Libri fatto

Libri su fatto, con la parola fatto

Confessioni di un Italiano (pagina 13)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Il fatto sta che io non sentiva le busse che mi toccavano sovente per quella mia arroganza di volermi accomunar nei giochi alla Contessina, e che contento e beato mi riduceva nella mia cucina a guardar Martino che grattava formaggio ... Mia madre aveva fatto, com'io direi, un matrimonio di scappata coll'illustrissimo signor Todero Altoviti, gentiluomo di Torcello; cioè era fuggita con lui sopra una galera che andava in Levante, e a Corfù s'erano sposati ... Detto fatto, partorito che la ebbe, mi mandò senza complimenti a Fratta in un canestro; e così divenni ospite della zia l'ottavo giorno dopo la mia nascita ... Peraltro la storia genuina non si era ancor potuta sapere, e correva anche una vaga voce nei Levantini che prima di morire egli si fosse fatto turco ... Turco o non turco lui, a Fratta avevano battezzato me, sul dubbio che non lo avessero fatto a Venezia, e siccome la cura di sortirmi il nome fu lasciata al Piovano, così egli mi impose il nome del santo di quel giorno, che era appunto san Carlo ...
Confessioni di un Italiano (pagina 19)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Certo era già fatto giovane che lo aveva ancora, ed anzi lo sparagnava pei giorni di festa, perché la testa essendomisi ingrossata pareva a me che mi si addicesse mirabilmente alla fisonomia e che mi desse un certo estro da far paura ... Allora uno di loro ci rispose che andassimo a ballare che s'avrebbe fatto meglio; ed io facendomi innanzi gli soggiunsi che avrei ballato pel primo con lui ... Ma mentre io mi ritirava facendo il gradasso fra i miei compagni di quel trionfo, quel cotale che avea ballato la furlana mi gridò dietro che guardassi bene ballando di non perdere la mia cresta di pelo che egli ne avrebbe fatto un trofeo da metter in capo al suo asino pel secondo giorno della fiera ... Io gli risposi con un gesto da piazza che se lo prendesse, e che tra l'asino e lui avrebbero fatto sempre due, ma che mai non mi avrebbero toccato la cresta ... Così perdetti il regalo di mastro Germano che m'avea fatto sì buon servizio per tanti anni; e da questa faccenda nacque poi una querela criminale che mi diede molto a che fare come dirò a suo luogo ...
Confessioni di un Italiano (pagina 32)
di Ippolito Nievo (estratti)

... — Dimmi ora cos'hai fatto a zonzo fino a due ore di notte — riprese colei riponendosi ambe le mani sui fianchi con immensa mia consolazione ... — Ti veggo sì e non ci ha bisogno che tu me lo dica; ma se non vorrai dire quello che hai fatto in tutte queste ore, ti prometto in fede di gentildonna che tu non gusterai più il sapore del sale! ... Io tacqui; e poi strillai ancora un poco per un altro scrollo che la mi diede alla zazzera con quelle sue dita di scimmia; e poi mi rimisi a tacere, ed anco a menare stupidamente lo spiedo, perché alla cuoca era venuto fatto di rificcarmene il manico in una mano ... — Le dirò io, signora Contessa, cos'ha fatto questo bel capo — prese allora a dire Fulgenzio ... — Ebbene! — soggiunse la Contessa tornando verso il tinello dopo aver fatto alla Faustina un altro gesto che la indusse ad uscire per l'eseguimento degli ordini ricevuti ... — Sia fatto come tu vuoi! Mise le mani in tasca e uscì tirandosi dietro in codazzo tutta la comitiva; ma ognuno prima di seguirla mi volgeva due occhiate che sanzionavano la giusta sentenza della castellana ... — Mi sono svegliata che la Faustina disfaceva il tuo letto, e siccome seppi che non volevano più lasciarti dormire nella nostra camera, e che ti avevano messo con Martino, son venuta quassù a vedere come stai, e a domandarti perché sei scappato oggi e non ti sei più fatto vedere ...
Confessioni di un Italiano (pagina 40)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Quel sito romito calmo solitario gli si attagliava bene alla fantasia, come un abito ben fatto alla persona ... L'amicizia di Leopardo per la fontana di Venchieredo fu il primo suo fatto che non avrebbe ammesso contraddizione; il secondo fu l'amore da lui preso, più assai che per la fontana, per una bella ragazza che vi veniva sovente e nella quale egli s'incontrò soletto una bella mattina di primavera ... Ella sorrideva, e batteva le mani di quando in quando allorché le veniva fatto di toccar colla punta del piede e sollevar dall'acqua alcuno di quei pesciolini ... Leopardo, di tutto orecchi ch'era prima nell'ascoltar l'usignuolo, s'era poi fatto tutt'occhi, che della metamorfosi non erasi neppur accorto ... Quella giovinezza innocente semplice e lieta, quella leggiadria ignara e noncurante di sé, quell'immodestia ancor fanciullesca e che ricordava la nudità degli angeletti che scherzano nei quadri del Pordenone, quei mille vezzi della persona snella e dilicata, dei capelli castano dorati e ricciutelli sulle tempia come fosse d'un bambino, del sorriso fresco e sincero fatto apposta per adornare due fila di denti lucidi piccioletti ed uniti come i grani d'un rosario di cristallo; tutto ciò, si dipingeva con colori di meraviglia nelle pupille del giovine ... La giovinetta s'era assestata il fazzoletto intorno alle spalle, ma non avea fatto a tempo a trarre i piedi dall'acqua, e rimase un po' vergognosa un po' meravigliata di quella visita inopportuna ...
Confessioni di un Italiano (pagina 45)
di Ippolito Nievo (estratti)

... A udirlo lui, egli aspettava che quel disgraziato sbucasse di momento in momento dal suo nascondiglio, e allora gliel'avrebbe fatto pagar salato lo sfregio recato all'autorità del nobile giurisdicente di Venchieredo ... Mi dica in coscienza, reverendo! Fa ella il prete o il contrabbandiere? Il poveretto ebbe un brivido per tutta la persona, e gli si torse talmente il grugno, che per quanto si racconciasse il collare si grattasse le labbra, non gli venne più fatto di rimetterlo in sesto per tutto il dialogo susseguente ... Del resto ognuno è libero della scelta; e nel caso io non dico che avrei fatto il prete ...
Confessioni di un Italiano (pagina 81)
di Ippolito Nievo (estratti)

... E il reverendo voleva a sua volta trattenerla con altre parole, con altre obbiezioni; ma comprendendo che avrebbe fatto un buco nell'acqua si accontentò di uscirle dietro, col desolato contegno del cane da caccia che torna al padrone senza riportargli la selvaggina inutilmente cercata ... Coloro che origliavano dietro l'uscio aveano fatto appena a tempo di ricoverarsi in tinello; ma non furono così destri da nascondere che sapevano tutto ... Il fatto sta che alla Contessa balenò quell'ipotesi nel cervello; e poiché non si degnava di sospettare intorno a Lucilio, essa gli parve abbastanza fondata ... Solo di non aver fatto questo si pentiva la Signoria ...
Confessioni di un Italiano (pagina 99)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Forse il vangelo puro di carità e di santità mi avrebbe potuto entrare; ma ad ogni modo il passo era fatto ... Il fatto sta che le idee rinfiammano, e che la vita comune del pensiero soffoca o attira a sé l'egoismo privato ... Così quella gioventù in un solo anno avea fatto un gran salto: formicolavano ancora le passioni, gli astii, le pigrizie di prima; ma il vento che soffiava da occidente sollevava le menti fuori di quella cerchia compassionevole ... La Serenissima patteggiava con tutti, soffriva e barcamenava; gli Inquisitori sorridevano fra loro di vedersi sperperare un temporale che avea fatto tanto fracasso; sorridevano, stringendo fra le unghie quei disgraziati che avevano sperato nella grandine e nelle saette mentre tutto accennava ad un nuovo sereno di bonaccia ...
Confessioni di un Italiano (pagina 100)
di Ippolito Nievo (estratti)

... — Credo che col reverendo padre non ce la intenderemo più, e che egli per lo meno non sarà fatto contento del fatto mio ... Voi potete narrare quanto vi ho detto all'avvocato Ormenta ed anche al padre Pendola, che non me ne importerebbe gran fatto ...
Confessioni di un Italiano (pagina 102)
di Ippolito Nievo (estratti)

... — Sì, poveretto; — soggiunse la gentildonna — e a dirvi la verità sarebbe quasi meglio che se ne andasse, perché non attraversi ogni buon collocamento della Pisana come il dottor Lucilio ha fatto colla Clara ... E lo sfuggirgli di questo, altro non avea fatto che attizzargli viemmaggiormente le voglie; poiché la Pisana, pur respingendolo come marito, lo accettava, lo accarezzava in qualità di vagheggino ... Non c'è caso: era fatto così ... Nel volto, nel gesto, nel vestire, nel parlare si conosceva il giovane contento del fatto suo, che non ha nulla a desiderare, e che non può pensare ad altro che alla propria gioia, tanto essa è grande e potente ...
Confessioni di un Italiano (pagina 105)
di Ippolito Nievo (estratti)

... — Questo sarebbe un gran bene, Pisana; ma col fatto non mantieni la promessa ... — Oh non mi secchi più il signor Giulio! ho anche troppo fatto e sofferto per lui! — Dici davvero? hai sofferto per lui? — Figurati! ... In fatto, fosse merito della mia presenza, della predica, o della sua bontà; il fatto sta che il suo bollore per Raimondo si sfreddò tutto d'un colpo, e il povero Giulio si vide onorato da alcuni di quegli sguardi che tanto più sembrano cari quando sono da lunga pezza insoliti ... Il fatto sta che per quanto tu dovessi odiar Giulio, appena arrivato da Venezia, la sua miseria i suoi tormenti te lo hanno fatto amare; gli dimostrasti affetto d'amico; tanto basta perché tu debba allontanare perfino il solo dubbio che le tue profferte d'allora non fossero sincere ...
Confessioni di un Italiano (pagina 146)
di Ippolito Nievo (estratti)

... La settimana prima un servo non si sarebbe arrischiato di pronunciare a voce alta quel titolo; ma la nobiltà tornava a far capolino; io non me ne incaricai gran fatto; solo mi dispiacque quel subitaneo girelliamo, e in seguito ebbi poi tempo di avvezzarmi anche a questo ... Il fatto dei Francesi era d'imbarcare quanto più potevano delle dovizie veneziane sul naviglio che dovea veleggiare verso Tolone ... — Che vi pare di Venezia? cosa avete fatto di bello quest'oggi? — mi domandò Spiro per intavolar il discorso in qualche maniera ... E per dirgli quello che avea fatto, gli narrai d'un mio amico che era morto, e degli ultimi dolorosi uffici ch'io avea dovuto prestargli ...
Confessioni di un Italiano (pagina 148)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Io mi mordeva le labbra, mi rosicchiava le unghie, e rimproverava la Provvidenza che non mi avesse fatto sordo come Martino ... ” E quello che diceva lo avrei fatto; me ne sento capace ... — “Che hai mai fatto? ...
Confessioni di un Italiano (pagina 154)
di Ippolito Nievo (estratti)

... La mia convivenza con quella furiosa eroina, che avea fatto parlar tanto il volgo e gli sfaccendati, aggiungeva nerbo all'accusa ... — Signor padrone — gridava ella, sfiatata pel gran correre — ne ho fatto prigioniero uno che è di là chiuso in cucina colla faccia spiattita come una torta ... Mi rizzai come un gatto, più svelto di prima, corsi verso la prora per balzare sull'altra riva, ma mi si oppose involontariamente Raimondo che stava allora per uscire di sotto al felze, e si fermò spaventato dal quel corpo che nel cadere gli avea fatto dondolare sotto i piedi la gondola ...
Confessioni di un Italiano (pagina 161)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Dall'ubbidire pecorilmente e male all'ubbidire attivamente e bene s'avea fatto un gran salto; il resto verrebbe dopo, Buonaparte mallevadore ... — Siete voi — mi rispose ella — a immaginarvi ch'io non me ne prenda cura! Invece stamattina non ho fatto altro che cercarlo cogli occhi, e se non m'è riescito di scoprirlo, non è mia colpa ... Il primo, fatto da poco capitano di cavalleria negli eserciti imperiali, credo mediante la protezione del famoso zio barone, sussurrava coi suoi sproni notte e giorno dinanzi il convento di Santa Teresa; tantoché la madre Redenta aveva chiesto una sentinella per rinforzare la difesa della portinaia ... Gli aveano proprio fatto credere che la Contessa avesse sforzato la Clara a monacarsi per invidia ed odio che nutriva contro la famiglia di lui ... Nelle altre, fattori gastaldi e malandrini aveano fatto man bassa: chi vendeva i vetri, chi le serrature, chi i mattoni dei pavimenti, chi le travi del soffitto ...
Confessioni di un Italiano (pagina 163)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Certo credo che per un fratello non avrebbero fatto maggiori feste e da ciò conobbi che mi volevano un briciolo di bene ... Lucilio mi rassicurò sul suo conto assicurandomi che la malattia non avea fatto progressi; e che il buon umore, la occupazione moderata e continua, il cibo parco e regolare, avrebbero forse indotto alla lunga qualche miglioramento ... Giulio sorrideva come chi crede forse ma non estima prezzo dell'opera lo sperare; s'era fatto soldato per morire non per guarire, e s'era tanto accostumato a quell'idea, che la menava innanzi allegramente, e come Anacreonte s'incoronava di rose coll'un piede nel sepolcro ... Il fatto sta che il Venchieredo fu pagato bene, ma temo o spero che gli andrà alla peggio, perché serve sempre male ed ha il danno e le beffe chi serve troppo ... — Si è fatto grande onore nel reprimere i moti sediziosi del contadiname del Genovesato ... L'han fatto tenente e poi capitano in un mese; ma della sua compagnia, tra le schioppettate, gli assassinamenti, e le grandi fatiche credo ne siano rimasti quattro soli di vivi ...
Confessioni di un Italiano (pagina 166)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Il peggio si era che, venuta da Venezia o da Milano, il fatto sta che la voce s'era sparsa della mia convivenza con una bella greca: ed erano continue le baiate sopra di ciò dei miei commilitoni ... Non ch'ella mi pesasse molto, ché mi ci era avvezzato, e la mi faceva da governante con una pazienza mirabile, ma mi seccava di aver l'apparenza d'una felicità che in fatto apparteneva ad un altro ... Anche Foscolo s'era fatto ufficiale nell'esercito cisalpino ... Se il sentimento dell'onore, l'amore della patria e della libertà non fossero stati in me molto potenti, certo avrei fatto qualche grosso sproposito ... Di questa lettera io non avea fatto cenno ad alcuno perché sì Lucilio che gli altri veneziani l'avevano molto col Frumier e lo consideravano come un disertore ...
Confessioni di un Italiano (pagina 176)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Io vi scopersi tutta intera la verità, benché non debba esserne gran fatto vanitoso; traetene voi il vostro giudizio, e regolatevi a vostra posta ... Per me aveva tanta compassione di lei che l'amor mio non avrebbe sdegnato di tornar umile e carezzevole come una volta, purché l'avesse fatto le viste di desiderarlo ... L'anno prima a Venezia non avrebbe fatto così, ma dalle precauzioni usate a non farsi intendere capii che tutto era effetto di vergogna ...
Confessioni di un Italiano (pagina 187)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Lo avevano fatto controllore di Dogana, ed egli n'era umiliato, il fervido repubblicano ... Io potrei anche, come ho fatto finora, darvene il compendio; ma la modestia di scrittore non lo permette; qui bisogna cedere il campo ad uno migliore di me, e vedrete come un animo generoso sa sopportar la sciagura e guardar dall'alto le cose del mondo senza negar loro né cooperazione né pietà ... Io sono troppo ignorante per avvisarne le cause; ma essi forse non si aspettano nulla di bene da coloro che colla guerra hanno fatto finora tanto male ...
Confessioni di un Italiano (pagina 188)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Marchetto, che è a Teglio per sagrestano e s'è fatto grullo come un cappone, va ancora di tanto in tanto per vecchia abitudine al castello ... So che ho fatto il mio dovere, che lo farò sempre, che se ho preso qualche deliberazione precipitata si fu perché una voce mi chiamava, e infatti le opere mie non hanno mai fatto torto a ...
Confessioni di un Italiano (pagina 194)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Credo che l'ultimo scudo lo avrei fatto durare un secolo se il giorno della partenza di Napoleone per la Germania non me lo avesse rubato uno di quei famosi borsaiuoli che si esercitano per pia consuetudine nelle contrade di Milano ... L'Imperatore s'era fatto grasso, e s'avviava allora alla vittoria di Austerlitz; io me lo ricordava magro e risplendente ancora delle glorie d'Arcole e di Rivoli: per diana, che non avrei dato il Caporalino per Sua Maestà! Vedendolo partire fra un popolo accalcato e plaudente io mi ricordo di aver pianto di rabbia ... Tornava dall'aver fatto rintronare de' suoi ruggiti le caverne d'Albione attraverso l'angusto canale della Manica; e minacciava dell'artiglio onnipotente le cervici di due imperatori ... Partendo da Bologna e giovandomi della discretezza d'alcuni amici avea fatto denari d'ogni spillone d'ogni anello e d'ogni altra cosa che non mi fosse strettamente necessaria ... Allora cominciai a dar il dente anche negli oggetti bisognevoli; camicie, scarpe, collarini, vestiti, tutto viaggiava dal rigattiere; avevamo fatto tra noi una specie di amicizia ... Una mattina avea incontrato il colonnello Giorgi che veniva dal campo di Boulogne e correva anch'esso in Germania colla speranza d'esser fatto in breve generale ...
Confessioni di un Italiano (pagina 199)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Ma allora io era tanto indemoniato che di cagnetta e padrona avrei fatto un fascio per gettarlo in laguna ... Dite ch'io mi vanto d'un'indole mite e rassegnata! Che avrebbe fatto nel mio caso un cervello caldo e impetuoso io non lo so ... Cosa non aveva e cosa non avrei io fatto per conservarmi la stima di Lucilio? ... Il buon padre s'era fatto lui il direttore spirituale in quel ritiro di convertite del quale il dottorino Ormenta governava l'economia; e ogniqualvolta m'incontravano erano scappellate, saluti e sorrisacci che mi stomacavano perché sembravano dire: “Sei tornato dei nostri! Bravo! Ti ringraziamo!” ... Più di ogni altra cosa poi giovava a rattemprarmi l'animo la fiducia in quell'istinto retto e generoso che misero avvilito boccheggiante pur m'avea fatto sprezzare le lusinghe dei tristi e degli impostori ...
Confessioni di un Italiano (pagina 204)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Comunque la sia io non mi fermai a Venezia che circa un mese sperando sempre di ottenere dal conte Rinaldo la sospirata procura; ma non altro mi venne fatto d'estorcergli che il permesso di vendere alcune pezze staccate di quei paduli; il resto lo volea proprio serbare per la futura redenzione della famiglia ... Spiro, robusto come un tanghero, non voleva credere alla gracilità della moglie; ma il fatto sta che a non curarsi dapprincipio con qualche distrazione con qualche viaggio, la sua salute divenne sempre più cagionevole e Spiro se ne persuase quando non v'avea più tempo da rimediarci ... Il fatto sta che mi toccò ripartir solo pel Friuli, e i divertimenti, e le gite, e i bei giorni di pace di moto di campagna idoleggiati insieme coll'Aglaura e i suoi fanciulletti, rimasero una delle tante speranze che mi affretterò di avverare nell'altro mondo ...
Confessioni di un Italiano (pagina 206)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Ma la stravaganza era di chi mi conduceva pel naso; benché poi non possa dire se in quell'occasione adoperai male lasciandomi condurre, o se meglio avrei fatto di inspirarmi da me e di prendere qualche deliberazione contraria ... Un altro commensale di cui forse vi sarete dimenticati fu lo Spaccafumo; il quale in tanta confusione di governi e di avvenimenti che s'era succeduta, avea sempre continuato ad amministrare la giustizia a suo modo; ma ad ogni anno passava qualche mesetto in prigione e allora s'era fatto vecchio e ubbriacone ... “Quello che è fatto è fatto” pensai “il da farsi facciamolo bene ... Sperava che vedendomi meno malcontento avrebbe avuto minor rimorso della tirannia con cui aveva fatto violenza alla mia volontà ... Mi gridò nell'uscire che salutassi mia moglie e il cognato: indi rimontò nel calessino col quale era venuta accompagnata dal cappellano di Fratta, e per correre che facessi non mi venne fatto di raggiungerla ...
Confessioni di un Italiano (pagina 211)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Il fatto era che due valli della Sicilia pretendevano al disgiungimento da Napoli, e che un esercito condotto da Florestano Pepe era stato spedito colà a racchetarli: errore anche questo di distrarre le forze in badalucchi di preminenza quando si trattava in un'altra parte dell'essere o del non essere ... Egli grida che chi vuol seguirlo lo segua, ma che egli non abbandonerà il confine d'Abruzzo prima di aver fatto sopra Rieti un ultimo sforzo ... Il Generale ebbe tempo di rifuggir quasi solo ad Aquila dove avea fatto capo il resto dell'esercito; ma scoraggiato affatto pel primo disastro, e per la fallita fazione di Rieti ... Per me, ferito profondamente in una spalla, usai ogn'arte per nascondermi per trascinarmi entro una macchia; ma alcuni bersaglieri mi scopersero; fui fatto prigioniero, e scoperto non essere napoletano, condotto al Quartier generale per esservi esaminato ...
Confessioni di un Italiano (pagina 212)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Quei signori sogghignarono a questo discorso immaginandosi forse ch'io lo avessi fatto per darmi a diveder pazzo; ma io soggiunsi col miglior sorriso del mondo, che facessero l'onore di credere al mio miglior senno, e che tornava a pregarli di quella cortesia ... Dal che essi furono persuasi che non celiava e mi promisero che sarebbe fatto secondo la mia volontà ... Fosse effetto di chi ci mangiava addosso o degli scarsi e pitagorici alimenti, fatto sta che si pativa la fame; i guardiani dicevano che l'aria di Ponza ingrassa, io trovai che i fagiuoli mi smagrivano e guai se fossi stato colà più di un mese ... Non so come abbia fatto la figlia o la nipote d'Augusto a durarci dieci anni; probabilmente si cibava di qualche cosa di più succolento oltre la fagiuolata ...
Confessioni di un Italiano (pagina 223)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Tutto quel poco bene che poteva fare io l'ho fatto; è giusto che non mi si tardi qualche ricompensa; il mio desiderio è di riceverla subito, e di abbandonarvi per breve tempo col sorriso sulle labbra e, concedetemi anche questa speranza, col vostro compatimento ... Come ricordare senza angoscia tutti i momenti nei quali una mia parola d'amore, un mio sguardo umile e mansueto ti avrebbe se non ricompensata almeno fatta persuasa della mia gratitudine? Invece mi rinchiusi ne' miei tristi sospetti e punii col sussiego e col silenzio il sacrifizio più nobile forse più costoso che abbia fatto una donna, quello ... Vedi, vedi, Carlo, se fui cattiva ed egoista? Non avrei fatto meglio a confidarmi nella tua generosità tanto maggiore e più provata della mia, e dirti: “Ho sbagliato, Carlo! ho sbagliato per sbadataggine per bizzarria! Ora i nostri doveri son questi! Adempiamoli d'accordo senza ipocrisia e superbia”!?? Ma io diffidai di te, Carlo! Te lo confesso coll'umiltà della vera penitente! ... — Ed è vero; non morrò affatto se tu vivi; se tu onori la mia memoria col render utili quei pochi sacrifizi che sebben malamente pure ho fatto per te! ...
Confessioni di un Italiano (pagina 233)
di Ippolito Nievo (estratti)

... pensassi al male ch'io le aveva già fatto, senza avvelenarle la vita coi miei rimproveri ... Io, vedete, se avessi rilevato ogni mia regola morale dalla Dottrina, sarei rimasto un gran birbaccione; e se cito me non è né per ammenda né per orgoglio; è per recare in mezzo un fatto del quale non possiate dubitare ... Letta poi che abbiate questa vita, e qualunque sieno le vostre opinioni, dovete confessare che se non ho fatto molto bene, poteva certo operare molto maggior male ... Il fatto era che non credeva più ma sentiva sempre di dover fare a quel modo; e poco cristiano alle parole, lo era poi scrupolosamente nei fatti in tutte quelle infinite circostanze nelle ...
Confessioni di un Italiano (pagina 241)
di Ippolito Nievo (estratti)

... Fidati di me; e credi che hai voluto farne una santa ma che se la continua a quel modo ne avrai fatto invece una civetta sopraffina! — Oh Madonna santissima! Ti prego, vammi fuori dei piedi e non bestemmiare! ... Infatto ora che si trovano in tanta strettezza, cosa hanno fatto per essi quei loro ottimi parenti, quei loro amici sfegatati? ... — Han fatto, han fatto poco meno di quello che facciamo noi ... La discussione cominciava a dare nel politico e me la svignai: non dimenticando peraltro il punto principale del diverbio e proponendomi di osservar la Pisana più che non avessi fatto per l'addietro ... — Pisana — le dissi io senza andare tanto per le lunghe, ché di avere fatto l'inquisitore ero già piucché stanco — qui ti bisogna esser sincera, ed espiare con una pronta confessione le colpe che per mera fanciullaggine hai commesse: dimmi subito dove e con qual mezzo ti trovi da sola a solo con quel signor Enrico che ti scrive tanto teneramente? La fanciulla traballò sulle gambe e tramortì in viso a segno ch'ebbi compassione di lei; ma poi ricominciò a balbettare che non sapeva nulla, che non era vero, in modo ch'io perdetti la pazienza e ripetei con voce più autorevole il comando di esser ubbidiente e sincera ...
Confessioni di un Italiano (pagina 249)
di Ippolito Nievo (estratti)

