Libri maestro

Libri su maestro, con la parola maestro

Decameron (pagina 17)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Per che, continuando il passar del maestro Alberto, avvenne un giorno di festa che, essendo questa donna con molte altre donne a sedere davanti alla sua porta e avendo di lontano veduto il maestro Alberto verso loro venire, con lei insieme tutte si proposero di riceverlo e di fargli onore, e appresso di motteggiarlo di questo suo innamoramento; e così fecero ... Il maestro, sentendosi assai cortesemente pugnere, fece lieto viso e rispose: “Madonna, che io ami, questo non dee esser maraviglia a alcun savio, e spezialmente voi, per ciò che voi il valete ... ” Il maestro, levatosi co' suoi compagni, ringraziò la donna: e, ridendo e con festa da lei preso commiato, si partì ...
Decameron (pagina 88)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... La donna, che da altro dolore stimolata era, rispose adirata dicendo: “Che direste voi, maestro, d'una gran cosa, quando d'una guastadetta d'acqua versata fate sì gran romore? Non se ne truova egli più al mondo?” A cui il maestro disse: “Donna, tu avvisi che quella fosse acqua chiara; non è così, anzi era un'acqua lavorata da far dormire”, e contolle per che cagion fatta l'avea ... ” Il maestro, veggendo che altro esser non poteva, fece far della nuova ... Voi sapete bene il legnaiulo di rimpetto al quale era l'arca dove noi il mettemmo; egli era testé con uno, di cui mostra che quella arca fosse, alla maggior quistion del mondo, ché colui domandava i denari dell'arca sua e il maestro rispondeva che egli non aveva venduta l'arca, anzi gli era la notte stata imbolata ... ” Disse il maestro: “E di che?” E la fante, non restando di lagrimar, disse: “Messer, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove più tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sì gliele diedi bere e la guastada riposi donde levata l'aveva; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto ... ” E cominciatasi dal capo gli contò la storia infin la fine, come ella, sua amica, in casa il medico menato l'avea e come gli avea data bere l'acqua adoppiata non conoscendola, e come per morto l'avea nell'arca messo; e appresso questo ciò che tra 'l maestro legnaiuolo e il signor dell'arca aveva udito gli disse, per quello mostrandogli come in casa i prestatori fosse pervenuto Ruggieri ... Ultimamente mandò per Ruggieri, e domandatolo dove la sera dinanzi albergato fosse, rispose che dove albergato si fosse non sapeva ma ben si ricordava che andato era a albergare con la fante del maestro Mazzeo, nella camera della quale aveva bevuta acqua per gran sete ch'avea, ma che poi di lui stato si fosse, se non quando in casa i prestatori destandosi s'era trovato in una arca, egli non sapea ...
Decameron (pagina 130)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Queste cose parvono alla Lusca gravi e alla donna gravissime: ma pure Amore, che è buono confortatore e gran maestro di consigli, le fece diliberar di farlo, e per la sua cameriera gli mandò dicendo che quello che egli aveva addimandato pienamente farebbe, e tosto; e oltre a ciò, per ciò che egli così savio reputava Nicostrato, disse che in presenzia di lui con Pirro si sollazzerebbe e a Nicostrato farebbe credere che ciò non fosse vero ... ” Disse allora Nicostrato: “Da poi che egli ti pare, e egli mi piace: mandisi senza più indugio per uno maestro il qual mel tragga ... ” Al quale la donna disse: “Non piaccia a Dio che qui per questo venga maestro: e' mi pare che egli stea in maniera che senza alcun maestro io medesima tel trarrò ottimamente ... E d'altra parte questi maestri son sì crudeli a far questi servigi, che il cuore nol mi patirebbe per niuna maniera di vederti o di sentirti tralle mani a niuno; e per ciò del tutto io voglio fare io medesima, ché almeno, se egli ti dorrà troppo, ti lascerò io incontanente: quello che il maestro non farebbe ...
