Libri frate
Libri su frate, con la parola frate
Decameron (pagina 8)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Io ho, vivendo, tante ingiurie fatte a Domenedio, che, per farnegli io una ora in su la mia morte, né più né meno ne farà; e per ciò procacciate di farmi venire un santo e valente frate, il più che aver potete, se alcun ce n'è; e lasciate fare a me, ché fermamente io acconcerò i fatti vostri e' miei in maniera che starà bene e che dovrete esser contenti ... ” I due fratelli, come che molta speranza non prendessono di questo, nondimeno se n'andarono a una religione di frati e domandarono alcuno santo e savio uomo che udisse la confessione d'un lombardo che in casa loro era infermo; e fu lor dato un frate antico di santa e di buona vita e gran maestro in Iscrittura e molto venerabile uomo, nel quale tutti i cittadini grandissima e speziale divozione aveano, e lui menarono ... ” Disse allora il frate: “Figliuol mio, bene hai fatto, e così si vuol fare per innanzi; e veggio che, poi sì spesso ti confessi, poca fatica avrò d'udire o di dimandare ... ” Disse ser Ciappelletto: “Messer lo frate, non dite così: io non mi confessai mai tante volte né sì spesso, che io sempre non mi volessi confessare generalmente di tutti i miei peccati che io mi ricordassi dal dì che io nacqui infino a quello che confessato mi sono; e per ciò vi priego, padre mio buono, che così puntalmente d'ogni cosa mi domandiate come se mai confessato non mi fossi; e non mi riguardate perché io infermo sia, ché io amo molto meglio di dispiacere a queste mie carni che, faccendo agio loro, io facessi cosa che potesse essere perdizione dell'anima mia, la quale il mio Salvatore ricomperò col suo prezioso sangue ... ” Al quale il santo frate disse: “Di' sicuramente, ché il vero dicendo né in confessione né in altro atto si peccò giammai ... ” “Oh, benedetto sia tu da Dio!” disse il frate “come bene hai fatto! e, faccendolo, hai tanto più meritato, quanto, volendo, avevi più d'arbitrio di fare il contrario che non abbiam noi e qualunque altri son quegli che sotto alcuna regola son constretti ... Al quale il frate disse: “Figliuol mio, questi peccati sono naturali e sono assai leggieri, e per ciò io non voglio che tu ne gravi più la coscienza tua che bisogni ... ” Il frate contentissimo disse: “E io son contento che così ti cappia nell'animo e piacemi forte la tua pura e buona conscienza in ciò ... ” “Bene hai fatto:” disse il frate “ma come ti se' tu spesso adirato?” “Oh!” disse ser Ciappelletto “cotesto vi dico io bene che io ho molto spesso fatto; e chi se ne potrebbe tenere, veggendo tutto il dì gli uomini fare le sconce cose, non servare i comandamenti di Dio, non temere i suoi giudicii? Egli sono state assai volte il dì che io vorrei più tosto essere stato morto che vivo, veggendo i giovani andar dietro alle vanità e udendogli giurare e spergiurare, andare alle taverne, non visitar le chiese e seguir più tosto le vie del mondo che quella di Dio ... ” Disse allora il frate: “Figliuol mio, cotesta è buona ira, né io per me te ne saprei penitenza imporre; ma per alcun caso avrebbeti l'ira potuto inducere a fare alcuno omicidio o a dire villania a persona o a fare alcuna altra ingiuria?” A cui ser Ciappelletto rispose: “Oimè, messere, o voi mi parete uomo di Dio: come dite voi coteste parole? o s'io avessi avuto pure un pensieruzzo di fare qualunque s'è l'una delle cose che voi dite, credete voi che io creda che Idio m'avesse tanto sostenuto? Coteste son cose da farle gli scherani e i rei uomini, de' quali qualunque ora io n'ho mai veduto alcuno, sempre ho detto: «Va, che Idio ti converta» ... ” Allora disse il frate: “Or mi di', figliuol mio, che benedetto sie tu da Dio: hai tu mai testimonianza niuna falsa detta contra alcuno o detto male d'altrui o tolte dell'altrui cose senza piacere di colui di cui sono?” “Mai messer sì, “ rispose ser Ciappelletto “che io ho detto male d'altrui; per ciò che io ebbi già un mio vicino che, al maggior torto del mondo, non faceva altro che batter la moglie, sì che io dissi una volta male di lui alli parenti della moglie, sì gran pietà mi venne di quella cattivella, la quale egli, ogni volta che bevuto avea troppo, conciava come Dio vel dica ... ” Disse allora il frate: “Or bene, tu mi di' che se' stato mercatante: ingannasti tu mai persona così come fanno i mercatanti?” “Gnaffé, “ disse ser Ciappelletto “messer sì, ma io non so chi egli si fu: se non che, uno avendomi recati denari che egli mi doveva dare di panno che io gli avea ...
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Decameron (pagina 9)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Disse il frate: “Cotesta fu piccola cosa, e facesti bene a farne quello che ne facesti ... ” E, oltre a questo, il domandò il santo frate di molte altre cose, delle quali di tutte rispose a questo modo; e volendo egli già procedere alla absoluzione, disse ser Ciappelletto: “Messere, io ho ancora alcun peccato che io non v'ho detto ... ” Il frate il domandò quale; e egli disse: “Io mi ricordo che io feci al fante mio, un sabato dopo nona, spazzare la casa e non ebbi alla santa domenica quella reverenza che io dovea ... ” “Oh!” disse il frate “figliuol mio, cotesta è leggier cosa ... ” Disse allora il frate: “O, altro hai tu fatto?” “Messer sì, “ rispose ser Ciappelletto “ché io, non avvedendomene, sputai una volta nella chiesa di Dio ... ” Il frate cominciò a sorridere e disse: “Figliuol mio, cotesta non è cosa da curarsene: noi, che siamo religiosi, tutto il dì vi sputiamo ... Disse il santo frate: “Figliuol mio, che hai tu?” Rispose ser Ciappelletto: “Oimè, messere, ché un peccato m'è rimaso, del quale io non mi confessai mai, sì gran vergogna ho di doverlo dire; e ogni volta che io me ne ricordo piango come voi vedete, e parmi esser molto certo che Idio mai non avrà misericordia di me per questo peccato ... ” Allora il santo frate disse: “Va via, figliuolo, che è ciò che tu di'? Se tutti i peccati che furon mai fatti da tutti gli uomini, o che si debbon fare da tutti gli uomini mentre che il mondo durerà, fosser tutti in uno uom solo, e egli ne fosse pentuto e contrito come io veggio te, si è tanta la benignità e la misericordia di Dio, che, confessandogli egli, gliele perdonerebbe liberamente: e per ciò dillo sicuramente ... ” A cui il frate disse: “Dillo sicuramente, ché io ti prometto di pregare Idio per te ... ” Ser Ciappelletto pur piagnea e nol dicea, e il frate pure il confortava a dire; ma poi che ser Ciappelletto piagnendo ebbe un grandissimo pezzo tenuto il frate così sospeso, e egli gittò un gran sospiro e disse: “Padre mio, poscia che voi mi promettete di pregare