Libri monaco
Libri su monaco, con la parola monaco
Decameron (pagina 12)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... – 4 Un monaco, caduto in peccato degno di gravissima punizione, onestamente rimproverando al suo abate quella medesima colpa, si libera dalla pena ... Già si tacea Filomena dalla sua novella espedita, quando Dioneo, che appresso di lei sedeva, senza aspettare dalla reina altro comandamento, conoscendo già per l'ordine cominciato che a lui toccava il dover dire, in cotal guisa cominciò a parlare: –Amorose donne, se io ho bene la 'ntenzione di tutte compresa, noi siamo qui per dovere a noi medesimi novellando piacere; e per ciò, solamente che contro a questo non si faccia, estimo a ciascuno dovere esser licito (e così ne disse la nostra reina, poco avanti, che fosse) quella novella dire che più crede che possa dilettare: per che, avendo udito che per li buoni consigli di Giannoto di Civignì Abraam avere l'anima salvata e Melchisedech per lo suo senno avere le sue ricchezze dagli aguati del Saladino difese, senza riprensione attender da voi intendo di raccontar brievemente con che cautela un monaco il suo corpo di gravissima pena liberasse ... Fu in Lunigiana, paese non molto da questo lontano, un monistero già di santità e di monaci più copioso che oggi non è, nel quale tra gli altri era un monaco giovane, il vigore del quale né la freschezza né i digiuni né le vigilie potevano macerare ... E mentre che egli, da troppa volontà trasportato, men cautamente con le' scherzava, avvenne che l'abate, da dormir levatosi e pianamente passando davanti alla cella di costui, sentio lo schiamazzio che costoro insieme faceano; e per conoscere meglio le voci s'accostò chetamente all'uscio della cella a ascoltare, e manifestamente conobbe che dentro a quella era femina e tutto fu tentato di farsi aprire; poi pensò di volere tenere in ciò altra maniera, e tornatosi alla sua camera aspettò che il monaco fuori uscisse ... Il monaco, ancora che da grandissimo suo piacere e diletto fosse con questa giovane occupato, pur nondimeno tuttavia sospettava; e parendogli aver sentito alcuno stropicio di piedi per lo dormitoro, a un piccol pertugio pose l'occhio e vide apertissimamente l'abate stare a ascoltarlo, e molto ben comprese l'abate aver potuto conoscere quella giovane esser nella sua cella ... ” E uscito fuori e serrata la cella con la chiave, dirittamente se n'andò alla camera dell'abate; e, presentatagli quella secondo che ciascun monaco facea quando fuori andava, con un buon volto disse: “Messere, io non potei stamane farne venire tutte le legne le quali io aveva fatte fare, e per ciò con vostra licenzia io voglio andare al bosco e farlene venire ... E come il vide andato via, cominciò a pensare qual far volesse più tosto: o in presenza di tutti i monaci aprir la cella di costui e far loro vedere il suo difetto, acciò che poi non avesser cagione di mormorare contro di lui quando il monaco punisse, o di voler prima da lei sentire come andata fosse la bisogna ... Messer l'abate, postole l'occhio adosso e veggendola bella e fresca, ancora che vecchio fosse sentì subitamente non meno cocenti gli stimoli della carne che sentiti avesse il suo giovane monaco; e fra se stesso cominciò a dire: “Deh, perché non prendo io del piacere quando io ne posso avere, con ciò sia cosa che il dispiacere e la noia, sempre che io ne vorrò, sieno apparecchiati? Costei è una bella giovane e è qui che niuna persona del mondo il sa: se io la posso recare a fare i piacer miei, io non so perché io nol mi faccia ... La giovane, che non era di ferro né di diamante, assai agevolmente si piegò a' piaceri dell'abate: il quale, abbracciatala e basciatala più volte, in su il letticello del monaco salitosene, avendo forse riguardo al grave peso della sua dignità e alla tenera età della giovane, temendo forse di non offenderla per troppa gravezza, non sopra il petto di lei salì ma lei sopra il suo petto pose, e per lungo spazio con lei si trastullò ... Il monaco, che fatto avea sembiante d'andare al bosco, essendo nel dormentoro occultato, come vide l'abate solo nella sua cella entrare, così tutto rassicurato estimò il suo avviso dovere avere effetto; e veggendol serrar dentro, l'ebbe per certissimo ... Parendo all'abate essere assai con la giovanetta dimorato, serratala nella cella, alla sua camera se ne tornò; e dopo alquanto, sentendo il monaco e credendo lui esser tornato dal bosco, avvisò di riprenderlo forte e di ...