... maledizione! Ma tu hai creduto alla veracità delle parole che ti scrissi da Padova; non badando alla mia vita dissoluta e superba t'affidasti alla costanza dei nuovi proponimenti, e appena puoi conoscere il luogo di mia dimora ecco che mi giungono da te parole di lode, di conforto, di benedizione! Oh come ho baciato riverente e commosso quel foglio che mi recava la certezza dell'amor tuo, della tua stima! Ti ringrazio, o padre mio, perché ti sei fatto solidale e rivendicatore dell'onor mio presso i nostri concittadini ... Ma intanto i difensori spesseggiavano; il bastione rimbombava di fucilate, gli uomini accorrevano ai cannoni, e i cacciatori, divisi dal loro capo ch'io aveva fatto prigioniero, furono respinti nel fosso ... Debbo render giustizia ai miei compagni i quali tutti attribuirono a me l'onore di quel fatto d'armi, e chiesero unanimi ai capi che ne fossi ricompensato ...
Corbaccio (pagina 12)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E pienamente di divenire paffuta e naticuta le venne fatto ... Or, s'io dicessi di quante maniere ranni il suo auricome capo si lavava, e di quante ceneri fatto, e alcuno più fresco e alcuno meno, tu ti maraviglieresti; e vie più, se io ti disegnassi quante e quali solennità si servavano nello andare alla stufa e come spesso: dalle quali io credea lei lavata dovere tornare, ed ella più unta ne venìa che non v'era ita ... Egli non si verrebbe a capo in otto dì di raccontare tutte le cose ch'ella a così fatto fine adoperava, tanta gloria di quella sua artificiata belleza, anzi spiacevoleza, pigliava: a conservazione della quale troppa maggiore industria s'adoperava; per ciò che il sole, l'aere, il dì, la notte, il sereno e 'l nuvolo, se molto non venieno a suo modo, fieramente l'offendeano; la polvere, il vento, il fummo avea ella in odio a spada tratta ... Che pensi ch'avesse fatto, se alle mani le fosse venuto uno delli scudi di quelli suoi antichi cavalieri e una di quelle spade dorate? Per certo ella si sarebbe messa con lei alla schermaglia ...
Decameron (pagina 13)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” L'abate, che accorto uomo era, prestamente conobbe costui non solamente aver più di lui saputo, ma veduto ciò che esso aveva fatto; per che, dalla sua colpa stessa rimorso, si vergognò di fare al monaco quello che egli, sì come lui, aveva meritato ... Era il marchese di Monferrato, uomo d'alto valore, gonfaloniere della Chiesa, oltremare passato in un general passaggio da' cristiani fatto con armata mano ... Le quali parole per sì fatta maniera nell'animo del re di Francia entrarono, che, senza mai averla veduta, di subito ferventemente la cominciò a amare; e propose di non volere, al passaggio al quale andava, in mare entrare altrove che a Genova, acciò che quivi, per terra andando, onesta cagione avesse di dovere andare la marchesana a vedere, avvisandosi che, non essendovi il marchese, gli potesse venir fatto di mettere a effetto il suo disio ... E secondo il pensier fatto mandò a essecuzione: per ciò che, mandato avanti ogni uomo, esso con poca compagnia e di gentili uomini entrò in cammino; e, avvicinandosi alle terre del marchese, un dì davanti mandò a dire alla donna che la seguente mattina l'attendesse a desinare ... E appresso entrò in pensiero che questo volesse dire, che uno così fatto re, non essendovi marito di lei, la venisse a visitare: né la 'ngannò in questo l'aviso, cioè che la fama della sua bellezza il vi traesse ... E dopo alcun riposo preso in camere ornatissime di ciò che a quelle, per dovere un sì fatto re ricevere, s'appartiene, venuta l'ora del desinare, il re e la marchesana a una tavola sedettero, e gli altri secondo le loro qualità a altre mense furono onorati ... Emilia, la quale appresso la Fiammetta sedea, essendo già stato da tutte commendato il valore e il leggiadro gastigamento della marchesana fatto al re di Francia, come alla sua reina piacque, baldanzosamente a dir cominciò: –Né io altressì tacerò un morso dato da un valente uomo secolare a uno avaro religioso con un motto non meno da ridere che da commendare ...
Decameron (pagina 14)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... A che lo 'nquisitore santissimo e divoto di san Giovanni Barbadoro disse: “Dunque hai tu fatto Cristo bevitore e vago de' vini solenni, come se Egli fosse Cinciglione o alcuno altro di voi bevitori, ebriachi e tavernieri: e ora, umilmente parlando, vuogli mostrare questa cosa molto esser leggiera ... Udinne io bene alcuna che m'ha fatto e fa avere di voi e degli altri vostri frati grandissima compassione, pensando al malvagio stato che voi di là nell'altra vita dovrete avere ... ” Come che gli altri che alla tavola dello inquisitore erano tutti ridessono, lo 'nquisitore sentendo trafiggere la lor brodaiuola ipocrisia tutto si turbò; e se non fosse che biasimo portava di quello che fatto avea, un altro processo gli avrebbe addosso fatto per ciò che con ridevol motto lui e gli altri poltroni aveva morsi ... Solo uno, chiamato Bergamino, oltre al credere di chi non l'udì presto parlatore e ornato, senza essere d'alcuna cosa proveduto o licenzia datagli, si rimase, sperando che non senza sua futura utilità ciò dovesse essere stato fatto ...
Decameron (pagina 20)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Allora quegli, che già sapeva come andar doveva il fatto, disse seco medesimo: “Al bisogno ti fia venuto, ché, se fallito non ci viene, per mio avviso tu albergherai pur male”; e poi gli disse: “Io similemente ho già molto camminato e mai nol dissi, quantunque io l'abbia a molti molto udito già commendare, né giammai non m'avenne che io per ciò altro che bene albergassi; e questa sera per avventura ve ne potrete avvedere chi meglio albergherà, o voi che detto l'avete o io che non l'ho detto ... E era il dì dinanzi per avventura il marchese quivi venuto per doversi la notte giacere con essolei, e in casa di lei medesima tacitamente aveva fatto fare un bagno e nobilmente da cena ... Onde la donna, un poco sconsolata, non sappiendo che farsi, diliberò d'entrare nel bagno fatto per lo marchese e poi cenare e andarsi a letto; e così nel bagno se n'entrò ... Appresso questo la donna, alquanto riposatasi, avendo fatto fare un grandissimo fuoco in una sua camminata, in quella se ne venne e del buono uomo domandò che ne fosse ... Dopo la cena, da tavola levatasi, con la sua fante si consigliò se ben fatto le paresse che ella, poi che il marchese beffata l'avea, usasse quel bene che innanzi l'aveva la fortuna mandato ...
Decameron (pagina 21)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... marito furono, parendomi voi pur desso, m'è venuta stasera forse cento volte voglia d'abracciarvi e di basciarvi: e, s'io non avessi temuto che dispiaciuto vi fosse, per certo io l'avrei fatto ... Egli, fatto dì chiaro, mostrando di venire di più lontano, aperte le porte, entrò nel castello e ritrovò il suo fante; per che, rivestitosi de' panni suoi che nella valigia erano e volendo montare in sul cavallo del fante, quasi per divino miracolo addivenne che li tre masnadieri che la sera davanti rubato l'aveano, per altro maleficio da lor fatto poco poi appresso presi, furono in quello castel menati; e per confessione da loro medesimi fatta, gli fu restituito il suo cavallo, i panni e i denari, né ne perdé altro che un paio di cintolini de' quali non sapevano i masnadieri che fatto se n'avessero ... Fu già nella nostra città un cavaliere il cui nome fu messer Tebaldo, il quale, secondo che alcuni vogliono, fu de' Lamberti, e altri affermano lui essere stato degli Agolanti, forse più dal mestier de' figliuoli di lui poscia fatto, conforme a quello che sempre gli Agolanti hanno fatto e fanno, prendendo argomento che da altro ...
Decameron (pagina 30)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Questo udendo Currado avvisò lui dovere esser desso, e caddegli nell'animo, se così fosse, che egli a una ora poteva una gran misericordia fare e la sua vergogna e quella della figliuola tor via dandola per moglie a costui; e per ciò, fattosi segretamente Giannotto venire, partitamente d'ogni sua passata vita l'esaminò; e trovando per assai manifesti indizii lui veramente esser Giuffredi figliuolo d'Arrighetto Capece, gli disse: “Giannotto, tu sai quanta e quale sia la 'ngiuria la quale tu m'hai fatta nella mia propria figliuola, là dove, trattandoti io bene e amichevolemente, secondo che servidor si dee fare, tu dovevi il mio onore e delle mie cose sempre e cercare e operare; e molti sarebbero stati quegli, a' quali se tu quello avessi fatto che a me facesti, che vituperosamente t'avrebbero fatto morire: il che la mia pietà non sofferse ... E poi che più giorni, senza sentirsi da alcuna persona di ciò che fatto era alcuna cosa, gli ebbe di tutto ciò che bisognò loro e di piacere era fatti adagiare, parendogli tempo di farne le loro madri liete, chiamate la sua donna e la Cavriuola, così verso lor disse: “Che direste voi, madonna, se io vi facessi il vostro figliuolo maggior riavere, essendo egli marito d'una delle mie figliuole?” A cui la Cavriuola rispose: “Io non vi potrei di ciò altro dire se non che, se io vi potessi più esser tenuta che io non sono, tanto più vi sarei quanto voi più cara cosa, che non sono io medesima a me, mi rendereste; e rendendomela in quella guisa che voi dite, alquanto in me la mia perduta speranza rivocareste”; e lagrimando si tacque ... Allora disse Currado alla sua donna: “E a te che ne parebbe, donna, se io così fatto genero ti donassi?” A cui la donna rispose: “Non che un di loro che gentili uomini sono, ma un ribaldo, quando a voi piacesse, mi piacerebbe ...
Decameron (pagina 31)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ma poi che l'accoglienze oneste e liete furo iterate tre e quatro volte, non senza gran letizia e piacere de' circunstanti, e l'uno all'altro ebbe ogni suo accidente narrato, avendo già Currado a' suoi amici significato, con gran piacer di tutti, il nuovo parentado fatto da lui, e ordinando una bella e magnifica festa, gli disse Giuffredi: “Currado, voi avete fatto me lieto di molte cose e lungamente avete onorata mia madre: ora, acciò che niuna parte in quello che per voi si possa ci resti a far, vi priego che voi mia madre e la mia festa e me facciate lieti della presenza di mio fratello, il quale in forma di servo messer Guasparrin Doria tiene in casa, il quale, come io vi dissi già, e lui e me prese in corso; e appresso, che voi alcuna persona mandiate in Cicilia, il quale pienamente s'informi delle condizioni e dello stato del paese, e mettasi a sentire quello che è d'Arrighetto mio padre, se egli è o vivo o morto, e, se è vivo, in che stato, e d'ogni cosa pienamente informato a noi ritorni ... Colui che a Genova andò, trovato messer Guasparrino, da parte di Currado diligentemente il pregò che lo Scacciato e la sua balia gli dovesse mandare, ordinatamente narrandogli ciò che per Currado era stato fatto verso Giuffredi e verso la madre ... ” E così detto, fatto onorare il valente uomo, si fece in segreto chiamar la balia e cautamente la essaminò di questo fatto ... La quale, avendo udita la rebellione di Cicilia e sentendo Arrighetto esser vivo, cacciata via la paura che già avuta avea, ordinatamente ogni cosa gli disse e le cagioni gli mostrò per che quella maniera che fatto aveva tenuta avesse ... Messer Guasparrin, veggendo li detti della balia con quegli dello ambasciador di Currado ottimamente convenirsi, cominciò a dar fede alle parole; e per un modo e per uno altro, sì come uomo che astutissimo era, fatta inquisizion di questa opera e più ognora trovando cose che più fede gli davano al fatto, vergognandosi del vil trattamento fatto del garzone, in ammenda di ciò, avendo una sua bella figlioletta d'età d'undici anni, conoscendo egli chi Arrighetto era stato e fosse, con una gran dote gli diè per moglie ... Per ciò che, essendo la festa grande e i convitati, le donne e gli uomini, alle tavole ancora alla prima vivanda, sopragiunse colui il quale andato era in Cicilia: e tra l'altre cose raccontò d'Arrighetto che, essendo egli in captività per lo re Carlo guardato, quando il romore contro al re si levò nella terra, il popolo a furore corse alla prigione e, uccise le guardie, lui n'avean tratto fuori, e sì come capitale nemico del re Carlo l'avevano fatto lor capitano e seguitolo a cacciare e a uccidere i franceschi ... Quivi e la donna e Giuffredi e oltre a questi tutti gli altri con tanta letizia gli videro, che mai simile non fu udita; e essi, avanti che a mangiar si ponessero, da parte d'Arrighetto e salutarono e ringraziarono, quanto il meglio seppero e più poterono, Currado e la sua donna dell'onor fatto e alla donna di lui e al figliuolo, e Arrighetto e ogni cosa che per lui si potesse offersero al lor piacere ... Quindi a messer Guasparrin rivolti, il cui beneficio era inoppinato, dissero sé esser certissimi che, qualora ciò che per lui verso lo Scacciato stato era fatto da Arrighetto si sapesse, che grazie simiglianti e maggiori rendute sarebbono ... Ma poi che a quella fu posta fine, piacque alla reina che Panfilo seguitasse la sua raccontando; per la qual cosa egli, che ubidentissimo era, incominciò: –Malagevolmente, piacevoli donne, si può da noi conoscer quello che per noi si faccia, per ciò che, sì come assai volte s'è potuto vedere, molti estimando se essi ricchi divinissero senza sollecitudine e sicuri poter vivere, quello non solamente con prieghi a Dio adomandarono ma sollecitamente, non recusando alcuna fatica o pericolo, d'acquistarle cercarono; e, come che loro venisse fatto, trovarono ...
Decameron (pagina 34)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Il compagno del duca ciò veggendo esser fatto, prestamente un capestro da lui per ciò portato, faccendo vista di fare carezze a Ciuriaci, gli gittò alla gola e tirò sì che Ciuriaci niuno romore poté fare: e sopragiuntovi il duca, lui strangolarono e dove il prenze gittato avea il gittarono ... E questo fatto, manifestamente conoscendo sé non essere stati né dalla donna né da altrui sentiti, prese il duca un lume in mano e quello portò sopra il letto, e chetamente tutta la donna, la quale fisamente dormiva, scoperse; e riguardandola tutta la lodò sommamente, e se vestita gli era piaciuta, oltre a ogni comparazione ignuda gli piacque ... Il quale non senza gran maraviglia fu riconosciuto da molti, li quali con lusinghe fattisi menare al matto là onde tratto l'avea, quivi con grandissimo dolore di tutta la città quello del prenze trovarono, e onorevolmente il sepellirono; e de' commettitori di così grande eccesso investigando e veggendo il duca d'Atene non esservi ma essersi furtivamente partito, estimarono, così come era, lui dovere aver fatto questo e menatasene la donna ... Appressandosi di giorno in giorno più alla guerra le cose, la duchessa, preso tempo, ammenduni nella camera se gli fece venire, e quivi con lagrime assai e con parole molte tutta la istoria narrò, le cagioni della guerra narrando: mostrò il dispetto a lei fatto dal duca della femina la quale nascosamente si credeva tenere, e forte di ciò condogliendosi gli pregò che all'onor del duca e alla consolazion di lei quello compenso mettessero che per loro si potesse il migliore ... Sapevano i giovani tutto il fatto come stato era: e per ciò, senza troppo adomandar, la duchessa come seppero il meglio riconfortarono e di buona speranza la riempierono; e da lei informati dove stesse la donna si dipartirono ... Il quale, mal ricordandosi di ciò che al prenze avvenuto era per averla mostrata a lui, promise di farlo; e fatto in un bellissimo giardino, che nel luogo dove la donna dimorava era, apparecchiare un magnifico desinare, loro la seguente mattina con pochi altri compagni a mangiar con lei menò ...
Decameron (pagina 37)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Solamente una parte v'ha lasciata a dire, la quale io stimo che, per ciò che bene non sta a lei di dirlo, l'abbia fatto: e questo è quanto quegli gentili uomini e donne, con li quali venne, dicessero della onesta vita la quale con le religiose donne aveva tenuta e della sua virtù e de' suoi laudevoli costumi, e delle lagrime e del pianto che fecero e le donne e gli uomini quando, a me restituitola, si partiron da lei ... ” Di queste cose fece il soldano maravigliosissima festa e più volte pregò Idio che grazia gli concedesse di potere degni meriti rendere a chiunque avea la figliuola onorata, e massimamente al re di Cipri per cui onoratamente gli era stata rimandata: e appresso alquanti dì, fatti grandissimi doni apparecchiare a Antigono, al tornarsi in Cipri il licenziò, al re per lettere e per ispeziali ambasciadori grandissime grazie rendendo di ciò che fatto aveva alla figliuola ... La quale, lietamente faccendolo, incominciò: –Ampissimo campo è quello per lo quale noi oggi spaziando andiamo, né ce n'è alcuno che, non che uno aringo ma diece non ci potesse assai leggiermente correre, sì copioso l'ha fatto la fortuna delle sue nuove e gravi cose; e per ciò, vegnendo di quelle, che infinite sono, a raccontare alcuna, dico Che essendo lo 'mperio di Roma da' franceschi ne' tedeschi transportato, nacque tra l'una nazione e l'altra grandissima nimistà e acerba e continua guerra, per la quale, sì per difesa del suo paese e sì per l'offesa dell'altrui, il re di Francia e un suo figliuolo, con ogni sforzo del lor regno e appresso d'amici e di parenti che far poterono, ordinarono un grandissimo essercito per andare sopra i nemici ... Ora avvenne che, essendo il re di Francia e il figliuolo nella guerra già detta, essendosi morta la donna di Gualtieri e a lui un figliuol maschio e una femina piccoli fanciulli rimasi di lei senza più, che costumando egli alla corte delle donne predette e con loro spesso parlando delle bisogne del regno, che la donna del figliuolo del re gli pose gli occhi addosso e, con grandissima affezione la persona di lui e' suoi costumi considerando, d'occulto amore ferventemente di lui s'accese; e sé giovane e fresca sentendo e lui senza alcuna donna, si pensò leggiermente doverle il suo disidero venir fatto, e pensando niuna cosa a ciò contrastare, se non vergogna, di manifestargliele dispose del tutto e quella cacciar via ...
Decameron (pagina 44)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ora risi io, per ciò che egli mi ricordò della sciocchezza di Bernabò, il quale fu di tanta follia, che mise cinquemilia fiorin d'oro contro a mille che io la sua donna non recherei a' miei piaceri: il che io feci e vinsi il pegno; e egli, che più tosto sé della sua bestialità punir dovea che lei d'aver fatto quello che tutte le femine fanno, da Parigi a Genova tornandosene, per quello che io abbia poi sentito, la fece uccidere ... Sicurano, sollecito a voler della sua innocenzia far chiaro Bernabò, mai non riposò infino a tanto che con opera d'alcuni gran mercatanti genovesi che in Alessandria erano, nuove cagioni trovando, non l'ebbe fatto venire: il quale, in assai povero stato essendo, alcun suo amico tacitamente fece ricevere, infino che tempo gli paresse a quel fare che di fare intendea ... Per che Ambruogiuolo, da una parte e d'altra spaventato, e ancora alquanto costretto, in presenzia di Bernabò e di molti altri, niuna pena più aspettandone che la restituzione di fiorini cinquemilia d'oro e delle cose, chiaramente, come stato era il fatto, narrò ogni cosa ... Il soldano appresso comandò che incontanente Ambruogiuolo in alcuno alto luogo nella città fosse al sole legato a un palo e unto di mele, né quindi mai, infino a tanto che per se medesimo non cadesse, levato fosse; e così fu fatto ... E fatto loro apprestare un legno, poi che fatta fu la festa, gli licenziò di potersi tornare ...
Decameron (pagina 50)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... dì morto il lor castaldo, di pari consentimento, apertosi tra tutte ciò che per adietro da tutte era stato fatto, con piacer di Masetto ordinarono che le genti circunstanti credettero che, per le loro orazioni e per li meriti del santo in cui intitolato era il monistero, a Masetto stato lungamente mutolo la favella fosse restituita; e lui castaldo fecero e per sì fatta maniera le sue fatiche partirono, che egli le poté comportare ... Nelle quali, come che esso assai monachin generasse, pur sì discretamente procedette la cosa, che niente se ne sentì se non dopo la morte della badessa, essendo già Masetto presso che vecchio e disideroso di tornarsi ricco a casa sua; la qual cosa, saputa, di leggier gli fece venir fatto ... Agilulf, re de' longobardi, sì come i suoi predecessori, in Pavia, città di Lombardia, avevan fatto, fermò il solio del suo regno, avendo presa per moglie Teudelinga, rimasa vedova d'Auttari, re stato similmente de' longobardi: la quale fu bellissima donna, savia e onesta molto ma male avventurata in amadore ... E sentendo che già per tutto si dormia e tempo parendogli o di dovere al suo disiderio dare effetto o di far via con alta cagione alla bramata morte, fatto con la pietra e con l'acciaio che seco portato avea un poco di fuoco, il suo torchietto accese e chiuso e avviluppato nel mantello se n'andò all'uscio della camera e due volte il percosse con la bacchetta ... ” Il re, udendo queste parole, subitamente presunse la reina da similitudine di costumi e di persona essere stata ingannata, ma come savio subitamente pensò, poi vide la reina accorta non se ne era né alcuno altro, di non volernela fare accorgere: il che molti sciocchi non avrebbon fatto ma avrebbon detto: “Io non ci fui io: chi fu colui che ci fu? come andò? chi ci venne?” Di che molte cose nate sarebbono, per le quali egli avrebbe a torto contristata la donna e datale materia di disiderare altra volta quello che già sentito avea: e quello che tacendo niuna vergogna gli poteva tornare, parlando s'arebbe vitupero recato ...
Decameron (pagina 51)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” E avendo l'animo già pieno d'ira e di maltalento per quello che vedeva gli era stato fatto, ripreso il suo mantello, s'uscì della camera e pensò di voler chetamente trovare chi questo avesse fatto, imaginando lui della casa dovere essere e, qualunque si fosse, non esser potuto di quella uscire ... Preso adunque un picciolissimo lume in una lanternetta, se n'andò in una lunghissima casa che nel suo palagio era sopra le stalle de' cavalli, nella quale quasi tutta la sua famiglia in diversi letti dormiva; e estimando che, qualunque fosse colui che ciò fatto avesse che la donna diceva, non gli fosse potuto ancora il polso e 'l battimento del cuore, per lo durato affanno, potuto riposare, tacitamente, cominciato dall'un de' capi della casa, a tutti cominciò a andar toccando il petto per sapere se gli battesse ... ” Ma sì come colui che di ciò che fare intendeva niuna cosa voleva che si sentisse, niuna altra cosa gli fece se non che con un paio di forficette, le quali portate avea, gli tondé alquanto dall'una delle parti i capelli, li quali essi a quel tempo portavan lunghissimi, acciò che a quel segnale la mattina seguente il riconoscesse; e questo fatto, si dipartì e tornossi alla camera sua ... Costui, che tutto ciò sentito avea, sì come colui che malizioso era, chiaramente s'avisò perché così segnato era stato: laonde egli senza alcuno aspettar si levò, e trovato un paio di forficette, delle quali per avventura v'erano alcun paio per la stalla per lo servigio de' cavalli, pianamente andando a quanti in quella casa ne giacevano, a tutti in simile maniera sopra l'orecchie tagliò i capelli; e ciò fatto, senza essere stato sentito, se ne tornò a dormire ... Il re, levato la mattina, comandò che avanti che le porti del palagio s'aprissono, tutta la sua famiglia gli venisse davanti; e così fu fatto ... Il quale, sì come savio, mai, vivente il re, non la scoperse, né più la sua vita in sì fatto atto commise alla fortuna ...
Decameron (pagina 56)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E quantunque, per seguire il comandamento fattole dal marito, tacesse, non poté per ciò alcun sospiretto nascondere quello che volentieri rispondendo al Zima avrebbe fatto manifesto ... ” Per tutto questo non disse la donna una sola parola; laonde il Zima si levò suso e verso il cavaliere cominciò a tornare, il quale veggendolo levato gli si fece incontro e ridendo disse: “Che ti pare? Ho t'io bene la promessa servata?” “Messer no, “ rispose il Zima “ché voi mi prometteste di farmi parlar con la donna vostra, e voi m'avete fatto parlar con una statua di marmo ... ” A cui il Zima rispose: “Messer sì, ma se io avessi creduto trarre di questa grazia ricevuta da voi tal frutto chente tratto n'ho, senza domandarlavi ve l'avrei donato: e or volesse Idio che io fatto l'avessi, per ciò che voi avete comperato il pallafreno e io non l'ho venduto ... La donna, rimasa libera nella sua casa, ripensando alle parole del Zima e all'amore il quale le portava e al pallafreno per l'amor di lei donato e veggendol da casa sua molto spesso passare, disse seco medesima: “Che fo io? perché perdo io la mia giovanezza? Questi se ne è andato a Melano e non tornerà di questi sei mesi; e quando me gli ristorerà egli giammai? quando io sarò vecchia? E oltre a questo, quando troverò io mai un così fatto amante come è il Zima? Io son sola, né ho d'alcuna persona paura: io non so perché io non mi prendo questo buon tempo mentre che io posso ... Niente restava più avanti a dire a Elissa, quando commendata la sagacità del Zima, la reina impose alla Fiammetta che procedesse con una; la qual tutta ridente rispose:–Madonna, volentieri–e cominciò: –Alquanto è da uscire della nostra città, la quale come d'ogni altra cosa è copiosa, così è d'essempli a ogni materia; e, come Elissa ha fatto, alquanto delle cose che per l'altro mondo avvenute son raccontare, e per ciò, a Napoli trapassando, come una di queste santesi, che così d'amore schife si mostrano, fusse dallo 'ngegno d'un suo amante prima a sentir d'amore il frutto condotta che i fiori avesse conosciuti: il che a una ora a voi presterà cautela nelle cose che possono avvenire e daravvi diletto dell'avenute ...
Decameron (pagina 58)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Non maraviglia che stanotte tu non mi ti appressasti! tu aspettavi di scaricare le some altrove e volevi giugnere molto fresco cavaliere alla battaglia: ma lodato sia Idio e il mio avvedimento, l'acqua è pur corsa alla ingiù come ella doveva! Ché non rispondi, reo uomo? ché non di' qualche cosa? se' tu divenuto mutolo udendomi? In fé di Dio io non so a che io mi tengo che io non ti ficco le mani negli occhi e traggogliti! Credesti molto celatamente saper fare questo tradimento? Par Dio! tanto sa altri quanto altri; non t'è venuto fatto, io t'ho avuti miglior bracchi alla coda che tu non credevi ... Or non sono io, malvagio uomo, così bella come sia la moglie di Ricciardo Minutolo? non sono io così gentil donna? ché non rispondi, sozzo cane? che ha colei più di me? Fatti in costà, non mi toccare, ché tu hai troppo fatto d'arme per oggi ... ” Catella, mentre che Ricciardo diceva queste parole, piangeva forte; e come che molto turbata fosse e molto si ramaricasse, nondimeno diede tanto luogo la ragione alle vere parole di Ricciardo, che ella cognobbe esser possibile a avvenire ciò che Ricciardo diceva, e per ciò disse: “Ricciardo, io non so come Domenedio mi si concederà che io possa comportare la 'ngiuria e lo 'nganno che fatto m'hai ... Non voglio gridar qui, dove la mia simplicità e soperchia gelosia mi condusse, ma di questo vivi sicuro, che io non sarò mai lieta se in un modo o in un altro io non mi veggio vendica di ciò che fatto m'hai; e per ciò lasciami, non mi tener più: tu hai avuto ciò che disiderato hai e ha'mi straziata quanto t'è piaciuto ...
Decameron (pagina 63)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” La donna, che altro non disiderava, non fu lenta in questo a ubidire il marito; per che levatasi, come l'altre avevan fatto, così ella abbracciandolo gli fece lieta festa ... Li fiorentini più giorni quasi come uno uomo risuscitato e maravigliosa cosa riguardaron Tedaldo; e a molti, e a' fratelli ancora, n'era un cotal dubbio debole nell'animo se fosse desso o no, e non credevano ancor fermamente, né forse avrebber fatto a pezza, se un caso avvenuto non fosse che lor chiarò chi fosse stato l'ucciso: il qual fu questo ... Fu adunque in Toscana una badia, e ancora è, posta, sì come noi ne veggiam molte, in luogo non troppo frequentato dagli uomini, nella quale fu fatto abbate un monaco, il quale in ogni cosa era santissimo fuori che nell'opera delle femine: e questo sapeva sì cautamente fare, che quasi niuno, non che il sapesse, ma ne suspicava; per che santissimo e giusto era tenuto in ogni cosa ... ” Disse allora l'abate: “E io il farò; ma che guiderdone debbo io aver da voi di così fatto servigio?” “Padre mio, “ disse la donna “ciò che vi piace, pur che io possa: ma ...
Decameron (pagina 66)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Di che la giovane fu oltre modo contenta, e pensossi non solamente per questo aver legittima cagione d'andare a Parigi, ma, se quella infermità fosse che ella credeva, leggiermente poterle venir fatto d'aver Beltram per marito ... E questo fatto, come colui che seco già pensato avea quello che far dovesse, dicendo che al suo contado tornar si volea e quivi consumare il matrimonio, chiese commiato al re: e montato a cavallo, non nel suo contado se n'andò ma se ne venne in Toscana ... E saputo che i fiorentini guerreggiavano co' sanesi, a essere in lor favor si dispose; dove lietamente ricevuto e con onore fatto di certa quantità di gente capitano, e da loro avendo buona provisione, al loro servigio si rimase e fu buon tempo ... La quale, dolorosa molto, dopo lungo pensiero diliberò di voler sapere se quelle due cose potessero venir fatto ... Dove, acciò che per conseguente il marito suo riavesse e avendo quello che far dovesse avvisato, ragunati una parte de' maggiori e de' migliori uomini del suo contado, loro assai ordinatamente e con pietose parole raccontò ciò che già fatto avea per amor del conte e mostrò quello che di ciò seguiva: e ultimamente disse che sua intenzion non era che per la sua dimora quivi il conte stesse in perpetuo essilio, anzi intendeva di consumare il rimanente della sua vita in pellegrinaggi e in servigi misericordiosi per salute dell'anima sua; e pregogli che la guardia e il governo del contado prendessero e al conte significassero lei avergli vacua e espedita ...
Decameron (pagina 78)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... D'altra parte la Ninetta, che del disiderio delle sorelle sapeva assai, con dolci parole in tanta volontà di questo fatto l'accese, che esse non credevano tanto vivere che a ciò pervenissero ... Fatto adunque di consentimento della donna, quasi da loro informar si volesse del fatto, sostenere una notte Folco e Ughetto, a albergare se n'andò segretamente con la Magdalena ... E fatto prima sembiante d'avere la Ninetta messa in un sacco e doverla quella notte stessa fare in mar mazzerare, seco la rimenò alla sua sorella e per prezzo di quella notte gliele donò, la mattina nel dipartirsi pregandola che quella notte, la quale prima era stata nel loro amore, non fosse l'ultima; e oltre a questo le 'mpose che via ne mandasse la colpevole donna, acciò che a lui non fosse biasimo o non gli convenisse da capo contro di lei incrudelire ... Venuto il dì seguente e essendosi la Magdalena trovata uccisa, furono alcuni che, per invidia e odio che a Ughetto portavano, subitamente al duca l'ebbero fatto sentire: per la qual cosa il duca, che molto la Magdalena amava, focosamente alla casa corso, Ughetto prese e la sua donna; e loro, che di queste cose ...
Decameron (pagina 86)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... I suoi famigliari, senza aver conosciuto chi ciò fatto s'avesse, voltate le teste de' cavalli, quanto più poterono si fuggirono verso il castello del lor signore ... Il Rossiglione, smontato, con un coltello il petto del Guardastagno aprì e con le proprie mani il cuor gli trasse, e quel fatto avviluppare in un pennoncello di lancia, comandò a un de' suoi famigliari che nel portasse; e avendo a ciascun comandato che niun fosse tanto ardito, che di questo facesse parola, rimontò a cavallo e essendo già notte al suo castello se ne tornò ... ” La donna, udendo questo di colui cui ella più che altra cosa amava, se dolorosa fu non è da dimandare; e dopo alquanto disse: “Voi faceste quello che disleale e malvagio cavalier dee fare; ché se io, non isforzandomi egli, l'avea del mio amor fatto signore e voi in questo oltraggiato, non egli ma io ne doveva la pena portare ... Messer Guiglielmo, vedendo questo, stordì forte e parvegli aver mal fatto; e temendo egli de' paesani e del conte di Proenza, fatti sellare i cavalli, andò via ... Solamente a Dioneo, avendo già il re fatto fine al suo dire, restava la sua fatica; il quale ciò conoscendo, e già dal re essendogli imposto, incominciò: –Le miserie degl'infelici amori raccontate, non che a voi, donne, ma a me hanno già contristati gli occhi e 'l petto, per che io sommamente disiderato ho che a capo se ne venisse ...
Decameron (pagina 88)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... La novella fu la mattina per tutto Salerno che Ruggieri era stato preso a imbolare in casa de' prestatori; il che la donna e la sua fante udendo, di tanta maraviglia e di sì nuova fur piene, che quasi eran vicine di far credere a se medesime che quello che fatto avevan la notte passata non l'avesser fatto ma avesser sognato di farlo: e oltre a questo del pericolo nel quale Ruggieri era la donna sentiva sì fatto dolore, che quasi n'era per impazzare ... ” La donna allora comprendendo ottimamente come il fatto stava, disse alla fante ciò che dal medico udito aveva e pregolla che allo scampo di Ruggieri dovesse dare aiuto, sì come colei che, volendo, a un'ora poteva Ruggieri scampare e servare l'onor di lei ... ” Disse il maestro: “E di che?” E la fante, non restando di lagrimar, disse: “Messer, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove più tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sì gliele diedi bere e la guastada riposi donde levata l'aveva; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto ... E certo io confesso che io feci male; ma chi è colui che alcuna volta mal non faccia? Io ne son molto dolente d'averlo fatto; non pertanto, per questo e per quello che poi ne seguì, Ruggieri n'è per perdere la persona, per che io quanto più posso vi priego che voi mi perdoniate e mi diate licenzia che io vada a aiutare, in quello che per me si potrà, Ruggieri ...
Decameron (pagina 89)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ma veggendo il re che il sole cominciava a farsi giallo e il termine della sua signoria era venuto, con assai piacevoli parole alle belle donne si scusò di ciò che fatto avea, cioè d'aver fatto ragionare di materia così fiera come è quella della infelicità degli amanti; e fatta la scusa, in piè si levò e della testa si tolse la laurea, e aspettando le donne a cui porre la dovesse, piacevolemente sopra il capo biondissimo della Fiammetta la pose dicendo:–Io pongo a te questa corona sì come a colei la quale meglio dell'aspra giornata d'oggi, che alcuna altra, con quella di domane queste nostre compagne racconsolar saprai ... – La Fiammetta, li cui capelli eran crespi, lunghi e d'oro e sopra li candidi e dilicati omeri ricadenti e il viso ritondetto con un color vero di bianchi gigli e di vermiglie rose mescolati tutto splendido, con due occhi in testa che parean d'un falcon pellegrino e con una boccuccia piccolina li cui labbri parevan due rubinetti, sorridendo rispose:– Filostrato, e io la prendo volentieri; e acciò che meglio t'aveggi di quel che fatto hai, infino a ora voglio e comando che ciascun s'apparecchi di dover doman ragionare di ciò che a alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse ... E da quella levatisi, sì come usati erano, al danzare e al cantar si diedono; e menando Filomena la danza disse la reina:– Filostrato, io non intendo deviare da' miei passati; ma sì come essi hanno fatto così intendo che per lo mio comandamento si canti una canzone; e per ciò che io son certa che tali sono le tue canzoni chenti sono le tue novelle, acciò che più giorni che questo non sien turbati de' tuoi infortunii, vogliamo che una ne dichi qual più ti piace ... Fatto m'ha conoscente dello 'nganno vedermi abbandonato da colei in cui sola sperava; ch'allora ch'io più esser mi pensava nella sua grazia e servidore a lei, senza mirare al danno del mio futuro affanno, m'accorsi lei aver l'altrui valore dentro raccolto e me cacciato fore ... Introduzione Era già l'oriente tutto bianco e li surgenti raggi per tutto il nostro emisperio avevan fatto chiaro, quando Fiammetta da' dolci canti degli uccelli, li quali la prima ora del giorno su per gli albuscelli tutti lieti cantavano, incitata sù si levò e tutte l'altre e i tre giovani fece chiamare; e con soave passo a' campi discesa, per l'ampia pianura su per le rugiadose erbe, infino a tanto che alquanto il sol fu alzato, con la sua compagnia, d'una cosa e d'altra con lor ragionando, diportando s'andò ... E quello ordinatamente e con letizia fatto, non dimenticato il preso ordine del danzare, e con gli strumenti e con le canzoni alquante danzette fecero ...
Decameron (pagina 98)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ma Crivello, conoscendo l'ora posta con Giannole esser venuta, disse seco: “Che curo io di costei? Se ella non starà cheta, ella potrà aver delle sue”; e fatto il segno posto andò a aprir l'uscio, e Giannole prestamente venuto con due de' compagni andò dentro, e trovata la giovane nella sala la presono per menarla via ... La mattina venuta, i parenti dell'una parte e dell'altra, avendo la verità del fatto sentita e conoscendo il male che a' presi giovani ne poteva seguire volendo Giacomino quello adoperare che ragionevolmente avrebbe potuto, furono a lui e con dolci parole il pregarono che alla ingiuria ricevuta dal poco senno de' giovani non guardasse tanto, quanto all'amore e alla benivolenza la qual credevano che egli a loro che il pregavano portasse, offerendo appresso se medesimi e i giovani che il male avevan fatto a ogni ammenda che a lui piacesse di prendere ... Giacomino, il quale de' suoi dì assai cose vedute avea e era di buon sentimento, rispose brievemente: “Signori, se io fossi a casa mia come io sono alla vostra, mi tengo io sì vostro amico, che né di questo né d'altro io non farei se non quanto vi piacesse; e oltre a questo più mi debbo a' vostri piaceri piegare in quanto voi a voi medisimi avete offeso, per ciò che questa giovane, forse come molti stimano, non è da Cremona né da Pavia, anzi è faentina, come che io né ella né colui da cui io l'ebbi non sapessimo mai di cui si fosse figliuola: per che di quello che pregate tanto sarà per me fatto quanto me ne imporrete ... E venuta nella età da marito, non m'è venuto fatto di poterla dare a persona che mi piaccia: fare'l volentieri anzi che altro caso simile a quel d'iersera me ne avvenisse ... ” Era quivi intra gli altri un Guiglielmino da Medicina, che con Guidotto era stato a questo fatto e molto ben sapeva la cui casa stata fosse quella che Guidotto avea rubata; e vedendolo ivi tra gli altri, gli s'accostò e disse: “Bernabuccio, odi tu ciò che Giacomin dice?” Disse Bernabuccio: “Sì, e testé vi pensava più, per ciò che io mi ricordo che in quegli rimescolamenti io perdei una figlioletta di quella età che Giacomin dice ...
Decameron (pagina 100)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Quivi subitamente tutti i palermitani, e uomini e donne, concorsero a vedere i due amanti: gli uomini tutti a riguardar la giovane si traevano e così come lei bella esser per tutto e ben fatta lodavano, così le donne, che a riguardare il giovane tutte correvano, lui d'altra parte esser bello e ben fatto sommamente commendavano ... ” E partitosi da lui comandò a coloro, a' quali imposto era di dovere questa cosa mandare a essecuzione, che senza altro comandamento del re non dovessero più avanti fare che fatto fosse; e senza dimorare, al re se n'andò ... Costoro, oltre a questo, son giovani che lungamente si sono amati insieme, e da amor costretti, e non da volere alla tua signoria far dispetto, questo peccato, se peccato dir si dee quel che per amor fanno i giovani, hanno fatto ... Perché dunque gli vuoi tu far morire dove con grandissimi piaceri e doni gli dovresti onorare?” Il re, udendo questo e rendendosi certo che Ruggieri il vero dicesse, non solamente che egli a peggio dovere operar procedesse ma di ciò che fatto avea gl'increbbe: per che incontanente mandò che i due giovani fossero dal palo sciolti e menati davanti da lui; e così fu fatto ...
Decameron (pagina 101)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Quivi alcuna volta, con assai discreto ordine e segreto, con gran consolazione insieme si ritrovarono; e sì andò la bisogna che la giovane ingravidò, il che molto fu e all'uno e all'altro discaro; per che ella molte arti usò per dovere contro al corso della natura disgravidare, né mai le poté venir fatto ... La giovane, acciò che a Pietro non fosse fatto male, compose una sua favola, in altre forme la verità rivolgendo ... E essendo dopo alcun dì dal capitano condannato che per la terra frustato fosse e poi appiccato per la gola, acciò che una medesima ora togliesse di terra i due amanti e il lor figliuolo, messere Amerigo, al quale per avere a morte condotto Pietro non era l'ira uscita, mise veleno in un nappo con vino e quello diede a un suo famigliare e un coltello ignudo con esso, e disse: “Va con queste due cose alla Violante e sì le dì da mia parte che prestamente prenda qual vuole l'una di queste due morti, o del veleno o del ferro: se non, che io nel cospetto di quanti cittadini ci ha la farò ardere sì come ella ha meritato; e fatto questo, piglierai il figliuolo pochi dì fa da lei partorito e, percossogli il capo al muro, il gitta a mangiare a' cani ...
Decameron (pagina 107)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... “Ecco belle cose! ecco buona e santa donna che costei dee essere! ecco fede d'onesta donna, che mi sarei confessata da lei, sì spirital mi parea! e peggio, che essendo ella oggimai vecchia dà molto buono essemplo alle giovani! Che maladetta sia l'ora che ella nel mondo venne e ella altressì che viver si lascia, perfidissima e rea femina che ella dee essere, universal vergogna e vitupero di tutte le donne di questa terra: la quale, gittata via la sua onestà e la fede promessa al suo marito e l'onor di questo mondo, lui, che è così fatto uomo e così onorevole cittadino e che così ben la trattava, per un altro uomo non s'è vergognata di vituperare e se medesima insieme con lui ... Alla quale Pietro postosi a seder di rimpetto disse: “Or tu maladicevi così testé la moglie d'Ercolano e dicevi che arder si vorrebbe e che ella era vergogna di tutte voi: come non dicevi di te medesima? o se di te dir non volevi, come ti sofferiva l'animo di dir di lei, sentendoti quello medesimo aver fatto che ella fatto avea? Certo niuna altra cosa vi t'induceva se non che voi siete tutte così fatte, e con l'altrui colpe guatate di ricoprire i vostri falli: che venir possa fuoco da cielo che tutte v'arda, generazion pessima che voi siete!” La donna, veggendo che egli nella prima giunta altro male che di parole fatto non l'avea e parendole conoscere lui tutto gongolare per ciò che per man tenea un così bel giovinetto, prese cuore e disse: “Io ne son molto certa che tu vorresti che fuoco venisse da cielo che tutte ci ardesse, sì come colui che se' così vago di noi come il can delle mazze; ma alla croce di Dio egli non ti verrà fatto ... – Elissa, ricevuto l'onore, sì come per adietro era stato fatto così fece ella: ché dato col siniscalco primieramente ordine a ciò che bisogno facea per lo tempo della sua signoria, con contentamento della brigata disse:–Noi abbiamo già molte volte udito che con be' motti o con risposte pronte o con avvedimenti presti molti hanno già saputo con debito morso rintuzzare gli altrui denti o i sopravegnenti pericoli cacciar via; e per ciò che la materia è bella e può essere utile, voglio che domane con l'aiuto di Dio infra questi termini si ragioni, cioè di chi, con alcun leggiadro motto tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno ... Ma essendo già di cantar le cicale ristate, fatto ogn'uom richiamare, a cena andarono; la quale con lieta festa fornita, a cantare e a sonare tutti si diedero ...
Decameron (pagina 116)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Li quali stati alla sua predica e avendo udito il nuovo riparo preso da lui e quanto da lungi fatto si fosse e con che parole, avevan tanto riso, che eran creduti smascellare ... E poi che partito si fu il vulgo, a lui andatisene, con la maggior festa del mondo ciò che fatto avevan gli discoprirono e appresso gli renderono la sua penna; la quale l'anno seguente gli valse non meno che quel giorno gli fosser valuti i carboni ... Senza che voi mi fareste un bello onore, essendo io stato ubidente a tutti, e ora, avendomi vostro re fatto, mi voleste la legge porre in mano, e di quello non dire che io avessi imposto ... E secondo che alcuna di lor poi mi ridisse, il piano, che nella valle era, così era ritondo come se a sesta fosse stato fatto, quantunque artificio della natura e non manual paresse: e era di giro poco più che un mezzo miglio, intorniato di sei montagnette di non troppa altezza, e in su la sommità di ciascuna si vedeva un palagio quasi in forma fatto d'un bel castelletto ...
Decameron (pagina 117)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... – –E come?–disse Dioneo–cominciate voi prima a far de' fatti che a dir delle parole?– Disse Pampinea:–Signor nostro, sì–, e distesamente gli narrò donde venivano e come era fatto il luogo e quanto di quivi distante e ciò che fatto avevano ... Appresso questo, fatto venir de' lumi e vino e confetti e alquanto riconfortatisi, comandò che ogn'uomo fosse in sul ballare; e avendo per suo volere Panfilo una danza presa, il re rivoltatosi verso Elissa le disse piacevolemente:–Bella giovane, tu mi facesti oggi onore della corona, e io il voglio questa sera a te fare della canzone; e per ciò una fa che ne dichi qual più ti piace ... Ma il re, che in buona tempera era, fatto chiamar Tindaro, gli comandò che fuori traesse la sua cornamusa, al suono della quale esso fece fare molte danze; ma essendo già molta parte di notte passata, a ciascun disse ch'andasse a dormire ...
Decameron (pagina 121)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E per ciò che altri che la madre del fanciullo non può essere a così fatto servigio, perché altri non c'impacciasse, qui ci serrammo; e ancora l'ha egli in braccio, e credom'io che egli non aspetti se non che il compagno suo abbia compiuto di dire l'orazioni, e sarebbe fatto per ciò che il fanciullo è già tutto tornato in sé ... ” Disse la donna: “Non andare, ché tu guasteresti ciò che s'è fatto; aspettati, io voglio vedere se tu vi puoi andare e chiamerotti ... ” A cui frate Rinaldo disse: “Fratel mio, tu hai buona lena e hai fatto bene ... E fatto ciò, secondo che alcuna volta era usata di fare, uscita di casa, alla casa del suo amante se n'andò e quivi infino alla mezzanotte dimorò ...
Decameron (pagina 122)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Va tornati là dove infino a ora se' stata: e abbi per certo che tu non ci tornerai mai infino a tanto che io di questa cosa, in presenza de' parenti tuoi e de' vicini, te n'avrò fatto quello onore che ti si conviene ... Ella, lasciato stare il parlar piano come infino allora aveva fatto, quasi gridando cominciò a dire: “Alla croce di Dio, ubriaco fastidioso, tu non c'enterai stanotte; io non posso più sofferire questi tuoi modi: egli convien che io faccia vedere a ogn'uomo chi tu se' e a che ora tu torni la notte a casa ... ” Tofano bestia, d'altra parte, diceva come il fatto era stato e minacciavala forte ... La donna co' suoi vicini diceva: “Or vedete che uomo egli è! Che direste voi se io fossi nella via come è egli, e egli fosse in casa come sono io? In fé di Dio che io dubito che voi non credeste che egli dicesse il vero: ben potete a questo conoscere il senno suo! Egli dice a punto che io ho fatto ciò che io credo che egli abbia fatto egli ... Posto aveva fine la Lauretta al suo ragionamento; e avendo già ciascun commendata la donna che ella bene avesse fatto e come a quel cattivo si conveniva, il re, per non perder tempo, verso la Fiammetta voltatosi, piacevolmente il carico le 'mpose del novellare; per la qual cosa ella così cominciò: –Nobilissime donne, la precedente novella mi tira a dovere similmente ragionar d'un geloso, estimando che ciò che si fa loro dalla lor donna, e massimamente quando senza cagione ingelosiscono, esser ben fatto ...
Decameron (pagina 123)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Per che, veggendosi a torto fare ingiuria al marito, s'avvisò a consolazion di se medesima di trovar modo, se alcuno ne potesse trovare, di far sì che a ragione le fosse fatto ... ” Il geloso prese di queste parole sospetto e pensossi di voler saper che peccati costei avesse fatti e avvisossi del modo nel quale ciò gli verrebbe fatto; e rispose che era contento ma che non volea che ella andasse a altra chiesa che alla cappella loro, e quivi andasse la mattina per tempo e confessassesi o dal cappellan loro o da qualche prete che il cappellan le desse e non da altrui, e tornasse di presente a casa ... ” Fatto adunque sembiante di non conoscerlo, gli si pose a sedere a' piedi ... ” Disse allora il geloso: “Madonna, questo è mal fatto e del tutto egli ve ne conviene rimanere ... ” A cui il geloso disse: “Madonna, non dubitate di questo, ché per certo io terrò sì fatto modo, che voi non ne sentirete mai parola da lui ... La donna tornò dalla chiesa e vide bene nel viso al marito che ella gli aveva data la mala pasqua; ma egli quanto poteva s'ingegnava di nasconder ciò che fatto avea e che saper gli parea ...
