Libri fante
Libri su fante, con la parola fante
Decameron (pagina 20)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Il fante di Rinaldo veggendolo assalire, come cattivo, niuna cosa al suo aiuto adoperò, ma volto il cavallo sopra il quale era non si ritenne di correre sì fu a Castel Guiglielmo, e in quello, essendo già sera, entrato, senza darsi altro impaccio albergò ... Rinaldo, rimaso in camiscia e scalzo, essendo il freddo grande e nevicando tuttavia forte, non sappiendo che farsi, veggendo già sopravenuta la notte, tremando e battendo i denti, cominciò a riguardare se da torno alcuno ricetto si vedesse dove la notte potesse stare, che non si morisse di freddo; ma niun veggendone, per ciò che poco davanti essendo stata guerra nella contrada v'era ogni cosa arsa, sospinto dalla freddura, trottando si dirizzò verso Castel Guiglielmo, non sappiendo perciò che il suo fante là o altrove si fosse fuggito, pensando, se dentro entrar vi potesse, qualche soccorso gli manderebbe Idio ... E essendo ogni cosa presta (e niuna altra cosa che la venuta del marchese era da lei aspettata) avvenne che un fante giunse alla porta, il quale recò novelle al marchese per le quali a lui subitamente cavalcar convenne: per la qual cosa, mandato a dire alla donna che non l'attendesse, prestamente andò via ... Era questo bagno vicino all'uscio dove il meschino Rinaldo s'era accostato fuori della terra; per che, stando la donna nel bagno, sentì il pianto e 'l triemito che Rinaldo faceva, il quale pareva diventato una cicogna: laonde, chiamata la sua fante, le disse: “Va sù e guarda fuori del muro a piè di questo uscio chi v'è e chi egli è e quel ch'el vi fa ... ” La fante andò e aiutandola la chiarità dell'aere vide costui in camiscia e scalzo quivi sedersi, come detto è, tremando forte; per che ella il domandò chi el fosse ... La fante, divenutane pietosa, tornò alla donna e ogni cosa le disse ... ” La fante, di questa umanità avendo molto commendata la donna, andò e sì gli aperse; e dentro messolo, quasi assiderato veggendolo, gli disse la donna: “Tosto, buono uomo, entra in quel bagno, il quale ancora è caldo ... A cui la fante rispose: “Madonna, egli s'è rivestito e è un bello uomo e pare persona molto da bene e costumato ... La donna, vedutolo e uditolo e parendole quello che la fante dicea, lietamente il ricevette e seco al fuoco familiarmente il fé sedere e dello accidente che quivi condotto l'avea il domandò: alla quale Rinaldo per ordine ogni cosa narrò ... Aveva la donna, nel venire del fante di Rinaldo nel castello, di questo alcuna cosa sentita, per che ella ciò che da lui era detta interamente credette, e sì gli disse ciò che del suo fante sapea e come leggiermente la mattina appresso ritrovare il potrebbe ... Dopo la cena, da tavola levatasi, con la sua fante si consigliò se ben fatto le paresse che ella, poi che il marchese beffata l'avea, usasse quel bene che innanzi l'aveva la fortuna mandato ... La fante, conoscendo il disiderio della sua donna, quanto poté e seppe a seguirlo la confortò: per che la donna, al fuoco tornatasi dove Rinaldo solo lasciato aveva, cominciatolo amorosamente a guardare, gli disse: “Deh, Rinaldo, perché state voi così pensoso? non credete voi potere essere ristorato d'un cavallo e d'alquanti panni che voi abbiate perduti? Confortatevi, state lietamente, voi siete in casa vostra ...