Decameron (pagina 150)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... questa loro usanza, che non parea che senza Bruno il maestro potesse né sapesse vivere ... Bruno, parendogli star bene, acciò che ingrato non paresse di questo onor fattogli dal medico, gli aveva dipinta nella sala sua la Quaresima e uno agnusdei all'entrar della camera e sopra l'uscio della via uno orinale, acciò che coloro che avessero del suo consiglio bisogno il sapessero riconoscer dagli altri; e in una sua loggetta gli aveva dipinta la battaglia de' topi e delle gatte, la quale troppo bella cosa pareva al medico; e oltre a questo diceva alcuna volta al maestro, quando con lui non aveva cenato: “Stanotte fu' io alla brigata: e essendomi un poco la reina d'Inghilterra rincresciuta, mi feci venir la gumedra del gran can d'Altarisi ... ” Diceva il maestro: “Che vuol dir gumedra? Io non gl'intendo questi nomi ... ” “O maestro mio, “ diceva Bruno “io non me ne maraviglio, ché io ho bene udito dire che Porcograsso e Vannaccena non ne dicon nulla ... ” Disse il maestro: “Tu vuoi dire Ipocrasso e Avicena ... ” E così dicendogli alcuna volta per più accenderlo, avvenne che, parendo a messer lo maestro una sera a vegghiare (parte che il lume teneva a Bruno e ch'e' la battaglia de' topi e delle gatte dipigneva) bene averlo co' suoi onor preso, che egli si dispose d'aprirgli l'animo suo; e soli essendo gli disse: “Bruno, come Idio sa, egli non vive oggi alcuna persona per cui io facessi ogni cosa come io farei per te, e per poco, se tu mi dicessi che io andassi di qui a Peretola, io credo che io v'andrei; e per ciò non voglio che tu ti maravigli se io te dimesticamente e a fidanza richiederò ... Bruno aveva sì gran voglia di ridere, che egli in se medesimo non capeva, ma pur si tenne; e finita la canzone el maestro disse: “Che te ne pare?” Disse Bruno: “Per certo con voi perderieno le cetere de' sagginali, sì artagoticamente stracantate ... ” Disse il maestro: “Io dico che tu non l'avresti mai creduto, se tu non m'avessi udito ... Disse il maestro: “Io so bene anche dell'altre, ma lasciamo ora star questo ... ” A cui il maestro disse: “Sicuramente dì: io veggio che tu non mi conosci bene e non sai ancora come io so tenere segreto ... ” Allora disse il maestro: “Troppo mi piace ciò che tu ragioni; e se egli è uomo che si diletti de' savi uomini e favellami pure un poco, io farò bene che egli m'andrà sempre cercando, per ciò che io n'ho tanto del senno, che io ne potrei fornire una città e rimarrei savissimo ... ” Ordinato questo, Brun disse ogni cosa a Buffalmacco per ordine: di che a Buffalmacco parea mille anni di dovere essere a far quello che questo maestro sapa andava cercando ... Ma pure, quando tempo parve al maestro, sì come Bruno aveva fatto, così Buffalmacco richiese; di che Buffalmacco si mostrò molto turbato e fece a Bruno un gran romore in testa, dicendo: “Io fo boto ...
Decameron (pagina 151)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... all'alto Dio da Pasignano che io mi tengo a poco che io non ti do tale in su la testa, che il naso ti caschi nelle calcagna, traditor che tu se', ché altri che tu non ha queste cose manifestate al maestro ... ” Ma il maestro lo scusava forte dicendo e giurando sé averlo d'altra parte saputo; e dopo molte delle sue savie parole pure il paceficò ... Buffalmacco rivolto al maestro disse: “Maestro mio, egli si par bene che voi siete stato a Bologna e che voi infino in questa terra abbiate recata la bocca chiusa e ancora vi dico più, che voi non apparaste miga l'abicì in su la mela, come molti sciocconi voglion fare, anzi l'apparaste bene in sul mellone, ch'è così lungo; e se io non m'inganno, voi foste battezzato in domenica ... ” Allora il maestro disse a Buffalmacco: “Altro avresti detto se tu m'avessi veduto a Bologna, dove non era niun grande né piccolo, né dottore né scolare, che non mi volesse il meglio del mondo, sì tutti gli sapeva appagare col mio ragionare e col senno mio ... ” Allora disse Buffalmacco: “Veramente, maestro, voi le sapete troppo più che io non avrei mai creduto: di che io, parlandovi come si vuole parlare a' savi come voi siete, frastagliatamente vi dico che io procaccerò senza fallo che voi di nostra brigata sarete ... E venuto il dì che la notte seguente si dovean ragunare, il maestro gli ebbe ammenduni a desinare; e desinato ch'egli ebbero, gli domandò che modo gli conveniva tenere a venire a questa brigata; al quale Buffalmacco disse: “Vedete, maestro, a voi conviene esser molto sicuro, per ciò che, se voi non foste molto sicuro, voi potreste ricevere impedimento e fare a noi grandissimo danno; e quello a che egli vi conviene esser molto sicuro, voi l'udirete ...