Decameron (pagina 128)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E come la fante nella sua camera rimessa ebbe, così prestamente il letto della sua rifece e quella tutta racconciò e rimise in ordine, come se quella notte niuna persona giaciuta vi fosse, e raccese la lampana e sé rivestì e racconciò, come se ancora a letto non si fosse andata; e accesa una lucerna e presi suoi panni, in capo della scala si pose a sedere e cominciò a cucire e a aspettare quello a che il fatto dovesse riuscire ... Li fratelli della donna, che eran tre, e la madre di lei, sentendo che Arriguccio era, tutti si levarono e fatto accendere de' lumi vennero a lui e domandaronlo quello che egli a quella ora e così solo andasse cercando ... A' quali Arriguccio, cominciandosi dallo spago che trovato aveva legato al dito del piè di monna Sismonda, infino all'ultimo di ciò che trovato e fatto avea narrò loro; e per fare loro intera testimonianza di ciò che fatto avesse, i capelli che alla moglie tagliati aver credeva lor pose in mano, aggiugnendo che per lei venissero e quel ne facessero che essi credessero che al loro onore appartenesse, per ciò che egli non intendeva di mai più in casa tenerla ... Il che veggendo la madre di loro, piagnendo gl'incominciò a seguitare or l'uno e or l'altro pregando che non dovessero queste cose così subitamente credere senza vederne altro o saperne, per ciò che il marito poteva per altra cagione esser crucciato con lei e averle fatto male e ora apporle questo per iscusa di sé; dicendo ancora che ella si maravigliava forte come ciò potesse essere avvenuto, per ciò che ella conosceva ben la sua figliuola, sì come cole' che infino da piccolina l'aveva allevata, e molte altre parole simiglianti ... Le quali cose e vedendo e udendo i fratelli e la madre cominciarono verso d'Arriguccio a dire: “Che vuoi tu dire, Arriguccio? Questo non è già quello che tu ne venisti a dire che avevi fatto: e non sappiam noi come tu ti proverrai il rimanente ... Io credo fermamente che ciò che egli v'ha detto gli sia intervenuto e abbial fatto, e udite come ...
Decameron (pagina 131)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... La donna, disiderosa di farlo più sicuro e parendole ancora ogni ora mille che con lui fosse, volendo quello che proferto gli avea attenergli, fatto sembiante d'essere inferma e essendo un dì appresso mangiare da Nicostrato visitata, non veggendo con lui altro che Pirro, il pregò per alleggiamento della sua noia che aiutar la dovessero a andare infino nel giardino ... Per che Nicostrato dall'un de' lati e Pirro dall'altro presala, nel giardin la portarono e in un pratello a piè d'un bel pero la posarono: dove stati alquanto sedendosi, disse la donna, che già avea fatto informar Pirro di ciò che avesse a fare: “Pirro, io ho gran disidero d'avere di quelle pere, e però montavi suso e gittane giù alquante ... Per che di certo la magagna di questo trasvedere dee procedere del pero; per ciò che tutto il mondo non m'avrebbe fatto discredere che voi qui non foste con la vostra donna carnalmente giaciuto, se io non udissi dire a voi che egli vi fosse paruto che io facessi quello che io so certissimamente che io non pensai, non che io facessi mai ... ” Nicostrato, al quale vero parea ciò che dicea l'uno e l'altro, che essi quivi dinanzi a lui mai a tale atto non si dovessero esser condotti, lasciate stare le parole e le riprensioni di tal maniera, cominciò a ragionare della novità del fatto e del miracolo della vista che così si cambiava a chi sù vi montava ...
Decameron (pagina 134)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... gli disse: “Io son per fare un mio fatto per lo quale mi bisognan fiorini dugento d'oro, li quali io voglio che tu mi presti con quello utile che tu mi suogli prestar degli altri ... Commendavano igualmente e gli uomini e le donne ciò che Gulfardo fatto aveva alla 'ngorda melanese, quando la reina a Panfilo voltatasi sorridendo gl'impose ch'el seguitasse; per la qual cosa Panfilo incominciò: –Belle donne, a me occorre di dire una novelletta contro a coloro li quali continuamente n'offendono senza poter da noi del pari essere offesi, cioè contro a' preti, li qual sopra le nostre mogli hanno bandita la croce, e par loro non altramenti aver guadagnato il perdono di colpa e di pena, quando una se ne posson metter sotto, che se d'Allessandria avessero il soldano menato legato a Vignone ... A cui Bentivegna rispose: “Gnaffé, sere, in buona verità io vo infino a città per alcuna mia vicenda: e porto queste cose a ser Bonaccorri da Ginestreto, ché m'aiuti di non so che m'ha fatto richiedere per una comparigione del parentorio per lo pericolator suo il giudice del dificio ... ” Bentivegna disse che sarebbe fatto; e venendosene verso Firenze, si pensò il prete che ora era tempo d'andare alla Belcolore e di provar sua ventura; e messasi la via tra' piedi non ristette sì fu a casa di lei; e entrato dentro disse: “Dio ci mandi bene: chi è di qua?” La Belcolore, che era andata in balco, udendol disse: “O sere, voi siate il ben venuto: che andate voi zaconato per questo caldo?” Il prete rispose: “Se Dio mi dea bene, che io mi veniva a star con teco un pezzo, per ciò che io trovai l'uom tuo che andava a città ...
Decameron (pagina 135)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” “Deh!” disse il prete “non mi fare ora andare infino a casa, ché vedi che ho così ritta la ventura testé che non c'è persona, e forse quand'io ci tornassi ci sarebbe chi che sia che c'impaccerebbe: e io non so quando e' mi si venga così ben fatto come ora ... Quivi, pensando che quanti moccoli ricoglieva in tutto l'anno d'offerta non valeva la metà di cinque lire, gli parve aver mal fatto e pentessi d'avere lasciato il tabarro e cominciò a pensare in che modo riaver lo potesse senza costo ... E per ciò che alquanto era maliziosetto, s'avisò troppo bene come dovesse fare a riaverlo, e vennegli fatto: per ciò che il dì seguente, essendo festa, egli mandò un fanciullo d'un suo vicino in casa questa monna Belcolore, e mandolla pregando che le piacesse di prestargli il mortaio suo della pietra, per ciò che desinava la mattina con lui Binguccio dal Poggio e Nuto Buglietti, sì che egli voleva far della salsa ... ” La Belcolore brontolando si levò, e andatasene al soppediano ne trasse il tabarro e diello al cherico e disse: “Dirai così al sere da mia parte: «La Belcolor dice che fa prego a Dio che voi non pesterete mai più salsa in suo mortaio: non l'avete voi sì bello onor fatto di questa ... Finita la novella di Panfilo, della quale le donne avevano tanto riso che ancora ridono, la reina a Elissa commise che seguitasse; la quale ancora ridendo incominciò: –Io non so, piacevoli donne, se egli mi si verrà fatto di farvi con una mia novelletta non men vera che piacevole tanto ridere quanto ha fatto Panfilo con la sua: ma io me ne ingegnerò ...
Decameron (pagina 139)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Fatto aveva Emilia fine al suo ragionamento, essendo stata la vedova donna commendata da tutti, quando la reina a Filostrato guardando disse:–A te viene ora il dover dire ... Come voi tutte potete avere udito, nella nostra città vegnono molto spesso rettori marchigiani, li quali generalmente sono uomini di povero cuore e di vita tanto strema e tanto misera, che altro non pare ogni lor fatto che una pidocchieria: e per questa loro innata miseria e avarizia menan seco e giudici e notari che paiono uomini levati più tosto dall'aratro o tratti dalla calzoleria, che delle scuole delle leggi ... Costoro dalla lungi cominciarono a ridere di questo fatto: e fattisi più vicini alle panche sopra le quali messer lo giudice stava, vider che sotto quelle panche molto leggiermente si poteva andare, e oltre a ciò videro rotta l'asse sopra la quale messer lo giudicio teneva i piedi, tanto che a grande agio vi si poteva mettere la mano e 'l braccio ... Maso, dall'un de' lati accostatosi a messer lo giudice, il prese per lo lembo della guarnacca; e Ribi accostatosi dall'altro e fatto il simigliante, incominciò Maso a dire: “Messer, o messere: io vi priego per Dio che, innanzi che cotesto ladroncello, che v'è costì dallato, vada altrove, che voi mi facciate rendere un mio paio d'uose le quali egli m'ha imbolate, e dice pur di no; e io il vidi, non è ancora un mese, che le faceva risolare ... Il quale, questo fatto sentendo e non sappiendo che ciò si fosse, volendosi tirare i panni dinanzi e ricoprirsi e porsi a sedere, Maso dall'un lato e Ribi dall'altro pur tenendolo e gridando forte: “Messer, voi fate villania a non farmi ragione e non volermi udire e volervene andare altrove; di così piccola cosa, come questa è, non si dà libello in questa terra”, e tanto in queste parole il tennero per li panni, che quanti nella corte n'erano s'accorsero essergli state tratte le brache ... Ribi, parendogli avere assai fatto, disse: “Io fo boto a Dio d'aiutarmene al sindacato!” E Maso d'altra parte, lasciatagli la guarnacca, disse: “No, io ci pur verrò tante volte, che io non vi troverò così impacciato come voi siete paruto stamane”, e l'uno in qua e l'altro in là, come più tosto poterono, si partirono ... Messer lo giudice, tirate in sù le brache in presenza d'ogni uomo, come se da dormir si levasse, accorgendosi pure allora del fatto, domandò dove fossero andati quegli che dell'uose e della valigia avevan quistione; ma non ritrovandosi, cominciò a giurare per le budella di Dio che e' gli conveniva cognoscere e saper se egli s'usava a Firenze di trarre le brache a' giudici quando sedevano al banco della ragione ... Il podestà d'altra parte, sentitolo, fece un grande schiamazzio: poi per suoi amici mostratogli che questo non gli era fatto se non per mostrargli che i fiorentin conoscevano che, dove egli doveva aver menati giudici, egli aveva menati becconi per averne miglior mercato, per lo migliore si tacque, né più avanti andò la cosa per quella volta ...
Decameron (pagina 148)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Alla quale il Zeppa disse: “Vedi, donna, tu hai fatto male; il quale se tu vuogli che io ti perdoni, pensa di far compiutamente quello che io t'imporrò, il che è questo ... Io voglio che tu dichi a Spinelloccio che domattina in su l'ora della terza egli truovi qualche cagione di partirsi da me e venirsene qui a te; e quando egli ci sarà, io tornerò, e come tu mi senti così il fa entrare in questa cassa e serracel dentro: poi quando questo fatto avrai, e io ti dirò il rimanente che a fare avrai; e di far questo non aver dottanza niuna, ché io ti prometto che io non gli farò male alcuno ... ” Spinelloccio disse: “Non fa forza; io ho altressì a parlar seco d'un mio fatto, sì che egli mi vi convien pure essere a buona ora ... ” La donna, udendo questo, e dopo molte riconfermazioni fattelene dal Zeppa credendol, disse: “Zeppa mio, poi che sopra me dee cadere questa vendetta, e io son contenta, sì veramente che tu mi facci, di questo che far dobbiamo, rimanere in pace con la tua donna, come io, non obstante quello che ella m'ha fatto, intendo di rimaner con lei ... E lungo sarebbe a dire qual più di lor due si vergognò, o Spinelloccio vedendo il Zeppa e sappiendo che egli sapeva ciò che fatto aveva, o la donna vedendo il suo marito e conoscendo che egli aveva e udito e sentito ciò che ella sopra il capo fatto gli aveva ... – 9 Maestro Simone medico da Bruno e da Buffalmacco, per esser fatto d'una brigata che va in corso, fatto andar di notte in alcun luogo, è da Buffalmacco gittato in una fossa di bruttura e lasciatovi ... Poi che le donne alquanto ebber cianciato dello accomunar le mogli fatto da' due sanesi, la reina, alla qual sola restava a dire per non fare iniuria a Dioneo, incominciò: –Assai bene, amorose donne, si guadagnò Spinelloccio la beffa che fatta gli fu dal Zeppa; per la qual cosa non mi pare che agramente sia da riprendere, come Pampinea volle poco innanzi mostrare, chi fa beffa alcuna a colui che la va cercando o che la si guadagna ...
Decameron (pagina 154)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” “Oimè!” disse la donna “Salabaetto mio, ben conosco che il tuo è vero e perfetto amore verso di me, quando, senza aspettar d'esser richesto, di così gran quantità di moneta in così fatto bisogno liberamente mi sovieni ... Come la donna ebbe i denari, così s'incominciarono le 'ndizioni a mutare; e dove prima era libera l'andata alla donna ogni volta che a Salabaetto era in piacere, così incominciaron poi a sopravenire delle cagioni per le quali non gli veniva delle sette volte l'una fatto il potervi entrare, né quel viso né quelle carezze né quelle feste più gli eran fatte che prima ... Laonde, avvedendosi Salabaetto dell'arte della malvagia femina e del suo poco senno e conoscendo che di lei niuna cosa più che le si piacesse di questo poteva dire, sì come colui che di ciò non aveva né scritta né testimonio, e vergognandosi di ramaricarsene con alcuno, sì perché n'era stato fatto avveduto dinanzi e sì per le beffe le quali meritamente della sua bestialità n'aspettava, dolente oltre modo seco medesimo la sua sciocchezza piagnea ... Era quivi in quei tempi nostro compar Pietro dello Canigiano, trasorier di madama la 'mperatrice di Constantinopoli, uomo di grande intelletto e di sottile ingegno, grandissimo amico e di Salabaetto e de' suoi: col quale, sì come con discretissimo uomo, dopo alcun giorno Salabaetto dolendosi raccontò ciò che fatto aveva e il suo misero accidente e domandogli aiuto e consiglio in fare che esso quivi potesse sostentar la sua vita, affermando che mai a Firenze non intendeva di ritornare ... Il Canigiano, dolente di queste cose, disse: “Male hai fatto, mal ti se' portato, male hai i tuoi maestri ubiditi, troppi denari a un tratto hai spesi in dolcitudine: ma che? Fatto è, vuolsi vedere altro”; e, sì come avveduto uomo, prestamente ebbe pensato quello che era da fare e a Salabaetto il disse; al quale piacendo il fatto, si mise in avventura di volerlo seguire ... E il legaggio delle balle dato a' doganieri e similmente il costo delle botti e fatto ogni cosa scrivere a sua ragione, quelle mise ne' magazzini, dicendo che infino che altra mercatantia, la quale egli aspettava, non veniva, quelle non voleva toccare ... Egli è tanto e tale l'amor che io vi porto, che io ho fatto vendere la maggior parte delle mie possessioni: e ho al presente recata qui tanta mercatantia che vale oltre a dumilia fiorini e aspettone di Ponente tanta che varrà oltre a tremilia; e intendo di fare in questa terra un fondaco e di starmi qui per esservi sempre presso, parendomi meglio stare del vostro amore che io creda che stea alcuno innamorato del suo ...
Decameron (pagina 155)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Salabaetto non fu mai sì lieto, e annoveratigli e trovatigli cinquecento e ripostigli, disse: “Madonna, io conosco che voi dite vero, ma voi n'avete fatto assai: e dicovi che per questo e per l'amore che io vi porto voi non ne vorreste da me per niun vostro bisogno quella quantità che io potessi fare, che io non ve ne servissi; e come io ci sarò acconcio voi ne potrete essere alla pruova ... Egli, poi che una buona pezza s'ebbe fatto pregare, disse: “Io son diserto per ciò che il legno, sopra il quale è la mercatantia che io aspettava, è stato preso da' corsari di Monaco e riscattasi diecemilia fiorin d'oro, de' quali ne tocca a pagare a me mille, e io non ho un denaio, per ciò che li cinquecento che mi rendeste incontanente mandai a Napoli a investire in tele per far venir qui ... La donna disse che questo era ben detto, e era assai buona sicurtà; e per ciò, come il dì fu venuto, ella mandò per un sensale di cui ella si confidava molto e, ragionato con lui questo fatto, gli diè mille fiorin d'oro li quali il sensale prestò a Salabaetto e fece in suo nome scrivere alla dogana ciò che Salabaetto dentro v'avea; e fattesi loro scritte e contrascritte insieme e in concordia rimasi, attesero a' loro altri fatti ... E pagato Pietro e ogni altro a cui alcuna cosa doveva, più dì col Canigiano si diè buon tempo dello inganno fatto alla ciciliana; poi di quindi, non volendo più mercatante essere, se ne venne a Ferrara ...
Decameron (pagina 157)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Costei dice che di cosa che io senta io non faccia motto: o se essi mi cacciasser gli occhi o mi traessero i denti o mozzassermi le mani o facessermi alcuno altro così fatto giuoco, a che sare' io? come potre' io star cheto? E se io favello, e' mi conosceranno e per avventura mi faranno male; ma come che essi non me ne facciano, io non avrò fatto nulla, ché essi non mi lasceranno con la donna; e la donna dirà poi che io abbia rotto il suo comandamento e non farà mai cosa che mi piaccia ... E essendo di tale accidente molto lieta e lodando Idio che dallo 'mpaccio di costoro tolta l'avea, se ne tornò dentro e andossene in camera, affermando con la fante senza alcun dubbio ciascun di costoro amarla molto, poscia quello avevan fatto, sì come appariva, che ella loro aveva imposto ... Nondimeno ciascun de' due amanti, significato alla donna ciò che fatto avea e quello che era intervenuto e con questo scusandosi se fornito non avean pienamente il suo comandamento, la sua grazia e il suo amore adimandava ...
Decameron (pagina 159)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Calandrino allora disse: “Deh! sì, compagno mio, vavvi e sappimi ridire come il fatto sta, ché io mi sento non so che dentro ... ” Bruno, andatose al maestro Simone, vi fu prima che la fanticella che il segno portava e ebbe informato maestro Simon del fatto; per che, venuta la fanticella e il maestro, veduto il segno, disse alla fanticella: “Vattene e dì a Calandrino che egli si tenga ben caldo, e io verrò a lui incontanente e dirogli ciò che egli ha e ciò che egli avrà a fare ... ” Come Calandrino udì questo, dolorosamente cominciò a gridare e a dire: “Oimè! Tessa, questo m'hai fatto tu, che non vuogli stare altro che di sopra: io il ti diceva bene!” La donna, che assai onesta persona era, udendo così dire al marito tutta di vergogna arrossò; e bassata la fronte senza risponder parola s'uscì della camera ... Ma pure, a lungo andare, raccomandandosi Calandrino al medico e pregandolo che in questo gli dovesse dar consiglio e aiuto, gli disse il maestro: “Calandrino, io non voglio che tu ti sgomenti, ché, lodato sia Idio, noi ci siamo sì tosto accorti del fatto, che con poca fatica e in pochi dì ti dilibererò; ma conviensi un poco spendere ... Calandrino bevé tre mattine della chiarea; e il medico venne da lui, e i suoi compagni, e toccatogli il polso gli disse: “Calandrino, tu se' guerito senza fallo; e però sicuramente oggimai va a fare ogni tuo fatto, né per questo star più in casa ... ” Calandrino lieto, levatosi, s'andò a fare i fatti suoi, lodando molto, ovunque con persona a parlar s'avveniva, la bella cura che di lui il maestro Simone aveva fatta, d'averlo fatto in tre dì senza alcuna pena spregnare; e Bruno e Buffalmacco e Nello rimaser contenti d'aver con ingegni saputa schernire l'avarizia di Calandrino, quantunque monna Tessa, avvedendosene, molto col marito ne brontolasse ...
Decameron (pagina 160)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E fatto questo al padre sentire, con lui ordinò d'avere a un'ora ciò che in sei mesi gli dovesse dare, acciò che vestir si potesse e fornir di cavalcatura e andare orrevole ... E ecco venire in camiscia il Fortarrigo, il quale per torre i panni, come fatto aveva i denari, veniva: e veggendo l'Angiulieri in concio di cavalcar, disse: “Che è questo, Angiulieri? vogliancene noi andare ancora? Deh aspettati un poco: egli dee venir qui testeso uno che ha pegno il mio farsetto per trentotto soldi: son certo che egli cel renderà per trentacinque pagandol testé ... Al quale il Fortarrigo, in una sottil malizia entrato, così in camiscia cominciò a trottar dietro: e essendo già ben due miglia andato pur del farsetto pregando, andandone l'Angiulier forte per levarsi quella seccaggine dagli orecchi, venner veduti al Fortarrigo lavoratori in un campo vicini alla strada dinanzi all'Angiulieri; a' quali il Fortarrigo gridando forte incominciò a dire: “Pigliatel, pigliatelo!” Per che essi con vanga e chi con marra nella strada paratisi dinanzi all'Angiulieri, avvisando che rubato avesse colui che in camiscia dietro gli veniva gridando, il ritennero e presono: al quale, per dir loro chi egli fosse e come il fatto stesse, poco giovava ...
Decameron (pagina 165)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” E senza mettere indugio al fatto, partitosi da Biondello, con un saccente barattier si convenne del prezzo; e datogli un bottaccio di vetro il menò vicino della loggia de' Cavicciuli e mostrogli in quella un cavaliere chiamato messer Filippo Argenti, uom grande e nerboruto e forte, sdegnoso, iracundo e bizzarro più che altro, e dissegli: “Tu te n'andrai a lui con questo fiasco in mano e dira'gli così: ‘Messere, a voi mi manda Biondello, e mandavi pregando che vi piaccia d'arubinargli questo fiasco del vostro buon vin vermiglio, ch'e' si vuole alquanto sollazzar con suoi zanzeri’; e sta bene accorto che egli non ti ponesse le mani addosso, per ciò che egli ti darebbe il mal dì, e avresti guasti i fatti miei ... ” Partitosi Biondello, Ciacco gli andò appresso per vedere come il fatto andasse ... “Oimè! messer, “ disse Biondel “che è questo?” Messer Filippo, presolo per li capelli e stracciatagli la cuffia in capo e gittato il cappuccio per terra e dandogli tuttavia forte, diceva: “Traditore, tu il vedrai bene ciò che questo è: che ‘arrubinatemi’ e che ‘zanzari’ mi mandi tu dicendo a me? paioti io fanciullo da dovere essere uccellato?” E così dicendo con le pugna, le quali aveva che parevan di ferro, tutto il viso gli ruppe né gli lasciò in capo capello che ben gli volesse; e, convoltolo per lo fango, tutti i panni indosso gli stracciò; e sì a questo fatto si studiava, che pure una volta dalla prima innanzi non gli poté Biondello dire una parola né domandare perché questo gli facesse ... Alla fine, avendol messer Filippo ben battuto e essendogli molti dintorno, alla maggior fatica del mondo gliele trasser di mano così rabbuffato e malconcio com'era; e dissergli perché messer Filippo questo avea fatto, riprendendolo di ciò che mandato gli aveva dicendo, e dicendogli che egli doveva bene oggimai cognoscere messer Filippo e che egli non era uomo da motteggiar con lui ...
Decameron (pagina 167)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Ma pure al fatto dell'albergo, non avendo compar Pietro se non un piccol letticello nel quale con la sua bella moglie dormiva, onorar nol poteva come voleva, ma conveniva che, essendo in una sua stalletta allato all'asino suo allogata la cavalla di donno Gianni, che egli allato a lei sopra alquanto di paglia si giacesse ... ” Compar Pietro, che era anzi grossetto uom che no, credette questo fatto e accordossi al consiglio e, come meglio seppe, cominciò a sollicitar donno Gianni che questa cosa gli dovesse insegnare; donno Gianni s'ingegnò assai di trarre costui di questa sciocchezza, ma pur non potendo disse: “Ecco, poi che voi pur volete, domattina ci leveremo, come noi sogliamo, anzi dì e io vi mosterrò come si fa ... ” Compar Pietro e comar Gemmata, a pena avendo la notte dormito con tanto desidero questo fatto aspettavano, come vicino a dì fu, si levarono e chiamarono donno Gianni, il quale, in camiscia levatosi, venne nella cameretta di compar Pietro e disse: “Io non so al mondo persona a cui io questo facessi se non a voi, e per ciò, poi che vi pur piace, io il farò: vero è che far vi conviene quello che io vi dirò, se voi volete che venga fatto ... Appresso donno Gianni fece spogliare ignudanata comar Gemmata e fecela stare con le mani e co' piedi in terra a guisa che stanno le cavalle, ammaestrandola similmente che di cosa che avvenisse motto non facesse; e con le mani cominciandole a toccare il viso e la testa cominciò a dire: “Questa sia bella testa di cavalla”; e toccandole i capelli disse: “Questi sieno belli crini di cavalla”; e poi toccandole le braccia disse: “E queste sieno belle gambe e belli piedi di cavalla”; poi toccandole il petto e trovandolo sodo e tondo, risvegliandosi tale che non era chiamato e sù levandosi, disse: “E questo sia bel petto di cavalla”; e così fece alla schiena e al ventre e alle groppe e alle cosce e alle gambe; e ultimamente, niuna cosa restandogli a fare se non la coda, levata la camiscia e preso il pivuolo col quale egli piantava gli uomini e prestamente nel solco per ciò fatto messolo, disse: “E questa sia bella coda di cavalla ... ” Compar Pietro, che attentamente infino allora aveva ogni cosa guardata, veggendo questa ultima e non parendonegli bene disse: “O donno Gianni, io non vi voglio coda, io non vi voglio coda!” Era già l'umido radicale per lo quale tutte le piante s'appiccano venuto, quando donno Gianni tiratolo indietro disse: “Oimè, compar Pietro, che hai tu fatto? non ti diss'io che tu non facessi motto di cosa che tu vedessi? La cavalla era per esser fatta, ma tu favellando hai guasta ogni cosa, né più ci ha modo da poterla rifare oggimai ... Ma essendo le novelle finite e il sole già cominciando a intiepidire, e la reina conoscendo il fine della sua signoria esser venuto, in piè levatasi e trattasi la corona, quella in capo mise a Panfilo, il quale solo di così fatto onore restava a onorare, ...
Decameron (pagina 170)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Ghino adunque, avendogli de' suoi arnesi medesimi e alla sua famiglia fatta acconciare una bella camera e fatto apparecchiare un gran convito, al quale con molti uomini del castello fu tutta la famiglia dello abate, a lui se n'andò la mattina seguente e dissegli: “Messere, poi che voi ben vi sentite, tempo è d'uscire d'infermeria”; e per la man presolo, nella camera apparecchiatagli nel menò, e in quella co' suoi medesimi lasciatolo, a far che il convito fosse magnifico attese ... ” Maravigliossi l'abate che in un rubator di strada fosser parole sì libere: e piacendogli molto, subitamente la sua ira e lo sdegno caduti, anzi in benivolenzia mutatisi, col cuore amico di Ghino divenuto, il corse a abbracciar dicendo: “Io giuro a Dio che, per dover guadagnar l'amistà d'uno uomo fatto come omai io giudico che tu sii, io sofferrei di ricevere troppo maggiore ingiuria che quella che infino a qui paruta m'è che tu m'abbi fatta ... Maladetta sia la fortuna, la quale a sì dannevole mestier ti costrigne!” E appresso questo, fatto delle sue molte cose pochissime e oportune prendere e de' cavalli similemente, e l'altre lasciategli tutte, a Roma se ne tornò ... Aveva il Papa saputa la presura dello abate: e come che molto gravata gli fosse, veggendolo il domandò come i bagni fatto gli avesser pro: al quale l'abate sorridendo rispose: “Santo Padre, io trovai più vicino che' bagni un valente medico, il quale ottimamente guerito m'ha”; e contogli il modo, di che il Papa rise: al quale l'abate, seguitando il suo parlare, da magnifico animo mosso, domandò una grazia ... Venne adunque Ghino, fidato, come allo abate piacque, a corte; né guari appresso del Papa fu che egli il reputò valoroso, e riconciliatoselo gli donò una gran prioria di quelle dello Spedale, di quello avendol fatto far cavaliere; la quale egli, amico e servidore di santa Chiesa e dello abate di Clignì, tenne mentre visse ... Simil cosa a miracolo per certo pareva a tutti avere udito, cioè che un cherico alcuna cosa magnificamente avesse operata; ma riposandosene già il ragionare delle donne, comandò il re a Filostrato che procedesse; il quale prestamente incominciò: –Nobili donne, grande fu la magnificenzia del re di Spagna e forse cosa più non udita già mai quella dell'abate di Clignì; ma forse non meno maravigliosa cosa vi parrà l'udire che uno, per liberalità usare a un altro che il suo sangue, anzi il suo spirito, disiderava, cautamente a dargliele si disponesse: e fatto l'avrebbe se colui prender l'avesse voluto, sì come io in una mia novelletta intendo di dimostrarvi ... E fatto fare un palagio simile a quello di Natan, cominciò a fare le più smisurate cortesie che mai facesse alcuno altro a chi andava o veniva per quindi; e sanza dubbio in piccol tempo assai divenne famoso ...
Decameron (pagina 174)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Che adunque qui, benigne donne, direte? estimerete l'aver donato un re lo scettro e la corona, e uno abate senza suo costo avere rinconciliato un malfattore al Papa, o un vecchio porgere la sua gola al coltello del nimico, essere stato da aguagliare al fatto di messer Gentile? Il quale giovane e ardente, e giusto titolo parendogli avere in ciò che la tracutaggine altrui aveva gittato via e egli per la sua buona fortuna aveva ricolto, non solo temperò onestamente il suo fuoco, ma liberalmente quello che egli soleva con tutto il pensier disiderare e cercare di rubare, avendolo, restituì ... ” Disse la buona femina: “Che è quello, madonna, che voi disiderate ch'el faccia?” Rispose la donna: “Quello che io disidero è questo: io voglio, del mese di gennaio che viene, appresso di questa terra un giardino pieno di verdi erbe, di fiori e di fronzuti albori, non altrimenti fatto che se di maggio fosse; il quale dove egli non faccia, né te né altri mi mandi mai più, per ciò che, se più mi stimolasse, come io infino a qui del tutto al mio marito e a' miei parenti tenuto ho nascoso, così, dolendomene loro, di levarlomi da dosso m'ingegnerei ... Il quale come messere Ansaldo lietissimo ebbe veduto, fatto cogliere de' più be' frutti e de' più be' fior che v'erano, quegli occultamente fé presentare alla sua donna e lei invitare a vedere il giardino da lei adomandato, acciò che per quel potesse lui amarla conoscere e ricordarsi della promission fattagli e con saramento fermata, e come leal donna poi procurar d'attenergliele ... Il quale udendo la sua donna a lui esser venuta si maravigliò forte; e levatosi e fatto il nigromante chiamare gli disse: “Io voglio che tu vegghi quanto di bene la tua arte m'ha fatto acquistare”; e incontro andatile, senza alcun disordinato appetito seguire, con reverenza onestamente la ricevette, e in una bella camera a un gran ...
Decameron (pagina 181)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... mortali sia degl'iddii immortali disposizione e provedimento, e per questo vogliono alcuni esser di necessità ciò che ci si fa o farà mai, quantunque alcuni altri sieno che questa necessità impongano a quel ch'è fatto solamente ... Ma per ciò che il parlare della segreta providenzia e intenzion degl' iddii pare a molti duro e grave a comprendere, presupponendo che essi di niuno nostro fatto s'impaccino, mi piace di condiscendere a' consigli degli uomini; de' quali dicendo, mi converrà far due cose molto a' miei costumi contrarie ... vostri ramarichii, più da furia che da ragione incitati, con continui mormorii, anzi romori, vituperano, mordono e dannano Gisippo per ciò che colei m'ha data per moglie col suo consiglio, che voi a lui col vostro avavate data, là dove io estimo che egli sia sommamente da commendare; e le ragioni son queste: l'una perché egli ha fatto quello che amico dee fare; l'altra perché egli ha più saviamente fatto che voi non avavate ... E che quello che io dico sia vero e più da commendare che quello che voi fatto avavate, riguardisi a parte a parte ... Non usa ora la fortuna di nuovo varie vie e istrumenti nuovi a recare le cose agli effetti diterminati? Che ho io a curare se il calzolaio più tosto che il filosofo avrà d'un mio fatto secondo il suo giudicio disposto o in occulto o in palese, se il fine è buono? Debbomi io ben guardare, se il calzolaio non è discreto, che egli più non ne possa fare, e ringraziarlo del fatto ...
Decameron (pagina 182)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Nelle quali quanto scioccamente facciate io non intendo al presente di più aprirvi, ma come amici vi consigliare che si pongan giuso gli sdegni vostri, e i crucci presi si lascino tutti e che Sofronia mi sia restituita, acciò che io lietamente vostro parente mi parta e viva vostro: sicuri di questo che, o piacciavi o non piacciavi quel che è fatto, se altramenti operare intendeste, io vi torrò Gisippo, e senza fallo, se a Roma pervengo, io riavrò colei che è meritamente mia, mal grado che voi n'abbiate; e quanto lo sdegno de' romani animi possa, sempre nimicandovi, vi farò per esperienza conoscere ... Al quale egli per la miseria nella quale era non ardì di far motto ma ingegnossi di farglisi vedere, acciò che Tito ricognoscendolo il facesse chiamare; per che, passato oltre Tito e a Gisippo parendo che egli veduto l'avesse e schifatolo, ricordandosi di ciò che già per lui fatto aveva, sdegnoso e disperato si dipartì ... Alla qual grotta due, li quali insieme erano la notte andati a imbolare, col furto fatto andarono in sul matutino e a quistion venuti, l'uno, che era più forte, uccise l'altro e andò via ... La qual cosa avendo Gisippo sentita e veduta, gli parve alla morte molto da lui disiderata, senza uccidersi egli stesso, aver trovata via; e per ciò senza partirsi tanto stette che i sergenti della corte, che già il fatto aveva sentito, vi vennero e Gisippo furiosamente ne menarono preso ... Il quale essaminato confessò sé averlo ucciso, né mai poi esser potuto della grotta partirsi; per la qual cosa il pretore, che Marco Varrone era chiamato, comandò che fosse fatto morire in croce, sì come allora s'usava ...
Decameron (pagina 183)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Quale amore, qual richezza, qual parentado avrebbe il fervore, le lagrime e' sospiri di Tito con tanta efficacia fatte a Gisippo nel cuor sentire, che egli per ciò la bella sposa gentile e amata da lui avesse fatta divenir di Tito, se non costei? Quali leggi, quali minacce, qual paura le giovenili braccia di Gisippo ne' luoghi solitari, ne' luoghi oscuri, nel letto proprio avrebbe fatto astenere dagli abbracciamenti della bella giovane, forse talvolta invitatrice, se non costei? Quali stati, quai meriti, quali avanzi avrebbon fatto Gisippo non curar di perdere i suoi parenti e quei di Sofronia, non curar de' disonesti mormorii del popolazzo, non curar delle beffe e degli scherni per sodisfare all'amico, se non costei? E d'altra parte, chi avrebbe Tito senza alcuna diliberazione, possendosi egli onestamente infignere di vedere, fatto prontissimo a procurar la propria morte per levar Gisippo dalla croce la quale egli stesso si procacciava, se non costei? Chi avrebbe Tito senza alcuna dilazione fatto liberalissimo a comunicare il suo ampissimo patrimonio con Gisippo al quale la fortuna il suo aveva tolto, se non costei? Chi avrebbe Tito senza alcuna suspizione fatto ferventissimo a concedere la propria sorella a Gisippo, il quale vedeva poverissimo e in estrema miseria posto, se non costei? Disiderino adunque gli uomini la moltitudine de' consorti, le turbe de' fratelli e la gran quantità de' figliuoli e con gli lor denari il numero de' servidori s'acrescano; e non guardino, qualunque s'è l'un di questi, ogni menomo suo pericolo più temere che sollecitudine aver di tor via i grandi del padre o del fratello o del signore, dove tutto il contrario far si vede all'amico ... – 9 Il Saladino in forma di mercatante è onorato da messer Torello; fassi il passaggio; messer Torello dà un termine alla donna sua a rimaritarsi; è preso e per acconciare uccelli viene in notizia del soldano, il quale, riconosciuto e sé fatto riconoscere, sommamente l'onora; messer Torello inferma e per arte magica in una notte n'è recato a Pavia; e alle nozze che della rimaritata sua moglie si facevano da lei riconosciuto con lei a casa sua se ne torna ... E ordinato in Egitto ogni suo fatto, sembiante faccendo d'andare in pellegrinaggio, con due de' suoi maggiori e più savi uomini e con tre famigliari solamente, in forma di mercatante si mise in cammino ... ” E al più discreto de' suoi accostatosi, gl'impose quello che egli avesse a fare e mandol con loro; e egli al suo luogo andatosene, prestamente, come si poté il meglio, fece ordinare una bella cena e metter le tavole in un suo giardino; e questo fatto, sopra la porta se ne venne a aspettargli ...
Decameron (pagina 184)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... La qual cosa il Saladino e' compagni veggendo, troppo ben s'avisaron ciò che era e dissono: “Messer Torello, questo non è ciò che noi v'avam domandato: assai n'avete questa notte passata fatto e troppo più che noi non vagliamo, per che acconciamente ne potavate lasciare andare al camin nostro ... ” A' quali messer Torello rispose: “Signori, di ciò che iersera vi fu fatto, so io grado alla fortuna più che a voi, la quale a ora vi colse in cammino che bisogno vi fu di venire alla mia piccola casa: di questo di stamattina sarò io tenuto a voi, e con meco insieme tutti questi gentili uomini che dintorno vi sono, a' quali se cortesia vi par fare il negar di voler con lor desinare, far lo potete, se voi volete ... Ma poi che con loro in piacevoli ragionamenti entrata fu, essendosi alquanto partito messer Torello, essa piacevolmente donde fossero e dove andassero gli domandò; alla quale i gentili uomini così risposero come a messer Torello avevan fatto ... ” E fattesi venire per ciascuno due paia di robe, l'un foderato di drappo e l'altro di vaio, non miga cittadine né da mercatanti ma da signore, e tre giubbe di zendado e pannilini, disse: “Prendete queste: io ho delle robe il mio signore vestito con voi: l'altre cose, considerando che voi siate alle vostre donne lontani e la lunghezza del cammin fatto e quella di quel che è a fare e che i mercatanti son netti e dilicati uomini, ancor che elle vaglian poco, vi potranno esser care ... ” Questo fatto, essendo già messer Torel ritornato, la donna, accomandatigli a Dio, da lor si partì, e di simili cose di ciò, quali a loro si convenieno, fece provedere a' famigliari ...
Decameron (pagina 185)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Partissi adunque il Saladino e' compagni con grandissimo animo, se vita gli durasse e la guerra la quale aspettava nol disfacesse, di fare ancora non minore a messer Torello che egli a lui fatto avesse; e molto e di lui e della sua donna e di tutte le sue cose e atti e fatti ragionò co' compagni, ogni cosa più commendando ... Venuto il tempo del passaggio e faccendosi l'apparecchiamento grande per tutto, messer Torello, non obstanti i prieghi della sua donna e le lagrime, si dispose a andarvi del tutto: e avendo ogni appresto fatto e essendo per cavalcare, disse alla sua donna, la quale egli sommamente amava: “Donna, come tu vedi, io vado in questo passaggio sì per onor del corpo e sì per salute dell'anima: io ti raccomando le nostre cose e 'l nostro onore; e per ciò che io sono dell'andar certo e del tornare, per mille casi che possan sopravenire, niuna certezza ho, voglio io che tu mi facci una grazia: che che di me s'avegna, ove tu non abbi certa novella della mia vita, che tu m'aspetti uno anno e un mese e un dì senza rimaritarti, incominciando da questo dì che io mi parto ... Messer Torello, che per altro nome che il cristiano del Saladino non era chiamato, il quale egli non riconosceva né il soldan lui, solamente in Pavia l'animo avea e più volte di fuggirsi aveva tentato né gli era venuto fatto; per che esso, venuti certi genovesi per ambasciadori al Saladino per la ricompera di certi lor cittadini e dovendosi partire, pensò di scrivere alla donna sua come egli era vivo e a lei come più tosto potesse tornerebbe e che ella l'attendesse, e così fece; e caramente pregò un degli ambasciadori, che conoscea, che facesse che quelle alle mani dell'abate di San Piero in Ciel d'oro, il quale suo zio era, pervenissero ... ” Messer Torello, questo udendo, cominciò a esser lietissimo e a vergognarsi: a esser lieto d'avere avuto così fatto oste, a vergognarsi che poveramente gliele pareva aver ricevuto; a cui il Saladin disse: “Messer Torello, poi che Idio qui mandato mi v'ha, pensate che non io oramai, ma voi qui siate il signore ...
Decameron (pagina 186)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Messer Torello, dando fede alle parole del Saladino e avendo molte volte udito dire che ciò era possibile e fatto s'era assai volte, s'incominciò a confortare e a sollecitare il Saladino che di ciò si diliberasse ... Il Saladino a un suo nigromante, la cui arte già espermentata aveva, impose che egli vedesse via come messer Torello sopra un letto in una notte fosse portato a Pavia; a cui il nigromante rispose che ciò saria fatto, ma che egli per ben di lui il facesse dormire ... Sarebbemi stato carissimo, poi che la fortuna qui v'aveva mandato, che quel tempo, che voi e io viver dobbiamo, nel governo del regno che io tengo parimente signori vivuti fossimo insieme: e se questo pur non mi dovea esser conceduto da Dio, dovendovi questo cader nell'animo o di morire o di ritrovarvi al termine posto in Pavia, sommamente avrei disiderato d'averlo saputo a tempo che io con quello onore, con quella grandezza, con quella compagnia che la vostra vertù merita v'avessi fatto porre a casa vostra; il che poi che conceduto non è e voi pur disiderate d'esser là di presente, come io posso, nella forma che detto v'ho, ve ne manderò ... ” Il Saladino disse che ciò senza fallo era fornito: e il seguente dì, attendendo di mandarlo via la vegnente notte, fece il Saladin fare in una gran sala un bellissimo e ricco letto di materassi tutti, secondo la loro usanza tutti di velluti e di drappi a oro, e fecevi por suso una coltre lavorata a certi compassi di perle grossissime e di carissime pietre preziose, la qual fu poi di qua stimata infinito tesoro, e due guanciali quali a così fatto letto si richiedeano; e questo fatto, comandò che a messer Torello, il quale era già forte, fosse messa indosso una roba alla guisa saracinesca, la più ricca e la più bella cosa che mai fosse stata veduta per alcuno, e in testa alla lor guisa una delle sue lunghissime bende ravolgere ... Per che il Saladino, teneramente abbracciatolo e basciatolo, con molte lagrime gli disse “Andate con Dio” e della camera s'uscì; e gli altri baroni appresso tutti da lui s'acommiatarono e col Saladino in quella sala ne vennero là dove egli aveva fatto il letto acconciare ... E questo fatto, da capo basciò messer Torello e al nigromante disse che si ...
Decameron (pagina 187)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... “Oh!” disse l'abate “e sì non se' tu oggimai fanciullo né se' in questa chiesa nuovo, che tu così leggiermente spaventar ti debbi: ora andiam noi, veggiamo chi t'ha fatto baco ... ” L'abate rispose che volentieri; e come giorno fu fatto mandò al nuovo sposo dicendo che con un compagno voleva essere alle sue nozze; a cui il gentile uom rispose che molto gli piacea ... ” Il giovinetto fé l'ambasciata alla donna, la quale, sì come costumata e savia, credendo costui essere un gran barbassoro, per mostrare d'avere a grado la sua venuta, una gran coppa dorata la qual davanti avea comandò che lavata fosse e empiuta di vino e portata al gentile uomo; e così fu fatto ... La quale presala, acciò che l'usanza da lui compiesse, scoperchiatala, se la mise a bocca e vide l'anello e senza dire alcuna cosa alquanto il riguardò: e riconosciuto che egli era quello che dato avea nel suo partire a messer Torello, presolo e fiso guardato colui il qual forestier credeva e già conoscendolo, quasi furiosa divenuta fosse gittata in terra la tavola che davanti aveva, gridò: “Questi è il mio signore, questi veramente è messer Torello!” E corsa alla tavola alla quale esso sedeva, senza avere riguardo a' suoi drappi o a cosa che sopra la tavola fosse, gittatasi oltre quanto poté, l'abracciò strettamente, né mai dal suo collo fu potuta, per detto o per fatto d'alcuno che quivi fosse, levare infino a tanto che per messer Torello non le fu detto che alquanto sopra sé stesse, per ciò che tempo da abracciarlo le sarebbe ancora prestato assai ... Allora ella drizzatasi, essendo già le nozze tutte turbate e in parte più liete che mai per lo racquisto d'un così fatto cavaliere, pregandone egli, ogn'uomo stette cheto; per che messer Torello dal dì della sua partita infino a quel punto ciò che avvenuto gli era a tutti narrò, conchiudendo che al gentile uomo, il quale, lui morto credendo, aveva la sua donna per moglie presa, se egli essendo vivo la si ritoglieva, non doveva spiacere ...
Decameron (pagina 189)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... per lo suo stato e per lo suo essaltamento pregando, dicendo, dove dir soleano Gualtieri aver fatto come poco savio d'averla per moglie presa, che egli era il più savio e il più avveduto uomo che al mondo fosse, per ciò che niuno altro che egli avrebbe mai potuta conoscere l'alta vertù di costei nascosa sotto i poveri panni e sotto l'abito villesco ... ” Questa risposta fu molto cara a Gualtieri, conoscendo costei non essere in alcuna superbia levata per onore che egli o altri fatto l'avesse ... ” Il famigliare, presa la fanciulla e fatto a Gualtier sentire ciò che detto aveva la donna, maravigliandosi egli della sua constanzia, lui con essa ne mandò a Bologna a una sua parente, pregandola che, senza mai dire cui figliuola si fosse, diligentemente allevasse e costumasse ... Sopravenne appresso che la donna da capo ingravidò e al tempo debito partorì un figliuol maschio, il che carissimo fu a Gualtieri; ma non bastandogli quello che fatto avea con maggior puntura trafisse la donna, e con sembiante turbato un dì le disse: “Donna, poscia che tu questo figliuol maschio facesti, per niuna guisa con questi miei viver son potuto, sì duramente si ramaricano che un nepote di Giannucolo dopo me debbia rimaner lor signore: di che io mi dotto, se io non ci vorrò esser cacciato, che non mi convenga fare di quello che io altra volta feci e alla fine lasciar te e prendere un'altra moglie ... ” Dopo non molti dì Gualtieri, in quella medesima maniera che mandato aveva per la figliuola, mandò per lo figliuolo: e similmente dimostrato d'averlo fatto uccidere, a nutricar nel mandò a Bologna, come la fanciulla aveva mandata; della qual cosa la donna né altro viso né altre parole fece che della fanciulla fatte avesse, di che Gualtieri si maravigliava forte e seco stesso affermava niuna altra femina questo poter fare che ella faceva; e se non fosse che carnalissima de' figliuoli, mentre gli piacea, la vedea, lei avrebbe creduto ciò fare per più non curarsene, dove come savia lei farlo cognobbe ... Ma essendo più anni passati dopo la natività della fanciulla, parendo tempo a Gualtieri di fare l'ultima pruova della sofferenza di costei, con molti de' suoi disse che per niuna guisa più sofferir poteva d'aver per moglie Griselda e che egli cognosceva che male e giovenilmente aveva fatto quando l'aveva presa, e per ciò a suo potere voleva procacciar col Papa che con lui dispensasse che un'altra donna prender potesse e lasciar Griselda; di che egli da assai buoni uomini fu molto ripreso; a che nulla altro rispose se non che conveniva che così fosse ... La donna, sentendo queste cose e parendole dovere sperare di ritornare a casa del padre e forse a guardar le pecore come altra volta aveva fatto e vedere a un'altra donna tener colui al quale ella voleva tutto il suo bene, forte in se medesima si dolea; ma pur, come l'altre ingiurie della fortuna aveva sostenute, così con fermo viso si dispose a questa dover sostenere ...
Decameron (pagina 190)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Come Gualtieri questo ebbe fatto, così fece veduto a' suoi che presa aveva una figliuola d'uno de' conti da Panago; e faccendo fare l'apresto grande per le nozze mandò per la Griselda che a lui venisse; alla quale venuta disse: “Io meno questa donna la quale io ho nuovamente tolta e intendo in questa sua prima venuta d'onorarla; e tu sai che io non ho in casa donne che mi sappiano acconciar le camere né fare molte cose che a così fatta festa si richeggiono: e per ciò tu, che meglio che altra persona queste cose di casa sai, metti in ordine quello che da far ci è, e quelle donne fa invitar che ti pare e ricevile come se donna di qui fossi: poi, fatte le nozze, te ne potrai a casa tua tornare ... ” Come che queste parole fossero tutte coltella al cuor di Griselda, come a colei che non aveva così potuto por giù l'amore che ella gli portava come fatto aveva la buona fortuna, rispose: “Signor mio, io son presta e apparecchiata ... E appresso questo, fatto da parte di Gualtieri invitar tutte le donne della contrada, cominciò a attender la festa; e venuto il giorno delle nozze, come che i panni avesse poveri indosso, con animo e costume donnesco tutte le donne che a quelle vennero, e con lieto viso, ricevette ... Il gentile uomo, fatto secondo che il marchese il pregava, entrato in cammino dopo alquanti dì con la fanciulla e col fratello e con nobile compagnia in su l'ora del desinare giunse a Sanluzzo, dove tutti i paesani e molti altri vicini da torno trovò che attendevan questa novella sposa di Gualtieri ... La fanciulla era guardata da ogn'uomo, e ciascun diceva che Gualtieri aveva fatto buon cambio; ma intra gli altri Griselda la lodava molto, e lei e il suo fratellino ... E però che io mai non mi sono accorto che in parola né in fatto dal mio piacere partita ti sii, parendo a me aver di te quella consolazione che io disiderava, intendo di rendere a te a un'ora ciò che io tra molte ti tolsi e con somma dolcezza le punture ristorare che io ti diedi ... Chi avrebbe, altri che Griselda, potuto col viso non solamente asciutto ma lieto sofferir le rigide e mai più non udite pruove da Gualtier fatte? Al quale non sarebbe forse stato male investito d'essersi abbattuto a una che quando, fuor di casa, l'avesse fuori in camiscia cacciata, s'avesse sì a un altro fatto scuotere il pilliccione che riuscito ne fosse una bella roba ...
Diario del primo amore
di Giacomo Leopardi (estratti)

