Libri gran

Libri su gran, con la parola gran

Confessioni di un Italiano
di Ippolito Nievo (estratti)

... La circostanza, altri direbbe la sventura, di aver vissuto in questi anni mi ha dunque indotto nel divisamento di scrivere quanto ho veduto sentito fatto e provato dalla prima infanzia al cominciare della vecchiaia, quando gli acciacchi dell'età, la condiscendenza ai più giovani, la temperanza delle opinioni senili e, diciamolo anche, l'esperienza di molte e molte disgrazie in questi ultimi anni mi ridussero a quella dimora campestre dove aveva assistito all'ultimo e ridicolo atto del gran dramma feudale ... Così l'esposizione de' casi miei sarà quasi un esemplare di quelle innumerevoli sorti individuali che dallo sfasciarsi dei vecchi ordinamenti politici al raffazzonarsi dei presenti composero la gran sorte nazionale italiana ... Un'altra asseveranza deggio io fare, alla quale la voce d'un ottuagenario sarà forse per dare alcuna autorità; e questa è, che la vita fu da me sperimentata un bene; ove l'umiltà ci consenta di considerare noi stessi come artefici infinitesimali della vita mondiale, e la rettitudine dell'animo ci avvezzi a riputare il bene di molti altri superiore di gran lunga al bene di noi soli ... La mia esistenza temporale, come uomo, tocca omai al suo termine; contento del bene che operai, e sicuro di aver riparato per quanto stette in me al male commesso, non ho altra speranza ed altra fede senonché essa sbocchi e si confonda oggimai nel gran mare dell'essere ... Io vissi i miei primi anni nel castello di Fratta, il quale adesso è nulla più d'un mucchio di rovine donde i contadini traggono a lor grado sassi e rottami per le fonde dei gelsi; ma l'era a quei tempi un gran caseggiato con torri e torricelle, un gran ponte levatoio scassinato dalla vecchiaia e i più bei finestroni gotici che si potessero vedere tra il Lemene e il Tagliamento ...
Confessioni di un Italiano (pagina 8)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Quanto a giustizia io credo che la cosa stesse fra gatti e cani, cioè che nessuno la pigliasse sul serio, eccettuati i pochi timorati di Dio che anco erano soggetti a pigliar di gran granchi per ignoranza ... Comunque la sia, se al di qua del Tagliamento predominava fra i castellani il partito veneziano, al quale si vantavano di appartenere da tempo immemorabile i Conti di Fratta; al di là invece la fazione imperiale padroneggiava sfacciatamente, la quale, se cedeva all'emula in popolarità ed in dovizia, le era di gran lunga soprastante per operosità, e per audacia ... Indi passò colla terza lettera al castello del Partistagno, il quale avea già saputo dell'umiltà dei compagni e lo attendeva rispettosamente nella gran sala del pianterreno ... Il Messer Grande entrò col suo gran robone rosso che spazzava la polvere, e con atto solenne cavata di petto la lettera ed apertala, ne lesse il contenuto ... Con queste parole egli lo aveva condotto saltellone fin sulla soglia del castello, ove gli diede uno spintone che lo mandò a ruzzolare fuori dieci passi sul terreno con gran risa degli spettatori ...
Confessioni di un Italiano (pagina 10)
di Ippolito Nievo (estratti)

... In compagnia delle persone di casa che ho nominato fin qui, il piovano di Teglio, mio maestro di dottrina e di calligrafia, usava passar qualche ora sotto la cappa del gran camino, rimpetto al signor Conte, facendogli delle gran riverenze ogni volta ch'esso gli volgeva la parola ... Perfino i suoi sguardi non si movevano senza qualche gran motivo; e pareva che stentatamente s'inducessero a traforare due siepaie di sopraccigli che proteggevano i loro agguati ... Si imbandivano mense nella sala e in due o tre camere contigue; e s'accendeva il gran focolare della galleria, il quale era tanto grande che a saziarlo per una volta tanto non si richiedeva meno d'un mezzo passo di legna ...
Confessioni di un Italiano (pagina 16)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Finite le funzioni tutti restavano col capo basso in gran raccoglimento, ma volti verso l'altare del Rosario se la funzione era stata sull'altar maggiore, o viceversa; finché il signor Conte si alzava, si spartiva dinanzi un bel tratto d'aria con un gran segno di croce, e rimessi in tasca il libro d'orazione, il fazzoletto e la scatola, moveva grave e isteccato verso la pila dell'acqua santa ... Ma io, che non mi sentiva gran fatto riconoscente di questa distinzione, sapeva prender le mie misure in modo che chi mi dava la caccia tornava il più delle ...
Confessioni di un Italiano (pagina 24)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Quando poi egli parlava a labbra strette delle vicende di Francia e dei ministeri che vi si sbalzavano l'un l'altro, e del Re che non sapeva più a qual partito appigliarsi, e delle mene della Regina germanizzante, allora entrava ella a raccontare le cose de' suoi tempi e le splendidezze della corte, e gli intrighi e la servilità dei cortigiani, e la superba e quasi lugubre solitudine del gran Re, sopravvissuto a tutta la gloria di cui l'avevano ricinto i suoi contemporanei, per assistere alla frivolezza e alla turpitudine dei nipoti ... Passata dalla Corte di Francia al castello di Fratta, ella ricordava Venezia com'era stata nei primordi del Settecento, non indegna ancora del suffragio serbatole nel gran consiglio degli Stati europei; non poteva conoscere quanto in quel frattempo, e con qual lusinghiera orpellatura di eleganza, le sconcezze di Versailles e di Trianon venissero copiate vogliosamente a Rialto e nei palazzi del Canal Grande ... I Veneziani sentivano da gran tempo, massime nel Friuli, la pressura dell'Impero; e se aveano resistito colla forza al tempo della lor grandezza militare, e cogli accorgimenti politici al tempo della perdurante sapienza civile, allora poi che questa e quella eransi perdute nell'ignavia universale, i meglio pensanti si accontentavano di fidare nella Provvidenza ... Allora i vapori i telegrafi e le strade ferrate non avevano attuato ancora il gran dogma morale dell'unità umana; e ogni piccola società, relegata in se stessa dalle comunicazioni difficilissime, e da una indipendenza giurisdizionale quasi completa, si occupava anzi tutto e massimamente di sé, non curandosi del resto del mondo che come d'un pascolo alla curiosità ...
Confessioni di un Italiano (pagina 34)
di Ippolito Nievo (estratti)

... I dispetti della Pisana, le smorfie dei bei cugini, il mio abbattimento, la fuga, il risvegliarsi in riva al canale, il guazzo periglioso di questo, la gran prateria, il giungere sull'altura, le meraviglie di quella scena stupenda di grandezza, di splendore, e di mistero; il cader delle tenebre, i miei timori, e il correre traverso la campagna, e lo scalpitarmi a tergo del cavallo, e l'uomo dalla gran barba che m'avea tolto in groppa; il galoppo sfrenato traverso l'oscurità e la nebbia, le sculacciate di Germano sul primo giungere a Fratta, quegli altri martirii della cucina, e quello spiedo e quella Contessa, e la mia fermezza di non voler disobbedire alla raccomandazione di chi m'avea reso un servigio ad onta del tremendo castigo minacciatomi; la carezza della Clara e le parole del signor Lucilio, le mie smanie, le disperazioni poiché fui coricato, e l'apparimento in mezzo a queste della Pisana, della Pisana umile e superba, buona e crudele, sventata bizzarra e bellissima secondo il solito, non vi pare che ce ne fossero troppe pel cervello d'un bambino? E lì in un foglietto di carta sotto il pagliericcio io aveva un talismano che per tutta la vita mi avrebbe ravvivato a mio grado tutto quel giorno così vario così pieno ... Ma il vecchio m'avrebbe fatto squarciare, senza che il suo timpano si risolvesse ad avvertirlo delle mie grida; balzai dunque dal letto, e andai nella sua camera che appunto l'era sul finir di vestirsi, e gli dissi che io mi sentiva un gran mal di capo, e che per tutta la notte non avea chiuso occhio, e che mi chiamassero il dottore perché avea gran paura di morirne ...
Confessioni di un Italiano (pagina 35)
di Ippolito Nievo (estratti)

... pel dottore: ma prima scese in cucina a rubarmi un po' di brodo; impresa nella quale, protetto dall'oscurità del locale, riuscì a meraviglia; e io bevetti il brodo con gran pazienza benché avessi dentro una grandissima voglia di panetti, e poi m'adagiai sotto le coltri promettendo che avrei cercato di sudare ... — Eppure io ci ho un cugino che gode da molti anni di questa felicità e non ne è gran fatto contento ... Egli afferma che l'acqua è fatta pei pesci e che un gran controsenso fu quello dei vecchi Veneziani di piantarvisi entro ... Come si può immaginare, la voglia di riveder la Pisana dopo quell'improvvisata della notte scorsa ci ebbe un gran merito nella mia repentina guarigione; e quando discesi in cucina, mia prima cura fu quella di cercarla ... La famiglia avea finito il pranzo allora allora; e Monsignore incontrandomi per la scala mi accarezzò il mento contro ogni suo solito, e mi guardò le ammaccature della fronte, le quali poi non erano quel gran malanno ...
Confessioni di un Italiano (pagina 49)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Quanto al Venchieredo, in onta alla sua apparente tracotanza, ne ebbe una gran battisoffia dalla lettura di quella nota perocché comprese di volo che gli si voleva far la festa senza misericordia: perciò sulle prime vinsero gli argomenti della paura ... Ma poi pensò che non sarebbe stato sì facile il catturar lui senza qualche gran chiasso, e alla peggio per fuggire di là dall'Isonzo ogni ora gli pareva buona ... Erano villani e contrabbandieri che scappavano, e dietro a loro Cernide buli e cavallanti che scorazzavano alla rinfusa, sbraitando sulla piazza, percotendo malamente i contadini che incontravano e facendo il più gran subbuglio che si potesse vedere ...
Confessioni di un Italiano (pagina 64)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Con gran corredo di casse, di cassoni, di poltrone, e di suppellettili, i due maturi sposini s'erano imbarcati in una corriera; e sofferto angosciosamente il lungo martirio della noia e delle zanzare, in cinquanta ore di tragitto per paludi e canali erano sbarcati sul Lemene alla loro villeggiatura ... Serviti i rinfreschi nella gran sala di cui il vecchio patrizio lamentò i terrazzi troppo freschi, si venne ai soliti riconoscimenti, ai soliti dialoghi ... Un caffè ogni due usci, davanti a questo la solita tenda, e sotto dintorno a molti tavolini un discreto numero d'oziosi; leoni alati a bizzeffe sopra tutti gli edifici pubblici; donnicciuole e barcaiuoli in perpetuo cicaleccio per le calli e presso ai fruttivendoli; belle fanciulle al balcone dietro a gabbie di canarini o vasi di garofani e di basilico; su e giù per la podesteria e per la piazza toghe nere d'avvocati, lunghe code di nodari, e riveritissime zimarre di patrizi; quattro Schiavoni in mostra dinanzi le carceri; nel canale del Lemene puzzo d'acqua salsa, bestemmiar di paroni, e continuo rimescolarsi di burchi, d'ancore e di gomene; scampanio perpetuo delle chiese, e gran pompa di funzioni e di salmodie; madonnine di stucco con fiori festoni e festoncini ad ogni cantone; mamme bigotte inginocchiate col rosario; bionde figliuole occupate cogli amorosi dietro le porte; abati cogli occhi nelle fibbie delle scarpe e il tabarrino raccolto pudicamente sul ventre: nulla nulla insomma mancava a render somigliante al quadro la miniatura ...
Confessioni di un Italiano (pagina 65)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Siccome a Venezia le gran conversazioni erano di teatri, d'opere buffe e di tenori, esse si tenevano obbligate a discorrere di questi stessi argomenti; così il teatro di Portogruaro, che stava aperto un mese ogni due anni, godeva il raro privilegio di far parlare di sé un centinaio di bocche gentili per tutti i ventitré mesi intermedi ... Io non saprei a chi dar ragione; ma la gran ragione del sesso mi decide a favore di quelle signore ... Infatti ora vi sono a Portogruaro molte carrozze; e sì che gli scrigni nostri non godono una gran fama appetto a quelli dei nostri bisnonni ... Potete figurarvi che la nobildonna Frumier appena arrivata ebbe subito intorno una gran ressa di queste leziose ... Una gran dama, una gentildonna di gran levatura esercitata in tutti gli usi in tutti i raffinamenti della conversazione, mancava in fino allora ... Vi si preparavano i bei motti, le occhiatine ed i gesti per la gran comparsa; o vi si ripeteva quello che la sera prima avevano detto e fatto in casa Frumier ... I medici, fra parentesi, non erano nemmeno allora in gran voce di spiritualisti ...
Confessioni di un Italiano (pagina 73)
di Ippolito Nievo (estratti)

... E sì ch'io sono una contessa ed egli un cavasangue, buono al più pei miserabili e pei villani! Io sorrisi per molte idee che mi traversarono il capo a quelle parole; e seppi poi più chiaramente la cagione precisa di quella gran ira ... Infatti era un gran pezzo che non chiamavi il signor Lucilio a questo modo ... Caspita! come stavano mogi e attenti ad ascoltarlo tutti quegli altri signori! Io avrei dato non so che cosa per essere in lui a fare quella gran figura ... Mi misi di tutta schiena sopra Cicerone, sopra Virgilio, sopra Orazio: ne traduceva de' gran brani, li commentava a mio modo, e scriveva di mio capo sopra temi analoghi ... Io aveva scoperto da per me quel gran aiuto a vivere che si ha nel lavoro, e checché ne pensasse Martino, credo che sarei stato più misero di gran lunga se avessi svagato i miei dolori nella dissipazione o accresciutili coll'ozio ... Così stava da vera donnetta in conversazione; uscita poi, e sciolta dai rispetti umani, i diritti, dell'età si impadronivano di quel corpicciuolo ben tornito e gli facevano fare le più gran capriole, i più bizzarri contorcimenti del mondo ...
Confessioni di un Italiano (pagina 82)
di Ippolito Nievo (estratti)

... giù un gnocco che aveva in gola e soggiunse: — Insomma, Dio sia benedetto che ci ha voluto bene; e siamo salvi da un gran pericolo ... Il padre sospettava forse che voi e vostra moglie stavate ad ascoltare; ma del resto io vi posso assicurare, che se quel matrimonio non è andato, un gran merito ne viene a lui ... Il Partistagno s'impietosì di lasciare una donzella morir d'amore per lui, insuperbì di essere tenuto degno di diventar nipote di un senatore di Venezia, e confessò che egli pure era invaghito da gran tempo della donzella, e che soltanto una pigrizia naturale lo aveva trattenuto dal togliere quell'amore alla sua sfera platonica ... Pronunciata quest'ultima frase il giovine sbuffò come per la gran fatica che vi avea messo ad architettarla ... Fu introdotto nella gran sala ma dovette aspettare qualche poco perché anche i Conti di Fratta sapevano il galateo e non volevano mostrarsi dammeno dei loro nobilissimi ospiti ...
Confessioni di un Italiano (pagina 110)
di Ippolito Nievo (estratti)

... — Avranno fatto per imbonir noi a buttar avanti quel cognome; oppure quei gran generaloni si vergognano di dover fare una sì trista figura e hanno preso un nome finto, un nome che nessuno conosce perché la mala voce sia per lui ... I Frumier vi erano già tornati con gran rammarico della eletta società di Portogruaro; la Contessa adunque scrisse a suo figlio che avrebbe adoperato ottimamente di recarsi egli pure presso di lei, giacché un uomo in famiglia era una gran malleveria; e gli raccomandava di portar seco quanto più danaro poteva per ogni emergenza ... A Fratta poi esse giungevano sull'asino del mugnaio, o nella bisaccia del cursore; laonde non fu meraviglia se appena lontano tre miglia dal castello trovassi della gran novità ... Lo ripeto, il mio cavallo ci ebbe un gran merito, e fors'anco il bell'abito turchino di cui era ...
Confessioni di un Italiano (pagina 118)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Mio padre non fu verso di me né molto affettuoso né troppo discorsivo; si maravigliò assaissimo che col nome che portava mi fossi nicchiato in un così oscuro bugigattolo come era una cancelleria di campagna, e mi promise, che inscritto che io fossi come suo legittimo figliuolo nel Libro d'Oro, avrei fatto la mia gran figura nel Maggior Consiglio ... Vi si desideravano le tavole, e qualche forziere da riporre le robe, ma vi era per compenso un gran numero di armadi donde si cavava come per incanto ogni cosa che si potesse desiderare ... Mi parlò poi così in via di discorso della Pisana e dei gran corteggiatori che aveva a Venezia, e del suo torto marcio di non appigliarsi al più ricco per ristorarne la dignità della casa e la fortuna della mamma ...
Confessioni di un Italiano (pagina 120)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Serbava l'indipendenza la castità il mistero del mago; ed io solo conosceva forse il segreto di tale sua ritenutezza, poiché i costumi d'allora e più la sua fama di gran medico, di gran filosofo, non consentivano il sospetto d'un amore che lo preoccupasse tutto ... Perciò aveva raccomandato particolarmente la figliuola a una certa madre Redenta Navagero che era la più gran santa e astuta monaca del convento, perché con altri argomenti le rafforzasse l'anima contro le tentazioni del demonio ... Infatti costei ci si mise di gran lena e non dirò che a quel tempo fosse ita molto innanzi, ma avea fatto già uscire del capo alla Clara se non Lucilio certo tutte le altre cose del mondo ...
Confessioni di un Italiano (pagina 126)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Invece fra tanta calma di cielo e di terra, in un incanto sì poetico di vita e di primavera una gran repubblica si sfasciava, come un corpo marcio di scorbuto; moriva una gran regina di quattordici secoli, senza lagrime, senza dignità, senza funerali ... Per quanto avessero fretta i signori nobili di commettere il gran matricidio, le delizie del letto non consentirono che si anticipasse più d'un quarto d'ora sul solito orario ...
Confessioni di un Italiano (pagina 133)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Fu un gran sussurro intorno a quel libro ed all'anonimo autore; ma lo leggevano a porte chiuse col solo testimonio della candela, pronti a gettarlo sul fuoco al minimo sussurro ed a proclamare il giorno dopo sui caffè che le depredazioni di Lucullo e l'astuta generosità di Flaminio non somigliavano per nulla al governo generoso e liberale di Bonaparte ... Municipali, capi–popolo, ex–senatori, ex–nobili, dame, donzelle, abati e gondolieri s'affoltavano dietro la moglie del gran capitano ... Allora io diventai, dico dopo quel bacio, un personaggio di gran momento, e la Pisana mi onorò d'un'occhiata che non era certo indifferente ... Ma dubito ancora che l'avessi a danno degli altri, e che verso di me sarei stato di gran lunga più indulgente ...
Confessioni di un Italiano (pagina 143)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Raimondo e il Partistagno ch'io vedeva allora a Venezia per la prima volta, li seguivano con un'aria di trionfo; l'accostarsi di quest'ultimo a simil razza di gente mi spiacque non poco; non tanto per lui quanto perché era indizio del gran frutto che i furbi saprebbero trarre dalla pieghevole natura degli ignoranti ... Erano d'un nobiluomo forse morto da gran tempo e seppellito coi fantasmi de' suoi amori; non appariva il nome, ma la nobiltà del suo casato era accertata da molti passi sparsi qua e là in quella lunga corrispondenza ... Pare che le quistioni importanti non si trattassero in iscritto; invece l'amante si dava gran cura di metter in mostra le proprie belle qualità, e di descrivere le impressioni avute dalle buone grazie della bella in varie circostanze ...
Confessioni di un Italiano (pagina 160)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Se ne ride ora che sappiamo il futuro di quel passato; ma allora la fiducia era immensa; le virtù repubblicane e la operosa libertà del Medio Evo parevano cosa da poco; si riappiccavano arditamente alla gran larva scongiurata da Cesare ... A gran fatica potei condurla in un altro canto dove si raccoglieva una gran turba femminile, la più molesta e ciarliera che avesse mai empito un mercato ... — Eh cosa dite mai che non c'è nessuno? — s'intromise con una vociaccia arrocata dal gran gridare la Lucrezia ... — Dunque dunque, via, cos'è questa Repubblica Cisalpina? — chiese con mio gran conforto quella che mi pareva la più sciocca e pettegola ...
Confessioni di un Italiano (pagina 161)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Dall'ubbidire pecorilmente e male all'ubbidire attivamente e bene s'avea fatto un gran salto; il resto verrebbe dopo, Buonaparte mallevadore ... Quel giorno infatti fu un gran giorno, e degno di essere onorato dai posteri italiani ... Vergogna! Il gran sogno di Macchiavello dovea staccarsi quandocchesia dal mondo dei fantasmi per incombere attivamente sui fatti ...
Confessioni di un Italiano (pagina 172)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Del resto le pastorelle che giravano pei dintorni, e quelle che recavano il latte al convento, dicevano di aver veduto alla finestra una gran bella signora: e doveva essere l'amante del signor Ettore ... Io giurai ai miei compagni che sarei andato, che avrei veduto, nascesse quel che poteva nascere, e una sera di domenica fu scelta pel gran cimento ... Infatti verso il cader del sole, pigliando argomento da un gran polverio che si vedeva sorgere rimpetto al convento dalla parte della montagna (ed erano forse mandre che scendevano), io e alcuni de' miei compagni interessati alla scommessa, fingendoci sorpresi in una bettola vicina, corsimo fino alla prima scolta gridando che si avanzavano i Napoletani, e che dessero il segno mentre noi salivamo di gran fretta a Velletri ad ordinare il resto ...
Confessioni di un Italiano (pagina 185)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Altrimenti pel gran sussurro mi sarebbe crollato il soffitto sul capo ... Io affrettava il passo; e ve lo assicuro, non tanto per me quanto per veder la Pisana fuori di quel gran pericolo; ma ella se ne aveva a male, e borbottava della mia dappocaggine, e mi faceva montar la stizza portando a cielo Alessandro, e le sue belle maniere soldatesche, e i suoi frizzi e le sue baiate che non erano poi d'un gusto molto raffinato ... Allora la mia bile sforzò il turacciolo, e diedi una gran vociata gridando che se fossi stato donna io avrei voluto lodarmi piuttosto di Monsignore suo zio che di quel zoticone di colonnello ... Ella che ne aveva gran desiderio da un pezzo, perché i zuccherini cominciavano a impastarle la bocca, gli tornava allora dietro coi più dolci vezzi del mondo; e Alessandro s'incatorzoliva tutto per la contentezza ...
Confessioni di un Italiano (pagina 195)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Il mattino appresso venne l'ordinanza del colonnello ad avvertirmi che la signora aveva accolto benissimo la proposta, ma la desiderava ch'io le fossi presentato la sera, essendo quello giorno di gran faccende per lei ... Mio cognato Spiro, i miei amici di Bologna, i trenta scudi del colonnello Giorgi, il Gran Visir ... Per bacco! fosse la fame od altro, o un favore particolare della Provvidenza, quel giorno mi fermai più del solito su quell'idea del Gran Visir ... Ripassando per Piazza Mercanti, l'orologio segnava sette e tre quarti; m'avviai dunque verso l'alloggio del colonnello; ma la speranza del Gran Visir l'aveva lasciata alla Posta; e proprio sull'istante solenne fatale, tornava a farsi sentire la fame ...
Confessioni di un Italiano (pagina 201)
di Ippolito Nievo (estratti)

... — Che pazzia! E per te dunque, cosa ti rimane? — Per me mi rimangono due lire al giorno che mio marito vuol passarmi ad ogni costo malgrado la strettezza della sua fortuna; e con quelle in campagna posso vivere da gran signora ... Io aveva in borsa un centinaio di ducati, la Pisana volle a tutti i costi consegnarmene altri duecento ch'ella avea ricavato da certe gioie, e con questa gran somma ci disposimo allegramente alla partenza ... Prima di lasciar Venezia ebbi anche la fortuna di rivedere per l'ultima volta il vecchio Apostulos reduce allora dalla Grecia; egli era involto in quelle macchinazioni d'allora per la liberazione della sua patria mediante il patrocinio dei così detti Fanarioti o Greci di Costantinopoli; e faceva un gran correre qua e là col pretesto del commercio ...
Confessioni di un Italiano (pagina 206)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Pentirsi d'una azione buona e sublime, per quanto danno ce ne incolga, è sempre atto di gran codardia ... L'Aquilina, poveretta, gongolava tutta e non toccava terra pel gran piacere, io mi sforzava di godere della sua gioia, e posso credere di non averla almeno guastata ... Io mi sentiva entro una gran voglia di piangere, ma non era senza qualche dolcezza quella melanconia ... La sera gran festa da ballo: allora si pensò più che agli sposi a darsi bel tempo, e la giocondità fu piena e spontanea ... Le opere buone sono una gran distrazione ...
Confessioni di un Italiano (pagina 215)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Oh il gran dono è la luce! Non l'apprezza mai degnamente che chi l'ha perduta ... Egli aveva una gran clientela di Lordi e di principi dei quali governava a suo grado l'influenza; e le rimostranze che si erano udite al Parlamento per le deliberazioni del Congresso di Verona furono, credo, inspirate da lui ... Io voleva ritrarmi per le grandi spese che a ciò si dovevano incontrare, e per le quali certamente la mia borsa era tutt'altro che preparata; e poi, debbo confessarvelo, aveva quasi vergogna di manifestare questa gran premura di avere presso di me la mia famiglia, parendomi quasi far onta alla devozione unica e generosa della Pisana ... — No, no — mi rispose egli mestamente — gente di casa vi sarà necessaria; credete che ne proverrà gran bene anche alla contessa Pisana ...
Confessioni di un Italiano (pagina 228)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Sicché io più volte e con alquanta amarezza ebbi a beffarmi di sua madre che avea preso una gran soggezione di quel suo ghiribizzo giovanile di andarsene in Grecia ... — Sai cosa ho da dire? Che se dalle tre cause fossero venute quelle conseguenze che sperava io, ne avrei proprio picchiato le mani dal gran gusto! — Segno che hai sperato male, e che malamente hai aiutato le tue speranze! Vedi a che belle conseguenze siamo venuti! Tu ti ammazzi allo scrittoio, il nostro figliuolo più tenerello ci sta anch'egli notte e giorno come un martire, il maggiore invece, l'eroe, batte i bordelli e le taverne! — Eh diavolo! Che ce ne ho colpa io? Al postutto mi ricordo esser stato giovine ... Quell'accostarsi di Luciano alla generosa disperazione del sublime misantropo non mi garbava gran fatto; temeva che ne nascesse qualche somiglianza di passioni, che cioè la grandezza e la nobiltà dell'impresa fosse il minor incentivo a tentarla, e che in lui potesse l'ambizione come il fastidio dei piaceri nel torbido lord ...
Confessioni di un Italiano (pagina 231)
di Ippolito Nievo (estratti)