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Decameron (pagina 45)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... – 10 Paganino da Monaco ruba la moglie a messer Ricciardo di Chinzica; il quale, sappiendo dove ella è, va, e diventa amico di Paganino; raddomandagliele, e egli, dove ella voglia, gliele concede; ella non vuol con lui tornare e, morto messer Ricciardo, moglie di Paganin diviene ... E venuta la notte, essendo a lui il calendaro caduto da cintola e ogni festa o feria uscita di mente, la cominciò a confortar co' fatti, parendogli che poco fossero il dì giovate le parole; e per sì fatta maniera la racconsolò, che, prima che a Monaco giugnessero, e il giudice e le sue leggi le furono uscite di mente, e cominciò a viver più lietamente del mondo con Paganino; il quale, a Monaco menatala, oltre alle consolazioni che di dì e di notte le dava, onoratamente come sua moglie la tenea ... Poi a certo tempo pervenuto agli orecchi di messer Riccardo dove la sua donna fosse, con ardentissimo disidero, avvisandosi niuno interamente saper far ciò che a ciò bisognava, esso stesso dispose d'andar per lei, disposto a spendere per lo riscatto di lei ogni quantità di denari: e, messosi in mare, se n'andò a Monaco e quivi la vide e ella lui, la quale poi la sera a Paganino il disse e lui della sua intenzione informò ...
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Decameron (pagina 54)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Tornò in questi tempi da Parigi un monaco chiamato don Felice, conventuale di San Brancazio, il quale assai giovane e bello della persona e d'aguto ingegno e di profonda scienza: col quale frate Puccio prese una stretta dimestichezza ... Continuando adunque il monaco a casa di fra Puccio e veggendo la moglie così fresca e ritondetta, s'avisò qual dovesse essere quella cosa della quale ella patisse maggior difetto; e pensossi, se egli potesse, per torre fatica a fra Puccio, di volerla supplire ... E postole l'occhio adosso e una volta e altra bene astutamente, tanto fece che egli l'accese nella mente quello medesimo disidero che aveva egli: di che accortosi il monaco, come prima destro gli venne, con lei ragionò il suo piacere ... Ma quantunque bene la trovasse disposta a dover dare all'opera compimento, non si poteva trovar modo, per ciò che costei in niun luogo del mondo si voleva fidare a esser col monaco se non in casa sua; e in casa sua non si potea però che fra Puccio non andava mai fuor della terra; di che il monaco avea gran malinconia ... “Poi che tu così mi prometti, “ disse il monaco “e io la ti mostrerò ... La donna intese troppo bene, per lo star fermo infino a matutino senza muoversi, ciò che il monaco voleva dire; per che, parendole assai buon modo, disse che di questo e d'ogni altro bene che egli per l'anima sua faceva ella era contenta, e che, acciò che Idio gli facesse la sua penitenzia profittevole, ella voleva con essolui digiunare ma fare altro no ... Rimasi adunque in concordia, venuta la domenica frate Puccio cominciò la sua penitenza; e messer lo monaco, convenutosi con la donna, a ora che veduto non poteva essere, le più delle sere con lei se ne veniva a cenare, seco sempre recando e ben da mangiare e ben da bere; poi con lei si giaceva infino all'ora del matutino, al quale levandosi se n'andava e frate Puccio tornava a letto ... Era il luogo, il quale frate Puccio aveva alla sua penitenzia eletto, allato alla camera nella quale giaceva la donna, né da altro era da quella diviso che da un sottilissimo muro; per che, ruzzando messer lo monaco troppo con la donna alla scapestrata e ella con lui, parve a frate Puccio sentire alcuno dimenamento di palco della casa; di che, avendo già detti cento de' suo paternostri, fatto punto quivi, chiamò la donna senza muoversi e domandolla ciò che ella faceva ...