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Decameron (pagina 82)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ella il pianse assai e assai volte invano il chiamò; ma poi che pur s'accorse lui del tutto esser morto, avendolo per ogni parte del corpo cercato e in ciascuna trovandolo freddo, non sappiendo che far né che dirsi, così lagrimosa come era e piena d'angoscia andò la sua fante a chiamare, la quale di questo amor consapevole era, e la sua miseria e il suo dolore le dimostrò ... E poi che miseramente insieme alquanto ebber pianto sopra il morto viso di Gabriotto, disse la giovane alla fante: “Poi che Idio m'ha tolto costui, io non intendo di più stare in vita; ma prima che io a uccidermi venga, vorre' io che noi prendessimo modo convenevole a servare il mio onore e il segreto amore tra noi stato, e che il corpo, del quale la graziosa anima s'è partita, fosse sepellito ... ” A cui la fante disse: “Figliuola mia, non dir di volerti uccidere, per ciò che, se tu l'hai qui perduto, uccidendoti anche nell'altro mondo il perderesti, per ciò che tu n'andresti in Inferno, là dove io son certa che la sua anima non è andata, per ciò che buon giovane fu; ma molto meglio è a confortarti e pensare d'aiutare con orazioni o con altro bene l'anima sua, se forse per alcun peccato commesso n'ha bisogno ... ” La giovane, quantunque piena fosse d'amaritudine e continuamente piagnesse, pure ascoltava i consigli della sua fante; e alla prima parte non accordatasi, rispose alla seconda dicendo: “Già Dio non voglia che così caro giovane e cotanto da me amato e mio marito io sofferi che a guisa d'un cane sia sepellito o nella strada in terra lasciato ... ” E prestamente per una pezza di drappo di seta, la quale aveva in un suo forziere, la mandò; e venuta quella e in terra distesala, sù il corpo di Gabriotto vi posero, e postagli la testa sopra uno origliere e con molte lagrime chiusigli gli occhi e la bocca e fattagli una ghirlanda di rose e tutto da torno delle rose che colte avevano empiutolo, disse alla fante: “Di qui alla porta della sua casa ha poca via; e per ciò tu e io, così come acconcio l'abbiamo, quivi il porteremo e dinanzi a essa il porremo ... ” E così detto, da capo con abondantissime lagrime sopra il viso gli si gittò e per lungo spazio pianse; la qual molto dalla fante sollecitata, per ciò che il giorno se ne veniva, dirizzatasi, quello anello medesimo col quale da Gabriotto era stata sposata del dito suo trattosi, il mise nel dito di lui, con pianto dicendo: “Caro mio signore, se la tua anima ora le mie lagrime vede e niuno conoscimento o sentimento dopo la partita di quella rimane a' corpi, ricevi benignamente l'ultimo dono di colei la qual tu vivendo cotanto amasti”; e questo detto, tramortita adosso gli ricadde ... E dopo alquanto risentita e levatasi, con la fante insieme preso il drappo sopra il quale il corpo giaceva, con quello del giardino uscirono e verso la casa di lui si dirizzaro ...
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Decameron (pagina 87)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Era costui chiamato Ruggieri d'Aieroli, di nazion nobile ma di cattiva vita e di biasimevole stato, in tanto che parente né amico lasciato s'avea che ben gli volesse o che il volesse vedere; e per tutto Salerno di ladronecci e d'altre vilissime cattività era infamato, di che la donna poco curò, piacendogli esso per altro; e con una sua fante tanto ordinò, che insieme furono ... Ma dopo alquanto, temendo la donna di non aggiugnere al suo danno vergogna, pensò che senza alcuno indugio da trovare era modo come lui morto si traesse di casa; né a ciò sappiendosi consigliare, tacitamente chiamò la sua fante e la sua disaventura mostratale le chiese consiglio ... La fante, maravigliandosi forte e tirandolo ancora ella e strignendolo e senza sentimento vedendolo, quel disse che la donna dicea, cioè veramente lui esser morto, e consigliò che da metterlo fuori di casa era ... A cui la donna disse: “E dove il potrem noi porre, che egli non si suspichi domattina, quando veduto sarà, che di qua entro sia stato tratto?” A cui la fante rispose: “Madonna, io vidi questa sera al tardi di rimpetto alla bottega di questo legnaiuolo nostro vicino un'arca non troppo grande, la quale, se il maestro non ha riposta in casa, verrà troppo in concio a' fatti nostri, per ciò che dentro vel potrem mettere e dargli due o tre colpi d'un coltello e lasciarlo stare ... ” Piacque alla donna il consiglio della fante, fuor che di dargli alcuna fedita, dicendo che non le potrebbe per cosa del mondo sofferir l'animo di ciò fare: e mandolla a vedere se quivi fosse l'arca dove veduta l'avea; la qual tornò e disse di sì ... La fante adunque, che giovane e gagliarda era, dalla donna aiutata sopra le spalle si pose Ruggieri, e andando la donna innanzi a guardar se persona venisse, venute all'arca dentro vel misero e richiusala il lasciarono stare ...