Idio per me, e io il vi dirò: sappiate che, quando io era piccolino, io bestemmiai una volta la mamma mia ... Disse il frate: “O figliuol mio, or parti questo così gran peccato? o gli uomini bestemmiano tutto il giorno Idio, e sì perdona Egli volentieri a chi si pente d'averlo bestemmiato; e tu non credi che Egli perdoni a te questo? Non piagner, confortati, ché fermamente, se tu fossi stato un di quegli che il posero in croce, avendo la contrizione che io ti veggio, sì ti perdonerebbe Egli ... ” Veggendo il frate non essere altro restato a dire a ser Ciappelletto, gli fece l'absoluzione e diedegli la sua benedizione, avendolo per santissimo uomo, sì come colui che pienamente credeva esser vero ciò che ser Ciappelletto avea detto: e chi sarebbe colui che nol credesse, veggendo uno uomo in caso di morte dir così? E poi, dopo tutto questo, gli disse: “Ser Ciappelletto, con l'aiuto di Dio voi sarete tosto sano; ma se pure avvenisse che Idio la vostra benedetta e ben disposta anima chiamasse a sé, piacevi egli che 'l vostro corpo sia sepellito al nostro luogo?” Al quale ser Ciappelletto rispose: “Messer sì, anzi non vorrei io essere altrove, poscia che voi m'avete promesso di pregare Idio per me: senza che io ho avuta sempre spezial divozione al vostro Ordine ... Li due fratelli, li quali dubitavan forte non ser Ciappelletto gl'ingannasse, s'eran posti appresso a un tavolato, il quale la camera dove ser Ciappelletto giaceva dividea da un'altra, e ascoltando leggiermente udivano e intendevano ciò che ser Ciappelletto al frate diceva; e aveano alcuna volta sì gran voglia di ridere, udendo le cose le quali egli confessava d'aver fatte, che quasi scoppiavano: e fra sé talora dicevano: “Che uomo è costui, il quale né vecchiezza né infermità né paura di morte, alla qual si vede vicino, né ancora di Dio, dinanzi al giudicio del quale di qui a picciola ora s'aspetta di dovere essere, dalla sua malvagità l'hanno potuto rimuovere, né far che egli così non voglia morire come egli è vivuto?” ... Il santo frate che confessato l'avea, udendo che egli era trapassato, fu insieme col priore del luogo; e fatto sonare a capitolo, alli frati ragunati in quello mostrò ser Ciappelletto essere stato santo uomo, secondo che per la sua confessione conceputo avea; e sperando per lui Domenedio dovere molti miracoli dimostrare, persuadette loro che con grandissima reverenzia e divozione quello corpo si dovesse ricevere ... E nella chiesa postolo, il santo frate, che confessato l'avea, salito in sul pergamo di lui cominciò e della sua vita, de' suoi digiuni, della sua virginità, della sua simplicità e innocenzia e santità maravigliose cose a predicare, tra l'altre cose narrando quello che ser Ciappelletto per lo suo maggior peccato piangendo gli avea confessato, e come esso appena gli avea potuto metter nel capo che Idio gliele dovesse perdonare, da questo volgendosi a riprendere il popolo che ascoltava, dicendo: “E voi, maladetti da Dio, per ogni fuscello di paglia che vi si volge tra' piedi bestemmiate Idio e la Madre e tutta la corte ...
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Decameron (pagina 52)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Il santo frate comprese incontanente che di colui dicesse di cui veramente diceva, e commendata molto la donna di questa sua disposizion buona, fermamente credendo quello esser vero che ella diceva, le promise d'operar sì e per tal modo che più da quel cotale non le sarebbe dato noia; e conoscendola ricca molto le lodò l'opera della carità e della limosina, il suo bisogno raccontandole ... ” E quinci, fatta la confessione e presa la penitenza, ricordandosi de' conforti datile dal frate dell'opera della limosina, empiutagli nascosamente la man di denari il pregò che messe dicesse per l'anima de' morti suoi e dai piè di lui levatasi a casa se ne tornò ... Al santo frate non dopo molto, sì come usato era, venne il valente uomo; col quale poi che d'una cosa e d'altra ebbero insieme alquanto ragionato, tiratol da parte, per assai cortese modo il riprese dello intendere e del guardare che egli credeva che esso facesse a quella donna, sì come ella gli avea dato a intendere ... Il valente uomo si maravigliò, sì come colui che mai guatata non l'avea e radissime volte era usato di passare davanti a casa sua, e cominciò a volersi scusare ma il frate non lo lasciò dire, ma disse egli: “Or non far vista di maravigliarti né perder parole in negarlo, per ciò che tu non puoi ... ” Il valente uomo, più accorto che 'l santo frate, senza troppo indugio la sagacità della donna comprese, e mostrando alquanto di vergognarsi disse di più non intramettersene per innanzi; e dal frate partitosi, dalla casa n'andò della donna, la quale sempre attenta stava a una picciola finestretta per doverlo vedere se vi passasse ... E vedendol venire, tanto lieta e tanto graziosa gli si mostrò, che egli assai ben poté comprendere sé avere il vero compreso dalle parole del frate; e da quel dì innanzi assai cautamente, con suo piacere e con grandissimo diletto e consolazion della donna, faccendo sembianti che altra faccenda ne fosse cagione, continuò di passar per quella contrada ... Ma la donna dopo alquanto, già accortasi che ella a costui così piacea come egli a lei, disiderosa di volerlo più accendere e certificare dell'amore che ella gli portava, preso luogo e tempo, al santo frate se ne tornò, e postaglisi nella chiesa a sedere a' piedi a piagnere incominciò ... Il frate, questo vedendo, la domandò pietosamente che novella ella avesse ... ” “Come!” disse il frate “non s'è egli rimaso di darti più noia?” “Certo no, “ disse la donna “anzi, poi che io mi ve ne dolfi, quasi come per un dispetto, avendo forse avuto per male che io mi ve ne sia doluta, per ogni volta che passar vi solea credo poscia vi sia passato sette ... E appresso questo, sì come a padre mi vi scuso che, s'egli di questo non si rimane, io il dirò al marito mio e a' fratei miei, e avvegnane che può; ché io ho molto più caro che egli riceva villania, se ricevere ne la dee, che io abbia biasimo per lui: frate, bene sta!” E detto questo, tuttavia piagnendo forte, si trasse di sotto alla guarnacca una bellissima e ricca borsa con una leggiadra e cara cinturetta e gittolle in grembo al frate; il quale, pienamente credendo ciò che la donna dicea, turbato oltre misura le prese e disse: “Figliuola, se tu di queste cose ti crucci, io non me ne maraviglio né te ne so ripigliare, ma lodo molto che tu in questo seguiti il mio consiglio ... Il santo frate lietamente il prese e con buone parole e con molti essempli confermò la divozion di costei: e datale la sua benedizione la lasciò andare ...
