Libri mille
Libri su mille, con la parola mille
Decameron (pagina 42)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Se l'uomo adunque è di maggior fermezza e non si può tenere che non condiscenda, lasciamo stare a una che 'l prieghi, ma pure a non disiderare una che gli piaccia, e, oltre al disidero, di far ciò che può acciò che con quella esser possa, e questo non una volta il mese ma mille il giorno avvenirgli: che speri tu che una donna, naturalmente mobile, possa fare a' prieghi, alle lusinghe, a' doni, a' mille altri modi che userà uno uom savio che l'ami? credi che ella si possa tenere? Certo, quantunque tu te l'affermi, io non credo che tu il creda; e tu medesimo di' che la moglie tua è femina e ch'ella è di carne e d'ossa come son l'altre ... Ma poi che tu di' che tutte sono così pieghevoli e che 'l tuo ingegno è cotanto, acciò che io ti faccia certo della onestà della mia donna, io son disposto che mi sia tagliata la testa se tu mai a cosa che ti piaccia in cotale atto la puoi conducere; e se tu non puoi, io non voglio che tu perda altro che mille fiorin d'oro ... ” Ambruogiuolo, già in su la novella riscaldato, rispose: “Bernabò, io non so quello che io mi facessi del tuo sangue, se io vincessi; ma se tu hai voglia di vedere pruova di ciò che io ho già ragionato, metti cinquemilia fiorin d'oro de' tuoi, che meno ti deono essere cari che la testa, contro a mille de' miei; e dove tu niuno termine poni, io mi voglio obligare d'andare a Genova e infra tre mesi dal dì che io mi partirò di qui avere della tua donna fatta mia volontà, e in segno di ciò recarne meco delle sue cose più care e sì fatti e tanti indizii, che tu medesimo confesserai esser vero, sì veramente che tu mi prometterai sopra la tua fede infra questo termine non venire a Genova né scrivere a lei alcuna cosa di questa materia ...
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Decameron (pagina 154)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Salabaetto, maravigliandosi, la si recò in braccio e cominciò a piagner con lei e a dire: “Deh, cuor del corpo mio, che avete voi così subitamente? che è la cagione di questo dolore? Deh, ditemelo, anima mia!” Poi che la donna s'ebbe assai fatta pregare, e ella disse: “Oimè, signor mio dolce, io non so né che mi fare né che mi dire! Io ho testé ricevute lettere da Messina, e scrivemi mio fratello che, se io dovessi vendere e impegnare ciò che ci è, che senza alcun fallo io gli abbia fra qui e otto dì mandati mille fiorin d'oro, se non che gli sarà tagliata la testa; e io non so quello che io mi debbia fare che io gli possa così prestamente avere: ché, se io avessi spazio pur quindici dì, io troverei modo da civirne d'alcun luogo donde io ne debbo aver molti più, o io venderei alcuna delle nostre possessioni; ma, non potendo, io vorrei esser morta prima che quella mala novella mi venisse”; e detto questo, forte mostrandosi tribolata, non restava di piagnere ... Salabaetto, al quale l'amorose fiamme avevano gran parte del debito conoscimento tolto, credendo quelle verissime lagrime e le parole ancor più vere, disse: “Madonna, io non vi potrei servire di mille ma di cinquecento fiorin d'oro sì bene, dove voi crediate potermegli rendere di qui a quindici dì; e questa è vostra ventura che pure ieri mi vennero venduti i panni miei ché, se così non fosse, io non vi potrei prestare un grosso ... ” “Oimè!” disse la donna “dunque hai tu patito disagio di denari? o perché non me ne richiedevi tu? Perché io non abbia mille, io n'aveva ben cento e anche dugento da darti: tu m'hai tolta tutta la baldanza da dovere da te ricevere il servigio che tu mi profferi ...
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Decameron (pagina 155)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Tu dei sapere che io era allora in grandissimo dolore e in grandissima afflizione, e chi è in così fatta disposizione, quantunque egli ami molto altrui, non gli può far così buon viso né attendere tuttavia a lui come colui vorrebbe: e appresso dei sapere ch'egli è molto malagevole a una donna il poter trovar mille fiorin d'oro, e sonci tutto il dì dette delle bugie e non c'è attenuto quello che c'è promesso e per questo conviene che noi altressì mentiamo altrui; e di quinci venne, e non da altro difetto, che io i tuoi denari non ti rendei ... Egli, poi che una buona pezza s'ebbe fatto pregare, disse: “Io son diserto per ciò che il legno, sopra il quale è la mercatantia che io aspettava, è stato preso da' corsari di Monaco e riscattasi diecemilia fiorin d'oro, de' quali ne tocca a pagare a me mille, e io non ho un denaio, per ciò che li cinquecento che mi rendeste incontanente mandai a Napoli a investire in tele per far venir qui ... La donna disse che questo era ben detto, e era assai buona sicurtà; e per ciò, come il dì fu venuto, ella mandò per un sensale di cui ella si confidava molto e, ragionato con lui questo fatto, gli diè mille fiorin d'oro li quali il sensale prestò a Salabaetto e fece in suo nome scrivere alla dogana ciò che Salabaetto dentro v'avea; e fattesi loro scritte e contrascritte insieme e in concordia rimasi, attesero a' loro altri fatti ... Di che Iancofiore tenendosi scornata, lungamente pianse i cinquecento renduti e troppo più i mille prestati, spesse volte dicendo: “Chi ha a far con tosco, non vuole esser losco ...