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Decameron (pagina 88)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... La novella fu la mattina per tutto Salerno che Ruggieri era stato preso a imbolare in casa de' prestatori; il che la donna e la sua fante udendo, di tanta maraviglia e di sì nuova fur piene, che quasi eran vicine di far credere a se medesime che quello che fatto avevan la notte passata non l'avesser fatto ma avesser sognato di farlo: e oltre a questo del pericolo nel quale Ruggieri era la donna sentiva sì fatto dolore, che quasi n'era per impazzare ... Poco appresso la fante, che per comandamento della donna era andata a saper quello che di Ruggier si dicesse, tornò e dissele: “Madonna, di Ruggier dice ogn'uom male, né, per quello che io abbia potuto sentire, amico né parente alcuno è che per aiutarlo levato si sia o si voglia levare; e credesi per fermo che domane lo stradicò il farà impiccare ... ” La donna allora comprendendo ottimamente come il fatto stava, disse alla fante ciò che dal medico udito aveva e pregolla che allo scampo di Ruggieri dovesse dare aiuto, sì come colei che, volendo, a un'ora poteva Ruggieri scampare e servare l'onor di lei ... La fante disse: “Madonna, insegnatemi come, e io farò volentieri ogni cosa ... ” La donna, sì come colei alla quale strignevano i cintolini, con subito consiglio avendo avvisato ciò che da fare era, ordinatamente di quello la fante informò ... ” Disse il maestro: “E di che?” E la fante, non restando di lagrimar, disse: “Messer, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai, e avendo egli sete né io avendo ove più tosto ricorrere o per acqua o per vino, non volendo che la vostra donna, la quale in sala era, mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera una guastadetta d'acqua aveva veduta, corsi per quella e sì gliele diedi bere e la guastada riposi donde levata l'aveva; di che io truovo che voi in casa un gran romor n'avete fatto ... ” Alla fante per la prima broccata parendo aver ben procacciato, quanto più tosto poté se n'andò alla prigione dove Ruggieri era e tanto il prigionier lusingò, che egli lasciò a Ruggier favellare; la quale, poi che informato l'ebbe di ciò che risponder dovesse allo stradicò se scampar volesse, tanto fece che allo stradicò andò davanti ... Ultimamente mandò per Ruggieri, e domandatolo dove la sera dinanzi albergato fosse, rispose che dove albergato si fosse non sapeva ma ben si ricordava che andato era a albergare con la fante del maestro Mazzeo, nella camera della quale aveva bevuta acqua per gran sete ch'avea, ma che poi di lui stato si fosse, se non quando in casa i prestatori destandosi s'era trovato in una arca, egli non sapea ... Lo stradicò, queste cose udendo e gran piacer pigliandone, e alla fante e a Ruggieri e al legnaiuolo e a' prestatori più ...