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Decameron (pagina 53)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... per l'amico suo: il quale venuto, e vedendol turbato, incontanente s'avisò che egli avrebbe novelle dalla donna, e aspettò che dir volesse il frate ... Il valente uomo, che ancor non vedea a che il frate riuscir volesse, assai tiepidamente negava sé aver mandata la borsa e la cintura, acciò che al frate non togliesse fede di ciò, se forse data gliele avesse la donna ... Ma il frate, acceso forte, disse: “Come il puoi tu negare, malvagio uomo? Eccole, ché ella medesima piangendo me l'ha recate: vedi se tu le conosci!” Il valente uomo, mostrando di vergognarsi forte, disse: “Mai sì che io le conosco, e confessovi che io feci male e giurovi che, poi che io così la veggio disposta, che mai di questo voi non sentirete più parola ... ” Ora le parole fur molte: alla fine il frate montone diede la borsa e la cintura all'amico suo, e 'l dopo molto averlo ammaestrato e pregato che più a queste cose non attendesse e egli avendogliele promesso, il licenziò ... Il valente uomo, lietissimo e della certezza che aver gli parea dell'amor della donna e del bel dono, come dal frate partito fu, in parte n'andò dove cautamente fece alla sua donna vedere che egli avea e l'una e l'altra cosa: di che la donna fu molto contenta e più ancora per ciò che le parea che 'l suo avviso andasse di bene in meglio ... E come egli fu la mattina montato a cavallo e andato via, così la donna n'andò al santo frate e dopo molte querimonie piagnendo gli disse: “Padre mio, or vi dich'io bene che io non posso più sofferire: ma per ciò che l'altrieri io vi promisi di niuna cosa farne che io prima nol vi dicessi, son venuta a iscusarmivi ... ” Il frate, udendo questo, fu il più turbato uomo del mondo e non sapeva che dirsi, se non che più volte la domandò se ella aveva ben conosciuto che egli non fosse stato altri ... ” Disse allora il frate: “Figliuola, qui non ha altro da dire se non che questo è stato troppo grande ardire e troppo mal fatta cosa, e tu facesti quello che far dovevi di mandarnelo come facesti ... ” “Ora ecco” disse la donna “per questa volta io non vi voglio turbare né disubidire, ma sì adoperate che egli si guardi di più noiarmi, ché io vi prometto di non tornar più per questa cagione a voi”; e senza più dire, quasi turbata, dal frate si partì ... Né era appena ancor fuor della chiesa la donna, che il valente uom sopravenne e fu chiamato dal frate; al quale, da parte tiratolo, esso disse la maggior villania che mai a uomo fosse detta, disleale e spergiuro e traditore chiamandolo ... Costui, che già due altre volte conosciuto avea che montavano i mordimenti di questo frate, stando attento e con risposte perplesse ingegnandosi di farlo parlare, primieramente disse: “Perché questo cruccio, messere? ho io crocifisso Cristo?” A cui il frate rispose: “Vedi svergognato! odi ciò ch'e' dice! Egli parla né più né meno come se uno anno o due fosser passati e per la lunghezza del tempo avesse le sue tristizie e disonestà dimenticate ... ” “Egli è il vero” disse il frate “che il messo me ne è giunto: io m'aviso che tu ti credesti, per ciò che il marito non c'era, che la gentil donna ti dovesse incontanente ricevere in braccio ... Che farai tu se ella il dice a' fratelli?” –Il valente uomo, avendo assai compreso di quello che gli bisognava, come meglio seppe e poté con molte ampie promesse racchetò il frate; e da lui partitosi, come il matutino della seguente notte fu, così egli nel giardino entrato e su per l'albero salito e trovata la finestra aperta se n'entrò nella camera, e come più tosto poté nelle braccia della sua bella donna si mise ... La quale, con grandissimo disidero avendolo aspettato, lietamente il ricevette dicendo: “Gran mercé a messer lo frate, che così bene t'insegno la via da venirci ... ” E appresso, prendendo l'un dell'altro piacere, ragionando e ridendo molto della semplicità di frate bestia, biasimando i lucignoli e' pettini e gli scardassi, insieme con gran diletto si sollazzarono ... E dato ordine a' lor fatti, sì fecero, che senza aver più a tornare a messer lo frate, molte altre notti con pari letizia insieme si ritrovarono: alle quali io priego Idio per la sua santa misericordia che tosto conduca me e tutte l'anime cristiane che voglia n'hanno ... – 4 Dom Felice insegna a frate Puccio come egli diverrà beato facendo una sua penitenza: la quale frate Puccio fa, e dom Felice in questo mezzo con la moglie del frate si dà buon tempo ...
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Decameron (pagina 54)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Secondo che io udi' già dire, vicino di San Brancazio stette un buono uomo e ricco, il quale fu chiamato Puccio di Rinieri, che poi essendo tutto dato allo spirito si fece bizzoco di quegli di san Francesco e fu chiamato frate Puccio: e seguendo questa sua vita spiritale, per ciò che altra famiglia non avea che una donna e una fante, né per questo a alcuna arte attender gli bisognava, usava molto la chiesa ... La moglie, che monna Isabetta aveva nome, giovane ancora di ventotto in trenta anni, fresca e bella e ritondetta che pareva una mela casolana, per la santità del marito, e forse per la vecchiezza, faceva molto spesso troppo più lunghe diete che voluto non avrebbe; e quando ella si sarebbe voluta dormire o forse scherzar con lui, e egli le raccontava la vita di Cristo e le prediche di frate Nastagio o il lamento della Magdalena o così fatte cose ... Tornò in questi tempi da Parigi un monaco chiamato don Felice, conventuale di San Brancazio, il quale assai giovane e bello della persona e d'aguto ingegno e di profonda scienza: col quale frate Puccio prese una stretta dimestichezza ... E per ciò che costui ogni suo dubbio molto ben gli solvea e, oltre a ciò, avendo la sua condizion conosciuta gli si mostrava santissimo, se lo incominciò frate Puccio a menare talvolta a casa e a dargli desinare e cena, secondo che fatto gli venia; e la donna altressì per amor di fra Puccio era sua dimestica divenuta e volentier gli faceva onore ... E essendosi un dì andato a star con lui frate Puccio, gli disse così: “Io ho già assai volte compreso, fra Puccio, che tutto il tuo disidero è di divenir santo; alla qual cosa mi par che tu vadi per una lunga via, là dove ce n'è una ch'è molto corta, la quale il Papa e gli altri suoi maggior prelati, che la sanno e usano non vogliono che ella si mostri; per ciò che l'ordine chericato, che il più di limosine vive, incontanente sarebbe disfatto, sì come quello al quale più i secolari né con limosine né con altro attenderebbono ... ” Frate Puccio, divenuto disideroso di questa cosa, prima cominciò a pregare con grandissima instanzia che gliele insegnasse e poi a giurare che mai, se non quanto gli piacesse, a alcun nol direbbe, affermando che, se tal fosse che esso seguir la potesse, di mettervisi ... ” Frate Puccio disse allora: “Questa non è troppo grave cosa né troppo lunga, e deesi assai ben poter fare; e per ciò io voglio al nome di Dio, cominciar domenica ... Rimasi adunque in concordia, venuta la domenica frate Puccio cominciò la sua penitenza; e messer lo monaco, convenutosi con la donna, a ora che veduto non poteva essere, le più delle sere con lei se ne veniva a cenare, seco sempre recando e ben da mangiare e ben da bere; poi con lei si giaceva infino all'ora del matutino, al quale levandosi se n'andava e frate Puccio tornava a letto ... Era il luogo, il quale frate Puccio aveva alla sua penitenzia eletto, allato alla camera nella quale giaceva la donna, né da altro era da quella diviso che da un sottilissimo muro; per che, ruzzando messer lo monaco troppo con la donna alla scapestrata e ella con lui, parve a frate Puccio sentire alcuno dimenamento di palco della casa; di che, avendo già detti cento de' suo paternostri, fatto punto quivi, chiamò la donna senza muoversi e domandolla ciò che ella faceva ... ” Disse allora frate Puccio: “Come ti dimeni? che vuol dir questo dimenare?” ...
