pur caso, ch'impetrò breve spazio a la sua morte con atti umili e con parole accorte ... 38 E' ben saprà la nostra avversa sorte, bench'uccida or qui me la vostra mano; saprà non men chi n'abbia posto a morte, sia di Cristo seguace o sia pagano, perch'un gran mago che gli alberga in corte il tutto gli farà palese e piano ... E chi temer deve uom da cui negletto sia, qual da lui, l'onesto e la ragione? Or su, prendi il tuo legno e quinci parti, poi c'ha voluto a morte il ciel sottrarti ...
Rinaldo (pagina 27)
di Torquato Tasso (estratti)

... Ei, che mi vide sì fanciullo omai, de la mia morte dentro si godea, ma pur sotto diverso e finto volto l'interno affetto suo teneva occolto ... A quel debile il braccio e 'l colpo vano rese il gran torto e 'l fatto tradimento, tal che ferito a morte ei va sul piano: resto in sella io, né pur la lancia sento ... 64 Ma il cieco mal nutrito ognor s'avanza, tal ch'ella a morte corre e si disface; né più regger d'amor l'alta possanza puote, o da lui trovar pur breve pace ... 66 — Cara Elidonia mia, tu che già desti a le mie membra il nutrimento primo, e col tuo sangue aita a me porgesti, cui, non avendo io madre, in madre estimo: tu mi soccorri or che novelli infesti desir se 'n vanno del mio core a l'imo, e 'l non ben noto male è in me sì forte che m'ha condutt'ormai vicino a morte ...
Rinaldo (pagina 36)
di Torquato Tasso (estratti)

... Ma quel che, mosso da pietà infinita, discese in terra a trionfar sul Legno, fece ch'un cavalier quindi passasse ch'a la morte vicina mi sottrasse ... 91 Ed era tal credenza in lui più forte per quel che già gli disse un indovino, che trovarebbe il figlio in dura sorte, ed a l'estremo d'ogni mal vicino, e che tolto da lui fora a la morte, e sottratto al furor di reo destino ... 4 E con molti de' suoi scorse nascoso sin a Parigi, e tal fu sua ventura, che Clarice trovò ch'in dilettoso prato godeasi l'ombra e la verdura; quivi ardì di rapirla, a chi foss'oso di contradir dando morte aspra e dura; ed or al maggior passo egli camina ver' l'armata ch'è quinci assai vicina ... 11 Non sa che farsi allor l'amante ardito, ch'esporsi a rischio tal non fora ardire, ma privo di ragion folle appetito, e di morte certissima desire ...
Rinaldo (pagina 38)
di Torquato Tasso (estratti)

... Già la rapace Morte alza la mano, e 'l manto squarcia onde Natura il cinse; l'alma, qual lieve fumo o poca polve, nel puro aer si mischia e si dissolve ... 44 Atteon, che quel colpo orribil scorse, aggiacciò di stupor, d'ira s'accese, e verso 'l buon Florindo il destrier torse con fere voglie a darli morte intese; ma pria parole a lui che colpi porse, e 'n questa guisa ad oltraggiar lo prese: — Credi forse irne impune? Ahi! che s'aspetta a te gran pena, al morto aspra vendetta! 45 Tu qui morrai su questi incolti piani, né rendrai gli occhi anzi il morir contenti; né chiuderanti con pietose mani quei già cassi di luce, i tuoi parenti: ma preda rimarrai di lupi e cani, esposto a l'onde, a le tempeste, ai venti ... 47 Il leggiadro garzone in terra langue, pallido il volto e nubiloso il ciglio, e da la fronte un ruscellin di sangue versa qual ostro lucido e vermiglio; ma bench'egli sia già freddo ed esangue, e provi omai di morte il crudo artiglio, è però tal che puote a un solo sguardo ferire ogn'alma d'amoroso dardo ... 49 Mambrino allor, che, quasi a sdegno avendo di trar la spada per sì vil impresa, l'empie brame di sangue entro premendo, fermo stava a mirar l'aspra contesa, si trasse avanti in fier sembiante orrendo, che minacciava altrui mortale offesa, e 'l folgorante sguardo ai suoi rivolse; indi in grave parlar la lingua sciolse: 50 — Traggasi ognuno indietro: a me s'aspetta l'impresa, a me voi vendicar conviene, a me domar costui ch'in sì gran fretta ad incontrar la morte audace viene ... Tu giacendo vedrai vicino a morte da la vittrice man l'arme spogliarti ... 55 Né sì di rabbia il tauro ardendo mugge, né sì percosso il mar da' venti geme, né sì ferito a morte il leon rugge, né sì sdegnato il ciel tonando freme: a l'orribil gridar s'asconde e fugge ogni animal, non pur ne dubbia e teme; si rinselvan le fere a stuolo a stuolo, e rivolgon gli augelli indietro il volo ... 62 Temendo a sé rio scorno, a lui ria morte, mira Clarice il suo gradito amore, e come varia del pugnar la sorte, varia ella il viso e varia stato al core: or con le guancie appar pallide e smorte, or di ...
Stanze della gelosia (pagina 4)
di Torquato Tasso (estratti)

... E s' ella a strazio, a morte, crudel, pur mi condanna, non ricuso martire, pur che insieme si dica che sol per troppo amar l' ho sì nemica ... AMORE Sai che soverchia gioia fa che un' alma si muoia e torni in vita; però se la gradita tua donna, allor ch' i dolci baci accoglie, i suoi tremuli rai t' invola e toglie, ciò vien però che dolcemente langue la sua virtute e lascia il corpo esangue, né dar spirto a' begli occhi, od a le membra vigor, più le rimembra; ma di gioconda morte, fiacca languendo, gode in su le porte ... AMANTE Dunque con qual rimedio potrò levarle un così fatto assedio, a ciò che lieto miri il lampeggiar di due cortesi giri? AMORE Dàlle pietosamente morte, ché di tal morte ella è bramosa, che solo ha per suo fin vita gioiosa ...