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Decameron (pagina 161)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... E per ciò, se io riguardo quello per che noi siam qui, che per aver festa e buon tempo e non per altro ci siamo, stimo che ogni cosa che festa e piacer possa porgere qui abbia e luogo e tempo debito; e benché mille volte ragionato ne fosse, altro che dilettar non debbia altrettanto parlandone ... Ma che vuoi tu che io le dica da tua parte se egli avvien che io le favelli?” Rispose Calandrino: “Gnaffé! tu sì le dirai in prima in prima che io le voglio mille moggia di quel buon bene da impregnare, e poscia che io son suo servigiale e se ella vuol nulla: ha'mi bene inteso?” Disse Bruno: “Sì, lascia far me ... Chi avrebbe saputo, altri che io, far così tosto innamorare una così fatta donna come è costei? A buon'otta l'avrebber saputo far questi giovani di tromba marina, che tutto il dì vanno in giù e in sù, e in mille anni non saprebbero accozzare tre man di noccioli! Ora io vorrò che tu mi vegghi un poco con la ribeba: vedrai bel giuoco! E intendi sanamente che io non son vecchio come io ti paio: ella se ne è bene accorta ella; ma altramenti ne la farò io accorgere se io le pongo la branca adosso, per lo verace corpo di Cristo, ché io le farò giuoco che ella mi verrà dietro come va la pazza al figliuolo ... Ma l'altro dì, recata la ribeba, con gran diletto di tutta la brigata cantò più canzoni con essa; e in brieve in tanta sosta entrò dello spesso veder costei, che egli non lavorava punto, ma mille volte il dì ora alla finestra, ora alla porta e ora nella corte correva per veder costei, la quale, astutamente ...
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Fermo e Lucia (pagina 118)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Quetata un poco la paura, sorsero nel suo cuore mille pensieri di rimprovero, mille di sollecitudine per l'avvenire, e quindi mille proponimenti che il lettore s'immaginerà ...
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Il diavolo nell'ampolla (pagina 4)
di Adolfo Albertazzi (estratti)
... — Mille e settecentocinquanta lire riscosse allora allora, calde calde ... Mille e settecentocinquanta! Che somma! Che cordiale! Ah!, i quattrini, hanno proprio il vigore, l'ardore d'un cordiale che risuscita! — E questa volta rise di gusto, e si diede a pensare rinvigorito, infervorato, franco ... — Che prete sono? Un prete che ha sempre fatto il suo dovere; un galantuomo, sono, io, che ha sempre sofferto in lite con la miseria! Sempre! E adesso che ho quel che ho, un capitale mio, tutto mio (un biglietto da mille, stupendo; uno da cinquecento, sudicio, ma stupendo anche lui; due da cento, del Banco di Napoli, belli e buoni; due marenghi d'oro lucidi e sonanti che consolano a toccarli, e una carta da dieci per giunta), adesso che posso rifiatare, io, fratello, non ti scongiuro più a mani in croce di non rovinarmi, di non sacrificarmi, di non rubarmi, e ti domando, io, a te: — Che fratello sei? che cristiano sei? che uomo sei? E ti dico: Quando io digiunavo per tirar innanzi gli studi e arrivare a dir messa; quando nostra madre rompeva il digiuno a fette di polenta, tu eri già in America a far fortuna, e non mandavi un soldo, che è un soldo, a casa, mai; e affrettavi con la tua condotta, col tuo silenzio, coi tuoi misteri, la morte di quella santa! Che Dio ti perdoni! E quando sei tornato e mi hai veduto qui, nella parrocchia più misera, più trista della diocesi, e mi hai veduto nelle spese e nei debiti — la cascina, bruciata, da rifare; il fondo da bonificare; la vigna da ripiantare, da scassare, da curare —, sei venuto forse ad aiutarmi? Ti sei dato, invece, alle gozzoviglie in paese, laggiù, perchè ti credessero un gran signore e ti dicessero l'Americano; ti sei mangiato, bevuto, giocato tutto ... Domandava: — Mille e settecentocinquanta franchi? — Sì! E questi non me li becchi! Questi sono in una cassaforte, mio caro, che non si tocca senza tremare ...
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Il fiore (pagina 17)
di Dante Alighieri (estratti)
... Al buono Amico e a Bellacoglienza Rendé' grazïe mille e mille volte; Ma di Ragion non ebbi sovenenza, Che·lle mie gioie mi credette aver tolte ...
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L'Olimpia (pagina 6)
di Giambattista Della Porta (estratti)
... Ahi donne perfide e infideli—delle ingrate parlo io,—tutte sète macchiate d'una pece, tutte sète ad un modo! Non perché vi si mostri piagato il core in mille parti, non perché si spenda la vita mille volte per onor vostro, si può acquistar tanto merito appresso voi che in un punto non vi si dilegui dalla memoria ... Non t'ho io da gl'incunabuli animadvertito con mille ciceroniane auree sentenze, che in questo abietto hominum genere v'è sempre carenzia di fede? e hai sempre floccipeso le mie parole ... Deh, che m'attaccassi ora alla scaramuccia con mille persone, ché in tre colpi ne vorrei far cento pezzi di tutti; che non vorrei mai tirar colpo che non andasse a pieno, né volger sguardo che non mi facessi fuggir dinanzi una compagnia ...
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L'amore che torna (pagina 46)
di Guido da Verona (estratti)
... Pensai ad un ripiego elegante: un gran cesto d'orchidee, che potesse costare mille lire almeno ... Ma, strada facendo, nel meditare tristemente ai casi miei, venni a concludere che mille lire d'orchidee per una Yvonne qualsiasi erano forse troppe ... Così, vestendo l'idea del risparmio con pretesti eleganti, allorchè giunsi al negozio, invece di mille lire ne spesi quattrocento, e mi parve che a Parigi le orchidee si pagassero care assai ... Le mie grandi orchidee, poste in un angolo, trascoloravano in mille tinte irreali, variando nella luce tenue ...
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L'amore che torna (pagina 48)
di Guido da Verona (estratti)
... Ma per abitudine il cassiere, come faceva una volta, mi portò alcuni gettoni da mille lire ... Avevo perduto mille e cinquecento lire, in più ne dovevo seimila alla cassa ... Dopo pranzo andrò a pagare; tenterò con altre mille lire ... La sera tornai al Circolo, pagai sùbito il mio debito; ritentai con altre mille lire: perdetti ... In quel momento si metteva un banco all'asta, e, non so come, un'offerta m'uscì di bocca: — Mille e cinquecento! — dissi ...