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Decameron (pagina 55)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Credettesi frate Puccio che il digiunare le fosse cagione di non potere dormire e per ciò per lo letto si dimenasse; per che egli di buona fede disse: “Donna, io t'ho ben detto: ‘Non digiunare’; ma, poiché pur l'hai voluto fare, non pensare a ciò, pensa di riposarti; tu dai tali volte per lo letto, che tu fai dimenar ciò che ci è ... ” Stettesi adunque cheto frate Puccio e rimise mano a' suoi paternostri; e la donna e messer lo monaco da questa notte innanzi, fatto in altra parte della casa ordinare un letto, in quello quanto durava il tempo della penitenza di frate Puccio con grandissima festa si stavano; e a una ora il monaco se n'andava e la donna al suo letto tornava, e poco stante dalla penitenzia a quello se ne venia frate Puccio ... Continuando adunque in così fatta maniera il frate la penitenzia e la donna col monaco il suo diletto, più volte motteggiando disse con lui: “Tu fai fare la penitenzia a frate Puccio, per la quale noi abbiamo guadagnato il Paradiso ... ” E parendo molto bene stare alla donna, sì s'avezzò a' cibi del monaco, che, essendo dal marito lungamente stata tenuta in dieta, ancora che la penitenzia di frate Puccio si consumasse, modo trovò di cibarsi in altra parte con lui e con discrezione lungamente ne prese il suo piacere ... Di che, acciò che l'ultime parole non sieno discordanti alle prime, avvenne che dove frate Puccio faccendo penitenza si credette mettere in Paradiso, egli vi mise il monaco, che da andarvi tosto gli avea mostrata la via, e la moglie, che con lui in gran necessità vivea di ciò che messer lo monaco, come misericordioso, gran divizia le fece ... Aveva Panfilo non senza risa delle donne finita la novella di frate Puccio, quando donnescamente la reina a Elissa impose che seguisse: la quale anzi acerbetta che no, non per malizia ma per antico costume, così cominciò a parlare: –Credonsi molti, molto sappiendo, che altri non sappi nulla, li quali spesse volte, mentre altrui si credono uccellare, dopo il fatto sé da altrui essere stati uccellati conoscono; per la qual cosa io reputo gran follia quella di chi si mette senza bisogno a tentar le forze dell'altrui ingegno ...
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Decameron (pagina 60)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ma ditemi: qual fu la cagione per la quale voi con lui vi turbaste? offesevi egli giammai?” A cui la donna rispose: “Certo no che egli non m'offese mai, ma la cagione del cruccio furono le parole d'un maladetto frate dal quale io una volta mi confessai; per ciò che, quando io gli dissi l'amore il quale io a costui portava e la dimestichezza che io aveva seco, mi fece un romore in capo che ancor mi spaventa, dicendomi che, se io non me ne rimanessi, io n'andrei in bocca del diavolo nel profondo del Ninferno e sarei messa nel fuoco pennace ... Or voi dovete sapere che io son frate, e per ciò li loro costumi io conosco tutti; e se io ne parlo alquanto largo a utilità di voi, non mi si disdice come farebbe a un altro ... Furon già i frati santissimi e valenti uomini, ma quegli che oggi frati si chiamano e così vogliono esser tenuti, niuna altra cosa hanno di frate se non la cappa, né quella altressì è di frate, per ciò che, dove dagl'inventori de' frati furono ordinate strette e misere e di grossi panni e dimostratrici dell'animo, il quale le temporali cose disprezzate avea quando il corpo in così vile abito avviluppava, essi oggi le fanno larghe e doppie e lucide e di finissimi panni, e quelle in forma hanno recate leggiadra e pontificale, in tanto che paoneggiar con esse nelle chiese e nelle piazze, come con le lor robe i secolari fanno, non si vergognano ... Chi non sa che senza denari la poltroneria non può durare? Se tu ne' tuoi diletti spenderai i denari, il frate non potrà poltroneggiar nell'Ordine; se tu andrai alle femine da torno, i frati non avranno lor luogo; se tu non sarai paziente o perdonator d'ingiurie, il frate non ardirà di venirti a casa a contaminare la tua famiglia ... Ma posto pur che in questo sia da concedere ciò che il frate che vi sgridò disse, cioè che gravissima colpa sia rompere ...
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Decameron (pagina 75)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ma ora fosse piacere di Dio che così delle loro bugie a tutti intervenisse come a un frate minore, non miga giovane, ma di quelli che de' maggior cassesi era tenuto a Vinegia: del quale sommamente mi piace di raccontare, per alquanto gli animi vostri pieni di compassione per la morte di Ghismunda forse con risa e con piacer rilevare ... E, quasi da coscienza rimorso delle malvage opere nel preterito fatte da lui, da somma umilità soprapreso mostrandosi e oltre a ogni altro uomo divenuto catolico, andò e sì si fece frate minore e fecesi chiamare frate Alberto da Imola: e in tale abito cominciò a far per sembianti una aspra vita e a commendar molto la penitenzia e l'astinenzia, né mai carne mangiava né bevea vino, quando no' n'avea che gli piacesse ... Ora avvenne che una giovane donna bamba e sciocca, che chiamata fu madonna Lisetta da ca' Quirino, moglie d'un gran mercatante che era andato con le galee in Fiandra, s'andò con altre donne a confessar da questo santo frate; la quale essendogli a' piedi, sì come colei che viniziana era, e essi son tutti bergoli, avendo parte detta de' fatti suoi, fu da frate Alberto adomandata se alcuno amadore avesse ... Al quale ella con un mal viso rispose: “Deh, messer lo frate, non avete voi occhi in capo? paionvi le mie bellezze fatte come quelle di queste altre? Troppi n'avrei degli amadori se io ne volessi; ma non son le mie bellezze da lasciare amare da tale né da quale ... Frate Alberto conobe incontanente che costei sentia dello scemo, e parendogli terreno da' ferri suoi, di lei subitamente e oltre modo s'innamorò ... Per che frate Alberto, non volendola troppo turbare, fattale la confessione, la lasciò andar via con l'altre ... ” Disse allora donna mestola: “E chi ve ne gastigò così?” Disse frate Alberto: “Io il vi dirò ... ” Donna zucca al vento, la quale era anzi che no un poco dolce di sale, godeva tutta udendo queste parole e verissime tutte le credea; e dopo alquanto disse: “Io vi diceva ben, frate Alberto, che le mie bellezze eran celestiali; ma, se Dio m'aiuti, di voi m'incresce, e infino a ora, acciò che più non vi sia fatto male, io vi perdono, sì veramente che voi mi diciate ciò che l'angelo poi vi disse ... ” Frate Alberto disse: “Madonna, poi che perdonato m'avete, io il vi dirò volentieri; ma una cosa vi ricordo, che cosa che io vi dica voi vi guardiate di dire a alcuna persona che sia nel mondo, se voi non volete guastare i fatti vostri, che siete la più avventurata donna che oggi sia al mondo ... Allora disse frate Alberto: “Madonna, voi parlate saviamente, e io ordinerò ben con lui quello che voi mi dite ...