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Decameron (pagina 98)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Aveva Giacomino in casa una fante attempata e un fante che Crivello aveva nome, persona sollazzevole e amichevole assai: col quale Giannole dimesticatosi molto, quando tempo gli parve, ogni suo amor discoperse pregandolo che a dovere il suo disidero ottenere gli fosse favorevole, gran cose se ciò facesse promettendogli ... Minghino d'altra parte aveva dimesticata la fante e con lei tanto adoperato, che ella avea più volte ambasciate portate alla fanciulla e quasi del suo amor l'aveva accesa; e oltre a questo gli aveva promesso di metterlo con lei come avvenisse che Giacomino per alcuna cagione da sera fuori di casa andasse ... La fante d'altra parte, niente di questo sappiendo, fece sentire a Minghino che Giacomino non vi cenava, e gli disse che presso della casa dimorasse, sì che quando vedesse un segno ch'ella farebbe, egli venisse e entrassesene dentro ... Crivello e la fante, non essendovi Giacomino, s'ingegnavano di mandare l'un l'altro via ... Crivello diceva alla fante: “Come non ti vai tu a dormire oramai? che ti vai tu pure avviluppando per casa?” E la fante diceva a lui: “Ma tu perché non vai per signorto? che aspetti tu oramai qui, poi hai cenato?” E così l'uno non poteva l'altro far mutar di luogo ... La giovane cominciò a resistere e a gridar forte, e la fante similmente; il che sentendo Minghino prestamente co' suoi compagni là corse, e veggendo la giovane già fuor dell'uscio tirare, tratte le spade fuori, gridaron tutti: “Ahi traditori, voi siete morti; la cosa non andrà così: che forza è questa?”; e questo detto gl'incominciarono a ferire ...
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Decameron (pagina 118)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Ora aveva costui una bellissima donna e vaga per moglie, la quale ebbe nome monna Tessa e fu figliuola di Mannuccio dalla Cuculia, savia e avveduta molto; la quale, conoscendo la semplicità del marito, essendo innamorata di Federigo di Neri Pegolotti, il quale bello e fresco giovane era, e egli di lei, ordinò con una sua fante che Federigo le venisse a parlare a un luogo molto bello che il detto Gianni aveva in Camerata, al quale ella si stava tutta la state; e Gianni alcuna volta vi veniva a cenare e a albergo, e la mattina se ne tornava a bottega e talora a' laudesi suoi ... Ma non intendendo essa che questa fossi così l'ultima volta come stata era la prima né Federigo altressì, acciò che ogni volta non convenisse che la fante avesse a andar per lui, ordinarono insieme a questo modo: che egli ognindì, quando andasse o tornasse da un suo luogo che alquanto più suso era, tenesse mente in una vigna la quale allato alla casa di lei era e egli vedrebbe un teschio d'asino in su un palo di quegli della vigna: il quale quando col muso volto vedesse verso Firenze, sicuramente e senza alcun fallo la sera di notte se ne venisse a lei, e se non trovasse l'uscio aperto pianamente picchiasse tre volte e ella gli aprirebbe; e quando vedesse il muso del teschio volto verso Fiesole, non vi venisse per ciò che Gianni vi sarebbe ... E alla fante fece portare in una tovagliuola bianca i due capponi lessi e molte vuova fresche e un fiasco di buon vino in un suo giardino, nel quale andar si potea senza andar per la casa e dove ella era usa di cenare con Federigo alcuna volta, e dissele che a piè d'un pesco che era allato a un pratello quelle cose ponesse ... E tanto fu il cruccio che ella ebbe, che ella non si ricordò di dire alla fante che tanto aspettasse che Federigo venisse e dicessegli che Gianni v'era e che egli quelle cose dell'orto prendesse ... Per che, andatisi ella e Gianni a letto, e similmente la fante, non stette guari che Federigo venne e toccò una volta pianamente la porta, la quale sì vicina alla camera era, che Gianni incontanente il sentì, e la donna altressì; ma, acciò che Gianni nulla suspicar potesse di lei, di dormire fece sembiante ...