... Così avea fatto la sera precedente, alla cena ... La Signora m'avea trattato benignamente, ed io per la prima volta avea fatto ridere colle mie burlette una dama di bello aspetto, e parlatole, e ottenutone per me molte parole e sorrisi ... Mi parea di aver fatto e ottenuto quanto si poteva e quanto io m'era potuto aspettare ... Il quale tenerissimo, teneramente e subitamente si apre, ma solo solissimo per quel suo oggetto, chè per qualunque altro questi pensieri m'hanno fatto e della mente e degli occhi oltremodo schivo e modestissimo, tanto ch'io non soffro di fissare lo sguardo nel viso sia deforme (che se più o manco m'annoi, non lo so ben discernere) o sia bello a chicchessia, nè in figure o cose tali; parendomi che quella vista contamini la purità di quei pensieri e di quella idea ed immagine spirante e visibilissima che ho nella mente ...
La divina commedia (pagina 21)
di Dante Alighieri (estratti)

... Quiv'era men che notte e men che giorno, sì che 'l viso m'andava innanzi poco; ma io senti' sonare un alto corno, tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco, che, contra sé la sua via seguitando, dirizzò li occhi miei tutti ad un loco ... Poi caramente mi prese per mano e disse: "Pria che noi siamo più avanti, acciò che 'l fatto men ti paia strano, sappi che non son torri, ma giganti, e son nel pozzo intorno da la ripa da l'umbilico in giuso tutti quanti" ... Quel che tu vuo' veder, più là è molto ed è legato e fatto come questo, salvo che più feroce par nel volto" ... Ma quelle donne aiutino il mio verso ch'aiutaro Anfïone a chiuder Tebe, sì che dal fatto il dir non sia diverso ... Non fece al corso suo sì grosso velo di verno la Danoia in Osterlicchi, né Tanaï là sotto 'l freddo cielo, com'era quivi; che se Tambernicchi vi fosse sù caduto, o Pietrapana, non avria pur da l'orlo fatto cricchi ...
La divina commedia (pagina 57)
di Dante Alighieri (estratti)