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Decameron (pagina 76)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Allora disse frate Alberto: “Or farete che questa notte egli truovi la porta della vostra casa per modo che egli possa entrarci, per ciò che vegnendo in corpo umano, come egli verrà, non potrebbe entrarci se non per l'uscio ... Frate Alberto si partì, e ella rimase faccendo sì gran galloria, che non le toccava il cul la camiscia, mille anni parendole che l'agnolo Gabriello a lei venisse ... Frate Alberto, pensando che cavaliere, non agnolo, esser gli convenia la notte, con confetti e altre buone cose s'incominciò a confortare, acciò che di leggiere non fosse da caval gittato; e avuta la licenzia, con un compagno, come notte fu, se n'entrò in casa d'una sua amica, dalla quale altra volta aveva prese le mosse quando andava a correr le giumente: e di quindi, quando tempo gli parve, trasformato se n'andò a casa della donna, e in quella entrato, con sue frasche che portate aveva, in agnolo si trasfigurò, e salitose suso, se n'entrò nella camera della donna ... Era frate Alberto bell'uomo del corpo e robusto, e stavangli troppo bene le gambe in su la persona; per la qual cosa con donna Lisetta trovandosi, che era fresca e morbida, altra giacitura faccendole che il marito, molte volte la notte volò senza ali, di che ella forte si chiamò per contenta, e oltre a ciò molte cose le disse della gloria celestiale ... La donna, come desinato ebbe, presa sua compagnia se n'andò a frate Alberto e novelle gli disse dell'agnol Gabriello e ciò che da lui udito avea della gloria di vita eterna e come egli era fatto, aggiugnendo oltre a questo maravigliose favole ... A cui frate Alberto disse: “Madonna, io non so come voi vi steste con lui; so io bene che stanotte, vegnendo egli a me e io avendogli fatta la vostra ambasciata, egli ne portò subitamente l'anima mia tra tanti fiori e tra tante rose, che mai non se ne videro di qua tante, e stettimi in un de' più dilettevoli luoghi che fosse mai infino a stamane a matutino: quello che il mio corpo si divenisse, io non so ... ” Disse allora frate Alberto: “Ben farò oggi una cosa che io non feci già è gran tempo più, che io mi spoglierò per vedere se voi dite il vero ... ” E dopo molto cianciare la donna se ne tornò a casa; alla quale in forma d'agnolo frate Alberto andò poi molte volte senza alcuno impedimento ricevere ... Avvenne che di questo fatto alcuna novelluzza ne venne a frate Alberto agli orecchi; il quale, per riprender la donna una notte andatovi, appena spogliato s'era che i cognati di lei, che veduto l'avevan venire, furono all'uscio della sua camera per aprirlo ... Il che frate Alberto sentendo, e avvisato ciò che era, levatosi né vedendo altro rifugio, aperse una finestra la qual sopra il maggior canal rispondea, e quindi si gittò nell'acqua ... E appresso questo, disiderando frate Alberto d'uscir di quindi, gli disse il buono: “Qui non ha modo alcuno, se già in un non voleste ... ” Come che duro paresse a frate Alberto l'andare in cotal guisa, pur per la paura ...
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Decameron (pagina 114)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un castel di Valdelsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque piccol sia, già di nobili uomini e d'agiati fu abitato; nel quale, per ciò che buona pastura vi trovava, usò un lungo tempo d'andare ogni anno una volta a ricoglier le limosine fatte loro dagli sciocchi un de' frati di santo Antonio, il cui nome era frate Cipolla, forse non meno per lo nome che per altra divozione vedutovi volontieri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana ... Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso e il miglior brigante del mondo: e oltre a questo, niuna scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l'avesse, non solamente un gran rettorico l'avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano: e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benvogliente ... Erano, quando frate Cipolla queste cose diceva, tra gli altri molti nella chiesa due giovani astuti molto, chiamato l'uno Giovanni del Bragoniera e l'altro Biagio Pizzini, li quali, poi che alquanto tra sé ebbero riso della reliquia di frate Cipolla, ancora che molto fossero suoi amici e di sua brigata, seco proposero di fargli di questa penna alcuna beffa ... E avendo saputo che frate Cipolla la mattina desinava nel castello con un suo amico, come a tavola il sentirono così se ne scesero alla strada, e all'albergo dove il frate era smontato se n'andarono con questo proponimento, che Biagio dovesse tenere a parole il fante di frate Cipolla e Giovanni dovesse tralle cose del frate cercare di questa penna, chente che ella si fosse, e torgliele, per vedere come egli di questo fatto poi dovesse al popol dire ... Aveva frate Cipolla un suo fante, il quale alcuni chiamavano Guccio Balena e altri Guccio Imbratta, e chi gli diceva Guccio Porco; il quale era tanto cattivo, che egli non è vero che mai Lippo Topo ne facesse alcun cotanto ... Di cui spesse volte frate Cipolla era usato di motteggiare con la sua brigata e di dire: “Il fante mio ha in sé nove cose tali che, se qualunque è l'una di quelle fosse in Salamone o in Aristotile o in Seneca, avrebbe forza di guastare ogni lor vertù, ogni lor senno, ogni lor santità ... ” A costui, lasciandolo all'albergo, aveva frate Cipolla comandato che ben guardasse che alcuna persona non toccasse le cose sue, e spezialmente le sue bisacce, perciò che in quelle erano le cose sacre ... Ma Guccio Imbratta, il quale era più vago di stare in cucina che sopra i verdi rami l'usignuolo, e massimamente se fante vi sentiva niuna, avendone in quella dell'oste una veduta, grassa e grossa e piccola e mal fatta, con un paio di poppe che parean due ceston da letame e con un viso che parea de' Baronci, tutta sudata, unta e affumicata, non altramenti che si gitti l'avoltoio alla carogna, lasciata la camera di frate Cipolla aperta e tutte le sue cose in abbandono, là si calò; e ancora che d'agosto fosse, postosi presso al fuoco a sedere, cominciò con costei, che Nuta aveva nome, a entrare in parole e dirle che egli era gentile uomo per procuratore e che egli aveva de' fiorini più di millantanove, senza quegli che egli aveva a dare altrui, che erano anzi più che meno, e che egli sapeva tante cose fare e dire, che domine pure unquanche ... Trovarono adunque i due giovani Guccio Porco intorno alla Nuta occupato; della qual cosa contenti, per ciò che mezza la lor fatica era cessata, non contradicendolo alcuno nella camera di frate Cipolla, la quale aperta trovarono, entrati, la prima cosa che venne lor presa per cercare fu la bisaccia nella quale era la penna; la quale aperta, trovarono in un gran viluppo di zendado fasciata una piccola cassettina; la quale aperta, trovarono in essa una penna di quelle della coda d'un pappagallo, la quale avvisarono dovere esser quella che egli promessa avea di mostrare a' certaldesi ...