Decameron (pagina 152)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Partitisi adunque costoro, come notte si venne faccendo il maestro trovò sue scuse in casa con la moglie; e trattane celatamente la sua bella roba, come tempo gli parve, messalasi indosso se n'andò sopra uno de' detti avelli; e sopra quegli marmi ristrettosi, essendo il freddo grande, cominciò a aspettar la bestia ... E così acconcio, venendogli Bruno appresso per vedere come l'opera andasse, se n'andò nella piazza nuova di Santa Maria Novella; e come egli si fu accorto che messer lo maestro v'era, così cominciò a saltabellare e a fare un nabissare grandissimo su per la piazza e a sufolare e a urlare e a stridire in guisa che se imperversato fosse ... Il quale come il maestro sentì e vide, così tutti i peli gli s'arricciarono adosso e tutto cominciò a tremare, come colui che era più che una femina pauroso; e fu ora che egli vorrebbe essere stato innanzi a casa sua che quivi ... Ma poi che Buffalmacco ebbe alquanto imperversato, come è detto, faccendo sembianti di rappaceficarsi, s'accostò all'avello sopra il quale era il maestro e stette fermo ... Il maestro, sì come quegli che tutto tremava di paura, non sapeva che farsi, se sù vi salisse o se si stesse ... Né prima, essendo egli entrato dentro così putente, fu l'uscio riserrato, che Bruno e Buffalmacco furono ivi per udire come il maestro fosse dalla sua donna raccolto ...
Decameron (pagina 159)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” A Calandrino pareva già aver la febbre; e ecco Bruno sopravenire, e prima che altro dicesse disse: “Calandrino, che viso è quello? E' par che tu sie morto: che ti senti tu?” Calandrino, udendo ciascun di costoro così dire, per certissimo ebbe seco medesimo d'esser malato, e tutto sgomentato gli domandò: “Che fo?” Disse Bruno: “A me pare che tu te ne torni a casa e vaditene in su il letto e facciti ben coprire, e che tu mandi il segnal tuo al maestro Simone, che è così nostra cosa come tu sai ... ” Essendo adunque a giacer posto, il suo segnale per una fanticella mandò al maestro Simone, il quale allora a bottega stava in Mercato Vecchio alla 'nsegna del mellone; e Bruno disse a' compagni: “Voi vi rimarrete qui con lui, e io voglio andare a sapere che il medico dirà, e, se bisogno sarà, a menarloci ... ” Bruno, andatose al maestro Simone, vi fu prima che la fanticella che il segno portava e ebbe informato maestro Simon del fatto; per che, venuta la fanticella e il maestro, veduto il segno, disse alla fanticella: “Vattene e dì a Calandrino che egli si tenga ben caldo, e io verrò a lui incontanente e dirogli ciò che egli ha e ciò che egli avrà a fare ... ” Bruno e Buffalmacco e Nello avevano sì gran voglia di ridere che scoppiavano, udendo le parole di Calandrino, ma pur se ne tenevano; ma il maestro Scimmione rideva sì squaccheratamente, che tutti i denti gli si sarebber potuti trarre ... Ma pure, a lungo andare, raccomandandosi Calandrino al medico e pregandolo che in questo gli dovesse dar consiglio e aiuto, gli disse il maestro: “Calandrino, io non voglio che tu ti sgomenti, ché, lodato sia Idio, noi ci siamo sì tosto accorti del fatto, che con poca fatica e in pochi dì ti dilibererò; ma conviensi un poco spendere ... ” Disse Calandrino: “Oimè! maestro mio, sì, per l'amor di Dio ... ” Calandrino lieto, levatosi, s'andò a fare i fatti suoi, lodando molto, ovunque con persona a parlar s'avveniva, la bella cura che di lui il maestro Simone aveva fatta, d'averlo fatto in tre dì senza alcuna pena spregnare; e Bruno e Buffalmacco e Nello rimaser contenti d'aver con ingegni saputa schernire l'avarizia di Calandrino, quantunque monna Tessa, avvedendosene, molto col marito ne brontolasse ...
La divina commedia (pagina 2)
di Dante Alighieri (estratti)