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L'amore che torna (pagina 85)
di Guido da Verona (estratti)
... Ebbene, tutto ciò che importa? Grotteschi ed effimeri passiamo: con noi mille altri passano; dopo noi vengon altri mille, a perpetuare la nostra mediocrità ... E la folla irridente, insolente, ci ascolta un momento curiosa, poi si volge altrove, piena di rumore, trascinando con lievità e con fatica il peso delle sue mille catene ...
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La famiglia dell'antiquario (pagina 9)
di Carlo Goldoni (estratti)
... ANSELMO Avrà speso in vent'anni più di dieci mille scudi ... Con tre mille scudi se porta via tutta quella gran robba ... ANSELMO Con tre mille scudi? Questo è un negozio da impegnarsi la camicia per farlo ... Quanto danaro credi tu, che vi vorrà alla mano? BRIGHELLA Almanco due mille scudi ... ANSELMO Io non ne ho altri, che mille cinquecento, gl'altri gl'ho spesi tutti ...
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La favorita del Mahdi (pagina 60)
di Emilio Salgari (estratti)
... Mille urla, mille ruggiti, mille scrosci di risa s'udivano a destra e a manca, emessi dagli sciacalli, dei leoni e dalle iene che si disputavano i cadaveri degli Egiziani o dei ribelli rimasti sul terreno nella scaramuccia della notte precedente ...
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La favorita del Mahdi (pagina 65)
di Emilio Salgari (estratti)
... Mille e mille domande s'incrociavano per l'aria formando un baccano assordante che veniva smisuratamente ingrossato da un furioso strepitare di noggàra[1] e di darabùke, da un rullare di tamburi egiziani e da uno squillare acuto di mille bizzarri istrumenti musicali ... —A morte i prigionieri! A morte gli infedeli! Viva Tell-Afab! I guerrieri del Mahdi si rovesciarono come una fiumana giù per le trincee e andarono a cozzare furiosamente contro i guerrieri dello sceicco Tell-Afab dividendoli in mille differenti gruppi ...
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La favorita del Mahdi (pagina 76)
di Emilio Salgari (estratti)
... Non seppe cosa rispondere a quella brusca interrogazione che forse era mille miglia lontano dal aspettarsi ... L'ho cercata per ogni dove, ho interrogato mille persone e senza frutto ... Mille saette! Ma chi può essere questo scièk che ha tanta influenza su Ahmed? Uhm! Non so, ma ho il presentimento che lì sotto gatta ci covi! Per Maometto! Abd-el-Kerim me lo dirà e se si rifiuta… ... Il beduino, al di sotto di quell'ammasso immenso di rami e di foglie che il vento scuoteva furiosamente con mille gemiti e mille scricchiolii, scorse tre uomini, distesi per terra, uno dei quali alzossi gridando: —Chi vive? —Sta cheto, El-Mactud, rispose il beduino ...
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La favorita del Mahdi (pagina 84)
di Emilio Salgari (estratti)
... Fra esse ve ne son mille e mille più belle, più nobili, più forti di me, ve ne son mille e mille che andrebbero orgogliose dei tuoi baci, dei tuoi abbracci ...
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Le Grazie (pagina 2)
di Ugo Foscolo (estratti)
... Or negli aerei poggi Di Bellosguardo, ov'io cinta d'un fonte Limpido alle tranquille ombre di mille Giovinetti cipressi alle tre dive L'ara innalzo, e un fatidico laureto In cui men verde serpeggia la vite La protegge di tempio, e coronato Canto, venite a me d'intorno o sacri Nel penetrale della dea pensosa Giovinetti d'Esperia ... Già del piè delle dita e dell'errante Estro, e degli occhi vigili alle corde Ispirata sollecita le note Che pingan come l'armonia diè moto Agli astri all'onda eterea e alla natante Terra per l'oceano, e come franse L'uniforme creato in mille volti Coi raggi e l'ombre e il ricongiunse in uno E i suoni all'aere e diè i colori al sole E l'alterno continuo tenore Alla fortuna agitatrice e al tempo Sì che le cose dissonando insieme Rendan concento all'armonia del mondo ... Date il rustico giglio, e se men alte Ha le forme fraterne, il manto veste Degli amaranti inviolato: unite Aurei giacinti, e azzurri alle giunghiglie Di Bellosguardo che all'amante suo Coglie Pomona, e a' garofani arditi Della pompa diversa e del legnaggio E i mille fior che a' regni dell'aurora Novella preda a' nostri liti addussero Vittoriosi i Zefiri su l'ali E or fra' cedri al suo talamo imminenti D'ospite amore e di tepori industri Questa gentil sacerdotessa allegra ...
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Marocco (pagina 38)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Stimolato dalla curiosità, io l’avevo pregato più volte di darmi una porzioncina di madjun, poca, per non perdere affatto la bussola, ma bastante a farmi vedere e sentire qualcuna almeno delle mille meraviglie ch’egli mi raccontava ... Ricordai le persone che avevo offese, i dolori di cui ero stato cagione a coloro che m’amavano, mi sentii oppresso da mille rimorsi e da mille rammarichi, mi parve di sentire delle voci che mi parlavano nell’orecchio con un accento d’amore e di rimprovero, mi pentii, domandai perdono, mi asciugai furtivamente una grossa lacrima che mi tremolava nell’occhio ... Poi mi si levò nella memoria un turbinìo rapidissimo d’immagini disparate e bizzarre che svanivano l’una nell’altra: certi amici d’infanzia dimenticati, certe parole di dialetto non più pronunziate da vent’anni, dei visi di donna, il mio antico reggimento, Guglielmo il Taciturno, Parigi, l’editore Barbera, un cappello di castoro che avevo da bimbo, l’Acropoli d’Atene, il conto d’un albergatore di Siviglia, mille stranezze ...
