Libri lavoro
Libri su lavoro, con la parola lavoro
L'amore che torna (pagina 14)
di Guido da Verona (estratti)
... Ma vennero i tempi tristi; la madre ammalò, fors'anche di stanchezza; il lavoro le divenne impossibile, il denaro mancò ... Allora fu per Elena una corsa pazza lungo le vie di Parigi, ad ogni porta, ad ogni scala, in cerca di lavoro, di un qualsiasi lavoro che desse una tazza di brodo per la madre malata, che desse la legna per accendere un po' di fuoco la notte, quand'ella tremava, scarna, sotto la coltre, vaneggiando ... Mathias andava in cerca di lavoro per lei come per una sorella; poi, la sera, non potendo recare di meglio, portava un cordiale per la malata, un succo di carne per sostentarla, un giornale che la divertisse, un fiore ...
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L'arte di prender marito (pagina 15)
di Paolo Mantegazza (estratti)
... Essi non sono mai stanchi che d'una sola stanchezza, quella dell'ozio; mentre l'uomo per sentirsi vivere, per godere della vita deve provare ogni giorno un'altra stanchezza, l'unica salubre, l'unica umana; quella del lavoro ... Sia pure lavoro di sport, a cavallo o sul velocipede o sopra un yacht o a caccia, o lavoro di pensiero nel gabinetto, nello studio, tra i campi, nel vagone o sul piroscafo del viaggiatore ... Il lavoro ha tante vie, che a percorrerle tutte un uomo dovrebbe vivere cento vite ...
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Ricordi di Parigi (pagina 15)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... L'ultima sala delle belle arti mette nella galleria del lavoro ... In una parte il lavoro si presenta sotto l'aspetto d'una distruzione furiosa, fra denti enormi di ferro e artigli d'acciaio, che stritolano e sbranano con un fracasso d'inferno, in cui si sente un suono confuso di lamenti umani; in mezzo a un roteggio intricato, vertiginoso, feroce, che sbricciolerebbe un titano come un gingillo di vetro ... Tutta l'enorme galleria è piena dell'immenso affanno del lavoro ...
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Ricordi di Parigi (pagina 16)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Bisogna considerare prima il grande lavoro del livellamento, per il quale si smossero o si trasportarono cinquecentomila metri cubi di terra; rappresentarsi l'enorme trincea che serpeggia sotto il palazzo del Campo di Marte, e distribuisce in sedici grandi correnti l'aria addensata dai venditori; abbracciare col pensiero l'azione poderosa dei grandi «generatori» che provvedono il vapore alle macchine motrici; il lavoro titanico delle trenta macchine motrici che trasmettono la vita a tutte le macchine dell'Esposizione; il movimento continuo delle formidabili trombe aspiranti che assorbono dei torrenti dalla Senna e li rispandono, per un labirinto di canali e di serbatoi sotterranei, ai condotti del Campo di Marte, ai bacini, alle fontane, agli acquarii, agli ascensori delle torri, alla cascata del Trocadero; rappresentarsi la rete infinita di strade ferrate che coprì quello spazio durante i lavori di costruzione, e le macchine innumerevoli che aiutarono le braccia dell'uomo al collocamento delle cose enormi; poi richiamare alla mente il lavoro immenso e febbrile dell'ultimo mese, un esercito d'operai d'ogni paese, formicolanti sull'orlo dei tetti, sulla sommità delle cupole, nelle profondità della terra, sospesi alle corde, ritti sulle impalcature vertiginose, a gruppi, a catene, a sciami, di giorno, di notte, al lume delle fiaccole, al bagliore della luce elettrica, in mezzo a nuvoli di polvere e di vapori, sollecitati da mille voci in cento lingue, in mezzo al frastuono d'un mare in tempesta e ai fremiti d'impazienza del mondo,—e infine ricordarsi che ne uscì quasi inaspettatamente quel meraviglioso caravanserai di cento popoli, pieno di tesori, di vegetazione e di vita,—e che ventiquattro mesi prima non c'era là che un deserto;—allora non si frena più quel sentimento d'ammirazione che, al primo entrare, era stato turbato da un effetto spiacevole d'apparenza ... Si pensa ai milioni di creature umane che lavorarono per riempire quello sterminato museo, dagli artisti gloriosi nel mondo ai lavoratori solitarii e sconosciuti dei tugurii; alle mille cose là raccolte, su cui è caduta la lacrima dell'operaia e stillato il sudore del forzato; ai tesori conquistati a prezzo di vite innumerevoli; alle vittorie conseguite dal lavoro accumulato di dieci generazioni; alle ricchezze dei re, ai quaderni dei bimbi, alle sculture informi degli schiavi, confusi tutti, sotto quelle vôlte, in una specie di santa eguaglianza al cospetto del mondo; ai viaggi favolosi che fecero quei lavori e quei prodotti, calati sulle slitte dalle montagne, portati dalle carovane a traverso alle foreste e ai deserti, cavati dal fondo del mare e dalle viscere della terra, trasportati per i fiumi immensi e fra le tempeste degli oceani, come a un sacro pellegrinaggio; alle mille speranze che li accompagnarono, alle mille ambizioni che vi si fondano, alle idee infinite che scaturiranno dai confronti, ai nuovi ardimenti che nasceranno dai trionfi, ai racconti favolosi che si ripeteranno fin sotto le capanne delle più remote colonie; e finalmente che, grazie a tutto ciò, mille mani che non si sarebbero mai incontrate, si strinsero; che per un tempo molti odii, come in virtù d'una tregua di Dio, si quetarono; che milioni d'uomini, accorsi qui, si rispanderanno per tutta la terra portando un tesoro di nomi cari, prima ignorati, di nuove ammirazioni, di nuove simpatie, di nuove sperante, e un sentimento più grande e più potente dell'amor di patria ... Si pensano queste cose e si applaude senza dubbio, in quei momenti, con più vivo entusiasmo all'Esposizione; ma più che all'Esposizione si benedice a questa augusta legge, a questo immortale e santo affanno: il Lavoro ...
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Ricordi di Parigi (pagina 33)
di Edmondo De Amicis (estratti)
... Si direbbe che la sua mente, per lavorar poi tranquilla e libera intorno alle minuzie, ha bisogno di tracciarsi prima i confini netti del suo lavoro, di sapere esattamente in quali punti potrà riposare, e quasi che estensione e che forma presenterà nella stampa il lavoro proprio ... —Io son un uomo paziente, vedete,—disse poi;—lavoro colla placidità d'un vecchio compilatore; provo piacere anche nelle occupazioni più materiali; prendo amore alle mie note e ai miei scartafacci; mi cullo nel mio lavoro, e mi ci trovo bene, come un pigro nella sua poltrona ... Forse che la battaglia è perduta perchè il soldato è ferito? Al lavoro, e ricominciamo!—E dice il fatto suo alla critica, alla sua maniera ...
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Storia di un'anima (pagina 24)
di Ambrogio Bazzero (estratti)
... Sento già vergogna delle persone con cui dovrò parlare per il lavoro sui Musei privati di Milano pel Vallardi ... Per il nuovo lavoro che devo cucire avevo bisogno di un po' di coraggio ... —Oggi ho incominciato il lavoro di archeologia: non ho pensato a te e ho potuto lavorare ...
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