... La sposa di mio figlio, la quale dimorava allora presso il Conte con pompa quasi principesca, non poteva certo pretendere a gran vanto di bellezza ... Io che ebbi sempre, e l'ho ancora malgrado lo scirocco della vecchiaia, una maledetta propensione per le belle donne, non ne fui alle prime gran fatto contento ... Le nozze furono celebrate con gran pompa; e siccome Luciano aveva buon nome fra i soldati, il conte Capodistria ne racquistò qualche popolarità ...
Confessioni di un Italiano (pagina 251)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Guai se mi metton al gran cimento d'una regola del tre! Mi perderebbero la stima ... Piante secolari, ognuna delle quali sarebbe una selva sui fianchi scarnati dell'Appennino; vallate dove l'erba nasconde tutta una persona, e i tori selvatici fuggono cornando l'aspetto d'un uomo; torrenti abbandonati in cascate di cui l'occhio misura appena l'altezza; e le acque si disperdono in una lieve atmosfera nebbiosa che occupa tutta la valle e la immerge in un'iride incantevole; le viscere della terra chiudono l'oro e l'argento; i macigni si spaccano e ne escono diamanti; il gran fiume si volve immenso e tortuoso come un gran serpente addormentato, fra rive ombrose di banani e di catalpe ... Una casa costrutta di pietra viva ma che somiglia una tenda, tanto è aperta per ogni lato da logge, da atrii, da gallerie; dietro un gran giardino che finisce alla sponda del fiume, dinanzi un ...
Corbaccio (pagina 13)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E, se alcuno per aventura, avendola riguardata, la sua belleza commendata avesse e da lei fosse stato udito, questa era sì gran festa e sì grande allegreza che niun'altra mai a questa ne fu simigliante; né l'arebbe quel cotale alcuna cosa adomandata, ch'essa non l'avesse, potendo, fatta più che volentieri e tosto; e così, per contrario, colui, che biasimata l'avesse, l'arebbe volentieri colle propie mani ucciso ... E, acciò che io ora di questa materia più non dica, dico che questi sono gli ornati e laudevoli costumi e il gran senno e la maravigliosa eloquenzia che di costei il tuo amico, male consapevole del fatto, ti ragionava; questa era la gran costanzia, la somma forteza dell'animo di costei; questo era il grande studio e la sollecitudine continua, la quale ella avea alle cose oneste, come avere debbono quelle donne le quali gentili sono, come ella vuole essere tenuta, e per la qual meritamente tra le valorose antiche, di loro parlando, dee esser ricordata ...
Decameron (pagina 9)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Disse allora ser Ciappelletto: “E voi fate gran villania, per ciò che niuna cosa si convien tener netta come il santo tempio, nel quale si rende sacrificio a Dio ... Disse il santo frate: “Figliuol mio, che hai tu?” Rispose ser Ciappelletto: “Oimè, messere, ché un peccato m'è rimaso, del quale io non mi confessai mai, sì gran vergogna ho di doverlo dire; e ogni volta che io me ne ricordo piango come voi vedete, e parmi esser molto certo che Idio mai non avrà misericordia di me per questo peccato ... ” Disse allora ser Ciappelletto sempre piagnendo forte: “Oimè, padre mio, il mio è troppo gran peccato, e appena posso credere, se i vostri prieghi non ci si adoperano, che egli mi debba mai da Dio esser perdonato ... ” Ser Ciappelletto pur piagnea e nol dicea, e il frate pure il confortava a dire; ma poi che ser Ciappelletto piagnendo ebbe un grandissimo pezzo tenuto il frate così sospeso, e egli gittò un gran sospiro e disse: “Padre mio, poscia che voi mi promettete di pregare Idio per me, e io il vi dirò: sappiate che, quando io era piccolino, io bestemmiai una volta la mamma mia ... Disse il frate: “O figliuol mio, or parti questo così gran peccato? o gli uomini bestemmiano tutto il giorno Idio, e sì perdona Egli volentieri a chi si pente d'averlo bestemmiato; e tu non credi che Egli perdoni a te questo? Non piagner, confortati, ché fermamente, se tu fossi stato un di quegli che il posero in croce, avendo la contrizione che io ti veggio, sì ti perdonerebbe Egli ... ” Disse allora ser Ciappelletto: “Oimè, padre mio, che dite voi? la mamma mia dolce, che mi portò in corpo nove mesi il dì e la notte e portommi in collo più di cento volte! troppo feci male a bestemmiarla e troppo è gran peccato; e se voi non pregate Idio per me, egli non mi serà perdonato ... Li due fratelli, li quali dubitavan forte non ser Ciappelletto gl'ingannasse, s'eran posti appresso a un tavolato, il quale la camera dove ser Ciappelletto giaceva dividea da un'altra, e ascoltando leggiermente udivano e intendevano ciò che ser Ciappelletto al frate diceva; e aveano alcuna volta sì gran voglia di ridere, udendo le cose le quali egli confessava d'aver fatte, che quasi scoppiavano: e fra sé talora dicevano: “Che uomo è costui, il quale né vecchiezza né infermità né paura di morte, alla qual si vede vicino, né ancora di Dio, dinanzi al giudicio del quale di qui a picciola ora s'aspetta di dovere essere, dalla sua malvagità l'hanno potuto rimuovere, né far che egli così non voglia morire come egli è vivuto?” ...
Decameron (pagina 15)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E entrato dentro andò riguardando per tutto, e veduta la gran moltitudine delle tavole messe e il grande apparecchio della cucina e l'altre cose per lo desinare apprestate, fra se medesimo disse: ‘Veramente è questi così magnifico come uom dice ... Fermamente avarizia non mi dee avere assalito per uomo di piccolo affare: qualche gran fatto dee esser costui che ribaldo mi pare, poscia che così mi s'è rintuzzato l'animo d'onorarlo ... Fu adunque in Genova, buon tempo è passato, un gentile uomo chiamato messere Ermino de' Grimaldi, il quale, per quello che da tutti era creduto, di grandissime possessioni e di denari di gran lunga trapassava la ricchezza d'ogni altro ricchissimo cittadino che allora si sapesse in Italia ... Avvenne che in questi tempi, che costui non ispendendo il suo multiplicava, arrivò a Genova un valente uomo di corte e costumato e ben parlante, il qual fu chiamato Guiglielmo Borsiere, non miga simile a quegli li quali sono oggi, li quali, non senza gran vergogna de' corrotti e vituperevoli costumi di coloro li quali al presente vogliono essere gentili uomini e signor chiamati e reputati, son più tosto da dire asini nella bruttura di tutta la cattività de' vilissimi uomini allevati che nelle corti ...
Decameron (pagina 21)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Rinaldo, queste parole udendo e il lampeggiar degli occhi della donna veggendo, come colui che mentacatto non era, fattolesi incontro con le braccia aperte, disse: “Madonna, pensando che io per voi possa omai sempre dire che io sia vivo, a quello guardando donde torre mi faceste, gran villania sarebbe la mia se io ogni cosa che a grado vi fosse non m'ingegnassi di fare; e però contentate il piacer vostro d'abracciarmi e di basciarmi, ché io abraccerò e bascerò voi vie più che volentieri ... Per la qual cosa con quelli, successivamente or l'uno or l'altro a Firenze tornandosi, gran parte delle loro possessioni ricomperarono e molte dell'altre comperar sopra quelle, e presero moglie; e continuamente in Inghilterra prestando, a attendere a' fatti loro un giovane lor nepote, che avea nome Allessandro, mandarono, e essi tutti e tre a Firenze, avendo dimenticato a qual partito gli avesse lo sconcio spendere altra volta recati, non obstante che in famiglia tutti venuti fossero, più che mai strabocchevolmente spendeano e erano sommamente creduti da ogni mercatante, e d'ogni gran quantità di denari ... Le quali spese alquanti anni aiutò lor sostenere la moneta da Alessandro lor mandata, il quale messo s'era in prestare a baroni sopra castella e altre loro entrate, le quali da gran vantaggio bene gli rispondeano ...
Decameron (pagina 23)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E così disposta venendo, Idio, il quale solo ottimamente conosce ciò che fa mestiere a ciascuno, credo per la sua misericordia colui che a Lui piacea che mio marito fosse mi pose avanti agli occhi: e quel fu questo giovane” e mostrò Alessandro “il quale voi qui appresso di me vedete, li cui costumi e il cui valore son degni di qualunque gran donna, quantunque forse la nobiltà del suo sangue non sia così chiara come è la reale ... E il giorno posto da lui essendo venuto, davanti a tutti i cardinali e dimolti altri gran valenti uomini, li quali invitati a una grandissima festa da lui apparecchiata eran venuti, fece venire la donna realmente vestita, la quale tanto bella e sì piacevol parea che meritamente da tutti era commendata, e simigliantemente Alessandro splendidamente vestito, in apparenza e in costumi non miga giovane che a usura avesse prestato ma più tosto reale, e da' due cavalieri molto onorato; e quivi da capo fece solennemente le sponsalizie celebrare, e appresso, le nozze belle e magnifiche fatte, con la sua benedizione gli licenziò ... Il quale fu da tanto e tanto seppe fare, che egli paceficò il figliulo col padre: di che seguì gran bene all'isola, e egli n'acquistò l'amore e la grazia di tutti i paesani, e Agolante ricoverò tutto ciò che aver vi doveano interamente e ricco oltre modo si tornò a Firenze, avendol prima il conte Alessandro cavalier fatto ... Quivi, con quelle qualità medesime di mercatantie che egli aveva portate, trovò essere più altri legni venuti; per la qual cagione non solamente gli convenne far gran mercato di ciò che portato avea, ma quasi, se spacciar volle le cose sue, gliele convenne gittar via: laonde egli fu vicino al disertarsi ... E trovato comperatore del suo gran legno, con quegli denari e con gli altri che della sua mercatantia avuti avea comperò un legnetto sottile da corseggiare e quello d'ogni cosa oportuna a tal servigio armò e guernì ottimamente, e diessi a far sua della roba d'ogni uomo e massimamente sopra i turchi ... Egli, forse infra uno anno, rubò e prese tanti legni di turchi, che egli si trovò non solamente avere racquistato il suo che in mercatantia avea perduto ma di gran lunga quello aver raddoppiato ...
Decameron (pagina 27)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... si fece alle finestre e con una boce grossa, orribile e fiera disse: “Chi è laggiù?” Andreuccio, a quella voce levata la testa, vide uno il quale, per quel poco che comprender poté, mostrava di dovere essere un gran bacalare, con una barba nera e folta al volto, e come se del letto o da alto sonno si levasse sbadigliava e stropicciavasi gli occhi: a cui egli, non senza paura, rispose: “Io sono un fratello della donna di là entro ... Laonde Andreuccio, più cupido che consigliato, con loro si mise in via; e andando verso la chiesa maggiore, e Andreuccio putendo forte, disse l'uno: “Non potremmo noi trovar modo che costui si lavasse un poco dove che sia, che egli non putisse così fieramente?” Disse l'altro: “Sì, noi siam qui presso a un pozzo al quale suole sempre esser la carrucola e un gran secchione; andianne là e laverenlo spacciatamente ... La qual cosa costor vedendo, da subita paura presi, senza altro dir lasciaron la fune e cominciarono quanto più poterono a fuggire: di che Andreuccio si maravigliò forte, e se egli non si fosse bene attenuto, egli sarebbe infin nel fondo caduto forse non senza suo gran danno o morte; ma pure uscitone e queste arme trovate, le quali egli sapeva che i suoi compagni non avean portate, ancora più s'incominciò a maravigliare ...
Decameron (pagina 30)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... adunque Giannotto e la Spina in vita così dolente e essendovi già uno anno, senza ricordarsi Currado di loro, dimorati, avvenne che il re Piero da Raona per trattato di messer Gian di Procida l'isola di Cicilia ribellò e tolse al re Carlo; di che Currado, come ghibellino, fece gran festa ... La quale Giannotto sentendo da alcuno di quegli che a guardia l'aveano, gittò un gran sospiro e disse: “Ahi lasso me! ché passati sono omai quattordici anni che io sono andato tapinando per lo mondo, niuna altra cosa aspettando che questa, la quale ora che venuta è, acciò che io mai d'aver ben più non speri, m'ha trovato in prigione, della qual mai se non morto uscir non spero!” “E come?” disse il prigioniere “che monta a te quello che i grandissimi re si facciano? che avevi tu a fare in Cicilia?” A cui Giannotto disse: “El pare che 'l cuor mi si schianti ricordandomi di ciò che già mio padre v'ebbe a fare: il quale, ancora che piccol fanciul fossi quando me ne fuggi', pur mi ricorda che io nel vidi signore, vivendo il re Manfredi ... Questo udendo Currado avvisò lui dovere esser desso, e caddegli nell'animo, se così fosse, che egli a una ora poteva una gran misericordia fare e la sua vergogna e quella della figliuola tor via dandola per moglie a costui; e per ciò, fattosi segretamente Giannotto venire, partitamente d'ogni sua passata vita l'esaminò; e trovando per assai manifesti indizii lui veramente esser Giuffredi figliuolo d'Arrighetto Capece, gli disse: “Giannotto, tu sai quanta e quale sia la 'ngiuria la quale tu m'hai fatta nella mia propria figliuola, là dove, trattandoti io bene e amichevolemente, secondo che servidor si dee fare, tu dovevi il mio onore e delle mie cose sempre e cercare e operare; e molti sarebbero stati quegli, a' quali se tu quello avessi fatto che a me facesti, che vituperosamente t'avrebbero fatto morire: il che la mia pietà non sofferse ... ” E veggendo già nella prima forma i due giovani ritornati, onorevolemente vestitigli, domandò Giuffredi: “Che ti sarebbe caro sopra l'allegrezza la qual tu hai, se tu qui la tua madre vedessi?” A cui Giuffredi rispose: “Egli non mi si lascia credere che i dolori de' suoi sventurati accidenti l'abbian tanto lasciata viva; ma, se pur fosse, sommamente mi saria caro, sì come colui che ancora, per lo suo consiglio, mi crederei gran parte del mio stato ricoverare in Cicilia ...
Decameron (pagina 33)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... A questo gran piacere di Pericone e di lei, non essendo la fortuna contenta d'averla di moglie d'un re fatta divenire amica d'un castellano, le si parò davanti più crudele amistà ... E poi che parte della notte fu trapassata, aperto a' suoi compagni là dove Pericon con la donna dormiva e quella aperta, Pericone dormente uccisono e la donna desta e piagnente minacciando di morte, se alcun romor facesse, presero; e con gran parte delle più preziose cose di Pericone, senza essere stati sentiti, prestamente alla marina n'andarono, e quindi senza indugio sopra la nave se ne montarono Marato e la donna, e' suoi compagni se ne tornarono ... Dove col fedito insieme discese in terra: e con lui dimorando in uno albergo, subitamente corse la fama della sua gran bellezza per la città, e agli orecchi del prenze della Morea, il quale allora era in Chiarenza, pervenne ... E cercando de' modi e i parenti del fedito sappiendolo, senza altro aspettare prestamente gliele mandarono: il che al prenze fu sommamente caro e alla donna altressì, per ciò che fuori d'un gran pericolo esser le parve ...
Decameron (pagina 60)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ditemi, ricordavi egli che voi mai aveste alcuno amante?” La donna, udendo questo, gittò un gran sospiro e maravigliossi forte, non credendo che mai alcuna persona saputo l'avesse, quantunque di que' dì, che ucciso era stato colui che per Tedaldo fu sepellito, se ne bucinasse per certe parolette non ben saviamente usate dal compagno di Tedaldo che ciò sapea; e rispose: “Io veggio che Idio vi dimostra tutti i segreti degli uomini, e per ciò io son disposta a non celarvi i miei ... E per ciò che essi conoscono quanti meno sono i possessori d'una gran ricchezza tanto più stanno a agio, ognuno con romori, con ispaventamenti s'ingegna di rimuovere altrui da quello a che esso di rimaner solo disidera ... E quanti sien quegli a' quali essi fanno cotal risposta, che non la 'ntendono per lo modo che essi la dicono, gran parte di loro il sanno ...
Decameron (pagina 64)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E ritrovata una polvere di maravigliosa vertù, la quale nelle parti di Levante avuta avea da un gran prencipe (il quale affermava quella solersi usare per lo Veglio della Montagna quando alcun voleva dormendo mandare nel suo Paradiso o trarlone, e che ella, più e men data, senza alcuna lesione faceva per sì fatta maniera più e men dormire colui che la prendeva, che, mentre la sua vertù durava, non avrebbe mai detto colui in sé aver vita) e di questa tanta presane che a far dormir tre giorni sufficiente fosse, e in un bicchier di vino non ben chiaro ancora nella sua cella, senza avvedersene Ferondo, gliele diè bere: e lui appresso menò nel chiostro e con più altri de' suoi monaci di lui cominciarono e delle sue sciocchezze a pigliar diletto ... Il monaco bolognese, risentito Ferondo e quivi trovandosi senza sapere dove si fosse, entrato dentro con una voce orribile, con certe verghe in mano, presolo, gli diede una gran battitura ... ” Disse allora Ferondo: “Domine, dalle il buono anno! Io le voleva ben gran bene anzi che io morissi, tanto che io me la teneva tutta notte in braccio e non faceva altro che basciarla e anche faceva altro quando voglia me ne veniva”; e poi, gran voglia avendone, cominciò a mangiare e a bere, e non parendogli il vino troppo buono, disse: “Domine falla trista! ché ella non diede al prete del vino della botte di lungo il muro ... ” Ma poi che mangiato ebbe, il monaco da capo il riprese e con quelle medesime verghe gli diede una gran battitura ...
Decameron (pagina 77)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Costui, avendol già tutto unto di mele e empiuto di sopra di penna matta e messagli una catena in gola e una maschera in capo e datogli dall'una mano un gran bastone e dall'altra due gran cani che dal macello avea menati, mandò uno al Rialto che bandisse che chi volesse veder l'agnol Gabriello andasse in su la piazza di San Marco: e fu lealtà viniziana questa ... E questo fatto, dopo alquanto il menò fuori e miseselo innanzi, e andandol tenendo per la catena di dietro, non senza gran romore di molti, che tutti dicean: “Che sé quel? che sé quel?”, il condusse in su la Piazza, dove, tra quegli che venuti gli eran dietro e quegli ancora che, udito il bando, dal Rialto venuti v'erano, erano gente senza fine ... Laonde, veggendoci naturalmente a ciò inchinevoli, e appresso raguardato come la nostra mansuetudine e benignità sia di gran riposo e di piacere agli uomini co' quali a costumare abbiamo, e così l'ira e il furore essere di gran noia e di pericolo, acciò che da quella con più forte petto ci guardiamo l'amor di tre giovani e d'altrettante donne, come di sopra dissi, per l'ira d'una di loro di felice essere divenuti infelicissimi intendo con la mia novella mostrarvi ... Marsilia, sì come voi sapete, è in Provenza sopra la marina posta, antica e nobilissima città, e già fu di ricchi uomini e di gran mercatanti più copiosa che oggi non si vede; tra' quali ne fu un chiamato N'Arnald Civada, uomo di nazione infima ma di chiara fede e leal mercatante, senza misura di possessioni e di denari ricco, il quale d'una sua donna avea più figliuoli, de' qua tre n'erano femine e eran di tempo maggiori che gli altri che maschi erano ... Voi siete ricchissimi giovani, quello che non sono io: dove voi vogliate recare le vostre ricchezze in uno e me fare terzo posseditore con voi insieme di quelle e diliberare in che parte del mondo noi vogliamo andare a vivere in lieta vita con quelle, senza alcun fallo mi dà il cuor di fare che le tre sorelle, con gran parte di quello del padre loro, con essonoi dove noi andar ne vorremo ne verranno; e quivi ciascun con la sua, a guisa di tre fratelli, viver potremo li più contenti uomini che altri che al mondo sieno ...
Decameron (pagina 78)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Restagnone, avuta questa risposta da' giovani, ivi a pochi giorni si trovò con la Ninetta, alla quale non senza gran malagevolezza andar poteva; e poi che alquanto con lei fu dimorato, ciò che co' giovani detto avea le ragionò e con molte ragion s'ingegnò di farle questa impresa piacere ... E fra sé diliberati di doverne in Creti andare, vendute alcune possessioni le quali avevano, sotto titolo di volere co' denari andar mercatando, e d'ogni altra lor cosa fatti denari, una saettia comperarono e quella segretamente armarono di gran vantaggio, e aspettarono il termine dato ... Per che, venuta la notte che salire sopra la saettia dovevano, le tre sorelle, aperto un gran cassone del padre loro, di quello grandissima quantità di denari e di gioie trassono, e con esse di casa tutte e tre tacitamente uscite, secondo l'ordine dato, li lor tre amanti che l'aspettavan trovarono; con li quali senza alcuno indugio sopra la saettia montate, dier de' remi in acqua e andar via e senza punto rattenersi in alcun luogo la seguente sera giunsero a Genova, dove i novelli amanti gioia e piacere primieramente presero del loro amore ... E avuta una vecchia greca gran maestra di compor veleni, con promesse e con doni a fare un'acqua mortifera la condusse: la quale essa, senza altramenti consigliarsi, una sera a Restagnon riscaldato e che di ciò non si guardava diè bere ...
Decameron (pagina 84)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Le quali cose mentre che per lo Stramba e per l'Atticciato e per gli altri amici e compagni di Pasquino sì come frivole e vane in presenzia del giudice erano schernite, e con più instanzia la sua malvagità accusata, niuna altra cosa per lor domandandosi se non che il fuoco fosse di così fatta malvagità punitore, la cattivella, che dal dolore del perduto amante e dalla paura della dimandata pena dallo Stramba ristretta stava e per l'aversi la salvia fregata a' denti, in quel medesimo accidente cadde che prima caduto era Pasquino, non senza gran maraviglia di quanti eran presenti ... ” La qual cosa colui che del giardino era guardiano in presenza del giudice faccendo, non prima abbattuto ebbe il gran cesto in terra, che la cagione della morte de' due miseri amanti apparve ... La madre del fanciullo, di ciò avvedutasi, molte volte ne gli disse male e nel gastigò; e appresso co' tutori di lui, non potendosene Girolamo rimanere, se ne dolfe, e come colei che si credeva per la gran ricchezza del figliuolo fare del pruno un melrancio disse loro: “Questo nostro fanciullo, il quale appena ancora non ha quattordici anni, è sì innamorato d'una figliuola d'un sarto nostra vicina, che ha nome la Salvestra, che, se noi dinanzi non gliele leviamo, per avventura egli la si prenderà un giorno, senza che alcuno il sappia, per moglie, e io non sarò mai poscia lieta, o egli si consumerà per lei se a altrui la vedrà maritare; e per ciò mi parrebbe che, per fuggir questo, voi il doveste in alcuna parte mandare lontano di qui ne' servigi del fondaco, per ciò che, dilungandosi da veder costei, ella gli uscirà dell'animo e potrengli poscia dare alcuna giovane ben nata per moglie ... ” I tutori dissero che la donna parlava bene e che essi ciò farebbero a lor potere: e fattosi chiamare il fanciullo nel fondaco, gl'incominciò l'uno a dire assai amorevolmente: “Figliuol mio, tu se' ogimai grandicello: egli è ben fatto che tu incominci tu medesimo a vedere de' fatti tuoi; per che noi ci contenteremmo molto che tu andassi a stare a Parigi alquanto, dove gran parte della tua ricchezza vedrai come si traffica, senza che tu diventerai molto migliore e più costumato e più da bene là che qui non faresti, veggendo quei signori e quei baroni e quei gentili uomini che vi sono assai e de' lor costumi apprendendo; poi te ne potrai qui venire ... La quale fieramente di ciò adirata, non del non volere egli andare a Parigi ma del suo innamoramento, gli disse una gran villania; e poi, con dolci parole raumiliandolo, lo incominciò a lusingare e a pregar dolcemente che gli dovesse piacere di far quello che volevano i suoi tutori; e tanto gli seppe dire, che egli acconsentì di dovervi andare a stare uno anno e non più: e così fu fatto ...
Decameron (pagina 88)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Non guari appresso la mezza terza il medico, tornato da Amalfi, domandò che la sua acqua gli fosse recata, per ciò che medicare voleva il suo infermo; e trovandosi la guastadetta vota, fece un gran romore che niuna cosa in casa sua durar poteva in istato ... La donna, che da altro dolore stimolata era, rispose adirata dicendo: “Che direste voi, maestro, d'una gran cosa, quando d'una guastadetta d'acqua versata fate sì gran romore? Non se ne truova egli più al mondo?” A cui il maestro disse: “Donna, tu avvisi che quella fosse acqua chiara; non è così, anzi era un'acqua lavorata da far dormire”, e contolle per che cagion fatta l'avea ... La quale primieramente se n'andò al medico e piagnendo gl'incominciò a dire: “Messere, a me conviene domandarvi perdono d'un gran fallo il quale verso di voi ho commesso ... ” Disse il maestro: “E di che?” E la fante, non restando di lagrimar, disse: “Messer, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove più tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sì gliele diedi bere e la guastada riposi donde levata l'aveva; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto ... Ultimamente mandò per Ruggieri, e domandatolo dove la sera dinanzi albergato fosse, rispose che dove albergato si fosse non sapeva ma ben si ricordava che andato era a albergare con la fante del maestro Mazzeo, nella camera della quale aveva bevuta acqua per gran sete ch'avea, ma che poi di lui stato si fosse, se non quando in casa i prestatori destandosi s'era trovato in una arca, egli non sapea ... Lo stradicò, queste cose udendo e gran piacer pigliandone, e alla fante e a Ruggieri e al legnaiuolo e a' prestatori più ...
Decameron (pagina 95)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Disse la giovane allora: “Piacerebbevi egli, poi che altrove andar non posso, di qui ritenermi per l'amor di Dio stanotte?” Il buono uomo rispose: “Giovane, che tu con noi ti rimanga per questa sera n'è caro; ma tuttavia ti vogliam ricordare che per queste contrade e di dì e di notte e d'amici e di nemici vanno di male brigate assai, le quali molte volte ne fanno di gran dispiaceri e di gran danni; e se per isciagura, essendoci tu, ce ne venisse alcuna, e', veggendoti bella e giovane come tu se', e' ti farebbono dispiacere e vergogna, e noi non te ne potremmo aiutare ... E essendo già vicino al matutino, ella sentì un gran calpestio di gente andare: per la qual cosa levatasi, se n'andò in una gran corte, che la piccola casetta di dietro a sé avea, e vedendo dall'una delle parti di quella molto fieno, in quello s'andò a nascondere, acciò che, se quella gente quivi venisse, non fosse così tosto trovata ... E appena di nasconder compiuta s'era, che coloro, che una gran brigata di malvagi uomini era, furono alla porta della piccola casa; e fattosi aprire e dentro entrati e trovato il ronzin della giovane ancora con tutta la sella, domandaron chi vi fosse ... Il ronzin sentendogli, tirata la testa ruppe le cavezzine e cominciò a volersi fuggire, ma essendo intorniato e non potendo gran pezza co' denti e co' calci si difese: alla fine da loro atterrato e strozzato fu e subitamente sventrato, e tutti pascendosi, senza altro lasciarvi che l'ossa, il divorarono e andar via ...
Decameron (pagina 108)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... io avessi cembalo io direi alzatevi i panni, monna Lapa o Sotto l'ulivello è l'erba; o voleste voi che io dicessi L'onda del mare mi fa sì gran male? Ma io non ho cembalo, e per ciò vedete voi qual voi volete di queste altre ... E già l'ora venuta del dovere a concistoro tornare, fatti tutti dalla reina chiamare, come usati erano dintorno alla fonte si posero a sedere; e volendo già la reina comandare la prima novella, avvenne cosa che ancora adivenuta non v'era, cioè che per la reina e per tutti fu un gran romore udito che per le fanti e' famigliari si faceva in cucina ... Alla quale volendo Tindaro rispondere, la Licisca, che attempatetta era e anzi superba che no e in sul gridar riscaldata, voltatasi verso lui con un mal viso disse:– Vedi bestia d'uom che ardisce, là dove io sia, a parlare prima di me! Lascia dir me–, e alla reina rivolta disse:– Madonna, costui mi vuol far conoscere la moglie di Sicofante e, né più né meno come se io con lei usata non fossi, mi vuol dare a vedere che la notte prima che Sicofante giacque con lei messer Mazza entrasse in Monte Nero per forza e con ispargimento di sangue; e io dico che non è vero, anzi v'entrò paceficamente e con gran piacer di quei d'entro ... Frate, bene starebbono se elle s'indugiasser tanto! Alla fé di Cristo, ché debbo sapere quello che io mi dico quando io giuro: io non ho vicina che pulcella ne sia andata a marito, e anche delle maritate so io ben quante e quali beffe elle fanno a' mariti: e questo pecorone mi vuol far conoscer le femine, come se io fossi nata ieri!– Mentre la Licisca parlava, facevan le donne sì gran risa, che tutti i denti si sarebbero loro potuti trarre, e la reina l'aveva ben sei volte imposto silenzio ma niente valea: ella non ristette mai infino a tanto che ella ebbe detto ciò che ella volle ... – La qual cosa la Licisca udendo cominciò a ridere, e a Tindaro rivolta disse:–Ben lo diceva io: vatti con Dio, credi tu saper più di me tu, che non hai ancora rasciutti gli occhi? Gran mercé, non ci son vivuta invano io, no–; e, se non fosse che la reina con un mal viso le 'mpose silenzio e comandolle che più parola né romor facesse se esser non volesse scopata e lei e Tindaro mandò via, niuna altra cosa avrebbero avuta a fare in tutto quel giorno che attendere a lei ...
Decameron (pagina 109)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Fu adunque chiamata madonna Oretta e fu moglie di messer Geri Spina; la quale per avventura essendo in contado, come noi siamo, e da un luogo a un altro andando per via di diporto insieme con donne e con cavalieri, li quali a casa sua il dì avuti aveva a desinare, e essendo forse la via lunghetta di là onde si partivano a colà dove tutti a piè d'andare intendevano, disse uno de' cavalieri della brigata: “Madonna Oretta, quando voi vogliate, io vi porterò, gran parte della via che a andare abbiamo, a cavallo con una delle belle novelle del mondo ... Dico adunque che, avendo Bonifazio papa, appo il quale messer Geri Spina fu in grandissimo stato, mandati in Firenze certi suoi nobili ambasciadori per certe sue gran bisogne, essendo essi in casa di messer Geri smontati, e egli con loro insieme i fatti del Papa trattando, avvenne che, che se ne fosse cagione, messer Geri con questi ambasciadori del Papa tutti a piè quasi ogni mattina davanti a Santa Maria Ughi passavano, dove Cisti fornaio il suo forno aveva e personalmente la sua arte esserceva ... Il quale, veggendo ogni mattina davanti all'uscio suo passar messer Geri e gli ambasciadori del Papa, e essendo il caldo grande, s'avisò che gran cortesia sarebbe il dar lor bere del suo buon vin bianco; ma avendo riguardo alla sua condizione e a quella di messer Geri, non gli pareva onesta cosa il presummere d'invitarlo ma pensossi di tener modo il quale inducesse messer Geri medesimo a invitarsi ... Il quale, fatta di presente una bella panca venire di fuor dal forno, gli pregò che sedessero; e alli lor famigliari, che già per lavare i bicchieri si facevano innanzi, disse: “Compagni, tiratevi indietro e lasciate questo servigio fare a me, ché io so non meno ben mescere che io sappia infornare; e non aspettaste voi d'assaggiarne gocciola!” E così detto, esso stesso, lavati quatro bicchieri belli e nuovi e fatto venire un piccolo orcioletto del suo buon vino, diligentemente diede bere a messer Geri e a' compagni, alli quali il vino parve il migliore che essi avessero gran tempo davanti bevuto; per che, commendatol molto, mentre gli ambasciador vi stettero, quasi ogni mattina con loro insieme n'andò a ber messer Geri ... Il famigliare, forse sdegnato perché niuna volta bere aveva potuto del vino, tolse un gran fiasco ...
Decameron (pagina 114)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso e il miglior brigante del mondo: e oltre a questo, niuna scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l'avesse, non solamente un gran rettorico l'avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano: e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benvogliente ... È il vero che egli m'è d'un grande aiuto, per ciò che mai niun non mi vuol sì segreto parlare, che egli non voglia la sua parte udire; e se avviene che io d'alcuna cosa sia domandato, ha sì gran paura che io non sappia rispondere, che prestamente risponde egli e sì e no, come giudica si convenga ... E senza riguardare a un suo cappuccio sopra il quale era tanto untume, che avrebbe condito il calderon d'Altopascio, e a un suo farsetto rotto e ripezzato e intorno al collo e sotto le ditella smaltato di sucidume, con più macchie e di più colori che mai drappi fossero tartereschi o indiani, e alle sue scarpette tutte rotte e alle calze sdrucite, le disse, quasi stato fosse il Siri di Ciastiglione, che rivestir la voleva e rimetterla in arnese e trarla di quella cattività di star con altrui e senza gran possession d'avere ridurla in isperanza di miglior fortuna e altre cose assai: le quali quantunque molto affettuosamente le dicesse, tutte in vento convertite, come le più delle sue imprese facevano, tornarono in niente ... Trovarono adunque i due giovani Guccio Porco intorno alla Nuta occupato; della qual cosa contenti, per ciò che mezza la lor fatica era cessata, non contradicendolo alcuno nella camera di frate Cipolla, la quale aperta trovarono, entrati, la prima cosa che venne lor presa per cercare fu la bisaccia nella quale era la penna; la quale aperta, trovarono in un gran viluppo di zendado fasciata una piccola cassettina; la quale aperta, trovarono in essa una penna di quelle della coda d'un pappagallo, la quale avvisarono dovere esser quella che egli promessa avea di mostrare a' certaldesi ...
Decameron (pagina 115)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... tutta Italia son trapassate: e dove che elle poco conosciute fossero, in quella contrada quasi in niente erano dagli abitanti sapute; anzi, durandovi ancora la rozza onestà degli antichi, non che veduti avessero pappagalli ma di gran lunga la maggior parte mai uditi non gli avea ricordare ... Dove, poi che tutto il popolo fu ragunato, frate Cipolla, senza essersi avveduto che niuna sua cosa fosse stata mossa, cominciò la sua predica e in acconcio de' fatti suoi disse molte parole; e dovendo venire al mostrar della penna dell'agnol Gabriello, fatta prima con gran solennità la confessione, fece accender due torchi e soavemente sviluppando il zendado, avendosi prima tratto il cappuccio, fuori la cassetta ne trasse ... Ma perché vi vo io tutti i paesi cerchi da me divisando? Io capitai, passato il Braccio di San Giorgio, in Truffia e in Buffia, paesi molto abitati e con gran popoli; e di quindi pervenni in terra di Menzogna, dove molti de' nostri frati e d'altre religioni trovai assai, li quali tutti il disagio andavan per l'amor di Dio schifando, poco dell'altrui fatiche curandosi dove la loro utilità vedessero seguitare, nulla altra moneta spendendo che senza conio per quei paesi: e quindi passai in terra d'Abruzzi, dove gli uomini e le femine vanno in zoccoli su pe' monti, rivestendo i porci delle lor busecchie medesime; e poco più là trovai gente che portano il pan nelle mazze e 'l vin nelle sacca: da' quali alle montagne de' Bachi pervenni, dove tutte l'acque corrono alla 'ngiù ... E in brieve tanto andai adentro, che io pervenni mei infino in India Pastinaca, là dove io vi giuro per l'abito che io porto addosso che io vidi volare i pennati, cosa incredibile a chi non gli avesse veduti; ma di ciò non mi lasci mentire Maso del Saggio, il quale gran mercatante io trovai là, che schiacciava noci e vendeva gusci a ritaglio ...
Decameron (pagina 132)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E partendosi Tingoccio da lui, Meuccio si ricordò della comare, e sollevato alquanto il capo disse: “Ben che mi ricorda, o Tingoccio: della comare con la quale tu giacevi quando eri di qua, che pena t'è di là data?” A cui Tingoccio rispose: “Fratel mio, come io giunsi di là, si fu uno il qual pareva che tutti i miei peccati sapesse a mente, il quale mi comandò che io andassi in quel luogo nel quale io piansi in grandissima pena le colpe mie, dove io trovai molti compagni a quella medesima pena condannati che io; e stando io tra loro e ricordandomi di ciò che già fatto avea con la comare e aspettando per quello troppo maggior pena che quella che data m'era, quantunque io fossi in un gran fuoco e molto ardente, tutto di paura tremava ... Il che sentendo un che m'era dallato, mi disse: ‘Che hai tu più che gli altri che qui sono, che triemi stando nel fuoco?’ ‘O, ’ diss'io ‘amico mio, io ho gran paura del giudicio che io aspetto d'un gran peccato che io feci già ... Dioneo e la Fiammetta gran pezza cantarono insieme d'Arcita e di Palemone: e così varii e diversi diletti pigliando, il tempo infino all'ora ...
Decameron (pagina 135)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” “Sì, “ disse la Belcolore “tutti siete così gran promettitori, e poscia non attenete altrui nulla: credete voi fare a me come voi faceste alla Biliuzza, che se n'andò col ceteratoio? Alla fé di Dio non farete, ché ella n'è divenuta femina di mondo pur per ciò: se voi non gli avete, e voi andate per essi ... E quivi il prete, dandole i più dolci basciozzi del mondo e faccendola parente di messer Domenedio, con lei una gran pezza si sollazzò: poscia partitosi in gonnella, che pareva che venisse da servire a nozze, se ne tornò al santo ... E come fu in su l'ora del desinare, el prete appostò quando Bentivegna del Mazzo e la Belcolor manicassero; e chiamato il cherico suo gli disse: “Togli quel mortaio e riportalo alla Belcolore, e dì: «Dice il sere che gran mercé, e che voi gli rimandiate il tabarro che il fanciullo vi lasciò per ricordanza» ... La Belcolore udendosi richiedere il tabarro volle rispondere; ma Bentivegna con un mal viso disse: “Dunque toi tu ricordanza al sere? Fo boto a Cristo che mi vien voglia di darti un gran sergozzone: va rendigliel tosto, che canciola te nasca! e guarda che di cosa che voglia mai, io dico s'e' volesse l'asino nostro, non ch'altro, non gli sia detto di no ... Nella nostra città, la qual sempre di varie maniere e di nuove genti è stata abondevole, fu, ancora non è gran tempo, un dipintore chiamato Calandrino, uom semplice e di nuovi costumi ... Il quale il più del tempo con due altri dipintori usava, chiamati l'un Bruno e l'altro Buffalmacco, uomini sollazzevoli molto ma per altro avveduti e sagaci, li quali con Calandrino usavan per ciò che de' modi suoi e della sua simplicità sovente gran festa prendevano ... E informato un suo compagno di ciò che fare intendeva, insieme s'accostarono là dove Calandrino solo si sedeva, e faccendo vista di non vederlo insieme incominciarono a ragionare delle virtù di diverse pietre, delle quali Maso così efficacemente parlava come se stato fosse un solenne e gran lapidario ...
Decameron (pagina 137)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Buffalmacco, recatosi in mano uno de' codoli che raccolti avea, disse a Bruno: “Deh vedi bel codolo: così giugnesse egli testé nelle reni a Calandrino!” e lasciato andare, gli diè con esso nelle reni una gran percossa; e in brieve in cotal guisa, or con una parola e or con un'altra, su per lo Mugnone infino alla porta a San Gallo il vennero lapidando ... Buffalmacco e Bruno, queste cose udendo, facevan vista di maravigliarsi forte e spesso affermavano quello che Calandrino diceva, e avevano sì gran voglia di ridere, che quasi scoppiavano; ma vedendolo furioso levare per battere un'altra volta la moglie, levatiglisi alla 'ncontro il ritennero, dicendo di queste cose niuna colpa aver la donna ma egli, che sapeva che le femine facevano perdere la vertù alle cose e non l'aveva detto che ella si guardasse d'apparirgli innanzi quel giorno: il quale avvedimento Idio gli aveva tolto o per ciò che la ventura non doveva esser sua o perché egli aveva in animo d'ingannare i suoi compagni, a' quali, come s'avedeva averla trovata, il dovea palesare ... E dopo molte parole, non senza gran fatica la dolente donna riconciliata con essolui e lasciandol malinconoso con la casa piena di pietre, si partirono ... Venuta Elissa alla fine della sua novella non senza gran piacere di tutta la compagnia avendola raccontata, quando la reina a Emilia voltatasi le mostrò voler che ella appresso d'Elissa la sua raccontasse; la quale prestamente così cominciò: –Valorose donne, quanto i preti e' frati e ogni cherico sieno sollecitatori delle menti nostre in più novelle dette mi ricorda esser mostrato; ma per ciò che dire non se ne potrebbe tanto, che ancora più non ne fosse, io oltre a quelle intendo di dirvene una d'un proposto il quale, malgrado di tutto il mondo, voleva che una gentil donna vedova gli volesse bene, o volesse ella o no: la quale, sì come molto savia, il trattò sì come egli era degno ...
Decameron (pagina 138)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Era questo proposto d'anni già vecchio ma di senno giovanissimo, baldanzoso e altiero, e di sé ogni gran cosa presummeva, con suoi modi e costumi pien di scede e di spiacevolezze, e tanto sazievole e rincrescevole, che niuna persona era che ben gli volesse; e se alcuno ne gli voleva poco, questa donna era colei, ché non solamente non ne gli volea punto, ma ella l'aveva più in odio che il mal del capo; per che ella, sì come savia, gli rispose: “Messer, che voi m'amiate mi può esser molto caro, e io debbo amar voi e amerovvi volontieri; ma tra il vostro amore e 'l mio niuna cosa disonesta dee cader mai ... La donna, vedendol venire e verso lui riguardando, gli fece lieto viso; e da una parte tiratisi, avendole il proposto molte parole dette al modo usato, la donna dopo un gran sospiro disse: “Messere, io ho udito assai volte che egli non è alcun castello sì forte, che, essendo ogni dì combattuto, non venga fatto d'esser preso una volta; il che io veggo molto bene in me essere avvenuto ... ” Il proposto tutto lieto disse: “Madonna, gran mercé; e a dirvi il vero, io mi sono forte maravigliato come voi vi siete tanto tenuta, pensando che mai più di niuna non m'avenne: anzi ho io alcuna volta detto: ‘Se le femine fossero d'ariento, elle non varrebbon denaio, per ciò che niuna se ne terrebbe a martello’ ... Ma come venir gli vide, così detto loro il suo disidero con loro si mise in via; e in una lor corticella fresca entrato, dove molti lumi accesi erano, con gran piacer bevve d'un lor buon vino ... In questo destatosi messer lo proposto e veduto il lume e questa gente da tornosi, vergognandosi forte e temendo, mise il capo sotto i panni; al quale il vescovo disse una gran villania e fecegli trarre il capo fuori e vedere con cui giaciuto era ...
Decameron (pagina 142)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Lo scolar lieto procedette a più caldi prieghi e a scriver lettere e a mandar doni, e ogni cosa era ricevuta ma indietro non venivan risposte se non generali: e in questa guisa il tenne gran tempo in pastura ... ” Queste parole ascoltò l'amante con gran piacer d'animo, disideroso di veder per opera ciò che la donna con parole gli dava a intendere ... Io mi son testé con gran fatica scantonata da lui per venirti a confortare che l'aspettar non t'incresca ... ” Disse la donna: “Oimè, ben mio dolce, che io non posso, ché questo uscio fa sì gran romore quando s'apre, che leggiermente sarei sentita da fratelmo se io t'aprissi: ma io voglio andare a dirgli che se ne vada, acciò che io possa poi tornare a aprirti ... Lo scolar cattivello, quasi cicogna divenuto sì forte batteva i denti, accorgendosi d'esser beffato più volte tentò l'uscio se aprir lo potesse e riguardò se altronde ne potesse uscire; né vedendo il come, faccendo le volte del leone, maladiceva la qualità del tempo, la malvagità della donna e la lunghezza della notte insieme con la sua semplicità, e sdegnato forte verso di lei, il lungo e fervente amor portatole subitamente in crudo e acerbo odio trasmutò, seco gran cose e varie volgendo a trovar modo alla vendetta, la quale ora molto più disiderava che prima d'esser con la donna non avea disiato ...
Decameron (pagina 150)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Bruno, parendogli star bene, acciò che ingrato non paresse di questo onor fattogli dal medico, gli aveva dipinta nella sala sua la Quaresima e uno agnusdei all'entrar della camera e sopra l'uscio della via uno orinale, acciò che coloro che avessero del suo consiglio bisogno il sapessero riconoscer dagli altri; e in una sua loggetta gli aveva dipinta la battaglia de' topi e delle gatte, la quale troppo bella cosa pareva al medico; e oltre a questo diceva alcuna volta al maestro, quando con lui non aveva cenato: “Stanotte fu' io alla brigata: e essendomi un poco la reina d'Inghilterra rincresciuta, mi feci venir la gumedra del gran can d'Altarisi ... ” Disse Bruno: “Gnaffé! io non so: io m'intendo così male de' vostri nomi come voi de' miei; ma la gumedra in quella lingua del gran cane vuol tanto dire quanto imperadrice nella nostra ... Come tu sai, egli non è guari che tu mi ragionasti de' modi della vostra lieta brigata, di che sì gran disidero d'esserne m'è venuto, che mai niuna altra cosa si disiderò tanto ... Bruno aveva sì gran voglia di ridere, che egli in se medesimo non capeva, ma pur si tenne; e finita la canzone el maestro disse: “Che te ne pare?” Disse Bruno: “Per certo con voi perderieno le cetere de' sagginali, sì artagoticamente stracantate ... ” Fornite le code, e Bruno faccendo vista che forte la petizion gli gravasse, disse: “Maestro mio, gran cose son quelle che per me fareste, e io il conosco: ma tuttavia quella che a me adimandate, quantunque alla grandezza del vostro cervello sia piccola, pure è a me grandissima, né so alcuna persona del mondo per cui io potendo la mi facesse, se io non la facessi per voi, sì perché v'amo quanto si conviene e sì per le parole vostre, le quali son condite di tanto senno, che trarrebbono le pinzochere degli usatti non che me del mio proponimento; e quanto più uso con voi, più mi parete savio ... Ma pure, quando tempo parve al maestro, sì come Bruno aveva fatto, così Buffalmacco richiese; di che Buffalmacco si mostrò molto turbato e fece a Bruno un gran romore in testa, dicendo: “Io fo boto ...
Decameron (pagina 169)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Allora disse il re: “Messer Ruggieri, il non avervi donato come fatto ho a molti li quali a comparazion di voi da niente sono, non è avvenuto perché io non abbia voi valorosissimo cavalier conosciuto e degno d'ogni gran dono: ma la vostra fortuna, che lasciato non m'ha, in ciò ha peccato e non io ... ” Menollo adunque il re in una sua gran sala, dove, sì come egli davanti aveva ordinato, erano due gran forzieri serrati, e in presenzia di molti gli disse: “Messer Ruggieri, nell'uno di questi forzieri è la mia corona, la verga reale e 'l pomo e molte mie belle cinture, fermagli, anella e ogn'altra cara gioia che io ho: l'altro è pieno di terra ... Lodata era già stata la magnificenzia del re Anfonso nel fiorentin cavaliere usata, quando il re, al quale molto era piaciuta, a Elissa impose che seguitasse; la quale prestamente incominciò: –Dilicate donne, l'essere stato un re magnifico e l'avere la sua magnificenzia usata verso colui che servito l'avea non si può dire che laudevole e gran cosa non sia: ma che direm noi se si racconterà un cherico aver mirabil magnificenzia usata verso persona che, se inimicato l'avesse, non ne sarebbe stato biasimato da persona? Certo non altro se non che quella del re fosse virtù e quella del cherico miracolo, con ciò sia cosa che essi tutti avarissimi troppo più che le femine sieno, e d'ogni liberalità nimici a spada tratta: e quantunque ogn'uomo naturalmente appetisca vendetta delle ricevute offese, i cherici, come si vede, quantunque la pazienzia predichino e sommamente la rimession delle offese commendino, più focosamente che gli altri uomini a quella discorrono ... Ora, essendo Bonifazio papa ottavo in Roma, venne a corte l'abate di Clignì, il quale si crede essere un de' più ricchi prelati del mondo; e quivi guastatoglisi lo stomaco, fu da' medici consigliato che egli andasse a' bagni di Siena e guerirebbe senza fallo; per la qual cosa, concedutogliele il Papa, senza curar della fama di Ghino, con gran pompa d'arnesi e di some e di cavalli e di famiglia entrò in camino ... Ghino, udito questo, si partì e pensossi di volerlo guerire senza bagno: e faccendo nella cameretta sempre ardere un gran fuoco e ben guardarla, non tornò a lui infino alla seguente mattina, e allora in una tovagliuola bianchissima gli portò due fette di pane arrostito e un gran bicchiere di vernaccia da Corniglia, di quella dello abate medesimo; e sì disse all'abate: “Messer, quando Ghino era più giovane, egli studiò in medicina, e dice che apparò niuna medicina al mal, dello stomaco esser miglior che quella che egli vi farà, della quale queste cose che io vi reco sono il cominciamento; e per ciò prendetele e confortatevi ...
Decameron (pagina 182)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Questo è adunque il gran male, il gran peccato, il gran fallo adoperato da Gisippo amico e da me amante, che Sofronia occultamente sia divenuta moglie di Tito Quinzio; per questo il lacerate, minacciate e insidiate ... E essendo già notte e esso digiuno e senza denari, senza sapere dove s'andasse, più che d'altro di morir disideroso, s'avenne in un luogo molto salvatico della città: dove veduta una gran grotta, in quella per istarvi quella notte si mise, e sopra la nuda terra e male in arnese, vinto dal lungo pianto, s'adormentò ...
La divina commedia (pagina 4)
di Dante Alighieri (estratti)

... Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo, le bocche aperse e mostrocci le sanne; non avea membro che tenesse fermo ... Farinata e 'l Tegghiaio, che fuor sì degni, Iacopo Rusticucci, Arrigo e 'l Mosca e li altri ch'a ben far puoser li 'ngegni, dimmi ove sono e fa ch'io li conosca; ché gran disio mi stringe di savere se 'l ciel li addolcia o lo 'nferno li attosca" ... Sì trapassammo per sozza mistura de l'ombre e de la pioggia, a passi lenti, toccando un poco la vita futura; per ch'io dissi: "Maestro, esti tormenti crescerann'ei dopo la gran sentenza, o fier minori, o saran sì cocenti?" ... Noi aggirammo a tondo quella strada, parlando più assai ch'i' non ridico; venimmo al punto dove si digrada: quivi trovammo Pluto, il gran nemico ...
La divina commedia (pagina 8)
di Dante Alighieri (estratti)

... Ma certo poco pria, se ben discerno, che venisse colui che la gran preda levò a Dite del cerchio superno, da tutte parti l'alta valle feda tremò sì, ch'i' pensai che l'universo sentisse amor, per lo qual è chi creda più volte il mondo in caòsso converso; e in quel punto questa vecchia roccia, qui e altrove, tal fece riverso ... E quel di mezzo, ch'al petto si mira, è il gran Chirón, il qual nodrì Achille; quell'altro è Folo, che fu sì pien d'ira ... Quando s'ebbe scoperta la gran bocca, disse a' compagni: "Siete voi accorti che quel di retro move ciò ch'el tocca? Così non soglion far li piè d'i morti" ... Io vidi gente sotto infino al ciglio; e 'l gran centauro disse: "E' son tiranni che dier nel sangue e ne l'aver di piglio ... Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani ... Allor porsi la mano un poco avante, e colsi un ramicel da un gran pruno; e 'l tronco suo gridò: "Perché mi schiante?" ...
La divina commedia (pagina 15)
di Dante Alighieri (estratti)

... E 'l gran proposto, vòlto a Farfarello che stralunava li occhi per fedire, disse: "Fatti 'n costà, malvagio uccello!" ... Ond'ei, ch'avea lacciuoli a gran divizia, rispuose: "Malizioso son io troppo, quand'io procuro a' mia maggior trestizia" ... Ristetti, e vidi due mostrar gran fretta de l'animo, col viso, d'esser meco; ma tardavali 'l carco e la via stretta ... E io a loro: "I' fui nato e cresciuto sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa, e son col corpo ch'i' ho sempre avuto ...
La divina commedia (pagina 21)
di Dante Alighieri (estratti)

... E io scorgeva già d'alcun la faccia, le spalle e 'l petto e del ventre gran parte, e per le coste giù ambo le braccia ... La faccia sua mi parea lunga e grossa come la pina di San Pietro a Roma, e a sua proporzione eran l'altre ossa; sì che la ripa, ch'era perizoma dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto di sovra, che di giugnere a la chioma tre Frison s'averien dato mal vanto; però ch'i' ne vedea trenta gran palmi dal loco in giù dov'omo affibbia 'l manto ... E 'l duca mio ver' lui: "Anima sciocca, tienti col corno, e con quel ti disfoga quand'ira o altra passïon ti tocca! Cércati al collo, e troverai la soga che 'l tien legato, o anima confusa, e vedi lui che 'l gran petto ti doga" ... Fïalte ha nome, e fece le gran prove quando i giganti fer paura a' dèi; le braccia ch'el menò, già mai non move" ...
La divina commedia (pagina 30)
di Dante Alighieri (estratti)

... Di contra, effigïata ad una vista d'un gran palazzo, Micòl ammirava sì come donna dispettosa e trista ... Quiv'era storïata l'alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i' dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore ... Non attender la forma del martìre: pensa la succession; pensa ch'al peggio oltre la gran sentenza non può ire ... Io fui latino e nato d'un gran Tosco: Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre; non so se 'l nome suo già mai fu vosco ... Ben non sare' io stato sì cortese mentre ch'io vissi, per lo gran disio de l'eccellenza ove mio core intese ...
La divina commedia (pagina 57)
di Dante Alighieri (estratti)