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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Ma s'è ancora intronati dallo strepito della grande Stazione lugubre, dove s'è discesi rotti e sonnolenti; e quel vasto spazio pieno di luce, quei mille colori, la grande colonna di Luglio, gli alberi, il viavai rapidissimo delle carrozze e della folla, s'intravvedono appena ... Si riconoscono al primo sguardo mille piccole raffinatezze di comodità e d'eleganza, che rivelano un popolo pieno di bisogni e di capricci, per il quale il superfluo è più indispensabile del necessario e che gode la vita con un'arte ingegnosa ... È la buvette tutta risplendente di vetri e di metalli, è il piccolo caffè pieno di pretese signorili, è la piccola trattoria che ostenta i ghiottumi squisiti del gran restaurant, sono mille piccole botteghe, linde e ridenti, che fanno a soverchiarsi le une le altre a furia di colori, di mostre, d'iscrizioni, di fantocci, di piccole gale e di piccoli vezzi ... Eccoli tutti! Come ci accorgiamo che, anche lontani le mille miglia, si viveva nella immensa cinta di Parigi! Sono le otto e mezzo, e la grande giornata della grande città,—giornata per Parigi, mese per chi arriva,—è già cominciata, calda e clamorosa come una battaglia ... Mille ornamenti, mille gingilli, mille richiami, vistosi, capricciosi, ciarlataneschi, sporgono, dondolano, si rizzano da tutte le parti, luccicano a tutte le altezze, confusamente, dietro agli alberi, che stendono i loro rami frondosi sui chioschetti, sui sedili dei marciapiedi, sulle piccole stazioni degli omnibus, sulle fontane, sui tavolini esterni dei caffè, sulle tende ricamate delle botteghe, sulle gradinate marmoree dei teatri ...
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Ricordi di Parigi (pagina 3)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Ci sono in tutti gli angoli mille bocche che vi chiamano e mille mani che v'accennano ... —Così riconoscendo mille cose e mille aspetti, continuiamo a girare, rapidamente, in mezzo a incrociamenti di legni da cui non vedo come usciremo, a traverso a folle serrate che ci arrestano all'improvviso, nelle ombre deliziose del Parco Monceaux, intorno alle grandi arcate leggiere delle Halles, davanti agli immensi «magazzini di novità» assiepati di carrozze, intravvedendo, di lontano, ora un fianco del teatro dell'Opera, ora il colonnato della Borsa, ora la tettoia enorme d'una Stazione, ora un palazzo incendiato dalla Comune, ora la cupola dorata degli Invalidi, e dicendoci l'un l'altro mille cose, e le stesse cose, e con la più viva espansione, senza pronunziare una parola e senza ricambiarci uno sguardo ... Le torri del Trocadero si vedono effigiate da tutte le parti, come se mille migliaia di specchi le riflettessero, e l'immagine del Campo di Marte vi si presenta per mille vie e sotto mille forme ... E infatti a tutti i bisogni, a tutti i desiderii, a tutti i capricci, ha provvisto, in mille modi, a ogni prezzo e a ogni passo ...
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Ricordi di Parigi (pagina 8)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... È il Giappone, la Francia dell'Asia, che espone i suoi vasi colossali dipinti su fondo d'oro, i salotti arredati di mobili di porcellana, i quadri di seta ricamati a uccelli e a fiorami, le intarsiature d'avorio, di lacca e di bronzo, e mille piccole meraviglie innominabili; e in ogni cosa quella nitidezza cristallina, quella perfezione disperata delle minuzie, quella finezza aristocratica di colori, quell'ingenuità gentile d'immaginazione femminea, che è l'impronta propria e indimenticabile dell'arte sua ... In mezzo ai mobili di mille forme sconosciute, di legno di rosa o di legno di ferro, intarsiati di avorio o di madreperla, cesellati con una pazienza prodigiosa, si rizzano i baldacchini purpurei, i paraventi dipinti di giardini misteriosi, i parafuochi ricamati di farfalle argentee e di uccelli dorati, le pagode a sette piani coperte di chimere e di mostri, i chioschi snelli dai tetti arrovesciati e frangiati, su cui spenzolano dalla vôlta le enormi lanterne fantastiche, simili a tempietti aerei d'oro e di corallo, fra le pareti coperte di grandi stendardi di seta gialla ornati di caratteri cabalistici di velluto nero; dai quali, abbassando lo sguardo, si ritrovano le portantine delle dame, i bottoni dei mandarini, le scarpette ricurve, le pipe da oppio, le bacchettine da riso, i bizzarri strumenti di musica, e immagini della vita chinese d'ogni tempo e d'ogni ceto, che appagano cento curiosità, svegliandone mille, e metton la testa in tumulto ... Di qua, le pietre preziose della Siberia, i grandi blocchi di malachite dell'Ural, gli orsi bianchi, e la volpe azzurra, le stufe enormi, le stoffe porporine di Mosca, mille scene dipinte della vita russa, intima e grave, e saggi ingegnosi di nuovi metodi d'insegnamento, che rivelano una cultura fiorente; di là, i vestiarii briganteschi e splendidi del Caucaso, i pugnali e i gioielli barbarici, e un barlume del cielo di Tartaria e un riflesso del sole di Persia; e poi l'oreficeria e la ceramica dall'impronta bizantina, fra cui brillano i grandi piatti di mosaico a fondo d'oro, nuova gloria di Mosca: una esposizione varia e tumultuosa che conduce il pensiero a salti, d'oggetto in oggetto, dalle rive della Vistola alla muraglia della China, e lascia quasi sgomenti dinanzi all'immagine dell'Impero smisurato e deforme ... Improvvisamente un alito d'aria montanina vi porta una vaga fragranza d'Italia, e vi ritrovate in mezzo a mille cose e a mille colori famigliari al vostro sguardo ...