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Decameron (pagina 142)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... La fante, trovatolo, fece quello che dalla donna sua le fu imposto ... Ultimamente, avendo ella al suo amante ogni cosa scoperta e egli essendose con lei alcuna volta turbato e alcuna gelosia presane, per mostrargli che a torto di ciò di lei sospicasse, sollecitandola lo scolar molto, la sua fante gli mandò, la quale da sua parte gli disse che ella tempo mai non aveva avuto da poter far cosa che gli piacesse poi che del suo amore fatta l'aveva certa, se non che per le feste del Natale che s'apressava ella sperava di potere esser con lui: e per ciò la seguente sera alla festa, di notte, se gli piacesse, nella sua corte se ne venisse, dove ella per lui, come prima potesse, andrebbe ... Lo scolare, più che altro uom lieto, al tempo impostogli andò alla casa della donna: e messo dalla fante in una corte e dentro serratovi quivi la donna cominciò a aspettare ... La donna al suo amante disse dopo alquanto: “Andiancene in camera e da una finestretta guardiamo ciò che colui, di cui se' divenuto geloso, fa, e quello che egli risponderà alla fante la quale io gli ho mandata a favellare ... ” Andatisene adunque costoro a una finestretta e veggendo senza esser veduti, udiron la fante da un'altra favellare allo scolare e dire: “Rinieri, madonna è la più dolente femina che mai fosse, per ciò che egli ci è stasera venuto un de' suoi fratelli e ha molto con lei favellato, e poi volle cenar con lei e ancora non se n'è andato, ma io credo che egli se n'andrà tosto; e per questo non è ella potuto venire a te ma tosto verrà oggimai: ella ti priega che non ti incresca l'aspettare ... ” La fante dentro tornatasi se n'andò a dormire; la donna allora disse al suo amante: “Ben, che dirai? credi tu che io, se quel ben gli volessi che tu temi, sofferissi che egli stesse là giù a agghiacciare?” E questo detto, con l'amante suo, che già in parte era contento, se n'andò a letto, e grandissima pezza stettero in festa e in piacere, del misero scolare ridendosi e faccendosi beffe ...
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Decameron (pagina 143)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... cominciò l'alba a apparire; per la qual cosa la fante della donna ammaestrata scesa giù aperse la corte, e mostrando d'aver compassion di costui disse: “Mala ventura possa egli avere che iersera ci venne! Egli n'ha tutta notte tenuta in bistento e te ha fatto agghiacciare: ma sai che? Portatelo in pace, ché quello che stanotte non è potuto essere sarà un'altra volta: so io bene che cosa non potrebbe essere avvenuta che tanto fosse dispiaciuta a madonna ... Ma la sua fante, la quale gran compassion le portava, non trovando modo da levare la sua donna dal dolor preso per lo perduto amante, vedendo lo scolare al modo usato per la contrada passare, entrò in uno sciocco pensiero, e ciò fu che l'amante della donna sua a amarla come far solea si dovesse potere riducere per alcuna nigromantica operazione e che di ciò lo scolare dovesse esser gran maestro; e disselo alla sua donna ... La donna poco savia, senza pensare che se lo scolare saputa avesse nigromantia per sé adoperata l'avrebbe, pose l'animo alle parole della sua fante, e subitamente le disse che da lui sapesse se fare il volesse e sicuramente gli promettesse che, per merito di ciò, ella farebbe ciò che a lui piacesse ... La fante fece l'ambasciata bene e diligentemente; la quale udendo lo scolare, tutto lieto seco medesimo disse: “Idio, lodato sie tu: venuto è il tempo che io farò col tuo aiuto portar pena alla malvagia femina della ingiuria fattami in premio del grande amore che io le portava”; e alla fante disse: “Dirai alla mia donna che di questo non stea in pensiero, ché, se il suo amante fosse in India, io gliele farò prestamente venire e domandar mercé di ciò che contro al suo piacere avesse fatto: ma il modo che ella abbia a tenere intorno a ciò attendo di dire a lei quando e dove più le piacerà: e così le dì e da mia parte la conforta ... ” La fante fece la risposta, e ordinossi che in Santa Lucia dal Prato fossero insieme ... Lo scolar, lieto di ciò che il suo avviso pareva dovere avere effetto, fece una imagine con sue cateratte e scrisse una sua favola per orazione; e, quando tempo gli parve, la mandò alla donna e mandolle a dire che la notte vegnente senza più indugio dovesse far quello che detto l'avea; e appresso segretamente con un suo fante se n'andò a casa d'un suo amico, che assai ...