... Oh quali io vidi quei che son disfatti per lor superbia! e le palle de l'oro fiorian Fiorenza in tutt'i suoi gran fatti ... Ciascun che de la bella insegna porta del gran barone il cui nome e 'l cui pregio la festa di Tommaso riconforta, da esso ebbe milizia e privilegio; avvegna che con popol si rauni oggi colui che la fascia col fregio ... Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello sarà la cortesia del gran Lombardo che 'n su la scala porta il santo uccello; ch'in te avrà sì benigno riguardo, che del fare e del chieder, tra voi due, fia primo quel che tra li altri è più tardo ...
Fermo e Lucia (pagina 82)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Ma nel discorso, che Federigo tenne in quel giorno uscivano di quando a quando come dall'abbondanza del suo cuore parole più magnifiche, più tenere sulla misericordia, sulla conversione, sulla vita futura, le quali erano intese da quelli che lo avevano veduto col Conte, e in parte anche dal popolo, nel quale s'era sparsa confusamente la notizia della gran mutazione: e quelli che erano soliti di udirlo ebbero a dire che in quel giorno v'era nel suo dire qualche cosa d'ispirato e di celeste oltre l'ordinario ... buono! se mi domanda di che, come posso rispondere? mi rallegro vuol dire che finora non c'era da rallegrarsi, vuol dire che egli era un gran birbone ... Don Abbondio si trasse pure il suo gran cappello senza piume, s'inchinò, sentì i suoi confratelli che cantavano, e provò forse per la prima volta un sentimento d'invidia in una tale occasione ... – Gran cosa, (è il soliloquio di Don Abbondio) gran cosa, che a questo mondo vi debbano essere dei ribaldi e dei santi, che gli uni e gli altri debbano avere l'argento vivo addosso, che quando hanno una ribalderia, o un'opera santa da fare, debbano sempre tirare per forza in ...
Fermo e Lucia (pagina 91)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... E già si diceva che il castellano di Lecco, quello Spagnuolo di cui il podestà aveva tanta stima, si disponeva ad incontrare il Cardinale, in gran pompa, coi suoi soldati: tutta la forza, tutto lo splendore era per la pietà e per la giustizia ... D'altra parte, come condursi col Cardinale? Tutti i signori del contorno sarebbero andati a visitarlo, ed egli rimanersi solo a casa? Che direbbe lo Zio del consiglio segreto? Andare dinanzi al Cardinale, egli? gran Dio! Ordinò dunque che tutto si apparecchiasse pel ritorno in città, e al più presto ... Quando si seppe che sul vespro di quel giorno il Cardinale arriverebbe al paese, coloro che erano rimasti a casa (giacchè una gran parte del popolo andava quotidianamente dov'egli si trovava) si suscitarono e ragunati si mossero per andargli incontro ... Nella sua lunga e affaccendata carriera aveva egli da gran tempo imparato con quella scienza sperimentale che fa sapere e sentire, e conoscere le cose, delle quali si aveva prima soltanto la formola, aveva dico imparato che le relazioni d'una parte sola non mettono mai chi le ascolta in caso di dare un giudizio, che la parte la quale parla la prima o maliziosamente o senza volerlo altera sempre gli elementi necessarj di questo giudizio: di modo che, se uno da questa prima relazione riceve una ...
Fermo e Lucia (pagina 105)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Ma supponendo anche esagerata l'asserzione di quest'ultimo, il prezzo attestato dal Ripamonti era tale da porre in angustia una gran parte della popolazione ... Nella sua assenza, governava lo stato il gran cancelliere Antonio Ferrer ... Se era naturale che il popolo esultasse, non lo era meno che strillassero i fornaj: un politico avrebbe potuto dire che quello era il caso di fare soffrire un picciol numero per sollevare e tranquillare una gran moltitudine: ma il male era che questo picciol numero era appunto quello che doveva, e che poteva solo dare in fatto quello che la legge comandava e prometteva in parole: e a produrre l'effetto non bastava che i fornaj avessero ricevuto un ordine preciso, non bastava che avessero molta paura, che fossero disposti a sopportare l'ultima rovina delle sostanze per salvare la persona: era necessario che potessero ... Generalmente parlando è impresa delle più ardue quella di smuovere un uomo da una sua ipotesi: con meno fatica gli si farà rinnegare l'evidenza dei fatti, perchè finalmente l'evidenza l'ha trovata; ma l'ipotesi l'ha fatta egli; e l'ha fatta non per ozio nè per ispasso, ma per un gran bisogno che ne aveva, per uscire da un impaccio ...
Fermo e Lucia (pagina 106)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... 6 Il tempo è una gran bella cosa: gli uomini lo accusano è vero di due difetti: d'esser troppo corto, e d'esser troppo lungo; di passare troppo tardamente, e d'essere passato troppo in fretta: ma la cagione primaria di questi inconvenienti è negli uomini stessi, e non nel tempo, il quale per sè è una gran bella cosa: ed è proprio un peccato che nissuno finora abbia saputo dire precisamente che cosa egli sia ... I fornaj avevano protestato fin da principio, che se la legge non veniva tolta, essi avrebbero gettata la pala nel forno, e abbandonate le botteghe; e non lo avevano ancor fatto, perchè sono di quelle cose alle quali gli uomini si appigliano solo all'estremo, e perchè speravano di dì in dì che Antonio Ferrer gran cancelliere sarebbe restato capace, o qualche altro in vece sua ... Si riunirono essi tosto, o come si diceva allora spagnolescamente, si giuntarono: e dopo mille riverenze, preamboli, sospiri, proposizioni in aria, reticenze, tergiversazioni, spinti sempre tutti verso un punto solo da una necessità sentita da tutti, conscj che tiravano un gran dado, ma convinti che altro non si poteva fare, conchiusero ad aumentare il prezzo del pane, riavvicinandolo alla proporzione del prezzo reale del frumento; e si separarono nello stato d'animo d'un minatore che avesse dato fuoco ad una mina non caricata da lui, prevedendo bene uno scoppio, ma non sapendo nè quando nè quale egli sarebbe ... Questa volta i fornaj respirarono, ma il popolo imbestialì: s'era già avvezzo a quel vantaggio che aveva apportato l'editto del gran cancelliere; e cominciava già a trovare che il vantaggio era troppo scarso, che la giustizia non era intera; e aspettava ad ogni nuova deliberazione che il prezzo sarebbe ancora diminuito ...
Fermo e Lucia (pagina 107)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... » Così diceva uno che barcollava sotto un gran sacco di farina; e i vicini si stringevano per dargli il passo ... «Si sa tutto,» diceva una voce più sonora dell'altra: «è scoperta la gran cabala orrenda ... È il vicario di provvisione che ha mandato un gran cavaliere travestito da merciajo a parlare col re di Francia: e si sono intesi: il re ha fatto promettere al vicario uno scudo d'oro per ciascun milanese che sarebbe morto di fame; e così, quando il paese sarebbe stato vuoto, il re veniva innanzi per diventar padrone egli ... » «Era ordita la trama di farci morir tutti: tanto è vero che mettevano attorno che il gran cancelliere è un vecchio rimbambito, per togliergli il credito, e comandare essi soli ... Le mura intaccate da sassi e da mattoni, le finestre sgangherate, diroccata la porta, quella casa pareva un gran teschio disotterrato; alle finestre, alla porta si vedeva gente affaccendata a compire l'opera della distruzione, a strappare il resto delle imposte: al di dentro erano altri che con asce spezzavano le gramole, i buratti, i cassoni, le panche, le madie, altri che prendevano a fasci i rottami, le corbe, le pale, i registri delle partite, i mobili, e portavano tutto al di fuori ...
Fermo e Lucia (pagina 110)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Ripetevano e spargevano le parole del gran cancelliere, vi aggiungevano i commenti e le interpretazioni che erano più accomodate alle idee ed alle passioni della moltitudine, gridavano quelle parole che potevano diventare un grido universale, e comandare le azioni: lodavano, e dirigevano quegli che erano già inclinati alla moderazione, ammonivano con dolcezza gli ostinati, o gli svergognavano anche minacciosamente dove gli ostinati erano in minor numero, e la forza e il favore erano per la moderazione ... Dinanzi a questa porta si tenzonava tuttavia tra quelli che volevano abbatterla ed entrare di forza, e gli altri che volevano ch'ella fosse aperta soltanto al gran cancelliere ... » Uno di quegli amici della quiete si avvicinò allo sportello, e disse al gran cancelliere: «Faccia presto, e con coraggio, chè siamo qui molti galantuomini a darle ajuto ... Uno di essi intanto s'era posto alla fessura, e procurava di fare intendere a quei di dentro che quegli che parlava era un amico, che era giunto un soccorso, il gran cancelliere, che si aprisse o si finisse di aprire la porta: che il Vicario stesse pronto per entrare in carrozza ed esser salvo ... Un altro aperse lo sportello della carrozza, e il vecchio Ferrer, in gran toga discese ...
Fermo e Lucia (pagina 122)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Il suo maestro e il suo autore era quel gran Martino del Rio il quale nelle sue Disquisizioni magiche aveva trattata la materia a fondo, aveva sciolti tutti i dubbj, e stabiliti i principj che per quasi due secoli divennero la norma della maggior parte dei letterati e dei tribunali, quel Martino del Rio che con le sue dotte fatiche ha fatto ardere tante streghe e tanti stregoni, e che ha saputo col vigore dei suoi ragionamenti dominare tanto sulla opinione publica, che il metter dubbio su la esistenza delle streghe era diventato un indizio di stregheria ... Per la politica speculativa il suo uomo era stato per gran tempo il Segretario Fiorentino, ma questi dovette scendere al secondo posto nel concetto di Don Valeriano e cedere il primo a quel gran Valeriano Castiglione che in quello stesso anno aveva dato alla luce la sua opera dello Statista Regnante dove tutti gli arcani i più profondi, e i più reconditi precetti della ragione di stato sono trattati con un ordine nuovo e sublime ... Il suo ingegno a dir vero non era niente straordinario, ed essa non si era mai data una gran briga di coltivarlo, almeno sui libri ... Avrebbe anche avuto, com'era giusto, una gran voglia di farle predominare in casa; e pare che il carattere straccurato di Don Ferrante avrebbe dovuto servire a maraviglia a questo desiderio della consorte; ma v'era un grande ostacolo ... La sua gran voglia di comandare, ristretta in questo picciol campo vi si esercitava con una energia singolare ...
Fermo e Lucia (pagina 129)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... La milizia a quei tempi era ancora in molte parti d'Europa composta in gran parte di venturieri che si ponevano al soldo di condottieri di professione, i quali andavano poi coi loro drappelli al servizio di questo o di quel principe ... Oltre di che siccome i principi nel comperare i soldati pensavano più ad averne in gran numero per assicurare le imprese, che a proporzionare il numero alla loro facoltà di pagare, la quale era ordinariamente molto scarsa, così le paghe erano per lo più ritardate e mancanti; e le spoglie dei paesi dove passava l'esercito divenivano come un supplemento tacitamente convenuto degli stipendj ... Ma quelli che allora scendevano nel Milanese erano poi il più bel fiore di quella farina; erano in gran parte gli stessi che guidati dall'atroce Wallenstein avevano poco prima desolata la Germania, in quelle guerre, tanto impropriamente chiamate di religione, poichè queste stesse masnade che avevano combattuto per la parte che pretestava di sostenere la religione cattolica erano composte in parte di Luterani ...
Fermo e Lucia (pagina 139)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Ordinarono contumacie, bollette, purghe di merci, fecero porre cancelli alle porte, delegarono nobili che vi assistessero, intimarono pene a chi trasgredisse gli ordini della Sanità, o turbasse con minacce o con insulti quegli che gli eseguivano, consultarono sui mezzi di fornire alle spese sempre crescenti del Lazzeretto, e di tutti gli altri servizj, e di nutrire una gran parte della popolazione alla quale cessavano i lavori e i mezzi di sussistenza ... Più tardi poi, nel maggior fervore della peste, il governatore pigliò il partito di lavarsene le mani; trasferì con lettere patenti la sua autorità nel gran cancelliere Ferrer; ed affidò a lui e agli altri magistrati la fame e la peste, non ritenendo per sè che la guerra ... Si videro esempj di rassegnazione sentita ed animosa, di liberalità costosa, di carità ardente, e per così dire spensierata, di zelo, di attività infatigabile; esempj tutti ispirati dalla religione, e dati in gran parte dai suoi ministri ...
Fermo e Lucia (pagina 143)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Quindi ancora un'altra gran frotta di popolo; e alla coda i vecchj stanchi, le donne rimaste addietro coi fanciulli, gli attratti, i zoppi, i deboli; molti ritardati dal fermento della peste che già covavano senza saperlo, o senza volerlo sapere, e che toglieva loro a grado a grado le forze ... Due fosse erano state scavate pei cadaveri, ampie, si diceva, enormi, quasi per lusso di previdenza; sperando che in giorni non lontani, lieti per un gran timore cessato, quella stessa terra, che ne era stata cavata servirebbe in gran parte a ricolmarle: ma i cadaveri deposti, poi ammucchiati, poi gettati a fascio, venivano rapidamente adeguandosi al terreno: convenne scavarne cinque altre ... L'opinione delle unzioni che fino allora non aveva prodotta che una vaga inquietudine, e ciarle, dopo questo, ch'ella prendeva per un gran fatto, cominciò a partorire ben altri effetti ... Due principali furono distinti, e notati dal Ripamonti, uomo, che in molti punti liberandosi, e segregandosi dalla opinione publica dei suoi tempi, volse la mira delle sue osservazioni alle cose appunto che nessuno, o quasi nessuno avvertiva, esaminò quella opinione stessa, mutò sovente i termini della questione, fu solo a discernere e a dire molte verità, e fece intendere che molte ancora ne dissimulava, molte ne indeboliva per non irritare il giudizio pubblico, il quale, come traspare chiaramente dalla sua storia, gli faceva una gran paura e una gran compassione nel tempo stesso ...
Fermo e Lucia (pagina 159)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Le ginocchia gli tremarono sotto, la vista gli s'appannò un momento; ma come accade per lo più quando dopo una gran sorpresa rimane qualche cosa d'importante da farsi o da sapere, l'animo gli ritornò tosto, e più concitato di prima ... «Lucia!» chiamò Fermo con gran forza e sottovoce ad un tempo: «Lucia!» Trabalzò ella a quella chiamata, a quella voce, credette di sognare, si volse precipitosamente, vide che non era sogno, e gridò: «Oh Signore benedetto!» Fermo rimase su la porta tacito e ansante, e Lucia pure dopo quel grido stette immota in silenzio più tempo che non bisogni a raccontare in compendio le sue vicende dal punto in cui l'abbiamo lasciata ... Il giorno stesso in cui Don Ferrante morì, Lucia fu presa da un gran sopore, rimase come insensata, e cadde senza forze: donna Prassede ordinò tosto che ella fosse portata nella via, ad aspettare un carro o una bussola che la portasse al lazzeretto ... Ma quale risvegliamento! in quel tumulto di morte, in quello scompiglio di guai, senza vedere un volto conosciuto, senza udire una voce famigliare! Pure, in quel tempo, come in tutte le grandi calamità la vista o il racconto, e l'aspettazione continua dei mali rendeva preparati a tutto anche gli animi i meno agguerriti; questa preparazione, la gran ragione della necessità, la cascaggine stessa che il male aveva lasciata addosso a Lucia, la fecero avvezzare ben tosto alla sua situazione; la fiducia in Dio gliela raddolcì ... » «Ah!» fece Lucia con un gran respiro, che significava assai più che un: – me ne rallegro infinitamente – ...
Giambi ed Epodi (pagina 2)
di Giosuè Carducci (estratti)

... A un cenno tuo la testa, La balda testa ei piega; Ma il suo duce prigion bandì la gesta, E la gran Roma prega ... Ed or ne' luoghi, ove fra sé ristretta È la gente de i morti Per forza, e chiama a Dio la gran vendetta Che il mondo riconforti, Or co' i caduti là nel giugno ardente De l'alta Roma a fronte E co' i caduti nel decembre algente De' martiri su 'l monte Parla, e Nemesi al suo ferreo registro Guarda con muto orrore, Parla di lui, del Cesare sinistro, Del bieco imperatore ... IV NEL VIGESIMO ANNIVERSARIO DELL'VIII AGOSTO MDCCCXLVIII Ma non così, quando superbo apriva L'ali e ne' raggi di vittoria adorno Almo rise d'Italia in ogni riva Il tuo gran giorno, Ma non così sperai, Bologna, il canto Recar votivo a l'urna de' tuoi forti ... Ma quei che a te niegan la patria, quelli Che per sangue e sudor ti dànno oltraggio, Ne' giorni del conflitto orridi e belli, Quando al gran raggio De l'estate si muore e incontro al rombo De' cannoni le picche ondanti vanno E co' le pietre si risponde al piombo, Ove, ove stanno? Oh qui non le tediose alme trastulla De' giuochi la vicenda e de le dame! La santa Libertà non è fanciulla Da poco rame; Marchesa ella non è che in danza scocchi Da' tondeggianti membri agil diletto, Il cui busto offre il seno ed offron gli occhi Tremuli il letto: Dura virago ell'è, dure domanda Di perigli e d'amor pruove famose: In mezzo al sangue de la sua ghirlanda Crescon le rose ...
Giambi ed Epodi (pagina 4)
di Giosuè Carducci (estratti)

... Ma lascia tu nel gran concilio sgombra, Roma, una sedia: a te Bologna invia Tra' carnefici suoi del Bassi l'ombra ... E aspettate così ne le supreme Gran gale, o morituri, il funeral: La libertà tocca il tamburo, e insieme Dileguan medio evo e carneval ... Il capo omai da l'atra morte avvolto Levasi; ed improvviso Trema su 'l bianco ed affilato volto L'aleggiar d'un sorriso, L'occhio ne l'infinito apresi, il fere Da l'avvenire un raggio: Vede allegre sfilar armi e bandiere Per un gran pian selvaggio, E in mezzo il duce glorioso: ondeggia La luminosa chioma A l'aure del trionfo: il sol dardeggia Laggiù in fondo su Roma ... Del cor suo dal bordel venda un fallito Cetégo la parola, Eruttando che il tuo gran nome è un mito Per le panche di scola: Al divieto straniero adagi Ciacco L'anima tributaria Su l'altro lato, e dica – Io son vigliacco, E poi c'è la mal'aria –: Per te in seno a le madri, ecco, la morte Divora altri figliuoli: Apri, Roma immortale, apri le porte A Giovan Cairoli ...
Il benefattore (pagina 7)
di Luigi Capuana (estratti)

... Miss Elsa, trovò tutti i suoi su la spianata assieme con l'ingegnere loro ospite, venuto da Catania per esplorare le colline nel punto dove gemeva una fontanella che il signor Kyllea sospettava potesse essere indizio di una gran polla d'acqua ... Don Liddu però gli assicurava di aver sentito dire da suo nonno che colà c'era stata, tempo fa, gran tempo fa, molt'acqua che serviva a irrigare i terreni piantati a orto: poi, dopo il terremoto del 1793, la polla era scomparsa a un tratto ... E quando, dopo cena, si ritirò nella sua camera, quella piccola bugia prese davanti ai suoi occhi tali proporzioni che ella ne fu sgomentata, quasi fosse sul punto di diventare una gran mentitrice, un animo falso, capace di ingannare coloro che più le volevano bene ...
Il benefattore (pagina 17)
di Luigi Capuana (estratti)

... Ho fatto male? Forse, ahimè, ho accelerato la catastrofe che avrei voluto impedire!… E per ciò oggi che ho il cuore assai più oppresso, e sento un gran bisogno di sfogarmi nel seno di un amico fidato, sono venuto da te ... —Privilegio della vecchiaia! Quel mio professore di fisiologia aveva un gran difetto; era eccessivamente modesto ... Pensavo—È un gran poeta costui!—e ignoravo di dire una profonda verità, giacchè poeta significa: creatore o, meglio, rivelatore ...
Il conte di Carmagnola (pagina 8)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Mostrate Che nol sarete; il darvene agio ancora È gran clemenza ... Ella è, fra tante Sì ben compiute, una fallita impresa; Ma il tradimento ov'è? — Fiero, oltraggioso Da gran tempo, voi dite, è il suo linguaggio; Un troppo lungo tollerar macchiato Ha l'onor nostro ... Ei che tentar potria? — Al Duca ritornar, dicesi, e seco Le schiere trar nel tradimento — Al Duca? All'uom che un'onta non perdona mai, Né un gran servigio, ritornar colui Che gli compose e che gli scosse il trono? Chi non poté restargli amico in tempo Che pugnava per lui, ridivenirlo Dopo averlo sconfitto! Avvicinarsi A quella man che in questo asilo istesso Comprò un pugnal per trapassargli il petto! L'odio solo, o signor, crederlo puote ... — Voi, che pensieri avete? MARCO Quale inchiesta, Signor! MARINO Voi siete a parte D'un gran disegno; e in vostro cor bramate Che a vòto ei vada — non è ver? MARCO Che importa Ciò ch'io brami, allo Stato? A prova ormai Sa che dell'opre mie non è misura Il desiderio, ma il dover ... Ma se ricusa, se sta in forse, e segno Dà di sospetto, un gran segreto udite, E serbatelo in voi; l'ordine è dato Che dalle nostre man vivo ei non esca ...
Il conte di Carmagnola (pagina 10)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... IL DOGE Già da gran tempo Non è più dubbio ... Or sono In vostra forza, è ver; ma vi sovvenga Ch'io non vi nacqui, che tra gente io nacqui Belligera, concorde, usa gran tempo A guardar come sua questa qualunque Gloria d'un suo concittadin: non fia Che straniera all'oltraggio ella si tenga ... Ei sarà nostro e per gran tempo ... Non ti sovvien quel dì che il tuo gran padre Tratto in trionfo, tra i più grandi accolto, Portò l'insegne de' nemici al tempio? MATILDE Oh giorno! ANTONIETTA Ognun parea minor di lui; L'aria sonava del suo nome; e noi Scevre dal volgo, in alto loco intanto Contemplavam quell'uno in cui rivolti Eran tutti gli sguardi: inebbriato Il cor tremava, e ripetea: siam sue, MATILDE Felici istanti! ANTONIETTA Che avevam noi fatto Per meritarli? A questa gioia il cielo Ci trascelse fra mille ... — Il ciel ti scelse, Il ciel ti scrisse un sì gran nome in fronte ...
Il fiore
di Dante Alighieri (estratti)

... La prima à non' Bieltà: per li occhi il core Mi passò; la seconda, Angelicanza: Quella mi mise sopra gran fredore; La terza Cortesia fu, san' dottanza; La quarta, Compagnia, che fe' dolore; La quinta apella l'uon Buona Speranza ... Allor mi venni forte ristrignendo Verso del fior, che·ssì forte m'ulìo, E per cu' feci homaggio a questo dio, E dissi: ‘Chi mi tien, ched i' no'l prendo?’; Sì ch'i' verso del fior tesi la mano, Credendolo aver colto chitamente; Ed i' vidi venir un gran villano Con una mazza, e disse: «Or ti ste' a mente Ch'i' son lo Schifo, e sì son ortolano D'esto giardin; i' ti farò dolente» ... XII L'Amante Tutto pien d'umiltà verso 'l giardino Torna' mi, com' Amico avea parlato, Ed i' guardai, e sì ebbi avisato Lo Schifo, con un gran baston di pino, Ch'andava riturando ogne camino, Che dentro a forza non vi fosse 'ntrato; Sì ch'io mi trassi a lui, e salutato Umilemente l'ebbi a capo chino, E sì gli dissi: «Schifo, aggie merzede Di me, se 'nverso te feci alcun fallo, Chéd i' sì son venuto a pura fede A tua merzede, e presto d'amendarlo» ... Lo Dio d'Amor ti manda ch'e' ti piaccia Che·ttu non sie sì strano al su' sergente, Ché gran peccato fa chi lui impaccia; Ma sòffera ch'e' vada arditamente Per lo giardino, e no'l metter in caccia, E guardi il fior che·ssì gli par aolente» ...
Il fiore (pagina 2)
di Dante Alighieri (estratti)

... Venga il valetto e vada a sua comanda, Ma non ched egli al fior sua mano ispanda, Ch'a·cciò no·gli varrian vostre preghiere; Perciò che·lla figliuola Cortesia, Bellacoglienza, ch'è dama del fiore, Sì 'l mi porrebbe a gran ricredentia ... XVIII Venùs e Bellacoglienza «Tu falli troppo verso quell'amante», Disse Venusso, «che cotanto t'ama; Néd i' non so al mondo sì gran dama Che di lui dovess' esser rifusante, Ch'egli è giovane, bello e avenante, Cortese, franco e pro', di buona fama ... Sì ch'i' alor feci croce de le braccia, E sì 'l basciai con molto gran tremore, Sì forte ridottava suo minaccia ... Gran luogo avete in Lombardia e 'n Toscana ... XXIV Vergogna Vergogna contra terra il capo china, Ché ben s'avide ch'ella avea fallato, E d'un gran velo il viso avea velato; E sì disse a Paura sua cugina: «Paura, no' siàn messe nell'aìna Di Gelosia, e ciò ci à procacciato Lo Schifo, perch'egli à corteseggiato Al bel valetto ch'i' vid' ier mattina ... Ma s'i', colui che venne per lo fiore, I' 'l posso nel giardin tener mai preso, I' sia uguanno per la gola impeso Sed i' no'l fo morir a gran dolore» ... XXVIII L'Amante Gelosia fece fondar un castello Con gran fossi d'intorno e barbacani, Ché molto ridottava uomini strani, Sì facev' ella que' di su' ostello; E nel miluogo un casser fort' e bello, Che non dottava assalto di villani, Fece murare a' mastri più sovrani Di marmo lavorato ad iscarpello; E sì vi fece far quattro portali Con gran torri di sopra imbertescate, Ch'unque nel mondo non fur fatte tali; E porte caditoie v'avea ordinate, Che venian per condotto di canali: L'altr' eran tutte di ferro sprangate ...
Il fiore (pagina 3)
di Dante Alighieri (estratti)

... Per dare a' suo' nemici mal atratto, Vi mise dentro gran saettamento, E pece e olio e ogn' altro argomento Per arder castel di legname o gatto, S'alcun lo vi volesse aprossimare: Ché perduti ne son molti castelli Per non prendersi guardia del cavare ... XXX L'Amante Quand' ell' ebbe il castel di guernigione Fornito sì com' egli era mestiere, Ad ogne porta mise su' portiere, De' più fidati ch'avea in sua magione: E perch'ella dottava tradigione, Mise lo Schifo in sul portal primiere, Perch'ella il sentia aspro cavaliere; Al secondo, la figlia di Ragione, Ciò fu Vergogna, che fe' gran difensa; La terza porta sì guardò Paura, Ch'iera una donna di gran provedenza; Al quarto portal, dietro da le mura, Fu messo Mala–Bocca, la cui 'ntenza Ferm' iera a dir mal d'ogne crïatura ... Digiunar me ne fece, a ver vo dire; Ma davami gran pezze di tormento, Con salsa stemperata di languire ... E sì si fa chiamar il Die d'Amore: Ma chi così l'apella fa gran torto, Ché su' sornome dritto sì è Dolore ... Nel mi' visaggio l'uon si specchieria, Sì non son troppo grossa né tro' grella, Né troppo grande né tro' picciolella: Gran gioia avrai se ...
Il fiore (pagina 4)
di Dante Alighieri (estratti)

... LI Amico «Impresso vo' che·ttu aggie astinenza Di non andar sovente dal castello, Né non mostrar che·tti sia guari bello A riguardar là ov' è Bellacoglienza: Ché·tti convien aver gran provedenza Insin che Mala–Bocca t'è ribello, Ché·ttu sa' ben ch'egli è un mal tranello Che giorno e notte grida e nogia e tenza ... LIII Amico «Se non ài che donar, fa gran promessa Sì com' i' t'ò contato qui davanti, Giurando loro Idio e tutti i santi, Ed anche il sacramento della messa, Che ciascuna farai gran baronessa, Tanto darai lor fiorini e bisanti: Di pianger vo' che faccie gran sembianti, Dicendo che non puo' viver sanz'essa ... Messaggio di garzon' ma' non farei, Chéd e' v'à gran periglio, ed odi come: Nonn–à fermezza in lor; perciò son rei ... Ell' enterrà in sì gran malinconia Che no·lle dimorrà sopr'osso carne; Sì·ssi ripentirà di sua follia ...
Il fiore (pagina 5)
di Dante Alighieri (estratti)