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Ricordi di Parigi (pagina 9)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Haiti, alla Bolivia, tra i mobili di Buenos Ayres e gli abbigliamenti delle signore di Lima, fra i cappelli di foglie di sen, le stoffe d'alpaga e i tappeti di lama, in mezzo alle canne di zucchero, ai bambù, alle liane, alle scaglie di coccodrillo, agl'idoli informi, alle memorie dei primi conquistatori; fin che il quadro selvaggio e grandioso, che vi riempie di pensieri solenni, s'interrompe bruscamente fra i mille colori ridenti e i mille ninnoli puerili d'un bazar musulmano, da cui, fra due pesanti cortine, s'intravvedono le pareti misteriose d'un arem ... Fatti pochi passi, si arriva nello scompartimento dei gioielli, che è un solo enorme scrigno, che contiene ottanta milioni di lire in perle e in diamanti; pieno di rarità bizzarre e di lavori meravigliosamente delicati, da far desiderare a un osservatore onesto d'aver le mani legate; e nelle sale dell'oreficeria, in mezzo ai vasi e alle statuette da salotti reali, alle posate d'oro, agli altari sfolgoranti, a mille piccoli capolavori da grandi borse che metterebbero il furore del lusso casalingo in un Arabo del deserto ... Ma qui vi sentite già dare al capo un misto di profumi femminei, che vi mettono in ribollimento l'immaginazione, e un passo più là siete nell'esposizione seducente delle profumerie, splendida di mille colori, dove, chiudendo gli occhi, sognate in un minuto secondo tutti i peccati mortali di Parigi, Questi contrasti son frequentissimi ... Girate, per esempio, nello scompartimento del così detto article de Paris, pieno di cofanetti, di pettini, di canestrini, di scrignetti, d'infiniti ninnoli graziosi e preziosi, che esprimono tutte le più raffinate mollezze della vita signorile, e già vi sentite come viziati da mille desiderii da bellimbusto e da donnetta: ecco tutt'a un tratto una raffica brutale di vento oceanico e un coro di voci rudi e sinistre, che vi dà una scossa alle fibre ... Siete entrati in una vasta sala decorata selvaggiamente di reti e di cordami enormi, in mezzo ai prodotti delle colonie francesi, tra le lancie e le freccie, tra gli uccelli strani e i feticci mostruosi, tra i bambù della Martinica e i piedi d'elefante della Cocincina; tra i vegetali del Senegal e i lavori dei deportati della Nuova Caledonia; tra mille cose che vi raccontano storie di fatiche, di dolori e di pericoli, da cui uscite pensierosi e ritemperati ...
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Ricordi di Parigi (pagina 10)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... S'entra nelle sale delle trine, dove c'è il lavoro di cinquecento mila mani di donna; veli e gale da imperatrici, che si manderebbero in aria con un soffio, quadri di pizzo pieni di figurine aeree, ombrellini e ventagli che paion fatti di ragnateli, e ricami di fata, vere pitture dell'ago, che farebbero domandare su due piedi, come un re delle Mille e una notte, la mano della ricamatrice incognita, a rischio di legarsi a un rosticcio ... Facciamo un sonnellino sopra uno dei mille divani del Campo di Marte e poi ritorniamo nel mare magno ... Figuratevi dei grandi chioschi di legno scolpiti, leggieri che paiono di carta o di paglia; delle vetrine cesellate, per la mostra dei fili di Scozia, che costano mille sterline l'una; delle case di vetro, degli archi trionfali, delle specie di colossali trionfi da tavola, carichi di oggetti, che potrebbero stare in mezzo a una piazza ...
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Ricordi di Parigi (pagina 16)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Bisogna considerare prima il grande lavoro del livellamento, per il quale si smossero o si trasportarono cinquecentomila metri cubi di terra; rappresentarsi l'enorme trincea che serpeggia sotto il palazzo del Campo di Marte, e distribuisce in sedici grandi correnti l'aria addensata dai venditori; abbracciare col pensiero l'azione poderosa dei grandi «generatori» che provvedono il vapore alle macchine motrici; il lavoro titanico delle trenta macchine motrici che trasmettono la vita a tutte le macchine dell'Esposizione; il movimento continuo delle formidabili trombe aspiranti che assorbono dei torrenti dalla Senna e li rispandono, per un labirinto di canali e di serbatoi sotterranei, ai condotti del Campo di Marte, ai bacini, alle fontane, agli acquarii, agli ascensori delle torri, alla cascata del Trocadero; rappresentarsi la rete infinita di strade ferrate che coprì quello spazio durante i lavori di costruzione, e le macchine innumerevoli che aiutarono le braccia dell'uomo al collocamento delle cose enormi; poi richiamare alla mente il lavoro immenso e febbrile dell'ultimo mese, un esercito d'operai d'ogni paese, formicolanti sull'orlo dei tetti, sulla sommità delle cupole, nelle profondità della terra, sospesi alle corde, ritti sulle impalcature vertiginose, a gruppi, a catene, a sciami, di giorno, di notte, al lume delle fiaccole, al bagliore della luce elettrica, in mezzo a nuvoli di polvere e di vapori, sollecitati da mille voci in cento lingue, in mezzo al frastuono d'un mare in tempesta e ai fremiti d'impazienza del mondo,—e infine ricordarsi che ne uscì quasi inaspettatamente quel meraviglioso caravanserai di cento popoli, pieno di tesori, di vegetazione e di vita,—e che ventiquattro mesi prima non c'era là che un deserto;—allora non si frena più quel sentimento