... Oh quanto fora meglio esser vicine quelle genti ch'io dico, e al Galluzzo e a Trespiano aver vostro confine, che averle dentro e sostener lo puzzo del villan d'Aguglion, di quel da Signa, che già per barattare ha l'occhio aguzzo! Se la gente ch'al mondo più traligna non fosse stata a Cesare noverca, ma come madre a suo figlio benigna, tal fatto è fiorentino e cambia e merca, che si sarebbe vòlto a Simifonti, là dove andava l'avolo a la cerca; sariesi Montemurlo ancor de' Conti; sarieno i Cerchi nel piovier d'Acone, e forse in Valdigrieve i Buondelmonti ... Con queste genti, e con altre con esse, vid'io Fiorenza in sì fatto riposo, che non avea cagione onde piangesse ... Con queste genti vid'io glorïoso e giusto il popol suo, tanto che 'l giglio non era ad asta mai posto a ritroso, né per divisïon fatto vermiglio" ... Questo si vuole e questo già si cerca, e tosto verrà fatto a chi ciò pensa là dove Cristo tutto dì si merca ...
Fermo e Lucia (pagina 7)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... moribonda, pensò all'inferno, a Dio, alla Beata Vergine, e si risvegliò da quel sogno di sangue con ispavento e con rimorso, e con una specie di gioja di non aver fatto niente ... La picciola Santina entrò nella stanza, non fece vista di nulla, aspettò un momento in cui Lucia si era staccata dalle donne, le disse la sua parolina all'orecchio, e se ne andò, per timore di non lasciarsi scorgere di quello che aveva fatto ... La società si disciolse: la madre seguì la figlia per ansietà e per curiosità di saper tutto, e le donne uscirono per potere verificare il fatto, e far congetture ... Ma la verità del fatto le troncò tutte ... Agnese, la madre di Lucia era pure stupita, scandalizzata di essere all'oscuro d'una cosa simile: ella che sapeva tante cose che non la toccavano per nulla, ignorare una cosa tanto importante della sua Lucia! Agnese le avrebbe fatto un rabbuffo terribile, se in questo caso il bisogno d'ascoltare non avesse vinto d'assai quello di parlare ... Andava da un fornello all'altro facendo a questa e a quella mille vezzi l'uno peggio dell'altro: a chi ne diceva una trista a chi una peggio: e si pigliava tante libertà: chi fuggiva, chi gridava; e purtroppo v'era chi lasciava fare! Se ci lamentavamo al padrone, egli diceva: «badate a fare il fatto vostro, non gli date ansa, sono scherzi,» e borbottava poi: «gli è un cavaliere; gli è un uomo che può fare del male; è un uomo che sa mostrare il viso» ... Ma la persecuzione non finì: colui, mi aspettava quando io andava al mercato, e vi ricorderete mamma ch'io vi dissi che aveva paura d'andar sola e non ci andai più: mi aspettava quand'io andava a lavare, ad ogni passo: io non dissi nulla, forse ho fatto male ...
Fermo e Lucia (pagina 8)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... «Non ne hai tu fatto parola con nessuno?» ridimandò Agnese ... » «Hai fatto bene; ma dovevi dirlo anche a tua madre ... Contategli tutto il fatto, e domandategli parere ... » «Già,» interruppe il dottore, «già voi altri siete tutti così; invece di contare il fatto spiccio a chi può ajutarvi, cominciate a fare interrogazioni come se doveste esaminare il causidico ... Avete fatto bene a venire da me ... Il dottore alzò gli occhi intanto, squadrò Fermo, e gli disse: «Ah! ah! figliuolo vi siete fatto radere il ciuffo: avete avuto prudenza: ma volendo venire da me non faceva bisogno: si vede che non mi conoscete: non sapete quello ch'io sia in caso di fare: vi avrei cavato anche di questo ...
Fermo e Lucia (pagina 13)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... – Gli ha fatto un occhiello nel ventre ... Il povero ferito fu quivi condotto o portato dalla folla, e quasi fuori di sè pel furore, pel rimorso, e pel dolore i padri lo accolsero dalle mani del popolo, che lo raccomandava ai suoi ospiti, dicendo: «è un uomo dabbene, che ha fatto freddo un birbone» ... » Questa parola fece rinvenire affatto il povero Ludovico, e gli risvegliò più vivamente e più distintamente i sentimenti che erano confusi e affollati nel suo cuore, dolore per l'amico, pentimento e rimorso di ciò ch'egli aveva fatto, e nello stesso tempo un senso forte e sincero di commiserazione e di amore per l'infelice ch'egli aveva ucciso: Ludovico allora avrebbe volentieri data la sua vita per ricuperare quella del suo nemico ... Appena Ludovico potè riflettere più pacatamente, chiamato un frate confessore, lo pregò che andasse a casa della moglie di Cristoforo, che l'assicurasse ch'egli non aveva fatto nulla per cagionare la morte del suo amico, e nello stesso tempo le desse parola ch'egli si riguardava come il padre della famiglia ... I parenti poi potevano anche credere e dire che Ludovico si era indotto a ciò per disperazione e per timore; e ridurre un uomo a rinunziare tutto il fatto suo, a tagliarsi i capelli, a crescersi la barba, a camminare a piedi nudi, a non possedere un quattrino, a dormire sulla paglia, a vivere di elemosina, poteva parere un castigo bastante anche all'offeso il più superbo ... Contenta la famiglia per le ragioni che abbiam dette, contenti i frati, contenti quelli che avrebbero dovuto punire Ludovico, perchè dopo la donazione fatta da lui di tutto il suo avere, la persecuzione che gli si sarebbe fatta non avrebbe portato che impicci e fatiche, contento il popolo il quale vedeva salvo un uomo che amava, dalle persecuzioni di prepotenti che odiava; e che nello stesso tempo ammirava un conversione; contento finalmente ma per motivi diversi e più alti il nostro Ludovico; il quale non desiderava altro che di cominciare una vita di espiazione, di patimenti e di servizio agli altri che potesse compensare il male ch'egli aveva fatto, e raddolcire il sentimento insoffribile del rimorso ...
Fermo e Lucia (pagina 22)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Lo sposo dice: – Signor curato, questa è mia moglie: – la sposa dice: Signor curato, questo è mio marito: – il parroco sente, i testimonj sentono, e il matrimonio è fatto, e sacrosanto come se lo avesse fatto il papa ... Ma bisogna che il curato senta, che non v'interrompa, perchè se ha tempo di fuggire prima che tutto sia detto, non si è fatto niente ... La cosa è certa e una mia amica che voleva pigliar marito contra la volontà dei suoi parenti, ha fatto così ... Lucia, voi non mi verrete meno, non mi avete voi promesso d'esser mia? Non abbiamo noi fatto ogni cosa da buoni cristiani? E se non fosse stato questo ... » Necessità, come si dice, assottiglia l'ingegno: e Fermo il quale nel sentiero retto e facile di vita che aveva percorso fin allora non aveva mai avuto occasione di far molto uso della sua penetrazione, ne pensò in questo caso una, che avrebbe fatto onore ad un giurisperito ...
Fermo e Lucia (pagina 23)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Giunti all'osteria del villaggio, seduti a tutto loro agio in una perfetta solitudine giacchè la miseria aveva fatti sparire tutti i frequentatori di quel luogo di delizie, fatto recare quel poco che si trovava, vuotato un boccale di vino, Fermo con aria di mistero disse a Tonio: «Se tu vuoi farmi un picciolo servizio; io posso e voglio farne uno grande a te ... » «Tu sei sempre stato un martorello, Fermo: non sai che all'osteria non si fa menzione di debiti? Ecco, io mi sentiva una voglia che sarei andato nel fuoco per te, ma con questo discorso tu mi hai fatto passare tutta l'allegria, e quasi non ti son più obbligato ... Mi hanno mò detto che presentandomi al curato con due testimonj, e dicendo io: questa è mia moglie, e Lucia: questo è mio marito, il matrimonio è bell'e fatto ... » «Il matrimonio è fatto, è fatto,» rispose Tonio baldanzosamente, versandosi un altro bicchiere di vino ... Fermo pagò lo scotto, ed uscirono quindi entrambi pieni di speranza; Fermo avvisò il compagno che si tenesse pronto per l'indomani sull'imbrunire; gli raccomandò di nuovo il segreto, quindi si avviò alla casa di Lucia, e Tonio alla sua cantando ad alta voce, come non aveva più fatto da molti mesi ... «Sentite,» diss'ella, «fin qui abbiamo fatto tutto col timor di Dio; proseguiamo a questo modo, e Dio ci ajuterà ...
Fermo e Lucia (pagina 52)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Uscì quindi a render conto del fatto all'altra suora e allo scellerato che aspettavano in un'altra stanza, e pigliato da Egidio l'orribile coraggio che le abbisognava, entrò nella cella armata d'uno sgabello con la sua compagna ... 6 Accorse al romore Egidio che stava alla bada nella stanza vicina, ed incontrò le colpevoli che fuggivano spaventate, come avrebbero fatto se per caso e a mal loro grado si fossero trovate presenti ad un misfatto ... L'omicida entrò, e disse: «abbiamo fatto ciò ch'era inteso: non resta più che di riporre le cose in ordine: venite ad ajutarci» ... » Gli atti e il volto di Geltrude riflettevano in un modo così orribile l'orrore del fatto, che l'omicida non potè sopportare la sua presenza, e tornò in fretta presso a colui, l'aspetto del quale pareva dire: – non è nulla – ... Ma l'omicida più agitata, e agitata in modo diverso dalle altre, cercava ad ogni momento di cominciare un discorso, voleva parlare del fatto e del da farsi come di cosa comune, parlava sempre in plurale, come per tenere afferrate le compagne nella colpa, per essere nulla più che una loro pari ...
Fermo e Lucia (pagina 59)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Il creditore avrebbe volentieri fatto senza un tale intromettitore; ma punto dalla insolenza di quel procedere, animato dal sentimento della sua buona ragione, e atterrito dalla idea di comparire allora allora un vigliacco, e di perdere per sempre ogni credito; rispose ch'egli non riconosceva il signor Conte per suo giudice ... Se quel fatto crescesse in tutto il contorno il terrore che già ognuno aveva del Conte, non è da domandare; e l'impressione comune di stupore, e di sgomento fu tale che nessuno poteva pensare al Conte senza che il fatto non gli ricorresse al pensiero; e così fu associata al nome quella idea, che tutti avevano associata alla persona ... Pochi erano i tiranni della città, e di una gran parte dello stato che non avessero qualche volta fatto capo a lui per condurre a termine qualche vendetta o qualche soperchieria rematica, massimamente se la persona da colpirsi, o il fatto da eseguirsi era nelle sue vicinanze ... E non basta, fino ad alcuni principi stranieri tenevano comunicazione con lui, e a lui avevano ricorso tal volta per qualche uccisione d'importanza, e quando il caso lo richiedesse gli mandavano rinforzi: fatto attestato dal Ripamonti, e strano certamente per chi misura la probabilità degli avvenimenti e dei costumi dalla sola esperienza dei suoi tempi; ma fatto che cammina benissimo con tutto l'andamento di quel secolo ...
Fermo e Lucia (pagina 65)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Ecco il fatto, senza andirivieni ... E siccome la cosa non aveva fatto grande scandalo, e si trattava più d'antivenire che di riparare, così la cosa non era difficile ... Come staccare da essa Lucia che le stava sempre appiccata alla gonnella? Rapire Lucia quando fosse in compagnia della madre era esporsi ad un vero scandalo: la resistenza che la madre avrebbe tentato di opporre poteva render necessaria qualche violenza che avrebbe renduto l'affare più serio, o almeno avrebbe fatto perder tempo, forse sfuggire l'opportunità; le sue grida potevano attirare dei guastamestieri, o almeno dei testimonj; e ad ogni modo essa rimanendo in Monza avrebbe sclamato, ricorso, parlato e fatto parlare ...
Fermo e Lucia (pagina 70)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Questo fatto era stato in tutta la Lombardia ed era ancora il soggetto dei discorsi; e il fatto come le conseguenze era narrato diversamente, come suole accadere: ognuno arrecava qualche nuova circostanza che dava luogo a qualche nuova riflessione ... » «Ohe!» disse un altro barbassoro, «che la fosse una mostra per ingannare i merlotti!» Questa opinione dopo un breve dibattimento prevalse; perchè essendo quella che supponeva nel fatto una malizia più raffinata, veniva a supporre più fino accorgimento in chi la teneva: e chi l'avesse rifiutata poteva passare per un semplicione da lasciarsi ingannare alle più grossolane apparenze di virtù ... La Signora (quando ci siamo rallegrati di non aver più a parlarne ci era uscito di mente che avremmo dovuto far qui menzione di essa: ma ce ne sbrigheremo in due parole) la Signora a tutto addottrinata fece le maraviglie, mandò gente in cerca, non volle credere che Lucia le avesse fatto un tiro di questa sorta, disse che era pronta a metter la mano nel fuoco per quella ragazza ... Ma il padre guardiano al quale pure erano giunti i diversi romori del fatto era in istrada, per udire dalla Signora come la faccenda fosse ...
Fermo e Lucia (pagina 72)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... » «Scendete e venite con me,» rispose la vecchia; indi rivolta ai bravi raggrinzando la fronte e scontorcendo la bocca: «Maladetti,» disse, «le avete fatto paura?» «Ma la vedete sana e salva ... » «Che mi ha fatto compassione ... » «Possa io diventare un birro se non è così,» rispose il Tanabuso; «mi ha fatto compassione ... ma no, aspetta: dimmi un poco come ha fatto costei per moverti a compassione ...
Fermo e Lucia (pagina 74)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Ma costei non mi ha mai fatto male ... Ha fatto compassione perfino al Tanabuso! Oh aveva ragione quella bestia, quando disse che sarebbe stato men male averle data una schiopettata ... no credo che mi avrebbe fatto compassione anche morta ... – E qui cominciarono a schierarsi dinanzi alla sua memoria tutti quelli ch'egli aveva cacciati o fatti cacciare dal mondo, dal primo, ch'egli essendo ancor giovanetto aveva passato con una stoccata per una rivalità d'amore, fino all'ultimo che aveva fatto scannare per servire alla vendetta di un suo corrispondente; tutti coi loro volti, nell'atto del morire, e quelli che egli non aveva veduti, ma uccisi soltanto col comando, la sua fantasia dava loro i volti e gli atti ... Poniamo che appena fatto il giorno io entri nella sua stanza: la poveretta si spaventa; ma io le dirò subito, subito: «vi lascio in libertà, vi farò condurre a casa ... Voglio vedere se ha ancora quegli occhj che hanno fatto abbassare i miei ...
Fermo e Lucia (pagina 88)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... ricorrere che a mezzi leciti; che i pericoli che potevano nascere per lui nel suo nuovo genere di vita inoffensiva ed espiatoria erano una conseguenza del male da lui fatto a man salva per sì lungo tempo, una punizione ch'egli doveva subire ... In tutti questi parlamenti il carattere del Conte aveva fatto naturalmente, e senza che il Conte lo sapesse bene, ciò che fatto a disegno sarebbe stato un miracolo di presenza di spirito e di artificiosa prudenza, e forse non avrebbe potuto così bene riuscire ... Quale divenisse il castello dopo la partenza di quei più facinorosi, il manoscritto non lo dice, nè ci è venuto fatto di trovarne notizia altrove ...
Fermo e Lucia (pagina 94)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... «O forse mi sono male spiegato: dico che se avessi fatto il matrimonio, costoro mi avrebbero data una schioppettata nella schiena ... «La pelle! la pelle! non è una ragione bastante?» Il Cardinale, alzando gli occhi in faccia a Don Abbondio disse con una indegnazione composta: «Ma quando vi siete presentato alla Chiesa, alla Chiesa dei martiri per ricevere questa missione che esercitate, quando avete assunti volontariamente questi doveri del ministero, la Chiesa vi ha ella fatto conto della pelle? Vi ha ella detto che quei doveri erano senza pericoli? Vi ha detto che dove il pericolo cominciasse ivi cesserebbe il dovere? O non v'ha espressamente dichiarato che vi mandava come un agnello fra i lupi? Vi ha promessa la sicurezza temporale per ricompensa? o la vita eterna? Non sapevate voi che v'erano dei violenti nel mondo? La pelle! Offeritela per le mani dei violenti in sagrificio alla fede e alla carità, e la Chiesa la raccoglierà come un nobile tesoro, la conserverà di generazione in generazione, di sacerdozio in sacerdozio, come un oggetto di culto, come un testimonio della forza che le è stata data dall'alto, come un tempio dove lo Spirito avrà operate le sue maraviglie ... Dobbiamo ripetere dagli altri quello che forse non sapremmo dare noi; dobbiamo riprendere altrui, e sa Dio quello che avremmo fatto noi nel caso stesso ... Ditemi dunque: che avete voi fatto dopo quella intimazione che avete detto?» «Che ho fatto, Monsignore?» disse Don Abbondio ... » «La carne è inferma,» ripigliò Federigo: «ed è questa la nostra miserabile condizione: ma lo spirito fu egli pronto? Che avete voi fatto per quei due poveretti, dei quali voi, e voi solo allora conoscevate il pericolo?» «Ma che cosa doveva fare, col nome di Dio?» disse Don Abbondio ...
Fermo e Lucia (pagina 95)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Quell'uomo che ardì tanto credete voi che avrebbe tanto ardito se avesse saputo che le sue trame, le sue violenze erano note fuor di qui, note a me? Vi dico che sarebbe stato contento di ritrarsi, e voi dopo aver fatto il debito vostro, sareste stato sicuro ... Ma voi non avete fatto nulla ... cielo che cosa ha fatto: a buon conto ha dovuto fuggire ... » «Io lo sapeva,» disse il Cardinale; «ma voi come osate parlare di questi fatti che aggravano la vostra colpa, che ne sono la conseguenza? Voi chiudete a dei poverelli la via legittima per giungere ad un fine legittimo, e siete voi quello che fate lor carico se ne hanno presa una illecita? Certo il vostro rifiuto non gli scusa: ma pensate voi bene in questo momento quale sia l'animo di colui a cui si nega quello che gli è dovuto? L'uomo è tanto artificioso per giustificare i mezzi, che lo possono condurre ai suoi desiderj! che debb'esser quando i desiderj sono giusti? Non è questa la più forte delle tentazioni? Mal fa chi soccombe anche a questa: ma che dite di colui che la dà? E quello sventurato giovane; bene avete detto, sa il cielo che cosa ha fatto! Ah! tutti errano pur troppo, anche quelli che dovrebbero raddrizzare gli errori altrui: v'ha tanti scellerati impuniti, Dio volesse che la pena, che il terrore della pena non cadesse mai sugli innocenti! Ma che ch'egli abbia fatto, egli profugo, esacerbato, col sentimento della giustizia negata, pregate Dio, io prego per lui e voi, che gli perdoni, e non vi accagioni di quello che egli possa aver fatto ... Chi doveva esser quest'uomo? – Ma egli ha veduta, ha sentita l'ingiustizia sola, l'ha veduta impunita, temuta: ha veduto colui dal quale aveva imparato a detestarla, ritirarsi, cedere, assecondarla, quando si è mostrata nella sua forza; dopo averla abborrita, egli ne è stato abbagliato, ne ha fatto il suo Dio ... Sarebbe questa una scusa dolorosa, ma una scusa per voi, se aveste fatto quello che per voi si poteva, qualche cosa, per ritrarlo da quella via, per ritenere nel bene i suoi pensieri dubbiosi ... Che avete voi fatto? Che conforto, che ricordo, che ...
Fermo e Lucia (pagina 97)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Quando poi da quello che accadeva in cucina, s'avvide che erano cessati i cibi e levate le mense, fece chiedere udienza a Federigo, dal quale fu tosto fatto introdurre ... Approvò egli adunque con vive e liete parole la proposizione, e aggiunse: «Dite: dite se l'offesa la più ardentemente bramata, la più lungamente meditata, la meglio riuscita reca mai tanta dolcezza quanto una umile e volontaria riparazione?» «Ah! la dolcezza sarebbe intera,» rispose il Conte, «se la riparazione potesse esserlo; se il pentimento, se l'espiazione la più operosa, la più laboriosa, potesse fare che il male non fosse fatto, che i dolori non fossero stati sentiti ... Dal momento ch'ella m'è comparsa innanzi, che io ho potuto parlarle, ho cominciato a sperare: sentiva in cuore qualche cosa che mi diceva ch'ella mi avrebbe fatto del bene ... se potessi parlare di compensar questi, io che v'ho fatto tanto male che non potrò compensar mai ...
Fermo e Lucia (pagina 103)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Nei tempi di carestia, la carestia è il soggetto di tutti i discorsi: fatto ben naturale, ma degno di molta osservazione, e di commento ... Se poi dicendo: – il grano c'è –, s'intende (come s'intende) che ne esista una quantità eguale al consumo ordinario, proporzionata al bisogno, o al desiderio della popolazione; come mai una tal cosa si afferma senza conoscere, senza poter conoscere, senza cercar di conoscere il fatto su cui si forma il giudizio: la quantità del grano esistente? Eppure un fatto che con le più minute indagini, coi calcoli più scrupolosi, con l'esame il più freddo non si conosce mai con precisione, è continuamente affermato con sicurezza, senza indagini, senza calcoli, senza esame: un fatto che appena si può conoscere approssimativamente per gli ...
Fermo e Lucia (pagina 106)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... I fornaj avevano protestato fin da principio, che se la legge non veniva tolta, essi avrebbero gettata la pala nel forno, e abbandonate le botteghe; e non lo avevano ancor fatto, perchè sono di quelle cose alle quali gli uomini si appigliano solo all'estremo, e perchè speravano di dì in dì che Antonio Ferrer gran cancelliere sarebbe restato capace, o qualche altro in vece sua ... Alla fine, i Decurioni (un magistrato municipale) vedendo che la minaccia de' fornaj sarebbe divenuta un fatto, scrissero al governatore ragguagliandolo dello stato delle cose, e chiedendogli un provvedimento ... La sera del giorno che precesse a questo in cui Fermo arrivò in Milano, le vie, le piazze erano sparse di crocchj, nei quali conoscenti, e ignoti parlavano altamente d'un fatto comune nel quale avevano dolori e idee comuni ... Ma questa poca preda non bastava alla voglia di tutti, nè il fatto fin allora a coloro che avevano fatto conto su un garbuglio più grande ...
Fermo e Lucia (pagina 116)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... «Lo sapevamo,» rispose l'ufiziale, con aria di importanza e di mistero: «ma voi avete ben fatto di compiere il vostro dovere ... » «Col dovuto rispetto a Vossignoria,» rispose l'oste, il quale con tutta la sua prudenza, non aveva potuto a meno di non prendere un po' di quegli spiriti arditi di che era piena l'aria in quel giorno, «col dovuto rispetto, io faccio l'oste e non il birro: ho fatto il mio dovere: a lor signori tocca ora ... Fermo russava già da sette ore, e non avrebbe finito così presto, se una mano che gli scoteva la spalla, e una voce che gridava: «Fermo Spolino», non lo avesse fatto risentire ... Aperse gli occhj a stento, e guatò: era giorno fatto e la luce che entrava per le impannate fece vedere a Fermo un uomo ravvolto in una cappa nera stargli al capezzale da un lato, e due in farsetto armati, l'uno dall'altro lato del capezzale, e l'altro a piedi del letto ... » «Io sono un buon figliuolo, non ho fatto niente ... Che cosa ho fatto? parlino: io son uomo che intende la ragione, e darò conto di tutto ...
Fermo e Lucia (pagina 119)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Finalmente, dopo averne fatto altrettanto, e non rimanendo più che due ore di giorno, egli sentì di nuovo la fame, e per giunta la stanchezza: e la sollecitudine di porsi in salvo diede luogo al desiderio di cibo e di riposo ... » «Sì,» ripigliò un altro; «ma gli sarà fatto il processo ... Accorsero nella strada, si affollarono a gara attorno all'arrivato, uno prese le briglie, l'altro la staffa: «Buon giorno», «buona sera», «avete fatto buon viaggio: che c'è di nuovo a Milano?» «Eh! eh! ecco quelli dalle notizie,» disse il mercante, «quelli che le vanno fiutando, come i bracchi le pernici ... «Dovete dunque sapere,» cominciò il mercante, «che questa mattina per tempo cominciarono a congregarsi molti furfanti, gente senza casa nè tetto, di quelli che jeri avevan fatto tutto il chiasso; e si misero a girare in troppa per la città, per far numero, e tornar da capo ... Quando parve a costoro d'aver fatto popolo a bastanza, andarono alla casa del vicario, dove jeri avevano fatte tutte quelle belle prodezze, ma» (e qui a guisa d'interjezione fece con la lingua quel suono con cui i cocchieri usano di dare ai cavalli il segnale della partenza) ... che cosa avreste fatto voi altri?» «Tornare indietro ...
Fermo e Lucia (pagina 131)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... L'ertezza del cammino lo spaventava, e questo spavento gli aveva fatto perder qualche tempo a voler persuadere or l'uno or l'altro dei suoi parrocchiani che lo portassero in lettiga; ma in verità quello non era momento da trovar lettighieri ... – Per buona sorte Perpetua aveva conservato assai più sangue freddo, e operava e dava consigli, come Catterina prima aveva fatto nel campo alle rive del Pruth quando Pietro stretto tra i Turchi e i Tartari, non trovando uscita nè consiglio, era caduto d'animo, non sapeva a che partito appigliarsi, e non aveva più energia che per isfogarsi in querele e in rimproveri ... Perpetua ben convinta che non era da fare assegnamento sopra altri, aveva fatto due fardelli uno per sè, uno per Don Abbondio; e poi in fretta e in furia, sparpagliava il resto delle masserizie nei bugigatti più nascosti della casa, sul solajo sotto il pagliajo, dietro i tini ... » «Male non me ne vorrà fare: che dite eh? sarebbe un peccato senza costrutto: quelle poche volte che ho dovuto trovarmi con lui, sono sempre stato così compito! Andiamo, ma la mia povera roba!» «Anch'io ho dovuto lasciar quasi tutto il poco fatto mio, che sono una povera vedova,» disse Agnese ... Voleva staccare dalla chiesa il quadro del Santo protettore, e affiggerlo al di fuori su la porta, per indicare che la casa era sacra, e per fare in modo che non potesse essere intaccata che per mezzo d'una profanazione: ma s'avvide tosto che quel mezzo di difesa, molto debole per sè contra soldati avidi di rapina, poteva in questo caso divenire una provocazione a far peggio: giacchè fra quei soldati v'era di molti ai quali uno sberleffo fatto coll'alabarda all'immagine d'un Santo sarebbe sembrato un'opera meritoria, una espiazione anticipata del saccheggio ... Data una occhiata lacrimosa alla casa, Don Abbondio s'incamminò colle due vecchie amazoni, e per tutta la via non fece altro che sospirare, lagnarsi dell'abbandono in cui l'avevano lasciato i suoi parrocchiani, domandare a Perpetua dove avesse riposta la tal cosa e la tal altra, e se credeva che non le avrebbero trovate: enumerare tutte le ragioni per le quali il Conte sarebbe stato peggiore d'un cane se gli avesse fatto male, e divisare dove si sarebbe potuto cercare un asilo se quello a cui si andava fosse stato mal sicuro ...
Fermo e Lucia (pagina 138)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Si direbbe: nel tal secolo il negare la tal cosa che ora nessuno vorrebbe affermare, vi avrebbe fatto mandare ai pazzerelli; nel tal altro l'affermare la tal altra che ora nessuno vorrebbe porre in dubbio vi avrebbe fatto andar prigione; in quello, la tal proposizione vi avrebbe fatto perdere ogni credito, in quell'altro, era appena lecito avventurarla al tale grand'uomo, e con molta precauzione, con aria dubitativa, aggiungendovi per correzione la tal altra cosa, che ora per noi e fin d'allora era forse per lui stesso una sciocchezza badiale ... Si vedrebbe un tale errore, proposto da prima con timidità, sostenuto con modestia, combattuto acremente, diffuso lentamente fra i contrasti, aver poi dominato con lunga ed universale tirannia: tal altro annunziato con pompa, come una scoperta, e tosto ricevuto: tale nato, cresciuto, e morto in un paese, tale recato da di fuori, e ricevuto con gratitudine, tale sorto tra il popolo illetterato, e a poco a poco ammesso dai dotti, ridotto da essi in sistema, e restituito agli inventori con corredo di dottrine; tale, scavato in un libro vecchio; tale immaginato da un corpo, da un uomo autorevole; tale messo fuori da un uomo senza credito, e senza merito, aver fatto grande fortuna perchè conforme ad altre idee storte già dominanti, e ad una generale disposizione degli ingegni: e per troncare con una delle specie più singolari una lista che sarebbe troppo difficile e troppo lungo il compiere, si vedrebbe tale errore tenuto fermamente, amato, predicato con ardore fanatico dagli uomini i più colti e pensatori di un'epoca, e rispinto dal popolo, e dalla folla dei dotti minori, quando per amore di prevenzioni diverse, e quando per le vere e buone ragioni: dimodochè su quel punto i posteri non trovano da compatire in un'epoca che gli uomini pei quali hanno più di ammirazione ...
Fermo e Lucia (pagina 141)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... le notizie di fatto, nè le idee generali necessarie per farvi sopra un esame, nè l'abitudine di esaminare: erano credute, ripetute, e disponevano le menti a crederne altre, formavano un criterio publico falso, corrivo, ed avventato ... Mentre questi guatava, il cocchio era ristato, e a colui fatto invito di salire: egli aveva condisceso; e dopo un certo giro il cocchio s'era fermato a quella tal casa, ed ivi egli era smontato con gli altri ... Per quanto sia da diffidare delle affermazioni di quel tempo, questo fatto però sembra indubitabile; giacchè i contemporanei lo riferiscono come testimonj di veduta; e nessuno lo pone in dubbio; e fra que' testimonj si trova il Ripamonti il quale non poteva essere illuso dalla prevenzione, poichè da tutte le sue parole traspare chiaramente ch'egli non partecipava alla persuasione comune ... D'altronde è ovvia una spiegazione naturale di quel fatto ...
Fermo e Lucia (pagina 151)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Dove lo sgombro era già fatto, le croci si vedevano cancellate; e mettevano ancor più ribrezzo le tracce del segno di salute e di morte, guaste e confuse con le tracce delle palme impure dei monatti, o dei sozzi arredi che egli avevano adoperato a quell'uso ... Nei principii della peste, il terrore di vedersi in casa quegli uomini senza legge, aveva fatto che molti nascondessero i cadaveri, gli seppellissero negli orti, nelle cantine, dove, come che fosse; ma poi crescendo il funesto da farsi, e il fastidio vincendo il terrore, si desideravano i monatti per liberarsi da uno spettacolo intollerabile, da una infezione talvolta invecchiata ... Nè era tenuta a giacere in abbandono, ma sorretta fra le braccia, col petto appoggiato a petto, come se vivesse; se non che il capo posava su le spalle della madre con un abbandono più forte del sonno: della madre, perchè se anche la somiglianza di quei volti non ne avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente l'affetto che si dipingeva su quello che era ancora animato ... » Mentre la donna parlava il monatto, divenuto ubbidiente forse più per una nuova riverenza, che pel guadagno, aveva fatto sul carro un po' di luogo al picciolo cadavere ...
Fermo e Lucia (pagina 160)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... «È meglio! che cosa v'ho fatto io? è colpa mia se ... » «No non l'avete detta voi questa parola;» rispose Fermo, «no che non l'ascolto: che ho fatto io? perchè? chi ve l'ha detto? chi è entrato fra voi e me? chi c'è entrato? voglio saperlo ... » «Ahi! che avete fatto!» sclamò dolorosamente Fermo: «che avete fatto!» «Ho ottenuto il miracolo,» riprese Lucia: «la Madonna mi ha salvata ... Che avete fatto! Che avete fatto! Non dovevate fate un tal voto ... » «L'ho fatto: che giova parlarne più? Che giova pentirsi? Pentirsi? No no, Dio liberi! Egli pure è sempre a tempo a pentirsi d'avermi salvata ... «L'ho veduto, e gli ho parlato,» rispose Fermo: «egli mi ha fatto animo, a cercarvi, mi ha fatto promettere che tornerei a rendergli conto delle mie ricerche ... Dopo fatto quel voto, Lucia aveva sempre creduto di essersi legata irrevocabilmente, e non aveva supposto mai che alcuna autorità potesse annullare un patto col cielo; aveva rispinto come colpevole il pensiero stesso, e non aveva mai confidato a persona il suo doloroso segreto ...
Fermo e Lucia (pagina 161)
di Alessandro Manzoni (estratti)

... Così faceva sentire che per la parte sua il giudizio era bell'e fatto; e intanto guardava attentamente al volto del Padre Cristoforo per iscoprire un pensiero, dal quale avrebbe potuto dipendere la sua sorte ... » E tosto trattala in disparte in un angolo della capanna, continuò: «Fermo mi ha detto che avete fatto voto di non maritarvi ... «Avete voi pensato allora,» proseguì il vecchio, «che voi avevate un impegno solenne di matrimonio, e che offerivate alla Vergine una libertà della quale avevate già disposto? E che riprendevate una parola già data, senza sapere se quegli che l'aveva ricevuta avrebbe consentito a restituirvela?» «Ho fatto male?» chiese Lucia, con sorpresa, e con un rimorso che non era tutto doloroso ... «Se non lo aveste fatto, lo fareste?» «Se ... » «Se non lo aveste fatto, sareste tuttavia risoluta di sposare quell'uomo a cui avevate promesso?» «Io credeva ... «Domandate voi alla Chiesa di essere sciolta dal voto di verginità che avete fatto, o inteso di fare alla Madre santissima di Dio?» «Lo domando,» rispose Lucia con una prontezza, alla quale Fermo non ebbe nulla a desiderare, e che potrà parere forse troppa a chi non essendo stato presente a quell'atto, non rifletta che la solennità della richiesta, l'aria autorevole di chi l'aveva fatta, non lasciavan luogo a titubamenti leziosi, e che ivi la verecondia doveva essere tutta nella sincerità ...
Fior di passione (pagina 3)
di Matilde Serao (estratti)

... Nulla vale a vincere quel legame profondo, intimo, fatto di parole e fatto di lacrime, fatto di baci e fatto di sospiri: nulla, vale a spezzare questo vincolo penetrato nel cuore e nei sensi ... Che avete fatto per me? Nulla ... Parlate di diritti, voi? O povero uomo che dormi, va, adora una donna, sino a sposarla: dà a costei la miglior parte della tua vita: riponi in costei tutta la sua speranza: siile fratello, padre, marito, amante, amico, consigliere, infermiere: soffri per lei, nel corpo e nell'anima! Ecco che un estraneo, un bell'egoista avvampante di capriccio, un uomo che non ha fatto nulla, che offre alla tua donna una vita di disonore, ecco che costui, per forza di violenza vuol toglierti tutto! Parlate d'ingiustizia voi? Che fate qua? Perchè mi degno di ascoltarvi, di difendermi, di darvi delle spiegazioni? Non so chi siate: non vi conosco ...
Fior di passione (pagina 18)
di Matilde Serao (estratti)

... Giovannina, la maritata, taceva, affannando un poco, come se le scale l'avessero incomodata; Maria, la fanciulla, le teneva una mano fra le proprie, sorridendo e mormorando: --Come hai fatto bene a venire, come hai fatto bene ... Sono venuta qui per sapere tutto quello che hai fatto da luglio che noi non ci vediamo, come ti sei divertita, come ti sei annoiata, quello che hai detto, quello che hai pensato,--una storia lunga, lunga, lunga, come quelle che chieggono i bambini ... --E poi, che cosa? --Che hai fatto, cuor mio, in tutti questi siti? --Ah! ... A Castellammare ho preso il bagno, ho nuotato, ho ballato moltissimo; a Sorrento ho passeggiato, a piedi, a cavallo, in carrozza; ho letto molto, ho fatto molta musica, ho contemplato molti tramonti e molte notti stellate; ho ballato ancora ... --Dimmi tu che cosa hai fatto, Giovannina--domandò la fanciulla con molta bonomia ... L'amore è fatto di indulgenza ... --No, è fatto di giustizia ...
Il benefattore (pagina 3)
di Luigi Capuana (estratti)

... —E l'acqua? D'onde la caverà l'acqua per inaffiare il giardino? —Ha già fatto cominciare gli scavi ... Un giorno, abbandonerà baracca e burattini e scapperà coi debiti che ha fatto nelle Banche di Catania; lasciatevelo dire da me! —Ma sono quattrini suoi quelli che prende dalle banche, quattrini depositati, messi a frutto ... Le gite al Muraglione formavano un diversivo, davano pretesto a discussioni, a malignità anche; perchè quando noi vediamo fatto da altri quel che, con nostro profitto, avremmo potuto fare e non abbiamo voluto o saputo fare, l'attività altrui ci insinua nell'animo un rancore chiuso; ci sentiamo quasi frodati di quel che ci sarebbe stato facile possedere e che scorgiamo intanto in mano di uno che ci apparisce ora un intruso e fino a ieri compiangevamo o disprezzavamo come illuso o pazzo da legare ... Ha fatto rizzare pure una cappella laggiù ... Ma, avete sentito dire finora che l'inglese abbia fatto celebrare una sola messa laggiù? —Se vi chiamasse per celebrarla ogni domenica, non sparlereste ...
Il benefattore (pagina 7)
di Luigi Capuana (estratti)

... —Io l'amo! Io sono pazzo di lei!… E il giovane, pronunziate queste parole con voce soffocata dalla grande commozione, nascose la faccia tra le mani, quasi avesse paura di scorgere l'impressione che esse dovevano aver fatto su colei alla quale erano indirizzate ... —Perchè? —Ci hanno visto! —Non abbiamo fatto niente di male ... —Ma io soffrirei se dovessi nascondere a mio padre e alla mamma… —Attendi un altro po'! Mio padre… Ebbene, mi ribellerò; non sono più sotto tutela! Miss Elsa, appena essi furono usciti dalla gola dello stradone, si era appoggiata a un palo del telegrafo per lasciar passare due carri che salivano lentamente verso Settefonti; Paolo aveva pronunciato sotto voce la sua frase di ribellione; e la bionda creatura, già diventata triste e pensosa alla preghiera di attendere prima di parlare del loro fidanzamento ai suoi parenti, lo fissò quasi atterrita… —Ha fatto male—ella disse dolcemente, con grande tristezza ... —Ho un po' di mal di capo… Forse ho fatto la strada troppo in fretta… Era la prima volta che le accadeva di non essere sincera coi suoi ...
Il benefattore (pagina 12)
di Luigi Capuana (estratti)

... Poi, andatagli incontro lentamente, aprendo e socchiudendo le palpebre e posategli carezzevolmente le mani su le spalle, mormorava: —Amore mio bello! —Abbiamo fatto tardi!—egli borbottò, scansando la carezza per guardare l'orologio cavato di tasca ... —Ti sei dunque fatto giuoco di me! E perchè mai? Perchè? Che indegna commedia sei qui venuta a rappresentare? Ella affondava il viso tra le mani, per non udire, immobile, fulminata… E, come dicesi che avvenga alle persone prossime a morire di morte violenta, vedeva passarsi davanti agli occhi, in un lampo, tutto quel che aveva sofferto per lui: e le segrete angosce, e le lotte, e i tormenti dei rimorsi, prima di decidersi al tremendo sacrifizio della sua vita immacolata, della sua reputazione forse e della sua pace; e le raggianti fantasie di amore e di felicità con le quali si era confortata all'immolazione di tutta sè stessa ai piedi di lui! Oh! Ella l'amava tanto, che non avea saputo trovare parole per esprimerglielo, istupidita dalla gioia di darsi incondizionatamente, anima e corpo; resa quasi inerte e ghiaccia dall'estremo accesso della sua stessa passione… Ed egli non lo aveva capito! E poteva rinfacciarle:—Così tu ami? Così?—E buttarle in viso la infame accusa:—Che indegna commedia sei qui venuta a rappresentare?… Ella non udiva più quel che Ezio continuava a dire contro di lei con voce soffocata, scotendole violentemente un braccio ... All'enormità dell'affronto, il suo orgoglio si era ribellato, le aveva fatto levar su alteramente la testa, avea acceso un gran lampo di fierezza, in quelle pupille poco prima annegate in ineffabile languore… E aperto rapidamente l'uscio, ella lo richiuse con gesto sdegnoso ... Qualche lettera di un amico gli inciprigniva con inconsapevole crudeltà la piaga ancora sanguinante, dandogli larghe notizie dei pettegolezzi cittadini… Si parlava molto della misteriosa malattia della bellissima signora Arici; il marito n'era inconsolabile… E si parlava moltissimo anche della sparizione di lui, che i maligni attribuivano a una passione infelice per… E citava il nome della canzonettista straniera alla quale Ezio aveva fatto apparentemente un po' di corte ...
Il benefattore (pagina 15)
di Luigi Capuana (estratti)

... Quel che egli aveva fatto era proprio incredibile ... Vedremo! Quand'egli diceva:—Vedremo!—voleva significare che era quasi sicuro del fatto suo ... —Ho fatto l'esperimento su mia figlia, senza che essa sappia ancora di che si tratti ... —Dirò soltanto che il feminismo e il misoginismo odierni sono la naturale preparazione dal fatto previsto cinquant'anni fa da Manlio Brezzi ...
Il benefattore (pagina 18)
di Luigi Capuana (estratti)

... E quando le braccia del professore, cadendo stanche ed estenuate pel lungo sforzo fatto, interruppero la miracolosa operazione, dovetti accertarmi che qualche cosa era rimasto là, su la tela, qualche cosa di più di quel che vi avevo notato entrando, quantunque assai meno di quel che era apparso sotto i miei occhi mentre l'opera di vivificazione durava ... Lo aveva fatto rubare lui ... Non ho rimorso di aver fatto commettere un furto; lo scopo scientifico assolve d'ogni peccato ...
Il benefattore (pagina 19)
di Luigi Capuana (estratti)

... Era già di sua natura bevitore poderosissimo; e il fuoco dei begli occhi della signora Von Schwächen gli produsse quel giorno tale irritante senso di aridità alla gola, che egli vuotò più bottiglie di vino e più scioppi di birra in due ore che non avesse mai fatto in un mese ... Fosse però il turbamento che il delitto desta sempre, anche nei cuori più induriti, o avesse il professore ecceduto nel bere per dare il buon esempio alla sua futura vittima, fatto sta che l'occhio e la mano non solamente non furono fermi e sicuri come le altre volte, ma il caso se ne mescolò forse per far fare al chiarissimo neurologo una scoperta in opposizione a quella malefica e sterilizzante ... E sicuro del fatto suo, trionfante, sprezzante, da quel giorno permise che il giovane Hart rinnovellasse più frequentemente le visite alla signora, e consentì anche che l'accompagnasse qualche volta, e solo, al passeggio ...
Il benefattore (pagina 21)
di Luigi Capuana (estratti)

... —Come ha fatto?—gli domandai, quasi egli m'avesse detto cosa da non recarmi nessuna meraviglia ... Ascoltai, senza batter ciglio, senza mostrare stupore o incredulità; anzi arrivai fino a mostrarmi persuaso della possibilità del fatto ... Soggiunsi però: —Una cosa è la possibilità di un fatto, altra la realizzazione di esso ... —Crede dunque che io sia un illuso? Che il fatto della mia invisibilità sia soltanto un'allucinazione prodotta dallo sforzo nervoso, e dalla perturbazione che n'è seguita nell'organismo? —Potrebbe darsi—risposi ... Accusandomi di sbadataggine, le cercai con gli occhi per la stanza, su altri mobili; le rose erano sparite! Passato il rapido sbalordimento, io non potei più dubitare di averle poste nel vasetto e cercavo di spiegarmi quel fatto, sospettandolo una burla di un mio nipotino entrato zitto zitto nello studio mentre ero distratto dalla lettura ...
Il colore del tempo (pagina 27)
di Federico De Roberto (estratti)

... Lo scrittore italiano giustamente osserva come tra due fanciulli posti nelle identiche condizioni, educati allo stesso modo, mandati a frequentare la stessa scuola, appariscano attitudini, vocazioni, tendenze diverse ed opposte: il fatto si ripete ogni giorno sotto i nostri occhi, e non si può spiegare senza ammettere quelle doti innate, quelle capacità originarie che il Nordau disconosce ... La sua massima argomentazione contro il principio lombrosiano della patologia del genio è la seguente: asserito dapprima che il genio è evolutivo, egli stesso comincia a dubitarne, e presume soltanto che consista nella prima comparsa, in un singolo individuo, di funzioni nuove e perciò di tessuti nuovi, o almeno straordinariamente modificati, i quali diverranno «forse» tipici nella intera razza; quindi chiede: «Ora c'è esempio che una neoplasia patologica sia evolutiva?» Egli ha già dimenticato il «forse» di due righe prima, ha preso per un fatto comprovato ciò che è e che egli stesso riconosce essere una mera ipotesi ... E lasciamo anche andare che, mentre nelle operazioni del genio assegna una parte minima al caso, vuole poi che questo caso sia arbitro dei destini dell'ingegno; e lasciamo anche andare che, dopo aver fatto dipendere l'ingegno, oltre che dal caso, anche dall'«applicazione», la quale non è altro che volontà, sostiene poi che solo nel genio il centro della volontà è straordinariamente sviluppato, mentre nell'ingegno resta assolutamente eguale a quello di tutti gli uomini normali ...
Il colore del tempo (pagina 31)
di Federico De Roberto (estratti)