... I·llor gioei non son di gran valuta, Ma e' son esca per uccè' pigliare ... LXVII Amico «E se·ttua donna cade i·mmalatia, Sì pensa che·lla faccie ben servire, Né·ttu da·llei giamai non ti partire; Dàlle vivanda ch'a piacer le sia; E po' sì·lle dirai: ‘Anima mia, Istanotte ti tenni i·mmio dormire Intra·lle braccia, sana, al me' disire: Molto mi fece Idio gran cortesia, Che mi mostrò sì dolze avisïone’ ... Po' dica, ch'ella l'oda, come saggio, Che per lei farà' far gran processione, O·ttu n'andrà' in lontan pellegrinaggio, Se Gesocristo le dà guerigione ... LXIX Amico «A te sì non convien far disfidaglia, Se·ttu vuo' ben civir di questa guerra: Lasciala far a' gran' signor' di terra, Che posson sofferir oste e battaglia ...
Il fiore (pagina 6)
di Dante Alighieri (estratti)

... Lo Schifo i' sì pregiava men ch'un fico, Ch'egli avea gran talento di dormire; Vergogna si volea ben sofferire Di guerreggiarmi, per certo vi dico ... Quella rispose: «Già per me no'l sai; E se 'l sapessi, già non vi 'nterrai, Chéd i' difendo a ciaschedun l'entrare Sed e' nonn–à che spender e che dare, Sì farai gran saver se·tte ne vai: Ch'unquanche non volesti mi' acontanza, Né mi pregiasti mai a la tua vita ... Ben disse ch'i' le feci gran carezza Sotto dal pin, ma non ch'ancor vedesse Che Povertà no·m'avesse in distrezza ... Se di ricchezza sì come d'amore I' fosse dio, non possa io ben sentire Sed i' no·gli mettesse in gran riccore» ...
Il fiore (pagina 7)
di Dante Alighieri (estratti)

... Alcuna volta per lo secol voe, Ma dentro a' chiostri fuggo in salvitate, Ché quivi poss' io dar le gran ghignate E tuttor santo tenuto saròe ... Po' vanno procacciando l'acontanze Di ricche genti, e vannole seguendo, E sì voglion mangiar le gran pietanze, E' prezïosi vin' vanno bevendo: E queste son le lor grandi astinanze; Po' van la povertà altrui abellendo ... XCII Falsembiante «Color con cuï sto si ànno il mondo Sotto da lor sì forte aviluppato, Ched e' nonn–è nessun sì gran prelato Ch'a lor possanza truovi riva o fondo ... Mastro Sighier non andò guari lieto: A ghiado il fe' morire a gran dolore Nella corte di Roma, ad Orbivieto ... Mastro Guiglielmo, il buon di Sant'Amore, Fec' i' di Francia metter in divieto E sbandir del reame a gran romore ... Que' disse: «Sì, nonn–è mestier dottare ‘Che più che 'n altro luogo ivi fruttava; Chéd e' sarebbe troppo gran dolore Se ciaschedun su' anima perdesse Perché vestisse drappo di colore ...
Il fiore (pagina 8)
di Dante Alighieri (estratti)

... CII Falsembiante «Sì prendo poi, per seguir mia compagna, Cioè madonna Costretta–Astinenza, Altri dighisamenti a sua voglienza, Perch'ella mi sollazza e m'acompagna; E metto pena perch'ella rimagna Comeco, perch'ell' è di gran sofrenza E sì amostra a·ttal gran benvoglienza Ch'ella vorrebbe che fosse in Ispagna ... Ché·lla lor compressione è freda e secca, Sì ch'i' non so ch'i' di lor trar potesse: Or che darà colui che 'l coltel lecca? Di gran follia credo m'intramettesse Voler insegnar vender frutta a trecca, O ch'i' a·letto del cane unto chiedesse ... CIX Falsembiante «Io dico che 'n sì grande dannazione Va l'anima per grande povertade Come per gran riccezza, in veritade; E ciaschedun dé aver questa 'ntenzione, Ché 'n un su' libro dice Salamone: ‘Guardami, Idio, per la Tua gran pietade, Di gran ricchezza e di mendichitade, E dàmi del Tu' ben sol per ragione ... Ché que' ch'à gran ricchezza, sì oblia Que' che 'l criò, per lo su' gran riccore, Di che l'anima mette i·mala via ... CX Falsembiante «Ancor sì non comanda la Scrittura Che possent' uon di corpo cheggia pane, Né ch'e' si metta a viver d'altrù' ane: Questo non piace a Dio, né non n'à cura; Né non vuol che·ll'uon faccia sale o mura, De le limosine, alle genti strane; Ma vuol ch'uon le diparta a genti umane Di cui forza e santade à gran paura ... CXI Falsembiante «Chi di cotà' limosine è 'ngrassato, In paradiso non dé atender pregio, Anzi vi dé atender gran dispregio, Almen s'e' non è privilegïato; E s'alcun n'è, sì n'è +fatto+ ingannato E 'l papa che li diè il su' collegio, Ché dar non credo dovria privilegio Ch'uon sano e forte gisse mendicato: Ché·lle limosine che son dovute A' vecchi o magagnati san' possanza, A cui la morte seria gran salute, Colui che·lle manuca i·lor gravanza, Elle gli fieno ancor ben car vendute: Di questo non bisogna aver dottanza ... Od altro pover ch'avesse coraggio Di volere studiar in chericia, Gran merced' è a ...
Il fiore (pagina 9)
di Dante Alighieri (estratti)

... CXVII Amore e Falsembiante «Cotesta mi par gran dislealtate», Rispose Amore, «Or non credi tu 'n Cristo?» ... CXVIII Falsembiante «Vedete che danari ànno usorieri, Siniscalchi e provosti e maggiori, Che tutti quanti son gran piatitori E sì son argogliosi molto e fieri ... A quel consiglio mai no·m'acordasse: Tropp' è gran noia l'andar travagliando ... Più amo il manto di papalardia Portar, perciò ch'egli è maggior savere, Ché di lui cuopr' io mia gran rinaldia ... CXXV Falsembiante «Que' che vorrà campar del mi' furore, Ecco qui preste le mie difensioni: Grosse lamprede, o ver di gran salmoni Aporti, o lucci, sanza far sentore ... La buona anguilla nonn–è già peggiore; Alose o tinche o buoni storïoni, Torte battute o tartere o fiadoni: Queste son cose d'âquistar mi' amore, O s'e' mi manda ancor grossi cavretti O gran cappon' di muda be·nodriti O paperi novelli o coniglietti ... Da ch'e' ci avrà di ta' morse' serviti, No·gli bisogna di far gran disdetti: Dica che giuoco, e giuoc' a tutti 'nviti ... Né non si fidi già in escritture, Ché saccian che co' mie' mastri divini I' proverò ched e' son paterini E farò lor sentir le gran calure ... CXXVII Lo Dio d'Amor e Falsembiante «Dì, Falsembiante, per gran cortesia, Po' ch'i' t'ò ritenuto di mia gente, E òtti fatto don sì bell' e gente Che·ttu se' re della baratteria, Afideròmmi in te, o è follia? Fa che·ttu me ne facci conoscente: Chéd i' sarei doman troppo dolente, Se·ttu pensassi a farmi villania» ... CXXVIII L'armata de' baroni À l'armadure ciaschedun sì prese, E sì s'armâr con molto gran valore Per dar a Gelosia pene e dolore, Se contra lor istesse alle difese; Ed alcun prese scudo, altro pavese, Ispade e lancie, a molto gran romore, Dicendo ciaschedun al Die d'Amore Che quelle guardie saran morte e prese ...
Il fiore (pagina 10)
di Dante Alighieri (estratti)

... no·mmenâr co·llor già gente armata, Ma come gente di gran penitenza Si mosser per fornir ben lor giornata ... Il su' bordon non fu di secomoro, Ma di gran falsità ben ripulita; La sua scarsella avea pien' e fornita Di tradigion, più che d'argento o d'oro; Ed una bibbia al collo tutta sola Portava: in seno avea rasoio tagliente, Ch'el fece fabbricare a Tagliagola, Di che quel Mala–Bocca maldicente Fu poï strangolato, che tal gola Avëa de dir male d'ogne gente ... Vo' sete ben certan che·ll'uon non vede Che 'l valletto vi porti nimistate; Sed egli amasse tanto l'amistate Del fior quanto vo' dite, a buona fede, Egli à gran pezza ch'e' v'avrïa morto, Avendogli voi fatto tal oltraggio; Ma non vi pensa e non si n'è acorto, E·ttuttor sì vi mostra buon coraggio, E servirebbevi a dritto e a torto Come que' ch'è cortese e prode e saggio» ... E priegati, se mai ben gli volesti, Che per l'amor di lui questa ghirlanda Deggie portare, e sì sé racomanda Del tutto a te: gran peccato faresti Se 'l su' presente tu gli rifusassi; Ch'i' son certana ch'e' si disperrebbe Se·ttu così ...
Il fiore (pagina 11)
di Dante Alighieri (estratti)

... Se non sai guari, no·mmi maraviglio, Ché giovan uon non puot' esser sottile, Chéd i', quanto più vivo, più asottiglio CXLV La Vecchia «Figliuola mia cortese ed insegnata, La tua gran gioia sì è ancor a venire ... Usanza me n'à fatta sì savietta Ched i' non dotterei nessun lettore Che di ciò mi facesse desinore, Ma' ched i' fosse bella e giovanetta: Chéd egli è tanto ched i' non finai Che·lla scïenza i' ò nel mi' coraggio; Sed e' ti piace, tu l'ascolterai, Ma i' no l'ebbi sanza gran damaggio: Molta pen' e travaglio vi durai; Ma pur almen senn' è remas' e usaggio ... Centomilia cotanti barattati N'avrei, s'i' a buon' or gli avesse tesi, E conti e cavalieri e gran borgesi, Che molti fiorin' d'oro m'avrian dati ... CLI La Vecchia «Ancora d'altra parte cuore umano Non penserebbe il gran dolor ch'i' sento Tratutte l'ore ch'i' ò pensamento De' be' basciar' che m'ànno dato mano ... Ogni sollazzo m'è oggi lontano, Ma non ira e dolori e gran tormento: Costor sì ànno fatto saramento Ch'i' non uscirò lor mai di tra mano ... CLII La Vecchia «Non ne poss' altrementi far vengianza Se non per insegnarti mia dottrina, Perciò che·llo me' cor sì m'indovina Che·ttu darai lor ancor gran micianza, A que' ribaldi che tanta viltanza Me diceano da sera e da mattina: Tutti gli metterai anche a la china, Se·ttu sa' ben tener la tua bilanza ... CLIII La Vecchia «In gran poverta tutti gli mettesse, Sì come t'ò di sopra sermonato, E sì sarebbe il primo dispogliato Coluï che più cara mi tenesse ... Ver è ched e' ve n'à due dispiacenti: Chi se ne 'mbriga, sì fa gran follore ...
Il fiore (pagina 12)
di Dante Alighieri (estratti)

... CLVII La Vecchia «Donar di femina si è gran follia, Sed e' non s'è un poco a genti atrare Là dov'ella si creda su' pro fare, E che 'l su' don radoppiato le sia ... Quella non tengh' i' già per villania: Ben ti consento quel cotal donare, Ché·ttu non vi puo' se non guadagnare; Gran senn' è a far tal mercatantia ... CLVIII La Vecchia «I' lodo ben, se·ttu vuo' far amico, Che 'l bel valletto, che tant' è piacente, Che de le gioie ti fece presente E àtti amata di gran tempo antico, Che·ttu sì·ll'ami; ma tuttor ti dico Che·ttu no·ll'ami troppo fermamente, Ma fa che degli altr' ami saggiamente, Ché 'l cuor che·nn'ama un sol, non val un fico ... CLXI La Vecchia «A gran pena può femina venire A buon capo di questa gente rea ... La femina dé aver amici molti, E di ciascun sì dé prender su' agio, E far sì ch'uon gli tenga per istolti; E far lor vender la torre e 'l palagio, O casa o casolari o vero i colti, Sì che ciascun ci viva a gran misagio ... CLXVIII La Vecchia «E s'ella ne prendesse gran funata, Di que' che ciaschedun la vuol brocciare, Sì si dé ben la femina avisare D'assegnar a ciascun la sua giornata: Chéd ella rimarria troppo 'ngannata Se·ll'un l'altro vi potesse trovare, Ch'almen le converrebbe pur fallare Alla gioia che ciascun l'avria recata ... CLXIX La Vecchia «In poveruon no·metter già tu' amore, Ché nonn–è cosa che poveruon vaglia: Di lu' non puo' tu aver se non battaglia E pena e povertate e gran dolore ... Lasciar ti farian robe di colore E sovente dormire in su la paglia: Non t'intrametter di cotal merdaglia, Ché troppo i' 'l ti porria a gran fallore ... L'uon che si piace, fa gran scipidezza E grand'orgoglio, e l'ira di Dio atenda; E Tolemeo sì 'l dice in sua leggenda, Ch'aver non puote amore né franchezza; Né non puote aver cuor di ben amare: Ché tutto ciò ch'egli avrà detto a l'una, Sì tosto il va a l'altra ricontare; E così pensa a far di ciascheduna, Né non intende ch'a·llor barattare: Udita n'ò la pianta di più d'una ...
Il fiore (pagina 13)
di Dante Alighieri (estratti)

... promessa vuol ch'a·llui t'attacci, I' non vo' già perciò che·ttu lo scacci, Ma digli ch'altro termine ti metta, Perciò ch'avrai allor troppo gran fretta; E sì vo' ben che 'l basci e che·ll'abracci, Ma guarda che co·llui più non t'impacci, S'e' non iscioglie prima la maletta ... CLXXII La Vecchia «E quando tu udirai la sua domanda, Già troppo tosto non sie d'acordanza, Né non fare di lui gran rifusanza: Nostr' arte sì no'l vuol né no'l comanda ... CLXXIII La Vecchia «Gran festa gli farai e grand' onore, E dì come gli ti se' tutta data, Ma non per cosa ch'e' t'aggia donata, Se non per fino e per leal amore; Che·ttu à' rifiutato gran signore, Che riccamente t'avrebbe dotata: ‘Ma credo che m'avete incantata, Per ched i' son entrata in quest'errore’ ... Gran danno l'à già fatto la vergogna, Ma vo' sì no'l dovreste sofferire; Nonn–à dove le carni sue ripogna’ ... CLXXVI La Vecchia «Ancor gli dica un'altra de l'ostello: ‘Se madonna volesse far follaggio Con un bellissim' uon di gran paraggio, In fatto suo sarebbe ben e bello, E sì sarebbe donna d'un castello; Ma 'nverso voi à sì leal coraggio Ch'ella non prenderebbe nul vantaggio Di che doman vo' foste su' ribello’ ... CLXXX La Vecchia «Sì dé la donna, s'ell' è ben sentita, Quando ricever dovrà quell'amante, Mostralli di paura gran sembiante, E ch'ella dotta troppo esser udita, E che si mette a rischio de la vita ... Ben so che voi avete un'altr' amanza, La qual tenete in camera o 'n pregione’; Sì mosterrà d'averne gran pesanza ... Or l'à la legge sì condizionate Ed àlle messe a sì gran distrezza, Che ciascheduna volontier s'adrezza Come tornar potesse a franchitate ... Allor da·llui sì mi dipartirei; Di far amico mosterrè' gran fretta, Sì ch'io in quella angoscia il lascierei ... CLXXXV La Vecchia «S'avessi messo termine a un'ora A due, ch'avresti fatto gran follia, E l'un conteco in camera sia, E l'altro ...
Il fiore (pagina 14)
di Dante Alighieri (estratti)

... CLXXXVII La Vecchia «Quand' a quel lavorio messi saranno, Ben saggiamente deggian operare, E l'un atender e l'altro studiare, Secondo ch'egli allor si sentiranno; Né sì non dé parer lor già affanno Di voler ben a modo mantacare, Ch'amendue insieme deggian afinare Lor dilettanza; e dimorasse un anno! E se·lla donna non v'à disïanza, Sì 'nfinga in tutte guise che vi sia, Sì gline mostri molto gran sembianza: Istringa 'l forte e basci 'l tuttavia; Quando l'uom' avrà süa dilettanza, Sì paia ch'ella tramortita sia ... CXCI La Vecchia «Ma ciascun uon ch'avesse in sé ragione O che del mondo ben savio sarebbe, Ma' don' di femina non prenderebbe, Ché non son che·llacci di tradigione: Ché quella che facesse donagione, Contra la sua natura peccherebbe, E 'n gran follia ciascun gliele porrebbe, Sed ella no'l facesse a falligione ... Né no·gli piacque nulla risparmiare, Ch'e' tutto no'l bevesse e no'l giucasse, Tant' era temperato a pur mal fare: Sì ch'a la fin convenne ch'i'·lasciasse, Quand' i' non ebbi più che gli donare; E me e sé di gran ricchezza trasse» ... Bellacoglienza molto queta è stata E molto volontier l'à ascoltata, E molto e' n'è 'l su' cuor rasicurato: Sì ch'e' seria leggier a far mercato, Se Gelosia non vi fosse trovata E' tre portier', che fanno gran vegghiata, Ché ciascun dotta d'esser barattato ... Di Mala–Bocca, che già era morto, Nessun di lor non facea lada ciera, Ché chi l'amasse sì faria gran torto: Ché non finava di dìe né da sera Di dar a Gelosia nuovo sconforto, Né non dicea giamai parola vera ... «Figliuola mia, e' non fece anche oltraggio I·nessun luogo, ch'i' udisse dire, Ma troppo il loda l'uon di gran vantaggio» ...
Il fiore (pagina 15)
di Dante Alighieri (estratti)

... Con molto gran paura dentro entrai; Ma, quand' i' vidi Mala–Bocca morto, Vie men del fatto mio sì mi dottai ... Amor trovai, che mi diè gran conforto Co·l'oste sua, e molto m'allegrai Che ciascun v'era 'n aiutarm' acorto ... Allor pensai s'i' potesse vedere Dolze–Riguardo per cosa che sia: Inmantenente Amor a me lo 'nvia, Di che mi fece molto gran piacere ... Quella mi disse: «Molto gran merzede ... Allor credetti ben ricever morte, Tanto facean di me gran malmenata: Sì ch'i' misericordia domandai A Paura, a Vergogna e a quel crudele; Ma i·nessuna guisa la trovai ... Lo Schifo sì avea in mano un gran bastone, E co·lo scudo il colpo sì·llo schiancia, E fiede a·llei e falla gir boccone ... E que' de' colpi fa gran dimenata, E la bella merzé gli à domandato, Sì ch'a Pietà ne prese gran peccato: Verso il villan sì·ss'è adirizzata; E con uno spunton lo gì pungendo, E di lagrime tuttora il bagnava, Sì che 'l villan si venïa rendendo, Ch'aviso gli era ched egli afogava ... Allor lo fie' co·molto gran dispetto, Come colei ch'a ucciderlo bada; Sì che lo mise giù tutto stenduto, E sì l'avrebbe fesso insino a' denti; Ma, quando Ben–Celar l'ebbe veduto, Perciò ch'egli eran distretti parenti, Inmantenente sì gli fece aiuto ... ] Molt' era buon guerrier quel Ben–Celare: Alzò la spada, e sì fiede Vergogna Sì gran colpo ched ella tutta ingrogna, E poco ne fallì d'a terra andare ... Contra leï battaglia poco dura: Ardimento s'occorse a la miccina Con una spada molto chiara e fina, E sì·lle fece molto gran paura ...
Il fiore (pagina 16)
di Dante Alighieri (estratti)

... Non fu veduta mai tal trapresaglia, Che que' d'entro facien troppo gran taglia Di que' di fuor; Amor allor procaccia Che tra lor una trieva sì si faccia Di venti dì, o di più, che me' vaglia: Ch'e' vede ben che mai quella fortezza, Se·lla madre non v' è, non prenderebbe ... ] Franchezza sì s'è de l'oste partita, E Amor sì·ll' à ben incaricato Che·lli dica a la madre ogne su' stato, Com' egli è a gran rischio de la vita, E che sua forza è molto infiebolita: Ch'ella faccia che per lei si' aiutato ... ] «Molte salute, madonna, v'aporto Dal vostro figlio: e' priegavi per Dio Che 'l socorriate, od egli è in punto rio, Ché Gelosia gli fa troppo gran torto; Ch'e' nonn–à guar ched e' fu quasi morto 'N una battaglia, nella qual fu' io ... ] Di gran vantaggio fu 'l carro prestato ... ] Quando Venùs intese che Vergogna Parlò sì arditamente contr' a·llei, Sì gli à giurato per tutti gli dèi Ch'ella le farà ancor gran vergogna; E poi villanamente la rampogna, Dicendo: «Garza, poco pregerei Il mi' brandon, sed i' te non potrei Farti ricoverare in una fogna ... In su' pilastri una image avea asisa; D'argento fin sembiava, sì lucea: Tropp' era ben tagliata a gran divisa ... ] Troppo avea quell' imagine 'l visaggio Tagliato di tranobile fazzone: Molto pensai d'andarvi a processione E di fornirvi mie pelligrinaggio; E sì no·mi saria paruto oltraggio Di starvi un dì davanti ginocchione, E poi di notte esservi su boccone, E di donarne ancor ben gran logaggio ... Cortesia sì·lle disse: «Figlia mia, Molt' ò avuto di te il cuor crucciato, Ché stata se' gran tempo impregionata ...
Il ponte del Paradiso (pagina 2)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Quella era l'ora che madonna soleva scegliere per ragionare col Giovanni, il più antico servitore, come il più decorativo, dei signori Zuliani, decorato egli stesso del titolo di maestro di casa; e quel giorno, vigilia della gran cena di San Silvestro, doveva essere un colloquio importante al sommo, una specie di consiglio domestico, uno di quei consigli solenni, in cui si dimostra la sapienza delle padrone di casa, e i signori uomini di solito non capiscono un'acca ... Aveva vinta una giornata campale, invitando alla gran cena le signore Cantelli, che a sua moglie piacevano poco, e quella cara non era più in collera ... Aveva promesso di scendere per quell'anno? Sì e no, dipendendo il fatto dalle circostanze, che sogliono sempre avere un gran peso sulle umane risoluzioni ...
Il ponte del Paradiso (pagina 13)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Nè l'agitazione del suo spirito si chetò così presto, che non passasse ancora gran parte della notte insonne ... Gran forza d'animo, la sua; per quanto, a guardarci bene addentro, sentisse di non averne gran merito ...
Il ponte del Paradiso (pagina 15)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Ma più grande maraviglia le cagionò un gran disegno a matita nera, di Paolo Veronese, rappresentante il convito del Nazareno in casa di Simeone, con la Maddalena pentita ai piedi del Redentore, e Giuda che balza dalla seggiola in atto di rimproverare alla donna quell'eccesso di pietà, o quell'abuso di unguento ... È un pittore che ha composto mirabilmente le scene più vaste e più complesse, facendo correre molt'aria e molta luce intorno ad un gran numero di figure, tutte diversamente atteggiate, e senz'ombra di sforzo ... E appunto da un lato si vedeva la tavola del faraone, il gran giuoco del secolo, che accomunava intorno ad un tappeto verde stimati patrizii e avventurieri d'ogni risma, provati gentiluomini e furfanti di tre cotte, bellamente aiutando a questa miscela l'uso della bautta e della maschera ... Altro quadro più in là, raffigurante una piazza; e sulla piazza un palco da ciarlatano, donde un vecchio Dulcamara esaltava la magica virtù di certe boccettine, che vendeva alle belle ragazze; l'elisir d'amore, senza dubbio, del quale pareva invogliata anche una gran dama, venuta in piazza con la morettina sul viso, facendosi sostenere lo strascico dall'immancabile cavalier servente in bautta ... Era un modo di tramandare le proprie sembianze ai posteri, senza la solennità del gran quadro, e col ...
Il ponte del Paradiso (pagina 27)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... — E lo hai sentito, — riprese ella, — il gran caldo di quelle stufe? — L'ho sentito, e mi è parso tollerabile; — rispose Raimondo ... — Del resto, facciamo a parlarci chiaro, bella mia; non è stato il gran caldo, quello che ha colpito la signorina Margherita, ma piuttosto certi discorsi fatti a sua madre, e che sua madre avrà dovuto riferirle ... un disegno mio, di nozze fra lei e Filippo Aldini? — Ah, sì? questo? — esclamò la signora, con accento di gran meraviglia ... — Bisognerebbe sapere in che termini ti è stato riferito, poichè ella ha stimato di farne un gran caso ...
Il ponte del Paradiso (pagina 34)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Quella gran dote, finalmente, sarà investita in terreni, e tu non ne toccherai un centesimo ... — Ma infine, perchè non metterlo prima, il vostro gran veto? Aspettate ora? — Ella rizzò il capo, saettando Filippo d'uno sguardo viperino ... Da gran tempo ti eri messo in mente di guarirmi con la tua freddezza, come prima coi tuoi continui timori, coi tuoi eterni rimorsi ... È un gran male ciò che è accaduto, un gran male; dobbiamo dimenticare anche quello, se pure avverrà che non possiamo averne perdono dalla nostra coscienza ...
Il ponte del Paradiso (pagina 38)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Ella intanto sbirciava il messaggio, che Raimondo aveva dovuto recare più presso alla tavola, sotto il vivo lume della lampada elettrica ond'era rischiarato il salotto; e tosto riconosceva il tipo delle buste del banco maritale, insieme colla mano di scritto del signor Brizzi, gran maestro in calligrafia commerciale ... Ma un gran mutamento si era fatto in lui: sparite le gronde, la fronte rasserenata, l'occhio tornava a brillare della solita luce, e le labbra, non più strette come dianzi, s'ammorbidivano ad una espressione di gran contentezza ... Disgraziatamente Raimondo teneva gli affari e le lettere d'affari per sè; ed era un gran fatto che per una volta tanto si fosse lasciato cavar di bocca quel poco ...
Il ponte del Paradiso (pagina 40)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Gran fede! gran fede! Si fonda una religione, colla fede, non si governa una donna ... E certo, quel marito non era stato prudente, nè savio: felice tra due diversi affetti dei quali sentiva bisogno il suo gran cuore, non aveva veduto nulla, sospettato di nulla; beatissimo uomo, aveva dormito tra due guanciali, proprio come in quel momento faceva ...
Il servitore di due padroni (pagina 16)
di Carlo Goldoni (estratti)

... BEATRICE Che mai li ha indotti a darci sì gran dolore? FLORINDO Per saper tutto non conviene usar con essi il rigore ... BEATRICE (Gran discorso lungo gli fa colui ... (accostandosi a Beatrice) BEATRICE (Che lungo discorso hai tenuto con signor Florindo)? (piano a Truffaldino) TRUFFALDINO (La sappia, che quel signor el gh'ha un servitor, che gh'ha nome Pasqual; l'è el più gran mamalucco del mondo; l'è stà lu, che ha fatt quei zavai della robba, e perché el pover omo l'aveva paura, che el so patron lo cazzasse via, ho trovà mi quella scusa del libro, del patron morto, negà, etecetera ... (piano a Beatrice) BEATRICE Caro Florindo, gran pene che ho provate per voi ...
L'Olimpia
di Giambattista Della Porta (estratti)