d'ammirazione che, al primo entrare, era stato turbato da un effetto spiacevole d'apparenza ... Lassù, abbracciando con uno sguardo solo, come dalla cima d'un monte, quella vastissima spianata piena di memorie, che vide le feste simboliche della Rivoluzione e senti gli urrà degli eserciti di Marengo e di Waterloo; quel palazzo enorme e magnifico, su cui sventolano tutte le bandiere della terra; il grande fiume, i vasti parchi, i mille tetti, i cento torrenti umani che serpeggiano nel recinto immenso, inondato dalla luce dorata e calda del tramonto; la mente si apre a mille nuovi pensieri ... Si pensa ai milioni di creature umane che lavorarono per riempire quello sterminato museo, dagli artisti gloriosi nel mondo ai lavoratori solitarii e sconosciuti dei tugurii; alle mille cose là raccolte, su cui è caduta la lacrima dell'operaia e stillato il sudore del forzato; ai tesori conquistati a prezzo di vite innumerevoli; alle vittorie conseguite dal lavoro accumulato di dieci generazioni; alle ricchezze dei re, ai quaderni dei bimbi, alle sculture informi degli schiavi, confusi tutti, sotto quelle vôlte, in una specie di santa eguaglianza al cospetto del mondo; ai viaggi favolosi che fecero quei lavori e quei prodotti, calati sulle slitte dalle montagne, portati dalle carovane a traverso alle foreste e ai deserti, cavati dal fondo del mare e dalle viscere della terra, trasportati per i fiumi immensi e fra le tempeste degli oceani, come a un sacro pellegrinaggio; alle mille speranze che li accompagnarono, alle mille ambizioni che vi si fondano, alle idee infinite che scaturiranno dai confronti, ai nuovi ardimenti che nasceranno dai trionfi, ai racconti favolosi che si ripeteranno fin sotto le capanne delle più remote colonie; e finalmente che, grazie a tutto ciò, mille mani che non si sarebbero mai incontrate, si strinsero; che per un tempo molti odii, come in virtù d'una tregua di Dio, si quetarono; che milioni d'uomini, accorsi qui, si rispanderanno per tutta la terra portando un tesoro di nomi cari, prima ignorati, di nuove ammirazioni, di nuove simpatie, di nuove sperante, e un sentimento più grande e più potente dell'amor di patria ...
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Ricordi di Parigi (pagina 17)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Mille ingegni eletti, in varii tempi, non brillarono d'altra luce che del riflesso del suo genio; altri, attratti nella sua orbita, sparirono nel suo seno; altri s'affaticarono inutilmente, tutta la vita, per levarsi dalla fronte l'impronta ch'egli v'aveva stampata ... Egli sa esprimere tutto: sensazioni vaghe dell'infanzia, su cui s'era mille volte tormentato invano il nostro pensiero; i primi inesplicabili turbamenti amorosi della pubertà, le lotte più intime del cuore della fanciulla e della coscienza dell'assassino; profondità segrete dell'anima, che sentivamo in noi, ma in cui l'occhio della nostra mente non era mai penetrato; sfumature di sentimenti che credevamo ribelli al linguaggio umano ... Chi non ha fatto mille volte quest'osservazione? In alto v'è quel suo eterno ciel bleu che ricorre ad ogni pagina, i firmamenti mille volte percorsi, gli astri continuamente invocati, gli angeli, le aurore, gli oceani di luce, mille sogni e mille visioni della vita futura, un mondo tutto ideale, in cui egli si sprofonda come un estatico, trasportando con sè il lettore abbarbagliato e stordito; e sotto, dei mari neri e tempestosi, tenebre su tenebre, la sua eterna ombre, i suoi abîmes, i suoi gouffres, il bagno, la cloaca, la corte dei miracoli, il carnefice, il rospo, la putredine, la deformità, la miseria, tutto quanto v'ha di più orribile e di più immondo sopra la terra ...
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Ricordi di Parigi (pagina 20)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Potete preferirgli una legione d'altri ingegni viventi; ma siete costretti a riconoscere che alle mille teste di quella legione sovrasta la sua ... Quanta è la potenza del genio! Voi arrivate in una città enorme, trascorrete di divertimento in divertimento, d'emozione in emozione, in mezzo a un popolo immenso e tumultuoso, fra gente di ogni paese, fra i capolavori delle arti e delle industrie di unta la terra, fra mille spettacoli, mille pompe o mille seduzioni ... Si riconosce da mille segni ...
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Ricordi di Parigi (pagina 21)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Ma oltre a queste ci sono mille altre manifestazioni della coscienza ch'egli ha della sua grandezza: l'ardimento, superbo con cui mette le mani nella scienza e con cui affronta, passando, i più alti problemi della filosofia; la baldanza con cui ostenta le sue licenze letterarie, come se fosse certo che, coniate da lui, saranno moneta corrente e ricchezza comune; l'intonazione solenne delle sue prefazioni, che, annunziano l'opera come un avvenimento sociale; la cura scrupolosa con cui raccoglie o fa raccogliere tutte le sue minime parole e gli atti più insignificanti della sua vita ... Si riguarda quasi come un sacerdote di tutte le genti, sopravvissuto, per decreto della Provvidenza, a mille prove e a mille sventure, per vegliare sull'umanità ... Sentii un impulso potente che mi diedero insieme mille ricordi dell'adolescenza e della giovinezza, il sangue mi diede un tuffo violento, Cosetta mi mormorò:—Coraggio!—Ernani mi disse:—Sali!—Gennaro mi gridò:—Suona!—E suonai ...