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Decameron (pagina 144)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... La donna d'altra parte con la sua fante si mise in via e al suo poder se n'andò; e come la notte fu venuta, vista faccendo d'andarsi a letto, la fante ne mandò a dormire; e in su l'ora del primo sonno, di casa chetamente uscita, vicino alla torricella sopra la riva d'Arno se n'andò, e molto da torno guatatosi, né veggendo né sentendo alcuno, spogliatasi e i suoi panni sotto un cespuglio nascosi, sette volte con la imagine si bagnò, e appresso, ignuda con la imagine in mano verso la torricella n'andò ... Lo scolare, il quale in sul fare della notte col suo fante tra salci e altri alberi presso della torricella nascoso s'era e aveva tutte queste cose veduto, e passandogli ella quasi allato così ignuda e egli veggendo lei con la bianchezza del suo corpo vincere le tenebre della notte e appresso riguardandole il petto e l'altre parti del corpo e vedendole belle e seco pensando quali infra piccol termine dovean divenire, sentì di lei alcuna compassione; e d'altra parte lo stimolo della carne l'assalì subitamente e fece tale in piè levare che si giaceva e confortavalo che egli da guato uscisse e lei andasse a prendere e il suo piacer ne facesse: e vicin fu a essere tra dall'uno e dall'altro vinto ... Ma essendosi già levato il sole e ella alquanto più dall'una delle parti più al muro accostatosi della torre, guardando se alcun fanciullo quivi con le bestie s'accostasse cui essa potesse mandare per la sua fante, avvenne che lo scolare, avendo a piè d'un cespuglio dormito alquanto, destandosi la vide e ella lui; alla quale lo scolar disse: “Buon dì, madonna: sono ancora venute le damigelle?” La donna, vedendolo e udendolo, rincominciò a piagner forte e pregollo che nella torre venisse, acciò che essa potesse parlargli ...
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Decameron (pagina 146)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Lo scolare, della torre uscito, comandò al fante suo che di quindi non si partisse anzi vi stesse vicino e a suo poter guardasse che alcuno non v'intrasse dentro infino a tanto che egli tornato fosse: e questo detto, se n'andò a casa del suo amico e quivi a grande agio desinò e appresso, quando ora gli parve, s'andò a dormire ... E così dimorando costei, senza consiglio alcuno o speranza, più la morte aspettando che altro, essendo già la mezza nona passata, lo scolare, da dormir levatosi e della sua donna ricordandosi, per vedere che di lei fosse se ne tornò alla torre e il suo fante che ancora era digiuno ne mandò a mangiare; il quale avendo la donna sentito, debole e della grave noia angosciosa, venne sopra la cateratta e postasi a sedere piangendo cominciò a dire: “Rinieri, ben ti se' oltre misura vendico, ché, se io feci te nella mia corte di notte agghiacciare, tu hai me di giorno sopra questa torre fatta arrostire, anzi ardere, e oltre a ciò di fame e di sete morire: per che io ti priego per solo Idio che qua sù salghi e, poi che a me non soffera il cuore di dare a me stessa la morte, dallami tu, ché io la disidero più che altra cosa, tanto e tale è il tormento che io sento ... Ma essendo già vespro e parendo allo scolare avere assai fatto, fatti prendere i panni di lei e inviluppare nel mantello del fante, verso la casa della misera donna se n'andò; e quivi sconsolata e trista e senza consiglio la fante di lei trovò sopra la porta sedersi, alla quale egli disse: “Buona femina, che è della donna tua?” A cui la fante rispose: “Messere, io non so: io mi credeva stamane trovarla nel letto dove iersera me l'era paruta vedere andare, ma io non la trovai né quivi né altrove, né so che si sia divenuta: di che io vivo con grandissimo dolore ... ” E questo detto disse al suo fante: “Dalle cotesti panni e dille che vada per lei, s'ella vuole ... ” Il fante fece il suo comandamento; per che la fante, presigli e ...