... La critica, senza comprendere l'importanza psichiatrica di tale carattere, ha già da lungo tempo rilevato che in qualunque romanzo di Zola predomina un fatto, sotto forma di idea incoercibile, formante il perno dell'opera, e influente come simbolo terribile sulla vita e sulle azioni dei personaggi…» Queste osservazioni sono giuste in parte, e si adattano specialmente all'Argent Ma il giorno che Max Nordau ha ripreso il tema dello Zola, che altro ha fatto se non seguirne l'esempio? In questa Battaglia non è accumulata una gran quantità di osservazioni, di casi, di episodî relativi alla febbre del denaro? La Borsa, il Giuoco, la Speculazione non è uno dei personaggi principali del romanzo, non vi agisce, non vi ordisce le sue seduzioni, i suoi raggiri, le sue perfidie? La differenza è questa: che lo Zola, esagerando, ingrossando, calcando la mano, ci persuade, ci scuote, ci trascina; mentre il Nordau ci lascia freddi e indifferenti ... Ma crede forse il Nordau di essersi per proprio conto tenuto nello «strato medio della vita normale»? Crede che storie di fortune e di rovesci, di suicidî e di pazzie come quelle narrate nella sua Battaglia accadano tutti i giorni? Egli che se la prende non solo con lo Zola, ma anche con gli altri naturalisti; che accusa il Goncourt di farci «ballare dinanzi agli occhi tipi senza carne, composti di fumo e di nebbia,» è poi sicuro di non aver composto con la stessa ricetta qualche personaggio del suo romanzo, come Henneberg, ribaldo capace di pagare con la vita le sue ribalderie; o meglio come l'Augusta, angelo caduto nel fango, mercantessa di baci che diviene poi moglie esemplare, spirito emancipato e ribelle che si mostra poi ligio a quanto credeva pregiudizio? Egli che accusa e deride gl'impressionisti alla Daudet non si è proprio ricordato, sia pure inconsciamente, di nessun personaggio del Daudet, quando ha descritto la famiglia Masmajour e il re di Laos e il generale Zagal?… Lo Zola ha più volte dichiarato di aver fatto, coi suoi romanzi, altrettanti esperimenti scientifici ... Il romanziere non fa esperimenti, propone a sè stesso e risolve a modo suo i casi umani e i problemi sociali; ma se l'affermazione d'aver fatto opera di scienza è da parte di Emilio Zola insostenibile, crede forse il Nordau di aver fatto opera di clinica quando ha affibbiato allo Zola, al Wagner, al Tolstoi, al Maeterlinck, all'Ibsen e a tanti altri una quantità di malattie, ...
Il fiore (pagina 2)
di Dante Alighieri (estratti)

... XIX L'Amante Per Bel–Sembiante e per Dolze–Riguardo Mi mandò la piacente ch' i' andasse Nel su' giardin e ch'io il fior basciasse, Né non portasse già lancia né dardo: Ché lo Schifo era fatto sì codardo Ch'e' no·mi bisognava ch'i' 'l dottasse; Ma tuttor non volea ched i' v'entrasse, Sed e' non fosse notte ben a tardo ... XXII Castità Castità, che da Veno è guerreggiata, Sì disse a Gelosia: «Perdio, merzede! S'a questo fatto l'uon non ci provede, I' potrè' bentosto essere adontata ... XXV Vergogna e Paura Per lo Schifo trovar ciascun' andava, Per dirli del misfatto molto male; E que' s'avea fatto un capezzale D'un fascio d'erba e sì sonniferava ... Ahi lasso, ch'or mi fu cambiato il verso! In poca d'or sì 'l fatto mi bistorna Che d'abate tornai men ch'a converso ... XXIX L'Amante Quando Gelosia vide il castel fatto, Sì si pensò d'avervi guernimento, Ched e' non era suo intendimento Di renderlo per forza néd a ...
Il fiore (pagina 7)
di Dante Alighieri (estratti)

... Il fatto a' secolari è troppo aperto: Lo star guari co·lor no·mmi bisogna, Ch'a me convien giucar troppo coperto ... XCIII Falso–Sembiante «I' sì vo per lo mondo predicando E dimostrando di far vita onesta; Ogne mi' fatto sì vo' far a sesta, E gli altrui penso andar aviluppando ... Ma chi venisse il fatto riguardando, Ed egli avesse alquanto sale in testa, Veder potrebbe in che 'l fatto si ne–sta, Ma no'l consiglierè' andarne parlando ... XCIX Falsembiante «Sed e' vi piace, i' sì m'andrò posando Sanza di questi fatti più parlare; Ma tuttor sì vi vo' convenenzare Che tutti i vostri amici andrò avanzando, Ma' che comeco ciascun vada usando; Sì son e' morti se no'l voglion fare; E la mia amica convien onorare, O 'l fatto loro andrà pur peggiorando ... Per molte volte mi son pergiurato; Ma i' fo il fatto mio sanza romore, Sì che nessun se n'è ancora adato ... C Falsembiante «I' fo sì fintamente ogne mio fatto Che Protëusso, che già si solea Mutare in tutto ciò ched e' volea, Non seppe unquanche il quarto di baratto Come fo io, che non tenni ancor patto, E nonn–è ancor nessun che se n'adea, ...
Il fiore (pagina 10)
di Dante Alighieri (estratti)

... Ed i·mano un bordon di ladorneccio Portava, il qual le donò ser Baratto: Già non era di melo né di leccio; Il suocer le l'avea tagliato e fatto ... ]–ore O fatto, i' sì son presto d'ubidire» ... Quel nonn–errò del bascio, quest' è certo: Per ch'i' vi dico, a voi divinatori, Che questo fatto non fia già coverto ... Vo' sete ben certan che·ll'uon non vede Che 'l valletto vi porti nimistate; Sed egli amasse tanto l'amistate Del fior quanto vo' dite, a buona fede, Egli à gran pezza ch'e' v'avrïa morto, Avendogli voi fatto tal oltraggio; Ma non vi pensa e non si n'è acorto, E·ttuttor sì vi mostra buon coraggio, E servirebbevi a dritto e a torto Come que' ch'è cortese e prode e saggio» ... Il fatto suo si tien tratutto a voi; Ciascun di noi per sé lui racomanda: Del fatto vostro penserén ben noi» ... Dit' al valetto ch'i' ne parleròe: Quando vedrò che 'l fatto sia ben giunto, I' tutta sola a chieder sì·ll'andròe» ... Molto mi parve che 'l fatto sie 'n punto ...
Il fiore (pagina 13)
di Dante Alighieri (estratti)

... Cortesemente da·tte sì 'l ne manda, E stea il su' fatto tuttora in bilanza, Sì ch'egli abbia paura ed isperanza Insin ch'e' sia del tutto a tua comanda ... Gran danno l'à già fatto la vergogna, Ma vo' sì no'l dovreste sofferire; Nonn–à dove le carni sue ripogna’ ... CLXXVI La Vecchia «Ancor gli dica un'altra de l'ostello: ‘Se madonna volesse far follaggio Con un bellissim' uon di gran paraggio, In fatto suo sarebbe ben e bello, E sì sarebbe donna d'un castello; Ma 'nverso voi à sì leal coraggio Ch'ella non prenderebbe nul vantaggio Di che doman vo' foste su' ribello’ ... CLXXVIII La Vecchia «E se 'l diavol l'avesse fatto saggio, E che·lla donna veggia ch'à dottanza Di non volerle far questa prestanza, Imantenente sì gli mandi un gaggio: La roba ch'ell' avrà più d'avantaggio; E dica che·lla tenga in rimembranza De' suo' danari, e non faccia mostranza Ched e' le paia noia né oltraggio ... Per che già femina non dee servire Insin ch'ella non è prima pagata: Ché, quando à fatto, e' si pensa fuggire, Ed ella si riman ivi scornata ... CLXXXII La Vecchia «Quando 'l cattivo ch'è·ssarà 'ncacato, La cui pensëa non serà verace, Sì crederà che 'l fatto su' ti piace Tanto, ch'ogn' altro n'ài abandonato, E che 'l tu' cuor gli s'è tretutto dato; Né non si guarderà de la fallacie In che la volpe si riposa e giace, Insin ch'e' non serà ben corredato ... CLXXXV La Vecchia «S'avessi messo termine a un'ora A due, ch'avresti fatto gran follia, E l'un conteco in camera sia, E l'altro ...
Il fiore (pagina 15)
di Dante Alighieri (estratti)

... Con molto gran paura dentro entrai; Ma, quand' i' vidi Mala–Bocca morto, Vie men del fatto mio sì mi dottai ... CCIII L'Amante e lo Schifo Quand' i' udì' l'oferta che facea, Del fatto mi' credett' esser certano: Allor sì volli al fior porre la mano, Che molto ringrossato mi parea ... CCIV Vergogna e Paura Po' sentì 'l fatto Vergogna e Paura, Quand' ell' udiron quel villan gridare, Ciascuna sì vi corse a·llui aitare, E quello Schifo molto s'assicura ... Quando i portir' sentiron quel baratto, Inmantenente tra lor si giuraro Di non renderla a forza né a patto; E que' di fuor ancor sì si legaro Di non partirsi se non fosse fatto, E di questo tra·llor si fidanzaro ... E poi la cominciò a predicare, E disse: «Tu non devi aver vergogna Di me, chéd e' nonn–à di qui a Bologna Nessun ch'un fatto saccia me' celare Che saprò io, e perciò porto il nome» ...
Il ponte del Paradiso (pagina 2)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Un po' freddo il paese; ma dove mai non fa freddo, d'inverno? Per contro, c'era abbastanza fresco in estate, ed ella si trovava benissimo in quell'antico palazzo dei Cappellari della Colomba, dove con qualche ritocco opportunamente fatto dall'amatissimo genero si poteva star come papi ... Qualche volta era discesa per la vigilia dell'Ascensione, antica festa veneziana; qualche altra pel Capo d'anno, ma governandosi in modo che il fatto non passasse in consuetudine, e volentieri trovando la scusa nel rigore della stagione ... Aveva promesso di scendere per quell'anno? Sì e no, dipendendo il fatto dalle circostanze, che sogliono sempre avere un gran peso sulle umane risoluzioni ... Raimondo Zuliani nel profondo dell'animo era fatto così; banchiere poeta; poeta senza far versi; poeta nella delicatezza e nella vivacità di un'indole tanto più forte ne' suoi scatti improvvisi, quanto più era ordinariamente compressa dalla necessità e dalla consuetudine; poeta nel culto dell'amicizia, poeta nella adorazione per la sua Livia, di cui era innamorato come il giorno che l'aveva conquistata, fra tante difficoltà, fra tanti contrasti, e non ...
Il ponte del Paradiso (pagina 31)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... — Ah, non è storico, il fatto? — Non credo ... — Il fatto vero è brevemente questo ... Trent'anni dopo, o giù di lì, un romanziere prende il fatto nudo e bruco dalla cronaca veneziana, e ne fa una novella ... Sul dramma dello Shakespeare hanno fatto musica, da quei due grandi artisti che sono, il Rossini ed il Verdi ...
Il ponte del Paradiso (pagina 38)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Io avrò fatto male a correr le poste, già te l'ho detto; ma posso aggiungerti che non le ho corse davvero, se non quando mi hai dato il tuo sì, che oggi ti vorresti riprendere ... Ciò che in quella vece avrò fatto, saprai ... Ma un gran mutamento si era fatto in lui: sparite le gronde, la fronte rasserenata, l'occhio tornava a brillare della solita luce, e le labbra, non più strette come dianzi, s'ammorbidivano ad una espressione di gran contentezza ... Disgraziatamente Raimondo teneva gli affari e le lettere d'affari per sè; ed era un gran fatto che per una volta tanto si fosse lasciato cavar di bocca quel poco ...
Il ponte del Paradiso (pagina 41)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... — Raimondo tentennò la testa, in atto d'uomo che fosse ben sicuro del fatto suo ... Ah, egli si è fatto ben pregare, per ingannare te, per ingannar la tua Margherita, per ingannare la signora Eleonora, il banchiere, e tutti quanti ... — E tu, — diss'egli, tentando di dare aspetto di celia ad un modesto rimprovero, — e tu hai fatto da segretaria? — Apri e vedrai; — replicò Livia, impaziente ... Cacciati in tasca i fogli spiegazzati, dei quali aveva già fatto ...
Il ponte del Paradiso (pagina 44)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Ora il male è fatto; e irrimediabile, non è vero? — soggiunse la signora, accompagnando la frase d'un amaro sorriso ... come un ladro del suo onore? — Sarà nel suo diritto, ed avrà fatto bene; — conchiuse Filippo, alzando la fronte, che fino allora, sotto la sensazione del colpo doloroso, aveva tenuta abbassata ... — Molto male, — ripigliò allora, con accento grave, ma tranquillo, — molto male avete fatto, signora ... Dopo ciò che avete fatto voi, non vedo altro che questo: e sono lo schiavo della sua volontà ...
Il ponte del Paradiso (pagina 46)
di Anton Giulio Barrili (estratti)

... Il signor Zuliani, del resto, non si trattenne a pensarci più oltre, dovendo ritornare al fatto suo; il quale, per allora, si mutava nel fatto del suo avversario ... Andrò oggi sulle quattro al Danieli; già mi sono fatto scusare, della mia assenza alla stazione, dal Brizzi; dal Brizzi, che ho pure mandato a casa ... Ma se tu volessi dimenticare ciò che si è fatto qui, dianzi! ...
Il servitore di due padroni (pagina 14)
di Carlo Goldoni (estratti)

... El color m'ha fatto falar) ... Mi l'ho fatto per schivar el complimento delle bastonade, e per no scovrir l'imbroio dei do bauli ... Quel ritratto gh'ha fatto mover i vermi ... BEATRICE Ho fatto anch'io un estratto di diverse partite cavate dai nostri libri ... BEATRICE Hai fatto? TRUFFALDINO Ho fatto ...
Il servitore di due padroni (pagina 18)
di Carlo Goldoni (estratti)

... l'amigo sì fatto? (a Beatrice) BEATRICE Sì, il mio sposo ... SILVIO Anzi l'ho fatto per mio malanno ... CLARICE Né io permetterò mai, che sia fatto al signor FIorindo ... BEATRICE Come va la faccenda? (verso Truffaldino) TRUFFALDINO (Con lazzi muti domanda scusa) FLORINDO Ah briccone! BEATRICE Ah galeotto! FLORINDO Tu hai servito due padroni nel medesimo tempo? TRUFFALDINO Sior sì, mi ho fatto sta bravura ... Ho fatto una gran fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero, che per rason della stravaganza, tutti sti siori me perdonerà; e se no i me vol perdonar per amor, i me perdonerà per forza ... Secondando la sorte el mio desegno m'ha fatto comparir de qua, e de là ...
Intrichi d'amore (pagina 22)
di Torquato Tasso (estratti)

... CORNELIA Se mi ami, Bianchetta mia, come credo, taci e tieni secreto, e prendi da me quel che vuoi, che quanto è fatto è ben fatto ... CAMILLO Ben fatto dice, ohimè! Costei mostra saper la morte mia, e ne gioisce ... BIANCHETTA Ben fatto, ah? E che crudeltà è questa? È ben fatto a far morire ... BIANCHETTA Dunque ha fatto bene ...
Intrichi d'amore (pagina 25)
di Torquato Tasso (estratti)

... FLAMINIO Ah, traditore! Come dianzi dicesti di sì? CAMILLO Signor Flaminio, io vi ho detto, e vi ridico, che io sono stato causa della morte di Ersilia, e il fatto passa così: che amandomi la giovane ferventemente, e avendone gelosia la Signora Cornelia, ha commesso a Magagna che l'uccida; però s'ella è morta, nè io nè costui siamo consapevoli ... FLAMINIO Ohimè, che sento! ERSILIA Oh, oh! fermate, che in nominarmi Magagna, Cornelia ed Ersilia, mi è sovenuto come questa mattina, standomi in certe case rimote, intesi una voce che si lamentava, dicendo: «Deh, Magagna, che t'ho fatto io? perchè mi vuoi uccidere?» Ed egli replicava: «Pazienzia, Ersilia, così vuol Cornelia» ... Io mi messi alla spia, e viddi che la povera giovane seppe tanto fare e tanto dire, che ridusse Magagna a girsene seco in casa di non so chi scultore, per farsi scolpire la testa d'Ersilia al naturale, con la quale, e con le vesti insanguinate, averebbe fatto credere a Cornelia l'omicidio ... Ahimè, misero! CAMILLO Hai bisogno di qualche aiuto, moretto mio? ERSILIA O Dio! CAMILLO Ti passò forse? ERSILIA Mi passò per quel mio stringere che ho fatto sopra la pancia ... CAMILLO Ecco, Signor Flaminio, che non si deve credere a referendarii, nè moversi l'amico così leggermente contra l'amico, se prima non s'informa minutamente del fatto ...
Intrichi d'amore (pagina 26)
di Torquato Tasso (estratti)

... MAGAGNA Ohimè, Signora padrona mia, che male ho fatto io? In che t'ho offeso? Se così vecchio come sono, mi batti e mi cacci di casa a tempo che sono vero esecutore dell'ordine tuo ... CORNELIA Io te l'ho commandato? Si vederà appresso! Dunque perchè il padrone si trova in còlera, e commanda una cosa ingiusta e fatto scelerato, il servitore l'ha da essequire? Signor no! Dovevi considerare che io per còlera lo diceva, e non che fosse stata così la volontà mia ... MAGAGNA Di maniera che se io non l'uccideva, averia fatto meglio? CORNELIA Meglio! MANILIO Questi parlano di uccidere: che domine sarà? Che dite, Messer Alberto? Voi sete cambiato in vista; par che volete parlare, e non potete ... CORNELIA Sì, ah? E per questo Camillo è fuggito dalla mia camera, per andare a trovar quella sciaguratella! Questo è concerto fatto da voi ... ALBERTO Ma se per sorte Muzio fusse vivo? CORNELIA Se fusse vivo, averebbe pazienzia con farsi il fatto suo ... Dunque voi Muzio, e non Alberto sete? Dunque Cornelia è vostra moglie? Come dunque vi casaste con Leonora? Che errore, che peccato, che fatto indegno di voi è questo? Voi non mi rispondete? Ritiriamoci qui dietro, ditemi tutto il successo ...
Intrichi d'amore (pagina 29)
di Torquato Tasso (estratti)

... ALBERTO Perdona<te>ci, Signor Giovan Luigi: la còlera, il giusto sdegno e il creder che eravate lì dentro mi han fatto trasportare, che altramente non si sarebbe detto ... Ohimè, che per l'oltraggio che t'ho fatto, e per l'allegrezza che io ti trovo, figliuol mio, stillo da gli occhi fonti di lagrime ... FLAMINIO Impetratemi prima perdono da Messer Alberto e dalla Signora Leonora, che io vi dirò succintamente tutto il fatto ... GIALAISE Alla fede, ch'aggio fatto bene a fuire li scànnoli! Avenno Cuosemo, lo quale allo presente è Flavio, publecato l'amore mio co Pasquina, no' boria che me 'nforassero lo ioppone d'autro che de pambace ... Ahimè! che la paura non me t'ha fatto conoscere, Signor Flaminio; e perchè tu ancora? FLAMINIO Domandane te stesso, fraudolente che sei ...
Intrichi d'amore (pagina 30)
di Torquato Tasso (estratti)

... MAGAGNA Tre contro uno? E che male ho fatto io? Aspettate quanto penso poco poco ... È possibile che niuno di voi intenda l'artifizio mio, che mentre dicevo: avete primiera e non tirate, volevo intendere: avete Ersilia, che va sotto abito di moro per servire all'inconosciuta l'amante suo crudele, e non la pigliate? GIALAISE Y es verdad? FLAMINIO È vero? CAMILLO Ed è vero? MAGAGNA Verissimamente; e voi, a battaglia stesa contra di me, avete fatto a punto come fece Sacripante con Rinaldo, che mentre essi combattevano, Angelica se ne fuggì ... Ha detto, ha fatto in somma cose stupende ... O Amore, tu puoi quanto sai, che li timidi gli assicuri e li semplici fai savii! e o donna più valorosa che tutti gli uomini del mondo! FLAMINIO Già che siamo certi del fatto, non perdiamo più tempo ...
Intrichi d'amore (pagina 32)
di Torquato Tasso (estratti)

... fede dell'uno e dell'altro, diedi nome esser morto, e in quest'abito ho fatto esperienza che ambidoi sete fedeli e casti ... ALBERTO L'aver inteso che Camillo sia figliastro di Cornelia non mi ha fatto persistere nell'opinione, che ho aùta sempre, che costui non fosse mio figlio; e così mi dava un'aria di lui, così il sangue amorosamente mi bolliva nelle vene ... ALBERTO Può stare, e dite bene, per la longhezza del tempo, poi che sono da doi anni in circa che Camillo è venuto da Genova per studiar in Roma; di sorte che Cornelia l'ha veduto a tempo che era già fatto uomo ... E può stare ancora che Alessandro abbia fatto di lui come feci io di Flaminio, che essendo egli figlio d'un certo Hermando spagnolo, me lo pigliai per figlio proprio, e da Consalvo lo chiamai Flaminio, acciò non fosse riconosciuto ...
L'Olimpia (pagina 2)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... Cosí la lasciò per parecchi giorni; pur veggendola star ritrosa, l'ha fatta esortar da parenti, da amici e da vicini ancora; al fin conoscendola ostinata, l'ha fatto intendere che tanto vuol che sia sua figlia quanto l'è ubidiente… ... —… Olimpia da che venne a Napoli per provar l'animo della madre come stava saldo alla trama ordita tra lei e Mastica ministro del tutto, ha finto certe lettere come le mandasse Eugenio di Turchia, scrivendole ch'era morto Teodosio e che esso avea rotto la prigionia e la catena ed era in camino per venirsene a casa; e fece portar queste lettere alla madre da un certo turco fatto cristiano lor conoscente ... Egli non mai fu in Napoli; e Olimpia l'ha fatto intendere per un certo Giulio studente, amico comune, che per quanto ha cara la grazia sua, per una cosa importantissima non venghi a Napoli prima che sia avisato, accioché non fusse riconosciuto da alcuno, come dici ... Ti farei compagnia, se non avessi a ragionar con Mastica su questo fatto; e però son uscita e giá lo veggio venir in qua ... Ho bisogno del fatto tuo; odi un poco ...
L'Olimpia (pagina 10)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... A questo modo sarebbe stato assai meglio non avermici fatto entrare ... In tavola stavi sempre come stupido a contemplarla, non mangiavi se non delle cose che mangiava ella, non bevevi se non da quella parte dove ella poneva le sue labra, né ti nettavi la bocca se non col salvietto con che si aveva nettato la sua; poi facevi un menar di piedi sotto la tavola che l'hai fatto scappar la pianella dieci volte; e usavi certe zifoli che li intendevano i cani che rodevano l'osso sotto la tavola ... Vien Trasilogo e Squadra e parlano in secreto: qualche cosa hanno inteso di questo fatto ... Squadra, tu pur sei nato tra marioli e truffatori e hai fatto star piú tristi uomini che non son questi: perché manchi a te stesso? Hai dormito fin ora, risvegliati, piglia il tuo ingegno usato: squadra, pensa, fingi, machina qualche cosa ... Io non so che squadrar, che pensar e che fingere, perché l'inganno che han fatto è tanto verisimile che par piú vero della veritá; e una verisimil bugia è piú creduta d'una semplice veritá ... Troveremo due persone disconosciute, l'una vecchia di sessanta anni e l'altra giovane di venti, conforme all'etá che potrebbe esser stimato Teodosio ed Eugenio; i quali informeremo del fatto benissimo: come a dir che sappino ben fingere di piangere, abbracciare e mostrar tutti quegli atti e passioni che sieno verisimili; in somma siano tali che, dicendoseli il principio, sappino da loro quanto s'abbi a fare ... Voi sapete che un che ha rubbato o fatto qualche mal'opra sta sempre in suspetto, e d'ogni cosa che si ragiona pensa che si dica di lui e pargli d'ora in ora vedersi il boia sopra le spalle… ...
L'Olimpia (pagina 12)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... Sará bisogno all'ultimo di ricorrere al Truffa, ch'io non saprei a chi piú sottil barro di lui commettere il fatto in mano ... (Presto! narragli il fatto, fagli capire il negozio, accioché lo sappino ben fingere) ... (Oh che solenne barro, non si potria far meglio! appena ha inteso il fatto che l'ha subito capito e posto in esecuzione ... Io non posso capir tant'allegrezza e par che venghi meno, ché tutte le preghiere che ho fatto a Dio, son state che doppo aver veduta mia madre e il luogo dove sia nato, morrei sodisfattissimo ... (Racconta il fatto a Sennia e digli che venghi a tôrsi un poco spasso di fatti loro) ... Vedrò se sapran fingere come io ho fatto) ...
L'Olimpia (pagina 16)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... (Vo' seguirli per veder che succede di questo fatto) ... Non posso cavarti di bocca una parola di questo fatto ... Nulla: l'avevano fatto giá ... Quando apersero, stava Olimpia avampata di foco in faccia e s'accomodava i capelli; e mi domandò di voi e, io dicendole che non l'avea vista se non io, giurò che, se diceva alcuna cosa di questo fatto, m'ucciderebbe: e però non ho voluto dir niente, avertete ... Dimmi un poco: ti par cosa convenevole che tu, nato e allevato in casa mia e sempre ben trattato, m'abbi tradito nel modo che hai tu fatto? MASTICA ... Sia maladetta la mia sciocchezza a farmene cavar fuora senza mangiar prima! O padrona, o padrona! Oimè, perché non cavarmi gli occhi, perché non tagliarmi il naso e l'orecchie e non cacciarmi digiuno fuori? Il carriar delle legna, il soffiar del foco mi hanno talmente diseccato il polmone che è fatto piú arido d'una pomice ... Oimè, che le budella mi ballano in corpo! Dove andrò a cenare, ché l'ora è tarda e ho fatto questione con tutti? O vitelle, o porchette, o lasagni, o sguazzetti, o saporetti che odoravate cosí suavemente; o liquore, o vino che tornavi l'anima dentro i corpi morti, dove sète andati? Sono venuti i lupi e s'hanno ingoiato la cena che son stato tutto oggi ad apprestare ...
L'Olimpia (pagina 17)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... Chiami tu ubidienza il finger di non conoscermi? Da chi spero io essere onorato se il mio figlio mi schernisce? Giá m'ha fatto chiaro quanto sia vana la speranza d'aver collocato in esso la quiete della mia vecchiezza, in dimostrarmesi cosí iniquo e discortese… ... Io non vo' inficiare che il temerario áuso non sia grave, né se gli potrebbe coacervar pena che non ne meritasse il doppio; ma di questo s'incolpe l'arcigero che gli aveva sauciato il petto, dilaniato il core e fatto devio l'ufficio della mente ... Che ha dunque fatto? PROTODIDASCALO ... Ahi mentitor perfido! ahi temerario esecutor di tanta nefanditade che fa ingiuria al padre, alla patria e a se stesso! Ma tu, pedante, piú d'ogni altro da poco e ignorante, questi sono gli ammaestramenti che tu gli hai dato? Di che mi devo fidar io, se avendoti tolto dalla zappa e dalla vilissima pedanteria t'ho fatto padron della casa e di mio figliuolo, e or me ne rendi cosí iniquo guiderdone? PROTODIDASCALO ... In poter della giustizia che sopra questo fatto ci viene pede plumbeo; e credo… FILASTORGO ... Nam «iustus est qui ius non deflectit», però «giustiziato, gastigato dalla giustizia»; ma «iustificus est qui iustitiam facit», e «giustificato», «chi ha fatto la giustizia» ... Dicovi che tunc temporis è venuto il vero Teodosio, marito di quella matrona, con Eugenio suo figliuolo; sono stati expulsi di casa, ed essi pensiculando l'inganno machinato son iti a Sua Eccellenzia e fatto obtrudere in carcere il tuo figliuolo ...
L'Olimpia (pagina 18)
di Giambattista Della Porta (estratti)

... sua figlia, non potendo il fatto altrimente rimediarsi; ché forse vi rimetteranno la querela ... Ará fatto danno alla casa ... A lui sarebbe torto usarsegli benignitá, e sería bene che ne piangesse la pena per aver fatto cosa indegna di voi, di me e di gentiluomo ... Non si perda piú tempo, accorrasi prima che si intruda in carcere e il fatto si palesi il meno che si può ... Fa' che ami la tua Olimpia, poiché ne hai tanto patito e fatto patire ad altri ... Avendo proposto morir mille volte prima che viver senza lei, la disperazione mi accecò gli occhi e l'amore mi fe' far quello che ho fatto ...
L'amore che torna (pagina 68)
di Guido da Verona (estratti)

... Si allacciava i guanti stando su la porta e mi diceva sorridendo: — Vi ho fatto molto aspettare? — No; hai fatto presto; vieni ... Ho fatto solamente quello che credevo necessario per il vostro bene ... Puoi forse comprendere come sia fatto il cuore dell'uomo? Allora mi piacevi solamente, ora ti amo ... — Dove lo hai fatto fare? — Da Paquin ...
L'amore che torna (pagina 69)
di Guido da Verona (estratti)

... — Elena, io non t'ho fatto mai alcun male ... è nulla! Io ho fatto di più! — Che hai fatto? che hai fatto? — Io, — balbettò — io, quando tu partivi, ero incinta già di tre mesi ...
L'amore che torna (pagina 77)
di Guido da Verona (estratti)

... Con molti giri viziosi venite a farmi un'offerta esplicita, e naturalissima in fondo! Momentaneamente vi piaccio di nuovo, per il semplice fatto che son divenuta la moglie d'un altro, e venite a propormi, oh, con molta cautela! ... — Insomma, Guelfo, abbiamo fatto ... cioè, avete fatto molto male, molto male! ... Fatto, sta che l'adulterio s'è talmente radicato nella vita moderna da non parer cosa ormai straordinaria nè difficile, e que' famosi Otelli della vecchia maniera sono andati a rifugiarsi nel repertorio dei teatri popolari, ...
La famiglia dell'antiquario
di Carlo Goldoni (estratti)

... ANSELMO Ho fatto un gran bell'acquisto? BRIGHELLA Comandela, che vada via? ANSELMO Hai da dirmi qualche cosa? BRIGHELLA Gh'o qua ste do polizze ... ANSELMO Hai fatto bene ... BRIGHELLA Per la confidenza, che Vusustrissima se degna de donarme, ardisso dir, l'ha fatto un buon negozio a maridar l'illustrissimo signor Contin, suo degnissimo fiol, con la fia del sior Pantalon ... (da sé) ANSELMO Oh, Contessa mia, ho fatto il bell'acquisto! Ho ritrovato un Pescenio ... Avete fatto anche l'acquisto di una nobilissima nuora ... DORALICE Lo avrebbe fatto, se voi non aveste preteso i ventimila scudi in danari contanti, e non aveste promesso di farmi il mio bisogno per comparire ...
La famiglia dell'antiquario (pagina 13)
di Carlo Goldoni (estratti)

... M'hai fatto fare dei preziosi acquisti ... BRIGHELLA Son un omo fatto a posta per sti negozi; gnancora no la me cognosse intieramente; fra poco la me cognoscerà meggio ... ha fatto una bella compra di antichità, sono venuto, se mi permette, a vedere le sue belle cose ... PANTALONE L'ho menà mi sior Conte, l'ho menà mi; perché anca mi ho savesto, che l'ha fatto una bella spesa ... Brighella mi ha fatto fare questo negozio ... PANTALONE (Conducendo per mano Arlecchino) Vegnì qua sior, no ve vergognè, no ve tirè indrio; confessè al sior Anselmo la bella vendita, ch'avè fatto, e chi ve l'ha fatta far ...
La strega ovvero degli inganni de' demoni (pagina 16)
di Giovan Francesco Pico Della Mirandola (estratti)

... Il desinare è apparecchiato un pezzo fa, e abbiamo fatto tardi col nostro disputare ... E meglio certo se tu riferisca questo a colui che ha commisso il peccato, dal quale sendosi astenuto aria fatto grande utile a sè stesso ... L'indotta moltitudine non cerca più oltre niente altro, ma gli uomini dotti e pieni d'animo pio, conoscono per cagione di così empie mercanzie, Giosef fatto re dell'Egitto, avere liberato dalla morte il padre, i fratelli; e tutta la famiglia; e di qui poi essere venuti molti e gran misterj celebrati da noi ... Io sarò da essere messo nel numero di loro? che son certo così aver fatto Giovan Crisostomo, ...
La trovatella di Milano (pagina 11)
di Carolina Invernizio (estratti)

... —Oh! finiamola—proruppe impazientito—le tue parolone non mi spaventano e faresti meglio deporre quel gingillo che tieni in mano e non è fatto per te ... Orsù, che pretendi da me? Sono io forse il primo che dopo aver corso dietro, per qualche tempo a una bella ragazza, che tutti corteggiano, mette giudizio e ne sposa un'altra? Ho fatto male cangiar nome, ma di questo non devo renderne conto a te ... —Sciagurata, che avete fatto? Ella conservava sempre un sorriso crudele sulle labbra ... Diego l'aveva ivi fatto trasportare da Milano ...
La trovatella di Milano (pagina 15)
di Carolina Invernizio (estratti)

... —È sangue di traditore e non disonora—rispose la popolana, che riprendeva l'ardire di una volta—io non ti ho mai biasimata, perchè al tuo posto avrei fatto lo stesso ... —Se mi sono permesso di venir qui, due gravi motivi mi hanno indotto—disse, rivolgendo la parola alla popolana—mi trovavo ieri l'altro all'udienza e mi commossi al pari di tutti, anzi più di tutti, alla storia della vostra figlia adottiva, storia che mi ricordò un fatto, accaduto appunto in una di quelle tremende giornate, che evocaste ... —Se sono vostra figlia—proruppe con accento amaro—ditemi che avete fatto di mia madre ... Mio padre voi? Ditemi che avete fatto per meritare che io vi dia un nome così sacro, un nome che dovrebbe far battere il mio cuore di ebbrezza, di commozione ...
La via del rifugio (pagina 6)
di Guido Gozzano (estratti)

... Sul labbro contratto la voce a pena s'udì: “O Guido! Che cosa t'ho fatto di male per farmi così?” II Sperando che fosse deserto varcammo l'androne, ma sotto le arcate sostavano coppie d'amanti ... “Ma Guido, che cosa t'ho fatto di male per farmi così?” III Il tempo che vince non vinca la voce con che mi rimordi, o bionda povera cosa! Nell'occhio azzurro pervinca, nel piccolo corpo ricordi la piccola attrice famosa ... S'udì (o misera tanto nell'atto!) ancora: “Che male t'ho fatto, o Guido, per farmi così?” IV Varcammo di tra le rotaie la Piazza Castello, nel viso sferzati dal gelo più vivo ... Avevo un cattivo sorriso: eppure non sono cattivo, non sono cattivo, se qui mi piange nel cuore disfatto la voce: “Che male t'ho fatto o Guido per farmi così?” L'ULTIMA RINUNZIA “ ...
La vita comincia domani (pagina 53)
di Guido da Verona (estratti)