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Ricordi di Parigi (pagina 22)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Per me non c'era più che un solo Hugo, il grande poeta amoroso e sdegnoso, pieno di consigli fortissimi e di sante consolazioni; l'uomo che m'aveva fatto delirare d'amore da giovanetto; che m'aveva fatto pensare e lottare da uomo; il poeta di cui le strofe fulminee m'eran sonate nel cuore sul campo di battaglia come grida eccitatrici d'un generale lontano; lo scrittore che aveva mille volte schiacciato il mio misero orgoglio d'impiastrafogli, facendomi provare non so che voluttà acre e salutare nell'umiliazione, che mi acquietava l'anima; l'autore di cui parlando m'era sgorgata mille volte dal cuore commosso la parola facile e calda che m'aveva cattivato delle simpatie; l'artista che mi aveva aiutato a esprimere mille sentimenti e a render l'immagine di mille cose che senza di lui mi sarebbero forse rimaste sepolte per sempre nell'anima; lo scrittore di cui in Spagna, in Grecia, sul Reno, sul Bosforo, sul mare, mi ricorreva ogni momento alla memoria un pensiero o una immagine, che rischiarava, formulava e commentava la mia emozione; il poeta dei fanciulli, il consolatore delle madri sventurate, il cantore delle morti gloriose, il grande pittore dei cieli e degli oceani; oggetto di vent'anni, di studio, di curiosità e di discussioni; mille volte abbandonato, mille volte ripreso, mille volte difeso; Galeotto d'amori gentili, auspice d'amicizie ardenti, compagno di veglie febbrili e provocatore di scoppi di pianto disperati; l'uomo, insomma, in cui avevo vissuto una gran parte della parte più bella della mia vita; che m'aveva trasfuso nelle vene il suo sangue, e delle cui opere mi ero fatto ossa, nervi e cervello ... Poi sentii la sua voce; una voce grave, ma dolce, in cui mi parve di sentire mille voci, e che mi stupì, come se, udendola, vedessi comparire Vittor Hugo per la seconda volta ...
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Ricordi di Parigi (pagina 28)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Sono composti d'una quantità enorme di particolari, che vi sfuggono in gran parte dopo la lettura, come i mille quadretti senza soggetto d'un museo olandese ... Non ci si vede la mano del romanziere che sceglie i fatti, che li accomoda per congegnarli, che li nasconde l'un dietro l'altro per sorprenderci, e che prepara un grande effetto con mille piccoli sacrifizi della verosimiglianza e della ragione ... Si legge e par di stare alla finestra, e di assistere ai mille piccoli accidenti della vita della strada ... Intanto egli coglie a volo mille nonnulla, il carro che passa, la nuvola che nasconde il sole, il vento che agita la tenda, il riflesso d'uno specchio, un rumore lontano, e il lettore stesso, dimenticando ogni altra cosa, vive tutto collo scrittore in quel momento e in quel luogo, e vi prova una illusione piacevolissima, che non gli lascia desiderare null'altro ... Ed è strana veramente l'apparizione di questo romanziere in maniche di camicia, dal petto irsuto e dalla voce rude, che dice tutto a tutti, in piena piazza, impudentissimamente; la sua apparizione improvvisa in mezzo a una folla di romanzieri in abito nero, ben educati e sorridenti, che dicono mille oscenità ...
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Ricordi di Parigi (pagina 36)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Egli ne ha già nella mente, come una visione, mille scene: abbozzi confusi, pagine lucidissime, catastrofi tremende e avventure comiche e descrizioni sfolgoranti, che gli ribollono dentro senza posa, e sono l'alimento vitale dell'anima sua ... Una curiosità smaniosa di mille cose s'impadronisce di noi, e ci fa correre dalla mattina alla sera coll'interrogazione sulle labbra e colla borsa in mano, come affamati in cerca di alimento ... Abbiamo già dinanzi un altro ideale di vita, da quello che avevamo arrivando, più facile allo spirito, più difficile alla borsa, verso il quale la nostra coscienza ha già fatto, prima che ce n'accorgiamo, mille piccole transazioni codarde ...
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Ricordi di Parigi (pagina 38)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... vertiginose, e mille restaurants, dove si gettano i mots crus da una parte all'altra della sala, o giocan di scherma coi piedi, sotto la tavola, coll'amico del cuore, a puntate pericolose? E che «genere»! Andate alle Folies Bergère: vi par di sentir ridere delle macchinette; sembra che abbian fatto tutte un corso di civetteria dalla stessa maestra; non movono un pelo senza uno scopo; regolano l'arte della seduzione col termometro, per non sciuparla, e la fan salire d'un grado alla volta, e hanno una tariffa per grado ... E il sesso mascolino, dunque! Quel formicolìo di gommeux, mostre di uomini, con quei vestiti da modellini di sarto, da cui spunta la cocca del fazzoletto e la punta della borsina e il guantino e il mazzettino; environnés, come dice il Dumas, d'une légére atmosphère de perruquier; senza spalle, senza petto, senza testa, senza sangue, che paiono fatti apposta per essere scappellati con una pedata da una ballerina del Valentino! E che ragazzaglia tutti quanti, giovani e vecchi, di tutte le classi! Trecento «cittadini» si affacciano alle spallette d'un ponte per veder lavare un cane; passa un tamburo, s'affolla mezzo mondo; e mille persone, in una stazione di strada ferrata, fanno un fracasso interminabile di battimani, d'urli e di risa perchè è caduto il cappello a un guardatreni; e guardatevi bene dal tossire, perchè possono mettersi a tossire tutti e mille insieme per tre quarti d'ora ... La superiorità loro è che il grosso della popolazione è un eccellente conduttore di questa specie d'elettricità dell'ingegno, per cui il motto arguto detto da uno la mattina, girando con rapidità meravigliosa, diventa proprietà di mille la sera, e ciascuno è sempre ricco di tutta la ricchezza circolante ... E questi spiritosi di seconda mano si somiglian tutti; sentito un commis voyageur, ne avete sentito mille ...