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Decameron (pagina 55)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Stettesi adunque cheto frate Puccio e rimise mano a' suoi paternostri; e la donna e messer lo monaco da questa notte innanzi, fatto in altra parte della casa ordinare un letto, in quello quanto durava il tempo della penitenza di frate Puccio con grandissima festa si stavano; e a una ora il monaco se n'andava e la donna al suo letto tornava, e poco stante dalla penitenzia a quello se ne venia frate Puccio ... Continuando adunque in così fatta maniera il frate la penitenzia e la donna col monaco il suo diletto, più volte motteggiando disse con lui: “Tu fai fare la penitenzia a frate Puccio, per la quale noi abbiamo guadagnato il Paradiso ... ” E parendo molto bene stare alla donna, sì s'avezzò a' cibi del monaco, che, essendo dal marito lungamente stata tenuta in dieta, ancora che la penitenzia di frate Puccio si consumasse, modo trovò di cibarsi in altra parte con lui e con discrezione lungamente ne prese il suo piacere ... Di che, acciò che l'ultime parole non sieno discordanti alle prime, avvenne che dove frate Puccio faccendo penitenza si credette mettere in Paradiso, egli vi mise il monaco, che da andarvi tosto gli avea mostrata la via, e la moglie, che con lui in gran necessità vivea di ciò che messer lo monaco, come misericordioso, gran divizia le fece ...
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Decameron (pagina 64)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... L'abate con un monaco bolognese, di cui egli molto si confidava e che quel dì quivi da Bologna era venuto, levatosi la notte, tacitamente Ferondo trassero della sepoltura e lui in una tomba, nella quale alcun lume non si vedea e che per prigione de' monaci che fallissero era stata fatta, nel portarono; e trattigli i suoi vestimenti, a guisa di monaco vestitolo sopra un fascio di paglia il posero e lasciaronlo stare tanto che egli si risentisse ... In questo mezzo il monaco bolognese, dallo abate informato di quello che avesse a fare, senza saperne alcuna altra persona niuna cosa, cominciò a attender che Ferondo si risentisse ... Per che, venuta la notte, l'abate, travestito de' panni di Ferondo e dal suo monaco accompagnato, v'andò e con lei infino al matutino con grandissimo diletto e piacere si giacque e poi si ritornò alla badia, quel cammino per così fatto servigio faccendo assai sovente ... Il monaco bolognese, risentito Ferondo e quivi trovandosi senza sapere dove si fosse, entrato dentro con una voce orribile, con certe verghe in mano, presolo, gli diede una gran battitura ... Ferondo, piangendo e gridando, non faceva altro che domandare: “Dove sono io?” A cui il monaco rispose: “Tu se' in Purgatoro ... ” “Come?” disse Ferondo “Dunque son io morto?” Disse il monaco: “Mai sì”; per che Ferondo se stesso e la sua donna e 'l suo figliuolo cominciò a piagnere, le più nuove cose del mondo dicendo ... Al quale il monaco portò alquanto da mangiare e da bere; il che veggendo Ferondo disse: “O mangiano i morti?” Disse il monaco: “Sì, e questo che io ti reco è ciò che la donna che fu tua mandò stamane alla chiesa a far dir messe per l'anima tua, il che Domenedio vuole che qui rappresentato ti sia ... ” Ma poi che mangiato ebbe, il monaco da capo il riprese e con quelle medesime verghe gli diede una gran battitura ...
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Decameron (pagina 65)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... monaco: “Per ciò che così ha comandato Domenedio che ogni dì due volte ti sia fatto ... Disse il monaco: “Perché tu fosti geloso, avendo la miglior donna che fosse nelle tue contrade per moglie ... ” Disse il monaco: “Di questo ti dovevi tu avvedere mentre eri di là e ammendartene; e se egli avvien che tu mai vi torni, fa che tu abbi sì a mente quello che io ti fo ora, che tu non sii mai più geloso ... ” Disse Ferondo: “O ritornavi mai chi muore?” Disse il monaco: “Sì, chi Dio vuole ... ” Disse il monaco: “Sì fece bene, ma elle arsero alle messe ... Ma dimmi, chi se' tu che questo mi fai?” Disse il monaco: “Io sono anche morto, e fui di Sardigna; e perché io lodai già molto a un mio signore l'esser geloso, sono stato dannato da Dio a questa pena, che io ti debba dare mangiare e bere e queste battiture infino a tanto che Idio dilibererà altro di te e di me ... Disse Ferondo: “Non c'è egli più persona che noi due?” Disse il monaco: “Sì, a migliaia, ma tu non gli puoi né vedere né udire se non come essi te ... ” Disse allora Ferondo: “O quanto siam noi di lungi dalle nostre contrade?” “Ohioh!” disse il monaco “sèvi di lungi delle miglia più di be' la cacheremo ... ” L'abate, fattogli dare nel vino che egli gli mandava di quella polvere tanta che forse quatro ore il facesse dormire, rimessigli i panni suoi, insieme col monaco suo tacitamente il tornarono nello avello nel quale era stato sepellito ...
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