... Or va, ch'un sol volere è d'ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro" ... Queste parole di colore oscuro vid'ïo scritte al sommo di una porta; per ch'io: "Maestro, il senso lor m'è duro" ... E io ch'avea d'error la testa cinta, dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo? e che gent'è che par nel duol sì vinta?" ... E io: "Maestro, che è tanto greve a lor che lamentar li fa sì forte?" ... E poi ch'a riguardar oltre mi diedi, vidi genti a la riva d'un gran fiume; per ch'io dissi: "Maestro, or mi concedi ch'i' sappia quali sono, e qual costume le fa di trapassar parer sì pronte, com'i' discerno per lo fioco lume" ... "Figliuol mio", disse 'l maestro cortese, "quelli che muoion ne l'ira di Dio tutti convegnon qui d'ogne paese; e pronti sono a trapassar lo rio, ché la divina giustizia li sprona, sì che la tema si volve in disio ...
La divina commedia (pagina 3)
di Dante Alighieri (estratti)

... Lo buon maestro a me: "Tu non dimandi che spiriti son questi che tu vedi? Or vo' che sappi, innanzi che più andi, ch'ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi, non basta, perché non ebber battesmo, ch'è porta de la fede che tu credi; e s'e' furon dinanzi al cristianesmo, non adorar debitamente a Dio: e di questi cotai son io medesmo ... "Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore", comincia' io per voler esser certo di quella fede che vince ogne errore: "uscicci mai alcuno, o per suo merto o per altrui, che poi fosse beato?" ... Lo buon maestro cominciò a dire: "Mira colui con quella spada in mano, che vien dinanzi ai tre sì come sire: quelli è Omero poeta sovrano; l'altro è Orazio satiro che vene; Ovidio è 'l terzo, e l'ultimo Lucano ... Da ch'ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e 'l mio maestro sorrise di tanto; e più d'onore ancora assai mi fenno, ch'e' sì mi fecer de la loro schiera, sì ch'io fui sesto tra cotanto senno ... Poi ch'innalzai un poco più le ciglia, vidi 'l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia ... E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid'io venir, traendo guai, ombre portate da la detta briga; per ch'i' dissi: "Maestro, chi son quelle genti che l'aura nera sì gastiga?" ...
La divina commedia (pagina 5)
di Dante Alighieri (estratti)

... E io, ch'avea lo cor quasi compunto, dissi: "Maestro mio, or mi dimostra che gente è questa, e se tutti fuor cherci questi chercuti a la sinistra nostra" ... E io: "Maestro, tra questi cotali dovre' io ben riconoscere alcuni che furo immondi di cotesti mali" ... "Maestro mio", diss'io, "or mi dì anche: questa fortuna di che tu mi tocche, che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?" ... Lo buon maestro disse: "Figlio, or vedi l'anime di color cui vinse l'ira; e anche vo' che tu per certo credi che sotto l'acqua è gente che sospira, e fanno pullular quest'acqua al summo, come l'occhio ti dice, u' che s'aggira ... Allor distese al legno ambo le mani; per che 'l maestro accorto lo sospinse, dicendo: "Via costà con li altri cani!" ... E io: "Maestro, molto sarei vago di vederlo attuffare in questa broda prima che noi uscissimo del lago" ... Lo buon maestro disse: "Omai, figliuolo, s'appressa la città c'ha nome Dite, coi gravi cittadin, col grande stuolo" ... E io: "Maestro, già le sue meschite là entro certe ne la valle cerno, vermiglie come se di foco uscite fossero" ... E 'l savio mio maestro fece segno di voler lor parlar segretamente ...
La divina commedia (pagina 6)
di Dante Alighieri (estratti)