... » — Già fatto! già fatto! Inutile! Nessuno ci ascolta! — s'interrompeva da varie parti ... Questo piccolo fatto dell'aver ucciso, dell'aver ucciso egli stesso, con la sua propria mano, con la sua nitida volontà, gli scompigliava nel pensiero l'ordine immenso e la ragione intrinseca delle cose ... Ma nel medesimo tempo sentiva che un fatto nuovo, un fatto di principio, era entrato con ciò nel suo mondo cerebrale, anzi dominava come un improvviso equivoco nella serrata logica del suo pensiero ... Non dunque una stolta paura della sua coscienza, e meno ancora della vendetta umana, ch'egli sentiva di poter vincere quand'anche s'apparecchiasse; — ma era invece un fatto quasi organico, un fenomeno della sua stessa materia, la quale sapeva di aver data la morte ...
La vita comincia domani (pagina 81)
di Guido da Verona (estratti)

... Di notte lo portarono sulla tolda ravvolto in un lenzuolo, e quattro marinai, prima di lanciarlo in acqua, lo avevano fatto dondolare cinque o sei volte a forza di braccia, sovra il parapetto lucido ... Ma ora, hai fatto bene ... sì, hai fatto bene: io lo dovevo sapere come te ... — Sì, hai fatto bene a dirmelo, perchè non era onesto che tu solo dovessi portarne il rimorso ...
Le femmine puntigliose (pagina 10)
di Carlo Goldoni (estratti)

... FLORINDO Ma, come avreste fatto? PANTALONE Con una somma facilità, senza andar in colera ... FLORINDO Per amor del Cielo, ditemi, come avreste fatto? PANTALONE L'averia lassada dir, senza responderghe, e senza abbadarghe ... FLORINDO E se a tavola non avesse fatto altro che rimproverarvi? PANTALONE Quattro bocconi in pressa, e via ... FLORINDO Hai finito di spazzare i miei panni? Sono all'ordine per riporli? ARLECCHINO Mi aver fatto tutto ... FLORINDO Presto, presto, termina il baule, e s'ella t'ordinasse diversamente, seguita a fare il fatto tuo ...
Le femmine puntigliose (pagina 11)
di Carlo Goldoni (estratti)

... ROSAURA Sentite? Non l'ha fatto a malizia, non l'ha fatto per disprezzo, ma con inavvertenza ... ROSAURA Vi era la Contessa Eleonora; che galante dama! Vi era la Contessa Clarice; che dama compita! Mi hanno fatto tante finezze, mi hanno fatto sedere in mezzo di loro, non si saziavano di lodarmi ... FLORINDO Mi rincresce, che per la risoluzione di partire non ho fatto preparar nulla ... ONOFRIO Oh! Cosa avete fatto? Dov'è il cuoco? (a Florindo) FLORINDO Sarà in cucina ... Per obbligarlo a restare, non è stato mal fatto, ch'io gli abbia dipinto diversamente il trattamento delle due dame ... Veramente mi hanno fatto ingoiare qualche boccone amaro; ma spero, che si cangeranno, e quelle buone grazie, che non mi hanno usato stamane, spero, che le otterrò questa sera ...
Le femmine puntigliose (pagina 13)
di Carlo Goldoni (estratti)

... Le s'ha fermà tutte do, le ha fatto un atto d'amirazion, e po le s'ha parlà sotto vose, ma mi ho sentido tutto ... ROSAURA È ritornata indietro? Perché? BRIGHELLA Perché Vosustrissima ha fatto aspettar el braccier avanti da darghe la risposta ... ROSAURA Asinaccio, sei stato tu, che l'ha fatto aspettare ... BRIGHELLA Mo se la m'ha fatto dir ... La Contessa Eleonora veniva a domandarmi scusa, e il diavolo ha fatto, che se n'è andata ... Me son presentà alla dama, ho principià a parlar; l'ha interrotto le mie parole, e la m'ha dito, che no la se degna de parlar con un staffier; mi voleva seguitar a dir, e ela m'ha fatto dar dal cocchier una scuriada in tel muso, e l'è tirada de longo ... ROSAURA Conte Lelio, avete saputo la scena, che ha fatto la Contessa Eleonora? LELIO So tutto, e tutto è accomodato ...
Le femmine puntigliose (pagina 14)
di Carlo Goldoni (estratti)

... ROSAURA Vi adirate, perché è venuto da me? (a Beatrice) BEATRICE Non mi lagno, che sia venuto da voi, ma che lo abbia fatto senza dirmelo ... LELIO Cosa vi ho fatto? BEATRICE Basta così ... La castellana mi ha fatto un'impertinenza ... Il Conte Lelio ha fatto il possibile per acquietarmi, ed io ho finto di esser placata; ma questa sera farò conoscere il mio risentimento ... Andiamo alla conclusione: Venite dunque immediatamente a mia casa, e se vi preme la mia grazia, e se bramate far vedere pubblicamente, che non sono sdegnata con voi, venite disposto a persuadermi con qualche segno di pentimento, che vi dispiace avermi fatto adirare; ed allora tornerò con voi quale finora sono stata ... So che l'aveva destinà de partir, e che l'averia fatto da omo a andar via; ma so, che quella cara zoggia de so muggier la l'ha tornà a voltar, e la ...
Le femmine puntigliose (pagina 16)
di Carlo Goldoni (estratti)

... FLORINDO Eh, che per fare a vostro modo, sinora ho fatto delle bestialità, non voglio, che mi meniate più per il naso ... FLORINDO Credete, che il Conte Lelio, abbia colpa nell'affronto che ci hanno fatto? ROSAURA O colpa, o non colpa, non voglio più nessuno di costoro d'intorno ... FLORINDO Almeno potrò vantarmi di aver fatto una qualche vendetta; si parlerà almeno di me con qualche stima, con qualche rispetto ... Com'è? Xè la verità, che gh'è stà fatto un affronto? Giera a casa, e i me lo xè vegnù a contar ... FLORINDO Basta, avete fatto bene a venirmi a favorire, mentre aspetto il carrozzino, e subito parto ... PANTALONE E la consorte cossa dìxela? FLORINDO È stata ella, che mi ha fatto risolvere a partir subito ... Stamattina l'andava via avanti, che ghe fusse stà fatto sto affronto, e la so partenza giera un atto de virtù, che prevegniva i disordini ... Mo cossa xèlo elo? La me perdona, un papagalo? FLORINDO Io per la mia parte ho fatto quello che dovevo; e domani si saprà, che ho spirito per risarcire le offese fattemi ...
Le femmine puntigliose (pagina 17)
di Carlo Goldoni (estratti)

... quei Cavalieri, che al festino mi hanno fatto l'affronto ... Mi no ghe digo adesso se sta usanza sia bona, o cattiva, perché no voggio intrar in t'una disputa de sta natura, ma ghe digo ben, che bisogna uniformarse al costume, e se la nobiltà, che xè garante de sto so privileggio, per mantegnirlo in osservanza, gh'à fatto un affronto, l'offesa no se pol dir prodotta da un'ingiustizia, ma più tosto cercada da chi l'ha recevuda ... FLORINDO Il male l'ha fatto la Contessa Beatrice, la quale per cento doppie ha preso l'impegno d'introdurci nelle adunanze di nobiltà ... In sta maniera a poco alla volta tutti ghe correrà drio, e allora la poderà tornar a casa contento, e la poderà dir: no son stà in pubblico colle Dame, e coi Cavalieri, ma le Dame, e i Cavalieri m'ha fatto delle onestà, e delle finezze in privato ... FLORINDO Fosse mai uno dei servitori, che ho fatto bastonare? Me ne dispiacerebbe infinitamente ... ARLECCHINO Maladetto, chi ha fatto mi bastonar, possa diavolo portar, chi fatto mi bastonar ... Chi mi fatto bastonar, possa per boia impiccar (parte) ...
Le femmine puntigliose (pagina 18)
di Carlo Goldoni (estratti)

... CLARICE Che vuol dire? Si è disgustato? LELIO Spiacendomi d'averla veduta partire in quella maniera dalla festa di ballo, sono andato a casa per ritrovarla, e mi ha fatto dire, che non vi era, e non mi ha voluto ricevere ... BEATRICE Brave, brave, avete fatto una bella cosa ... LELIO Io non ho fatto questa cosa ... CLARICE Non avete impegno con un ministro? BEATRICE Quando devo dirvi tutto, l'ho fatto per compiacere unicamente il caro signor Conte Lelio ... Bastami avervi fatto noto, che non sono né pazza, né debole, né presontuosa ...
Le smanie per la villeggiatura (pagina 5)
di Carlo Goldoni (estratti)

... GIACINTA E che cosa vi ha fatto colui? LEONARDO Non lo posso vedere ... In villa ha fatto quest'amicizia ... PAOLO E perché, signora? Lo ha fatto male? VITTORIA No, per dir la verità, è riuscito bellissimo ... PAOLO E perché dunque è sdegnata col sarto? VITTORIA Perché mi ha fatto un'impertinenza ... Hanno fatto le divisioni ...
Le smanie per la villeggiatura (pagina 9)
di Carlo Goldoni (estratti)

... FILIPPO Vi parrebbe dunque meglio fatto, che il signor Guglielmo venisse con noi? GIACINTA Per questa volta, giacché è fatta ... GIACINTA E che cosa? BRIGIDA Ch'ella pure si è fatto un vestito nuovo, e non lo poteva avere dal sarto, perché, credo, che il sarto volesse esser pagato; e c'è stato molto, che dire, e se non aveva il vestito, non voleva andare in campagna ... Avrà saputo, ch'io mi ho fatto il vestito novo, e l'ha voluto ella pure ... Mi ho fatto una sopravveste di cambellotto di seta col suo capuccietto, che non vi è pericolo, che la polvere mi dia fastidio ... VITTORIA Quest'anno mi ho fatto un abito ... GIACINTA Oh! io me ne ho fatto un bello ...
Le smanie per la villeggiatura (pagina 10)
di Carlo Goldoni (estratti)

... GIACINTA Chi ve l'ha fatto? VITTORIA Il sarto francese monsieur de la Réjouissance ... Vuole i danari sul fatto, e nascono delle baruffe ... FULGENZIO Ho detto tanto, ho fatto tanto, che quel buon uomo si è illuminato ... Siete avviticchiati, per quel ch'io sento, e poiché mi avete fatto entrare in cotesta danza, non ne voglio uscire con disonore ... Una delle due dunque, o dichiaratevi col signor Filippo, o gli farò, riguardo a voi, quella lezione medesima, che gli ho fatto rispetto al signor Guglielmo ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 3)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... Partito Bertoldo, Aurelia credendosi che ciò fusse la verità, subito andò a trovare le sue vicine e gli fece palese quel tanto che da Bertoldo aveva udito; le quali, udendo tal cosa, entrarono in tanta smania e in tanta furia che gettavano fuoco per tutto; e in meno d'un'ora si sparse tal nuova per tutta la città; onde si raccolsero insieme più di due milla femine, le quali, avendo discorso gran pezzo sopra tal fatto, si risolsero alla fine di andar a trovar il Re e quivi alla sua presenza gridar tanto e far tanto romore, che esso, vinto dalla loro importunità, si risolvesse a fare che la legge da lui nuovamente imposta non andasse più avanti ... RE Che ingiuria, che dispiacere v'ho fatto io? Ditelo alla schietta, e non v'affocate tanto, cagne rabbiose che sete ... Noi ti torniamo a dire che tu hai fatto un grande errore a ordinare per legge che ogn'uomo pigli sette donne per moglie, e che tu dovresti attendere ai negozi tuoi e del tuo regno e non t'impacciare in quello che a te non s'appartiene ... Oh che fracasso, oh che rovina hanno fatto queste pazze scatenate per niente! Ma s'io posso sapere chi sia stato l'auttore di questa novità, io son risoluto di riconoscerlo secondo ch'egli merita ... RE Orsù, poiché questa è stata tua invenzione, io ti perdono; ma come hai tu ordita questa diavoleria? BERTOLDO Io sono andato a trovar colei alla quale tu concedesti lo specchio e gli ho dato ad intendere che tu volevi di nuovo farlo spezzare e darne la metà alla sua avversaria, e di più che tu avevi ordinato che ogn'uomo pigliasse sette mogli e perciò costei aveva radunato così gran numero di femine insieme e hanno fatto lo schiamazzo che tu hai sentito ... Mentre ragionavano così famigliarmente il Re e Bertoldo, gionse un messo da parte della Regina, il qual disse al Re come la Regina desiderava di vedere Bertoldo, pregando sua Maestà a mandarglielo; e perché ella aveva inteso che costui si pigliava spasso di burlar le donne, aveva fatto pensiero di farlo bastonare ben bene; onde il Re, udito la dimanda della Regina, volto a Bertoldo, gli disse: RE La Regina ha mandato a domandarti ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 5)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... Disse Bertoldo: «Il Re mi ha dato licenza ch'io sputi in piazza; e qual è la più bella piazza quanto la tua testa? Non si dice per proverbio, testa calva, piazza da pedocchi? Ecco dunque ch'io non ho fatto errore alcuno, e che io ho sputato in piazza secondo la commissione del Re» ... Andò dunque Bertoldo e prese un secchio di latte e secretamente lo portò nella camera del Re e serrò tutte le finestre, ed era mezogiorno ed entrando il Re nella camera venne a urtare nel detto secchio di latte e lo roversò tutto, e poco vi mancò ch'ei non cadesse con la faccia per terra; onde tutto irato fece aprire i balconi e, vedendo quel latte sparso per terra ed esso avere urtato in quel secchio, cominciò a gridare, dicendo: RE Chi è stato colui che ha posto quel secchio di latte nella camera mia e ha serrato le finestre acciò ch'io v'urti dentro? BERTOLDO Sono stato quell'io, per provarti che il giorno è più bianco e più chiaro del latte, perché se il latte fosse stato più bianco del giorno egli t'avria fatto lume per la camera e non averesti urtato nel secchio, come hai fatto ... Venne dunque il messo inanzi, e fatto la debita riverenza al Re, gli porse la carta in mano, il cui contenuto era questo, che le matrone di quella città, cioè le più nobili, bramavano, anzi pur dimandavano liberamente al Re di potere esse ancora entrare né consigli e reggimento della città, come erano i loro mariti, e metter fave e balottare, e udire le querele e sentenziare, e in conclusione di fare anch'esse tutto quello che facevano quelli del Senato e primati della città, allegando che ve n'erano state dell'altre che avevano retto imperii e regni con tanta prudenza, e più tal ora che non avevano fatto molti re e imperatori passati, e che molte erano uscite alla campagna armate e avevano diffesi i loro stati e regni valorosamente, e che perciò il Re non doveva rifiutarle ma accettarle e far partecipe ancor loro di quanto addimandavano, perché pur loro pareva strana cosa che gli uomini avessero il dominio d'ogni cosa e che esse fossero tenute per nulla; alludendo nel fine che tanto esse sariano secrete nelle cose d'importanza quanto gli uomini e forse più, e di ciò la ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 6)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... Letto il Re la lettera, e inteso la pazza domanda di queste femine, non sapeva che risoluzione si dovesse prendere; onde volto a Bertoldo gli narrò tutto il fatto, il quale prese fortemente a ridere, onde il Re alterato alquanto gli disse: RE Tu ridi, manigoldo? BERTOLDO Io rido per certo, e chi non ridesse adesso meritarebbe che gli fussero cavati tutti i denti ... RE Perché? BERTOLDO Perché queste donne ti hanno scorto per un babuino e non per Alboino, e per questo elle ti hanno fatto questa pazza domanda ... BERTOLDO Se a me dai l'assonto di questo, non ti dubitare che presto te le caverò da torno; lassa pur far a me, che s'elle ti parlano mai più di questo fatto, io sono un cane ... Al fine, dopo molti bisbigli fatti fra di loro, si risolsero di aprirla, né così tosto ebbero levato il coperchio, che l'uccello che v'era dentro spiegò l'ali e si levò in aere e volò via; onde ne restarono tutte confuse e di mala voglia, e tanto più poiché esse non poterono vedere che uccello si fusse quello, perché con tanta velocità se gli levò di vista che non poterono discernere s'egli era o passero o rosignuolo, perché se l'avessero veduto avrebbono forsi fatto instanza di averne uno simile a quello, e la mattina che seguiva avriano portato la scatola come l'avevano avuta e non vi saria stato male alcuno ... Al fine, dopo molti parlamenti, si fece innanzi una di loro che aveva un poco più gagliardo il cervello di tutte l'altre e disse: «A che perdere più tempo in far tante chiacchiere fra noi? L'errore è già fatto, né si può coprire, né manco emendare se non con chiedere perdono al Re e confessare liberamente il fatto com'egli sta ... Altre dicevano che il Re averebbe più a sdegno l'atto della disobedienza, che se esse gli avessero fatto scampar via quanti fagiani e pernici egli si trovava avere ne' suoi boschetti e giardini ... Al fine, volta e rivolta, si risolsero d'appresentarsi alla Regina e narrargli il fatto, e così fecero ... Disse la Regina: «Sappia tua Maestà ch'io son venuta qui dinanzi alla tua Corona con queste nobilissime madonne per la risposta della domanda fatta a te per via d'entrare ancor esse ne' negozi e offici istessi che hanno quei del Senato; alle quali avendo tua Maestà mandato quella scatola con espressa commissione ch'elle non l'aprissero in modo alcuno e tornarla a lei nel modo ch'ella gli era stata data, ora una più curiosa dell'altre avendo desiderio di vedere quello che vi si rinchiudeva dentro, l'aperse non pensando più oltre; e l'uccello subito scampò via; onde elle sono restate tanto addolorate di simil fatto ch'elle non ardivano di levar più la testa, né mirarti in viso per la gran vergogna ch'elle hanno per aver trasgredito il precetto regale ... Tu dunque, che sempre fosti benigno e clemente verso tutti, perdona loro, pregoti, tale errore, che non per disubbidire a tua Maestà, ma per un loro curioso desiderio hanno fatto simil fallo ... Il Re si mostra turbato forte e riprende le donne di tal fatto, poi gli perdona e le manda a casa ... Allora il Re mostrando avere a sdegno simil fatto, volto a loro con un viso turbato, disse: «Voi vi sete dunque lasciato scampare l'uccello fuori della scatola? Ahi, femine sciocche e di poco cervello! e poi avete ardimento di voler entrare ne' consigli segreti della mia corte? Or come potreste, ditemi voi, tenere un secreto, dove andasse l'interesse ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 8)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... Onde nel porre ch'ei fece il capo dentro, subito fu visto da uno di quei soldati, il quale cheto cheto si levò da giocare, che il povero gambaro non se n'avidde, e preso uno stanghetto gli tirò così fatto colpo sul capo, che lo stordì di maniera ch'ei parea morto, e se egli non si fusse trovato indosso le sue solite arme, il cervello gli andava a spasso ... Così giunsero alle case loro e, per i pericoli ne' quali erano stati, lasciarono per testamento che tutti i descendenti loro dovessero per l'avenire caminare sempre come avevano fatto essi nel tornare alle case loro; e fin ora si vede che il gambaro camina all'indietro e la granzella per fianco ... A cui Bertoldo rivolto, disse: BERTOLDO Va' destro, fratello, né voler tu fare il sofficiente, perché le mosche che volano sulla testa ai tignosi vanno sulla mensa regale ancora e cacano nella propria scodella del Re e pure esso mangia quella minestra; e io dunque non potrò fare i miei servigi in terra, che è cosa necessaria? E tanto più che il Re ha detto ch'io mi serva della sua corte in ogni mio bisogno? E qual maggior bisogno per servirmene poteva venirmi che in questo fatto? Intese il Re la metafora di Bertoldo e si cavò di deto un ricco e precioso anello e, volto a lui, disse: RE Piglia questo anello, ch'io te lo dono; e tu, tesoriero, va', porta qui mille scudi ch'io gliene voglio far un presente or ora ... Ma ciò era al contrario, anzi ch'ella aveva fatto pensiero di farlo privar di vita avendo inteso che per opera sua quelle matrone avevano ricevuto quello affronto dal Re, per lo quale erano in tanta rabbia che se l'avessero potuto aver nelle mani l'averiano lapidato ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 10)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... sua figliuola per moglie, e più volte me n'ha fatto parlare, non già perché gli piaccia il mio aspetto, ma per la gran robba ch'io mi trovo, che in quanto della vita mia non credo ch'ei se ne curi un aglio, anzi credo che egli mi vorrebbe più tosto vedere sulle forche ... Ma io non posso parlare in questo sacco se tu non gli sleghi la bocca, tanto ch'io possa metter fuori la testa, che poi tornarai a serrarlo, come avrai inteso il fatto intieramente ... T'ha mai visto la sposa? BERTOLDO Ella mai non m'ha veduto, e perché ella non mi vegga m'hanno fatto cacciare in questo sacco e vogliono condurla in questa stanza e fare ch'io la sposi senza lume e quando poi l'averò sposata mi scopriranno e bisognerà ch'ella si contenti al suo dispetto, che così è stabilito, e a me subito sarà sborsato due mila doble di Spagna le quali gli dona la Regina, acciò non gli scappi così buona ventura ... BERTOLDO Non dubitare di questo, perché subito che tu averai sposata la sposa e che ti scopriranno, tu che sei un giovane garbato e non orrendo come me, ella vedendoti non dirà altrimente che non ti voglia, e quello che sarà fatto non potrà più tornare a dietro e beccarai via le due milla doble ed entrarai in possesso di quella robba, perché il padre è vecchio e poco più può stare andare a fare dell'erba al cavallo del Gonnella; sì che tu potrai per l'avvenire vivere onoratamente senza essercitare più questo tuo mestiero così vituperoso e infame ... SBIRRO Tu me la dipingi tanto garbatamente, che quasi quasi mi hai fatto venir voglia d'entrare in questa impresa ... BERTOLDO Orsù, io non voglio mancare di farti questo beneficio, se bene tu m'hai fatto alterare alquanto ...
Le sottilissime astuzie di Bertoldo (pagina 13)
di Giulio Cesare Croce (estratti)

... E quelli i quali erano restati custodi della camera del detto Bertoldo, nell'accommodare il letto dove esso dormir solea, trovorno sotto il matarazzo un fagotto di strazzi e di scritture, dove senz'altro indugio portarono il detto stramazzo inanzi al Re, il quale, facendolo subito sciorre, trovò tra quelle tattare il testamento che il detto aveva fatto molti giorni innanzi ch'ei morisse, né mai l'aveva palesato a nissuno; la causa, forse, acciò che nissuno non sapesse di che stirpe né di che parte egli si fusse, essendo un uomo così stravagante ... Or sia come si voglia, commandò il Re adunque che subito si andasse per il notaro che l'avea fatto, acciò glielo leggesse alla presenza sua; e così il detto notaro comparve in un tratto e, fatto la debita riverenza al Re, disse: NOTARO Eccomi, Sacra Corona, per essequire quel tanto che da lei mi sarà comandato ... RE Avete voi fatto il testamento di Bertoldo? NOTARO Sì, Sacra Maestà, ch'io l'ho fatto ... RE E quanto è che l'avete fatto? NOTARO Può essere da tre mesi in circa ... Lasso a mastro Bartolo ciavattino le mie scarpe da quattro suole, e otto soldi di moneta corrente per essermi stato sempre amorevole e avermi più volte prestato la lesina da trappongere i tacconi e fatto altri servigi, etc ... Item a mastro Ambrogio spacciator di corte soldi diece per avermi più volte portato il braghiero a far conciare e fatto altri servigi, etc ... Item a mastro Martino cuoco il mio coltello e la mia guaina per avermi alcune volte cotto delle rape sotto le cernici e fatto della minestra de fagiuoli con della cipolla, cibo conferente alla mia natura più assai che le tortore, le pernici e i pastizzi, etc ... Item, non mi trovando altro, poiché non ho voluto accettar mai nulla dal mio Re, il quale non ha mancato di persuadermi a prendere da lui anelli, gioie, danari, veste, cavalli e altri ricchi presenti, perché forse con simili ricchezze non avrei mai posato e forse ancora avrei fatto mille insolenze, e fattomi odioso a tutti, come alcuni che, di bassi e vili che sono, ascendono per fortuna a gradi alti e sublimi, né però con tante dignità non escono fuora del fango del quale sono impastati; io mi contento di morir povero e sapere ch'io ...
Libro proibito
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... Ho espresso con schiettezza le mie idee; ho riso di ciò che a me pareva risibile; ho sfogato le mie stizze, e ciò mi ha fatto bene ... , foggiati al vecchio stampo, servilmente ligi ai dettati di una prosodia che ha fatto il suo tempo, e incappucciati, per giunta, di quella grottesca majuscola, che fu il massimo obbrobrio di tutti i poemi apparsi in Italia da Dante a Manzoni ... Dimmi un po': qual gusto puoi tu riprometterti dal sentirti cantare sulla faccia che in fatto di politica, per esempio, tu la pensi come un boricco; che il tuo liberalismo è una grulleria; che i tuoi grandi principi, le tue incrollabili convinzioni, sono una vacuità compassionevole? Supponiamo ...
Libro proibito (pagina 2)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... Vi è una sentenza evangelica nella quale sembrano riassunti tutti i principî e i doveri della giustizia umana—Ama il tuo prossimo, nè fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso ... Quanto al non fare agli altri ciò che non vorrei fosse fatto a me stesso, non troverei nulla a ridire se un tal precetto fosse rigorosamente osservato da tutti ... In fatto di letteratura e di musica, tu sei forse uno di quelli che accettano per buona moneta tutto l'orpello delle nuove teorie ... —Da bravi! grido anch'io!—serviteci del nuovo! Ma badate che quand'uno ha fatto il palato alle pernici ed al barbèra, non gli si può far appetire, a titolo di novità, dei torsi di cavolo fritti, nè dargli a bere del sugo di barbabietole ... Sono i parassiti della letteratura; il commercio librario non se ne avvantaggia gran fatto, ma se dessi cessassero dal consumo gratuito, l'Italia cadrebbe nell'idiotismo ...
Libro proibito (pagina 8)
di Antonio Ghislanzoni (estratti)

... Non si produsse mai tanto in fatto di musica teatrale, nè mai sì numerosi e chiassosi i successi ... [17] I telegrammi spediti dal Re Guglielmo a sua moglie duraste la guerra Franco-Prussiana, hanno fatto stupire il mondo ... Figlio di un bonapartista, io ho nel sangue la simpatia pei napoleonidi, e non ho mai cessato dal professare la più viva riconoscenza per l'uomo che nel 1859 mi ha fatto palpitare di entusiasmo col suo Proclama agli Italiani ...
Marocco (pagina 25)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Il nero, forte della protezione del suo padrone, aveva fatto più volte incarcerare e multare l’arabo accusandolo, e sostenendo l’accusa con molte testimonianze, d’avergli rubato cavalli, bestie bovine, derrate ... L’Ambasciatore l’aveva esaudito, s’era intromesso per mezzo dell’agente di Laracce, s’era rivolto alle autorità della città d’Alkazar; ma per la lontananza sua, per gl’intrighi del nero, per la fiacchezza delle Autorità, il povero arabo era rimasto nelle stesse peste di prima; fatto anzi vittima di nuove accuse e di nuove persecuzioni ... Diceva che aveva corrotto i testimoni, che aveva intimidite le autorità, che lo aveva fatto imprigionare per estorcergli dei denari, che come lui aveva fatto cacciare in prigione molti altri per poter violare le loro donne, che aveva giurato la sua morte, ch’era il flagello del paese, un maledetto da Dio, un infame, e così dicendo mostrava sulle braccia e sulle gambe nude le traccie dei ferri della prigione, e l’angoscia gli strozzava la voce ...
Mastro don Gesualdo (pagina 34)
di Giovanni Verga (estratti)

... Non sapete che a Palermo hanno fatto la rivoluzione ... E me lo dite con quella faccia? Mi avete fatto una bella paura, santo Dio! L'altro rimase a bocca aperta: - Che scherzate? O non sapete che voglia dire rivoluzione? Quel che hanno fatto in Francia, capite? Ma voi non leggete la storia ... Non me ne pento di quel che ho fatto ... Credete che non abbia fatto i miei conti, in questo tempo? ... Se avevano fatto salire le terre a quel prezzo voleva dire che c'era ancora da guadagnarci su! ... - Correva pure la voce dei disegni che aveva fatto fra Girolamo: lasciar la tonaca nella cella, e pigliarsi una tenuta a Passaneto, e la figliuola di Margarone in moglie, la più giovane ...
Mastro don Gesualdo (pagina 40)
di Giovanni Verga (estratti)

... Che ho fatto? ... nulla m'avete fatto sapere! ... - Il fatto è ... - Il fatto è ... - riprese il barone Mèndola sottovoce, tirando in disparte il cugino Limòli e donna Sarina Cirmena, - il fatto è che bisogna concertarsi pel funerale ... Ma il marchese Limòli disse il fatto suo: - Lasciate correre, cugina cara! ... - ribatté la Cirmena diventando rossa, - è una bella porcheria che mastro-don Gesualdo non si sia fatto neppur vedere! Mèndola uscì sul pianerottolo per dire a Barabba di correre a casa Sganci ...
Mastro don Gesualdo (pagina 47)
di Giovanni Verga (estratti)

... Suo padre, buon'anima, era fatto anch'esso così ... Don Gesualdo invece aveva fatto la bocca a riso, come la baronessa scappò in quell'osservazione ... V'ha fatto chiedere del denaro in prestito, eh? ... Donna Marianna diceva alla Rubiera sottovoce che aveva fatto bene a venire anche lei, per non dar nell'occhio, per far tacere le male lingue ... Solo il marchese sembrava che pigliasse un grande interesse ai discorsi del capitano, quasi non fosse fatto suo ...
Mastro don Gesualdo (pagina 50)
di Giovanni Verga (estratti)

... Fra tutte quelle piccine, in tutte le famiglie, succedeva lo stesso diavoleto che mastro-don Gesualdo aveva fatto nascere nei grandi e nel paese ... Così aveva fatto lui con suo padre, così faceva sua figlia ... Tutto ciò che aveva fatto e faceva per la sua figliuola l'allontanava appunto da lui: i denari che aveva speso per farla educare come una signora, le compagne in mezzo alle quali aveva voluto farla crescere, le larghezze e il lusso che seminavano la superbia nel cuore della ragazzina, il nome stesso che le aveva dato maritandosi a una Trao - bel guadagno che ci aveva fatto! - La piccina diceva sempre: - Io son figlia della Trao ...
Mastro don Gesualdo (pagina 56)
di Giovanni Verga (estratti)

... Donna Sarina s'ostinava ad aver paura, piantandosi su due piedi, frugando di qua e di là cogli occhi curiosi, fissandoli in viso a lui per scovar quel che c'era sotto: - Un caso di colèra, eh? Ce l'han portato sin qui? Qualche briccone? L'han colto sul fatto? - Infine don Gesualdo le mise le mani sulle spalle, guardandola fissamente nel bianco degli occhi: - Donna Sarina, a che giuoco giochiamo? Lasciatemi badare agli affari di casa mia! santo e santissimo! - E la mise bel bello sulla sua strada, di là dal ponticello ... - Svegliati! Come diavolo sei diventata? Tale e quale tuo fratello don Ferdinando sei! Tua figlia ha la testa sopra il cappello, te ne sei accorta? Abbiamo fatto un bel negozio a metterle in capo tanti grilli! Chissà cosa s'immagina? E gli altri pure ... L'hai fatto per me, allora ... E le macchie d'unto che si son trovate qua e là a giorno fatto! ... Il fatto è che i morti fioccano come le mosche: Donna Marianna Sganci, Peperito ...
Mastro don Gesualdo (pagina 60)
di Giovanni Verga (estratti)

... Tutti che fanno: levati di lì e dammi il fatto tuo ... IV Cessata la paura del colèra, appena ritornato in paese, don Gesualdo s'era vista arrivare la citazione della sorella, autorizzata dal marito Burgio, che voleva la sua parte dell'eredità paterna - di tutto ciò che egli possedeva - una bricconata; adducendo che quei beni erano stati acquistati coi guadagni della società, di cui era a capo mastro Nunzio; e che adesso voleva appropriarsi tutto lui, Gesualdo, - lui che li aveva avuti tutti quanti sulle spalle, sino a quel giorno! che aveva dovuto chinare il capo alle speculazioni sbagliate del padre! ch'era stato la provvidenza del cognato Burgio nelle malannate! che pagava i debiti del fratello Santo all'osteria di Pecu-Pecu! - anche Santo lo citava per avere la sua quota, aveva fatto parte della società anche lui, quel fannullone! - Ora lo svillaneggiavano per mezzo d'usciere; gli davano del ladro; volevano mettere i sigilli; sequestrargli la roba ... Voglio il fatto mio, il sangue di mio padre ... Il bene che aveva potuto fare ai suoi parenti l'aveva sempre fatto, e voleva continuare a farlo ... Fortuna che c'era lei, a dire il fatto suo: - Che volete darci, la limosina? Qualche salma di grano a comodo vostro, di tanto in tanto? qualche salma di vino, quello che non potete vendere? - Cosa vuoi che ti dia, l'Alìa o Donninga? Vuoi che mi spogli io per empire il gozzo a voialtri che non avete fatto nulla? Ho figli ...
Mastro don Gesualdo (pagina 64)
di Giovanni Verga (estratti)

... Dei pettegolezzi e delle critiche che non finivano più intorno a quel matrimonio fatto come di nascosto ... tutto, tutto se ne andava in quella cancrena! Come Isabella aveva potuto stringere la penna colle sue mani, e firmare tanti debiti? Maledetto il giorno in cui le aveva fatto imparare a scrivere! Sembravagli di veder stendere l'ombra delle ipoteche sulle terre che gli erano costate tanti sudori, come una brinata di marzo, peggio di un nebbione primaverile, che brucia il grano in erba ... L'aveva vista in tale stato, nella villa sontuosa di Carini! Indovinava ciò che doveva esserci sotto, quando essa scriveva delle lettere che gli mettevano addosso la febbre, l'avvelenavano coll'odore sottile di quei foglietti stemmati, lui che aveva fatto il cuoio duro anche alla malaria ... Soltanto il marito, ch'era sempre fuori, in faccende, occupato dai suoi affari, con tanti pensieri e tanti guai per la testa, si lusingava di farla guarire appena avrebbe potuto condursela a Mangalavite, in quell'aria balsamica che avrebbe fatto risuscitare un morto ...
Mastro don Gesualdo (pagina 71)
di Giovanni Verga (estratti)