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Decameron (pagina 115)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Contenti adunque i giovani d'aver la penna trovata, quella tolsero e, per non lasciare la cassetta vota, vedendo carboni in un canto della camera, di quegli la cassetta empierono; e richiusala e ogni cosa racconcia come trovata avevano, senza essere stati veduti, lieti se ne vennero con la penna e cominciarono a aspettare quello che frate Cipolla, in luogo della penna trovando carboni, dovesse dire ... Frate Cipolla, avendo ben desinato e poi alquanto dormito, un poco dopo nona levatosi e sentendo la moltitudine grande esser venuta di contadini per dovere la penna vedere, mandò a Guccio Imbratta che là sù con le campanelle venisse e recasse le sue bisacce ... Il quale, poi che con fatica dalla cucina e dalla Nuta si fu divelto, con le cose addimandate con fatica lassù n'andò: dove ansando giunto, per ciò che il ber dell'acqua gli avea molto fatto crescere il corpo, per comandamento di frate Cipolla andatone in su la porta della chiesa, forte incominciò le campanelle a sonare ... Dove, poi che tutto il popolo fu ragunato, frate Cipolla, senza essersi avveduto che niuna sua cosa fosse stata mossa, cominciò la sua predica e in acconcio de' fatti suoi disse molte parole; e dovendo venire al mostrar della penna dell'agnol Gabriello, fatta prima con gran solennità la confessione, fece accender due torchi e soavemente sviluppando il zendado, avendosi prima tratto il cappuccio, fuori la cassetta ne trasse ...
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Decameron (pagina 120)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... – 3 Frate Rinaldo si giace colla comare; truovalo il marito in camera con lei, e fannogli credere che egli incantava vermini al figlioccio ... Addivenne non guari poi, che che si fosse la ragione, che Rinaldo si rendé frate, e chente che egli trovasse la pastura egli perseverò in quello ... E avvegna che egli alquanto, di que' tempi che frate si fece, avesse dall'un de' lati posto l'amore che alla sua comar portava e certe altre sue vanità, pure in processo di tempo, senza lasciar l'abito, se le riprese; e cominciò a dilettarsi d'apparere e di vestir di buon panni e d'essere in tutte le sue cose leggiadretto e ornato e a fare delle canzoni e de' sonetti e delle ballate e a cantare, e tutto pieno d'altre cose a queste simili ... Ma che dico io di frate Rinaldo nostro di cui parliamo? Quali son quegli che così non facciano? Ahi vitupero del guasto mondo! Essi non si vergognano d'apparir grassi, d'apparir coloriti nel viso, d'apparir morbidi ne' vestimenti e in tutte le cose loro, e non come colombi ma come galli tronfi colla cresta levata pettoruti procedono: e che è peggio (lasciamo stare d'aver le lor celle piene d'alberelli di lattovari e d'unguenti colmi, di scatole di varii confetti piene, d'ampolle e di guastadette con acque lavorate e con oli, di bottacci di malvagia e di greco e d'altri vini preziosissimi traboccanti, in tanto che non celle di frati ma botteghe di speziali o d'unguentarii appaiono più tosto a' riguardanti) essi non si vergognano che altri sappia loro esser gottosi, e credonsi che altri non conosca e sappia che i digiuni assai, le vivande grosse e poche e il viver sobriamente faccia gli uomini magri e sottili e il più sani; e se pure infermi ne fanno, non almeno di gotte gl'infermano, alle quali si suole per medicina dare la castità e ogn'altra cosa a vita di modesto frate appartenente ... Così adunque ritornato frate Rinaldo ne' primi appetiti, cominciò a visitare molto spesso la comare; e cresciutagli baldanza, con più instanzia che prima non faceva la cominciò a sollicitare a quello che egli di lei disiderava ... La buona donna, veggendosi molto sollicitare e parendole frate Rinaldo forse più bello che non pareva, essendo un dì molto da lui infestata a quello ricorse che fanno tutte quelle che voglia hanno di concedere quello che è addimandato, e disse: “Come, frate Rinaldo, o fanno così fatte cose i frati?” A cui frate Rinaldo rispose: “Madonna, qualora io avrò questa cappa fuor di dosso, che me la traggo molto agevolmente, io vi parrò uno uomo fatto come gli altri e non frate ... ” A cui frate Rinaldo disse: “Voi siete una sciocca se per questo lasciate ... ” “E voi dite il vero, “ disse il frate “e vostro marito non si giace con voi?” “Mai sì” rispose la donna ... “Adunque” disse il frate “e io, che son men parente di vostro figliuolo che non è vostro marito, così mi debbo poter giacere con voi come vostro marito ... ” La donna, che loica non sapeva e di piccola levatura aveva bisogno, o credette o fece vista di credere che il frate dicesse vero, e rispose: “Chi saprebbe rispondere alle vostre savie parole?”; e appresso, non obstante il comparatico, si recò a dover fare i suoi piaceri ... Ma tra l'altre una avvenne che, essendo frate Rinaldo venuto a casa la donna e vedendo quivi niuna persona essere altri che una fanticella della donna, assai bella e piacevoletta, mandato il compagno suo con essolei nel palco de' colombi a insegnarle il paternostro, egli colla donna, che il fanciullin suo avea per mano, se n'entrarono nella camera e dentro serrati sopra un lettuccio da sedere, che in quella era, s'incominciarono a trastullare ... ” Era frate Rinaldo spogliato, cioè senza cappa e ...
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Decameron (pagina 121)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... ” Il buono uomo non era ancora ristato di picchiare, che la moglie rispose “Io vengo a te”, e levatasi, con un buon viso se n'andò all'uscio della camera e aperselo e disse: “Marito mio, ben ti dico che frate Rinaldo nostro compare ci si venne, e Iddio il ci mandò; ché per certo, se venuto non ci fosse, noi avremmo oggi perduto il fanciul nostro ... ” Quando il bescio sanctio udì questo, tutto svenne e disse: “Come?” “O marido mio, “ disse la donna “e' gli venne dianzi di subito uno sfinimento, che io mi credetti ch'e' fosse morto e non sapeva né che mi far né che mi dire, se non che frate Rinaldo nostro compare ci venne in quella e recatoselo in collo disse: ‘Comare, questi son vermini che egli ha in corpo, gli quali gli s'appressano al cuore e ucciderebbolo troppo bene; ma non abbiate paura, ché io gl'incanterò e farogli morir tutti, e innanzi che io mi parta di qui voi vederete il fanciul sano come voi vedeste mai ... ” Frate Rinaldo, che ogni cosa udito avea e erasi rivestito a bello agio e avevasi recato il fanciullo in braccio, come ebbe disposte le cose a suo modo, chiamò: “O comare, non sent'io di costà il compare?” Rispose il santoccio: “Messer sì ... ” “Adunque” disse frate Rinaldo “venite qua”; il santoccio andò là, al quale frate Rinaldo disse: “Tenete il vostro figliuolo per la grazia di Dio sano, dove io credetti, ora fu, che voi nol vedeste vivo a vespro; e farete di far porre una statua di cera della sua grandezza a laude di Dio dinanzi alla figura di messer santo Ambruogio, per li meriti del quale Idio ve n'ha fatta grazia ... Il compagno di frate Rinaldo, che non un paternostro ma forse più di quatro n'aveva insegnati alla fanticella e donatale una borsetta di refe bianco la quale a lui aveva donata una monaca e fattala sua divota, avendo udito il santoccio alla camera della moglie chiamare, pianamente era venuto in parte della quale e vedere e udire ciò che vi si facesse poteva; veggendo la cosa in buoni termini, se ne venne giuso e entrato nella camera disse: “Frate Rinaldo, quelle quatro orazioni che m'imponeste, io l'ho dette tutte ... ” A cui frate Rinaldo disse: “Fratel mio, tu hai buona lena e hai fatto bene ...