... Così disse 'l maestro; ed elli stessi mi volse, e non si tenne a le mie mani, che con le sue ancor non mi chiudessi ... Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo, e volsimi al maestro; e quei fé segno ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso ... E io: "Maestro, quai son quelle genti che, seppellite dentro da quell'arche, si fan sentir coi sospiri dolenti?" ... X Ora sen va per un secreto calle, tra 'l muro de la terra e li martìri, lo mio maestro, e io dopo le spalle ...
La divina commedia (pagina 7)
di Dante Alighieri (estratti)

... E già 'l maestro mio mi richiamava; per ch'i' pregai lo spirto più avaccio che mi dicesse chi con lu' istava ... Così 'l maestro; e io "Alcun compenso", dissi lui, "trova che 'l tempo non passi perduto" ... E io: "Maestro, assai chiara procede la tua ragione, e assai ben distingue questo baràtro e 'l popol ch'e' possiede ... "Filosofia", mi disse, "a chi la 'ntende, nota, non pure in una sola parte, come natura lo suo corso prende dal divino 'ntelletto e da sua arte; e se tu ben la tua Fisica note, tu troverai, non dopo molte carte, che l'arte vostra quella, quanto pote, segue, come 'l maestro fa 'l discente; sì che vostr'arte a Dio quasi è nepote ...
La divina commedia (pagina 10)
di Dante Alighieri (estratti)

... E io ancor: "Maestro, ove si trova Flegetonta e Letè? ché de l'un taci, e l'altro di' che si fa d'esta piova" ... Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, temendo 'l fiotto che 'nver' lor s'avventa, fanno lo schermo perché 'l mar si fuggia; e quali Padoan lungo la Brenta, per difender lor ville e lor castelli, anzi che Carentana il caldo senta: a tale imagine eran fatti quelli, tutto che né sì alti né sì grossi, qual che si fosse, lo maestro félli ... Lo mio maestro allora in su la gota destra si volse in dietro e riguardommi; poi disse: "Bene ascolta chi la nota" ...
La divina commedia (pagina 12)
di Dante Alighieri (estratti)

... uccello fa dire al falconiere "Omè, tu cali!", discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone dal suo maestro, disdegnoso e fello; così ne puose al fondo Gerïone al piè al piè de la stagliata rocca, e, discarcate le nostre persone, si dileguò come da corda cocca ... E 'l buon maestro, sanza mia dimanda, mi disse: "Guarda quel grande che vene, e per dolor non par lagrime spanda: quanto aspetto reale ancor ritene! Quelli è Iasón, che per cuore e per senno li Colchi del monton privati féne ... "Chi è colui, maestro, che si cruccia guizzando più che li altri suoi consorti", diss'io, "e cui più roggia fiamma succia?" ... Lo buon maestro ancor de la sua anca non mi dipuose, sì mi giunse al rotto di quel che si piangeva con la zanca ...
La divina commedia (pagina 14)
di Dante Alighieri (estratti)

... Lo buon maestro "Acciò che non si paia che tu ci sia", mi disse, "giù t'acquatta dopo uno scheggio, ch'alcun schermo t'aia; e per nulla offension che mi sia fatta, non temer tu, ch'i' ho le cose conte, perch'altra volta fui a tal baratta" ... "Credi tu, Malacoda, qui vedermi esser venuto", disse 'l mio maestro, "sicuro già da tutti vostri schermi, sanza voler divino e fato destro? Lascian' andar, ché nel cielo è voluto ch'i' mostri altrui questo cammin silvestro" ... "Omè, maestro, che è quel ch'i' veggio?", diss'io, "deh, sanza scorta andianci soli, se tu sa' ir; ch'i' per me non la cheggio ... E io: "Maestro mio, fa, se tu puoi, che tu sappi chi è lo sciagurato venuto a man de li avversari suoi" ... E al maestro mio volse la faccia; "Domanda", disse, "ancor, se più disii saper da lui, prima ch'altri 'l disfaccia" ...
La divina commedia (pagina 20)
di Dante Alighieri (estratti)