... Al notaro poi scrisse per chiedere se la defunta, buon'anima, avesse lasciati beni stradotali - Si seppe poi da don Emanuele Fiorio, l'impiegato della posta, il quale scovava i fatti di tutto il paese, giacché il notaro non rispose neppure, e solo con qualche intimo, brontolone come s'era fatto coll'età, andava dicendo: - Mi pare che il signor duca sia ridotto a cercare la luna nel pozzo, mi pare! La povera morta se n'era andata alla sepoltura in fretta, fra quattro ceri, nel subbuglio della gente ammutinata che voleva questo, e voleva quell'altro, stando in piazza dalla mattina alla sera, a bociare colle mani in tasca e la bocca aperta, aspettando la manna che doveva piovere dal campanile imbandierato ... Essi erano continuamente in mezzo ai capannelli, alla mano e bonaccioni, col cuore sulle labbra: - Quel mastro-don Gesualdo sempre lo stesso! aveva fatto morire la moglie senza neppure chiamare un medico da Palermo! Una Trao! Una che l'aveva messo all'onore del mondo! A che l'era giovato essere tanto ricca? - Il canonico si lasciava sfuggire dell'altro ancora, in confidenza: Le stesse messe in suffragio dell'anima avevano lesinato alla poveretta! - Lo so di certo ... Don Nicolino Margarone s'era fatto capitano, cogli speroni e il berretto gallonato ... Giacalone, a cui don Gesualdo aveva fatto pignorar la mula pel debito del raccolto, l'erede di Pirtuso, che litigava ancora con lui per certi denari che il sensale s'era portati all'altro mondo, tutti coloro che gli erano contro per un motivo o per l'altro, soffiavano adesso nel fuoco, dicendone roba da chiodi, raccontando tutte le porcherie di mastro-don Gesualdo, sparlandone in ogni bettola e in ogni crocchio, stuzzicando anche gli indifferenti, con quella storia delle terre comunali che dovevano spartirsi fra tutti quanti, delle quali ciascuno aspettava il suo pezzetto, di giorno in giorno, e ancora non se ne parlava, e chi ne parlava lo facevano uccidere a tradimento, per tappargli la bocca ...
Mastro don Gesualdo (pagina 77)
di Giovanni Verga (estratti)

... infuriato, - allora fatevi curare dal maniscalco! Perché mi avete fatto chiamare? - Prese il cappello, e se ne andò ... Ripeteva le parole stesse dello speziale: denari ne aveva; s'era logorata la vita apposta; non li aveva guadagnati per far la barba al signor genero; perché se li godessero degli ingrati che lo lasciavano crepare lontano: Lontano dagli occhi, lontan dal cuore! Il mondo è fatto così, che ciascuno tira l'acqua al suo mulino ... C'erano al mondo dei buoni medici che l'avrebbero fatto guarire, pagandoli bene ... Poi, allorché udì le campanelle della lettiga che portava il Muscio e don Vincenzo Capra si sentì slargare il cuore tanto fatto ...
Mastro don Gesualdo (pagina 80)
di Giovanni Verga (estratti)

... Nei primi giorni, il cambiamento, l'aria nuova, forse anche qualche medicina indovinata, per sbaglio, avevano fatto il miracolo, gli avevano fatto credere di potersi guarire ... Rispondevano appena, a fior di labbra, se il povero diavolo si faceva lecito di voler sapere che malattia covava in corpo, quasi egli non avesse che vederci, colla sua pelle! Gli avevano fatto comperare anch'essi un'intera farmacia: dei rimedi che si contavano a gocce, come l'oro, degli unguenti che si spalmavano con un pennello e aprivano delle piaghe vive, dei veleni che davano delle coliche più forti e mettevano come del rame nella bocca, dei bagni e dei sudoriferi che lo lasciavano sfinito, senza forza di muovere il capo, vedendo già l'ombra della morte da per tutto ... Hai fatto di tutto ... Sembrava che fossero in perfetto accordo, marito e moglie; discorrevano cortesemente fra di loro, dinanzi ai domestici; il duca passava quasi sempre una mezz'oretta nel salottino della moglie dopo pranzo; andava a darle il buon giorno ogni mattina, prima della colazione; per i Morti, a Natale, per la festa di Santa Rosalia, e nella ricorrenza del suo onomastico o dell'anniversario del loro matrimonio, le regalava dei gioielli, che essa aveva fatto ammirare al babbo, in prova del bene che le voleva il marito ... Misuravano fino le parole e i sospiri in quella casa, ciascuno chiudendosi in corpo i propri guai, il duca col sorriso freddo, Isabella con la buona grazia che le aveva fatto insegnare in collegio ...
Nel sogno (pagina 2)
di era (estratti)

... Girolamo, gli avrebbe fatto sorbire senza accorgersene, olio per acqua ... " Ed anzi, avendo in quel giorno dimenticata la croce colla quale soleva benedire il suo docile popolo, colse dal prato un fiorellino, e, con esso tracciando nell'aria le mistiche linee, pronunciò col massimo fervore questa poetica invocazione: "O Voi, dalla cui mano misteriosa prendo questo fiore in tutta la sua purezza, mentre il legno della croce è stato lavorato dagli uomini, Divino Fattore, questa purezza, questo profumo versateli sui vostri servi, così che noi possiamo, simili al fiore, seguire la vostra legge, e, chinando il capo alla mano che ci coglie, dire: Ei volle!" * * * I parrocchiani gli volevano bene, ma i suoi compagni del clero, che vedevano in lui un esempio troppo pericoloso, non tardarono a mormorare: e che egli era un mattoide, che a furia di prendere il Vangelo alla lettera avrebbe ricondotta la società ai tempi barbari, che invece di andare cantando e predicando nei prati, avrebbe fatto meglio a curare la sua chiesa, la quale, meschinella, si covriva di ragnateli, e non si trovava mai olio nelle lampade, che era una vergogna ... Se ho fatto male, me ne pento, ma l'Altissimo vede la mia intenzione, e sa che non tolsi l'olio alla chiesa se non quando ebbi dato tutto il mio ... * * * Un ultimo fatto diè il crollo alla riputazione del troppo semplice pastore, e fu quando lo trovarono un giorno con un lembo di sottana ritagliata grottescamente fin sopra il ginocchio, così ridotta da lui stesso per averne regalato un brano a un fanciullino ignudo ...
Novelle rusticane (pagina 2)
di Giovanni Verga (estratti)

... Su questa storia del Governo egli aveva dovuto inghiottir della bile assai, fin dal 1860, quando avevano fatto la rivoluzione, e gli era toccato nascondersi in una grotta come un topo, perché i villani, tutti quelli che avevano avuto delle quistioni con lui, volevano fargli la pelle ... Quando vi mettete a fare tutti quei figliuoli non ci pensate che son tante bocche che mangiano? E che colpa ci ho io poi se il pane non vi basta? Ve li ho fatti far io tutti quei figliuoli? Io mi son fatto prete per non averne ... Avevano fatto un casa del diavolo, erano andati dal vescovo, gli avevano gettato in faccia la nipote, massaro Carmenio e la roba malacquistata, gli avevano fatto togliere la messa e la confessione ... Egli aveva il fatto suo ed era rispettato come quelli che in paese portano la battuta; egli era di casa dalla baronessa, e più facevano del chiasso intorno a lui, peggio era lo scandalo ...
Novelle rusticane (pagina 9)
di Giovanni Verga (estratti)

... Ma il padre che sapeva nuotare lo ripescò, e lo sgridava che quel bagno freddo gli avrebbe fatto tornare la febbre peggio di prima ... E d'allora in poi ogni giorno aspettava il treno, senza sbagliare di un minuto, quasi avesse l'orologio in testa; e mentre gli fuggiva dinanzi, gettandogli contro la faccia il fumo e lo strepito, egli si dava a corrergli dietro, colle braccia in aria, urlando in tuono di collera e di minaccia: uuh! uuh! L'oste, anche lui, ogni volta che da lontano vedeva passare il treno sbuffante nella malaria, non diceva nulla, ma gli sputava contro il fatto suo scrollando il capo, davanti alla tettoia deserta e ai boccali vuoti ... Prima gli affari andavano così bene che egli aveva preso quattro mogli, l'una dopo l'altra, tanto che lo chiamavano "Ammazzamogli" e dicevano che ci aveva fatto il callo, e tirava a pigliarsi la quinta, se la figlia di massaro Turi Oricchiazza non gli faceva rispondere: - Dio ne liberi! nemmeno se fosse d'oro, quel cristiano! Ei si mangia il prossimo suo come un coccodrillo! - Ma non era vero che ci avesse fatto il callo, perché quando gli era morta comare Santa, ed era la terza, egli sino all'ora di colezione non ci aveva messo un boccone di pane in bocca, né un sorso d'acqua, e piangeva per davvero dietro il banco dell'osteria ... - Stavolta voglio pigliarmi una che è avvezza alla malaria - aveva detto dopo quel fatto ...
Novelle rusticane (pagina 14)
di Giovanni Verga (estratti)

... E la padrona, che contava di nuovo i denari nel fazzoletto davanti al banco dello speziale, non pensava nemmen lei che aveva visto nascere il puledro, tutto bianco e nero colla pelle lucida come seta, che non si reggeva ancora sulle gambe, e stava accovacciato al sole nel cortile, e tutta l'erba con cui s'era fatto grande e grosso le era passata per le mani ... Alla trebbiatura il puledro, legato in fila per il collo colle altre bestie, muli vecchi e cavalli sciancati, trotterellava sui covoni da mattina a sera, tanto che si riduceva stanco e senza voglia di abboccare nel mucchio della paglia, dove lo mettevano a riposare all'ombra, come si levava il venticello, mentre i contadini spagliavano, gridando: Viva Maria! Allora lasciava cascare il muso e le orecchie ciondoloni, come un asino fatto, coll'occhio spento, quasi fosse stanco di guardare quella vasta campagna bianca la quale fumava qua e là della polvere delle aie, e pareva non fosse fatta per altro che per lasciar morire di sete e far trottare sui covoni ... Alla sera tornava al villaggio colle bisacce piene, e il ragazzo del padrone seguitava a pungerlo nel garrese, lungo le siepi del sentiero che parevano vive dal cinguettìo delle cingallegre e dall'odor di nepitella e di ramerino, e l'asino avrebbe voluto darci una boccata, se non l'avessero fatto trottare sempre, tanto che gli calò il sangue alle gambe, e dovettero portarlo dal maniscalco; ma al padrone non gliene importava nulla, perché la raccolta era stata buona, e il puledro si era buscate le sue trentadue lire e cinquanta ... Il padrone diceva: "Ora il lavoro l'ha fatto, e se lo vendo anche per venti lire, ci ho sempre il mio guadagno" ... Ma compare Neli gridava al suo ragazzo: - Bestia! perché piangi? Ora il suo lavoro l'ha fatto, e giacché la raccolta è andata bene lo venderemo e compreremo un mulo, che è meglio ...
Novelle rusticane (pagina 18)
di Giovanni Verga (estratti)

... Bel partito che sarebbe per mia sorella! Uno che campa delle rane, e sta colle gambe in molle tutto il giorno! Tu devi cercarti un campagnuolo, ché se non ha roba, almeno è fatto della stessa pasta tua ... Lucia stava zitta, a capo basso e colle ciglia aggrottate, e alle volte si mordeva le labbra per non spiattellare: - Dove lo trovo il campagnuolo? - Come se stesse a lei a trovare! Quello solo che aveva trovato, ora non si faceva più vivo, forse perché la Rossa gli aveva fatto qualche partaccia, invidiosa e pettegola com'era ... Lo vedi che bel guadagno ci abbiamo fatto noi due a maritarci? Lucia si lagnava colla mamma ... - Io voglio farci il guadagno che ci han fatto loro! Piuttosto voglio andare a servire! Qui se si fa vedere un cristiano, ve lo scacciano via ... Dopo si venne a conoscere che era andato a stare colla vedova di massaro Mariano; anzi volevano maritarsi: perché è vero che non aveva un mestiere, ma era un pezzo di giovanotto fatto senza risparmio, e bello come san Vito in carne e in ossa addirittura; e la sciancata aveva roba da pigliarsi il marito che gli pareva e piaceva ...
Nuove storie d'ogni colore (pagina 11)
di Emilio De Marchi (estratti)

... fatto stringhe della pelle pur mantenerlo agli studi e per cavare da lui un uomo, s'era trovato in mano un Superuomo di quella razza ... Per conseguenza ha fatto benissimo il camparo Bogella a non toccar nulla, ma a riferire subito la cosa al sor Mauro, il fittabile; il quale alla sua volta, non volendo avere de' fastidi col marchese, un litichino di professione, prese la penna e scrisse direttamente all'ingegnere Martozzi dell'ufficio tecnico di amministrazione, avvertendolo che tre mattoni d'un arginello, in causa d'una pianta, eran caduti nella bocca del canale con qualche pregiudizio dei fondi dell'Opera pia ... Detto fatto, gli scrive di presentarsi al più presto ad assumere un sopraluogo per una riparazione di qualche rilievo; e la frase di qualche rilievo fu scritta apposta per dare un po' d'importanza a una cosa che ne aveva poca in sè, ma che, come tutte le cose di questo mondo, poteva acquistarla strada facendo: e anche per far capire che la gratitudine è un sentimento, che ha anch'esso il suo bravo protocollo co' suoi numeri di riferimento nel cuore dei buoni colleghi ... E di fatto piacque al dio della gragnuola di mandarne quattro o cinque chicchi sul fondo di Verdazzo, un cascinale quasi al lembo del Po, che dista da Arbanello ventidue o venticinque miglia, una bella distanza a dire il vero; ma quando si hanno due buoni cavalli e una carrozza comoda pagata da due forti amministrazioni, e quando si può riscotere dalle due parti una diaria di quindici lire, nette le spese di vitto e d'alloggio, un ingegnere non si accorge delle distanze ... Così dunque, fatto con comodo il rilievo dei danni sul fondo di Verdazzo, dopo una buona colazione in casa del fattore, accesa una sigaretta, l'ingegnere Fraschi se ne venne con bel ...
Piccolo mondo moderno (pagina 3)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... Il salotto di casa Scremin era una specie di laboratorio dove si recavano ogni sera, per la descrizione e l'analisi, parole raccolte per le altre case e per le vie, parole di riconosciuti proprietari, parole vaganti senza padrone, ogni voce da cui si potesse spremere qualche curioso fatto altrui, qualche sospetto solleticante, qualche materia oscura ove far comparire, mediante reagenti opportuni, le ombre mobili di un intrigo, ove trovar col fiuto le orme di una persona nota e seguirla poi all'odore e pungerla se possibile nella sua via nascosta e morderla un poco, tanto da gustarne anche il sapore o almeno da cogliere qualche minuscolo filo delle tenui trame di commedia che la vita continuamente ordisce, sperde e ricompone intorno a ogni persona umana ... La marchesa Nene non pareva tener gran fatto alla bestia; il marchese Zaneto, affabile e umile con tutti, sapeva coprir bene un certo debole per essa ... "E la mia xe sicura!" Una gran dama anfibia, tutta chiesa alla mattina e tutta Olimpo alla sera, aveva raccontato il fatto a suo marito in presenza del medico di casa, e il medico, amico del prete, lo aveva incontrato, gli aveva detto: "Vai a casa Scremin, stasera? Conta questa" ... "S'intima a Pittimèla, poichè ha fatto la frittata, che se la mangi e che ci liberi come può ...
Piccolo mondo moderno (pagina 20)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... "Il resto, sì: ora ci vengo, siccome però il peggio si dice, avrei rimorso di tacere che la sorgente delle voci più velenose, raccolte subito, si sa, e diffuse rapidamente con bisbigli pieni di prudenza ipocrita, da tanta gente che assapora con una voluttà particolare i peccati delle persone credute impeccabili e sopra tutto i peccati dei clericali, è l'ortolano di casa Dessalle, il quale ha particolari rancori, più o meno coperti, con il giardiniere, quel mezzo anarchico tutto propenso al sindaco che gli ha fatto nominare il figliuolo alla biblioteca e lo ha protetto nel ridicolo affare dei calzoni filettati di bleu ... Ragionando da uomo di mondo dico che se il desiderio della colpa estrema, non soddisfatto per difficoltà esterne, equivale, nel giudizio di Dio, al fatto, se per caso quest'uomo e questa signora si trovano in condizioni tali, sarebbe utile che il fatto si avverasse perchè la parabola della passione sarebbe più breve ... Brutta, bruttissima cosa la relazione con la signora; inutile il ricercare, quando c'è scandalo, se vi sia o non vi sia, in fatto, tutto il male che la gente dice: ma insomma, via! concediamo per un ...
Piccolo mondo moderno (pagina 29)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... A posto! E non voltate troppo presto come avete fatto prima! E voi altri atei porci, attenti! Perchè io, quando suono Marcello, credo in Dio! Avanti! Andiamo!" Era la quarta sonata per violoncello e piano ... Adesso, sicura del fatto suo, lasciava fare a Carlino che ci aveva preso gusto ... " "Questo è fatto" interruppe Jeanne ... Finalmente, e questo preme assai perchè il Governo non vuole compromettersi troppo, che non gli sia contrario un uomo politico influente di cui ho detto il nome a Carlino e che sarà senza dubbio fatto interpellare, con prudenza, dal Presidente del Consiglio ...
Piccolo mondo moderno (pagina 40)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... Avevano applaudito all'eroe della Biblioteca, avrebbero fatto anche più per un sorrisetto, per una paroletta, per un articolino di Pomato padre, figlio, e comp ... Mi ha fatto discorsi da pazzo, uno di questi giorni, appunto sulle elezioni comunali, con certe idee impossibili ad afferrare ... "Io lo manderei al Polo antartico, anima mia, col diretto delle cinque; ma come si fa?" In città si diceva che Bassanelli, malgrado i suoi cinquantaquattro anni, il suo cinismo, le sue affermazioni di non gustare, in fatto di donne, che "le ochete bianche e molesine", fosse innamorato di Jeanne Dessalle ch'egli aveva conosciuto da ragazza e visitava spesso a villa Diedo ... Che ne diceva don Giuseppe? Don Giuseppe parve un poco incerto, masticò alquanto, non si spiegò bene, parendogli che in fatto non fosse opportuno di cercare quell'appoggio e insieme non volendo troppo turbare il venerato amico ... "Povero me" rispose, "non so far niente, non so agire, non so parlare; una miseria!" Il Commendatore, pur protestando, si tenne sicuro ch'egli avrebbe invece fatto qualche cosa ...
Piccolo mondo moderno (pagina 54)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... E quando Piero le sedette accanto gli piegò la fronte sur una spalla, gli prese una mano, se la strinse al petto, dimenticando adesso, secondo la propria natura, ogni cautela, rispondendo alle prudenti rimostranze di lui con voce piena d'affanno e di lagrime: "Non importa, non importa, non abbandonarmi, non abbandonarmi, quanto male mi hai fatto, Dio, quanto male! Non senti che cosa diversa è, non senti che il tuo matrimonio, la tua unione non è, non ha mai potuto essere come quella di tuo padre e di tua madre, li amo tanto anch'io, sai, caro, i tuoi morti, tanto tanto, ma perchè devono desiderare la mia disperazione, non importa, non c'è nessuno, lasciami dire, perchè, perchè? Cosa ho fatto io a loro, povera creatura? È mia colpa se loro sono morti e se io sono una povera creatura viva che ti ama tanto, non ama che te, non pensa che te, non vive che di te, caro amore mio, amore amore amore? ... Il suo studio, parlando col genero, era sempre stato di guidarlo, con un roseo lumicino in mano, nelle viscere di Zaneto, indicandogli una per una le finezze, le squisitezze di pensiero e d'intenzione cui la gente non poteva vedere in certi atti, in certe parole di lui, cui vi scorgeva lei e che in fatto erano molto spesso infuse al vetro della lanterna ... Aveva Piero fatto ...
Piccolo mondo moderno (pagina 70)
di Antonio Fogazzaro (estratti)

... Le dica che lascio i miei amici ma che spero di rivederli nella vita vera e che intanto domando loro perdono del male fatto ad essi, in qualunque modo ... L'atto fu rogato dal notaio di qui oggi stesso, e il signor Piero mi darà domani in iscritto le istruzioni che mi ha, del resto, già fatto conoscere a voce ... Una valigetta e un soprabito di Piero erano sul cassettone, l'ombrello e il bastone in un angolo, onde a prima giunta don Giuseppe, sorpreso, esclamò: "Se la sua roba è qui!" Ma poi trovò sulla scrivania una lettera con questa soprascritta: Per Lei, don Giuseppe, e Iddio Le renda il bene che mi ha fatto ... In fatto alle sette e mezzo la porta era ancora chiusa ...
Ricordi di Parigi (pagina 11)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... basterebbe a ubbriacare un battaglione di bersaglieri; là un cavaturaccioli mostruoso che par fatto per tirar su i tetti ... Vuoi un pendolo che ti faccia vento? un orologio fatto con un girasole, da cui esca un ragno ad acchiappare una mosca? un mobile che ti si trasformi sotto le mani, a tuo piacere, in bigliardo, in scrivania, in scacchiera e in tavola da mangiare? una barca vera con remi e timone, da portar sotto il braccio al lago di Como? un portamonete che tiri delle pistolettate? la carta dell'Europa in un fazzoletto? un paio di stivaletti di squame di pesce? un letto di ceralacca? una poltrona di cristallo? un violino di maiolica? un velocipede a vapore? Qui c'è tutto: gli orologi magici, le trottole miracolose, le bambole che parlan francese, le spagnuole di legno che v'insegnano a maneggiare il ventaglio… ... Io mi permetterei di suggerire alle signore facili a contentarsi un graziosissimo velo di trina dell'esposizione belga, fatto con un filo che costa cinquemila scudi il chilogramma; e agli sposi di giudizio un letto chinese di legno di rosa intarsiato d'avorio che costa poco più di una villetta passabile sulle rive del lago di Como ... Potete bere, a quindici centesimi, un bicchiere delle quattordici sorgenti d'acqua minerale della Francia, o un bicchiere d'acqua delle Termopili, nella sezione greca, o birra della Danimarca che ha fatto il giro del mondo; o se preferite i vini, vino di Champagne che si fa sotto i vostri occhi, tutti i vini della Spagna in bottigline graziose da mezza lira, che vi vende una bella ragazza di Jerez; e vini di Porto e di Madera, imbottigliati nel 1792, a cento lire la bottiglia, compresi i documenti storici «debitamente legalizzati ... Trovate il chiosco dei vini di Sicilia e il chiosco dei vini di Guiro; tutti i vini d'Australia nella capanna da minatore eretta dal governo di Malbourne; e nella sezione delle colonie inglesi, il misterioso vino di Costanza, del Capo di Buona Speranza, e l'enigmatico vino del Romitaggio della nuova Galles, fatto con uva secca ...
Ricordi di Parigi (pagina 19)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... E di qui nasce il fatto strano ch'egli ha più ammiratori ardenti delle sue creazioni che lettori fedeli dei suoi volumi, e che moltissimi ammiratori suoi non lo conoscono che nei frammenti delle sue opere, o nelle ispirazioni che v'hanno attinte le altre arti ... Chi strapperà più dalla memoria umana Ernani, Triboulet, il campanaro di Nôtre Dame, l'amore di Ruy Blas, la disperazione di Fantina? E chi può scordare i brividi di terrore ch'egli ci ha fatto correre per le vene, e le lacrime che ci ha fatto sgorgare dagli occhi? Poichè egli può tutto, ed è grande nella tragedia e insuperabile nell'idillio ... In momenti solenni della vita, accanto al letto d'un moribondo, durante una grande battaglia della coscienza, i suoi versi ripassano per la mente, come lampi, e risuonano all'orecchio consigli d'un amico affettuoso e severo che ci dica:—Sii uomo!—Poichè egli ha tutto sentito, tutto compreso e tutto detto; ha le disperazioni tremende e le rassegnazioni sublimi; non v'è dolore umano a cui non abbia detto una parola di conforto; non c'è sventura al mondo su cui non abbia fatto versare delle lagrime ...
Ricordi di Parigi (pagina 22)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... —Ma cosa ho fatto!—mi dicevo ... —Ah, governante adorata! Bisogna ch'io risalga a vent'anni fa, quando dopo aver aspettato per tre ore, immobile davanti a una porta, una parola che doveva darmi tre mesi di libertà e di piaceri o tre mesi di schiavitù e di umiliazione, usciva finalmente il segretario della Commissione a dirmi solennemente:—Promosso!—; bisogna ch'io risalga a uno di quei giorni, per poter dire d'aver sentito altre volte un allargamento di polmoni così delizioso, una soddisfazione così piena, una così matta voglia di scender le scale a cinque gradini per volta, come quella che m'hai fatto provar tu, con quelle quattordici benedette parole, o governante dell'anima mia ... Per me non c'era più che un solo Hugo, il grande poeta amoroso e sdegnoso, pieno di consigli fortissimi e di sante consolazioni; l'uomo che m'aveva fatto delirare d'amore da giovanetto; che m'aveva fatto pensare e lottare da uomo; il poeta di cui le strofe fulminee m'eran sonate nel cuore sul campo di battaglia come grida eccitatrici d'un generale lontano; lo scrittore che aveva mille volte schiacciato il mio misero orgoglio d'impiastrafogli, facendomi provare non so che voluttà acre e salutare nell'umiliazione, che mi acquietava l'anima; l'autore di cui parlando m'era sgorgata mille volte dal cuore commosso la parola facile e calda che m'aveva cattivato delle simpatie; l'artista che mi aveva aiutato a esprimere mille sentimenti e a render l'immagine di mille cose che senza di lui mi sarebbero forse rimaste sepolte per sempre nell'anima; lo scrittore di cui in Spagna, in Grecia, sul Reno, sul Bosforo, sul mare, mi ricorreva ogni momento alla memoria un pensiero o una immagine, che rischiarava, formulava e commentava la mia emozione; il poeta dei fanciulli, il consolatore delle madri sventurate, il cantore delle morti gloriose, il grande pittore dei cieli e degli oceani; oggetto di vent'anni, di studio, di curiosità e di discussioni; mille volte abbandonato, mille volte ripreso, mille volte difeso; Galeotto d'amori gentili, auspice d'amicizie ardenti, compagno di veglie febbrili e provocatore di scoppi di pianto disperati; l'uomo, insomma, in cui avevo vissuto una gran parte della parte più bella della mia vita; che m'aveva trasfuso nelle vene il suo sangue, e delle cui opere mi ero fatto ossa, nervi e cervello ... Seguì un breve silenzio, durante il quale sentii il suono del mio respiro, come se avessi fatto una corsa ... Avete fatto bene a presentarvi così ...
Ricordi di Parigi (pagina 32)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... Oltrecchè, vivendo per qualche tempo, come ho fatto, in quella cerchia sociale, ho conosciute delle persone che vi appartengono, ho inteso raccontare dei fatti veri, so quello che vi suole accadere, ho imparato il linguaggio che vi si parla, ho in capo una quantità di tipi, di scene, di frammenti di dialogo, di episodi d'avvenimenti, che formano come un romanzo confuso di mille pezzi staccati ed informi ... Che cosa nasce solitamente da un fatto di questa natura? Quest'altro fatto, Quest'altro fatto è tale che possa interessare quell'altra persona? Certamente ... Vedo tutto e tutto è fatto ... Riacquisto la mia serenità, son sicuro del fatto mio, non mi resta più a fare che la parte tutta piacevole del mio lavoro ... È quello che m'ha fatto penare di più per mettere insieme i pochissimi fatti su cui si regge ... Così, prima d'aver fatto la tela del romanzo, avevo già concepita la descrizione di un pranzo nella bottega di Gervaise, e quella della visita al museo del Louvre ... Per mettere a posto i personaggi e le scene che avevo in mente, per dare un'ossatura qualunque al romanzo, mi occorreva ancora un fatto, uno solo, che facesse nodo coi due precedenti ... Ma questo terzo fatto non riuscivo a raccappezzarlo ... Il romanzo era fatto ...
Ricordi di Parigi (pagina 35)
di Edmondo De Amicis (estratti)

... E l'han fatto ... Io credo che sia ben fatto, che certe situazioni siano comiche e originali, e che il tempo gli darà ragione ... Certe rispostaccie date dall'accusato ai giudici gli avevano presentato il carattere bell'e fatto ... Gli domandai se aveva fatto pure degli studi così accurati e così pratici per descrivere la vita delle halles, le botteghe di formaggi, il lavoro delle stiratrici, le discussioni del Parlamento, le ribotte degli operai ... Da ultimo venne a parlare dei suoi romanzi futuri, e in questo discorso si animò più che non avesse fatto fino allora; il suo viso si colorò d'un leggero rossore, la sua voce si rinvigorì, e non dico come lavorasse il pugnaletto ...
Romanzo d'una signorina per bene (pagina 2)
di Anna Vertua Gentile (estratti)

... Il fascino egli lo doveva avere davvero negli occhi!… Ma possedessero pure, quegli occhi, tutta la potenza affascinatrice che si volesse, a lei non avrebbero certo fatto nè caldo nè freddo ... Si erano trovati così di rado insieme!… Ed anche quelle poche volte, egli, al di là del saluto rispettoso e di poche parole quasi d'obbligo, non aveva mai fatto nulla, manco con un'occhiata, per esprimere il benchè minimo desiderio di stare con lei ... Maritarsi per maritarsi come facevano parecchie fanciulle, ella non lo avrebbe fatto mai e poi mai ... Ella stessa, Lucia, avrebbe fatto in maniera che Adele sposasse presto il cocchiere ... Le voleva bene lei, la stimava; nessuno mai le avrebbe fatto del male; se la prendeva sotto la sua protezione, se la prendeva! Qui Lucia, che aveva parlato un po' vibratamente, nauseata da quella ingiustizia, da quei pregiudizi, da quell'egoismo, ...
Romanzo d'una signorina per bene (pagina 4)
di Anna Vertua Gentile (estratti)

... «Poter godere delle piccole, sciocche cose!— andava pensando—piacersi delle ghiottonerie! occuparsi e divertirsi di insulsaggini!… Beato chi è fatto così, e non si affanna a correr dietro a un ideale, che fugge e fugge lusingando e attraendo con una fiamma bugiarda; fuoco fatuo ... Pregava la signorina che gli desse qualche cosa di spiritoso per un povero fanciullo operaio che s'era fatto male a la fabbrica quel giorno stesso e che, dopo la medicazione del chirurgo, peggiorava a vista ... «S'è fatto male assai?—chiese, camminando frettolosa, al servitore ... Il malato giaceva in una camera presso la portineria, nel letto sempre pronto ad accogliere chi si fosse fatto male, che non era cosa straordinaria, o chi fosse assalito da improvvisa sofferenza ... Ah! egli non l'aveva lasciato il povero fanciullo che s'era fatto male a la fabbrica!… Non era fuggito dal povero moribondo!… Non era andato a distrarsi dopo la giornata di lavoro!… Non aveva avuto riguardi per la propria sensibilità!… Avevano attraversato il cortile; erano entrati in giardino ...
Sei personaggi in cerca d'autore (pagina 6)
di Luigi Pirandello (estratti)

... Veniamo al fatto, veniamo al fatto, signori miei! Queste son discussioni! Il padre ... Ecco, sissignore! Ma un fatto è come un sacco: vuoto, non si regge ... Povera mamma! Sa, signore, che cosa faceva quella lì, appena le riportavo il lavoro fatto da lei? Mi faceva notare la roba che aveva sciupata, dandola a cucire a mia madre; e diffalcava, diffalcava ... Non c'entro, e non voglio entrarci, perché sai bene che non son fatto per figurare qua in mezzo a voi! La figliastra ... Gente volgare, noi!—Lui, fino!—Ma lei può vedere, signore, che tante volte io lo guardo per inchiodarlo col mio disprezzo, e tante volte egli abbassa gli occhi—perché sa il male che m'ha fatto ...
Sodoma e Gomorra (pagina 20)
di Docteur Jaf (estratti)

... Il dottor Casper cita il fatto di un'istitutrice di apparenza casta e modesta che si portava spesso in letto un ragazzino di sei anni e se lo stringeva contro i seni, lo strofinava sulle sue parti genitali, tanto che gli comunicò la blenorragia di cui lei era infetta ... Essa non è un fatto raro nelle stalle delle vacche e nelle scuderie di cavalli, nè sono risparmiate le capre, i polli, i cani; ai soli rapporti con questi ultimi si limitano le donne ... Ma è da notarsi che tal vizio è più noto nei popoli più civili; ciò deriva dal fatto che presso questi una quantità di ragioni di ordine morale rendono più difficile l'avvicinamento dei sessi ... Il dottor Lallemand così analizza questo stato di cose: «Il fatto della sessualità a tale periodo dell'adolescenza è un mistero che preoccupa tutti i fanciulli e la cui soluzione li tormenta sempre ...
Sodoma e Gomorra (pagina 26)
di Docteur Jaf (estratti)

... La signora d'Argencourt, sospettando che avessero fatto ciò per tema che sua figlia non avesse la pretensione di farsi sposare dal re, si sforzava di rassicurare il cardinale e la regina madre, dicendo loro che ella non mirava sì alto, ma che aspirava soltanto al posto di favorita! Il vizio in quel tempo non aspettava l'età matura per svilupparsi nella donna ... Ed a tal proposito i grandi non arrossivano nemmeno i raccontar le loro conquiste, è così che il signor di Valfons enumera con compiacenza, come l'hanno fatto il cardinale di Retz e di Bassompierre, le numerose giovanette di cui ottenne i favori ... Racconta pure come una graziosa avventura il fatto che un suo amico essendosi introdotto in qualità di giardiniere in un convento, vi sedusse tre disgraziate di cui cita perfino i nomi ...
Storia di un'anima (pagina 42)
di Ambrogio Bazzero (estratti)

... Chi? Il babbo marinaio che è partito con in collo la santa medaglietta di Savona, che è partito per l'America da due anni, il giorno della Concezione? Il babbo che più non scrive? Tornerà il bastimentino: il bastimentino fatto con uno scheggione di legno… O Bacciccin! Aspetta, aspetta, o caro bimbo: ancora non conosci il dolore ... Chi entra deve guardarsi dalla focaccia gialla-unticcia, che odora su un gran piatto di peltro, e dal barile sgocciolante, ritto in piedi, coperto di frasche di vite, e fatto tavolo a sette od otto mezzine di maiolica dipinta ... Invidiate il marinaio: l'ossa sue, rotolate nei fondi glauchi, hanno posa di quando in quando, cullate dalla voluttuosissima vegetazione del mare: le vostre si corrodono tra gli scheggioni quelle non pagano il nolo della requie; le vostre su un bisunto libriccino e sul cartone dell'offitium hanno fatto notare:—soldi trenta ...