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La divina commedia (pagina 15)
di Dante Alighieri (estratti)
... Ed ei rispuose: "Fu frate Gomita,
quel di Gallura, vasel d'ogne froda,
ch'ebbe i nemici di suo donno in mano,
e fé sì lor, che ciascun se ne loda ... Quando mi vide, tutto si distorse,
soffiando ne la barba con sospiri;
e 'l frate Catalan, ch'a ciò s'accorse,
mi disse: "Quel confitto che tu miri,
consigliò i Farisei che convenia
porre un uom per lo popolo a' martìri ... Poscia drizzò al frate cotal voce:
"Non vi dispiaccia, se vi lece, dirci
s'a la man destra giace alcuna ...
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La divina commedia (pagina 39)
di Dante Alighieri (estratti)
... O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica?
Tempo futuro m'è già nel cospetto,
cui non sarà quest'ora molto antica,
nel qual sarà in pergamo interdetto
a le sfacciate donne fiorentine
l'andar mostrando con le poppe il petto ... Deh, frate, or fa che più non mi ti celi!
vedi che non pur io, ma questa gente
tutta rimira là dove 'l sol veli" ... "O frate, issa vegg'io", diss'elli, "il nodo
che 'l Notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch'i' odo!
Io veggio ben come le vostre penne
di retro al dittator sen vanno strette,
che de le nostre certo non avvenne;
e qual più a gradire oltre si mette,
non vede più da l'uno a l'altro stilo";
e, quasi contentato, si tacette ...
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Fermo e Lucia (pagina 17)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Il Padre stava per ritirarsi ed aspettare in qualche distanza che la porta si aprisse; ma uno de' bravi avendolo veduto: «padre» gli disse: «ella vuol riverire il Signor Don Rodrigo: aspetti aspetti, qui non si mandano indietro i religiosi, noi siamo amici del convento,» e così dicendo si alzò, e senza dar retta al frate che voleva ritornarsene, battè due colpi del martello sulla porta; a quel segno giunse borbottando un servo; ma quando ebbe veduto il Padre, lo fece entrare tosto dicendogli che avvertirebbe il padrone, e attraversato un angusto cortile lo condusse per alcuni salotti quasi fino alla porta della sala del convito ... A misura che il frate si avvicinava col suo duca, sentiva un romore crescente di forchette e di coltelli, un sordo fragore di piatti di stagno posti l'uno sull'altro, e sopra tutti un frastuono di voci discordi che tutte volevano coprire le altre ... Il frate desideroso allora più che mai di attendere miglior congiuntura stava litigando sulla porta col servo per ottenere di aspettare in un canto della casa che il pranzo fosse terminato, quando la porta si aperse, e Don Rodrigo che stava di contro veduta la barba e il cappuccio, e accortosi della intenzione modesta del buon Frate: «Ehi ehi» disse «non ci scappi Padre, avanti, avanti ...
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Fermo e Lucia (pagina 56)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... E poi quand'anche se ne parlasse a Milano, sarebbe la prima che avremmo spuntata?» «Va bene, ma quel frate, quel frate vedete, chi sa quali protezioni potrà avere; e vi assicuro che non istarà quieto fin chè ... Quel frate è il mio demonio, e ... » «Il frate lo piglio sotto alla mia protezione,» rispose sorridendo il Conte Attilio ... Domani a sera sono a Milano; e dopo due o tre giorni udrete novelle del frate ...
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Fermo e Lucia (pagina 63)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Tutta ansiosa si fece alla porta, e tirò il campanello, al suono del quale, ecco venire un occhio ad una picciola grata della porta a spiare chi sia arrivato, si alza un saliscendo, si apre mezza la porta, e al luogo dell'apertura un lungo, vecchio, e magro frate portinajo con la barba bianca sul petto che dice: «Chi cercate buona donna?» «Il padre Cristoforo ... ?» «A Palermo,» ripetè posatamente il frate portinajo ... «Ohibò, buona donna,» disse pacatamente il frate: «che c'entra colui? non chiamatelo qui fra di noi, che poniamo ogni cura per tenerlo lontano ... » «Bisogna aver pazienza,» rispose il frate ritirandosi per richiudere la porta ... » «Dunque abbiate pazienza,» rispose di nuovo il frate, disponendosi ancora a partire ... così a un dipresso?» «Mah!» rispose il frate ... «Questo è quello che vi posso dire,» rispose il frate, chiudendo questa volta la porta sul volto ad Agnese, la quale dopo esser rimasta ivi un qualche tempo come smemorata, riprese tristamente la via della sua casa, pensando come potrebbe riparare una tanta perdita e arzigogolando i motivi di una sì subitanea disparizione, senza poter mai venire ad una congettura un po' soddisfacente ... C'è per esempio un frate nel convento di Pescarenico, eh! signor Zio, non si può immaginare che superbia abbia costui ... » «Che c'entra questo frate con Rodrigo?» «Ci vuole entrare per forza, signor Zio ... Che cosa va a mettersi in capo questo frate? Che Rodrigo gli voglia rapire l'affetto di questa sua colomba ... E tutto questo, perchè forse Rodrigo l'avrà guardata qualche volta passando: ma come le dico, la carità di questo frate è molto permalosa ...
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Fermo e Lucia (pagina 64)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... » «E questo frate sa che Don Rodrigo è mio nipote?» «E come lo sa! Si figuri, che non faccio per censurare mio cugino, ma è il suo debole, lo dice ad ogni occasione, e lo compatisco; quando si ha un onore di questa sorte, non si vorrebbe tenerlo celato ... » «E non ci è nessuno che faccia ricordare a questo frate che Don Rodrigo è mio nipote?» «Eh pensi! tutte le persone di giudizio glielo fanno ricordare ... » «Come si chiama questo frate?» «Fra Cristoforo da Cremona ... Fa il Santo, ma è conosciuto per un uomo torbido; ha sempre voluto cozzare con la gente bennata; in gioventù ha avuti incontri con cavalieri; ha un bell'omicidio su la coscienza e si è fatto frate per salvare la pelle: un cervello caldo ... «Sicuramente,» borbottava poi il Conte riponendo la sua vacchetta; «il cordone di San Francesco! Lo so anch'io, ma t'insegnerò io, frate, che per adoperarlo a proposito, non fa bisogno d'averlo ravvolto intorno alla pancia ... con la sua consumata politica trovasse il modo di fargli cambiar aria, e di sopire il negozio, senza entrare in esami, in discorsi, in relazioni; perchè io conosco questo frate, e son certo che al caso non ci metterebbe su nè sale nè aceto a dare una mentita a un cavaliere; è un uomo, Signor Zio, da dare uno schiaffo con forza, e da riceverne uno con umiltà: questi cervelli alla lunga possono impacciare chi che sia, e mettere in impegni ... In questo frangente si trattava di non permettere che un cappuccino affrontasse e facesse stare un parente del Signor consigliere, d'impedirlo senza tirarsi addosso i cappuccini, e di far credere a chi era informato della inimicizia, e ai cappuccini stessi, che il frate era stato vinto, e aveva dovuto ritirarsi ...