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Ricordi di Parigi (pagina 40)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Mille persone riunite hanno un'anima sola per comprendere e per sentire ... La corruzione medesima, enorme e splendida, finisce per sedurci come un vasto e svariatissimo campo di studio, più di quello che ci respinga per la sua laidezza; e ci abituiamo a considerarla quasi come una forma utile della vita, come una grande e terribile scuola, che chiude un tesoro infinito d'esperienze e d'idee, e fa scattare la molla di mille ingegni potenti ... —E così in tutti i campi della vita, trovate là con un sentimento misto di rammarico per voi e di ammirazione per Parigi, l'originale di mille cose di cui in casa vostra non avevate visto che il fac simile, ridotto a forma tascabile per la gente minuta ... Quindi un inseguirsi e un congiungersi continuo d'idee e di sforzi diretti al medesimo segno, una frequenza grande di attriti da cui esce luce e calore; ogni palmo di spazio disputato da mille contendenti; invece del cammino la corsa, invece della controversia la mischia; e in questa mischia perpetua, buttato via tutto il bagaglio superfluo, tutto fatto arma di offesa e di difesa, sfrondato il pensiero, stretto il linguaggio, precipitata l'azione; arte e vita ugualmente ardite e rapide, e tutto incoraggiato dalla gran voce festiva della grande città, che parla ad acutissime note cristalline, intese da tutta la terra ...
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Ricordi di Parigi (pagina 41)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Fino all'ultimo momento Parigi vi farà mille dispetti e mille carezze, come una bella donna nervosa, e voi proverete tutti gli alti e bassi d'una passione: oggi a' suoi piedi, umili; domani presi dal furore di morderla e di insultarla, e poi daccapo a chiederle perdono, affascinati ...
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Rinaldo (pagina 15)
di Torquato Tasso (estratti)
... 52 Con voglia così ingorda affettuosa, con sì fervidi baci e con sì spessi, spinto da forza interna ed amorosa ne le sue labbra le mie labbra impressi; ch'allor quasi stupita e sospettosa ella fissò ne' miei gli occhi suoi stessi, onde io cangiai pur nel medesmo istante in color mille il timido sembiante ... ” 55 Ma perché, lasso! ti racconto a pieno quel che duro già fu tanto a patire? E ch'or è duro a ricordar non meno, sì che 'l cor sento in mille parti aprire ... Uccider mi vols'io, ma pose freno a la man disperata ed al desire, dopo molta fatica e mille preghi, quel mio compagno a cui null'è ch'io neghi ... 6 S'alzava il sol dal mar con l'ore a paro, né di nubi copria le gote ardenti, e, ferendo per dritto il vario acciaro, mille formava in ciel lampi lucenti, e con un corruscar tremulo e chiaro fêa non ingrata offesa agli occhi intenti, tal ch'il campo sembrava Etna qualora l'aer con spessi fuochi orna e colora ...
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Rinaldo (pagina 39)
di Torquato Tasso (estratti)
... 64 Caggion su l'ampie fronti e su le cave tempie l'aspre percosse a mille a mille: non quando l'aria più di pioggia è grave versa Giunon sì spesse aquose stille ... 82 Quivi, poi che disgombro ebbe da quella, con mille rai di ragion vive e vere, del rio sospetto l'ombra iniqua e fella che rendea le lor menti oscure e nere, così aperse le labra a la favella, principio ad ambeduo d'alto piacere: — Dire a ragion colui si dee prudente che scorge più di quel ch'egli ha presente ...
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Storia di un'anima (pagina 30)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... Rammento i tuoi grigi pennacchi che venivano sulla varia superficie del mare, venivano incalzandosi e sfioccandosi: rammento il tuo gonfiare, il tuo colmo trasparente-verdiccio, e il concavo lenissimo: rammento la furia del voltolarti, la spuma bollente e il fragore del muggito, il torrente bianco che s'allargava sulla ghiaia, dibattendo le ondine, sommovendo i ciottoli, e i mille rivoletti che ridiscendevano con trosce lucenti, rigando la spiaggia a seconda del vento ... Rammento il torrente bianco che rompeva sui capi degli scogli, rimbalzando con pioggia sulle punte più alte, e il suo travolgersi, l'urtarsi, il frangersi, il ritornare tumescente, e le mille ondine, le cascatalle, le crespe: rammento il rombare dell'onda, poi il flagellare guazzoso, i mille gorgogli e i mille sospiri gravissimi: rammento i begli occhi iridei della spuma, che scoppiavano come tanti occhi di fantasime… ...
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Storia di un'anima (pagina 40)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... A quei tempi c'era l'incisione scrupolosa che vi dava l'idea dell'infinito mare con mille o mille dugento righe orizzontali e digradanti ... * * * O Genova! o Genova! Chi può mai descrivere i tuoi palazzi di via Balbi, della Nunziata, della Nuova o della Nuovissima, e le casette a otto piani nelle strettucce che sembrano scolatoi al mare? Chi ti dirà il nobile effluvio dei cedri e il plebeo fetore del baccalà; la splendida pace dei pensili orti e l'arrabattarsi lucroso nel porto: la vita opulentemente stanca nelle sale d'ozio e la insaziabile voluttà della marmaglia saettata dal sole: la bianca melanconia degli atri, degli scaloni, delle corti solitarie e l'immensa gazzarra delle mille navi? Chi dirà, in qual reggia, in qual sala dipinta da Guercino, Van Dik e Bubens, cento cavalieri e quaranta dame furono convitati magnificentissimamente, serviti con piatti d'argento e d'oro, e i piatti ammucchiati a formare tante colonne fino alla volta: e chi descriverà la cena del pollivendolo, il tozzo rosicchiato, sotto l'incarco d'una gabbiona pidocchiosa e insudiciata? Ma da che parte si deve incominciare? —Venturi non immemor ævi—Sibi et Urbi—è scritto sui potenti fastigi: Lodovico XII diceva ai patrizi di San Giorgio: «Voi siete meglio alloggiati di me:» e lo dicevano Carlo V e Filippo II ...
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Storia di un'anima (pagina 56)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... Ci sono entrato da un sentiero nicchiato sotto ai faggi, se potessi dirlo, una corritoia di verzura: l'Ospizio mi ha abbarbagliato gli occhi, cacciandomi dentro mille punture di luce, mille serpentelli, mille zigzag, colla sferza del suo sollione ...
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