... Lo buon maestro a me tutto s'accolse, dicendo: "Dì a lor ciò che tu vuoli"; e io incominciai, poscia ch'ei volse: "Se la vostra memoria non s'imboli nel primo mondo da l'umane menti, ma s'ella viva sotto molti soli, ditemi chi voi siete e di che genti; la vostra sconcia e fastidiosa pena di palesarvi a me non vi spaventi" ... "O voi che sanz'alcuna pena siete, e non so io perché, nel mondo gramo", diss'elli a noi, "guardate e attendete a la miseria del maestro Adamo; io ebbi, vivo, assai di quel ch'i' volli, e ora, lasso!, un gocciol d'acqua bramo ... Ad ascoltarli er'io del tutto fisso, quando 'l maestro mi disse: "Or pur mira, che per poco che teco non mi risso!" ... "Maggior difetto men vergogna lava", disse 'l maestro, "che 'l tuo non è stato; però d'ogne trestizia ti disgrava ...
La divina commedia (pagina 22)
di Dante Alighieri (estratti)

... E io: "Maestro mio, or qui m'aspetta, sì ch'io esca d'un dubbio per costui; poi mi farai, quantunque vorrai, fretta" ... Questi pareva a me maestro e donno, cacciando il lupo e ' lupicini al monte per che i Pisan veder Lucca non ponno ... E avvegna che, sì come d'un callo, per la freddura ciascun sentimento cessato avesse del mio viso stallo, già mi parea sentire alquanto vento; per ch'io: "Maestro mio, questo chi move? non è qua giù ogne vapore spento?" ...
La divina commedia (pagina 23)
di Dante Alighieri (estratti)

... XXXIV "Vexilla regis prodeunt inferni verso di noi; però dinanzi mira", disse 'l maestro mio, "se tu 'l discerni" ... Quando noi fummo fatti tanto avante, ch'al mio maestro piacque di mostrarmi la creatura ch'ebbe il bel sembiante, d'innanzi mi si tolse e fé restarmi, "Ecco Dite", dicendo, "ed ecco il loco ove convien che di fortezza t'armi" ... "Quell'anima là sù c'ha maggior pena", disse 'l maestro, "è Giuda Scarïotto, che 'l capo ha dentro e fuor le gambe mena ... "Attienti ben, ché per cotali scale", disse 'l maestro, ansando com'uom lasso, "conviensi dipartir da tanto male" ... "Lèvati sù", disse 'l maestro, "in piede: la via è lunga e 'l cammino è malvagio, e già il sole a mezza terza riede" ...
La divina commedia (pagina 25)
di Dante Alighieri (estratti)

... Lo mio maestro e io e quella gente ch'eran con lui parevan sì contenti, come a nessun toccasse altro la mente ... "Or chi sa da qual man la costa cala", disse 'l maestro mio fermando 'l passo, "sì che possa salir chi va sanz'ala?" ... "Leva", diss'io, "maestro, li occhi tuoi: ecco di qua chi ne darà consiglio, se tu da te medesmo aver nol puoi" ... Così 'l maestro; e quella gente degna "Tornate", disse, "intrate innanzi dunque", coi dossi de le man faccendo insegna ... Poi che noi fummo in su l'orlo suppremo de l'alta ripa, a la scoperta piaggia, "Maestro mio", diss'io, "che via faremo?" ...
La divina commedia (pagina 31)
di Dante Alighieri (estratti)

... Io m'era mosso, e seguia volontieri del mio maestro i passi, e amendue già mostravam com'eravam leggeri; ed el mi disse: "Volgi li occhi in giùe: buon ti sarà, per tranquillar la via, veder lo letto de le piante tue" ... Vedeva Troia in cenere e in caverne; o Ilï¢n, come te basso e vile mostrava il segno che lì si discerne! Qual di pennel fu maestro o di stile che ritraesse l'ombre e ' tratti ch'ivi mirar farieno uno ingegno sottile? Morti li morti e i vivi parean vivi: non vide mei di me chi vide il vero, quant'io calcai, fin che chinato givi ... Ond'io: "Maestro, dì, qual cosa greve levata s'è da me, che nulla quasi per me fatica, andando, si riceve?" ...
Fior di passione
di Matilde Serao (estratti)