... Ella non pensando d'aver a comparir fra gran cerchi di sí ampio teatro né fra sí gran numero di nobilissimi spirti, di persone di tanta autoritá, né di troppo severi e scropulosi giudici di bellezze di donne, appena ponendo i piè su la scena che vedea i volti conversi in lei ed esser bersaglio di tanti occhi, come vergine non ancora informata da alcuno delle cose del mondo, vergognosetta si tirò indietro: per non porsi a pericolo d'esser passata per punte di picche e trafitta nel vivo cosí in secreto come in publico, avea determinato piuttosto farsi monaca e invecchiarsi in un monistero e contentarsi delle poche lodi ch'avea avute da chi la vidde in casa sua, che procacciarsene maggiori uscendo in publico ... Chi ha gran voglia di udire ha gran voglia di ridire, e questa è cosa d'importanza piú che non pensi ...
L'Olimpia (pagina 4)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... Haile tu detto che se ho un viso d'angiolo ho un cuor di diavolo? in somma la mia bellezza mi rubba gran parte della fama delle mie pruove; ché le genti vedendomi cosí bello non si ponno imaginare che sia quel satanasso, quel gran diavolo ch'io sono ... Gran scimitarra dovea esser questa che ci ponevano la mano tante persone! TRASILOGO ... Mi voleva dar l'alfangia, come s'io avessi bisogno di queste armi per combattere con la fame: ché non ho altra nemica al mondo, né è piú gran pericolo che combatter con lei; e se non mi difendessi a piatti di lasagni, di maccheroni, caponi, faggiani e fegatelli, m'ucciderebbe ... O quam melius non stuzzicassi i carboni semivivi, semisopiti sotto la cenere, che ogni favillula dandole fiato cresce in gran fiamma ...
L'amore che torna (pagina 36)
di Guido da Verona (estratti)

... Prediletto nella società galante, spendeva senza parsimonia, con aristocratica eleganza: doveva essere terribilmente cinico dietro la sua maschera d'impeccabile gran signore ... Parigi si rammentava di averlo veduto, molti anni addietro, avere un duello terribile con un addetto diplomatico di gran famiglia, il quale era rimasto sul terreno con la gola trafitta ... Ora i bei tempi erano passati; la Moda, quella bizzarra divinità cui Parigi pagana avrebbe eretto il più gran tempio dell'orbe, si era un poco distolta da lui, trovandolo forse invecchiato ... C'incontrammo una sera, in uno di quei balli di Montmartre dove impazza il perpetuo carnevale dei gaudenti, e sebbene in passato la nostra conoscenza non fosse stata gran che intima nè duratura, egli mi ravvisò prontamente e venne a parlarmi con disinvolta cortesia ...
La spada di Federico II
di Vincenzo Monti (estratti)

... Per insegnarne ancora che gl'illustri conflitti sono l'argomento più caro di queste dive, la medesima lasciò scritto che il primo de' loro canti fu il trionfo di Giove lor genitore e i forti fatti dei numi che per lui combattevano nella gran giornata di Flegra ... Era del guanto marzial vestita La terribile mano, e si vedea Sangue uscirne a gran gocce; e tosto udita Fu roca orrenda voce che dicea: — Chi sei che al brando mio porti l'ardita Destra? — E il brando di forza a sè traea; E un fremer si sentía di rotte e cupe Voci, qual vento in cavernosa rupe ... Perchè nessuna al suo veder si rubi Di tante alla gran lite armi commosse, Squarcia d'intorno colla man le nubi; E sì truce fra nembi appresentosse, Ch'un de' negri parea vasti cherubi Che un dì la spada di Michel percosse ... Ecco poscia un diadema in tre spezzato (Se non inganna dello sguardo il volo) Saldarsi, e ratto del gran sire al fiato Que' tre brani animarsi e farne un solo ...
La sposa persiana (pagina 6)
di Carlo Goldoni (estratti)

... Quel disgraziato eunuco mi fa sì gran dispetto! Mi segue e mi tormenta ... Non brilla ad esso in volto gran vezzo, e gran bellezza, Ma la beltade in uomo non è quel che si apprezza ... TAMAS (Eccomi al gran cimento ...
La via del rifugio (pagina 2)
di Guido Gozzano (estratti)

... i panorami di Gerusalemme, il Gran Sultano, carico di gemme ... Condussi nell'ascesa la bicicletta accesa d'un gran mazzo di rose ... Adolescente l'una nelle gonnelle corte, eppur già donna: forte bella vivace bruna e balda nel solino dritto, nella cravatta, la gran chioma disfatta nel tocco da fantino ... — Queste pensavo cose, guidando nell'ascesa la bicicletta accesa d'un gran mazzo di rose ... I greggi, sparsi a picco, in gran tinniti e mugli brucavano ai cespugli di menta il latte ricco; e prossimi e lontani univan sonnolenti al ritmo dei torrenti un ritmo di campani ...
La via del rifugio (pagina 5)
di Guido Gozzano (estratti)

... In breve dai soppalchi al limitare discacciano il nemico, nell'assedio invocando a gran voce tutti i Santi ... Dal monile divampa quella gran capellatura vostra, fiammante nella massa oscura ... E tu non sai! Il suono t'è un trastullo: tu suoni e ridi sotto il cielo grigio nostro piccolo gran consolatore! E l'usignuolo, come te, fanciullo, canta ai poeti intenti al suo prodigio; e non conosce le virtù canore ... LA BELLA DEL RE Ciaramella che a' verd'anni fu l'amica del Gran Re (era prode e più non c'è, era bella e ha settant'anni), Ciaramella la comare con il fuso e la conocchia, se ne viene tutta spocchia sulla soglia per filare ... E la canape l'innonda, disfacendosi il pennecchio, d'una gran cesarie bionda ... Crede quella la sua gran capellatura ... Già s'accendono le stelle nella notte fredda e oscura: la vecchietta sonnolenta dolcemente s'addormenta nella gran capellatura ...
Le smanie per la villeggiatura (pagina 7)
di Carlo Goldoni (estratti)

... Vi sarà gran gioco, gran feste di ballo ... Quando si è sul candeliere, quando si è sul piede di seguitare il gran mondo, una volta, che non si possa, si attirano gli scherni, e le derisioni ... E se conducete lui, non sarebbe gran cosa, che conduceste anche me; e se non vado in calesso col cameriere del signor Leonardo, posso andare in calesso col signor Cavaliere del dente ... FILIPPO Gran cosa di queste ragazze! Quel giorno, che hanno d'andar in campagna, non sanno quel che si facciano, non sanno quel che si dicano, sono fuori di lor medesime ... FILIPPO Son obbligato al vostro amore, alla vostra cordialità, e mi fareste una gran finezza, se vi compiaceste di venir con me ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 3)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... Così avendogli cacciato questo pulce nell'orecchio si partì da lei e se ne tornò alla corte aspettando di udire qualche gran novità avanti che fusse notte ... Partito Bertoldo, Aurelia credendosi che ciò fusse la verità, subito andò a trovare le sue vicine e gli fece palese quel tanto che da Bertoldo aveva udito; le quali, udendo tal cosa, entrarono in tanta smania e in tanta furia che gettavano fuoco per tutto; e in meno d'un'ora si sparse tal nuova per tutta la città; onde si raccolsero insieme più di due milla femine, le quali, avendo discorso gran pezzo sopra tal fatto, si risolsero alla fine di andar a trovar il Re e quivi alla sua presenza gridar tanto e far tanto romore, che esso, vinto dalla loro importunità, si risolvesse a fare che la legge da lui nuovamente imposta non andasse più avanti ... E così, tutte piene di rabbia e colme di sdegno, andarono a corte e ivi gionte cominciarono a fare i più gran strepiti e le maggior grida del mondo, a tale che il Re era quasi stordito, né sapendo la cagione di così gran tumulto, restò tutto confuso e pieno di maraviglia; laonde non potendo più sopportar tanta insolenza, tratto dalla colera e dallo sdegno, fu sforzato di ponere la pazienza da una banda nell'ultimo ... RE Orsù, poiché questa è stata tua invenzione, io ti perdono; ma come hai tu ordita questa diavoleria? BERTOLDO Io sono andato a trovar colei alla quale tu concedesti lo specchio e gli ho dato ad intendere che tu volevi di nuovo farlo spezzare e darne la metà alla sua avversaria, e di più che tu avevi ordinato che ogn'uomo pigliasse sette mogli e perciò costei aveva radunato così gran numero di femine insieme e hanno fatto lo schiamazzo che tu hai sentito ... RE Tu sei stato un grand'inventore, ma però di malizia, e tu hai quasi causato un gran disordine oggi, e hanno avuto mille raggioni, non che una, a muoversi ad ira contro di me; e non potevo credere che il sesso donnesco fusse così privo di cervello che si movesse a far tanto rumore senza grandissima cagione; e qual maggior occasione di questa gli potevi tu dare a farle irritare verso di me? E a me parimente hai dato occasione di dire contro di loro quello ch'io non vorrei aver detto per tutto l'oro del mondo; e ne son dolente e pentito, e torno a dire che la donna è un fonte di virtù, un fiume di bontà, un giardino di costumi, un monte di benignità, un prato di gentilezza, un campo di cortesia, un specchio di prudenza, una torre di magnanimità, un mare di pudicizia, e un fermo scoglio di costanza e di fermezza ...
Libro proibito (pagina 2)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... Non mi dichiaro ateo nel senso letterale della parola, ma siccome il mio Dio non assomiglia punto a verun di quei tipi da gran babbau inventati per far paura alla gente, così me lo tengo tutto pel mio esclusivo consumo ... Tu dirai che vi hanno degli atei i quali professano la più sana morale, ed io ne convengo; resta poi a vedere se quello che comunemente vien giudicato sano, non sia in qualche caso il più gran morbo del mondo ... V'è ancora nel mondo un gran numero di persone morigerate e prudenti, le quali stan ferme in questa massima, che comperare un libro sia un atto di rovinosa follia ... Sono i parassiti della letteratura; il commercio librario non se ne avvantaggia gran fatto, ma se dessi cessassero dal consumo gratuito, l'Italia cadrebbe nell'idiotismo ... —Non v'è più un soldo in cassa? ANNUNZIO FUNEBRE Consunto al gioco e in femmine Degli avi il patrimonio, Ieri moría di sincope Il cavalier Landonio; Niun pianse allor che il lùgubre Caso in città fu noto; Solo gli eredi in lacrime Dicean: lasciò un gran vuoto! A GIOVANE LETTERATO Per esser buon scrittore Voglionsi ingegno e cuore; Non t'impancare a scole, Non pensar come vuole La moda; scrivi quello Che ti detta il cervello; Sii naturale, schietto, Onesto—e sarai letto I NOSTRI TEMPI La vera sintesi Dell'età nostra Con breve distico Qui si dimostra: «Tutto si compera, Tutto si vende, E carta sudicia Per ôr si spende ...
Libro proibito (pagina 4)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... AD UN CANTANTE CAVALIERE Fabio: alla tua gran voce L'Italia ha reso omaggio; Sei cavalier—la croce Avrà il mio ciuco in maggio? GIUDIZI DEL PUBBLICO Piace un dramma a Milan… ... All'obliato cenere Di lacrime e preghiere Qualche tributo, o Eufrasio, Darai…?—Con gran piacere!!! PROPOSTA DI UN CANDIDATO Di tutto parla E nulla sa… Al Parlamento Trionferà ... Commisi un gran peccato… ...
Marocco (pagina 2)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Poi vennero a parlare di politica europea con quel non so che di scucito che c’è sempre nei discorsi di gente di vario paese, e quelle solite gran frasi vuote con cui si parla d’una politica lontana, fantasticando alleanze spropositate e guerre favolose ... E poi il discorso cadde su Gibilterra, argomento inevitabile; la gran Gibilterra, il centro d’attrazione di tutti gli Europei della costa, dove si mandano i figliuoli a studiare, dove si va a comprare il vestito, a ordinare un mobile, a sentire l’opera in musica, a respirare una boccata d’aria d’Europa ... In un angolo della piazza, sotto la tenda d’una bottega chiusa, un lumicino moribondo rischiarava confusamente un ammasso di cenci biancastri, da cui usciva un suono leggerissimo di chitarra e un filo di voce tremola e lamentevole, che pareva portata dal vento da una gran lontananza ... Scovasso; ma sapevo di lui qualche cosa, che mi dava una gran ...
Marocco (pagina 15)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Fu una lunga citazione di nomi di governatori, di provincie, di fiumi, di valli, di monti, di pianure, che avremmo trovato sul nostro cammino; nomi che mi suonavano all’orecchio come altrettante promesse di avvenimenti meravigliosi, e mettevano in gran moto la mia immaginazione ... Sidi-Misfiui, mi fu detto poi, ha tra i Mori la fama di gran dotto, fu maestro del Sultano regnante, ed è, come gli si legge nel viso, un mussulmano fanatico ... Sidi-Bargas gode la riputazione più amabile di gran giocatore di scacchi ... C’era il medico della carovana, Miguerez, nativo di Algeri; un ricco moro; Mohamed-Ducali, suddito italiano, che accompagnava l’ambasciata in qualità di scrivano; il secondo dracomanno della Legazione, Salomone Aflalo; due marinai italiani, uno ordinanza del comandante Cassone e l’altro calafato a bordo del Dora; i soldati della Legazione in gran gala; i cuochi, gli operai, i servi, tutte persone sconosciute che due mesi di vita comune nell’interno del Marocco dovevano rendermi famigliari, e che io mi preparavo a studiare sin da quel momento, ad uno ad uno, per farli un giorno movere e parlare nel libro che avevo in testa ...
Marocco (pagina 16)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... La strada, se si può chiamar strada, era formata da un gran numero di sentieri paralleli, in alcuni punti incrociati, serpeggianti in mezzo a cespugli e pietroni, infossati come letti di rigagnoli ... Le tende formavano un gran circolo, in mezzo al quale era piantata la bandiera italiana ... Un’ora dopo l’arrivo ci sedemmo a tavola sotto la gran tenda consacrata a Lucullo ... Il console di Spagna, un bel castigliano dello stampo antico, gran barba, gran torace e gran cuore, declamò, con una mano sul manico del pugnale, il dialogo di don Juan Tenorio e di don Luis Mendia nel dramma famoso di Josè Zorilla ... —Oh stiamo a vedere adesso,—gridò il viceconsole alzandosi istizzito,—che è un’impertinenza il non volersi lasciar ammazzare! Una gran risata del capitano e del comandante troncò la discussione, e prima ancora che essi parlassero, il signor Grande ed io capimmo d’esser stati corbellati tutt’e due ...
Marocco (pagina 19)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Una lunga fila di arabi, accompagnati dal Comandante della scorta, dai soldati della Legazione e dai servi, attraversò l’accampamento, si venne a schierare davanti alla nostra tenda e depose ai piedi dell’Ambasciatore una gran quantità di carbone, d’ova, di zuccaro, di burro, di candele, di pani, tre dozzine di galline e otto montoni ... Allora cominciò, come doveva poi accadere tutti i giorni, un gran battibecco fra servi, mulattieri e soldati per la ripartizione della mona ... Selam era un gran personaggio ... —L’ho gettato in aria,—mi disse colla più gran serietà,—e l’ho ricevuto sulla testa,—Non capivo: si spiegò ...
Marocco (pagina 26)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Ogni cento passi c’è una gran porta arcata che si chiude la notte ... Prendiamo a passo affrettato una strada deserta, la gente a poco a poco rimane indietro, arriviamo fuori delle mura in una strada fiancheggiata da fichi d’India enormi e da palme altissime, tiriamo un gran respiro, siam soli! Tale è la città d’Alkazar, chiamata generalmente Alkazar-el-Kebir, che significa «il grande palazzo ... Si racconta che una sera, cacciando, si smarrì; che un pescatore l’ospitò nella sua capanna, e che il califfo, riconoscente, gli fece costrurre nel luogo stesso un gran palazzo e parecchie case; intorno alle quali sorse a poco a poco la città ... La scorta s’era sparpagliata sopra un vasto spazio, in un gran numero di drappelli, che parevano altrettanti piccoli cortei di sultani ... Portava un gran turbante bianco, una giacchettina azzurra e i calzoni alla zuava; parlava spagnuolo, sapeva far di tutto, piaceva a tutti, a segno che Selam, persino il glorioso Selam, n’era un tantino geloso ...
Marocco (pagina 30)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... —Un gran dolore qui,—rispose, indicando una spalla ... Ecco il gran punto! Ho una cosa qui, più sotto, più sopra, di qua, di là; ma nessuna, nemmeno una vecchia nonagenaria, vuol lasciarsi vedere, e tutte pretendono che il medico indovini ... Le formiche formavano delle lunghissime strisce nere, gli scarabei c’erano a mucchi, le cavallette fitte come le mosche; e con questi un gran numero d’altri insetti, non visti mai negli altri accampamenti, che m’ispiravano pochissima fiducia ... Più un gran numero di lucertoloni, di ragnacci, di centopiedi lunghi un palmo, di grilli cantaioli grossi come un pollice, di cimici verdi larghe come un soldo, che andavano e venivano come se s’apparecchiassero d’accordo comune a una qualche impresa guerresca ...
Marocco (pagina 39)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Una passata d’acqua rinfresca l’aria, un fascio di raggi abbarbaglianti, prorompendo come una corrente di luce elettrica per l’apertura della gola, indora una metà del campo; arrivano corrieri da Tangeri, corrieri da Fez, curiosi dai villaggi; due terzi della carovana si tuffano nel fiume; e il desinare è rallegrato dall’apparizione d’un nuovo personaggio, venuto dalla gran città dei Sceriffi: il moro Scellal, un altro dei protetti della Legazione d’Italia che ha una lite pendente col Governo del Sultano: il più voluminoso turbante, il più rotondo faccione, la più beata pinguedine moresca che siasi veduta da Tangeri in poi ... Sono messi del Sultano, messi del primo ministro, messi del gran cerimoniere, messi del Governatore di Fez, ufficiali, maggiordomi, negozianti, patenti de’ mori della carovana, tutta gente ben vestita, linda, cerimoniosa, circonfusa dell’aura della corte e della metropoli, che parla con voce grave e gesti maestosi dell’esercito formidabile, della folla immensa, del palazzo delizioso che ci aspetta ... È un gran lavorìo di rasoi, di spazzole, di pettini, di striglie, e un’allegrezza che ci rifà ad usura di tutte le fatiche del viaggio ... È il gran cerimoniere Hadje Mohammed Ben Aissa, cogli ufficiali di corte, che dà il benvenuto all’Ambasciatore in nome del Sultano, e s’accompagna alla scorta ...
Marocco (pagina 45)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... rappresentanti degli Stati d’Europa si dovesse risponder subito e in poche parole? e rinunziare a quella gran scusa dei ritardi e a quell’eterno pretesto delle lettere smarrite, che sono i corrieri, grazie a cui si può strascicare per due mesi una quistione che potrebbe esser risolta in due giorni? Si seppe, oltre a questo, o piuttosto si capì, che il Sultano è un uomo d’indole mite e di cuore gentile, che vive austeramente, che ama una donna sola, che mangia senza forchetta, come tutti i suoi sudditi, e seduto in terra, ma coi piatti posti sopra una piccola tavola dorata, alta un palmo; che prima d’esser Sultano, correva il lab el barod coi soldati, ed era uno dei più destri; che ama il lavoro e fa molte volte egli stesso quello che dovrebbero fare i suoi servi, fino a incassare le proprie robe nelle occasioni di partenza; e che infine il popolo lo ama, ma anche lo teme, perchè sa di certo che quando scoppiasse una grande rivolta, egli sarebbe il primo a saltare a cavallo e a slanciarsi colla spada nel pugno contro i ribelli ... Ma con che garbo dicevan queste cose! Che bei sorrisi e che bei movimenti! Che peccato non intendere il loro linguaggio tutto figure e colori, e non poter leggere e frugare a nostro bell’agio dentro quell’ingenua ignoranza! Dopo due ore ricomparvero l’Ambasciatore, Sid-Mussa, il gran sceriffo e tutti gli ufficiali; ci fu uno scambio interminabile di strette di mano, di sorrisi, d’inchini, di saluti, di cerimonie, che pareva si ballasse una contraddanza; e finalmente, passando fra due lunghe ali di servi attoniti, s’uscì ... Uscendo, vedemmo all’inferriata d’una grande finestra a terreno una decina di visi di donne, nere, bianche e mulatte, indiademate e scarmigliate; le quali, appena apparimmo, scomparvero facendo un gran rumore di pantofole e di sottane sbattute ... Quella gran curiosità derivava, in parte, dalla storia della sua dinastia ...
Marocco (pagina 48)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Un altro voltafaccia di donne sopra un gran numero di terrazze, ci annunziò, poco dopo, il passaggio d’un’altra comitiva italiana; e trascorsi dieci minuti vedemmo biancheggiare sull’altura opposta la cuffía egiziana dell’Ussi e il cappello inglese del Morteo ... * * * Ieri siamo stati a pranzo dal Gran Visir Taib Ben Iamani, soprannominato Boascerin, che significa, secondo alcuni, vincitore al gioco della palla, e secondo altri, padre di venti figli: gran vizir, però, non d’altro che di titolo, per aver occupato quella carica suo padre sotto il regno del precedente Sultano ... —Il Gran Vizir Taib Ben Iamani Boascerin,—disse con molta gravità,—prega l’Ambasciatore d’Italia e il suo seguito di voler pranzare oggi in casa sua ... —Il Gran Vizir Taib Ben Iamani Boascerin,—continuò colla stessa gravità—prega pure l’Ambasciatore e il suo seguito di portar le forchette e i coltelli e di condurre con sè i loro servi per farsi ...
Marocco (pagina 49)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Sulla soglia d’una di queste porte ci aspettava il Gran Vizir, in piedi; dietro di lui due vecchi mori, suoi parenti; a destra e a sinistra due ali di schiavi e di schiave ... Scambiati i soliti saluti, il Gran Vizir sedette sopra una materassa distesa lungo la parete, incrociò le gambe, si strinse sul ventre con tutte e due le mani un grosso guanciale rotondo,—suo atteggiamento abituale e notissimo,—e non si mosse più di così per tutta la sera ... Mentre, il Gran Vizir parlava, i pittori ed io, seduti sulla soglia della porta, guardavamo di sott’occhio le schiave, le quali a poco a poco, incoraggiate dalla nostra aria di curiosità benigna, s’erano avvicinate, non viste dal Gran Vizir, fino quasi a toccarci, e stavan lì piantate a guardare e a farsi guardare, con una certa compiacenza ... Una voce del Gran Vizir, che ordinava di apparecchiare la tavola, le fece scappare ... Le stoviglie erano del gran vizir: non due piatti uguali; grandi e piccoli, bianchi e dipinti, finissimi e di qualità infima, alla rinfusa ... Il Gran Vizir rimase sulla sua materassa, col guanciale tra le braccia, discorrendo e ridendo coi suoi due parenti ... Al quindicesimo piatto riuscendo oltremodo difficile il proseguire la lotta senza il refrigerio d’un po’ di vino, l’ambasciatore incaricò il Morteo di far domandare al Gran Vizir se non gli sarebbe spiaciuto che mandassimo a pigliare qualche bottiglia di Champagne ... Selam s’alzò mortificato, e riferì la risposta nell’orecchio all’Intendente il quale ci diede il colpo di grazia colle seguenti parole: —Il Gran Vizir dice che non avrebbe difficoltà ... Finito il pranzo, l’Ambasciatore rimase a discorrere col Gran Vizir, e noi uscimmo dalla sala ... Nell’altra sala, in fondo al cortile, illuminata da una torcia, desinavano, seduti sul pavimento, il nostro caid, i suoi ufficiali e i segretari del Gran Vizir ... Per una porta socchiusa del pian terreno si vedeva una sala illuminata splendidamente, dove erano sedute e sdraiate in cerchio, in atteggiamenti voluttuosi, le mogli e le concubine del gran vizir, indiademate come regine; ma velate leggermente dal fumo dei profumieri che ardevano ai loro piedi ... Montammo a cavallo, e ci mettemmo in cammino verso casa, accompagnati da uno stuolo di servi del gran vizir, ognuno dei quali portava una grande lanterna ...
Marocco (pagina 50)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... A poca distanza da casa, sotto una volta sepolcrale, sei soldati di fanteria ci presentarono le armi con una mano sola, tenendo coll’altra un moccolo acceso; e fu questa l’ultima scena della rappresentazione fantastica intitolata:—Un pranzo in casa del gran vizir ... —Ma no; l’ultima scena fu quando, appena rientrati nel nostro cortile, ci precipitammo sulle sardine di Nantes e sulle bottiglie di Bordeaux, e l’Ussi, alzando il bicchiere sopra le nostre teste, esclamò con accento solenne:—A Sidi-Ben-Iamani Boascerin, gran vizir del Marocco, nostro graziosissimo ospite, Stefano Ussi, cristianamente perdonando, consacra! * * * Il Sultano ha ricevuto l’Ambasciatore in udienza privata ... Non v’è altro ornamento che un gran numero di orologi a pendolo, di tutte le dimensioni e di tutte le forme, in parte schierati sul pavimento, lungo le pareti; in parte ammucchiati sopra una tavola, in mezzo alla sala ... Nè, anche volendo, potrebbero i Sultani migliorarne gran fatto lo stato, senza esporre quegli infelici a mali peggiori della orribile schiavitù che li schiaccia, tanto è fanatico e feroce contro di loro l’odio dei Mori ...
Marocco (pagina 72)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... accompagnò, verso sera, fino all’accampamento, ch’era a due ore di cammino dalla sua casa, in un prato pieno di fiori e di tartarughe, tra il fiume Dà, che si divide là presso in un gran numero di canali, e una bella collina coronata d’una tomba di santo dalla cupola verde ... A un tiro di fucile dalle nostre tende v’era un gran duar circondato d’aloé e di fichi d’India ... —Bahr-el-Kibir!—(Il gran mare) esclamarono alcuni soldati ... Le mule cariche, accompagnate dai mulattieri e dai servi, andavano a gruppi, a gran distanza gli uni dagli altri ...
Mastro don Gesualdo (pagina 36)
di Giovanni Verga (estratti)

... Si bussavano tre colpi in un certo modo alla porticina dove si giungeva scendendo tre scalini; si attraversava un gran cortile oscuro e scosceso, e in fondo c'era uno stanzone buio dove si capiva che stava molta gente a confabulare insieme dal sussurrìo che si udiva dietro l'uscio ... - Don Gesualdo, - disse il notaro Neri cavando il naso da una gran sciarpa ... Quando tornarono ad uscire, dopo un gran pezzo, erano tutti più morti che vivi ... - Il barone mise mano alla pistola: tutti con un gran batticuore ... c'è la giustizia a casa vostra! Quello che temeva il canonico! quello che temeva Bianca! Egli correva al buio, senza saper dove, con una gran confusione in testa, e il cuore che voleva uscirgli dal petto ...
Mastro don Gesualdo (pagina 54)
di Giovanni Verga (estratti)