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Fermo e Lucia (pagina 145)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... E non vedendo la via d'uscire, strepitava, ansava, l'affanno l'avrebbe destato; quand'ecco gli parve che tutti gli occhi si volgessero alla parte della chiesa dov'era il pulpito: guatò anch'egli, e vide spuntare in su dal parapetto, un non so che di liscio e lucido; poi alzarsi e comparir più distinto un cocuzzolo calvo, poi due occhi, una faccia, una barba lunga e bianca, un frate ritto ed alto: era Fra Cristoforo ... Gli parve allora che il frate girando gli occhj su l'uditorio senza fermarli sopra di lui, sclamasse ad alta voce: «Per li nostri peccati, la fame! Per li nostri peccati, la guerra! Per li nostri peccati, la peste! La peste! Povera gente! ella vi rode tutti, dal primo fino all'ultimo: tutti avete i segni della morte in volto: beati quelli fra voi che sono preparati a riceverla ... » e qui pareva a Don Rodrigo che il frate ristesse, come sopraffatto da un pensiero repentino e profondo: ed egli stava ansioso attendendo ... Gli pareva che gli uditori non facessero pur vista di scuotersi, e che il frate tutto ad un tratto, guardando a lui, e come ravvisandolo, fermandolo col guardo e con la mano alzata, come un bracco sopra una pernice, dicesse ad alta voce: «Tu sei quell'uomo! Or ci sei giunto; ascolta ...
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Fermo e Lucia (pagina 155)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Risolse allora di condursi da quella parte, e di chiedere al frate un poco di quel nutrimento, persuaso ch'egli non lo negherebbe ad un affamato quantunque sano ... Camminando sempre verso quel luogo, e tenendo di mira il pentolone, perchè il frate andando attorno spariva di tratto in tratto ai suoi occhi per gli oggetti frapposti, lo vide finalmente sedersi anch'egli, su la porta d'una capannuccia, e recarsi in mano una scodella, e mangiare ... Era il frate rivolto con la faccia verso Fermo che veniva; e questi guardandolo più attentamente credette di scorgere una somiglianza singolare, della persona, perchè non era tanto vicino che potesse nulla discernere dell'aria del volto ... E pure ad ogni passo la somiglianza diveniva più forte, più viva, il frate diveniva il Padre Cristoforo ... Alle prime novelle che s'erano avute in Palermo della peste dichiarata in Milano, il nostro buon frate a cui quarant'anni di tonaca e di capuccio non avevan potuto togliere dalla mente una rimembranza del tempo in cui portava cappa e spada, e che aveva desiderato per quarant'anni di finir la sua vita spendendola pel prossimo, colse con trasporto quella occasione e scrisse a Milano supplicando d'essere chiamato al servizio degli appestati ... Ma vide invece un giovane sano e diritto che s'avvicinava; e riconobbe tosto Fermo, il quale giunto a lui, tra la consolazione e la maraviglia non seppe dir altro che: «Padre Cristoforo!» «Tu qui!» sclamò questi: «che vieni a cercare in questo luogo? la peste? la morte?» Mentre il frate proferiva queste parole, Fermo lo guardava fisamente, e sentiva amareggiarsi la consolazione, che aveva provata nel primo istante di quel ritrovamento ... Il volto del frate era mutato, ben più, e bene in altro modo che non avessero potuto fare per sè quei venti mesi cresciuti alla sua vecchiezza, nè le fatiche ... «Piglia di quello che dà il convento,» disse il frate con una frase usuale capuccinesca ...
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Fermo e Lucia (pagina 161)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Questi andava innanzi tacito facendo la guida per quel triste labirinto, e dirigendosi al viale per cui era passato la prima volta, e il Frate pur tacito gli teneva dietro ... «Come Dio vuole, mia buona figlia,» rispose il Frate: «e presto spero starò bene affatto ... «Quante cose!» ripetè il Frate: «e certo se fossimo là ai vostri monti, seduti in su la porta della casetta di quella buona Agnese, mi lascerei andar volentieri a farne lunghi discorsi ... «Avete voi confidato a nessuno questo vostro nuovo impegno?» interrogò di nuovo il Frate: «avete chiesto consiglio?» «Non ho ardito,» rispose Lucia ... Il Frate si fece presso a loro, accennando a Lucia, che lo seguì con gli occhi bassi ... «Ed io», disse allora il buon Frate, con tuono ancor più solenne, «prego umilmente la Vergine regina di tutti i santi, che abbia sempre per aggradito il sentimento del vostro divoto e travagliato sacrificio, e lo offra al suo e nostro Signore; e con l'autorità che la Chiesa mi ha affidata, vi sciolgo dal voto, annullando ciò che vi potè essere d'inconsiderato, e liberandovi da ogni obbligazione, se ne avete contratta ... Il Frate continuò rivolto a Lucia: «Siate moglie pudica, moglie affettuosa moglie contenta di quella contentezza che conduce all'eterna ... Erano nel fondo della capanna, come chiusi tra quello e il letto della vedova che teneva gli occhi fissi su di loro: i giovani inginocchiati con la fronte bassa, e il Frate ritto dinanzi a loro con le spalle rivolte alla porta ...
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Fermo e Lucia (pagina 162)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... Il frate e il giovane lo seguirono fin sul viale, e di quivi lo seguivano pure col guardo: dopo una breve corsa, egli s'abbattè presso ad un cavallo dei monatti che sciolto, con la cavezza pendente, e col capo a terra rodeva la sua profenda: il furibondo afferrò la cavezza, balzò su le schiene del cavallo, e percotendogli il collo, la testa, le orecchie coi pugni, la pancia con le calcagna, e spaventandolo con gli urli, lo fece muovere, e poi andare di tutta carriera ... «Se Dio vorrà, e quando Egli vorrà» rispose il frate, vincendo una commozione che andava crescendo ... «Vi raccomando l'una all'altra, buone creature,» disse, il frate; e fece atto pure di andarsene: ma nel dare a Lucia uno sguardo di commiato, vide nell'aspetto di lei mista alla commozione una grande inquetudine; s'avvisò tosto di ciò che poteva esserne la cagione, e disse: «Di che state inquieta?» «Quell'uomo ... «Poveretto!» rispose il frate, «non è più in caso di far paura a nessuno: non lo vedrete più, siatene certa ...
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Il diavolo nell'ampolla (pagina 25)
di Adolfo Albertazzi (estratti)
... Ond'ebbe paura di morire; ebbe il dubbio d'andar lui, invece del frate, a sgambettare tra le grinfe del diavolo sovrano di tutti i diavoli; e con un febbrone addosso si mise a letto ... — Quale patto? — chiese il frate ... — Che cosa? — dimandò il frate ... In un frate, dunque? Imprigionarlo in un frate peccatore? Oh certo!: il diavoletto sarebbe lieto di balzargli addosso, di sguazzarci dentro! E senza dubbio si ostinerebbe a rimanere nella insolita ambita stanza (un frate!) anche durante l'esorcismo; e allora ...
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