Libri fortuna
Libri su fortuna, con la parola fortuna
Decameron (pagina 90)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Adunque (sì come noi nell'antiche istorie de' cipriani abbiam già letto) nell'isola di Cipri fu un nobilissimo uomo il quale per nome fu chiamato Aristippo, oltre a ogni altro paesano di tutte le temporali cose ricchissimo: e se d'una cosa sola non l'avesse la fortuna fatto dolente, più che altro si potea contentare ... Per lo quale andando, s'avenne, sì come la sua fortuna il vi guidò, in un pratello d'altissimi alberi circuito, nell'un de' canti del quale era una bellissima fontana e fredda, allato alla quale vide sopra il verde prato dormire una bellissima giovane con un vestimento indosso tanto sottile, che quasi niente delle candide carni nascondea, e era solamente dalla cintura in giù coperta d'una coltre bianchissima e sottile; e a' piè di lei similmente dormivano due femine e uno uomo, servi di questa giovane ... Che dunque, piacevoli donne, diremo di Cimone? Certo niuna altra cosa se non che l'alte vertù dal cielo infuse nella valorosa anima fossono da invidiosa fortuna in picciolissima parte del suo cuore con legami fortissimi legate e racchiuse, li quali tutti Amor ruppe e spezzò, sì come molto più potente di lei; e come eccitatore degli adormentati ingegni, quelle da crudele obumbrazione offuscate con la sua forza sospinse in chiara luce, apertamente mostrando di che luogo tragga gli spiriti a lui subgetti e in quale gli conduca co' raggi suoi ...
|
Decameron (pagina 91)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ma la fortuna, la quale assai lietamente l'acquisto della donna avea conceduto a Cimone, non stabile, subitamente in tristo e amaro pianto mutò la inestimabile letizia dello innamorato giovane ... Dolevansi similmente i suoi compagni, ma sopra tutti si doleva Efigenia, forte piangendo e ogni percossa dell'onda temendo: e nel suo pianto aspramente maladiceva l'amor di Cimone e biasimava il suo ardire, affermando per niuna altra cosa quella tempestosa fortuna esser nata, se non perché gl'iddii non volevano che colui, il quale lei contra li lor piaceri voleva aver per isposa, potesse del suo presuntuoso disiderio godere, ma vedendo lei prima morire egli appresso miseramente morisse ... Alla qual cosa la fortuna fu favorevole e lor perdusse in un piccolo seno di mare, nel quale poco avanti a loro li rodiani stati da Cimon lasciati erano con la lor nave pervenuti; né prima s'accorsero sé avere all'isola di Rodi afferrato che, surgendo l'aurora e alquanto rendendo il cielo più chiaro, si videro forse per una tratta d'arco vicini alla nave il giorno davanti da lor lasciata ... Della qual cosa Cimone senza modo dolente, temendo non gli avvenisse quello che gli avvenne, comandò che ogni forza si mettesse a uscir quindi, e poi dove alla fortuna piacesse gli trasportasse, per ciò che in alcuna parte peggio che quivi esser non poteano ... Alla quale come pervennero, dalli marinari rodiani della lor nave discesi furono riconosciuti; de' quali prestamente alcun corse a una villa ivi vicina dove i nobili giovani rodiani n'erano andati, e loro narrò quivi Cimone con Efigenia sopra la lor nave per fortuna, sì come loro, essere arrivati ... La fortuna, quasi pentuta della subita iniuria fatta a Cimone, nuovo accidente produsse per la sua salute ...
|
Decameron (pagina 92)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Essi hanno della tua vertù voluta più certa esperienza che quella che per te si fosse potuta mostrare dentro a' termini della casa del padre tuo, il quale io conosco abondantissimo di ricchezze: e prima colle pugnenti sollecitudini d'amore da insensato animale, sì come io ho inteso, ti recarono a essere uomo; poi con dura fortuna e al presente con noiosa prigione voglion veder se l'animo tuo si muta da quello che era quando poco tempo lieto fosti della guadagnata preda ... Pasimunda, lieto della tua disaventura e sollecito procuratore della tua morte, quanto può s'affretta di celebrare le nozze della tua Efigenia, acciò che in quelle goda della preda la qual prima lieta fortuna t'avea conceduta e subitamente turbata ti tolse; la qual cosa quanto ti debbia dolere, se così ami come io credo, per me medesimo il cognosco, al quale pari ingiuria alla tua in un medesimo giorno Ormisda suo fratello s'apparecchia di fare, a me, di Cassandrea, la quale io sopra tutte l'altre cose amo ... E a fuggire tanta ingiuria e tanta noia della fortuna, niuna via ci veggio da lei essere stata lasciata aperta se non la vertù de' nostri animi e delle nostre destre, nelle quali aver ci convien le spade e farci far via a te alla seconda rapina e a me alla prima delle due nostre donne; per che, se la tua, non vo' dir libertà, la qual credo che poco senza la tua donna curi, ma la tua donna t'è cara di riavere, nelle tue mani, volendo me alla mia impresa seguire, l'hanno posta gl'iddii ... Martuccio, sdegnato di vedersi per povertà rifiutare, con certi suoi amici e parenti giurò di mai in Lipari non tornare se non ricco; e quindi partitosi, corseggiando cominciò a costeggiare la Barberia, rubando ciascuno che meno poteva di lui: nella qual cosa assai gli fu favorevole la fortuna, se egli avesse saputo porre modo alle felicità sue ...