... La zia Cirmena per scusarlo parlava del gran talento che aveva quel ragazzo, tutto il santo giorno chiuso nella sua stanzetta, col capo in mano, a riempire degli scartafacci, più grossi di un basto, di poesie che avrebbero fatto piangere i sassi ... All'ombra dei noci, vicino alla sorgente, in fondo al viale che saliva dalla casina, c'era almeno una gran pace, un gran silenzio, s'udiva lo sgocciolare dell'acqua nella grotta, lo stormire delle frondi come un mare, lo squittire improvviso di qualche nibbio che appariva come un punto nell'azzurro immenso ... Sentiva quasi piovere dalla luna sul suo viso, sulle sue mani una gran dolcezza, una gran prostrazione, una gran voglia di piangere ... Le sembrava confusamente di vedere nel gran chiarore bianco, oltre Budarturo, lontano, viaggiare immagini note, memorie care, fantasie che avevano intermittenze luminose come la luce di certe stelle: le sue amiche, Marina di Leyra, un altro viso sconosciuto che Marina le faceva sempre vedere nelle sue lettere, un viso che ondeggiava e mutava forma, ora biondo, ora bruno, alle volte colle occhiaie appassite e la piega malinconica che avevano le labbra del cugino La Gurna ... Penetrava in lei il senso delle cose, la tristezza della sorgente, che stillava a goccia a goccia attraverso le foglie del capelvenere, lo sgomento delle solitudini perdute lontano per la campagna, la desolazione delle forre dove non poteva giungere il raggio della luna, la festa delle rocce che s'orlavano d'argento, lassù a Budarturo, disegnandosi nettamente nel gran chiarore, come castelli incantati ... Che fai, luna? dove vai? che pensi anche tu? - Si guardava le mani esili e delicate, candide anch'esse come la luna, con una gran tenerezza, con un vago senso di gratitudine e quasi di orgoglio ...
Mastro don Gesualdo (pagina 62)
di Giovanni Verga (estratti)

... Invece potresti sposare un gran signore, e s'è vero che quel giovane ti vuol tanto bene dovrebbe esser contento lui pel primo ... Un gran signore, capisci! Per ora non dirne nulla colle tue compagne ... Ma so che c'è per aria il progetto di farti sposare un gran signore ... Con quel bel visetto so io quante teste farai girare in una gran città! Quando si entra in una sala di ballo, scollacciata, coperta di brillanti, tutti che domandano: - Chi è quella bella signora? ... Invece puoi fare un gran matrimonio, sfoggiarla da gran signora, in una gran città! ... - Le Margarone in gran gala, verdi, rosse, gialle, svolazzanti di piume, di nastri, di ricciolini diventati neri col tempo, grasse da scoppiare, color di mattone in viso ... Tutte che cicalavano, e si davano un gran da fare per dar nell'occhio ai signori forestieri ...
Mattinate napoletane (pagina 9)
di Salvatore Di Giacomo (estratti)

... Faceva un gran freddo, ma il tempo era sereno e la via asciutta ... Quando fu sul pianerottolo dette una occhiata alla donna e alla bambina e tirò innanzi, continuando: Far pianger sì begli occhi è gran peccato… —Signore, signore!—fece la vedova ... Sedeva presso la sua scrivania, firmando certe carte che un impiegato gli metteva innanzi una dopo l'altra, asciugando le firme sopra un gran foglio di carta rossa ... Nannina aveva riguadagnato coraggio e s'accostava alla scrivania, guardandovi curiosamente il gran calamaio dorato, sul quale due pupazzetti reggevano a fatica una colonnina per metterci entro le penne ... Aprì la tabacchiera, tirò su una gran presa e allungò le braccia sulla scrivania ...
Mattinate napoletane (pagina 11)
di Salvatore Di Giacomo (estratti)

... Peppino Battimelli, in camicia azzurra, rimboccate le maniche fino ai gomiti, sognava in una gran seggiola alta che lo faceva troneggiare sulla banca, sui limoni in fila, sulla fila riverberante delle giarre di vetro sottile, capacissime ... Poi ha strappato la gran chiave all'uscio di casa e si è dato in capo e s'è ferito ... Intorno alla vecchia s'era radunata gran gente ...
Mattinate napoletane (pagina 15)
di Salvatore Di Giacomo (estratti)

... Ci mettemmo a sedere sotto un finestrone onde una gran luce pioveva nella sala ... Erano le 9 della mattina e lo spedale faceva la sua toeletta, pieno d'un gran chiacchierio che s'intrecciava fra i letti, arrivava con gl'inservienti, usciva dalla stanza delle suore, per l'uscio socchiuso ... Una vecchia suora, inforcati gli occhiali, scriveva in un gran libro squadernatole innanti, sulla tavola ... A sera, per le finestre, entra un gran profumo di zagare, dal giardino ... Saliva un gran vocio dal cortile e gl'inservienti s'urtavano, accorrendo ...
Mattinate napoletane (pagina 17)
di Salvatore Di Giacomo (estratti)

... * * * Appena entrati nel macello, come il visitatore si va accostando allo scannatoio, ode un rapido succedersi di colpi sordi, i quali danno la precisa idea di una gran quantità di tappeti sciorinati e battuti da servitori invisibili a un invisibile terrazzo ... I carnefici, appena caduto l'animale sotto il coltello pugnale di questi toreadores del macello, cominciano a menar di gran colpi di mazze sulle reni e sul ventre delle bestie, perchè la pelle se ne stacchi ... Lì per lì comincia la battitura, cominciano ad agire il soffietto, il ferro tondo, il gran coltello sventratoio ... * * * La gran parte di queste bevitrici si compone di un elemento assai borghese ... Intanto saliva lentamente, dall'estremo lembo del mare, un chiarore infocato di sole, e il riverbero ne colorava dirimpetto le case su per la marina, mentre le vetrate s'accendevano tra quella gran pennellata rosea, che di tutte le case confondeva le linee bizzarre ...
Novelle rusticane (pagina 22)
di Giovanni Verga (estratti)

... Questo poi accadde l'anno della neve, che crollarono buon numero di tetti, e nel territorio ci fu una gran mortalità di bestiame, Dio liberi! Alla Lamia e per la montagna di Santa Margherita, come vedevano scendere quella sera smorta, carica di nuvoloni di malaugurio, che i buoi si voltavano indietro sospettosi, e muggivano, la gente si affacciava dinanzi ai casolari, a guardar lontano verso il mare, colla mano sugli occhi, senza dir nulla ... La campana del Monastero Vecchio, in cima al paese, suonava per scongiurare la malanotte, e sul poggio del Castello c'era un gran brulichìo di comari, nere sull'orizzonte pallido, a vedere in cielo la coda del drago, una striscia color di pece, che puzzava di zolfo, dicevano, e voleva essere una brutta notte ... Chiamani, se mai! Carmenio rispondeva di sì, col capo appoggiato allo stipite; ma vedendolo allontanare passo passo, che si perdeva nella notte, aveva una gran voglia di corrergli dietro, di mettersi a gridare, di strapparsi i capelli - non sapeva che cosa ... Carmenio si rammentava tuttora la gente della fattoria, raccolta ad ascoltare con tanto d'occhi, dinanzi al lumicino appeso al pilastro del gran palmento buio, che a nessuno gli bastava l'animo di andarsene a dormire nel suo cantuccio, quella sera ... Ah! perché adesso ci aveva quella spina in cuore? e la mamma che non diceva più nulla! Ancora per mezzanotte ci voleva un gran pezzo ...
Nuove storie d'ogni colore (pagina 8)
di Emilio De Marchi (estratti)

... Ed ebbe una visione rapida, evanescente, che la portò colla solita irragionevolezza dei sogni a vedere una gran festa di rose in fiore, di cui era pieno un gran giardino non suo, veduto forse in un romanzo giapponese di Pierre Loti ... E per il viale fiorito vide venire incontro a gran salti di gioia il suo Blitz, il bel cane di Terranuova, che nel partire avevan lasciato piagnucoloso alla catena ... Solamente quell'ibis e redibis di volumi dalla pretura alla drogherìa, se si fosse potuto evitare, sarebbe stato un gran bene, anche per riguardo alla gente pettegola, che ronza intorno alla onestà d'una bella donna col verso che il moscone fa intorno a un sacco di zucchero ...
Nuove storie d'ogni colore (pagina 22)
di Emilio De Marchi (estratti)

... Lo scaccino parlava ancora che già il nostro Taddeo imboccava San Sisto e infilava Santa Marta: di là scendeva verso la piazza del Castello: e finalmente, giunto nelle vicinanze della chiesuola detta della Madonnina, gli parve di vedere il suo morto, cioè una gran folla nera che si addensava dietro un carro alto coperto di fiori, nella nebbia di quella giornata bigia di febbraio ... Finalmente si sentì tirato e poi sospinto da quel medesimo buon parente che l'aveva fatto passare, vide davanti a sè il suo morto, sentì il gran silenzio che lo circondava e con quel coraggio che assiste negli estremi pericoli i più disperati, cominciò anche lui con voce di clarinetto:—Davanti a questa bara… ... Molte mani di patrioti si allungarono a stringere la mano dell'oratore che sudato, trafelato, non vedeva innanzi a sè che una gran macchia d'inchiostro e non sentiva che il filo d'aria diacciata che gli fischiava nell'orecchio ... Ma con tutto questo, don Procopio non è un asino, tutt'altro; se avesse voluto, se non fosse stato quel gran trasandato, avrebbe potuto essere un eccellente professore di filosofia; ma le abitudini son invecchiate colle ossa e il bislacco ha seppellito il filosofo ...
Nuove storie d'ogni colore (pagina 24)
di Emilio De Marchi (estratti)

... Il discorso fu interrotto da un gran pugno, che Battistone lasciò cadere sul tre di picche, al qual pugno segui uno schiamazzo indiavolato ... Ci fu nel frattempo un gran processo di assassinio, con complicazione di adulterio ... A nome dunque di mia moglie, che ha una gran voglia di conoscervi, invito te, don Procolo, il Cavaliere e il Chiodini a farmi onore ... —-Eh! eh! oh! oh!—Fu una gran risata ... Di dentro rispose un abbaiare fesso e un gran raspar d'unghia contro la porta ...
Piccolo mondo moderno (pagina 8)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... Per uno di quei sentieri Piero scorse calar il vecchio prete che cercava, don Giuseppe Flores, l'ultimo della sua famiglia, il solo signore della villa deserta, del poggio, dei bassi prati dove nel gran silenzio del mezzogiorno gurgugliavan tacchini, schiamazzavano anitre e oche, delle folte macchie di alberi esotici e nostrali che lì salivano i valloncelli e i dorsi del poggio fino al ciglio degli alti vigneti ... " La fronte solenne, gli occhi gravi, la voce dolce e bassa spiravano ossequio al gran dolore, alla gran fede che apparivano congiunti nel desiderio del giovane ... N'era venuta poi una gran discussione ...
Ricordi di Parigi (pagina 2)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... I bottegai stanno dietro alle colossali vetrine con una dignità di gran signori, come se non aspettassero che avventori milionari ... Par che tutti siano compresi della sovranità del luogo, e che tutti si studino di aggiungere colla propria persona una pennellata ben intonata al gran quadro dei boulevards ... Gran quadro davvero! E si possono accumulare col pensiero, fin che si vuole, tutte le immagini sparse che se ne ritrovano nelle nostre città più floride; ma non si riuscirà mai, chi non l'abbia visto, nè a rappresentarsi lo spettacolo di quella fiumana vivente che scorre senza posa tra quelle due interminabili pareti di cristallo, in mezzo a quel verde e a quell'oro, accanto a quel turbinio fragoroso di cavalli e di ruote, in quella strada ampissima di cui non si vede la fine; nè a formarsi una giusta idea della figura che facevano là in mezzo le nostre miserabili valigie di letterati ... «Celebrità» di provincia e «illustrazioni» nazionali, gran personaggi gallonati e blasonati, e principi e ricconi, dieci per una crazia! Non si vedono nè faccie superbe, nè sorrisi di vanità soddisfatta ...
Ricordi di Parigi (pagina 6)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... E mi venne in mente di paragonare il senso che si prova entrando là dentro, a quello che si proverebbe capitando in una gran piazza dove da una parte sonassero le orchestre del Nouvel-Opéra e dell'Opéra-Comique, dall'altra le bande di dieci reggimenti, e nel mezzo tutti gli strumenti musicali della terra, dal nuovo pianoforte a doppia tastiera rovesciata fino al corno e al tamburino dei selvaggi, accompagnati dai trilli in falsetto di mille soprani da cafè chantant, dallo strepito d'una grandine di petardi e dal rimbombo lontano del cannone ... Fra questi due enormi edifizi teatrali, raffiguratevi quel gran fiume e quel gran ponte; e a destra e a sinistra del fiume, un labirinto indescrivibile d'orti e di giardini, di roccie e di laghi, di salite, di discese, di grotte, d'acquarii, di fontane, di scali, di viali fiancheggiati da statue: una miniatura di mondo; una pianura e un'altura su cui ogni popolo della terra ha deposto il suo balocco; un presepio internazionale, popolato di botteghe e di caffè africani ed asiatici, di villini, di musei e d'officine, in mezzo alle quali una piccola città barbaresca alza i suoi minareti bianchi e le sue cupole verdi, e i tetti chinesi, i chioschi di Siam, le terrazze persiane, i bazar di Egitto e del Marocco, e innumerevoli edifizi di pietra, di marmo, di legno, di vetro, di ferro, di tutti i paesi, di tutte le forme e di tutti i colori, sorgono l'uno accanto all'altro e l'un sull'altro, formando come un modellino di città cosmopolita, fabbricata, per esperimento, dentro a un gran giardino botanico, per esser poi rifatta più grande ... È un grande Broeck assai più bello, senza dubbio, e più svariato di quello d'Olanda; una bella enciclopedia figurata per i ragazzi studiosi: proprio da far domandare se è da vendere prima che il 1879 butti in aria ogni cosa con un gran colpo di scopa; uno spettacolo unico al mondo, veramente; immenso, splendido e bruttino, che innamora ...
Ricordi di Parigi (pagina 28)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Soltanto, benchè non si veda mai a traverso le pagine del suoi libri il suo viso intero, si intravvede però la sua fronte segnata da una ruga diritta o profonda, o s'indovina ch'egli deve aver visto da vicino una gran parte delle miserie e delle prostituzioni che descrive ... E pare un uomo, il quale essendo stato offeso dal mondo, se ne vendichi strappandogli la maschera e mostrando per la prima volta com'è: in gran parte odioso e schifoso ... Sono composti d'una quantità enorme di particolari, che vi sfuggono in gran parte dopo la lettura, come i mille quadretti senza soggetto d'un museo olandese ... A ciò contribuisce in gran parte il suo stile, solido, sempre stretto al pensiero, pieno d'artifizi ingegnosissimi, accortamente nascosti sotto un certo andamento uniforme, padroneggiato sempre dallo scrittore, stupendamente imitativo dei movimenti e dei suoni, risoluto ed armonico, che par accompagnato dal picchio cadenzato d'un pugno di ferro sul tavolino, e in cui si sente il respiro largo e tranquillo d'un giovane poderoso ...
Ricordi di Parigi (pagina 34)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Accennò pure, di volo, alla gran quistione del realismo e dell'idealismo ... Quando ha fatto per quella via un lungo cammino, quando ha speso in quella forma d'arte un gran tesoro di forze, e v'ha riportato dei trionfi, e s'è persuaso che non andrà mai innanzi altrettanto in una direzione diversa, allora alza la sua insegna e dice:—In hoc signo vinces ... S'era parlato pure, a questo proposito, della Curée, per la cui protagonista, Renée, la celebre attrice Sarah Bernard aveva manifestato una gran simpatia ... Finora non lavorò, si può dire, che per prepararsi a questa gran prova ...
Rinaldo (pagina 2)
di Torquato Tasso (estratti)

... Canto primo 1 Canto i felici affanni e i primi ardori che giovanetto ancor soffrì Rinaldo, e come il trasse in perigliosi errori desir di gloria ed amoroso caldo, allor che, vinti dal gran Carlo, i Mori mostraro il cor più che le forze saldo; e Troiano, Agolante e 'l fiero Almonte restar pugnando uccisi in Aspramonte ... 3 Forse un giorno ardirai de' chiari fregi del gran Luigi Estense ornar mie carte, onde, mercé del suo valor, si pregi e viva il nostro nome in ogni parte; non perch'io stimi ch'a' suoi fatti egregi possa dar luce umano ingegno od arte, ch'egli e tal ch'altrui dona e gloria e vita, e vola al ciel senza terrena aita ... 7 Ma Carlo, il pian ridotto in suo potere, e l'uno e l'altro mare a quel vicino, stringea più sempre con l'armate schiere da varie parti il campo saracino, ch'avendo gran cagion del suo temere paventava il furor d'empio destino; pur, con audace e generoso core, era a' nemici suoi d'alto terrore ... 24 Ma l'arme che facean, quasi trofeo sacro al gran Marte, l'alboro pomposo, distaccò prima, e adorno se 'n rendeo, di tal ventura stupido e gioioso; conosce ben che chi quelle arme feo, fu di servirlo sol vago e bramoso, ch'erano ai membri suoi commode ed atte qual se per lui Vulcan l'avesse fatte ...
Rinaldo (pagina 3)
di Torquato Tasso (estratti)

... 27 Avea di Carlo al signoril cospetto vantando fatto un giuramento altero, quando da lui coi frati insieme eletto al degno grado fu di cavaliero, di spada non oprar, quantunque astretto ne fosse da periglio orrendo e fiero, s'in guerra pria non lo toglieva a forza a guerrier di gran fama e di gran forza ... 28 Ed or come colui ch'audace aspira a degne imprese, ad opre altere e nove, ciò por vuole ad effetto, e 'l destrier gira, e 'l batte e sprona ed a gran passi il muove; e sì lo sdegno generoso e l'ira, e 'l desio di trovar venture dove la lancia adopri, in suo camin l'affretta, ch'in breve tempo uscì de la selvetta ... 32 Questi, verso Rinaldo alzando 'l viso, così gli disse in parlar grave e scorto: — Dove vai, cavalier, ch'egli m'è aviso vederti tutto omai lacero e morto? Ché già più d'un guerriero è stato ucciso ch'errando per lo bosco iva a diporto, e, troppo altero del suo gran valore, ha voluto provar tanto furore ... — 37 Allor l'antico vecchio a lui rivolto, in voci tai l'accorta lingua sciolse: — Con gran diletto, o cavaliero, ascolto il grande ardir ch'in te Natura accolse; né vidi uom mai più dal timor disciolto, da poi che 'l mio parlar non ti distolse da l'alta impresa, né tue brame estinse, ma loro infiammò più, te più sospinse ...
Rinaldo (pagina 4)
di Torquato Tasso (estratti)

... 51 Per quello andò gran spazio, avendo intenti gli occhi e 'l pensiero a l'alta impresa solo; ed ecco, allor che co' suoi raggi ardenti insino a l'imo fende Appollo il suolo, strepito pargli d'animai correnti sentir nel bosco; onde ne corre a volo là ond'il suono a le sue orecchie viene, e raddoppia nel cor desire e spene ... 52 E in questa apparir da lungi vede leggiadra cerva e più che latte bianca, che ratta move a tutto corso il piede, ed annelando vien sudata e stanca; e sì il timor il cor le punge e fiede, e la lena e 'l vigor in lei rinfranca, ch'ov'è 'l garzone, arriva e inanzi passa, e gran parte del bosco a tergo lassa ... — 65 — Chi de' vostri avi invitti e del gran padre non ha sentito l'onorato grido? S'è testimon de l'opre lor leggiadre ogni remota piaggia e ogni lido: e chi d'Orlando, a le cristiane squadre prima difesa contra il Mauro infido? Ma di voi null'ancor la fama apporta ... 69 Ella, veduto i suoi, tosto rivolse sorridendo a Rinaldo il vago aspetto, e gli disse: — Baron, s'il ciel raccolse tanto ardir e valor nel vostro petto, ch'ad Orlando, in cui porre il tutto volse che se richiede a cavalier perfetto, ne gite par nel gran mistier di Marte, mostrate qui vostra possanza in parte: 70 ché se d'Orlando voi non men valete, questo de' miei guerrier ardito stuolo giostrando superar ancor potrete, benché contra lor tutti andiate or solo ...
Rinaldo (pagina 7)
di Torquato Tasso (estratti)

... Non fu l'Ibero a ritirarsi tardo, ed a dar luoco a così gran tempesta; sì che quel non l'urtò, ma tornò ratto contra di lui ch'avea già il brando tratto ... 38 Con tal forza il campione il destrier tocca che quel che prima o poi mai non gli avvenne: di vermiglio color tinse la bocca il sangue ch'in gran copia a terra venne ... 40 Sempre al fianco gli sta, dove il cavallo non lui con morsi o con gran calci offenda, ché vuol che la destrezza, e no 'l metallo, dal suo furor terribile il difenda; pur, mettendo una volta il piede in fallo, colpito fu d'aspra percossa orrenda: un calcio recevè nel destro fianco, e quasi sotto il colpo ei venne manco ... Durò tal zuffa lungo spazio d'ora: con gran vigore al fin, con forza molta, ma con arte maggior a terra il pone il gran figliuol del valoroso Amone ... Scontrano ivi un guerrier che verdi e gialle le sopravesti avea su l'armatura, e dimostra a l'aspetto alto e superbo esser di gran vigore e di gran nerbo ... — Detto così, tolse la lancia in mano, e prese al corso un gran spazio di via, ed in quel tempo ancor volse Baiardo l'altro baron, nulla di lui più tardo ...
Rinaldo (pagina 9)
di Torquato Tasso (estratti)

... 27 Francardo, che nell'Asia il regno altero tien dell'Armenia ed altri a quel vicini, di cui non vede il sol miglior guerriero tra quanto chiudon d'Asia i gran confini, fuor che Mambrino il suo cugin, cui diero sovr'umano valor numi divini, garzone essendo, de l'amor s'accese d'una nobil princessa alta e cortese ... 28 S'accese de l'amor di Clarinea, del gran re degli Assiri unica figlia; costei ch'alta prudenza e senno avea, oltre ch'era poi bella a maraviglia, e di Francardo il merto a pien scorgea, gli mostrava ad ognor tranquille ciglia, e co' casti favori a poco a poco in lui maggior rendea d'amore il foco ... 33 Vi sono cinque o sei le più pregiate d'ogni secol dipinte, e propio quali le formarà Natura o l'ha formate, perciò che non son quelle opre mortali, ma già mago, il miglior de la su' etate, che fêa gli effetti al gran sapere eguali, v'adoprò gli rei spirti, e mostruose orrende fere in guardia poi vi pose ... 43 Sì che omai non potendo il suo desire sofferir più, ch'ognor cresce e s'avanza, ha mandato al gran Carlo ad offerire domar de' Mori ei sol l'alta possanza, e fargli tosto dall'Europa uscire, togliendo lor del ritornar baldanza, s'egli per moglie li darà la bella Clarice, ch'è del re guascon sorella ...
Rinaldo (pagina 10)
di Torquato Tasso (estratti)

... 51 Venga oltre pur con le sue genti indotte, vili e poco atte al bel mistier di Marte, che fian le corna a sua superbia rotte e l'alto orgoglio suo d¢mo in gran parte ... 55 Con occhi chini e ciglia immote e basse gran pezzo andò 'l garzon poco giocondo, sin che trovò per via cosa che 'l trasse e lo destò da quel pensier profondo; e fe' che gli occhi a rimirar alzasse spettacol vago, a pochi altri secondo: due feroci guerrier d'arme guarniti, che dotta mano in bronzo avea scolpiti ... 58 Mira Rinaldo la bella opra, e 'ntanto novo ed alto stupore il cor gli assale: l'opra ch'a l'altre toglie il pregio e 'l vanto, cui Fidia alcuna mai non fece eguale, o il mio Danese, ch'a lui sovra or tanto s'erge quanto egli sovra gli altri sale; indi risguarda il marmo in terra fitto, e vede che così dicea lo scritto: 59 “Qui già il gran Lancillotto e 'l gran Tristano fêr parangon de le lor forze estreme; quest'aere, questo fiume e questo piano de' lor gran colpi ancor rimbomba e geme ... ” 61 Il paladin, che già più volte avea di tal ventura l'alta fama udito, disse a l'Ispan, che nulla ne sapea e stava tutto stupido e smarito, che 'l gran mago Merlin, che sol potea tai cose far, coloro avea scolpito, e fatte ancor le strane lancie, e poi datele in dono a' due famosi eroi; 62 ma che le pose qui, morti i guerrieri, u' da lui posti anco i ritratti foro, fin ch'altri duo via più ne l'arme feri venghino a trarle da le man costoro ... Egli s'inchina, ché 'l suo gran valore fu di quel di Rinaldo assai minore ... 5 Diece gran cervi c'han candido il netto pelo, e dipinte le ramose corna, cu' il collo cerchio d'or lucido e schietto, e freno d'auro ancor la bocca adorna, scorti da donne avezze al degno effetto, tirano il carro dov'Amor soggiorna; e vanno intorno a quel cento guerrieri, di bei cavalli e di ricche arme alteri ...
Rinaldo (pagina 11)
di Torquato Tasso (estratti)

... — 20 Già movono a gran corso ambo il cavallo, da questa l'un, l'altro da quella parte; nissun pose di lor la lancia in fallo, ma differenti fur di forza e d'arte: ché la lancia d'Oren per lo metallo sfuggendo, punto non l'afferra o parte; e lasciandolo intier, di novo ancora intera torna a ferir l'aria e l'ora ... 25 Nel furor primo tre n'abbatte e sei n'impiaga, e quattro d'ogni senso priva: misero chi veloce i colpi rei, lor sottraggendo il corpo, non ischiva; ché mai non fece il vostro fabro, o dei, per la gente troiana o per l'argiva, scudo sì forte, elmo sì fin, che saldo stesse al lungo colpir del gran Rinaldo ... 27 Fra gli altri adocchia il vercellese Arnanco, ch'allor di due gran colpi avea percossa a Rinaldo la fronte e 'l braccio manco, e 'l fiede tuttavia con maggior possa ...
Rinaldo (pagina 15)
di Torquato Tasso (estratti)

... 60 Florindo, ch'il pastor tal nome avea, ch'era ne l'amor suo fido e leale, sùbito entrò dove più il foco ardea con grand'ardire a la gran fede eguale; ed andar per un aere a lui parea, sottilissimo e puro e forse quale è l'elemento men condenso e greve, ch'agli altri sorvolò spedito e lieve ... Canto sesto 1 Parton da l'antro i duo garzoni insieme, e prendon verso Italia il lor camino, là ov'è già presso a le ruine estreme da Carlo astretto il campo saracino: ch'ivi di fare eccelse imprese han speme dinanzi al gran figliuol del buon Pipino, e vuol Florindo da la regia mano tôr di cavaleria l'ordin sovrano ... 2 Attraversando gir tutto 'l paese che Giulio ornò di molti fregi pria, e superaro ancor l'Alpi scoscese, per cui s'aprì la malagevol via con novo modo il gran Cartaginese, Roma, portando a te guerr'aspra e ria ... 5 Gran parte trapassar d'Italia, e mai non potero incontrar ventura alcuna, benché del lor camin fêssero assai al freddo lume de l'argentea luna ...
Rinaldo (pagina 16)
di Torquato Tasso (estratti)