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Decameron (pagina 147)
di Giovanni Boccaccio (estratti)
... Aveva per isciacura un lavoratore di questa donna quel dì due suoi porci smarriti: e, andandogli cercando, poco dopo la partita dello scolare a quella torricella pervenne e andando guatando per tutto se i suoi porci vedesse sentì il miserabile pianto che la sventurata donna faceva: per che salito sù quanto poté gridò: “Chi piagne là sù?” La donna cognobbe la voce del suo lavoratore e chiamatol per nome gli disse: “Deh! vammi per la mia fante e fa sì che ella possa qua sù a me venire ... ” Il lavoratore, conosciutala, disse: “Oimè! madonna, e chi vi portò costà sù? La fante vostra v'è tutto dì oggi andata cercando: ma chi avrebbe mai pensato che voi doveste essere stata qui?” E presi i travicelli della scala, la cominciò a drizzar come star dovea e a legarvi con ritorte i bastoni a traverso; e in questo la fante di lei sopravenne, la quale nella torre entrata, non potendo più la voce tenere, battendosi a palme cominciò a gridare: “Oimè! donna mia dolce, ove siete voi?” La donna udendola, come più forte poté disse: “O sirocchia mia, io son qua sù: non piagnere, ma recami tosto i panni miei ... ” Quando la fante l'udì parlare, quasi tutta riconfortata salì su per la scala già presso che racconcia da' lavoratore, e aiutata da lui in sul battuto pervenne; e vedendo la donna sua non corpo umano ma più tosto un cepperello inarsicciato parere, tutta vinta, tutta spunta, e giacere in terra ignuda, messesi l'unghie nel viso cominciò a piagnere sopra di lei non altramenti che se morta fosse ... La fante cattivella, che di dietro era rimasa, scendendo meno avvedutamente, smucciandole il piede, cadde della scala in terra e ruppesi la coscia, e per lo dolor sentito cominciò a mugghiar che pareva un leone ... Il lavoratore, posata la donna sopra a uno erbaio, andò a vedere che avesse la fante, e trovatala con la coscia rotta similmente nello erbaio la recò e allato alla donna la pose; la quale veggendo questo a giunta degli altri suoi mali avvenuto e colei avere rotta la coscia da cui ella sperava essere aiutata più che da altrui, dolorosa senza modo rincominciò il suo pianto tanto miseramente, che non solamente il lavoratore non la poté racconsolare ma egli altressì cominciò a piagnere ... Ma essendo già il sol basso, acciò che quivi non gli cogliesse la notte, come alla sconsolata donna piacque, n'andò alla casa sua: e quivi chiamati due suoi fratelli e la moglie e là tornati con una tavola, sù v'acconciaron la fante e alla casa ne la portarono; e riconfortata la donna con un poco d'acqua fresca e con buone parole, levatalasi il lavoratore in collo, nella camera di lei la portò ... La moglie del lavoratore, datole mangiar pan lavato e poi spogliatala, nel letto la mise; e ordinarono che essa e la fante fosser la notte portate a Firenze, e così fu fatto ... Quivi la donna, che aveva a gran divizia lacciuoli, fatta una sua favola tutta fuori dell'ordine delle cose avvenute, sì di sé e sì della sua fante fece a' suoi fratelli e alle sirocchie e a ogni altra persona credere che per indozzamenti di demoni questo loro fosse avvenuto ... I medici furon presti, e non senza grandissima angoscia e affanno della donna, che tutta la pelle più volte appicata lasciò alle lenzuola, lei d'una fiera febbre e degli altri accidenti guerirono, e similmente la fante della coscia ... Per la qual cosa la donna, dimenticato il suo amante, da indi innanzi e di beffare e d'amare si guardò saviamente; e lo scolar, sentendo alla fante la coscia rotta, parendogli avere assai intera vendetta, lieto senza altro dirne se ne passò ...
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