|
Decameron (pagina 109)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Molto fu da ciascuna delle donne e degli uomini il parlar di madonna Oretta lodato, il qual comandò la reina a Pampinea che seguitasse; per che ella così cominciò: –Belle donne, io non so da me medesima vedere che più in questo si pecchi, o la natura apparecchiando a una nobile anima un vil corpo, o la fortuna apparecchiando a un corpo dotato d'anima nobile vil mestiero, sì come in Cisti nostro cittadino e in molti ancora abbiamo potuto vedere avvenire; il qual Cisti, d'altissimo animo fornito, la fortuna fece fornaio ... E certo io maladicerei e la natura parimente e la fortuna, se io non conoscessi la natura esser discretissima e la fortuna aver mille occhi, come che gli sciocchi lei cieca figurino ... Al quale quantunque la fortuna arte assai umile data avesse, tanto in quella gli era stata benigna, che egli n'era ricchissimo divenuto, e senza volerla mai per alcuna altra abbandonare splendidissimamente vivea, avendo tra l'altre sue buone cose sempre i migliori vini bianchi e vermigli che in Firenze si trovassero o nel contado ...
|
Decameron (pagina 129)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Tanto era piaciuta la novella di Neifile, che né di ridere né di ragionar di quella si potevano le donne tenere, quantunque il re più volte silenzio loro avesse imposto, avendo comandato a Panfilo che la sua dicesse: ma pur poi che tacquero, così Panfilo incominciò: –Io non credo, reverende donne, che niuna cosa sia, quantunque sia grave e dubbiosa, che a far non ardisca chi ferventemente ama; la qual cosa, quantunque in assai novelle sia stato dimostrato, nondimeno io il mi credo molto più con una che dirvi intendo mostrare, dove udirete d'una donna alla quale nelle sue opere fu troppo più favorevole la fortuna che la ragione avveduta ... E per ciò non consiglierei io alcuna che dietro alle pedate di colei, di cui dire intendo, s'arrischiasse d'andare, per ciò che non sempre è la fortuna disposta, né sono al mondo tutti gli uomini abbagliati igualmente ... In Argo, antichissima città d'Acaia, per li suoi passati re molto più fomosa che grande, fu già uno nobile uomo il quale appellato fu Nicostrato, a cui già vicino alla vecchiezza la fortuna concedette per moglie una gran donna non meno ardita che bella, detta per nome Lidia ... E pur come l'altre disiderandolo, è buona pezza che io diliberai meco di non volere, se la fortuna m'è stata poco amica in darmi così vecchio marito, essere io nimica di me medesima in non saper trovar modo a' miei diletti e alla mia salute ... Che gloria ti può egli essere che una così fatta donna, così bella, così gentile te sopra ogn'altra cosa ami! Appresso questo, quanto ti può' tu conoscere alla fortuna obligato, pensando che ella t'abbia parata dinanzi così fatta cosa e a' disideri della tua giovanezza atta e ancora un così fatto rifugio a' tuoi bisogni! Qual tuo pari conosci tu che per via di diletto meglio stea che starai tu, se tu sarai savio? quale altro troverrai tu che in arme, in cavalli, in robe e in denari possa star come tu starai, volendo il tuo amor concedere a costei? Apri adunque animo alle mie parole e in te ritorna: ricordati che una volta senza più suole avvenire che la fortuna si fa altrui incontro col viso lieto e col grembo aperto; la quale chi allora non sa ricevere, poi trovandosi povero e mendico, di sé e non di lei s'ha a ramaricare ...
|
La divina commedia (pagina 10)
di Dante Alighieri (estratti)
... El cominciò: "Qual fortuna o destino
anzi l'ultimo dì qua giù ti mena?
e chi è questi che mostra 'l cammino?" ... La tua fortuna tanto onor ti serba,
che l'una parte e l'altra avranno fame
di te; ma lungi fia dal becco l'erba ... Tanto vogl'io che vi sia manifesto,
pur che mia coscïenza non mi garra,
ch'a la Fortuna, come vuol, son presto ... Non è nuova a li orecchi miei tal arra:
però giri Fortuna la sua rota
come le piace, e 'l villan la sua marra" ...