... 8 Poi che 'l campo da lunge ebber mirato e sodisfatto al lor desire in parte, Florindo, bene instrutto ed informato di quel che deggia far, da l'altro parte, e dritto se 'n va dove attendato s'era il gran Carlo in elevata parte ... 10 Quivi si vede sol chi dal forte arco aventi strai con certa aspra percossa, chi di scudo coperto e d'arme carco poggi in loco erto con destrezza e possa; chi porti il destro suo terreno incarco con lieve salto oltra ben larga fossa, chi mova a marzial feroce assalto gli aspri piombati cesti or basso or alto; 11 chi con robusta man la spada giri in fiammeggianti rote o l'asta vibri, e chi lottando a la vittoria aspiri, e diverse arme paragoni e libri; chi con gran forza il pal di ferro tiri, chi d'arte militar rivolga i libri, chi muova tutto armato il piede al corso, chi volga o lente ad un corsiero il morso ... Il paladin di ciò gli è grato, usando detti cortesi, ond'egli umil s'atterra, ed al gran Carlo ed a lui grazie rende; indi di nuovo il dir così riprende: 17 — Un cavalier che qui vicin m'aspetta, ed io, che ambi d'Amor seguaci siamo, per la sua face e per la sua saetta d'esser campioni suoi giurato abbiamo; onde or de l'armi dando altrui l'eletta, al tuo cospetto mantener vogliamo, ch'ascender non può l'uomo a vero onore se non gli è duce e non gli è scorta Amore ... Tu primiero col tergo il suol percuoti, benché sii di gran forza e di gran nerbo, o fier Riccardo; poi seguonti appresso Druso, Alcasto, Orion, Pulione e Bresso ...
Rinaldo (pagina 17)
di Torquato Tasso (estratti)

... Rinaldo, or che farai? Chi ti soccorre? Come potraiti inerme a morte tôrre? 32 Perde ei la lancia ben, non perde il core però, ma più che mai ratto e veloce si sottragge, saltando al gran furore con cui giù dechinava il ferro atroce ... 35 Alza il guerriero intanto il suo robusto braccio per estirpar germe sì rio, e dove il capo termina col busto, il gran corpo divise e dipartio; da le gelate membra, inutil fusto, l'alma vermiglia involta in sangue uscio, e stridendo n'andò nel cieco Averno, là 'v'è 'l duolo, l'orrore e 'l pianto eterno ... Ma chi per l'aspra sua spietata sorte sparger pianti e sospir, sparger querele de' più d'ambo duo noi, s'ambo duo noi deggiam più ch'altri ai gran servigii suoi? 42 Dunque un sì meritevol cavaliero morirà invendicato, e tu 'l vedrai? Tu che 'l forte Troiano, Almonte il fiero vincesti, or di costui temanza avrai? Deh! rompi omai l'orgoglio a questo altero, deh! fa' del nostro Ugon vendetta omai, e solleva qual pria l'onor di Francia, ch'abbattuto or si sta da l'altrui lancia ... 45 Muse, or per voi s'apra Elicona, e 'l santo vostro favor più largo a me si presti, onde con nuovo stil m'inalzi tanto, ch'al gran soggetto inferior non resti ... 54 Pur tosto si drizzò, più che mai fosse, fiero e rabbioso il gran figliuol d'Amone, e ne la spalla il suo cugin percosse, sì ch'indi il disarmò fino al galone; e gli avria l'arme del suo sangue rosse fatte, ma gliel vietò la fatagione: ch'Orlando, quale Achille o Cigno, dura la pelle e contra 'l ferro ebbe sicura ...
Rinaldo (pagina 18)
di Torquato Tasso (estratti)

... Orlando a lui col core ardito e franco, l'arte accoppiando e la gran possa insieme, il collo calca sì pesante e greve che 'l tuo pondo, o Tifeo, forse è più leve ... Non più soffrir puote 'l gran Carlo allora ch'i duo guerrier, che 'nsieme a fronte sono, menino a certo fin la pugna incerta, poi c'hanno a pien la lor possanza esperta ... 70 Ma né cortese in ciò punto mostrarsi di lui vol meno il gran figliuol d'Amone: anzi dal suo scudiero una fe' darsi leggiadra spoglia d'african leone, che bianchi peli avea tra fulvi sparsi, e già fu dono d'un gentil barone ... Grifone intanto il Maganzese attende impaziente i cavalieri a giostra, e sovra un gran cavallo intento rende ogn'occhio a sé con vaga altera mostra ...
Rinaldo (pagina 20)
di Torquato Tasso (estratti)

... 36 Vede il mio pianto che con larga vena più sempre par che 'l duol dagli occhi verse, del qual non men ch'io m'aggia, ella ripiena n'have la faccia e le palpebre asperse; ode questo parlar, al qual a pena ne l'uscir fuori stretta via s'aperse: “O cara, o dolce, o mia fedel compagna, qual da te rio destino or mi scompagna? 37 Deh! vita mia, deh! non fuggire, aspetta, ché teco correr voglio ogn'aspra sorte; deh! non mi lasciar solo in sì gran fretta, empio ed odioso a me per la tua morte! Mirami almen, mira la tua vendetta, ch'io far voglio in me stesso e giusto e forte: non mi negar il sol degli occhi tuoi, se punirmi così forse non vuoi!” 38 Ella tenendo il guardo in me converso, che passando per gli occhi al cor m'aggiunge, dice: “Ben mio, poiché destin perverso così rapidamente or ne disgiunge, non esser, prego, ai miei desiri averso: se pur di me qualche pietà ti punge, se l'amor mio premio sì degno or merta, fa' che di questo almen ne vada certa ... 44 Ma parendomi poi luogo difforme questo al mio duro stato ed angoscioso, fei che quel mago lo rendeo conforme, ed oscuro lo fece e tenebroso, togliendo a lui ciò che potea distôrme pur breve spazio dal pensier noioso, con gran poter ch'al suon de le parole muove la terra e 'l corso arresta al sole ... 50 Veggono, a dir mirabil cosa, intanto levarsi un gran sepolcro alto dal piano, e in un momento a quel primiero a canto esser poi messo da invisibil mano ... 52 Col gran figlio d'Amon sol vi rimane Florindo, a lui già d'amor sommo avinto; e come cerca l'odorante cane le fere ognor per naturale istinto, ne' cespugli, ne' vepri e ne le tane, così, da cura generosa spinto, cerca ognun di costor nova aventura or per monte, or per bosco, or per pianura ...
Rinaldo (pagina 22)
di Torquato Tasso (estratti)

... 82 Come il mar scaccia d'uom le membra estinte, come scaccia pastor le infette agnelle, così con forza non veduta spinte da questo spazio son le damigelle, che da l'amore o dal gran premio vinte misere furo al proprio onor rubelle; e quinci avien che i padri nostri poi non han, mentre stiam qui, cura di noi ... 7 L'altro, severo il volto e grave il ciglio, e adorno sì di maestà regale, del gran Maria Francesco serà figlio, maggior del padre in pace, in guerra eguale, sotto 'l cui saggio impero unqua in periglio Urbin non fia d'alcun dannoso male, ma fiorirà per l'alme sue contrade una lieta, felice ed aurea etade ... 10 Quel che mostra desio di gloria aperto nel volto, e aperta ha l'una e l'altra mano, serà Fulvio Rangone, il cui gran merto lo farà noto al prossimo e al lontano; l'altro ch'al vero onor per camin certo n'andrà, raro scrittore e capitano, Ercol Fregoso al mondo noto; e quello che par sì uman, fia Sforza Santinello ... Colei c'ha ducal cerchio e ducal manto, ma reali maniere e real volto, Vittoria fia del gran sangue Farnese, magnanima, gentil, saggia e cortese ...
Rinaldo (pagina 23)
di Torquato Tasso (estratti)

... — Per parole parole al Saracino già non rendette il gran figliol d'Amone, ma nel petto, dov'ha l'anima albergo, cacciògli il ferro e fello uscir da tergo ... 31 Il gran figliol d'Amone otto n'occise con l'otto prime orribili percosse; poi con la nona ad un l'elmo divise, e le chiome gli fe' sanguigne e rosse ... 32 Florindo il sovragiunge, e d'un riverso l'alzata mano a lui troncando taglia; quel furioso e ne la rabbia immerso allor contra 'l baron ratto si scaglia: tira gran colpi a dritto ed a traverso, e tutto si discopre e si sbaraglia ... 36 Dopoi dice: — Signor, vostro destino col morir nostro quel di voi procura, e v'induce a far onta al gran Mambrino, al più fort'uom che fêsse mai Natura, al maggior re del popol saracino, c'ha di noi qual di servi amica cura, e vorrà farne in tutto aspra vendetta, qual a l'offesa, al suo valor s'aspetta ... 38 E' ben saprà la nostra avversa sorte, bench'uccida or qui me la vostra mano; saprà non men chi n'abbia posto a morte, sia di Cristo seguace o sia pagano, perch'un gran mago che gli alberga in corte il tutto gli farà palese e piano ... 42 Intesero ambo poi come si chiame di quelli ogni guerriero, ogni donzella; e che colei che fra tutt'altre dame riportava la palma in esser bella, possedeva d'Arabia il gran reame, figlia di Pandion, detta Auristella; e ciascun d'essi a la comun preghiera diede non men di sé notizia intiera ... Il legno com'al fianco aggia gli sproni, ratto si move e 'l mar solcando varca; e fatto gran camin volge a la terra il corso, e con la proda il lito afferra ...
Rinaldo (pagina 24)
di Torquato Tasso (estratti)

... 46 Verso l'altera e ricca tenda i passi la bella coppia immantinente torse: giunto u' per larga porta entro in lei vassi, gli occhi per tutto raggirando porse, e di lucenti alabastrini sassi un gran pilastro in mezzo alzato scorse, sovra del qual scolpita in treccia e 'n gonna si vedea vaga e giovinetta donna ... 47 Quivi gran sacrificio allor si fêa com'era stil del popolo asiano, che sovente onorar, stolto! solea con vani sacrifici un idol vano ... 50 Mentre fiso contempla il gran campione l'amato oggetto d'ogni suo pensiero, un cavalier di quei del padiglione, c'ha grandissimo corpo, aspetto altero, atti superbi e sguardo di leone, e inquieto sembra, audace e fiero, volta a Rinaldo l'orgogliosa faccia, con tai detti lo sgrida e lo minaccia: 51 — Villan guerrier, perché d'arcion non scendi, e non adori la divina imago? Come a la mia presenza audacia prendi di rimirar così l'aspetto vago? Or su, poiché 'l tu' error chiaro comprendi, se pur non sei de la tua morte vago; scendi, e scenda anco il tuo compagno teco, e fate sacrificio insieme or meco ... Al gran figlio d'Amone intorno 'l core fervendo il sangue allor tosto s'accese; indi al volto poi corse e d'un colore di viva fiamma rossegiante il rese, sì che fe' del pagano a la preposta altera e convenevole risposta: 54 — Io dirò ben che sei più d'altro indegno di locar in tal luoco i pensier tuoi; e te 'l dimostrarà con chiaro segno questa mia spada or or, s'or or tu vuoi ... A quel colpir sì grave il fier barone d'ira il cor, di rossore il volto accende; su le staffe s'inalza e 'l ferro stringe, e con un gran fendente il cala e spinge ... Conducea seco a par d'irsuto vello, coperto e fiero in vista, un gran leone, sanguigno i denti e i crudi unghion rapaci, cui lucon gli occhi com'ardenti faci ...
Rinaldo (pagina 27)
di Torquato Tasso (estratti)

... A quel debile il braccio e 'l colpo vano rese il gran torto e 'l fatto tradimento, tal che ferito a morte ei va sul piano: resto in sella io, né pur la lancia sento ... Io giurai poi, sendo dal re lodato che senza brando oprar ciò fatto avessi, non oprar brando, no 'l togliendo a forza a guerrier di gran fama e di gran forza ... 58 Costei ch'era gran maga, e degli aspetti del cielo cognoscea tutti i secreti, prevedendo i maligni e i buoni effetti che in noi deggiano oprar gli alti pianeti, le disse già che d'amorosi affetti, senza che mortal cura unqua ciò vieti, arder dovea per un baron cristiano d'alta bellezza e di valor sovrano; 59 e che sarebbe a quel larga e cortese del suo fior virginal non pria toccato, sì ch'indi poi, compito il nono mese, ne saria doppio e nobil parto nato, duo gemelli ch'a chiare e nuove imprese già destinava il lor benigno fato: maschio l'un, ma viril femina l'altra, ne l'arte militar perita e scaltra ... Gli mostra i tempii che gli antiqui eroi ornar di palme ne la prisca etade, i gran sepolcri de' maggiori suoi, i bei palagi e le diritte strade, le mura, l'alte torri e le fortezze, e tutto il suo potere e le ricchezze ...
Rinaldo (pagina 30)
di Torquato Tasso (estratti)

... Sovra un gran carro allor tosto appario, tratto da quattro augei di forma ignota, un'antiqua matrona all'improviso, venerabile gli occhi e grave il viso ... 35 In questo luoco a cui benigno il cielo con man più larga le sue grazie infonde, a cui d'intorno il gran signor di Delo rai più temprati e bei sparge e diffonde, ove fioriscon gemme in aureo stelo, d'argento i pesci e di cristal son l'onde, Medea ritenne la nipote amata seco, ch'ivi era d'albergar usata ... 36 Intanto al suo camin pronto e veloce va con Florindo il gran figliuol d'Amone, avendo vinto già lo stuol feroce ch'osò di venir seco al parangone; e perché 'l vecchio amor lo scalda e coce, di tornar in Europa ei si dispone, lasciando Media e le contrade a tergo, ove genti infideli han loro albergo ... 38 Scorsero, poi che si fidaro a l'acque, e le spiegate vele ai venti apriro, l'isola vaga che già tanto piacque a l'alma dea che regge il terzo giro; e quella ov'il gran Giove in culla giacque, e la Morea non lunge indi scopriro, con la Sicilia, ove l'aeree fronti stendon su l'onde i tre famosi monti ... La barca allor con periglioso salto portata è in su presso l'eteree faci; scorge, da l'onde poi spinta al profondo, tra duo gran monti d'acqua il terren fondo ...
Rinaldo (pagina 32)
di Torquato Tasso (estratti)

... 1 Ma sendo visto il paladin Rinaldo sul gran Baiardo in sì feroce aspetto, che ne venia sì ne la fronte baldo che mostrava l'ardir chiuso nel petto, e sì sovra 'l destrier fondato e saldo che parea muro in terra soda eretto, vario parlar tra quei di Carlo nacque, e ciascuno il lodò, ch'a ciascun piacque ... 2 Ma 'l superbo Grifon, che difendea per amor di Clarice a tutti il varco, sentendo ciò ch'altri in su' onor dicea, contra gli andò quanto trarebbe un arco; e perché nel pensier prefisso avea di far tosto di lui Baiardo scarco, gridò: — Giura, guerrier, ch'a la mia dama cede in beltà qual ha più pregio e fama! — 3 Grifon già per amor avea servito gran tempo inanzi d'Olivier la suora, ma 'l foco suo negletto ed ischernito fu da l'altera giovinetta ognora; onde per longa prova al fin chiarito, ch'accôr tentava in rete il vento e l'ora, stolto! a servir Clarice egli avea preso, né potea ciò Rinaldo avere inteso; 4 onde rispose: — Vil timor non deve giamai la lingua altrui torcer dal vero, né periglio o fatica, ancorché greve si convien d'ischivare a cavaliero ... Canto undicesimo 1 Ma trattasi in disparte alto sospira Clarice, e gelosia sol n'è cagione: tra sé fremendo l'accoglienze mira che fan quell'altre al gran figliol d'Amone, e s'arma incontro lui di sdegno e d'ira per l'onta in suo disnor fatta a Grifone, e per veder che ne lo scudo il volto d'ignota dama porta impresso e scolto ... Spogliar si vede allor la gran pianura, prima di quella e poi di questa tenda, ed ogni cavalier cui dolce cura per dama de la corte il petto accenda, pigliare il freno del destrier di quella, ma con bel modo pria riporla in sella ...
Rinaldo (pagina 36)
di Torquato Tasso (estratti)

... 86 Cominciò quelli: — Io mi credei sovente d'esser da l'onde rapide inghiottito, poi ch'al furor del flutto violente e dal legno e da voi fui dipartito; pur, come volse il Fato ultimamente, a gran pena arrivai notando al lito; ma tanto avea bevuto, e così lasso mi ritrovai, che non potei far passo ... Il gran Mambrin ch'a l'Asia legge impone, or sospinto d'Amor s'è qui condutto, e seco ha mille legni e di persone stuol grosso e forte ad ogni pugna instrutto, per far poi di Clarice intero acquisto, ch'acceso n'è, né 'l volto ancor n'ha visto ... 8 Non così in terra, in mar o 'n ciel giamai cervo, delfino o partica saetta corse, notò, volò ratto, ch'assai non sia maggior de' cavalier la fretta: già per gran spazio è dilungata omai dal luogo onde partì la coppia eletta, ma pare al lor desir pur troppo lento ogni destrier, benché rassembri un vento ... Lor tronca al fin l'impetuoso corso un gran torrente, che con grave scossa l'antico ponte avea pur dianzi rotto, togliendo ogni sostegno a lui di sotto ... 12 Venire in questa, onde deriva l'onda, un guerrier vede sovr'un gran battello, che sì veloce gia per la seconda acqua, come per l'aria alato augello ... 13 Colui non udir finge, e tuttavia de l'ondoso sentier gran spazio avanza, tal ch'al baron di quel che più desia quasi manca del tutto ogni speranza ...
Rinaldo (pagina 37)
di Torquato Tasso (estratti)

... 15 Come furon di là, l'estran guerriero, volto a Rinaldo, a lui così ragiona: — Signor, con voi di venir chieggio al fiero certame, ov'ora il gran desio vi sprona; e perché il dono io ne riporti intiero, convien ch'altra armatura e via più buona, ch'io vi serbo, ha più dì, su quell'abete, vestiate; e questa qui lasciar potrete ... Bene infelice è chi primier s'oppone al gran furor del gran figliuol d'Amone ... 22 In vermiglio color portava tinta l'incantata armatura il re famoso, e la superba testa intorno cinta tenea di fregio imperial pomposo; ne lo scudo l'impresa avea dipinta, un gran leon ferito e sanguinoso che la piaga mirava, e v'era scritto, “Io non perdono, e so chi m'ha trafitto” ... 28 Siegue il saggio Orimeno, a cui son noti de la madre natura i gran secreti: antivedea costui gli effetti e i moti de le sfere celesti e de' pianeti, le pioggie, i tuoni e lo spirar de' Noti, e quando il mar si turbi o pur s'acquieti; antivide sua morte, e de l'istessa la vera forma avea ne l'arme impressa ... Il signor d'Antiochia, il mesto Alarto, porta tronco nel mezzo un gran cipresso, cui con più nodi un motto tal s'attiene: “Seccò per mai non rinverdir mia spene” ...
Rinaldo (pagina 38)
di Torquato Tasso (estratti)

... 44 Atteon, che quel colpo orribil scorse, aggiacciò di stupor, d'ira s'accese, e verso 'l buon Florindo il destrier torse con fere voglie a darli morte intese; ma pria parole a lui che colpi porse, e 'n questa guisa ad oltraggiar lo prese: — Credi forse irne impune? Ahi! che s'aspetta a te gran pena, al morto aspra vendetta! 45 Tu qui morrai su questi incolti piani, né rendrai gli occhi anzi il morir contenti; né chiuderanti con pietose mani quei già cassi di luce, i tuoi parenti: ma preda rimarrai di lupi e cani, esposto a l'onde, a le tempeste, ai venti ... — Così detto, il destrier spronando punse, e d'un gran colpo a mezzo scudo il giunse ... 49 Mambrino allor, che, quasi a sdegno avendo di trar la spada per sì vil impresa, l'empie brame di sangue entro premendo, fermo stava a mirar l'aspra contesa, si trasse avanti in fier sembiante orrendo, che minacciava altrui mortale offesa, e 'l folgorante sguardo ai suoi rivolse; indi in grave parlar la lingua sciolse: 50 — Traggasi ognuno indietro: a me s'aspetta l'impresa, a me voi vendicar conviene, a me domar costui ch'in sì gran fretta ad incontrar la morte audace viene ... ma tempo è che l'ira affrene, anzi pur che la volga e sfoghi altrove: state in disparte a rimirar mie prove! — 51 Al superbo parlar del fier Mambrino alcun non è ch'ad ubbedir ritardi; fassi gran piazza intorno, e 'l Saracino volge a Rinaldo i detti alteri e i guardi: — Deh! perché teco non son or, meschino, Carlo e di Carlo i paladin gagliardi, e quanta gente nutre Italia e Francia, a provare il furor de la mia lancia? 52 I tuoi compagni almen de la tua sorte fian testimonii, e non potranno aitarti ... L'elmo che, dove 'l gran Tifeo è sepolto, temprò Vulcan, resse del brando a l'ira, ma china a forza il capo il re feroce, per ira e duol stridendo in aspra voce ... 59 Chi visto ha mai ne l'africane arene, quando il leon l'alto elefante assale, com'egli destro ad affrontar lo viene, come de l'arte e del saltar si vale, che non fermo in un luogo il passo tiene, ma gira sempre, e par ch'al fianco aggia ale, Mambrino a questo e 'l gran Rinaldo a quello potria rassomigliar nel fier duello ...
Rinaldo (pagina 40)
di Torquato Tasso (estratti)

... Fur i lor cuor da gentil laccio stretti, ch'Amore e Castità dolce annodaro; sorrise Giove, e con secondo tuono veder gran luce, udir fe' lieto suono ... 91 Ma se mai fia ch'a me longo ozio un giorno conceda, ed a me stesso il ciel mi renda, sì ch'a l'ombra cantando in bel soggiorno con Febo l'ore e i dì felici spenda, portarò forse, o gran Luigi, intorno i vostri onori ovunque il sol risplenda, con quella grazia che m'avrete infusa, destando a dir di voi più degna musa ...
Sodoma e Gomorra (pagina 16)
di Docteur Jaf (estratti)

... La letteratura oscena era naturalmente in gran moda, gli spettacoli licenziosi abbondavano, ed a tali esempii, dice Mercier, la lascivia dei Parigini era diventata così sensibile da superare quella dei passerotti che popolano i loro tetti; anzi i primi sono ancor più volubili e cambiano di femina più frequente dei secondi, e la maggior parte non hanno nemmeno la stessa delicatezza nei piaceri ... Il tuono è anch'esso un gran popolatore! «Al mattino, i libertini escono dalle case delle amanti di una notte pallidi, disfatti, la coscienza più volta al timore che al rimorso, e gemono tutto il giorno per l'occupazione della notte, ma il vizio è un tiranno che li riprenderà l'indomani ... Il gran riformatore fu il Primo Console ... » Il Manuel d'erotologie de Forberg descrive tutte queste sozzure con una eccessiva ricerca di dettagli; ed in esso si trova la famosa domanda di Smepronia ad un suo amico: «Che melodia vuoi che ti suoni su questo flauto?» Ai giorni nostri il coito boccale è in gran voga, specie fra le classi di condizione relativamente agiata, e fra i mariti che amano il contrabando, giacchè, secondo loro, questa pratica presenta meno pericolo di contagio ...
Stanze della gelosia (pagina 2)
di Torquato Tasso (estratti)

... Quivi perpetuo un zefiro inzaffira le piagge, e su 'l smeraldo intesse l' ostro di bei fioretti, ch' or di gelo imperla ne l' alba, ora a' gran dì scioglie in odore; corron di latte i ruscelletti vaghi, e stilla il mel dagli elci e dagli olivi: campo di gioia, se non quanto accende infinito desio de 'l paradiso, e 'n questa afflizïon l' anime offende ... Ben quai medici accorti, che previsto lunge il letargo, han rimedi che 'n fasce l' uccidan, e spess' anco anzi che nasca, tra gran saggi, avvertendo il fatal corso de 'l poetar di scena, a preservargli, se non da morte, almen da presta morte, con gran senno, arte dotta, in brevi carte strinsero in immutabili precetti ... E certo il lor pensier veniva intero, ma l' ignoranza s' è tanto ingegnata, ch' i saggi avvertimenti ha torti e guasti; onde più ratto il buon comico iambo è invecchiato e caduto in vil dispregio; così ha gran mal picciol' licenza a lato! Fu concesso il partirsi da 'l severo de le leggi prescritte a la poetica, quanto chiedeva l' uso de l' etati: qui s' è fermato il punto; e non s' è visto che varia il pomo or frondi, or frutti, or fiori, seguendo la stagion, ma sempre è pomo, non mai o fico, o pero, od aspro sorbo ... Il gran Pan vi licenzia; omai tacete, alme serve d' Amor, fide e secrete ...
Storia di un'anima (pagina 55)
di Ambrogio Bazzero (estratti)

... Povera figliuola! Rammento la sua tinta bruna, gli occhi ingenui se guardavano, pudichi se erano guardati, il sorriso confidente dei sedici anni, e quel mento e quel collino da gran dama! Aveva il suo fazzoletto, la pezzuola, il corsetto, la gonna, il grembiale, tutto a modo, tutto per lei: due sole cose mi facevano compassione, le scarpacce e la gerla: quelle parvero dirmi:—Noi costiamo tanto e tanto!—e questa:—Ho portato delle colazioni, con molta roba di Dio, su alle cime pei gran signori che mangiano coi guanti: ma la mia povera padroncina all'inverno, quando mi colma di legna gelate e mi fa ballare giù, giù giù, fino al Favaro, trova una minestra lunga e bianca bianca… ... Che Pietro Micca ritorni al suo focolare e vegga! Ch'egli ancora santifichi questo santuario degli Italiani! Ch'egli viva eterno giacchè è morto colla fede dei primi cristiani!… Sei lapidi fregiano gli scheggioni storici della casetta: Entra e vedrai il marmo—che ti addita l'umile abituro—del gran minatore Pietro Micca ...
Storia di un'anima (pagina 67)
di Ambrogio Bazzero (estratti)

... Un Giusepp'Antonio Castelli la ideava con tutta la tracotanza e il fasto dei Tiepoleschi: un gran parruccone sporco la approvava col cipiglio arcigno e la penna d'oca alzata, come un ritratto dell'Ospedale ... È una formica morta assiderata due mesi fa, quando la strascinava una gran pula di frumento? È un vermiciattolo ch'era giunto la notte prima dalla peschiera a musaico alla pozzetta d'acqua fra due mattoni spezzati? Che cos'è? che cos'è che becca il rampichino?… Becca, si fa sottile, becca, s'appiatta e s'arruffa, becca, ficca la testa sotto ai bilichi, e trova un posto ove la soglia è corrosa dalle antiche pedate, ed entra nel buio ... E il rampichino salticchia verso un gran librone ... Nella terza sala torno torno alle pareti quattro macchinose scansie che dalle graticciate di rame lasciano vedere tutti i volumi giallacci della teologia seminaristica, la volta, in gloria, dipinta con una Fede seminuda e cicciosa, un solo tavolotto con carta, penna, calamaio, spolverino, e un solo seggiolone colle orecchie al dossale: il gran libro è su un leggìo da coro ...