... La brigata si aggruppava attorno al pianoforte, dove un maestro giovane, pallido, con un grosso ciuffo di capelli neri sulla fronte, accompagnava il canto di una fanciulla gracile, biancovestita, con un filo di voce simpatica, che cantava una romanza di Bizet ... Il maestro giovanetto, pallido, col grosso ciuffo di capelli neri sulla fronte, arrivato da poco da Londra, raccontava a quei suoi amici napoletani l'ostinazione delle misses e delle mistresses inglesi a volere imparare le patetiche romanze italiane: ne rifaceva le smorfie e le contorsioni, vivacemente col brio del napoletano che si vendica della lunga stagione di nebbia sopportata a malincuore ... Ora Fulvio non vedeva che il busto scintillante di perline nere e la mano sottile levata, premente le stecche nere del ventaglio: una vela di raso nero gli celava la faccia di Paola: tutti ridevano per le caricature del maestro di musica: Fulvio aveva gli occhi pieni di lacrime ... --È una romanza in azione--disse il maestro di musica rompendo il silenzio ... --Beati, loro--disse Fulvio, --Perchè li invidii?--chiese il maestro di musica ... --Bisogna ammogliarsi--disse il maestro di musica ...
Libro proibito (pagina 6)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... AD UN MAESTRO PLAGIARIO Con frasi tolte a prestito Tu l'opere componi; Opere invan le intitoli, Non son che operazioni ... Ai mantici qualcuno ha riparato? AL PIÙ ALTO DEI MAESTRI Maestro: alle tue musiche Crescer dovresti il prezzo… ... Col metro misurandoti Formi un maestro e mezzo ...
Piccolo mondo moderno (pagina 47)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... Non si cominciava più con la conferenza, si cominciava con la musica, per causa del maestro Bragozzo, il quale, fiutato in aria l'odor di ballo, aveva dichiarato netto a Carlino di non voler far udire il promesso atto della sua opera inedita dopo la conferenza, quando tutti sarebbero stati impazienti di ballare ... E per la musica non c'era da uscire dalla villa perchè il maestro preferiva quella piccola sala alla grande sala della Foresteria: pochi uditori ma scelti! "Cosa vuole?" diss'egli alla contessa malignetta ... Di cinquanta uomini che mi applaudiranno, ve ne saranno venti capaci di dirmi quando saremo fuori: «La diga, maestro; bela quela roba, ma longheta» ... Qualche signorina, poi, sarebbe capacissima di venirmi a dire, come mi è toccato ancora dopo aver suonato Beethoven, o Schumann, o Mendelssohn: «Bravo maestro: ma ora ci suoni qualche cosa di bello» ... A questa placida svolta del racconto si udirono gli eroi del maestro Bragozzo delirare di passione con lo strepito più indiavolato, e un signore grosso uscì sulla terrazza, si accostò al gruppo ...
Piccolo mondo moderno (pagina 50)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... Proprio in quel momento il maestro Bragozzo e una giovine signora sua allieva, due pure cellule sane di quel mobile tessuto umano, si confidavano certi loro ingenui comuni moti religiosi e morali dell'animo ... Il maestro era beato di non vedere "quell'amigo" che egli, come buon cristiano, come buon marito e come buon clericale, non poteva soffrire ... E la giovine signora, tutta fremente di speranze sante: "Crede, maestro, che ci sia un principio di rottura?" "Mi no so gnente ... "Crede proprio, maestro, che qui non ci siano altri pasticcetti stasera?" "Ghe ne sarà, ma i xe in credenza, e quell'altro, invece, el saria in tavola ... " Il maestro concluse che non vedeva l'ora di essere a casa sua dove non c'erano pasticci nè in tavola nè in credenza e dove le sue donne "siben che le ghi n'a puchi" benchè avessero pochi quattrini, vestivano più abbondantemente di queste ... Sopraggiunse Jeanne, sorrise al maestro e disse alla giovine signora che forse avrebbe il piacere di passare una parte dell'estate a Vena di Fonte Alta, vicino a lei che ci aveva una villetta ...