|
Il conte di Carmagnola (pagina 6)
di Alessandro Manzoni (estratti)
... A voi Dunque fortuna è più crudel? voi soli Siete alla trista prigionia serbati? UN PRIGIONE Tale, eccelso signor, non era il nostro Presentimento: allor che a voi dinanzi Fummo chiamati, udir ci parve il messo Di nostra libertà ... In fuga o preso Già tutto il resto, ancor per pochi istanti Fu sospesa per noi l'empia fortuna Della giornata; alfin voi feste il cenno D'accerchiarci, o signor, — soli, non vinti, Ma reliquie de' vinti, — al drappel vostro ... IL CONTE Questa fortuna Porti così, che ben ti mostri degno D'una miglior ... — Fortuna Più giocondi principj a me concesse; Ma le promesse sue sono pei prodi; E tosto o tardi essa le adempie ...
|
Il fiore (pagina 3)
di Dante Alighieri (estratti)
... XXXV
L'Amante e Ragione Languendo lungiamente in tal manera, E non sapea ove trovar socorso, Ché 'l tempo fortunal che m'era corso M'avea gittato d'ogne bona spera, Allor tornò a me, che lungi m'era, Ragion la bella, e disse: «Tu·sse' corso, Se·ttu non prendi i·me alcun ricorso, Po' che Fortuna è 'nverso te sì fera ... Ed i' ò tal vertù dal mi' Segnore Che mi crïò, ch'i' metto in buono stato Chiunque al mi' consiglio ferma il core; E di Fortuna che·tt'à tormentato, Se vuogli abandonar il Die d'Amore, Tosto t'avrò co·llei pacificato» ... Megli' amo di Fortuna esser guerrero Ched i' a·cciò avesse pensamento» ... Se Fortuna m'à tolto or mia ventura, Ella torna la rota tuttavia, E quell' è quel che molto m'asicura» ... Degna sarei d'esser reina in Franza; Sì fa' follïa, s' tu mi getti a parte: Ch'i' ti farò più ricco che Ricchezza, Sanza pregiar mai rota di Fortuna, Ch'ella ti possa mettere in distrezza ...
|
L'amore che torna (pagina 80)
di Guido da Verona (estratti)
... VIII Talvolta il denaro inatteso porta fortuna e vi son uomini che arrecano con sè la buona ventura ... Come per incanto la Borsa mi fece riacquistare il perduto, ed al giuoco mi assistette una fortuna così tenace che il rubicondo e calvo marchese della Pergola, dondolando la sua buona testa di vecchio fanciullone, perduto il colpo, non ristava dall'esclamare: «Inutile! inutile! contro di te non si può spuntarla! Sei tornato in pieno calore!» Così la mia vita era tutta un'alternativa d'aurore e di tramonti; nell'attimo stesso in cui stavo per cadere, una mano invisibile scendeva, pronta, per soccorrermi ancora ... Nasce in tal guisa una spavalda sicurezza di sè stessi e quasi ci si rimprovera d'aver dubitato della fortuna ... La fortuna infatti è soltanto nemica dei pusillanimi; ai forti ed agli avventurieri essa ritorna sempre ...
|
Le Grazie (pagina 5)
di Ugo Foscolo (estratti)
... Quinci il veglio mirò volgersi obbliqua Affettando or la via su per le nubi Or ne' gorghi Letèi precipitarsi Di Fortuna la rapida quadriga Da' viventi inseguita; e quel pietoso Gridò invano dall'alto: A cieca duce Siete seguaci o miseri, e vi scorge Dove in bando è pietà, dove il Tonante Più adirate le folgori abbandona Su la timida terra ... Ah ma nemico è un altro Dio di pace Più che Fortuna, e gl'innocenti assale; Ve' come l'arpa di costei sen duole! Duolsi che a tante verginette il seno Sfiori e di pianto alle carole in mezzo Invidioso Amor bagni i lor occhi ... Già del piè delle dita e dell'errante Estro, e degli occhi vigili alle corde Ispirata sollecita le note Che pingan come Agli astri all'onda eterea e alla natante Terra per l'oceano, e come franse L'uniforme creato in mille volti Co' raggi e l'ombre e il ricongiunse in uno E i suoni all'aere, e die' i colori al sole E l'alterno continuo tenore Alla Fortuna agitatrice e al tempo Sì che le cose dissonanti insieme Rendan concento d'armonia divina E innalzino le menti oltre la terra ... Nè le Febèe <Perchè quando Fortuna alle sue rote Aggiogando le tartare cavalle Le disfrenò sovra la Grecia, e Sire Del terren sacro incoronò un nepote Barbaro d'Ottomano, allor l'Italia Diè alle Muse ricetto, e fu giardino A' trapiantati fiorì; e qui lo stuolo Fabro dell'aureo mel pose a sua prole Il felice alvear ...
|
|